Umberto Saba Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 10 May 2023 09:54:56 +0000 it-IT hourly 1 Amai, poesia di Saba: analisi, commento e parafrasi https://cultura.biografieonline.it/amai-poesia-saba/ https://cultura.biografieonline.it/amai-poesia-saba/#respond Wed, 10 May 2023 09:05:51 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18149 La poesia “Amai” rappresenta il manifesto della poetica del suo autore, Umberto Saba. Questa poesia fa parte della sezione Mediterranee (1946) del Canzoniere di Saba, opera che racchiude tutti i suoi componimenti poetici. L’autore scelse questo titolo proprio per ricollegarsi alla poetica degli autori classici della letteratura (in primis Petrarca) e prendere le distanze dalla poesia ermetica e difficile da comprendere che si stava diffondendo in quegli anni.

Amai trite parole che non uno osava. M’incantò la rima fiore amore, la più antica difficile del mondo. Amai la verità che giace al fondo, quasi un sogno obliato, che il dolore riscopre amica. Con paura il cuore le si accosta, che più non l’abbandona. Amo te che mi ascolti e la mia buona carta lasciata al fine del mio gioco.
Amai

Canzoniere

Il Canzoniere venne pubblicato nel 1961 nell’edizione definitiva, diviso in tre volumi. Il tema centrale è la scissione dell’io, la divisione in due parti della personalità del poeta, che trova le sue origini proprio nell’infanzia (altro tema centrale della raccolta insieme all’eros – passione amorosa e l’amore per la moglie Lina).

In quest’opera Saba rifiutò la poesia troppo artificiosa e ricercata, per questo scelse di praticare una poesia fatta di chiarezza e soprattutto di onestà, parola chiave della sua poetica.

Il testo in esame, la poesia “Amai“,  è infatti la dichiarazione nella quale il poeta afferma i caratteri della sua poesia: sceglie un lessico apparentemente banale e semplice ma, proprio per questo, adatto a descrivere la vita degli uomini, con i suoi turbamenti.

Amai : testo della poesia

Amai trite parole che non uno
osava. M’incantò la rima fiore
amore,
la più antica difficile del mondo.
Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l’abbandona.
Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.

Parafrasi

Amai parole consuete, convenzionali e consunte, che nessun poeta
osava più utilizzare. Mi piacque particolarmente
la rima “fiore – amore”,
la più antica e difficile al mondo.
Amai la verità che si trova in fondo all’animo umano,
quasi un sogno dimenticato, che – tuttavia – il dolore
riscopre essergli amica. Il cuore con timore
le si accosta, ma una volta scoperta non l’abbandona più.
Amo te che mi ascolti e amo la mia poesia,
lasciata come una carta vincente alla fine del mio gioco.

Analisi e commento

Il componimento è costituito da tre strofe di diversa lunghezza (due quartine e un distico) formate per la maggior parte da versi endecasillabi (tranne al verso 3: amore, un trisillabo). Sono presenti molte rime baciate : fiore- amore, mondo- fondo, dolore-cuore, abbandona-buona.

La prima strofa inizia proprio con la parola amai, che diventa il titolo della poesia e introduce gli argomenti che il poeta vuole utilizzare per i suoi componimenti (trite parole che non uno osava, ossia le parole già utilizzate dalla tradizione poetica). Importante è il ruolo della parola amore, che viene messa in evidenza perché rappresenta il centro della poesia stessa: la rima fiore-amore viene definita dal poeta la più difficile da usare ma anche la più antica di tutte. Egli infatti sceglie di utilizzare un lessico già ampiamente sfruttato dai poeti precedenti ma non vuole correre il rischio di banalizzare i suoi componimenti.

All’inizio della seconda strofa torna la parola amai, in anafora: il poeta dichiara di amare la verità che si trova a fondo delle cose umane e viene spesso dimenticata come un sogno. Il cuore le si accosta con paura perché la verità, una volta scoperta, non lo abbandonerà più.  La poesia svolge quasi una funzione terapeutica nei confronti del dolore: è meglio scoprire ciò che a volte si cerca di non vedere perché troppo doloroso, piuttosto che vivere nell’oblio.

L’ultimo distico è un appello al lettore: amo te, lettore, e la mia buona poesia lasciata alla fine del mio gioco. Per Saba è come se il destino fornisse agli uomini delle carte e bisogna saper giocare la propria fino alla fine. Il suggerimento del poeta è quindi quello di vivere la vita fino in fondo, nonostante la verità riemersa e il dolore.

Saba dichiara quindi il proprio amore verso il lettore e soprattutto la soddisfazione di essere riuscito a creare una poesia onesta. La conclusione è quindi tutta improntata a ristabilire il valore della propria poetica e soprattutto a credere fortemente nella comunicazione con i suoi lettori.

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Ulisse, poesia di Saba: spiegazione, testo e commento https://cultura.biografieonline.it/ulisse-saba/ https://cultura.biografieonline.it/ulisse-saba/#comments Mon, 08 May 2023 08:33:21 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20414 La poesia Ulisse è l’ultima della sezione Mediterranee, presente nel Canzoniere, la raccolta completa di liriche di Umberto SabaUlisse è stata composta tra il 1945 e il 1946 e pubblicata nel 1948. Con essa, Saba si ricollega al tema del viaggio, rivisto in chiave unica e personale, lasciando ai lettori una sorta di testamento spirituale.

Ulisse Saba poesia - Nella mia giovinezza ho navigato

Con il Canzoniere Saba decise di unificare tutta la sua produzione per lasciare ai lettori una sua autobiografia in versi. Un esperimento lontano dalla nuova poetica ermetica, che si collega invece direttamente alla tradizione letteraria italiana. Il Canzoniere è stato pubblicato per la prima volta nel 1921, per un totale di cinque edizioni. L’ultima, quella postuma, è del 1961.

È diviso in tre volumi di 26 sezioni: la poesia Ulisse si trova nel terzo volume, che comprende i testi dell’edizione postuma scritti tra il 1933 e il 1954 ed è divisa in quattro sezioni (Parole, Ultime cose, Mediterranee, Quasi un racconto). Il Canzoniere include sia tematiche familiari sia soprattutto l’analisi del proprio io rappresentata nel rapporto del poeta con la realtà. Inoltre, il poeta ritorna all’utilizzo di una metrica tradizionale, rifiutando le sperimentazioni e scegliendo di pubblicare una poesia onesta.

Umberto Saba - Il canzoniere
Umberto Saba – Il canzoniere

Ulisse: analisi della poesia

La lirica in esame è formata da una strofa di 13 endecasillabi sciolti. È intitolata all’eroe dell’Odissea, Ulisse. Il personaggio della mitologia greca diventa l’espediente per raccontare la giovinezza del poeta, trascorsa sugli isolotti delle coste dalmate, lavorando come mozzo in un mercantile.  L’elemento autobiografico viene subito trasfigurato e diventa il simbolo di considerazioni più generali riferite alla vita.

Nei primi nove versi il poeta racconta della sua navigazione per le coste della Dalmazia (regione della Croazia). Gli isolotti vengono descritti con molti dettagli. Su di essi sostavano gli uccelli, erano coperti di alghe e scivolosi al tatto, il verde conferiva loro il colore degli smeraldi. Quando erano coperti dalla marea, le navi si muovevano dalla parte opposta proprio per sfuggire dal pericolo di urtarci contro.

Dal verso nove in poi la narrazione si sposta al periodo della vecchiaia del poeta. Il suo regno non è più quello del mare ma è una terra dove nessuno osa avventurarsi perché piena di pericoli.

Ulisse: il testo della poesia

Nella mia giovinezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d’onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d’alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l’alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.

I temi e lo stile della poesia

Come si è potuto notare, la lirica può essere divisa in due parti, che si riconoscono anche dall’utilizzo dei tempi verbali. Il passato per la prima parte; il presente per la seconda.

Nella prima parte il poeta paragona le sue avventure giovanili a quelle di Ulisse, eroe mitologico protagonista dell’Odissea che però non viene mai nominato apertamente.

Nella seconda parte, introdotta dall’avverbio “oggi” al verso 9, il poeta è ormai vecchio e non si accontenta più di raggiungere il porto ma vorrebbe viaggiare ancora. Vorrebbe spingersi al largo proprio come fa l’Ulisse dantesco (nel XXVI canto dell’Inferno) che parte per l’ultimo viaggio senza fare più ritorno.

Umberto Saba con la moglie Lina
Umberto Saba con la moglie Lina

Il tema dominante della poesia è quello del viaggio come metafora della vita. Gli isolotti verde smeraldo rappresentano anche delle insidie di notte: sono i pericoli della vita. L’arrivo al porto rappresenta una quiete che però non interessa al poeta. Egli invece vorrebbe spingersi a conoscere nuove sponde. Si ricollega quindi sia alla tradizionale visione dell’Ulisse omerico, che ritorna ad Itaca alla fine del travagliato viaggio di ritorno a casa, sia all’Ulisse dantesco che decide di sfidare gli dei per oltrepassare le colonne d’Ercole senza fare mai più ritorno.

Si può notare anche un altro rimando letterario al verso 12 con l’accenno al “non domato spirito”. Esso richiama alcuni versi di Ugo Foscolo (Alla sera e A Zacinto).

Lo stile della poesia è classico. Sono presenti molti enjambements (v. 2, v. 5, v. 6, v. 7, v. 9, v. 10, v. 11) ma vi sono poche rime, bilanciate con le molte assonanze e rime interne. Il lessico è quotidiano, fatta eccezione per alcuni arcaismi, come il termine “giovanezza” al v. 1.

Nel complesso la lirica Ulisse è l’espressione dello spirito vitale del poeta Umberto Saba che, sebbene sia ormai anziano, continua a provare un grande amore per la vita, nonostante tutte le sofferenze che ha vissuto nel corso della sua esistenza.

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Neve, poesia di Umberto Saba. Analisi, commento e critica https://cultura.biografieonline.it/neve-poesia-saba-parafrasi-commento/ https://cultura.biografieonline.it/neve-poesia-saba-parafrasi-commento/#respond Sun, 17 Nov 2019 12:10:44 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=27527 La poesia “Neve” di Umberto Saba si trova nella sezione “Parole” della terza edizione dell’opera “Il canzoniere”, datata 1934. In questo momento, crisi nevrotiche e depressive entrano nella vita dell’autore triestino e lo portano a una riflessione più profonda, a scelte tematiche e stilistiche più alte, a toni asciutti e mordaci. Tutti dettagli che ben sono rappresentati anche in “Neve”.

Neve: donna con cappotto rosso e ombrello nella neve

Neve, testo completo della poesia

Neve che turbini in alto ed avvolgi
le cose di un tacito manto,
una creatura di pianto
vedo per te sorridere; un baleno
d’allegrezza che il mesto viso illumini,
e agli occhi miei come un tesoro scopri.

Neve che cadi dall’alto e noi copri,
coprici ancora, all’infinito. Imbianca
la città con le case e con le chiese,
il porto con le navi; le distese
dei prati, i mari agghiaccia; della terra
fa’ – tu augusta e pudica – un astro spento,
una gran pace di morte. E che tale
essa rimanga un tempo interminato,
un lungo volger d’evi.

Il risveglio,
pensa il risveglio, noi due soli, in tanto
squallore.

In cielo
gli angeli con le trombe, in cuore acute
dilaceranti nostalgie, ridesti
vaghi ricordi, e piangere d’amore.

Neve, messa in prosa e parafrasi

Neve, che crei vortici nel cielo e che avvolgi tutto in un manto che non emette suono, vedo una creatura che si perde nel pianto (mia moglie) sorridere per te; illumini il suo viso con un baleno d’allegria e lo sveli ai miei occhi come un tesoro.

Neve, che cadi dall’alto e ci copri, coprici ancora, all’infinito. Imbianca la città le sue case e le sue chiese; il porto e le navi; le distese dei prati; ghiaccia il mare; tu, che sei di buon auspicio e pura, fai della terra una stella spenta, conducila a una pace simile alla morte. E fai che rimanga così per un tempo indeterminato, per un lungo susseguirsi di secoli.

Pensa il risveglio, noi due soli, in tanta desolazione. Si risveglierebbero gli angeli con le trombe in cielo, le acute laceranti nostalgie nel cuore, i vaghi ricordi e il piangere per amore.

Analisi del testo: struttura e figure retoriche

La struttura della poesia “Neve” di Saba è fatta di due strofe di endecasillabi sciolti caratterizzate da anafora, entrambe cioè introdotte dalla stessa parola: “neve”, usata a mo’ di invocazione.

Più nel dettaglio, diverse le figure retoriche nel testo.

Prima di tutto il resto, la personificazione che Saba fa della neve stessa. Non si tratta qui cioè di un fenomeno meteorologico che si abbatte sulla città, ma di una vera e propria entità fisica che avvolge, fa tacere e sorridere, copre cose e persone, ferma il tempo.

Al secondo verso, la sinestesia con “un tacito manto”: la fisicità della coltre nevosa si rimodula nell’assenza del suono in un salto emotivo dalla vista all’udito.

Al verso successivo, invece, la metafora “creatura di pianto” che scopriamo chiaro riferimento del poeta alla moglie. Una figura sì oggettivata nella consorte, ma che il poeta utilizza per allargare lo sguardo ad abbracciare la condizione di tutta l’umanità. Tutti, uomini e donne, siamo creature vocate al pianto, fatte di pianto, destinate inesorabilmente alla sofferenza.

Numerose, infine, le allitterazioni disseminate nella poesia:

  • “tacito manto”;
  • “la città con le case e con le chiese”;
  • “il risveglio, pensa il risveglio”, che si definisce anche come eparalessi;
  • l’ultimo paragrafo da “in cielo” a “ridesti”.

Neve: spunti critici

Come detto, Umberto Saba scrive “Neve” a metà degli anni Trenta quando la sua esistenza è colpita da nevrosi e depressioni. Condizioni che conducono l’autore ad approcciarsi alla psicoanalisi. La riflessione di “Neve” risulta perciò permeata da tale stato d’animo con annesso frutto critico delle sedute analitiche stesse.

Umberto Saba con la moglie Lina
Umberto Saba con la moglie Lina

Al centro della lirica c’è il sollievo che ci si aspetta dalla caduta della neve, investita della capacità di silenziare tutto, compresa la sofferenza umana.

Il tema della sofferenza umana in questo Saba, saldamente ancorato al suo pensiero di “poesia onesta”, è una sofferenza terrena, non metafisica, ma semplice e dura ammissione della condizione umana.

Sull’onda della psicoanalisi mista al pensiero critico che permea tutta l’opera di Saba si può fare un passo in più e parlando di oggettivazione terrena della sofferenza osservare la coerenza interna alla lirica.

Se l’io è uomo fatto di carne non può rivolgersi ad una divinità soprannaturale. Invoca, invece, un agente della natura stessa perché questo operi per portargli la sperata quiete.

Ancora, semplicemente ma radicalmente, una quiete totale da fare della terra un “astro spento” e da rendere una tale desolazione in cui risvegliarsi, solo dopo secoli, per ridestare l’alto e il basso, gli angeli e le nostalgie, i ricordi e il pianto d’amore.

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Goal, poesia di Umberto Saba https://cultura.biografieonline.it/goal-poesia-saba/ https://cultura.biografieonline.it/goal-poesia-saba/#respond Sat, 27 Aug 2016 07:07:15 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19346 La poesia in esame “Goal” è uno dei componimenti più famosi del poeta Umberto Saba. È compreso nel ciclo Cinque poesie per il gioco del calcio (1933-1934), incluso nella sezione Parole del terzo volume dell’edizione definitiva del Canzoniere. Saba scelse di dedicare delle poesie allo sport più amato dagli italiani proprio per avvicinarsi al cuore della gente e per fare delle riflessioni di carattere universale.

Goal - poesia Saba
Un portiere a terra dopo aver subito un goal che cela la faccia a terra, come descritto dalla poesia di Saba

La raccolta di poesie Il Canzoniere

Il Canzoniere di Saba riunisce tutti i suoi lavori poetici scritti tra il 1900 e il 1954, per un totale di 437 componimenti. Numerose sono le sue edizioni. La prima è del 1921. Poi c’è la seconda che è importante perché ne delinea la struttura in tre volumi (1945). Fanno seguito una terza e una quarta, fino ad arrivare a quella definitiva del 1961, che venne pubblicata postuma.

Umberto Saba - Il canzoniere
Umberto Saba – Il canzoniere

L’opera è stata definita dal poeta stesso come un romanzo in versi, nel quale egli ha inserito tutta la sua esperienza di vita, facendone quasi una sua biografia.

Il Canzoniere di Saba è diviso in tre volumi. Il primo volume riunisce le poesie giovanili. Il secondo è dedicato soprattutto al tema psicologico e alla introspezione. Il terzo comprende scritti di vario genere.

Anche se nel volume sono presenti moltissimi testi diversi tra loro, essi possono raggrupparsi in una serie di  tematiche ricorrenti. La descrizione della vita familiare, del quotidiano, lo scavo nell’inconscio, il malessere della sua infanzia (vissuta con una balia, lontano dalla madre anaffettiva), le figure femminili (la moglie Lina e la figlia Linuccia), la città di Trieste.

La poesia Goal

La lirica Goal descrive proprio il momento cruciale del gioco del calcio, quando il giocatore segna nella porta. In essa, il poeta racconta i sentimenti semplici degli atleti che esultano insieme alla folla che li acclama, creando così una fratellanza comune nel momento più bello della partita.

Il testo della poesia

Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non veder l’amara luce.
Il compagno in ginocchio che l’induce
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.

La folla – unita ebrezza – par trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l’odio consuma e l’amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere.

Presso la rete inviolata il portiere
– l’altro – è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasta sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa – egli dice – anch’io son parte.

Le strofe

La poesia è composta da tre strofe di endecasillabi, con le rime tra il terzo e il quarto di ogni strofa più l’ultimo della precedente e il primo della successiva.

Nella prima strofa, il poeta descrive il gesto e le sensazioni del portiere che non riesce a prendere il pallone. Ha gli occhi pieni di lacrime, anche se viene invitato ad alzarsi dal suo compagno di squadra. In questa prima strofa sono frequenti il tema del dolore e della sconfitta che ne derivano.

Nella seconda strofa viene descritta la folla che esulta nel momento del goal. Tutti i componenti della squadra si stringono intorno al vincitore come fratelli. Il poeta riflette sul fatto che sono pochi i momenti come questo, nel quale gli uomini non sono consumati dall’odio e dall’amore e si stringono insieme.

Da un momento di svago, egli ha tratto uno spunto di riflessione universale, che rappresenta il messaggio dell’intera lirica.

Nella terza strofa descrive le sensazioni provate dall’altro portiere, che è rimasto lontano dalla festa dei suoi compagni di squadra. Egli si sente comunque parte di essa e gioisce facendo una capriola.

Analisi e commento

Il lessico utilizzato da Umberto Saba nella poesia Goal è quotidiano. Ciò avviene in tutte le poesie del poeta che sono caratterizzate da un allontanamento dallo stile ermetico per la riscoperta di una poesia semplice ed onesta.

Sicuramente però utilizza espressioni molto più auliche per una partita di calcio (amara luce v.3, si fa baci che manda da lontano v. 17 etc.). Sono presenti anche enjambement (cela –la faccia v. 2-3) e allitterazioni .

Esultanza dopo un Goal
Il momento di festa dopo un goal. Nella foto: la nazionale brasiliana di calcio

Il poeta vuole cogliere l’occasione della descrizione di un momento di festa, quella del goal ad una partita di calcio, per evidenziare così il senso di fratellanza che si crea naturalmente tra gli uomini della stessa squadra. Tale evento permette di fermare per un attimo i sentimenti dell’odio e dell’amore, che rovinano la nostra vita. Il gioco del calcio diventa così il pretesto per sentire la solidarietà che si respira in un momento di gioia collettiva.

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Trieste, poesia di Umberto Saba https://cultura.biografieonline.it/trieste-poesia-saba/ https://cultura.biografieonline.it/trieste-poesia-saba/#comments Thu, 12 May 2016 15:43:34 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18225 Trieste è una delle liriche fondamentali della produzione del poeta Umberto Saba perché rappresentativa di una tematica fondamentale del Canzoniere: il rapporto di Saba con la sua città natale. Nel 1912 il poeta pubblica la raccolta di versi Con i miei occhi, che entrerà a far parte del Canzoniere con il titolo modificato di Trieste e una donna. La poesia in esame viene collocata all’inizio di questa sezione proprio per sottolineare l’importanza della sua città e per dare un segno di svolta rispetto ai temi precedenti.

Una foto di Trieste
Una scena di vita a Trieste con gente a passeggio.

L’ultima edizione del Canzoniere viene pubblicata postuma, nel 1961 e comprende tutte le liriche del poeta, suddivise in tre volumi (tra queste ricordiamo: A mia moglie). Oltre ai temi dell’eros- amore, dell’infanzia e della vita quotidiana, importanti sono le poesie dedicate alla sua città. Trieste diventa il simbolo dell’animo scisso del poeta: da un lato ha una leggera malinconia che si può avvertire passeggiando per le strade, dall’altro esprime una brulicante vitalità. Trieste viene anche identificata come una figura femminile, forse la balia o la moglie, che sta ad indicare proprio il suo difficile rapporto con l’altro sesso a causa dell’infanzia travagliata.

Trieste: testo della poesia

Ho attraversato tutta la città.
Poi ho salita un’erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.

Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest’erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all’ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l’ultima, s’aggrappa.
Intorno
circola ad ogni cosa
un’aria strana, un’aria tormentosa,
l’aria natia.

La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.

Trieste: analisi della poesia

La poesia Trieste è composta da tre strofe, con versi di varia misura e liberamente rimati. Ognuna delle tre strofe si apre con un’immagine della città, ma ciascuna è diversa dall’altra.

Nella prima strofa prevalgono le immagini narrative: Trieste viene vista dal punto di vista del poeta che la attraversa e trova in essa un posto nel quale potersi riposare (un cantuccio).

Nella seconda strofa invece prevalgono le descrizioni di Trieste stessa che viene paragonata ad un ragazzo scontroso e avido di nuove esperienze. Prosegue poi con la descrizione delle strade, da un punto di vista realistico, fino a definire l’aria della città come tormentata e strana. Trieste è piena di inquietudine che si percepisce tra le strade e le piazze.

Nella terza strofa, la più breve perché composta da soli tre versi, il poeta esprime una sorta di sentenza: Trieste è una città viva e ha un posto (un cantuccio, di nuovo) adatto a lui.

Solo nella seconda strofa in realtà possono cogliersi le caratteristiche della città, perché nella prima e nella terza è il poeta il protagonista principale, perché descrive i suoi stati d’animo mentre la percorre.

Come figure retoriche si segnalano: la consonanza in -t al primo verso; scontrosa grazia, all’inizio della seconda strofa, che è un ossimoro (parole che esprimono concetti contrari); l’uso di alterazioni e vezzeggiativi (ragazzaccio, muricciolo).

Umberto Saba
Umberto Saba

Il rapporto di Umberto Saba con Trieste può quindi considerarsi esso stesso un ossimoro: un sentimento di amore-odio. Da un lato trova la città triste e incapace di gentilezza, un ragazzo troppo giovane; dall’altro invece è ricca di bellezza. I vocaboli “pensosa e schiva” si contrappongono fortemente alla città viva e brulicante, facendo risaltare maggiormente questa contraddizione.

La poesia denota forte empatia tra la città e il poeta, come se Trieste  fosse la sua casa ed egli si andasse a raccogliere in un angolino per guardarla: la città quindi non è una qualsiasi città descritta, ma rappresenta proprio una difesa per il carattere solitario del poeta, che, chiudendosi tra le sue strade, cerca di calmare il suo dissidio interiore.

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A mia moglie, analisi della poesia di Umberto Saba https://cultura.biografieonline.it/a-mia-moglie-umberto-saba/ https://cultura.biografieonline.it/a-mia-moglie-umberto-saba/#comments Wed, 11 May 2016 15:58:13 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18024 La poesia “A mia moglie è una delle più significative dell’opera di Umberto Saba. Scritta nel 1911 fa parte della raccolta de Il canzoniere, che racchiude tutta la produzione poetica dell’autore. L’edizione definitiva è del 1961 ed è divisa in tre volumi, composti da varie sezioni. Dal titolo della raccolta, si nota che Saba si è voluto allacciare alla grande tradizione letteraria italiana e quindi direttamente al capostipite Petrarca. Il canzoniere infatti è una sorta di autobiografia del poeta e racconto della sua ricerca del senso della vita.  La differenza con Montale e Ungaretti è proprio l’utilizzo di una forma chiara, precisa, senza incorrere in poesie ermetiche o contratte. I temi che dominano la raccolta di Umberto Saba sono proprio l’eros e l’amore: secondo Saba l’amore è la verità che unifica tutti gli esseri viventi.

Umberto Saba con la moglie Lina a cui dedicò la poesia "A mia moglie"
Umberto Saba con la moglie Lina (Carolina Wölfler) a Trieste, città Natale del poeta, a cui ha dedicato un’altra sua celebre poesia.

La poesia “A mia moglie” è infatti dedicata a Carolina Wölfler, detta Lina, dalla quale il poeta ebbe la figlia Linuccia; essa fa parte della sezione Casa e campagna.

Analisi della poesia “A mia moglie

Il componimento consta di sei lunghe strofe di versi di varia lunghezza, con prevalenza di settenari. La moglie viene accostata a tutti gli animali femmina mansueti e non assomiglia a nessun’altra donna.

Lina viene paragonata a:

  1. una gallina, che ha la stessa camminata lenta delle regine;
  2. una mucca gravida, che quando la accarezzi rivolge il viso verso di te;
  3. una lunga cagna, gelosa e protettiva;
  4. una coniglia paurosa che nessuno avrebbe mai il coraggio di far soffrire;
  5. una rondine leggera che torna sempre in primavera;
  6. una formica previdente, che conserva le provviste per l’inverno.

Gli animali non hanno nulla di umano ma sono rappresentati realisticamente proprio per mettere in evidenza tutte le qualità della donna e vengono visti nel loro significato oggettivo per essere ricollegati alle caratteristiche di Lina. Inizialmente sia la critica che la moglie stessa risero di questo componimento ma, con una semplice analisi delle similitudini (tu sei come…), si nota come viene esaltata la vitalità femminile e profondamente positiva degli istinti naturali. Il componimento presenta anche una serie di anafore (tu sei come) ed ha una struttura ad anello (vengono utilizzate le stesse parole all’inizio e alla fine).

Carlo Levi - Umberto Saba - Carolina Wölfler
Una foto che ritrae Carlo Levi, Umberto Saba (seduto) e Lina Wölfler

Lina Wölfler: il ritratto della moglie di Saba

Il ritratto della moglie evidenzia quindi una figura materna molto affettuosa, presente, che si sacrifica per i propri figli: la figura di Lina viene quindi sublimata nonostante il contatto col mondo animale.

Lina viene ritratta quindi come una donna molto presente, in antitesi con la madre di Saba, che lo affidò per la crescita ad una balia e segnò profondamente il poeta, in particolare nel suo rapporto con l’eros.

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A mia moglie, testo della poesia di Saba https://cultura.biografieonline.it/a-mia-moglie-testo-poesia/ https://cultura.biografieonline.it/a-mia-moglie-testo-poesia/#comments Wed, 11 May 2016 15:57:23 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18377 Quello che segue è il testo della poesia “A mia moglie” scritta da Umberto Saba, scritta nel 1911. Per un approfondimento è possibile leggere il nostro articolo con la storia e l’analisi di questa poesia. La poesia “A mia moglie” di Saba è presente nella sua grande raccolta (divisa in 3 volumi) “Il canzoniere”, un’opera che racchiude in modo autobiografico quasi tutta la vita letteraria di Umberto Saba.

Umberto Saba - Il canzoniere
Umberto Saba – Il canzoniere

A mia moglie

Tu sei come una giovane
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere, e in terra raspa;
ma, nell’andare, ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull’erba
pettoruta e superba.
È migliore del maschio.
È come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio,
Così, se l’occhio, se il giudizio mio
non m’inganna, fra queste hai le tue uguali,
e in nessun’altra donna.
Quando la sera assonna
le gallinelle,
mettono voci che ricordan quelle,
dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
ti quereli, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste
musica dei pollai.

Tu sei come una gravida
giovenca;
libera ancora e senza
gravezza, anzi festosa;
che, se la lisci, il collo
volge, ove tinge un rosa
tenero la tua carne.
se l’incontri e muggire
l’odi, tanto è quel suono
lamentoso, che l’erba
strappi, per farle un dono.
È così che il mio dono
t’offro quando sei triste.

Tu sei come una lunga
cagna, che sempre tanta
dolcezza ha negli occhi,
e ferocia nel cuore.
Ai tuoi piedi una santa
sembra, che d’un fervore
indomabile arda,
e così ti riguarda
come il suo Dio e Signore.
Quando in casa o per via
segue, a chi solo tenti
avvicinarsi, i denti
candidissimi scopre.
Ed il suo amore soffre
di gelosia.

Tu sei come la pavida
coniglia. Entro l’angusta
gabbia ritta al vederti
s’alza,
e verso te gli orecchi
alti protende e fermi;
che la crusca e i radicchi
tu le porti, di cui
priva in sé si rannicchia,
cerca gli angoli bui.
Chi potrebbe quel cibo
ritoglierle? chi il pelo
che si strappa di dosso,
per aggiungerlo al nido
dove poi partorire?
Chi mai farti soffrire?

Tu sei come la rondine
che torna in primavera.
Ma in autunno riparte;
e tu non hai quest’arte.

Tu questo hai della rondine:
le movenze leggere:
questo che a me, che mi sentiva ed era
vecchio, annunciavi un’altra primavera.

Tu sei come la provvida
formica. Di lei, quando
escono alla campagna,
parla al bimbo la nonna
che l’accompagna.

E così nella pecchia
ti ritrovo, ed in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio;
e in nessun’altra donna.

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