Umberto II Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sun, 11 Apr 2021 08:04:59 +0000 it-IT hourly 1 La Luogotenenza di Umberto II https://cultura.biografieonline.it/luogotenenza-di-umberto-2/ https://cultura.biografieonline.it/luogotenenza-di-umberto-2/#respond Wed, 28 Sep 2016 01:03:21 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19990 La Luogotenenza del regno è un istituto di affidamento del potere regio a un luogotenente – il quale è solitamente di rango principesco. Il luogotenente esercita l’autorità reale in caso di assenza o impedimento del re legittimo. All’indomani della Liberazione di Roma, nel giugno del 1944, re Vittorio Emanuele III si ritirò nominando suo figlio Umberto II di Savoia Luogotenente generale del Regno. In questa fase storica Umberto, dunque, esercitò le funzioni di capo dello Stato senza tuttavia possedere la dignità di re.  Egli fu Luogotenente del regno e non del Re, proprio a radicare il legame più con lo Stato che con la figura del Re. Umberto II guadagnò così la fiducia degli Alleati e lasciò che fosse il popolo italiano, attraverso il referendum, a decidere per la Monarchia o la Repubblica.

Umberto II di Savoia
Umberto II di Savoia

Il contesto storico

La guerra civile in Grecia fu uno degli aspetti più dibattuto verso la fine della Seconda Guerra mondiale. Già nel 1944 Winston Churchill, insieme ad Anthony Eden, avevano deciso di passare alcuni giorni nella capitale greca per organizzare una resistenza ai focolai comunisti che attendevano una decisione da parte di Stalin.

La Grecia infatti sarebbe stato uno dei territori più importanti nei futuri equilibri europei. E sulla Grecia Churchill avrebbe giocato la sua maggiore influenza. In Italia, invece, la guerra civile scoppiata dopo la fondazione della Repubblica Sociale, non destava particolari preoccupazioni agli alleati.

Gli occhi sull’Italia

La lotta in questo caso era fra gli Alleati che sostenevano la resistenza e i tedeschi che appoggiavano la Repubblica di Mussolini. Ovviamente gli Alleati si erano posti il problema di cosa sarebbe accaduto all’Italia dopo la guerra. Churchill aveva manifestato l’interesse affinché la monarchia continuasse a rappresentare il paese, magari con funzioni ancora più limitate.

Roosevelt invece propendeva per una soluzione repubblicana ma aveva deciso di lasciare all’alleato inglese prevalenza nelle decisioni riguardanti il Mediterraneo. In Italia, Pietro Nenni, leader del Partito socialista, e il partito d’Azione chiedevano a gran voce la convocazione di un’Assemblea costituente.

Togliatti, invece, rientrato dall’Urss manteneva una posizione neutrale, osservando gli avvenimenti, secondo i suggerimenti di Stalin. Ma anche prendendo alcune posizioni in favore della repubblica per non lasciare solo a Nenni la possibilità di indossare l’abito del repubblicano.

I sostenitori monarchici, che avevano ancora una certa influenza nel paese, erano consapevoli che Vittorio Emanuele III non era più popolare fra i suoi sudditi. Si doveva cercare una soluzione in poco tempo. E fu Enrico De Nicola – come scrive Ludovico Incisa di Camerana nel suo libro “L’ultimo re, Umberto II di Savoia e l’Italia della Luogotenenza” pubblicato da Garzanti – a trovare la soluzione.

L'ultimo Re Umberto II di Savoia e l'Italia della Luogotenenza
La copertina del libro “L’ultimo Re” (Garzanti, 2016)

Verso la Luogotenenza

L’avvocato, futuro primo presidente della Repubblica, ricordò che la Luogotenenza era già stata utilizzata in passato. Essa era quindi una possibilità contemplata nella storia dei Savoia.
Vittorio Emanuele III non era convinto. Tuttavia alla fine accettò di firmare il decreto attuativo della luogotenenza dopo la liberazione di Roma.

La capitale venne liberata il 4 giugno del 1944. Il giorno dopo un generale americano in maniche di camicia obbligò il re a firmare il decreto nella residenza di Ravello. La Luogotenenza era la penultima carta dei monarchici. Mentre l’ultima fu l’abdicazione di Vittorio Emanuele III in favore del figlio Umberto.

La Luogotenenza di Umberto II

I repubblicani capirono che Umberto II sarebbe stato un alleato contro Badoglio. Così lo convinsero, senza troppi problemi, ad appoggiare Ivanoe Bonomi alla Presidenza del Consiglio. Subito dopo Umberto firmò il decreto che prevedeva la costituzione di un’assemblea. Essa avrebbe scritto la nuova Costituzione, e il referendum che avrebbe deciso le sorti della monarchia.

Umberto era un gentiluomo e non avrebbe mai difeso con forza estrema la monarchia, forse non voleva nemmeno governare e quando il referendum decretò la vittoria della Repubblica. Accettò quindi l’esilio per evitare qualsiasi tensione fra repubblicani e monarchici. I primi erano maggioritari al nord e i secondi al sud.

Umberto II al seggio
Umberto II al seggio

La giovane Repubblica Italiana

L’Italia comunque stava vivendo molti conflitti e i governi della giovane repubblica già dimostravano fragilità e precarietà che avrebbero contraddistinto la successiva storia politica del paese.

Ferruccio Parri governò per sei mesi. Mentre il governo De Gasperi, grazie all’intelligenza del Primo ministro, durò di più e trovò il modo di convivere con i comunisti comandati da Togliatti.

La situazione economica dell’Italia era disastrosa. I problemi da affrontare erano immensi, non solo dal punto di vista politico ed economico ma anche sociale. Molte questioni che riguardavano la giovane democrazia facevano ben sperare, c’erano infatti molti fervori per un futuro migliore.

Ma altre situazioni, soprattutto per ciò che riguarda la ricostruzione economica e l’epurazione, mostravano sfide importanti.
La storia della Luogotenenza racchiude molti elementi che si sarebbero ritrovati negli anni successivi. Il libro di Camerana li condensa tutti con un racconto ricco di spunti e pieno di riferimenti storici suggestivi.

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La Costituzione della Repubblica Italiana https://cultura.biografieonline.it/costituzione-italiana/ https://cultura.biografieonline.it/costituzione-italiana/#comments Tue, 23 Oct 2012 15:43:44 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=4262 Risale ad un tempo lontano il primo tentativo di avere delle leggi scritte per determinare la vita di una società, proprio per ovviare alla mortalità degli uomini. Il potere che non subisce interruzioni  classifica chi comanda e chi obbedisce. La Costituzione che ha una funzione di protezione nei confronti dei sudditi garantendogli diritti e specificandone i doveri di fronte a coloro che detengono il potere ha una storia più breve. Costituzione letteralmente significa “qualcosa di stabilito” e da un punto di vista legislativo significa che contiene, stabilisce, i fondamenti di una organizzazione sociale e politica. 

Costituzione della Repubblica Italiana
Costituzione della Repubblica Italiana

Storia della costituzione italiana

La storia costituzionale italiana è da inserire, rispettandone le peculiarità, all’interno della tradizione costituzionale europea. Le prime idee costituzionali fanno seguito ai moti liberali successivi alla Rivoluzione francese. L’Italia non era ancora uno Stato ma una frammentazione di territori comandati da potenze straniere e da famiglie nobiliari. Lo Stato italiano si sviluppò per successive annessioni al Regno di Piemonte e Sardegna, dopo metà ottocento e la prima Costituzione dello Stato italiano fu lo Statuto Albertino, Costituzione del regno di Sardegna e Piemonte approvato il 4 marzo del 1848.

Lo statuto Albertino fu un tipico compromesso fra monarchia e classi sociali abbienti e colte che pretendevano istanze liberali. Lo Statuto disegnava il profilo di una monarchia costituzionale in cui le Camere deliberavano le leggi e il re le controfirmava approvandole oppure aveva potere di respingerle. Il re manteneva il potere esecutivo, di dichiarare guerra e di sviluppare e mantenere relazioni internazionali benché le Camere potevano deliberare contro trattati che comportassero oneri finanziari e variazioni territoriali.

Le Camere però, attraverso la nomina dei ministri, esercitavano molto più potere di quello previsto.  Il governo manteneva un ruolo interlocutorio nei confronti delle Camere, le quali erano su posizione paritaria: la Camera dei deputati aveva una preminenza politica mentre i senatori erano di nomina governativa. Non esisteva nessuna forma di referendum. Siccome non si prevedeva nessun meccanismo di modifica, lo Statuto era oggetto di cambiamenti indiretti provocati dall’attività legislativa che ne modificò la sostanza soprattutto durante il ventennio fascista.

Il fascismo

Il regime fascista arrivò al potere verso la fine del 1922 quando Benito Mussolini divenne capo del Governo. Il governo fascista modificò profondamente il sistema costituzionale, approvando leggi contro le libertà e i diritti fondamentali. I partiti antifascisti vennero sciolti, il Parlamento venne limitato nei suoi poteri e in seguito soppresso con l’abolizione della Camera elettiva la quale venne sostituita con la Camera dei fasci e delle corporazioni, i cui membri venivano nominati dal governo.

Il partito fascista venne trasformato in un’istituzione statale e vennero creati i Tribunali speciali per la difesa dello Stato. Corona e Senato, benché limitati non vennero privati dei loro poteri. Dopo la caduta del fascismo, avvenuta con la destituzione di Mussolini ad opera del Gran Consiglio il 25 luglio 1945 e con la fine della Seconda guerra mondiale, i partiti antifascisti fecero sentire tutta la loro autorevolezza chiedendo l’istituzione di un’assemblea costituente per riformare le istituzioni dello Stato.

Così fu, con il decreto legge luogotenenziale n.151 del 1944 che consegnava ai cittadini il diritto di eleggere un’Assemblea costituente che avrebbe deliberato sulle nuove istituzioni dello Stato. Veniva pertanto superato lo Statuto Albertino e il processo costituente prendeva corpo dalla volontà dei cittadini.

Dopo il referendum su Monarchia e Repubblica che si svolse il 2 giugno 1946  e che definì la vittoria della Repubblica, il re Umberto II che aveva sostituito il padre Vittorio Emanuele III prima in una reggenza luogotenenziale e in seguito, dal maggio 1946, come ultimo monarca d’Italia, lasciò la penisola.

Il 2 giugno, festa della Repubblica Italiana, venne eletta anche  l’Assemblea costituente che lavorò per un anno e mezzo. Tale Assemblea aveva il compito di deliberare la nuova Costituzione e di esprimersi sulle leggi in materia costituzionale, elettorale e riguardo ai trattati internazionali come il Trattato di pace. La legislazione ordinaria era di competenza del Governo che attraverso i decreti legislativi attuava le sue funzioni. L’Assemblea eleggeva il Capo dello Stato e revocava la fiducia ai Governi.

Operava su due piani: doveva disegnare i nuovi lineamenti istituzionali e svolgere le funzioni di confronto e dibattito sulle attività del Governo. Dopo la sua elezione l’Assemblea costituente nominò la Commissione per la Costituzione, composta da 75 membri che avevano il compito di redigere la nuova Carta. Il lavoro si svolse attraverso tre sottocommissioni che si occuparono rispettivamente dei diritti e doveri dei cittadini, dell’ordinamento della Repubblica e dei diritti e doveri economico-sociali.

La firma della Costituzione italiana
La firma della Costituzione italiana: Alcide De Gasperi (a sinistra), Enrico De Nicola (seduto al centro) e Umberto Terracini (mentre firma)

Il progetto fu presentato nel febbraio del 1947 e fino a dicembre dello stesso anno si svolse il dibattito in aula. Su alcuni temi, come le regioni e la Corte costituzionale, furono apportate profonde modifiche, tuttavia l’impianto generale rimase quello proposto. Molti articoli furono oggetto di vivaci dibattiti e vi furono ogni volta diverse alleanze fra centro, sinistra e partiti minori per l’approvazione di articoli importanti come il richiamo ai Patti lateranensi del 1929 (approvato) o sull’indissolubilità del matrimonio (respinto). La deliberazione finale avvenne il 22 dicembre del 1947 in cui venne approvato il testo con 453 voti favorevoli e 62 contrari. Promulgata il 27 dicembre dal Capo dello Stato, la Costituzione entrò in vigore il giorno 1° gennaio 1948.

Nella foto dell’atto ufficiale della firma è possibile vedere il capo del governo Alcide De Gasperi, il primo Presidente della Repubblica Enrico De Nicola e il Presidente dell’Assemblea costituente Umberto Terracini.

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