Umberto Eco Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 27 Jun 2018 22:09:27 +0000 it-IT hourly 1 Il nome della rosa (Eco): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-nome-della-rosa/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-nome-della-rosa/#comments Sat, 21 Mar 2015 11:10:53 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13737 Il nome della rosa” è uno dei più celebri romanzi scritti da Umberto Eco ed edito per la prima volta da Bompiani nel 1980. L’opera è ambientata nel 1327 in una ricca abbazia benedettina del Nord Italia (probabilmente in Liguria). Di seguito forniamo un breve riassunto del romanzo “Il nome della rosa”.

Il nome della rosa - Umberto Eco - romanzo riassunto
Il nome della rosa (1980, Umberto Eco)

Riassunto

I principali protagonisti sono Guglielmo da Baskerville (frate francescano anglicano) e Adso da Melk (giovane novizio) che si recano proprio nel monastero perché Guglielmo è stato incaricato dall’imperatore di partecipare al congresso, in virtù di sostenitore delle tesi pauperistiche ricomponendo la frattura fra papato e impero e favorendo le tesi dei francescani. Ma la situazione non è subito facile ed inoltre numerosi e misteriosi delitti coinvolgono la vita dell’abbazia benedettina.

La prima morte è quella del giovane confratello Adelmo, accusato di essersi piegato al volere della carne, poiché aveva avuto un rapporto sessuale con Berengario cioè l’aiuto bibliotecario. L’uomo, sentendosi poi in preda ai sensi di colpa, si era suicidato, probabilmente gettandosi da una finestra della biblioteca. La seconda morte invece è quella di Venanzio, giovane monaco traduttore dal greco e amico di Adelmo. L’uomo stava leggendo uno dei quei libri nascosti nella biblioteca e ritenuti maledetti riuscendo ad entrare nel Finis Africae, luogo dove era custodito il sapere. Ma arrivato nelle cucine, dopo aver letto poche pagine del libro, muore improvvisamente. La stessa infausta sorte capita a Berangio, aiutante bibliotecario che trova il corpo senza vita di Adelmo. L’uomo, in preda al panico, butta il corpo di Adelmo in un orcio di sangue, poi prende il libro in mano recandosi fino all’ospedale. Ma dopo poco inspiegabilmente si sente male e muore nella vasca da bagno dell’ospedale, lasciando il libro ancora incustodito.

In abbazia, continuano le morti di altri frati. Dopo è il turno di Severino da Sant’Emmerano, il padre erborista, che viene ucciso nell’ospedale con un colpo alla testa da Malachia; poi dello stesso Malachia che, dopo aver sfogliato il maledetto libro, muore in chiesa davanti agli occhi attoniti di tutti i frati e, in ultimo, Abate che muore soffocato in una stanza segreta della biblioteca. La situazione si complica ulteriormente quando l’inquisitore Bernardo Gui viene alla scoperta di due eretici della setta dei Dolciani che provocano ulteriore scompiglio. Intanto Guglielmo e Adso cercano di venire a capo dell’intricata vicenda.

Il mistero svelato

Si scoprirà più tardi che tutti questi efferati delitti sono stati perpetrati ad opera di Jorge per impedire la lettura di una copia del secondo libro della Poetica d’Aristotele, dove l’autore tratta la disposizione al riso come una forza buona. Jorge, infatti, aveva cosparso le pagine della Poetica d’Aristotele di un veleno particolare, sottratto all’erborista Severino. Quando un lettore sfogliava le pagine del libro, veniva a contatto con il potente veleno, lo ingeriva ed in seguito moriva all’istante. Guglielmo e Adso cercano la verità penetrando nel labirinto della biblioteca e scoprendo il luogo dove è custodito il manoscritto fatale. Riescono a trovare il colpevole Jorge che, dopo la morte del bibliotecario Malachia, tenta di uccidere Guglielmo offrendogli il manoscritto dalle pagine avvelenate. Ma Guglielmo capisce il tranello e sfoglia il libro con le mani protette da un guanto, “divorando” perfino le pagine avvelenate del manoscritto in modo che più nessuno possa toccarle e leggerle.

Finale

Alla fine dopo un violento litigio tra Guglielmo e Jorge, Adso accidentalmente fa cadere una candela accesa su una pergamena. Il fuoco, prima minimo, si propaga ben presto diventando un mostruoso incendio che distrugge l’intero monastero. Dopo questi drammatici eventi, Adso decide di rifugiarsi nel monastero di Melk, mentre Guglielmo prende anche lui la sua strada. Solo in ultimo Adso ci rivelerà che Guglielmo è morto durante la celebre peste nera.

Lo scrittore narra una serie di eventi e di delitti che accadono nell’arco di una settimana. Gli avvenimenti di ogni giorno si succedono secondo la regolare scansione delle ore canoniche della preghiera.

Premi e riconoscimenti

Il romanzo definito genere giallo storico, ha ottenuto un notevole successo di critica e di pubblico, vendendo oltre 50 milioni di copie in trent’anni ed essendo tradotto in oltre 40 lingue. Numerosi i premi e i riconoscimenti, tra cui quello più significativo è il Premio Strega nel 1981; sempre negli anni Ottanta fu tratto dal romanzo uno dei più famosi videogiochi spagnoli per la piattaforma MsX denominato “La abadia del crimen” ed infine l’inserimento dell’opera nella lista de “I 100 libri del secolo” dal quotidiano “Le Monde“.

Il nome della rosa
Il nome della rosa: poster del film del 1986 con Sean Connery

Il nome della rosa al cinema e alla radio

Per quanto riguarda invece gli adattamenti cinematografici, l’opera è stata portata sugli schermi tv nel 1986 grazie al film omonimo, per la regia di Jean-Jacques Annaud, con l’attore Sean Connery nei panni di Guglielmo e Christian Slater che interpreta il ruolo di Adso. In ultimo, nel 2005, Rai Radio 2 ha trasmesso un adattamento radiofonico in 35 puntate del celebre romanzo di Umberto Eco.

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Umberto Eco e Roberto Benigni a San Leo https://cultura.biografieonline.it/umberto-eco-e-roberto-benigni-a-san-leo/ https://cultura.biografieonline.it/umberto-eco-e-roberto-benigni-a-san-leo/#respond Mon, 13 Feb 2012 15:29:50 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=566 Questa città è di una bellezza fuori del normale. E’ una cosa da svenire, questa fortezza!”. Queste le parole di Roberto Benigni, pronunciate l’11 giugno 2011 con la sua inconfondibile vivacità, per omaggiare la città e la Fortezza di San Leo, storica capitale del Montefeltro, in occasione della cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria all’amico Umberto Eco. “La città più bella d’Italia? San Leo: una Rocca e due Chiese”.

La Rocca di San Leo
La Rocca di San Leo

L’illustre scrittore e semiologo, con questa frase tratta da un’intervista a “Il Venerdì” di Repubblica del 28 settembre 2007, conferma ancora una volta che questa città è uno dei suoi luoghi del cuore, avendogli anche ispirato alcuni dei suoi romanzi.

L’autore de “Il nome della Rosa”, ha voluto l’amico Benigni al suo fianco durante questa giornata, nell’ambito del convegno sulle tecniche di restauro nelle città storiche organizzato dal Comune di San Leo, durante il quale Umberto Eco ha ricevuto le chiavi della città dal Sindaco Mauro Guerra. Accompagnato dalla moglie Nicoletta Braschi, nata in queste zone, Benigni, quale ospite d’onore, ha letto alcuni dei brani più significativi tratti dalle opere di Eco: “Il Pendolo di Foucault”, “Il Nome della Rosa” ed “Il Cimitero di Praga”. Libri dalle trame ricche di mistero ed occulto, che ben si sposano con la magia che avvolge la Fortezza, ultimo giaciglio di Giuseppe Balsamo Conte di Cagliostro, citato anche da Benigni che visita con interesse anche la cella e le pittoresche stanze.

I 600 ospiti della cerimonia sono stati stregati dall’intrattenimento dell’effervescente Benigni: “Sono davvero orgoglioso, emozionato, di essere qua insieme a voi, a dare la cittadinanza onoraria ad Umberto Eco, a leggere estratti dalle sue opere, con la sua presenza. È come leggere pezzi di Aristotele con Aristotele presente!”.

Oltre alla lettura dei brani di Eco, ha deliziato i presenti con battute graffianti riguardo i più caldi temi d’attualità. In platea, autorità politiche e militari, e anche il poeta e scrittore Tonino Guerra. Eco ha commentato scherzando: “L’umiltà mi farebbe dire che non sono degno di questo conferimento. Ma sono invece degnissimo, perché San Leo mi deve un incremento economico da ben 36 anni. Ogni estate mi trasferisco nella mia casa di Monte Cerignone e almeno tre volte in un anno porto i miei ospiti in visita a San Leo. Sono stato giustamente ricompensato. San Leo è un marchio indelebile di buona parte della mia vita”.

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