Tangentopoli Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sat, 06 Apr 2019 07:36:54 +0000 it-IT hourly 1 Tangentopoli: il caso Mani pulite https://cultura.biografieonline.it/tangentopoli/ https://cultura.biografieonline.it/tangentopoli/#comments Mon, 16 May 2016 16:11:33 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18181 In questo articolo, raccontiamo uno dei più grandi scandali che colpì l’Italia nel febbraio del 1992, periodo in cui ebbe inizio Tangentopoli. Tutto fu scatenato da un episodio molto particolare, che consisteva nell’azione del socialista Mario Chiesa, presidente e amministratore della casa di cura “Pio Albergo Trivulzio” avente sede a Milano, che ricevette nel suo ufficio l’imprenditore Luigi Magni, il quale assicurò la pulizia dell’edificio con il versamento di una somma di denaro, di una “tangente“, di 7 milioni di lire lestamente chiusa nel cassetto da Chiesa. Mario Chiesa ignorò il fatto che questo versamento fu fatto d’accordo con l’autorità giudiziaria, che aprì un’inchiesta per l’accaduto.

Tangentopoli e l'inchiesta Mani pulite - Craxi in tribunale
Tangentopoli e l’inchiesta “Mani pulite” – Una foto di Bettino Craxi in tribunale

Dal caso Chiesa a “Mani pulite”

Dunque il caso Chiesa fece da detonatore per l’avvio di Tangentopoli che, sostanzialmente, era dovuta alla corruzione che in Italia è sempre esistita, perciò non si può fissare una data ben precisa per stabilire l’inizio di questo caso, ma si può arrivare al perché si sia arrivati a questo punto.

Mi associo chiaramente al pensiero che Indro Montanelli ebbe a riguardo: egli cercò di dare dei perché e partì da un articolo della Costituzione Italiana; tale articolo affermava che i partiti sono delle associazioni private che non figurano fra le istituzioni. I partiti, dunque, avevano lo scopo di fare da collante tra la classe politica e l’elettorato; alcuni di questi partiti erano rappresentati da persone che si mettevano in gioco per affari personali, cioè, per far carriera o per fare soldi. Tutto ciò venne ampliato dalla fine del Partito Comunista che, nel bene o nel male, teneva comunque distante da sé questa situazione.

Tornando all’inchiesta di “Mani pulite“, il 17 febbraio 1992 il sostituto procuratore Antonio Di Pietro inchiodò Mario Chiesa con le mani nel sacco e, dalle confessioni di quest’ultimo, insieme a quelle di altri coinvolti e imputati, si delinearono delle trame assurde che si allargarono con l’inclusione di esponenti del mondo politico ed economico italiano. Venne fatto il nome addirittura di Bettino Craxi, il quale successivamente vedremo che della meccanica tangentizia fu considerato il massimo manovratore; insieme a lui altri esponenti politici vennero tirati in ballo, fra cui Arnaldo Forlani e Severino Citaristi (segretario amministrativo della Democrazia Cristiana).

Tangentopoli

Tra il febbraio 1992 e il febbraio 1994, le procure coinvolte in Tangentopoli inviarono avvisi di garanzia e richieste d’autorizzazione per procedere con le indagini per un totale di circa 500 atti, destinatit a deputati e senatori; davanti alla corte si presentarono e sfilarono addirittura 3 ex presidenti del Consiglio dei Ministri: Giulio Andreotti, Arnaldo Forlani e appunto Bettino Craxi. Quest’ultimo, nella sua difesa, dichiarò in sintesi che tutti sapevano e tutti pagavano; si sapeva inoltre che delle aziende importanti finanziavano i partiti dando anche delle mazzette ai finanzieri.

Quindi, possiamo dire che Craxi cercò di generalizzare un po’ tutto e, con questa posizione, probabilmente volle mettere in risalto che non fu lui a creare questo sistema, il quale era già presente, ma ne approfittò come un po’ tutti quanti che ne erano a conoscenza; gli imprenditori, dal canto loro, si dichiararono concussi e non corrotti.

Tangentopoli - Mani pulite - Cuore
Una prima pagina del giornale satirico Cuore negli anni di Tangentopoli e di Mani pulite

Le conseguenze

Le rivelazioni sullo scandalo e la crisi economica, che avrebbe portato al crollo della lira, determinarono un’ondata di proteste nelle piazze italiane; ciò portò alla nascita di un governo tecnico, affidato al numero uno di Bankitalia Carlo Azelio Ciampi.

Va ricordato come la tensione a livello istituzionale fosse alta anche per il delicato contesto storico: sono questi infatti gli anni in cui la mafia uccise in un attentato i giudici Falcone e Borsellino (19 luglio 1992).

Nel frattempo, Bettino Craxi si dimise dalla segreteria del Partito Socialista Italiano e poi, mesi dopo, venne addirittura sciolta la Democrazia Cristiana.

Antonio Di Pietro
Antonio Di Pietro

Le sole indagini condotte dal Pool di Mani Pulite fecero finire sotto inchiesta circa 4.520 persone; la fase cruciale dell’inchiesta finì con le dimissioni di Antonio Di Pietro (si dedicò alla vita politica poco dopo) che lasciò la magistratura nel dicembre 1994 per una vicenda di prestiti non dichiarati, passando dall’essere considerato come “Uomo della Provvidenza” all’essere criticato aspramente dopo alcune vicende personali.

Tangentopoli, dunque, può essere considerata e può anche essere vista come una sorta di mafia organizzata senza sangue, senza crimini e senza uccisioni, ma un ente che riuscì comunque ad avere una propria illegalità diffusa.

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Intervista a Giorgia Meloni https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-giorgia-meloni/ https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-giorgia-meloni/#respond Mon, 20 Feb 2012 11:57:53 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=644 Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

Giorgia Meloni. Romana, nel 2006 ministro per le politiche giovanili: la più giovane titolare di un dicastero nella storia della Repubblica. Cresciuta nel quartiere popolare della Garbatella, ha iniziato il suo impegno politico a quindici anni, trovando la propria dimensione ideologica all’interno delle frange democratiche dei giovani di destra e di centrodestra. È stata attivista del Fronte della Gioventù.

Presidente della Giovane Italia, movimento giovanile del Popolo della libertà, partito nelle cui liste è stata eletta in Parlamento, a novembre del 2011 pubblica anche il suo primo lavoro editoriale, il quale si intitola “Noi crediamo” (Sperling & Kupfer). Il libro raccoglie una serie di testimonianze fornite da giovani “italiani all’opera”, più o meno noti, dalla splendida nuotatrice Federica Pellegrini fino al rugbista Mirco Bergamasco, passando per altre voci attive del panorama nazionale. In questa intervista, Giorgia Meloni ha chiarito il senso della sua pubblicazione, rispondendo inoltre ad altri interrogativi sulla politica e sulla gioventù italiana.

Il suo libro si intitola “Noi crediamo” e viene pubblicato in un momento storico nel quale molti, indipendentemente dagli schieramenti, hanno perso letteralmente fiducia, tanto nella politica quanto nel futuro in genere. Qual è il messaggio del libro?

Quello che siamo nella vita dipende solo da noi e dalle nostre scelte, e questo è il primo messaggio che vuole dare il libro. Non c’è nessuno che può decidere al posto nostro: se abbiamo passione da dare, se abbiamo deciso di prendere in mano la nostra vita. E soprattutto vale sempre la pena di impegnarsi per migliorare la realtà circostante. Il problema è che noi utilizziamo, alle volte, il cattivo esempio degli altri come alibi per noi stessi, per essere pessimi anche noi. Il messaggio che cerco sempre di dare è sempre uno: nella vita ciò che siamo veramente dipende solo da noi e non dagli altri.

Foto di Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

Prendendo in considerazione le parole del Presidente Mario Monti, senza entrare ulteriormente nella polemica di cui s’è abbondantemente discusso e anche prima dell’insediamento del cosiddetto governo tecnico, in riferimento al “posto fisso” e al fatto che i giovani abbiano ancora questa aspirazione. Ebbene, non è forse una considerazione fuori dal tempo, questa? Secondo la sua esperienza di ministra della gioventù, realmente i giovani pensano ancora al “posto fisso”?

È esattamente questo il punto. La cosa che ha indignato, secondo me, di quelle considerazioni fatte da Monti e da altri, non è dire che il posto fisso è monotono, com’è stato detto, ma il fatto che una dichiarazione del genere si facesse ai giovani italiani, i quali sono gli unici che hanno capito in Italia che non devono affatto rincorrere il posto fisso. Il problema è che c’è una società che invece ancora e molto lo rincorre, ce l’ha in testa, il posto fisso, nonostante quello che pubblicamente si dice. Perché quando poi vai in banca con il tuo posto di lavoro a tempo determinato, la banca, molto “monotonamente”, ti chiede la busta paga a tempo indeterminato, con quelle garanzie ad oggi ormai impossibili per certi settori. Dire di emanciparsi dal posto fisso è giusto ma, secondo me, è una cosa che andrebbe detta a tutti, salvo che ai giovani italiani, che sono gli unici che stanno pagando la flessibilità.

È esagerato dire che la società italiana, soprattutto la classe dirigente, si trovi in una sorta di fase di “Ancien Regime”, cui per scuoterla, per operare una sorta di riabilitazione nella realtà, sia per forza di cose necessario un vero e proprio sommovimento che provenga dal basso?

Da una parte direi di sì: sicuramente c’è bisogno di una presa di consapevolezza da parte del popolo italiano. Tuttavia, mi spaventano un po’ le pulsioni, o meglio: come gli italiani stanno indirizzando le proprie pulsioni. Mi spaventa anche questo mito dell’antipolitica, che non distingue affatto la classe politica dallo strumento della politica. Per esempio, io ho cominciato a fare politica al tempo di Tangentopoli, all’interno del Fronte della Gioventù, perché a noi, come gruppo, faceva schifo una classe politica che aveva piegato ai propri i interessi la più straordinaria forma di impegno civile, cui noi rispondevamo però con la “bella politica”. Oggi invece, si butta il bambino con l’acqua sporca. Si dice: siccome la classe politica non è stata all’altezza, noi prendiamo i tecnici. Ma la politica è di tutti, è dei cittadini: e la differenza tra i tecnici e chi fa politica è che chi fa politica ha portato anche una visione del mondo. Questa differenza sembra non interessare più nessuno e a me questa cosa spaventa tantissimo. Quando noi ammettiamo che la politica è degenerata come strumento, diamo alibi a tutte le degenerazioni della politica. Il qualunquismo è il peggiore nemico della nostra democrazia.

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

Che cosa significa la parola “Patria”, per un giovane, oggi?

La più bella definizione che io ho letto in merito è di Ernest Renan, a proposito del termine nazione, e dice:  “La nazione è una grande solidarietà, un plebiscito che si rinnova ogni giorno e che si fonda sulla dimensione dei sacrifici compiuti e di quelli che ancora siamo disposti a compiere”. Alla luce di questa definizione, che cos’è, dunque, la patria, per un giovane? È la consapevolezza che la terra nella quale oggi viviamo è data dalla somma dei sacrifici di gente che prima di noi ha sacrificato tutto quello che aveva, proprio perché noi potessimo avere una terra da chiamare patria, a partire dai ragazzi che hanno fatto il nostro Risorgimento, fino a quelli che ancora oggi difendono l’Italia nel mondo e ancora muoiono nelle missioni di pace. Se noi non capiamo questo concetto, non capiremo mai perché vale la pena di sacrificare qualcosa oggi, per chi verrà dopo di noi.

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