Surrealismo Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sun, 08 Jan 2023 13:43:01 +0000 it-IT hourly 1 La Corde Sensible: significato del bicchiere con nuvola di Magritte https://cultura.biografieonline.it/corde-sensible-magritte-nuvola-bicchiere/ https://cultura.biografieonline.it/corde-sensible-magritte-nuvola-bicchiere/#respond Sun, 08 Jan 2023 13:04:58 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=40822 La Corde Sensible è un celebre dipinto di René Magritte, realizzato nel 1960. In inglese è indicato come The Heartstrings. In italiano possiamo tradurlo con Le corde del cuore. Quest’opera determina, a mio parere, in modo molto chiaro il pensiero dell’artista belga sul mondo. Cerchiamo di spiegare il motivo attraverso la filosofia del pittore e l’interpretazione del suo messaggio.

La corde Sensible - The Heartstrings - Le corde del cuore - nuvola bicchiere - Magritte
La corde Sensible (The Heartstrings, Le corde del cuore) • La nuvola ed il bicchiere di Magritte

La filosofia di Magritte

In più occasioni il pittore aveva dichiarato che non credeva al caso né al determinismo, perché entrambe le teorie cercavano una spiegazione di ciò che accade sul nostro pianeta. Magritte non vuole una definizione; non vuole formulare una teoria; né vuole che i suoi dipinti vengano considerati fantastici.

Vuole semplicemente mostrare come un altro modo di pensare e vedere la realtà sia possibile.

Perché una pietra non può rimanere sospesa nell’aria e, invece, lo può fare una nuvola?

Non esiste una legge logica che possa spiegare perché una nuvola rimane sospesa nel cielo. Perché invece non dovremmo vedere una roccia nella stessa posizione, a molti metri dal suolo?

Riteniamo possibile e naturale che la nuvola sia lì ferma nel cielo; e riteniamo impossibile, perché non l’abbiamo mai vista, che una roccia sia al posto della nuvola.

René Magritte
René Magritte

La Corde Sensible: la nuvola e il bicchiere

Magritte cerca una spiegazione al fenomeno della nuvola sospesa per aria immaginando che a sostenerla sia un bicchiere di cristallo. Nel suo pretesto, nell’idea che mostra la nuvola sostenuta da una coppa, possiamo ragionare su un modo diverso di vedere la realtà e di interpretare ciò che vediamo.

Guardando il dipinto La Corde Sensible possiamo considerarlo impossibile oppure, semplicemente, seguire la poetica dell’opera e oltrepassare così la banalità di un’immagine: ciò permette di riflettere su ciò che l’immagine rappresenta o potrebbe rappresentare.

Perché non è un dipinto fantastico

Magritte non amava che i suoi quadri fossero considerati fantastici, come dicevamo. E infatti considerare questo dipinto come fantastico, come frutto solo dell’immaginazione, lo neutralizza, lo rende in un certo modo banale e lo intrappola in un concetto. Mentre lo sforzo nell’osservare l’immagine del bicchiere che sostiene la nuvola dovrebbe portare a smontare ciò che diamo per scontato e a riflettere sullo status quo delle leggi e delle idee che consideriamo a priori.

In sostanza Magritte immagina una spiegazione differente allo scopo di mostrare la realtà in un modo diverso. La riflessione porta a un concetto di oggettivo, di definitivo, di determinato, di causale. E di tutto ciò che segue una logica rispetto a ciò che è già stato definito e impostato.

La fantasia in questo senso non è una fuga, bensì uno stimolo ad una riflessione che analizzi la fluidità delle cose e del divenire.

L’immagine di un bicchiere che sostiene la nuvola suscita in noi un pensiero originale: esso penetra il dato di fatto per poi spingerci ad immaginare una realtà alternativa rispetto a quella che vediamo, che di fatto è indefinibile.

Il simbolo della nuvola si ritrova anche in un’altra opera del pittore belga precedentemente analizzata: Il falso specchio.

Il falso specchio - Le Faux Miroir - The False Mirror
Il falso specchio – Le Faux Miroir

Dati tecnici

  • Titolo: La Corde Sensible
  • Anno: 1960
  • Periodo: Surrealismo
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: 114 x 146 cm
  • Proprietà: Collezione privata
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Golconda, opera di Magritte: descrizione, analisi e significato https://cultura.biografieonline.it/golconda-magritte/ https://cultura.biografieonline.it/golconda-magritte/#comments Sat, 12 Nov 2022 06:55:47 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=4560 Golconda è stato dipinto nel 1953 da René Magritte. Nel quadro sono raffigurati numerosi uomini in bombetta che cadono fra i palazzi di una città.

Golconda: descrizione

Potrebbe essere un sobborgo di Bruxelles, dove il pittore ha vissuto. Il cielo è terso e gli uomini, diversi fra loro solo nel volto, perché indossano tutti gli stessi abiti:

  • bombetta,
  • cappotto nero,
  • ombrello,
  • scarpe nere.

È la divisa comune di banchieri e uomini d’affari. A volte sono dipinti di fronte altre volte di lato e cadono in posizione retta e composta.

Golconda (1953, Olio su tela 81×100 cm) di René Magritte
Golconda (1953, olio su tela) di René Magritte

E’ in realtà difficile stabilire se stanno cadendo o se si stanno alzando da terra diretti verso il cielo.

Storia, analisi e intepretazione

Il nome del quadro fu suggerito a Magritte dal suo amico Louis Scutenaire. Il nome Golconda probabilmente si riferisce all’omonima città indiana, dove hanno avuto sede due regni molto ricchi che hanno esercitato il loro potere dal quattordicesimo al diciassettesimo secolo (ne abbiamo parlato in un articolo sul Koh-i-Noor).

René Magritte
René Magritte

Magritte era un esponente del Surrealismo la cui ricerca pittorica cercava di produrre effetti visivi sconcertanti. La tecnica utilizzata era quella di inserire oggetti comuni all’interno di contesti inusuali.

La ricerca del significato del quadro ha avuto diverse correnti di pensiero, spesso respinte dallo stesso autore. Ad esempio c’è quella che considerava gli uomini in bombetta una metafora dei banchieri e la scelta del titolo Golconda, città ricca e opulenta, una indiretta critica al capitalismo.

Legandoli fra loro, questi due elementi, diventavano un manifesto politico. Caduta questa interpretazione ce ne sono altre che lavorano anche sull’inconscio; ma il vero significato rimane un mistero, lasciando, come è giusto che sia, una pura esperienza visiva a chi guarda il dipinto.

Il simbolo della bombetta ricorre in diversi quadri di René Magritte; si veda anche ad esempio l’articolo di approfondimento sul spinto Le Grande Siècle.

Una curiosità: Golconda di Dylan Dog

L’albo mensile N. 41 del noto fumetto Dylan Dog, pubblicato la prima volta nel febbraio del 1990, è intitolato “Golconda!” e la sua copertina è un chiaro richiamo alla famosa opera di Magritte.

Dylan Dog N.41 "Golconda!" (Febbraio 1990, Sergio Bonelli Editore)
Dylan Dog N.41 “Golconda!” (Febbraio 1990, Sergio Bonelli Editore)

Un’altra analisi

Si tratta di uno dei quadri più conosciuti di Magritte è Golconda. È un’opera meravigliosamente impersonale che non dimostra nulla. Proprio per questo ha suscitato tantissime interpretazioni.

Tutto nel dipinto è neutrale e standardizzato: il cielo, le case, e gli uomini in bombetta che sembrano collocati in uno spazio preciso, come pezzi di una scacchiera; le loro posizioni ricordano una carta da parati che viene sospesa su una parete invisibile.

Gli elementi del dipinto non suscitano alcuna emozione e la loro impersonalità potrebbe rappresentare un incubo o un sogno.

Alcuni hanno visto nel quadro una critica alle utopie che vorrebbero rendere le persone uguali in un contesto di uguaglianza standardizzato; un’utopia che è stata realizzata nei modi più perversi, ma proprio questa mancanza di unicità rende il dipinto ricco di suggestioni.

Altri hanno ragionato sull’impersonalità degli elementi e sul fatto però che gli uomini, benché uguali, hanno dei volti differenti e dunque che la loro uguaglianza abbia anche un’imperfezione di unicità. Altri ancora hanno speculato sugli elementi che lo compongono.

Di fatto sono interpretazioni infinite che dimostrano come Magritte sia un maestro di quel Surrealismo minimalista che dietro a qualcosa potrebbe nascondere qualcos’altro, oppure nulla.

Sicuramente l’idea che ci sia una critica alla ripetitività e ad un’apparente uguaglianza utopistica potrebbe avere senso, benché il dipinto sembri anche un trucco proprio per ragionare su questo concetto.

Il dipinto Golconda è, però, anche un esempio di quella semplicità inquietante che non lascia spazio a speranze o a inutili certezze.

È, insomma, un mondo o un universo su cui riflettere.

D’altra parte, da quando il dipinto è stato reso pubblico è stato anche utilizzato in molte copertine (come quella citata di Dylan Dog), proprio per raccontare ciò che il dipinto non racconta e all’infinito la ricerca di una sua interpretazione che non si trova. Un bandolo della matassa che Magritte per tutta la sua carriera ha costruito per i suoi critici e i suoi delatori.

Dati tecnici

Titolo: Golconda Anno: 1953

Tecnica: Olio su tela

Misure: 80,7 x 100,6 cm

Ubicazione: The Menil Collection, Houston (Texas, USA)

 

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Il Carnevale di Arlecchino, quadro di Miró: storia e interpretazione https://cultura.biografieonline.it/miro-carnevale-di-arlecchino/ https://cultura.biografieonline.it/miro-carnevale-di-arlecchino/#comments Thu, 17 Feb 2022 09:32:13 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12740 Dopo il periodo impressionistico, Joan Mirò si dedica al Surrealismo. Una delle opere più rappresentative di questo periodo è Il Carnevale di Arlecchino. E’ un dipinto realizzato dal pittore e scultore spagnolo nel periodo che va dal 1924 al 1925.

Si tratta di un quadro con tecnica a olio su tela, eseguito nello studio Blomet a Parigi. E’ conservato attualmente nella Albright-Knox Art Gallery di Buffalo, nello stato di New York (Stati Uniti d’America).

Carnevale di Arlecchino - Joan Miró - 1925
Il Carnevale di Arlecchino è un celebre quadro realizzato da Joan Miró tra il 1924 e il 1925

Il Carnevale di Arlecchino: breve storia e analisi del quadro

Nella sua opera sono evidenti le impronte surrealiste: il pittore, dopo la Prima Guerra Mondiale, aderì a questa corrente artistica.

Il dipinto venne realizzato prima che Breton scrisse il “Manifesto surrealista” e venne interpretato come un “chiarimento del subconscio umano”.

Venne definito uno dei capolavori del movimento surrealista; ciò perché esprime gli obiettivi e i traguardi di questo movimento culturale molto diffuso nella cultura del Novecento, che nasce come evoluzione del Dadaismo.

Joan Miró
Joan Miró

Nell’opera è evidente il gusto per la vivacità cromatica e il senso del fantastico di tradizione mediterranea. L’artista non rappresenta più, come nel precedente “La fattoria”, la realtà visibile, ma solo quella del suo inconscio. Joan Miró utilizza nella sua opera uno stile sempre più marcato: si distacca dalla pittura convenzionale e mette in atto la tecnica surrealista dell’automatismo psichico; il corpo viene messo a dura prova per permettere all’immaginazione di perdersi in visioni fantastiche e surreali.

In questo modo, Miró si propone di esprimere, con la sua pittura, il reale funzionamento del pensiero o comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale.

Il carnevale rappresentato da Miró è definito come un momento di baldoria che nel calendario cristiano si conclude il giorno prima del Mercoledì delle Ceneri.

Il Carnevale di Arlecchino: il quadro

Nel dipinto Carnevale di Arlecchino, possiamo ammirare:

  • un gatto,
  • un tavolo,
  • un pesce,
  • una scala.

E’ anche quasi un gioco cercarli e trovarli.

Dalla finestra, si intravede un triangolo nero che emerge; esso simboleggia con tutta probabilità la bellissima Tour Eiffel.

La celebre torre Eiffel, simbolo di Parigi e della Francia
La celebre torre Eiffel, simbolo di Parigi e della Francia

Nel quadro, si notano anche minuscole forme in un grande spazio vuoto:

  • note musicali,
  • oggetti fantastici,
  • piccole figure indecise tra l’essere umano e l’animale;
  • infine un cerchio verde trafitto da una freccia sottile, posto su di un tavolo; questo simboleggia probabilmente un mappamondo.

Tutti questi non sono altro che elementi della realtà che si trasformano, dando origine alla visione pittorica.

Il pittore nella sua opera tende a ricreare un ambiente surreale che però non si discosta dall’ambiente reale.

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Nel dipinto compare ancora una volta la scala a pioli, ricorrente nei suoi lavori. E’ evidente che la scala simboleggia la fuga dalla realtà e rappresenta un trampolino di lancio che parte dalla realtà e va oltre: è la fantasia, il surreale.

Gli animali sono quelli che Joan ha sempre rappresentato e amato: il gatto è quello che era sempre al suo fianco anche quando lui dipingeva; il triangolo fuori dalla finestra rappresenta la Tour Eiffel (il monumento più famoso di Parigi) e la sfera che simboleggia la Terra attraverso un mappamondo.

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Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio (Salvador Dalí) https://cultura.biografieonline.it/sogno-causato-dal-volo-di-un-ape-dali/ https://cultura.biografieonline.it/sogno-causato-dal-volo-di-un-ape-dali/#comments Tue, 16 Nov 2021 14:57:42 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5303 Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio è un dipinto di Salvador Dalí che usa una delle tecniche del surrealismo per realizzarlo.

Genesi dell’opera

Le immagini paradossali e fantasiose del quadro sono infatti la conseguenza di una puntura d’ape che il pittore subisce durante una notte, mentre è addormentato. Durante la fase immediata del risveglio, mentre il subconscio si trasforma in coscienza, le immagini causate dal dolore e dall’identificazione da parte di Dalí della causa di questo dolore – l’ape appunto – gli ispirano una serie di immagini che riporta sulla tela.

Salvador Dalí: Sogno causato dal volo di un'ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio, di Salvador Dalí (1944)
Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio, di Salvador Dalí

Descrizione del quadro

Si tratta di un olio su tela che misura 51×40,5 cm, realizzato nel 1944 e che attualmente è esposto al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid. Uno dei protagonisti del quadro è, come in altri casi, la sua musa Gala, compagna di tutta la vita, la quale è distesa nuda su un pezzo di marmo sospeso per aria.

Mentre Gala dorme un fucile con una baionetta le tocca il braccio, è ovviamente il pungiglione dell’ape, dietro al fucile ci sono due tigri, forse rappresentano il colore e il manto dell’insetto; e dietro alle tigri compare un pesce con la bocca aperta dal quale balzano fuori i due felini e dietro al pesce si vede un melograno da cui esce il pesce stesso. In fondo compare un elefante con le zampe sottili che cammina sull’acqua.

L’elefante già compare nel dipinto La tentazione di Sant’Antonio. Il lavoro sull’inconscio e sulla coscienza che acquisisce informazioni sulla sua parte più profonda, rimanda a Freud e ad altre speculazioni. Tuttavia la parte più interessante del quadro è l’incredibile capacità di Dalí di rendere il disegno definito e chiaro in tutte le sue parti, regalandoci uno straordinario esempio di pittura surrealista.

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Il grande masturbatore: spiegazione del quadro di Dalí https://cultura.biografieonline.it/grande-masturbatore-dali/ https://cultura.biografieonline.it/grande-masturbatore-dali/#comments Wed, 10 Nov 2021 10:41:19 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11184 Una delle opere più importanti realizzate nella carriera di Salvador Dalí è Il grande masturbatore. L’opera è datata 1929 ed è custodita presso il Museo Nacional Centro de l’Arte, Reina Sofia di Madrid. Ecco di seguito un’immagine del celebre quadro.

Salvador Dalì, Il grande masturbatore (1929)
Il grande masturbatore (1929) è una delle opere più famose di Salvador Dalí

Questo quadro, “il grande masturbatore” (indicato in lingua inglese come The Great Masturbator), è un’opera definita sconcertante e al tempo stesso seduttiva, caratterizzata da un limpido realismo e da una dimensione improbabile ed irreale.

Si tratta di un autoritratto geniale.

L’opera anticipa l’interesse di Dalí per le strutture molli (come i celeberrimi orologi molli di Dalí; il titolo dell’opera è La persistenza della memoria);

La visione delle sue opere è caratterizzata da un violento scontro con il suo mondo sotterraneo. Per chi lo conosce, si tratta di un’ennesima sfida per decifrare il suo simbolismo.

Il grande masturbatore: analisi dei numerosi simboli

Nel grande masturbatore in primo piano notiamo l’autoritratto dell’artista, la testa di Dalí che subisce una metamorfosi fino a diventare il busto di una donna e le gambe di un uomo.

La testa è una bizzarra commistione tra una testa umana e le rocce della Costa Brava dei dintorni di Cadaqués, nelle forme più imprevedibili del mare e del vento.

Il quadro è caratterizzato da una complessa iconografia barocca. Condensa in sé gran parte del repertorio dei motivi per immagine di Salvador Dalí, tra i quali:

Sono tutti elementi che riportano alla sua infanzia.

L’uovo invece simboleggia il periodo intrauterino.

La cavalletta, odiata dallo stesso autore, presenta il ventre in decomposizione ricoperto di formiche. Viene messo in evidenza ripetuta il simbolo fallico, che risulta riproposto sia nel pistillo della calla del fiore, che nella lingua eretta del leone africano; esso è paragonato ad una Gorgone distruttrice.

Viene anche ricordato il tema freudiano che vede nella testa della terribile Medusa il simbolo della castrazione.

Le angosce sessuali

Particolare è la scena che mette in evidenza un atto di fellatio, che ci fa percepire le angosce sessuali vissute dall’autore. L’opera, infatti, è stata realizzata quando Dalí conobbe Gala (Gala Éluard Dalí, nata Elena Dmitrievna D’jakonova); accanto alla dolcezza di quel momento, alcuni segni della sua pittura mettono in luce l’ossessione e la paura del pittore per il sesso.

L’autore nell’opera Il grande masturbatore descrive la sua paura e castrazione sessuale, dettata dal simbolismo del sangue che scorre sulle gambe dell’uomo.

Consideriamo ora la coppia che si trova sotto la figura molle che domina il dipinto: vediamo come questa strizzi l’occhio a Beata Beatrix (dipinto a olio su tela del 1872) di Dante Gabriel Rossetti, che vede nella dama preraffaellita l’incarnazione della paura e dell’avversione, nonostante la figura femminile ci riporti al vissuto domestico di Dalí, dato che si ispira ad uno specchio appeso nella casa di famiglia dello stesso.

In basso a sinistra, nell’opera, vediamo un fantoccio che si allontana dalla scena e si perde man mano all’orizzonte.

Un curioso confronto

E’ curioso notare la similitudine con un particolare di un altro celebre quadro della storia dell’arte. Parliamo de Il giardino delle delizie (1480-1490) di Hieronymus Bosch.

Trittico del Giardino delle Delizie, opera di Hieronymus Bosch
Hieronymus Bosch, Trittico del Giardino delle Delizie

Il particolare che mostriamo nella figura di seguito si trova nel pannello sinistro dell’opera di Bosch, sul lato destro, a metà altezza.

Il giardino delle delizie - Particolare
Un dettaglio de Il giardino delle delizie che ricorda molto il quadro Il grande Masturbatore di Dalí

Lo scenario è composto da rocce, cespugli e animaletti che ricordano un viso con naso prominente e lunghe ciglia.

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Terra arata (o Campo arato), quadro famoso di Joan Miró https://cultura.biografieonline.it/terra-arata-quadro-miro/ https://cultura.biografieonline.it/terra-arata-quadro-miro/#comments Fri, 19 Apr 2019 08:27:45 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26195 Il Surrealismo, termine che significa “superamento del realismo”, è un movimento d’avanguardia che prende le mosse in Francia nel periodo delle due guerre. Joan Miró aderisce al surrealismo in modo del tutto personale. Il quadro che analizziamo qui si intitola “Terra arata” (o Il campo arato, in inglese: The Tilled Field).

Terra Arata Campo arato - Joan Miró
Terra Arata (o Campo arato – The Tilled Field) – Celebre quadro di Joan Miró

Realizzato nel 1924, è un olio su tela; misura 66×92,7 centimetri ed è custodito presso il Guggenheim Museum di New York. E’ un’opera piena di forme e segni, di esseri fantastici. E’ questo l’intento che Miró si prefigge: trasformare la realtà in un mondo di sogno.

Terra Arata: analisi del quadro

Nell’opera “Terra Arata” Miró sul piano dipinto, posto sul lato destro, raffigura la sagoma del bovino e di ominidi, che sono tratti da figure rupestri. Questi elementi potrebbero riportare alla mente ricordi di pittura fiamminga con parti di animali.

Altri personaggi ancora, ritratti dall’artista in questa tela, ricordano invece le espressioni artistiche dei bambini o di primitivi.

Nel dipinto alcune forme sono molto semplificate: è il caso, per esempio, dell’essere al centro, in basso, con la bocca spalancata di profilo e l’occhio frontale, con una testa a forma di triangolo appuntita.

Terra Arata Tilled Field Joan Miro dettaglio detail
Terra Arata (Tilled Field): dettaglio

Le figure di sinistra sono poco identificabili: sembrano raffigurare pali e tralicci o segnali stradali.

Poi, come avviene nella realtà, c’è la linea orizzontale che presuppone la creazione di un piano naturale su cui poggiano questi esseri fantastici. Sul lato sinistro, in basso, un tracciato ondulante ricorda l’aratura di un campo.

L’abitazione fantastica nasce al centro dell’opera dell’artista. A sinistra della tela, nel cielo, si può osservare un sole tondo, un volo di uccellini e ancora – spostandosi verso il centro – una nuvola.

A destra domina invece un grande albero che è rappresentato con la chioma sostituita da artigli neri e con un occhio posto al centro. Davanti, in basso, ci sono una serie di animali sul suolo.

Miró e la sua ispirazione

Joan Miró per la sua arte attinge dalla quotidianità della terra catalana: dal rumore dei cavalli in campagna alle ruote di legno dei carri che cigolano lungo il tragitto. E ancora: il suono dei passi, i grilli, sono tutte fonti di ispirazione del pittore surrealista.

I colori usati da Miró

Questo quadro mostra tinte molto calde. Il cielo è dipinto con un giallo oro intenso. Mentre gli alberi e la terra sono ocra e marroni, che tendono all’arancio. Il cavallo, in centro, e le altre forme di animali sono dipinte usando il bianco.

Lo spettacolo del cielo mi sconvolge. Mi sconvolge vedere, in un cielo immenso, la falce della luna o il sole. Nei miei quadri, del resto, vi sono minuscole forme in grandi spazi vuoti.”

Nei dipinti dell’artista di Barcellona c’è sempre traccia della realtà, anche se tende a trasformarsi in una pittura astratta dalle forme fantastiche che si mescolano tra loro. Da qui si notano sulle tele una mano, la luna, il sole, un occhio. Oltre a “Terra Arata” abbiamo analizzato anche un altro quadro di Miró sul tema rurale: La Fattoria.

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Miró e il surrealismo https://cultura.biografieonline.it/miro-e-il-surrealismo/ https://cultura.biografieonline.it/miro-e-il-surrealismo/#comments Thu, 08 Feb 2018 17:03:09 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=24018 Il Surrealismo è un movimento d’avanguardia che nasce in Francia nel periodo tra le due guerre. Il termine significa “superamento del realismo”. L’intento infatti degli artisti è quello di contrastare il razionalismo e il naturalismo dell’arte borghese, elaborando invece un nuovo linguaggio capace di penetrare nelle regioni dell’inconscio, offrendo una visione dell’io più autentica e profonda. Così in arte il surrealismo elabora forme corrispondenti all’automatismo psichico e al mondo dell’inconscio, dalle forme realistiche o forme fantastiche, frutto proprio di una visione interiore. È questo l’intento che si prefigge Joan Miró, che trasforma la realtà in un mondo di sogno.

Joan Miró
Joan Miró

Miró e il surrealismo

Il pittore, grafico, scultore catalano è molto legato alla sua terra, alla vita dei contadini, ai loro oggetti di uso quotidiano, all’arte popolare. E ancora: alle luci e ai colori del Mediterraneo, che rappresentano alcune delle sue fonti di ispirazione. Poi, i soggiorni a Parigi e la frequentazione di Picasso, così come degli esponenti del dadaismo e del surrealismo hanno delineato il suo stile, nonché le sue scelte artistiche. Il periodo surrealista di Miró è generalmente indicato negli anni compresi tra il 1924 e il 1930.

Joan Mirò e la poesia della sua terra

Miró attinge dalla quotidianità della terra catalana: il rumore dei cavalli in campagna, le ruote di legno dei carri che cigolano lungo il tragitto, il suono dei passi, i grilli sono tutte fonti di ispirazione del pittore surrealista. L’artista a Parigi, incoraggiato da Pablo Picasso, inizia a lavorare. Così si avvicina al circolo degli artisti e dei poeti dadaisti, ammirato dalla mancanza di regole e dai preconcetti nell’arte. Ma l’artista, nato a Barcellona nel 1893, lavora su una strada autonoma, fuori dagli schemi e dai condizionamenti, libero dalle richieste dei mercanti d’arte.

È dall’incontro con i surrealisti di cui apprezza l’importanza del “gioco arbitrario dei pensieri” e del sogno, che partendo dalla realtà si arriva ad associazioni di immagini che hanno un significato più profondo, proprio come ben rappresenta nella sua opera “Il Carnevale di Arlecchino”, realizzata tra il 1924 e il 1925. La sua è un’arte concettuale che si semplifica nelle forme. Segue un ordine che medita a lungo, da qui compaiono sulla tela segni e simboli, sostenendo che:

Se anche una sola forma è fuori posto, la circolazione si interrompe; l’equilibrio è spezzato.

Miró e il surrealismo: Carnevale di Arlecchino - Joan Miró - 1925
Miró e il surrealismo: il Carnevale di Arlecchino è uno dei suoi quadri più celebri, realizzato tra il 1924 e il 1925.

Le forme fantastiche di Mirò

Nei suoi dipinti resta sempre una traccia del reale, seppure tenda a diventare una pittura astratta dalle variopinte forme fantastiche accostate tra loro. Così compare un occhio, una mano o la luna. Alcune pitture di Miró lasciano pensare a cieli stellati. Mirò si ispira alla natura e non solo: anche alla musica. È nel 1936 che lascia la Spagna e si ritira a Parigi, durante la devastante guerra spagnola. Qui, a Parigi, inizia a comporre poesie di stile surrealista, rifacendosi agli stessi meccanismi adottati per la pittura.

Non è difficile vedere comparire nelle sue opere le parole, che rappresentano la loro chiave di lettura. In più, le sue opere sono influenzate dall’arte orientale, cioè dai lavori calligrafici giapponesi. Un aspetto curioso di Joan Mirò è quello che riguarda la sua abitudine di lavorare in contemporanea su più dipinti.

Sole rosso - Le soleil rouge - 1967 - Joan Miro
Sole rosso (Le soleil rouge) • Joan Miró, 1967

La tecnica: dall’olio su tela al collage

L’artista dipinge a olio su tela e non si limita a questo: utilizza infatti anche il collage, certe volte il supporto su cui dipinge sono rozze tele di juta. Negli anni che seguono la Seconda guerra mondiale inizia con entusiasmo a usare altre tecniche: la ceramica, la scultura e l’acquaforte.

Comprendere l’arte di Mirò e amarlo

La sua leggerezza, l’allegro colore che utilizza, avendo tuttavia un debole per il nero, fanno di lui uno degli autori del Novecento più apprezzato e amato dal pubblico e uno degli artisti più rappresentativi del surrealismo. Quello nei confronti di Miró e il surrealismo, non è amore a prima vista, bisogna entrare nella sua arte, che sfocia in un vero astrattismo lirico, che regala svariate chiavi di lettura. La sua arte è spregiudicata libertà espressiva.

La svolta artistica

Una svolta artistica della sua arte si ha all’inizio degli anni Venti del Novecento. In questo periodo decide di dar vita ad opere che uniscono pittura e scultura realizzando una sorta di collage tridimensionale. In pratica l’artista recupera degli oggetti in modo casuale, quelli che trova, e li trasforma in soggetti per i suoi lavori. Così si esprime Mirò:

Le forme germogliano e mutano, si interscambiano e così creano la realtà di un universo di segni e simboli.

Infine, sperimenta anche l’uso della trementina, che utilizza, dopo aver pulito i pennelli, gettandola sulla tela vergine dando vita ad una sorta di reticolato di sfondo.

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Canto d’amore (De Chirico) https://cultura.biografieonline.it/de-chirico-canto-d-amore/ https://cultura.biografieonline.it/de-chirico-canto-d-amore/#respond Tue, 13 Jan 2015 21:08:26 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12779 Una delle opere più surrealiste di Giorgio De Chirico è “Canto d’amore”. Si tratta di un quadro realizzato dal pittore nel 1914 e conservato attualmente al Museum of Modern Art di New York.

Canto d'amore  (Giorgio De Chirico, 1914)
Canto d’amore  (Giorgio De Chirico, 1914)

Canto d’amore: il quadro

Il dipinto di Giorgio De Chirico venne definito come uno dei maggiori capolavori dell’artista dagli esponenti della critica artistica di quell’epoca. Il quadro è enigmatico ed è caratterizzato da un significato misterioso (come del resto tutte le opere artistiche metafisiche di De Chirico).

In primo piano, ammiriamo lo sfondo, rappresentato da una delle tante piazze italiane dipinte e ricorrenti nelle sue opere. Di particolare interesse possiamo notare, affisso ad un muro, un guanto di caucciù di colore rosso inchiodato ad una sorta di quinta, apparentemente inutile per il contesto architettonico del dipinto, e una grande testa in gesso che rappresenta l’Apollo del Belvedere. Sullo sfondo, intravediamo un muro in mattoni ed il fumo di una locomotiva che sbuffa vapore dal suo comignolo, mentre in basso possiamo notare una sfera di colore verde.

Apollo del Belvedere
Apollo del Belvedere, celebre statua in marmo bianco risalente al periodo post-ellenistico (seconda metà del II secolo a.C.) quando i Romani avevano conquistato tutta la Grecia. Il nome deriva dal cortile del Belvedere in Vaticano, dove un tempo la scultura era collocata.

Canto d’amore: breve storia e interpretazione del quadro

Nel quadro, tutti gli elementi rappresentati dall’artista sono spropositati, enigmatici ed ingoiati dall’oscurità delle arcate sulla destra. Il dipinto venne realizzato poco prima del periodo della Prima Guerra Mondiale.

Gli oggetti che vengono rappresentati in questo quadro, il guanto rosso, la sfera verde e la testa di Apollo di colore bianco, ricordano fortemente i colori della bandiera italiana.

La sua produzione è influenzata da una costante riflessione sugli oggetti prodotti dalla cultura classica e della loro distribuzione geometrica. Nella sua opera gli elementi perdono di credibilità, la testa di Apollo accostata all’enorme guanto di plastica non ha alcun senso, anche se viene introdotta dall’artista con assoluta naturalezza.

La sua opera suscita un’impressione di mobilità e di solitudine. Nel dipinto, si vede il ritorno dei soggetti classici che ricordano in maniera indiscussa l’antichità greca e romana ed i temi del risorgimento nazionale. La sua pittura definita “metafisica” raffigura l’inconscio e il sogno, il surreale. Anche in quest’opera “Canto d’amore”, come in un sogno, i paesaggi appaiono realistici, ma assemblati confusamente; gli elementi sono rappresentati come attori messi lì a recitar se stessi senza un copione ben definito.

La prospettiva del quadro è costruita secondo molteplici punti di fuga incongruenti tra loro, le campiture di colore risultano come sempre piatte ed uniformi. Nel dipinto vi è una totale assenza di personaggi umani, dando spazio solo a figure e scene che si svolgono al di fuori del tempo. Possiamo notare inoltre, nel quadro, il modo caratteristico di De Chirico nell’illuminare la piazza con un Sole che pur non apparendo si lascia intravedere grazie alle strane ombre che produce, creando un clima di solitudine e oscurità.

Nella sua opera Canto d’amore, tutta l’attenzione dello spettatore va verso la scena descritta, una scena immobile senza tempo, un luogo silenzioso e misterioso, un palcoscenico teatrale che non mostra mai particolari emozioni.

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Donne e uccelli nella notte (quadro di Joan Miró) https://cultura.biografieonline.it/miro-donne-e-uccelli-nella-notte/ https://cultura.biografieonline.it/miro-donne-e-uccelli-nella-notte/#respond Mon, 12 Jan 2015 13:32:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12747 Tra le opere dell’artista spagnolo Joan Miró, troviamo “Donne e uccelli nella notte”. Ancora una volta la pittura di Mirò è influenzata dalla corrente surrealista, entrando in contatto con i gruppi surrealisti che si raccoglievano intorno a Breton, Aragon, Eluard, Prévert e Péret. L’arte non è una rappresentazione ma una comunicazione dell’uomo con il mondo. L’arte rappresenta l’unica espressione dell’uomo poiché essa non è soggetta alla censura della ragione: era questo uno dei motti portanti della corrente.

Donne e uccelli nella notte - Joan Miró - 1971-1975
Donne e uccelli nella notte è un’opera di Joan Miró, realizzata tra il 1971 e il 1975

Donne e uccelli nella notte: analisi del quadro

Anche nel quadro “Donne e uccelli nella notte” si nota questa dimensione surrealistica che dà grande importanza al mondo dei sogni e dell’inconscio. Sul piano tecnico, Mirò si pone in antitesi con il razionalismo architettonico e con lo sviluppo del disegno industriale. Il pittore tende ad esaltare il mito della donna, di Madre Natura e dell’uccello che viene visto come figura predominante che spicca e che simboleggia l’ascesa alla dimensione del mistero. Mirò utilizza in questo quadro colori intensi e vivaci, spesso la donna viene rappresentata come se fosse in realtà stuprata da un uccello, le tracce di nero evidenziano la violenza della pittura di Mirò, che simboleggia in questo caso il ciclo vitale e della natura.

Donne e uccelli al levar del sole - Joan Miró - 1946
Donne e uccelli al levar del sole (Joan Miró, 1946)

Il dipinto è caratterizzato essenzialmente da macchie e tracce di colore, da fondi intensi e da tonalità cromatiche vivaci. “Donne e uccelli nella notte” a differenza della precedente opera (“Donne e uccelli al levar del sole” del 1946) si differenzia per gli spruzzi di colore più intensi e il tratto non lineare, dall’accentuarsi dell’esasperazione delle linee e per le figure decisamente più deformate.

Mirò, partendo dal figurativo, semplifica le forme fino a renderle dei semplici segni. I segni diventano quindi simboli potenti di cui l’umanità s’è nutrita per decine di migliaia di anni e simboleggiano il nostro inconscio collettivo. Per questo sono evocativi e suscitano emozioni. L’intensità drammatica è enfatizzata dall’utilizzo di colori forti e dalla brutalità delle pennellate nere. Mirò predilige in questo quadro, come nei precedenti, i temi legati alla femminilità e alla sessualità rievocando la potenza misteriosa della natura in continuo cambiamento e la palpitazione oscura della notte che ci coglie impreparati.

Il pittore tende ad avere una visione poeticamente semplificata e fiabesca della realtà, rivalutando completamente il mondo interiore dell’uomo. Lo stesso pittore Matisse elogia Mirò per questa sua produzione, letteralmente affascinato dall’equilibrio compositivo e dalla capacità di pesare i colori in modo impeccabile. Nel dipinto, in oggetto, si evince come la sua arte sia intrisa di una meravigliosa assurdità. In questo quadro, utilizza spesso i colori primari e secondari così come le forme trasmettendo un gusto energico e vivace per la vita.

In assoluto Mirò dipinge, anche in quest’opera, con un’esuberanza infantile ma anche enfatizzando quella gioiosa ribellione che adotta come stile pittorico e che utilizza contro i metodi di “verniciatura” convenzionali.

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Il Sole rosso (Le Soleil rouge): quadro di Joan Mirò https://cultura.biografieonline.it/miro-sole-rosso-soleil-rouge/ https://cultura.biografieonline.it/miro-sole-rosso-soleil-rouge/#comments Sun, 11 Jan 2015 20:41:52 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12744 Tra le opere del pittore e scultore Joan Mirò, troviamo “Il Sole Rosso (Le Soleil rouge)“, realizzato nel 1967. Joan Mirò, in questo periodo, realizza opere sempre più astratte caratterizzate da tratti e linee di colori crudi e piatti che hanno lasciato senza dubbio un segno artistico indelebile nel panorama della pittura internazionale.

Sole rosso - Le soleil rouge - 1967 - Joan Miró
Sole rosso – Le soleil rouge – 1967 – Joan Miró

Analisi del quadro

Il pittore utilizza colori di forte impatto. Le tonalità cromatiche spaziano dal rosso, al blu, al giallo arrivando al nero. L’artista si avvicina con la sua tecnica in modo particolare al mondo della fantasia che ispira da sempre i più piccini. In quest’opera, come nelle altre, è chiaramente evidente il gusto per la vivacità cromatica e il senso del fantastico della tradizione mediterranea. La cromia è intensa, i colori sono brillanti, i segni quasi infantili stanno a simboleggiare la spensieratezza grazie alla semplicità della tecnica artistica pittorica.

Il Sole rosso (Le Soleil rouge): il quadro

Nel dipinto, sullo sfondo appare il Sole che viene visto come un enorme palla di fuoco raffigurato usando la sua tecnica surrealista, dipingendo le cose così come le vedeva la sua immaginazione. Mirò si ispira alle tematiche principali del Surrealismo: amore inteso come fulcro della vita, sogno e follia che sono considerati i mezzi per superare la razionalità e liberazione dell’individuo dalle convenzioni sociali. L’artista non rappresenta la realtà vera e propria ma come sempre quella del suo inconscio. Nel suo quadro sono predominanti gli elementi surreali che danno accesso a ciò che sta oltre il visibile. Il pittore dipinge immagini nitide e reali ma accostandole tra di loro senza alcun nesso logico.

Joan Mirò vive nel suo allucinato mondo parallelo popolato di forme geometriche colorate sospese, ricercando l’interiorità delle cose con crescente astrazione. Nel quadro viene da una parte messa in evidenza la razionalità cosciente, e dall’altra parte la liberazione delle potenzialità immaginative dell’inconscio per il raggiungimento di uno stato conoscitivo “oltre” la realtà (sur-realtà) in cui veglia e sogno sono entrambe presenti e si conciliano in modo armonico e profondo.

Un particolare interessante è costituito dal colore del Sole, che presenta un grado di luminosità molto intenso e che conferisce un carattere fantastico e soprannaturale all’aspetto dell’astro, facendo sì che esso spicchi in modo molto più accentuato sullo sfondo di quanto avrebbe consentito una resa definita più realistica. Il cielo passa in secondo piano e lo troviamo al di sotto del Sole. Tutto attorno è caratterizzato da una serie di immagini: puntini, asterischi, cerchiolini, palline che stabiliscono tra loro rapporti molto semplici e avventurosi.

Nel dipinto, l’artista ci racconta la giornata del Sole rosso, da quando nasce a quando tramonta, di una luna gelosa, dell’uccellino tutto giallo, di una stella blu innamorata e di un bambino che tenta di scalare un filo lunghissimo di aquiloni. L’importante per Mirò è non smettere di sognare mai, con la sua fantastica o fantasmatica proiezione del “sogno” e del pensiero subcosciente in una visionaria pseudo-realtà.

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