stampe giapponesi Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 19 Aug 2022 09:37:45 +0000 it-IT hourly 1 Giapponeseria: Oiran, opera di Van Gogh https://cultura.biografieonline.it/giapponeseria-oiran-van-gogh/ https://cultura.biografieonline.it/giapponeseria-oiran-van-gogh/#comments Fri, 19 Aug 2022 09:28:56 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=40172 In questo articolo analizziamo e raccontiamo la storia di un dipinto di Vincent van Gogh. Si intitola Giapponeseria: Oiran ed è datato 1887.

Prima però parliamo del Giapponismo e della relazione tra impressionismo e arte giapponese.

Il Giapponismo

A partire dal 1850 l’Occidente venne invaso dall’arte giapponese; in particolare l’Europa fu colpita dall’arrivo di stampe, dipinti e sculture meravigliosamente innovative, originali, esotiche e a volte erotiche (vedi ad esempio: Pescatrice di Awabi e piovra, opera di Hokusai). In quel periodo scoppiò una moda fra i collezionisti e gli artisti; ma anche il grande pubblico corse ad accaparrarsi queste opere meravigliose e piene di bellezza che provenivano dal Giappone.

Il fenomeno culturale che vide questa corsa verso l’arte del Giappone venne chiamato Giapponismo.

Gli impressionisti e l’influenza giapponese

I pittori, in particolare gli impressionisti, cominciarono a collezionare le opere di Hiroshige, Utamaro e Hokusai. I dipinti di questi artisti, che in breve divennero famosi, furono utilizzati dai pittori europei anche come fonte di ispirazione per immagini decorative, sempre bidimensionali e dipinte su una diagonale che avrebbero così sostituito le inquadrature frontali.

Tra i primi a considerare fonte di ispirazione l’arte giapponese ci furono:

Vincent van Gogh e le stampe giapponesi

Van Gogh, invece, si avvicinò alle stampe giapponesi come collezionista. Già nel 1885 acquistò ad Anversa molte stampe; il pittore olandese le ricopiava e le studiava, ammirandone l’inventiva e l’originalità. Non cambiò però il suo stile; usò l’arte giapponese come uno stimolo per ampliare la sua conoscenza della pittura e del disegno.

In seguito, la sua passione crebbe, tanto da indurlo ad organizzare una mostra a Parigi; qui condivise tutta la sua collezione di stampe giapponesi.

In seguito, Van Gogh si fece ispirare dalle stampe per realizzare disegni e dipinti.

Il quadro Giapponeseria: Oiran qui analizzato ne è un esempio.

Giapponeseria: Oiran - Dipinto di Vincent Van Gogh
Giapponeseria: Oiran – Dipinto di Vincent Van Gogh (1887)

Giapponeseria: Oiran, storia e descrizione

Su un numero della rivista Paris Illustré (4 maggio 1886) Van Gogh vide riprodotta una figura realizzata dall’artista e scrittore Keisai Eisen; il soggetto è raffigurato con un kimono tradizionale; l’olandese ne rimase affascinato e decise di riprodurlo su un quadro di grandi dimensioni: 105,5 x 60,5 cm.

Paris Illustré - Le Japon
Paris Illustré – Le Japon (numero del 4 maggio 1886)

Vincent van Gogh decise di far dialogare uno sfondo tipico dell’arte giapponese con l’immagine dipinta da Eisen. Nacque così il dipinto “Giapponeseria: Oiran”.

Nell’opera vediamo:

  • un canneto;
  • una barca che naviga sopra la testa di Eisen;
  • una rana dal colore giallognolo che sostiene la stampa;
  • al centro vi è la figura giapponese avvolta dall’abito tradizionale.

I colori, i disegni e l’impatto visivo del protagonista dell’opera realizzata da Keisai Eisen (che nacque nel 1790 e morì nel 1848), sono notevoli e mostrano da parte di Van Gogh una conoscenza profonda dell’arte giapponese.

Vincent amava quest’arte anche perché gli permetteva di favoleggiare su un Giappone utopico, paradisiaco, incontaminato, pacifico, immacolato, inalterato, intatto; un luogo nel quale trovare pace, rispetto, tranquillità per poter continuare a dipingere.

Quello che invidio ai giapponesi è l’estrema limpidezza che ogni elemento ha nelle loro opere […]. Le loro opere sono semplici come un respiro, i giapponesi riescono a creare figure con pochi tratti, ma sicuri, con la stessa facilità con la quale noi ci abbottoniamo il gilet. Ah, devo riuscire anche io a creare delle figure con pochi tratti!

In Provenza l’artista olandese trovò qualcosa di simile all’utopia nipponica, quanto meno nella luce e negli spazi; egli la definì un Giappone europeo.

Dati tecnici

Titolo

Giapponeseria: Oiran

Tecnica

Olio su tela

Dimensioni

105,5 x 60, 5 cm

Ubicazione

Van Gogh Museum, Amsterdam, Paesi Bassi

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Pescatrice di Awabi e piovra, opera di Hokusai https://cultura.biografieonline.it/pescatrice-awabi-piovra-hokusai/ https://cultura.biografieonline.it/pescatrice-awabi-piovra-hokusai/#comments Sat, 21 Nov 2020 16:47:26 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=31002 Pescatrice di Awabi e piovra (Dream of the Fisherman’s Wife)
Pescatrice di Awabi e piovra (Dream of the Fisherman's Wife)
Pescatrice di Awabi e piovra (Dream of the Fisherman’s Wife) – Awabi è il nome giapponese dell’abalone, frutto di mare orientale

In lingua inglese l’opera è indicata come Dream of the Fisherman’s Wife, in italiano: Pescatrice di Awabi e piovra. E’ un’opera erotica. E’ l’opera erotica più famosa dell’artista giapponese Katsushika Hokusai.

Realizzata nel 1814 è un assoluto capolavoro del racconto figurato. Questo celebre esempio di arte giapponese fa parte dell’album Spasimi d’amore pubblicato in tre volumi, ognuno dei quali conteneva cinque doppie pagine a colori.

Dati sull’opera

Tecnica

Xilografia policroma

Misure

22,1 x 15,6 cm

Datazione

1814

Ubicazione

Londra, British Museum

Analisi dell’opera e commento

In Pescatrice di Awabi e piovra, di Hokusai, vediamo una donna nuda distesa fra rocce ed alghe, mentre una piovra o un polpo gigante le succhia la vagina e la avvolge con i suoi tentacoli.

Un altro polpo, di più contenute dimensioni, la penetra con il suo becco nella bocca e le avvinghia un seno.

La piovra più piccola nel dettaglio
La piovra più piccola nel dettaglio

Una scena forte

Ci troviamo difronte ad una scena erotica fortissima, realizzata con una capacità descrittiva meravigliosa; è soprattutto una scena ambigua. Molti critici, infatti, hanno interpretato il comportamento della donna in modi differenti.

Un dettaglio della piovra più grande
Un dettaglio della piovra più grande

Le interpretazioni

Per alcuni critici la donna è sottomessa ad una violenza alla quale soggiace; ma a me non pare ci siano tratti evidenti di costrizione.

Per altri invece la donna si abbandona ad una forma di piacere quasi nevrotico; e in questo si può osservare lo spasmo della fronte.

A mio avviso, invece, si tratta di una narrazione in cui la donna, colta all’improvviso dall’attacco del polipo, si abbandona al piacere di una strana forma di accoppiamento in un contesto in cui le alghe, il mare e il mostro marino la confondono e la trascinano verso un piacere inaspettato.

Gli shunga

Quale che sia l’interpretazione, e lascio ad ognuno il proprio percorso narrativo, è evidente che possiamo osservare un meraviglioso shunga, la cui originalità lo ha reso famoso anche in Occidente.

Gli shunga sono disegni e dipinti erotici la cui origine risale alla Cina dell’epoca Muromachi (1336 – 1573). Inizialmente vietati, gli shunga erano molto diffusi fra i membri della corte nel periodo Edo (1600 – 1853).

Una delle caratteristiche di queste stampe era la riproduzione di genitali più grandi allo scopo di accentuare la visione dell’amplesso. Anche in questo caso i genitali della donna sono molto evidenti.

Ma la bellezza dell’opera, a mio parere, non consiste tanto in un’alta celebrazione degli shunga ma nella poesia dei suoi movimenti e nell’audacia delle forme che si fondono con i tentacoli del mostro marino.

Commento video

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Cortigiana e kamuro al nuovo anno, analisi dell’opera di Hiroshige https://cultura.biografieonline.it/cortigiana-kamuro-nuovo-anno-hiroshige/ https://cultura.biografieonline.it/cortigiana-kamuro-nuovo-anno-hiroshige/#respond Mon, 09 Nov 2020 10:22:29 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=30801 Nel 1820 Hiroshige realizza quest’opera dal titolo Cortigiana e kamuro al nuovo anno, mentre lavora per la bottega di Toyohiro. Da due anni ormai l’artista giapponese disegna e dipinge stampe con soggetti mondani, dove si muovono attori del teatro kabuki e cortigiane.

Cortigiana e kamuro al nuovo anno, Hiroshige - Courtesan and Kamuro at New Year
Cortigiana e kamuro al nuovo anno (Courtesan and Kamuro at New Year) • Opera di Hiroshige del 1820

Descrizione della scena

Le due figure che vediamo ritratte sfoggiano due bellissimi abiti tradizionali mentre si stanno recando ad una cena di gala per festeggiare il Capodanno giapponese, calcolato sul calendario cinese. Al centro vediamo una oiran molto elegante con il fiocco obi annodato davanti, che contraddistingue la sua posizione sociale; ciò la differenzia dalla geisha, la quale invece lo porta annodato sulla schiena.

Differenze tra geisha e oiran

Ma non è l’unica differenza fra la geisha e l’oiran, quest’ultima infatti appartiene più al mondo delle cortigiane che furono donne di piacere con il compito di soddisfare da ogni punto di vista i loro clienti.

Le oiran lavoravano nei quartieri a luci rosse ma potevano aspirare a migliorare notevolmente la loro posizione sociale se venivano scelte da uomini di potere.

Il periodo del loro massimo splendore fu soprattutto durante il regno della famiglia Tokugawa, la quale concentrò su di sé sia il potere politico che quello militare. Edo era il nome che all’epoca si diede a Tokio e fu durante questo periodo, 1600 – 1868 che le oiran riuscirono ad imporre la loro posizione sociale.

Le oiran e Hiroshige

Questa stampa, quindi, ricostruisce un periodo storico ma non è anacronistica perché anche al tempo di Hiroshige le oiran esercitavano la loro professione ma non svolgevano più atti sessuali; la loro influenza era dettata dall’abilità, artistica, nel canto e nella calligrafia.

Kamuro

La bambina accanto alla oiran è una kamuro.

Le kamuro erano al servizio delle oiran al solo scopo di prenderne il posto quando il tempo fosse stato maturo. Dunque svolgevano accanto alle loro maestre una funzione di assistenti e collaboratrici: le seguivano alle feste, le aiutavano nei preparativi, le accompagnavano dai clienti, insomma le assistevano in tutte le fasi del loro lavoro.

Le kamuro avevano dai cinque ai nove anni: malgrado la loro giovanissima età vivevano immerse nel mondo delle oiran e della prostituzione di alto livello, condividendo anche le menzogne e gli intrighi a cui le loro maestre partecipavano.

Dati dell’opera

Tecnica

Stampa xilografica (surimono); inchiostro e colore su carta

Dimensioni

Shikishiban: 20,3 x 18 cm

L’opera è conservata a Boston (USA), presso il Museum of Fine Arts

Analisi dell’opera e commento

L’opera di Hiroshige Cortigiana e kamuro al nuovo anno, è indubbiamente una stampa di alto livello cromatico e dai disegni meravigliosamente realistici e coinvolgenti.

Si potrebbe osservare quest’opera ascoltando una musica giapponese dell’epoca ed essere così trascinati nel mondo antico e misterioso delle oiran.

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Seki (Hiroshige): storia e analisi dell’opera https://cultura.biografieonline.it/seki-hiroshige/ https://cultura.biografieonline.it/seki-hiroshige/#respond Mon, 02 Nov 2020 09:52:14 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=30711 La scena che vediamo realizzata da Hiroshige rappresenta il villaggio di Seki, posto sulla via per il santuario di Ise. L’opera, esempio di arte giapponese, è una xilografia realizzata nel periodo 1848-1849.

Seki (Hiroshige)
Seki (Hiroshige)

Seki: descrizione della scena

A destra vediamo l’arco torii dipinto di rosso. Quest’arco o cancello è un accesso sacro all’area del monastero: è una sorta di porta sacra che è obbligatorio attraversare per accedere al santuario. Essa appartiene alla tradizione shintoista.

Una vota passato l’arco si entra nell’area del monastero il cui edificio si chiama jinja ed è costruito in legno: lo vediamo sulla destra dell’opera.

Il jinja è costruito unicamente in legno perché è temporaneo, vale a dire che se si rovina, crepa o si usura a causa del tempo; viene poi distrutto e ricostruito da zero.

Il bianco della neve avvolge tutto il paesaggio ed entra in contrasto con il cromatismo del cielo trapuntato di stelle: è un luogo di pace e spiritualità.

Hiroshige rende perfetto l’incanto di un momento in un luogo in cui ci sembra di sentire solo il rumore dei piedi che affondano nella neve, mentre alcune persone si recano al santuario.

Vediamo infatti alcuni uomini con il loro carico sulle spalle che attraversano arrancando nella neve la porta torii per dirigersi al santuario a svolgere i riti di purificazione.

Seki Hiroshige dettaglio detail
Seki (Hiroshige) – il dettaglio con le persone e il torii rosso

Il nome “Seki”

Seki significa “entrata”. Il villaggio era chiamato così perché anticamente i funzionari controllavano vicino ad un cancello il passaggio dei forestieri.

I colori

Tutto è candore e bellezza mentre il cielo stellato sovrasta il manto di neve.

Pochi, dunque, sono i colori utilizzati da Utagawa Hiroshige in quest’opera:

  • il rosso;
  • il bianco;
  • il marrone;
  • il grigio;
  • l’azzurro.

Sono sì pochi colori, ma con una forza espressiva che ipnotizza. Se si osservano le opere di Hiroshige si riacquisisce la forza del tempo, l’ammirazione calma per la bellezza, l’osservazione e la cura dei dettagli fin quasi ad entrare nell’opera stessa. Un altro esempio con queste caratteristiche è Neve di sera a Hira, analizzato in un articolo precedente.

Neve di sera a Hira- Evening Snow on Mount Hira (Utagawa Hiroshige)
Neve di sera a Hira (Evening Snow on Mount Hira)

Seki: dati tecnici

  • Tecnica: xilografia, inchiostro e colore su carta.
  • Periodo di realizzazione: 1848-1849
  • Misure: 25,2 x 27,3 cm
  • Ubicazione: Chazen Museum of Art, Madison (Wisconsin, USA)

Seki (Hiroshige): analisi dell’opera e commento video

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Barche che ritornano a Gyotoku, opera di Hiroshige https://cultura.biografieonline.it/barche-gyotoku-hiroshige/ https://cultura.biografieonline.it/barche-gyotoku-hiroshige/#respond Thu, 29 Oct 2020 08:24:29 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=30683 Le barche ritornano a Gyotoku

Utagawa Hiroshige realizza questa xilografia dal titolo Le barche ritornano a Gyotoku (Boats Returning to Gyotoku) nel 1837 circa. Gyotoku in quegli anni è un porto molto importante dove si svolgono commerci di pesca, sale e alghe.

Barche ritornano a Gyotoku (Hiroshige, 1837)
Barche ritornano a Gyotoku (Hiroshige, 1837 circa)

Descrizione della scena

In questa stampa vediamo gli abitanti del sobborgo di Edo mentre rientrano a casa dopo una giornata di lavoro.

In primo piano osserviamo una barca con alcuni pescatori che si riposano e altri che la governano senza vele, dirigendola al villaggio in cui si ristoreranno per la cena. Subito dopo compaiono due barche dalle quali sorgono due vele in una bellissima verticalità; quasi sembrano due case, che si stagliano nel mezzo della xilografia.

Più in là vediamo altre barche che solcano il fiume, i cui marinai cercano di contrastare la corrente spingendo le barche nella direzione desiderata.

Nel centro della stampa vediamo la linea dell’orizzonte in cui compaiono le capanne dei pescatori e gli alberi affollati a ridosso del corso d’acqua.

I colori

I colori del fiume sono bellissimi.

In primo piano vediamo il blu profondo, nel mezzo un azzurro più chiaro; in fondo, vicino al villaggio, l’acqua assume un colore più verdastro.

Sopra al villaggio possiamo perderci nei colori del tramonto che esplode nel rosso, nel giallo e nel bianco.

Utagawa Hiroshige e il senso di pace

Hiroshige sceglie di rappresentare la pace, la tranquillità, l’arcaica bellezza del Giappone in contrasto con la fatica e il dolore della vita politica, sociale ed economica del suo paese. Il Giappone proprio in quegli anni vive mote turbolenze. Il sistema feudale è al collasso e da molte parti si chiede una modernizzazione del paese.

Ma per l’artista ciò che conta è la bellezza di una giornata che volge a conclusione, mentre i pescatori ritornano a casa dopo una giornata di lavoro e di fatica; viaggiano coprendosi con i loro copricapo di paglia, riposandosi seduti dentro le barche o mentre raccolgono le reti che gli sono servite per pescare il pesce, in un mare ancora ricco e generoso.

Il senso di pace è una caratteristica ricorrente nelle opere di Hiroshige: l’abbiamo sottolineata in altri articoli, come ad esempio Neve di sera a Hira o Fugu e Inada.

Il componimento

Nella parte in alto a destra del quadro possiamo leggere un componimento in lingua giapponese che accompagna il rientro dei pescatori nel porto di Edo.

“Le barche dirette verso casa
sono guidate da irresistibili venti
verso le correnti divise del fiume
infestato dal gatto di Gyotoku.”

Dati sull’opera

  • La xilografia policroma è realizzata su carta con inchiostro e colore
  • Il titolo in giapponese è: Gyotoku no kihan
  • Misura 22,5×33,3 cm
  • E’ esposta al Metropolitan Museum of Art di New York.
  • Fa parte della serie “Otto vedute dei sobborghi di Edo” (Eight Views in the Environs of Edo; in giapponese: Edo kinko hakkei no uchi)

Analisi dell’opera e commento video

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Fugu e Inada, opera della serie dei pesci, di Hiroshige https://cultura.biografieonline.it/fugu-inada-pesci-hiroshige/ https://cultura.biografieonline.it/fugu-inada-pesci-hiroshige/#comments Tue, 27 Oct 2020 07:28:41 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=30661 I due pesci fugu e inada

Fugu e Inada è un’opera di Utagawa Hiroshige; realizzata nel 1840 appartiene alla serie Ogni varietà di pesce. L’inada e il fugu sono due pesci molto diversi sia per forma che per colore. Hiroshige li incornicia con un ramo di susino in fiore.

Fugu e Inada (Hiroshige, 1840)
Fugu e Inada (Hiroshige, 1840)

I colori

Hiroshige divide la carta su cui sono disegnati e dipinti i due pesci con due colori principali:

  • un colore azzurrino, per simboleggiare il mare;
  • un colore più chiaro e pallido, per contrastare il colore caldo del mare.

Lo schema geometrico

I due pesci Fugu e Inada riprendono lo schema dell’opera intitolata Shimadai e Ainame, realizzata nello stesso anno (1840) e che vede i due pesci disposti in una posizione a V. E’ un incrocio in cui sembrano nuotare vicini per un tratto del loro percorso.

Inada

L’inada è il pesce più grande, in parte dipinto di azzurro ed è diffuso nel Pacifico, nell’Atlantico e nel Mediterraneo; può raggiungere i 360 metri di profondità ed è un pesce abbastanza imponente perché può raggiungere anche i due metri di lunghezza.

Osservando l’opera non si riesce a cogliere le vere dimensioni dell’inada anche se la differenza rispetto al fugu è notevole.

Hiroshige dipinge il pesce usando i suoi colori naturali, quindi l’azzurro e il giallo della coda. Sono perfette le righe realizzate ad inchiostro che solcano le pinne e la coda.

Fugu

Il fugu, invece, è il classico pesce palla. E’ un animale terribile e velenoso, dotato di spine molto piccole che aumentano in dimensione quando si gonfia difronte ad un nemico, oppure ad un pericolo.

Il veleno del fugu è mortale perché blocca l’apparato respiratorio; tuttavia, è anche un pesce molto prelibato. In Giappone ogni anno muoiono centinaia di persone proprio perché la sua preparazione è molto difficile e delicata: solo gli chef più esperti possono affrontare il taglio del fugu.

Il pesce palla (in giapponese, fugu) fa parte della tradizione culinaria del Giappone. Il suo veleno mortale lo rende però un piatto difficilissimo da preparare.

Piatto tipico dunque della cucina giapponese, il fugu presenta un colore biancastro sulla pancia e più scuro sulla parte superiore; è un pesce che vive prevalentemente in acque marine e poco profonde.

Descrizione e analisi dell’opera

Quest’opera, come le altre della serie Ogni varietà di pesce (Every Variety of Fish) rappresenta a parer mio, un perfetto equilibrio fra la tranquillità del mondo marino e il desiderio di contemplare un’opera d’arte che esprima un mondo altro; vale a dire un contesto in cui le difficoltà del mondo terrestre siano rimosse e dimenticate.

Proprio la bellezza del disegno e la delicatezza dei colori permettono una contemplazione pacifica dell’opera in cui i colori caldi contrastano i colori freddi in un equilibrio cromatico delicato e pieno di bellezza.

Altri dati sull’opera

  • L’opera Fugu e Inada è attualmente esposta al Metropolitan Museum of Art di New York.
  • Misura 25,5×38 cm.
  • E’ realizzata con una xilografia policroma, inchiostro e colore su carta.
  • Appartiene alla serie Ogni varietà di pesce (Uozukushi)
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Shimadai e Ainame, analisi dell’opera di Utagawa Hiroshige https://cultura.biografieonline.it/shimadai-ainame-hiroshige/ https://cultura.biografieonline.it/shimadai-ainame-hiroshige/#comments Mon, 26 Oct 2020 15:54:23 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=30647 Shimadai e Ainame

Nel 1840 l’artista giapponese Utagawe Hiroshige realizza quest’opera raffigurante dei pesci, intitolata Shimadai e Ainame.

Shimadai e Ainame

Dati dell’opera

  • Xilografia policroma, inchiostro e colore su carta 25,7×37 cm.
  • Ubicazione: New York, The Metropolitan Museum of Art (donato dai coniugi Holme nel 1980)
  • Serie Ogni varietà di pesce

Il contesto storico

Il periodo storico è fra i più complicati per il Giappone: il sistema feudale è al collasso, la crisi economica morde, la carestia sta mietendo mote vittime e da molte parti si chiede una modernizzazione del paese per essere al passo con i tempi. Le stampe di Hiroshige non ci raccontano il Giappone contemporaneo ma ci immergono, invece, in un contesto di pace e tranquillità. Si veda ad esempio Neve di sera a Hira (opera analizzata in un articolo precedente).

Il mondo dell’acqua ci sottrae al mondo della sofferenza che siamo costretti a vivere in superficie.

I pesci sono un soggetto molto amato dall’artista giapponese; già, infatti, fra il 1832 e il 1834 aveva realizzato alcune stampe di pesci e fiori, che aveva intitolato Ogni varietà di pesce.

In lingua inglese l’opera è indicata come: Shimadai and Ainame Fish, from the series Uozukushi (Every Variety of Fish)

Analisi e descrizione

La composizione è semplice: due pesci vengono accostati in direzione opposta e insieme formano una V sdraiata; sotto di loro possiamo vedere il colore azzurro che rappresenta il contesto marino. La struttura a V la rivedremo più volte nella serie di Hiroshige dedicata ai pesci.

Nella rappresentazione dello Shimadai, il pesce più grande, vediamo le squame dettagliate con un morbido chiaroscuro e possiamo ammirare la precisione delle linee sulla coda del pesce. L’Ainame, invece, ha un colore leggermente più chiaro.

L’artista oltre alle linee della coda e delle pinne, disegna in modo preciso anche le branchie.

Lo shimadai è un pesce che vive nel Pacifico occidentale fra il Giappone e l’Indonesia; mentre l’ainame nuota intorno al Giappone, soprattutto vicino alle coste rocciose dove l’acqua è più salata. Questo pesce è in via d’estinzione e per questo è diventato soprattutto un natante di allevamento.

Commento all’opera

Il dipinto a parer mio è un inno alla pace, alla tranquillità, al mondo della bellezza semplice costituita dai due pesci, dall’acqua e da una pianticella azzurra che li circonda. Utagawa Hiroshige dipinge queste stampe con la maestria di un saggio che sa toccare i sentimenti più puri e candidi dell’essere umano.

Proprio queste opere ci permettono di uscire per un attimo dal mondo dei problemi e delle angosce, e riflettere su un mondo più misterioso come quello marino.

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Neve di sera a Hira, opera di Utagawa Hiroshige del 1832 https://cultura.biografieonline.it/neve-di-sera-a-hira-hiroshige/ https://cultura.biografieonline.it/neve-di-sera-a-hira-hiroshige/#comments Wed, 21 Oct 2020 13:55:55 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=30630 Nel 1832 l’artista giapponese Utagawa Hiroshige realizza Neve di sera a Hira (o Neve di sera sulle montagne di Hira). E’ un’opera composta con inchiostro e colore su carta, la quale racconta la pace di un luogo innevato poco prime che scenda la sera.

Neve di sera a Hira, quadro famoso di Hiroshige
Neve di sera a Hira (Evening Snow on Mount Hira) • Utagawa Hiroshige, 1832

Neve di sera a Hira: il luogo

Hira è un complesso montuoso che si trova presso il lago Biwa, a nord-est di Kyoto, in Giappone.

Il lago è alimentato dalla neve e dai ghiacci che d’inverno si formano sui monti.

Hiroshige rappresenta il lago con il colore blu, dipingendone una parte sulla destra: è l’unico passaggio di colore di tutta l’opera.

Il resto dell’opera è rappresentato con i bianchi e neri; un chiaroscuro che ci trasmette perfettamente l’immagine di un gelido inverno.

Descrizione dell’opera

La neve copre tutto il paesaggio, dai monti al villaggio, lasciando pochi elementi liberi.

Vediamo gli uomini vicino alle capanne arrancare nella neve mentre il pescatore riesce ancora a scivolare sulle acque gelide del lago.

Tre piani

L’opera è divisa in 3 piani prospettici:

  • il lago, gli uomini, le capanne e gli animali
  • le montagne innevate
  • le montagne all’orizzonte

Primo piano

Nel primo piano vediamo le capanne del villaggio e gli uomini insieme agli animali che camminano nella neve; dietro al villaggio possiamo scorgere gli alberi scarni, realizzati con pochi tratti di inchiostro nero che rendono ancora di più l’idea dell’inverno gelido e definitivo.

Secondo piano

In secondo piano l’artista rappresenta il complesso montuoso di Hira. Le montagne sono disegnate con linee spezzate che rappresentano i crepacci e le zone non coperte dalla neve; questa tecnica rende le cime ancora più aspre; non sono declivi dolci quelli che vediamo, ma linee con un chiaroscuro forte, contrastato, non omogeneo.

Terzo piano

Nel terzo piano vediamo apparire in forma fantasmagorica un ammasso montuoso chiaro, più chiaro del cielo. Esso si affaccia sulla visione, quasi fosse un riflesso dei monti: in realtà è un altro complesso montuoso posto all’orizzonte.

Tecnica, misure e ubicazione

Neve di sera a Hira, 1832. (Evening Snow on Mount Hira)

Xilografia policroma. Inchiostro e colore su carta. 22,5×40,5 cm.

New York, The Metropolitan Museum of Art.

La scritta giapponese

Nella parte in alto a sinistra del quadro è riportata una scritta in giapponese. Essa recita così:

“Quando la neve ha smesso di cadere, verso sera le cime innevate sorpassano in bellezza il ciliegio, sbocciato in tutta la sua perfezione”.

Analisi dell’opera con commento video

Pissarro ebbe modo di affermare:

Hiroshige è uno straordinario impressionista.

Camille Pissarro

Neve di sera a Hira comunica un senso di pace e dolcezza, una bellezza sfumata che potrà rimanere solo pochi istanti prima che la notte elimini la luce.

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L’italiana (opera di Vincent Van Gogh) https://cultura.biografieonline.it/italiana-van-gogh/ https://cultura.biografieonline.it/italiana-van-gogh/#comments Fri, 05 Feb 2016 15:39:59 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16535 La protagonista di questo dipinto di Vincent Van Gogh dal titolo “L’italiana”, è Agostina Segatori (1843-1910), una donna di Ancona, già modella di altri pittori, come Jean-Baptiste Camille Corot e Edouard Manet, contemporanei di Van Gogh.

L'italiana - The Italian woman - L'Italienne - Agostina Segatori - quadro - picture - Van Gogh - 1887
L’italiana (The Italian woman – L’Italienne): la donna ritratta da Van Gogh nel 1887 è  Agostina Segatori – Olio su tela, 81×60 cm, Musée d’Orsay, Parigi

L’italiana: breve analisi e commento al quadro

Forse amante di Van Gogh per un breve periodo, ma questo poco importa, il ritratto di Agostina Sartori è, per me, uno dei più intensi mai realizzati dal pittore olandese. Van Gogh dipinse questo ritratto nel 1887, mentre si trovava a Parigi, prima di partire e trasferirsi in campagna ad Arles. Il soggiorno nella capitale francese ha permesso a Van Gogh di frequentare altri pittori e di cercare nuove vie espressive. E “L’italiana” è uno dei dipinti in cui si incontrano e si fondono due stili che in quei mesi il pittore stava studiando: il neoimpressionismo e le stampe giapponesi.

Del primo stile notiamo subito l’utilizzo dei colori primari che servirono a Van Gogh per raccontare la forza espressiva del viso di Agostina Segatori e per darle un’energia primitiva, quasi selvaggia. E’ interessante notare come il colore serva a Van Gogh per descrivere l’espressione, oltre che per suggestionare una visione originale e impattante dell’espressione di Agostina.

Contemporaneamente troviamo lo stile raffinato dell’arte giapponese nelle linee precise e prive di profondità che incorniciano il ritratto. La sofisticata arte giapponese non serve a Van Gogh per raccontare l’anima di Agostina, bensì per racchiuderla in un contesto di calma e precisione, dove la sua forza espressiva appare, in un certo senso, contenuta.

Inoltre, lo sfondo monocromatico serve all’artista per far risaltare ancora di più la forza dei colori primari. La percezione che ha lo spettatore del ritratto, infatti, è accentuata dai colori che risaltano nei punti in cui il pittore vuole che appaiano i contrasti espressivi. Proprio la sperimentazione di Van Gogh sul volto della donna, richiama molti elementi che ritroveremo in seguito nello stile faunistico.

Il dipinto misura 81 x 60 cm ed è stato realizzato con colori ad olio su tela.

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