Stalin Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 13 Sep 2023 07:53:38 +0000 it-IT hourly 1 Guerra Fredda: significato, cause e riassunto https://cultura.biografieonline.it/la-guerra-fredda/ https://cultura.biografieonline.it/la-guerra-fredda/#comments Wed, 16 Mar 2022 07:27:20 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=787 Guerra Fredda è una definizione utilizzata per comprendere il periodo storico che va dalla conferenza di Yalta avvenuta nel 1945 alla caduta del Muro di Berlino avvenuta nel 1989. All’interno di questo arco temporale le due super potenze Stati Uniti d’America e Unione Sovietica hanno coinvolto il mondo in una strategia della tensione costituita da:

  • guerre parallele,
  • guerre spionistiche,
  • alleanze diplomatiche,
  • scontri sul piano della politica internazionale,
  • corsa agli armamenti tradizionali e alle armi nucleari.
Winston Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Jalta (1945)
1945 – Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Yalta

Dopo la Conferenza di Yalta del febbraio 1945, a cui parteciparono Winston Churchill come Primo Ministro del Regno Unito, Franklin Delano Roosevelt come presidente degli Stati Uniti d’America e Josif Stalin come Segretario Generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica,  fu subito chiaro al Primo Ministro inglese quanto fosse pericolosa la politica estera russa che stava di fatto inglobando ideologicamente e militarmente i territori conquistati dall’Armata Rossa.

Il presidente americano, invece, sembrava sottovalutare Stalin e al fine di averlo come alleato contro i giapponesi gli consentì di avanzare pretese sui territori conquistati.

La Conferenza di Posdam che avvenne nel febbraio del 1945 rese chiaro a tutti che Churchill aveva ragione e che di fatto si stava stendendo la Cortina di Ferro fra due super potenze: l’America e i suoi alleati e l’ Unione sovietica e i suoi alleati.

Durante la Conferenza di Parigi del 1946-1947, a cui parteciparono le potenze vincitrici, iniziarono a porsi seriamente i primi problemi fra la delegazione americana e quella russa per quanto riguardava la spartizione della Germania.

Il termine Guerra Fredda

Fu il politico statunitense Bernard Baruch, incaricato nel 1946 dal suo governo di redigere un piano per giungere al disarmo in materia di armi atomiche, a coniare il termine Guerra Fredda, proprio per indicare le relazioni diplomatiche tra USA e URSS: era il 16 aprile 1947.

Dalle tensioni mondiali al disgelo

La tensione durante la Guerra Fredda raggiunse il culmine con “la questione greca” e il destino politico delle democrazie popolari che a questo punto non erano più autonome e non avevano più alcuna parvenza democratica. Inoltre, in Asia si stava aprendo un terzo fronte con la Cina che si stava trasformando in una repubblica comunista e marxista alleata con la Russia che si contrapponeva allo stato di Taiwan dove si era rifugiato il governo del generale Chiang Kai-shek alleato e sostenuto da molti governi occidentali.

Durante la Guerra Fredda, i due blocchi – Gli USA e i loro alleati da una parte e l’URSS e i suoi alleati dall’altra – non rappresentavano solo una contrapposizione militare e diplomatica ma anche ideologica, sociale, politica, economica e di visione del futuro del mondo.

Dal punto di vista economico e ideologico uno degli atti più importanti che gli americani decisero già nel 1946 e avviarono nel 1947 fu il Piano Marshall.

Mentre nel 1949 fu istituito, per volontà americana, il Patto Atlantico che rappresentava di fatto un alleanza militare, con un comando integrato chiamato NATO. La North Atlantic Treaty Organization riuniva:

  • USA,
  • Canada,
  • Gran Bretagna,
  • Francia,
  • Belgio,
  • Olanda,
  • Lussemburgo,
  • Italia,
  • Danimarca,
  • Norvegia,
  • Islanda,
  • Portogallo,
  • Grecia e Turchia – aderirono nel 1951
  • Germania Federale – entrò nel patto nel 1956.

L’URSS, invece, diede vita nel 1955 al Patto di Varsavia proprio per contrastare il Patto Atlantico. Vi aderirono:

  • Albania,
  • Cecoslovacchia,
  • Bulgaria,
  • Polonia,
  • Romania,
  • Repubblica Democratica Tedesca,
  • Ungheria.

L’aumento della tensione

Da questo momento in poi la strategia della tensione aumentò proporzionalmente con l’aumento delle armi nucleari e degli armamenti tradizionali in entrambi i blocchi; fino a quando, negli anni ’70, si iniziò una difficile serie di trattative per contenere tale crescita, che soprattutto per l’URSS, stava diventando insostenibile.

Due furono i principali terreni di scontro fra i due blocchi:

  1. la Guerra di Corea, che vide gli Stati Uniti contro la Corea del Nord e la Cina;
  2. la Guerra del Vietnam fra Stati Uniti e Vietnam del Nord.

In entrambe le guerre i due blocchi furono coinvolti attraverso sostegni di tipo politico e militare, anche se le potenze coinvolte direttamente furono solo quelle citate.

La fine della Guerra Fredda

Negli anni ’80 l’elezione di Ronald Reagan a presidente degli Stati Uniti d’America e la nomina di Mikhail Gorbaciov a Segretario Generale dell’Unione Sovietica, diede un’ accelerata al disarmo e alla politica della distensione.

Reagan e Gorbaciov nel 1985 (Summit di Ginevra) – Guerra Fredda
Reagan e Gorbaciov nel 1985 (Summit di Ginevra) – L’evento portò al termine della Guerra Fredda

Entrambi i capi di Stato iniziarono una politica nuova all’interno dei loro paesi: Reagan, malgrado la sua crociata contro il comunismo e la sua politica economica liberale, si fece garante di un cambiamento economico radicale e di un avvicinamento politico e strategico all’Unione Sovietica.

Mentre Gorbaciov aprì la strada ad una democratizzazione del suo paese e dei paesi satelliti dell’Unione Sovietica.

L’atto finale fu la caduta del Muro di Berlino nel 1989 che diede avvio alla dissoluzione dell’impero sovietico.

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Stalin, biografia di un dittatore, libro di Oleg V. Chlevnjuk https://cultura.biografieonline.it/stalin-biografia-di-un-dittatore/ https://cultura.biografieonline.it/stalin-biografia-di-un-dittatore/#comments Wed, 16 Mar 2022 02:44:22 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=21838 Josif Stalin è stato per 24 anni, dal 1929 al 1953,  il dittatore assoluto e indiscusso dell’Unione Sovietica. Con pugno di ferro e con una strategia che non ammetteva compromessi. Ma che ha sempre posto come prima decisione la violenza e l’annichilimento di chiunque lo contrastasse. Stalin ha gestito la società civile trasformando un paese arcaico in una superpotenza mondiale.

Stalin

Stalin, biografia di un dittatore

La sua interpretazione semplicistica e personale del marxismo, gli ha permesso di stravolgere totalmente il suo paese, senza che nessuno  abbia mai osato contrastarlo o ci sia riuscito con un minimo di efficacia. Anzi l’idea che più lo ossessionava era quella dell’esistenza di nemici all’interno del partito o nei vari strati della società, che avessero intenzione di deporlo o di ucciderlo.

Proprio per evitare questa possibilità, Stalin ha preventivamente incarcerato, fatto fucilare e processato milioni di persone. Il regime del terrore che riuscì a instaurare in URSS ha costretto tutti i cittadini a vivere in un clima di insicurezza e paura. In tale clima anche il vicino di casa poteva essere un pericoloso delatore.

Probabilmente più di 60 milioni di persone hanno subito le sue repressioni. Cittadini che sono stati coinvolti senza un vero processo o prove certe contro di loro, in un meccanismo kafkiano, che nella maggior parte dei casi si è concluso con  la prigione nei gulag o con la fucilazione.

Malgrado queste certezze storiche, pare che oggi in Russia la figura di Stalin stia vivendo un momento di gloria e che il suo mito stia riaffiorando con considerazioni molto positive sul suo operato. Ad esempio si discute su quanto la sua strategia politica abbia influito per trasformare un paese arcaico in una super potenza economica e militare che ha sconfitto Hitler e la Germania nazista.

Il libro

Oleg V. Chlevnjuk, forse il maggior esperto mondiale di Stalin, ha scritto un bel libro dedicato al dittatore. In esso sfata i miti che gli sono stati attribuiti. Il titolo è: Stalin, biografia di un dittatore, di Oleg Chlevnjuk, Le Scie, Mondadori editore (2016, Pagine: 467).

Stalin, biografia di un dittatore
Copertina del libro “Stalin, biografia di un dittatore” (2016), di Oleg V. Chlevnjuk

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L’autore contrasta nel libro questa riabilitazione di Stalin. Riesce a sfatare il suo mito di amministratore eccelso, stratega militare lungimirante o vittima di collaboratori avidi e corrotti che lo hanno spinto a vedere ovunque traditori e possibili nemici del popolo. Ma dall’altra parte, Chlevnjuk sfida anche i miti negativi che vedono Stalin solo come il traditore di Lenin e della sua eredità politica. O come un dittatore paranoico che si è concentrato unicamente sulla sua sanguinosa vendetta.

L’autore basandosi  su documenti d’archivio, testimonianze dirette e indirette ha incrociato una quantità notevole di materiale, ricostruendo in modo dettagliato la vita di Stalin. Ponendo una particolare attenzione al percorso che da oscuro combattente e rivoluzionario georgiano, ha visto il futuro leader sovietico diventare uno dei più stretti collaboratori di Lenin durante la rivoluzione d’Ottobre. Poi, in seguito, suo unico erede in seno al gruppo dirigenziale del Comitato centrale del partito comunista.

Stalin
Stalin

Infine, il ritratto di Stalin si compie con il racconto della dittatura dello Stato sovietico che lo ha visto protagonista di decisioni politiche spregiudicate. Decisioni che, però, gli hanno permesso di conservare, per quasi un quarto di secolo, un potere pressoché assoluto.

Recensione e commento

Chlevnjuk analizza però anche le scelte di Stalin quale leader politico di una nazione in espansione. In particolare l’autore racconta la genesi delle collettivizzazioni delle campagne russe e l’industrializzazione imposta secondo un metodo costruito a tavolino. Esso ha costituito uno degli errori più gravi nella storia moderna della Russia.

Con uno stile narrativo avvincente e ricco di dettagli, l’autore racconta gli ultimi giorni di vita del dittatore per poi tornare alla sua infanzia e adolescenza. Periodo in cui Stalin, dopo il seminario, ha cominciato a prendere le distanze dalla religione e ad abbracciare il marxismo. Per intraprendere così un percorso rivoluzionario clandestino che lo ha portato ad un’ascesa politica rapidissima. Il ritratto che ne viene fuori  è avvincente ed equilibrato. E permette al lettore di farsi un’idea chiara di ciò che fu Stalin nella  Russia del XX secolo.

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Conferenza di Jalta: evento storico che si svolse tra il 4 e l’11 febbraio 1945 https://cultura.biografieonline.it/conferenza-di-jalta/ https://cultura.biografieonline.it/conferenza-di-jalta/#comments Thu, 28 Jun 2018 17:29:24 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=24954 Nel febbraio 1945 la Seconda Guerra Mondiale volgeva ormai al termine. Dopo qualche mese gli Alleati avrebbero vinto il conflitto mondiale, sconfiggendo definitivamente la Germania nazista. Al fine di prendere importanti decisioni sul futuro, per una settimana – dal 4 all’11 febbraio 1945 – i capi politici dei tre maggiori Paesi Alleati nonché dei tre Paesi più potenti del mondo (Stati Uniti, Regno Unito e Russia), si incontrarono a Jalta. La località è indicata in lingua anglosassone anche come Yalta ed è ubicata in Crimea, sul Mar Nero. Quella che storicamente è nota come la Conferenza di Jalta si tenne presso il Palazzo Livadija.

1945 - Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Jalta
1945 – Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Yalta

Jalta: cosa era successo prima

I tre leader presenti alla Conferenza di Jalta (Franklin Delano Roosevelt, Winston Churchill, Josif Stalin) si erano già incontrati in precedenza, durante la Conferenza di Teheran, tenutasi nel 1943. Già allora la situazione si presentava alquanto complicata, in quanto Hitler aveva tradito il patto “Molotov-Ribbentrop stipulato nel 1941 tra i Ministri degli Esteri di Germania e Russia. In esso era stata stabilita l’annessione alla Russia di Estonia, Lituania e Lettonia, la non aggressione reciproca tra i due Paesi e la divisione della Polonia.

Secondo i piani di Hitler l’operazione “Barbarossa intentata contro la Russia nel giugno del 1941 doveva svolgersi in maniera veloce e “indolore”, ma così non fu. Il 3 luglio dello stesso anno Stalin, rivolgendosi al popolo con un discorso divulgato alla radio, annunciò la sua intenzione di entrare in guerra contro la Germania, definendo i nazisti con a capo Hitler dei veri e propri “criminali”. Più tardi l’URSS valutò la necessità di allearsi con i Paesi dell’Occidente; proprio per questo si tennero tre incontri a breve distanza uno dall’altro: Teheran, Jalta e Potsdam.

Lo svolgimento della Conferenza di Jalta nel dettaglio

L’incontro era stato fissato per valutare lo scenario presente e prendere decisioni sul periodo post-bellico che sarebbe seguito di lì a poco. Gli incontri tra i leader si tennero presso il Palazzo Livadija. Qui fu anche realizzato un centro comunicazioni che smistava le notizie dell’incontro in tutto il resto del mondo. Pare che la Conferenza di Jalta si sia svolta in un clima comunque disteso; non ci furono recriminazioni tra i partecipanti, nonostante tra loro ci fossero grandi differenze sia culturali che ideologiche.

Le riunioni non si svolsero secondo un ordine del giorno prefissato: i tre partecipanti discussero della situazione in cui si trovava la Polonia, del futuro della Germania e della Jugoslavia, e di un possibile intervento della Russia in Giappone. Secondo gli studiosi che affrontarono la conferenza di Jalta dal punto di vista storiografico, anche se l’incontro era stato previsto per garantire ai Paesi un futuro di “pace e prosperità”, in realtà ognuno cercò di difendere i propri interessi. Sempre secondo gli storiografi fu Stalin ad avere la meglio rispetto agli altri due, nelle decisioni che furono prese.

Le posizioni del tre leader

Durante le trattative Winston Churchill si mostrò accondiscendente a che l’Europa orientale fosse interamente sotto il controllo della Russia. Stalin e Roosevelt, invece, discussero a lungo circa la situazione dell’estremo Oriente, addivenendo ad alcune conclusioni. In particolare, il leader degli Stati Uniti ottenne da Stalin la promessa di entrare in guerra contro il Giappone. In cambio l’URSS acconsentì ad alcune concessioni territoriali, oltre al riconoscimento degli interessi nei porti cinesi di Dalian e Port Arthur. Altro argomento che fu approvato durante la conferenza di Jalta fu l’istituzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Oggetto di discussione fu soprattutto la modalità di voto che il Consiglio di sicurezza avrebbe dovuto adottare in futuro. In particolare Stalin aveva avanzato la possibilità di introdurre il diritto di veto. La redazione e la sottoscrizione della Carta delle Nazioni Unite vennero però rimandate ad un incontro successivo; esso si sarebbe tenuto circa due mesi dopo in America, per la precisione a San Francisco. A quell’incontro, però, non si presentò Roosevelt, che morì qualche giorno prima dell’inizio dei lavori. Il documento finale, che venne sottoscritto il 26 giugno, stabilì la struttura delle Nazioni Unite, così come risulta ancora oggi.

Cosa successe dopo la Conferenza di Jalta

Al termine della conferenza di Jalta, Roosevelt si dichiarò soddisfatto del risultato conseguito, definendolo una “grande vittoria della pace”, ma non fece in tempo a partecipare alla conferenza di Potsdam indetta successivamente, perché morì qualche giorno prima. Churchill lasciò Jalta prima degli altri leader per recarsi di persona a verificare l’esito delle elezioni nel Regno Unito, ma siccome vinsero i laburisti, a Potsdam ci andò un altro primo ministro: Clement Attlee. Ma la situazione era destinata a mutare velocemente: il 5 marzo 1946 cominciò ufficialmente la Guerra Fredda.

Considerazioni sulla Conferenza di Yalta

La conferenza di Jalta può essere valutata secondo due prospettive opposte.

  1. Secondo alcuni studiosi l’incontro tenutosi in Crimea aveva finito con il favorire l’avvento della Guerra Fredda. La causa fu l’espansione sovietica e la divisione dell’Europa in blocchi contrapposti tra loro.
  2. Secondo altri, invece, la conferenza rappresentò un’occasione di confronto su temi importanti. Ad essi seguì una fattiva collaborazione tra le potenze che erano risultate vittoriose nella Seconda Guerra Mondiale.
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La strana guerra https://cultura.biografieonline.it/strana-guerra/ https://cultura.biografieonline.it/strana-guerra/#comments Tue, 15 May 2018 16:41:30 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=24687 In ambito storico l’espressione strana guerra indica un periodo della Seconda guerra mondiale che fece registrare una stasi delle operazioni militari. Gli eventi che fanno da confine alla “strana guerra” sono: la fine della campagna di Polonia (6 ottobre 1939) e l’avvio delle operazioni per la Campagna di Francia (10 maggio 1940). I fatti che andiamo a riassumere in questo articolo costituiscono le premesse storiche che portarono alla Campagna di Francia.

Strana guerra

La “strana guerra” dopo la campagna di Polonia

Subito dopo la conclusione della campagna di invasione della Polonia da parte dell’esercito tedesco, la quale iniziò il 1° settembre del 1939 e terminò il 6 ottobre dello stesso anno, Hitler decise di ammassare al confine occidentale esercito e aviazione tedeschi. Gli alleati, allarmati per questo repentino cambiamento di strategia da parte dei tedeschi, decisero di contrastare immediatamente questo ammasso di truppe.

La posizione della Gran Bretagna

Nei numerosi incontri che ne seguirono, i rappresentanti militari e politici dei paesi alleati ragionarono su una serie di piani che prevedevano l’apertura di nuovi teatri di guerra per disperdere le truppe tedesche. Winston Churchill, da poco nominato ministro della marina britannica, propose con forza l’apertura di un fronte di guerra navale nello stretto del Mar Baltico. Lo scopo era quello di impedire alla marina tedesca di approvvigionarsi di materie prime scandinave.

Hitler contro la Francia e l’Unione Sovietica

L’esercito tedesco infatti era intenzionato a costruire delle basi navali in Norvegia proprio per iniziare l’offensiva contro la Gran Bretagna. Hitler però non voleva entrare in conflitto con gli inglesi. La sua strategia prevedeva invece la distruzione dell’esercito francese e la conquista della Francia, per annichilire totalmente gli alleati e giungere ad un compromesso con i britannici.

Il suo scopo era quello di attaccare l’Unione Sovietica non più tardi della primavera del 1940. Inoltre il dittatore tedesco riteneva che il fattore tempo fosse fondamentale. Attendere ancora, come suggerivano gli alti comandi tedeschi, avrebbe spinto sia gli USA che Stalin ad entrare in guerra riproponendo la stessa situazione della Prima Guerra Mondiale che avrebbe poi portato alla sconfitta definitiva dei tedeschi. Pertanto il Führer decise che il 12 novembre del 1939 le sue armate e l’aviazione avrebbero dovuto attaccare la Francia.

Il continuo rinvio dell’attacco

I capi militari tedeschi contrastarono immediatamente questa decisione. Il timore che l’offensiva potesse durare molti mesi, come del resto era accaduto durante la Prima guerra mondiale sulla Marna e che aveva comportato un sacrificio enorme in termini di uomini e mezzi, spinse molti alti generali ad opporsi strenuamente al piano di Hitler. Fra questi ci fu cui anche il Capo di Stato Maggiore dell’esercito von Brauchitsch.

Tuttavia non fu l’opposizione dei militari ad indurre il dittatore a rinviare per 29 volte l’attacco, fino a fissare l’ultima data utile per il 10 maggio del 1940, ma le inevitabili complicazioni climatiche. Questa pausa permise all’esercito tedesco di riorganizzarsi, di migliorare il suo equipaggiamento e di addestrare più soldati.

Il colpo di falce

Inoltre venne preparato un piano d’attacco completamente diverso, che venne chiamato dai tedeschi Sichelschnitt colpo di falce” e che prevedeva lo sfondamento dell’esercito nemico e il suo accerchiamento da nord. Hitler intuì che questo piano era migliore rispetto a quelli precedenti, i quali erano sostanzialmente uguali ai piani utilizzati durante la Prima guerra mondiale.

Questa intuizione fu vincente perché gli alleati si aspettavano invece l’utilizzo degli stessi piani strategici della guerra del 14-18 e avevano già iniziato a preparare una controffensiva in quella direzione. In particolare furono i francesi a pensare che si sarebbero riproposte le stesse condizioni di 26 anni prima.

Il colpo di falce invece venne migliorato e rivisto dal generale von Manstein che lo adattò alle circostanze e alle condizioni climatiche dell’epoca. Questo spostamento della data, benché meditato, fu fonte di apprensione per Hitler per i motivi già accennati. Ma anche perché permetteva all’opposizione interna di riorganizzarsi. Il Führer non ignorava la presenza di partigiani tedeschi che avrebbero voluto destabilizzarlo, ma non sapeva quanto profondo era il malessere contro la sua politica di conquista.

La guerra di inverno

E’ da ricordare un altro importante evento che accadde nel periodo della “strana guerra”. Esso fu la cosiddetta guerra d’inverno, a cui abbiamo dedicato un altro articolo. Essa cominciò con l’assalto sovietico alla Finlandia, il 30 novembre 1939.

Da Wikipedia:

L’opinione pubblica, in particolare in Francia e Regno Unito, trovò facile schierarsi emotivamente con la democratica Finlandia, e richiese ai propri governi azioni concrete in sostengo dei “prodi finlandesi”, contro l’aggressore incomparabilmente più grande, l’Unione Sovietica, in particolare perché la difesa dei finlandesi sembrava avere più successo di quella dei polacchi nei confronti dei tedeschi.

Paradossalmente, in questo contesto la Germania si trovò dalla parte dei sovietici, contro la Finlandia. Hitler impedì così ogni aiuto al paese scandinavo.

Le possibili trattative tra Germania e Gran Bretagna

La storia non si fa con i se, tuttavia è evidente che le cose sarebbero andate diversamente se l’opposizione tedesca interna, fosse riuscita a trattare con la Gran Bretagna e ad organizzare un colpo di stato. In realtà le cose andarono diversamente.

I colloqui fra gli oppositori di Hitler e gli alleati – che coinvolsero segretamente anche il Vaticano – non portarono a nulla. L’attacco dei tedeschi contro Norvegia e Danimarca avvenne il 9 aprile del 1940; si creò il sospetto che l’opposizione non volesse davvero il colpo di stato. Mentre i dissidenti tedeschi ritennero che le trattative avviate dalla Gran Bretagna fossero troppo lente e incerte. Queste premesse portarono in seguito alla Campagna di Francia (ricordata storicamente dai francesi come Bataille de France, e dai tedeschi come Westfeldzug).

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La Polonia sconfitta e la Guerra d’inverno del 1939-40 https://cultura.biografieonline.it/polonia-finlandia-guerra-d-inverno/ https://cultura.biografieonline.it/polonia-finlandia-guerra-d-inverno/#comments Thu, 08 Feb 2018 15:00:06 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23995 Nel contesto della Seconda Guerra Mondiale vi fu la Guerra d’inverno, ricordata anche come Guerra russo-finlandese: l’Unione Sovietica attaccò il paese scandinavo successivamente al patto fatto con il regime nazista, che li vide invadere assieme la Polonia (argomento trattato in un precedente articolo: L’invasione della Polonia del settembre 1939). Ripercorriamo in questo articolo i fatti storici che portarono alla Guerra russo-finnica.

La sconfitta della Polonia

Dopo la sconfitta della Polonia e la spartizione del suo territorio fra la Germania e l’Unione Sovietica, la politica che Hitler decise di applicare sul territorio polacco fu sicuramente più devastante e aggressiva di quella decisa da Stalin. Nell’ottobre del 1939 vennero annesse al Terzo Reich la Prussia occidentale, la Posnania e l’Alta Slesia orientale, oltre alle regioni della vecchia Polonia a nord e ad ovest di Varsavia. Mentre la parte centrale della Polonia venne dichiarata governatorato generale e fu affidata ad Hans Michael Frank.

La seconda fase

La seconda fase fu l’espulsione di tutti i polacchi dalle regioni annesse al Reich per permettere l’immigrazione forzata dei tedeschi dalla Volinia, dalla Bessarabia e dai Paesi Baltici. Il governatore Frank, che dimostrò fin da subito la sua fedeltà alla politica più feroce dei nazisti, con il pretesto di punire i polacchi che si erano ribellati all’invasione tedesca durante il settembre del 1939, (fra i vari episodi spicca “la domenica di sangue” di Bromberg che si consumò il 3 settembre del 1939), fece sterminare tutti gli esponenti della classe dirigente polacca.

La terza fase

Poi venne attuata la terza fase che prevedeva il rastrellamento di tutte le persone di religione ebraica e il loro internamento nei ghetti di Varsavia e Lodz. Questa strategia politica, che andava contro il diritto internazionale e che prevedeva l’emigrazione forzata di intere popolazioni, insieme al cambiamento di confini e status quo vigenti da moltissimi anni, ebbe conseguenze devastanti per tutti. Sia per i tedeschi quando vennero soverchiati dalle truppe sovietiche nel 1944-45, sia per i russi quando le truppe tedesche avanzarono nel 1941 sul fronte orientale.

Patto Molotov-Ribbentrop 1939
Joachim von Ribbentrop firma il patto con l’Unione Sovietica, sotto gli occhi di un sorridente Stalin

Dopo l’invasione della Polonia, Stalin sfruttò gli accordi presi con Hitler attraverso i  ministri degli esteri Joachim von Ribbentrop e Vjačeslav Michajlovič Molotov (in un patto che porta il nome dei ministri). Innanzitutto obbligò i governi dell’Estonia, Lituania e Lettonia a rendere disponibili le loro basi aeree, navali e terrestri affinché potessero essere gestite dai comandi dell’Armata rossa. I tre governi accettarono senza condizioni.

Guerra d’inverno: la guerra tra Russia e Finlandia

Tuttavia quando Stalin pretese dalla Finlandia un contenimento della sua sovranità e un cambiamento sfavorevole dei suoi confini per cui sarebbe stata costretta a spostare i suoi confini sull’istmo di Carelia, il governo finlandese rispose compatto che non avrebbe accettato nessun ordine dall’Unione Sovietica. A quel punto Stalin dichiarò guerra alla Finlandia e ordinò alle truppe dislocate a Leningrado di attaccare i suoi confini orientali.

Guerra d'inverno - Guerra di inverno - Finlandia e Russia - 1939-1940
Postazione di una squadra di mitraglieri finlandesi • La cosiddetta Guerra d’inverno durò dal 30 novembre 1939 al 13 marzo 1940

I generali sovietici immaginavano che l’esercito finnico sarebbe stato sbaragliato rapidamente, grazie anche alle divisioni interne che già durante la Rivoluzione d’ottobre si erano manifestate dividendo i finlandesi in rossi e bianchi, quest’ultimi erano a favore dello zar. Ma così non avvenne.

Una pattuglia finlandese durante la guerra d'inverno - Finlandia - Russia - 1939-1940
Una pattuglia finlandese durante la guerra d’inverno

Tutto il popolo finnico si schierò con il suo esercito. Questo, sotto il comando del feldmaresciallo Mannerheim, riuscì a respingere l’attacco sovietico infliggendo pesanti sconfitte all’Armata rossa. Queste vittorie ebbero conseguenze internazionali di notevole portata, perché venne giudicata negativamente la capacità offensiva dell’Armata rossa. I tedeschi si mantennero neutrali e non inviarono truppe contro i finlandesi. Essi resistettero per tutto l’inverno, fino al marzo del 1940 quando firmarono un armistizio con i sovietici.

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Operazione Barbarossa https://cultura.biografieonline.it/operazione-barbarossa/ https://cultura.biografieonline.it/operazione-barbarossa/#comments Mon, 15 Jun 2015 10:00:40 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14480 Operazione Barbarossa è il nome in codice della strategia militare con la quale l’esercito tedesco invase l’Unione Sovietica nel giugno del 1941. L’Operazione Barbarossa fu fortemente voluta da Hitler, che ordinò il più grande impiego di uomini e mezzi della storia militare. Perché?
Perché la sua visione dell’espansione tedesca prevedeva una guerra senza fine nella quale l’acquisizione di nuovi territori e la sottomissione delle popolazioni che li abitavano, dovevano portare ad una crescita e ad un arricchimento della Germania.

Operazione Barbarossa
Operazione Barbarossa: l’attacco tedesco all’Unione Sovietica iniziò il 22 giugno 1941

Il nome in codice fu ispirato dalle gesta dell’imperatore germanico Federico Barbarossa.

Il contesto storico

I tedeschi uscivano da anni di crisi economica e frustrazione sociale, che li aveva resi terribilmente pericolosi. Winston Churchill, dopo la Seconda Guerra Mondiale, disse che una grande sofferenza può liberare forze spirituali invincibili. La vendetta della Germania contro le potenze che decretarono il suo triste destino fra le due guerre mondiali, a causa dei trattati i pace, fu insaziabile. Inoltre, il conflitto con l’Urss avrebbe permesso a Hitler di accumulare più risorse per sferrare un attacco decisivo contro l’Inghilterra, unica potenza che ancora gli resisteva in Europa.

Un’altra ipotesi è che Hitler volesse abbattere il comunismo, ritenuto un male quasi al pari dell’ebraismo, e pertanto volesse intraprendere una guerra contro l’Unione Sovietica al fine di cercare, in seguito, un’alleanza con gli Stati Uniti e l’Inghilterra.

Hitler però si sbagliava: l’Inghilterra, infatti, grazie all’ostinazione di Churchill, creò un’alleanza con Stalin che costò la guerra ai tedeschi. E’ comunque complesso e difficile sintetizzare tutti i motivi per i quali una nazione come la Germania è stata trascinata in una guerra folle contro un colosso come l’Urss. Tuttavia, un elemento in più che aiuta a ragionare su quegli anni, riguarda la necessità del governo bolscevico di espandersi verso occidente per esportare la rivoluzione comunista e, più concretamente, per conquistare zone di influenza come la Danimarca, la Finlandia, la Polonia e la Jugoslavia, minacciando di fatto l’esistenza stessa del nazismo.

A Hitler questo aspetto non era sfuggito e, dopo il patto Ribentropp-Molotov che creava un’apparente alleanza fra i due Stati, era diventato palese ai tedeschi quanto i russi in realtà mirassero ad un espansione molto aggressiva in Europa. Da qui, la necessità, peraltro sempre espressa da Hitler, di annientare il comunismo.

Le forze in campo

Erano preparati i due eserciti al conflitto che avrebbe concluso la Seconda Guerra Mondiale?

Sicuramente fra le due forze in campo, i tedeschi erano quelli più preparati e meglio organizzati, benché numericamente inferiori. Tuttavia il loro punto debole era il doppio fronte, l’impossibilità di affrontare la sfida sia sul fronte occidentale che su quello orientale per un tempo troppo lungo. Per questo era necessario, per l’Alto Comando tedesco, organizzare una guerra lampo che sfruttasse a proprio favore l’estate russa per piegare il nemico, sconfiggerlo, derubarlo degli approvvigionamenti e concentrare le truppe sul fronte occidentale, in vista dell’inevitabile attacco degli Stati Uniti.

Operazione Barbarossa: l’attacco

All’interno dello Stato Maggiore tedesco vi erano non poche perplessità sulla scelta di attaccare l’Unione Sovietica e di farlo in tempi così ristretti. Molte opinioni non furono espresse, altre furono soffocate dalla sicurezza che ostentava Hitler, il quale, galvanizzato dalle vittorie ottenute durante i primi mesi di guerra, considerava lo scontro con Stalin del tutto fattibile, se solo si fosse usata la tecnica della guerra lampo. Una strategia questa che avrebbe sorpreso, secondo Hitler, Stalin e il suo Stato Maggiore che non era riuscito ancora ad organizzare l’Armata Rossa, per poter affrontare un fronte così ampio e per poter respingere gli attacchi delle truppe tedesche.

Un volta decisa la data precisa dell’attacco, 22 giugno 1941, anniversario della marcia dell’esercito napoleonico per invadere la Russia dello zar Alessandro I, l’Alto Comando tedesco iniziò a riunire uomini e mezzi verso i confini orientali e a ridosso dei territori sovietici. Siccome era ancora in vigore il patto Ribentropp-Molotov, che prevedeva, fra le altre cose, anche la reciproca non belligeranza fra i due Stati, l’esercito tedesco dovette comunicare ai suoi omologhi sovietici che il movimento delle truppe serviva solo ad ingannare gli inglesi. L’esercito tedesco, che comprendeva circa tre milioni e mezzo di uomini ed era composto da centosettanta divisioni, era stato suddiviso in tre diversi gruppi di armate. Il primo aveva il compito di conquistare i territori situati a nord, compresa la città di Leningrado, il secondo gruppo doveva conquistare i territori della Russia centrale e impadronirsi di Mosca, mentre la terza ondata, avrebbe dovuto attraversare la Russia meridionale.

Operazione Barbarossa - 1941
Il feldmaresciallo Fedor von Bock, comandante dell’Heeresgruppe Mitte (1° a sinistra) a colloquio con il gen. Hermann Hoth, comandante del III gruppo corazzato ed il generale Wolfram von Richthofen (di spalle) • [Fonte: Wikipedia]
L’attacco iniziò la mattina del 22 giugno, quando lo Stato Maggiore ordinò l’avanzata contemporaneamente di tutte le divisioni. I russi schierarono centocinquanta divisioni, composte da un numero maggiore di uomini rispetto all’esercito germanico, circa quattro milioni e mezzo. Mentre i mezzi corazzati e le truppe terrestri si muovevano sul territorio russo, metà dell’aviazione sovietica veniva annientata dalla Luftwaffe. La tattica della guerra lampo e della velocità nell’accerchiamento del nemico, permise subito ai tedeschi di ottenere una serie di vittorie che sembrarono, al mondo, definitive. Infatti, l’Armata Rossa ebbe enormi perdite e non riuscì a contenere l’iniziale sfondamento delle truppe terrestri tedesche. In dicembre, i tedeschi erano già a Mosca. L’idea iniziale dello Stato Maggiore e di Hitler di poter sconfiggere la Russia grazie alla velocità della loro strategia, sembrò essere vincente. In questo modo si sopperiva all’unico ostacolo che aveva impedito a Napoleone dei vincere: la velocità prima che arrivasse l’inverno.

Non fu, però, sufficiente: l’esercito tedesco non riuscì a sconfiggere l’Unione Sovietica. Anche in questo caso il generale inverno ebbe la meglio sugli avversari.

Perché?

Da una parte perché, malgrado le prime intenzioni del Führer, le truppe tedesche partirono in ritardo. Sarebbe stato meglio, infatti, partire a maggio ma il fronte italiano, che in Grecia stava mostrando poche capacità offensive, costrinse Hitler a rivedere il suo piano e a ritardare l’attacco. Inoltre, durante l’avanzata ci furono molti ritardi, dovuti al ripiegamento delle truppe tedesche che dovevano reprimere le sacche di resistenza dell’esercito russo, che non erano state colpite dal primo attacco. Questo ritardo, che rallentò soprattutto l’avanzata verso Mosca, fu una delle cause della sconfitta. L’inverno russo bloccò i tedeschi, com’era accaduto nel 1812 a Napoleone.

Conclusioni

E così la Russia riuscì a sconfiggere sia Hitler che Napoleone. Le conseguenze della sua vittoria furono però assai diverse. Quando nel 1812 lo zar Alessandro I sconfisse Napoleone, la Russia aumentò la sua influenza sull’Europa. La vittoria di Stalin, invece, trasformò l’Unione Sovietica in una super potenza mondiale, la cui influenza si distese su tutta l’Europa orientale, dando avvio a quel meccanismo competitivo che portò in pochi anni alla folle corsa agli armamenti nucleari e alla contrapposizione dei due poli. Fu una conseguenza naturale, dovuta al fatto che senza l’Unione Sovietica non sarebbe stato possibile per gli Alleati vincere la Seconda Guerra Mondiale.

Stati Uniti e Inghilterra, infatti, malgrado le loro capacità belliche e le risorse di cui disponevano, non sarebbero mai riuscite a sconfiggere l’esercito tedesco e i suoi alleati se Stalin non avesse aperto un secondo fronte. L’Operazione Barbarossa, comunque, si concluse con un fallimento, malgrado in seguito, dopo un inverno devastante per le truppe tedesche, venne decisa l’Operazione Blu che aveva lo scopo di raggiungere il Mar Caspio. La controffensiva sovietica costrinse i tedeschi a ripiegare, permettendo ai russi di invadere mezza Europa. Iniziava così un nuovo capitolo che avrebbe avuto come apice la Guerra Fredda.

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Bambino 44 (Child 44), riassunto e recensione del film https://cultura.biografieonline.it/child-44-film/ https://cultura.biografieonline.it/child-44-film/#respond Tue, 28 Apr 2015 11:04:19 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14156 Tratto dal romanzo “Bambino 44” (Child 44) scritto nel 2008 da Tom Rob Smith, nel 2015 è uscito nelle sale cinematografiche “Child 44 – Il bambino numero 44“, un film diretto da Daniel Espinosa e prodotto da Ridley Scott, con protagonisti Tom Hardy, Noomi Rapace e Gary Oldman. La storia narrata ripercorre le vicende di un noto serial killer, Andrei Chikatilo, riadattate ambientandole in anni che precedono i fatti reali.

Child-44
Child-44, poster del film

Trailer del film

YouTube Video

Trama del film “Child 44”

Nel 1953 l’Unione Sovietica è ancora immersa nel terrore staliniano. Le purghe, che vengono svolte quasi quotidianamente, non riguardano solo membri dell’apparato ma qualsiasi cittadino che sia ritenuto un traditore o venga accusato di criticare un governo “perfetto” in un contesto sociale ed economico “paradisiaco”.

In Unione Sovietica, infatti, la propaganda martella ricordando quanto il sistema economico e sociale sia giusto e l’uguaglianza regni sovrana. In realtà la popolazione è stremata e la disuguaglianza è assai più marcata che in altri paesi. Gli stessi piani economici tanto sbandierati, hanno creato una disuguaglianza estrema, soprattutto in quelle regioni in cui i contadini vengono privati di tutto per poter sostenere il peso dello stato sovietico.

Da qui comincia il film Child 44. Leo è un bambino orfano, i suoi genitori sono morti di freddo e fame. Siamo negli anni ’20, lui scappa dall’orfanotrofio e viene raccolto da un soldato che lo adotta.

I fatti si spostano poi al 1945: lui è un eroe di guerra. E infine siamo nel 1953 e Leo è un membro di quei servizi segreti che stanno seminando terrore ovunque e che catturano chiunque sia ritenuto un traditore, solo per aver manifestato, magari bevendo un caffè, una critica al regime con la persona sbagliata.

Il regime ha delatori ovunque e la vita non è mai al sicuro per nessuno. Nemmeno per Leo, interpretato da Tom Hardy, che malgrado sia un fedele e motivato ufficiale dei servizi, abbandona la sua incrollabile fede quando gli viene chiesto di indagare e denunciare la moglie che ama tanto e da cui forse non è così corrisposto. La moglie è Naoomi Rapace. Lui non la denuncia e per questo finisce in un paese sperduto, senza privilegi né gradi, dove viene integrato nella milizia come agente semplice.

La moglie, invece, da insegnate viene degradata a bidella. Ma nel frattempo un serial killer sta uccidendo dei bambini e proprio prima di essere mandato via da Mosca, Leo stava iniziando ad indagare su questi omicidi. Sembrerebbe che stia solo facendo il suo lavoro ma in realtà il regime è contrario ad indagini di questo tipo. Perché nella Russia del 1953 non ci possono essere omicidi, assassini e peggio ancora serial killer, visto che la società, immaginata e strutturata dalla perfezione della ideologia comunista, non può avere imperfezioni di questo tipo.

Pertanto Leo verrà, anche nella sua nuova vita, ostacolato in tutti i modi. Solo il suo nuovo capo, il generale Mikhail Nesterov (Gary Oldman), lo appoggerà, mentre il suo ex collega Vasili, un pazzo maniaco che uccide senza pietà chiunque contesti il regime, cercherà di fermarlo.

Andrei Chikatilo
Una foto di Andrei Chikatilo, il killer di Rostov

Recensione e commento al film

Il film è avvincente e trascina lo spettatore nella visione dell’orrore staliniano e del soffocante sistema di controllo che ricorda il libro 1984 di George Orwell, capolavoro visionario che identificò bene cosa stava accadendo in Unione Sovietica in quegli anni.

Per di più la storia è vera, perché fra il 1978 e il 1990 Andrei Chikatilo, più noto come il mostro di Rostov, uccise bambini e donne per un numero che si pensa si aggiri sulla cinquantina, perché anche se lui ha confessato, rimangono ancora alcuni omicidi non risolti, rimanendo impunito fino al 1990.

Proprio questa impunità, dovuta alla riluttanza delle autorità ad indagare su un tipo di serialità che ritenevano non appartenesse all’Unione Sovietica, permise al mostro di Rostov di muoversi uccidendo senza destare sospetti.

La regia di Daniel Espinosa ricostruisce con precisione il contesto storico della Russia sovietica, permette allo spettatore di vivere un avvincente thriller che ha anche il pregio della ricostruzione storica e della denuncia di uno dei casi più clamorosi di indifferenza giudiziaria.

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Seconda Guerra Mondiale https://cultura.biografieonline.it/seconda-guerra-mondiale/ https://cultura.biografieonline.it/seconda-guerra-mondiale/#comments Tue, 20 Jan 2015 17:04:02 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12873 Nell’articolo che segue abbiamo cercato di riassumere i passaggi, gli eventi e le date fondamentali della Seconda Guerra Mondiale, il conflitto che tra il 1939 e il 1945 vide contrapporsi da un lato le potenze dell’Asse (principalmente Germania, Italia e Giappone) e dall’altro i paesi Alleati (principalmente Inghilterra, Francia, Russia, Stati Uniti).

La definizione di “guerra mondiale“, come già accadde per la Grande Guerra, deriva dal fatto che le nazioni coinvolte erano quelle di tutti i continenti, così come le operazioni belliche interessarono gran parte del mondo.

Lo sbarco in Normandia, 6 giugno 1944 (Seconda Guerra Mondiale)
Una foto dello sbarco in Normandia (6 giugno 1944): l’evento fu uno dei momenti chiave nello svolgimento del conflitto.

1939

Il 1939 è il primo anno di guerra. Mentre sul fronte occidentale francesi e tedeschi si fronteggiavano dietro le opposte linee di fortificazione, la Germania con una guerra lampo sconfisse e conquistò la Polonia (Bombardamenti con gli stukas).

Attaccata dalle armate sovietiche, Germania e Russia si divisero la Polonia; le regioni orientali andarono all’Unione sovietica. La Russia, dopo due mesi, poneva sotto controllo le Repubbliche baltiche: Estonia, Lettonia, Lituania e attaccava la Finlandia, che fu costretta a cedere un’ampia parte di territorio.

1940

Nel 1940, la Germania con un’offensiva fulminea s’impadronì della Danimarca e della Norvegia. Dopo aver violato la neutralità di Olanda, Belgio e Lussemburgo, e arginato la linea Maginot, riuscì ad impadronirsi di tutta la costa della Manica, mentre il corpo di spedizione britannico sbarcato sul continente, bombardato e decimato, fu costretto a reimbarcarsi a Dunkerque.

L’Italia nel 1939 aveva dichiarato la “non belligeranza”, motivata da tre ragioni:

  • l’impreparazione dell’esercito, logorato dalle campagne di Etiopia e di Spagna;
  • le insufficienti risorse industriali e la conseguente dipendenza dall’estero
  • il Patto segreto tra Mussolini e Hitler, che prevedeva il rinvio della guerra di almeno tre anni e che Hitler non aveva rispettato, prendendo l’iniziativa senza interpellare Mussolini.
Adolf Hitler
Adolf Hitler

La discesa in campo dell’Italia

Così, di fronte alla disfatta francese, Benito Mussolini non seppe resistere e illuso di una rapida vittoria tedesca, si decise, il 10 giugno 1940, a dichiarare guerra alla Francia e all’Inghilterra: l’Italia entrò in guerra attaccando i francesi proprio nel momento più tragico della loro sconfitta.

Otto giorni dopo l’occupazione di Parigi da parte dei nazisti, il capo del governo francese (Pétain) dovette chiedere l’armistizio. In seguito all’armistizio, la Francia venne divisa: la parte settentrionale fu direttamente soggetta alla dura occupazione tedesca, il centro-sud veniva affidato all’amministrazione di Pétain, cioè al governo di Vichy.

Anche l’Italia firmò l’armistizio con la Francia, dopo aver occupato una striscia di territorio al di là delle Alpi. Il generale Charles De Gaulle riparato in Inghilterra organizzò l’esercito nazionale della “Francia libera” per liberarla appunto dall’oppressione nazista.

L’avversario inglese

Hitler allora diede inizio alla battaglia d’Inghilterra e mise in atto “il giorno dell’Aquila”, cioè una serie di bombardamenti a tappeto sulle istallazioni militari e le città più importanti dell’isola.

Grazie alla resistenza inglese, che con la sua aviazione (Raf) e l’impiego dei radar (recente invenzione ancora segreta che le consentiva di conoscere la consistenza e la direzione di arrivo dei nemici), Hitler finì per rinunciare, ma in contemporanea, ebbe inizio l’offensiva italiana nel Mediterraneo e in Africa, che puntava a colpire l’Inghilterra nel cuore dei suoi traffici e dei suoi rifornimenti, paralizzandone le linee di navigazione attraverso il canale di Sicilia e di Suez.

Il patto d’acciaio

Nel frattempo fu firmato “Il patto d’acciaio” a Berlino, il patto tripartito che prevedeva la spartizione del mondo in zone d’influenza. Alla Germania andò l’Europa continentale, all’Italia il bacino del Mediterraneo e al Giappone il continente asiatico.

Mussolini attaccò la Grecia attraverso l’Albania, un tentativo fallito, perché fu bloccato dall’esercito greco, rifornito dagli inglesi, che contrattaccò penetrando dall’Albania. Quasi contemporaneamente la flotta italiana subì gravi perdite a causa di un attacco inglese con aerosiluranti a Taranto e uno scontro navale nelle acque di Capo Matapan, nelle coste meridionali della Grecia.

1941

Nel 1941, III anno di guerra, sul fronte africano, in pochi mesi, gli inglesi occuparono la Somalia italiana e riconquistarono la Somalia inglese, poi anche la Libia e l’Etiopia. Su proposta di Roosevelt venne approvata la legge affitti e prestiti, con la quale gli Stati Uniti si impegnavano ufficialmente a rifornire materiale bellico ai paesi in lotta contro la Germania.

Sul fronte africano, gli italiani – con l’appoggio tedesco – ripresero l’iniziativa, costringendo gli inglesi ad abbandonare la Libia. Nello stesso tempo, reparti italo-tedesci occuparono la Iugoslavia, la Grecia e Creta.

La campagna di Russia

Adolf Hitler temendo un’alleanza tra l’Inghilterra e la Russia – l’obiettivo del nazismo era la distruzione dello Stato comunista – dette il via all’Operazione Barbarossa, ordinando alle sue divisioni di attaccare l’Unione Sovietica.

Tedeschi e un corpo di spedizione italiano procedettero ad una rapida avanzata, riuscendo ad impadronirsi di territori sterminati, ma il sopraggiungere dell’inverno, impedì loro l’ambizioso progetto di occupare Mosca.

L’Olocausto

A questo punto, mezza Europa era in mano tedesca sottoposta allo sfruttamento economico e alla spietata persecuzione poliziesca; venne organizzato lo sterminio degli ebrei: deportazioni di massa, lavori forzati, disumane torture e la tragica conclusione nelle camere a gas o nei forni crematori dei campi di concentramento di Auschwitz, Buchenwald, Mauthausen, sono tra gli esempi più tristi e raccapriccianti che l’intera storia umana ricordi.

La Carta Atlantica

Il 14 agosto 1941, a bordo della corazzata inglese, nelle acque dell’Atlantico, si tenne un importante incontro tra Roosevelt e Churchill, durante il quale fu sottoscritta la famosa Carta Atlantica, che sanciva solennemente il principio della libertà dei popoli (e dalla quale nel 1945 fu creata l’Onu) e che avrebbe dovuto costituire la base delle trattative di pace.

L’attacco di Pearl Harbor

Destinato ad aprire una nuova fase del conflitto fu l’attacco a Pearl Harbor: un attacco aereo sferrato dai giapponesi alla base navale statunitense (isole Hawaii). Il bombardamento ebbe conseguenze catastrofiche, furono messe fuori combattimento otto corazzate e 200 aerei.

Pearl Harbor, una foto dell'attacco
Pearl Harbor, una foto dell’attacco

1942

Nel 1942, IV anno di guerra, le potenze del tripartito ripresero l’iniziativa. In estremo Oriente, i giapponesi riuscirono ad occupare tutte le zone militarmente importanti controllate dagli inglesi.

In Africa settentrionale una controffensiva italo-tedesca riuscì a riprendere il controllo in Libia, facendo arretrare le linee britanniche, e riuscendo ad avanzare sino a El-Alamein, a pochi chilometri da Alessandria.

In Unione Sovietica si registrarono i successi dei tedeschi, che riuscirono ad occupare il grande centro industriale di Stalingrado.

I nuovi successi dell’Asse dovevano però segnare “L’inizio della fine” a causa dell’enorme allargamento del fronte e il crescente allontanamento dalle basi di partenza, rendendo difficili i rifornimenti.

In questo anno si combatterono due importanti battaglie navali, entrambe tra Stati Uniti e Giappone: quella nel Mar dei Coralli (4-8 maggio) e quella delle isole Midway (4-6 giugno).

La situazione viene ribaltata

In estremo oriente, gli americani, sotto il comando del generale Douglas MacArthur, dettero vita alla riconquista dei territori occupati dai giapponesi e conseguirono decisivi successi navali.

Sul fronte africano, gli inglesi al comando del maresciallo Montgomery, riuscirono a sfondare il fronte italo-tedesco a El-Alamein, costringendolo alla ritirata verso la Libia.

A Stalingrado, la popolazione resistette eroicamente per 180 giorni, permettendo all’esercito sovietico di sferrare l’attacco finale, che portò alla resa della sesta armata tedesca. Non vi fu scampo neppure per il corpo di spedizione italiano, impegnato sul Don, i soldati italiani scarsamente armati e male equipaggiati, privi di adeguati mezzi di trasporto, tentarono di aprirsi la via per la ritirata: molti caddero combattendo il nemico e i più morirono per assideramento.

1943

Nel 1943, V anno di guerra, il fronte africano si trovò nelle mani degli alleati: anche qui le truppe dell’asse si trovarono in difficoltà, anche per la presenza degli americani in Marocco e Algeria. Nonostante le sconfitte, il nazismo continuava a mietere vittime tra gli ebrei, come avvenne nel ghetto di Varsavia, in Polonia.

Seconda Guerra Mondiale: la situazione e gli eventi in Italia

In Italia si faceva sentire la sfiducia nella vittoria e il convincimento che l’unica via di salvezza poteva essere un immediato sganciamento dalla Germania e una riconciliazione con le potenze occidentali.

Intanto nella conferenza di Casablanca, Roosevelt e Churchill decisi ad aprire un secondo fronte in occidente, scelsero come obiettivo proprio l’Italia: il 10 luglio, dopo aver occupato Lampedusa e Pantelleria, tredici divisioni anglo-americane sbarcarono in Sicilia e ebbero la meglio sui reparti italo-tedeschi.

Mentre Mussolini e Hitler si incontravano a Feltre (Veneto), Roma e Frascati, sedi del comando tedesco in Italia, venivano bombardate dalle forze aeree americane. Sei giorni dopo, nella notte tra il 24 e il 25 luglio, il Gran Consiglio del fascismo approvava l’ordine del giorno, che stabiliva il ripristino dello Statuto e delle libertà costituzionali e quindi la fine del regime.

Il 25 luglio 1943, Vittorio Emanuele III convocò Mussolini e obbligandolo alle dimissioni, lo fece arrestare e ne ordinò l’internamento prima nell’isola di Ponza e poi sul Gran Sasso.

Venne formato un nuovo governo guidato da Pietro Badoglio, il quale prese accordi segreti con gli anglo-americani per trattare una pace separata e uscire dal conflitto. I tedeschi sospettosi facevano intanto affluire attraverso il passo del Brennero dieci nuove divisioni nella penisola.

Il 3 settembre 1943 fu firmato segretamente a Cassibile, nei pressi di Siracusa, un armistizio con gli anglo-americani, che però lo resero noto l’8 settembre, in anticipo rispetto al previsto. Il 9 settembre il re e Badoglio si dettero alla fuga, lasciando l’esercito italiano allo sbaraglio. I tedeschi riuscirono a penetrare quasi tutta la penisola.

Il 12 settembre un gruppo di paracadutisti tedeschi liberò Mussolini, il quale dopo essere stato condotto da Hitler in Germania dichiarò di voler continuare la guerra al suo fianco e tornato in Italia il 23 settembre istituì la Repubblica Sociale Italiana con sede a Salò, sul lago di Garda.

L’Italia fu allora divisa in due parti: quella meridionale governata da Badoglio sotto il controllo degli alleati, quella settentrionale affidata a Mussolini ma di fatto dominata dai tedeschi.

Nelle regioni dominate dai tedeschi e dai repubblicani ebbe inizio oltre alla resistenza passiva di quasi tutta la popolazione, quella armata delle formazioni partigiane. La lotta partigiana fu coordinata e diretta dai comitati di liberazione nazionale (CLN), nei quali vennero rappresentati tutti i partiti antifascisti.

Il 13 ottobre 1943 Badoglio dichiarò guerra alla Germania, schierandosi a fianco degli anglo-americani. Di qui il riconoscimento degli alleati dell’Italia come cobelligerante, non come alleato a pieno titolo.

Le Quattro Giornate di Napoli
Le Quattro Giornate di Napoli

Nelle Quattro Giornate di Napoli, mentre l’esercito risaliva verso nord in Calabria, alcuni reparti sbarcati a Salerno puntarono verso Napoli e, dopo quattro giornate di lotta, riuscirono a liberarla dai tedeschi. Napoli fu la prima città europea a cacciare i tedeschi.

1944

Nel 1944, VI anno di guerra, avvenne la liberazione di Roma: il 4 giugno, gli alleati entrarono a Roma e nello stesso giorno venne nominato luogotenente del regno Umberto, mentre Badoglio venne sostituito da Ivanoe Bonomi.

Due giorni dopo la liberazione di Roma, gli alleati sbarcarono in Normandia (6 giugno 1944), riuscendo ad aprire un secondo fronte in Francia.

Nel mese di agosto un altro sbarco in Provenza contribuì a far crollare la resistenza tedesca.

Nel settembre del 1944 la Francia fu liberata.

1945

Nel 1945, gli anglo-americani passarono il Reno e marciarono verso la Germania, verso cui convergevano anche i sovietici. Hitler continuava a credere nella vittoria, ma dopo l’incontro di alleati e sovietici sull’Elba, le armate sovietiche invasero Berlino.

Soldati russi espongono la bandiera sovietica al termine dei combattimenti per la conquista di Berlino.
Soldati russi espongono la bandiera sovietica al termine dei combattimenti per la conquista di Berlino.

Hitler si suicidò nei sotterranei della cancelleria del Reich il 30 aprile 1945.

In Italia, il 25 aprile 1945 le popolazioni insorgevano e si liberavano, affiancando i partigiani, dall’oppressione nazista, ancor prima che arrivassero gli alleati.

Il 27 aprile Mussolini rifugiato in un camion di una colonna tedesca in ritirata, venne riconosciuto da una formazione partigiana presso Dongo e il 28 fu fucilato sulle rive del lago di Como. Due giorni dopo, il comando tedesco firmava la resa senza condizioni.

Hiroshima, 6 agosto 1945: lo scoppio della bomba atomica
Hiroshima, 6 agosto 1945: lo scoppio della bomba atomica

Dopo la morte di Hitler e la resa della Germania, il Giappone ancora resisteva, colpito però nelle numerose battaglie del Pacifico. Per stroncare la resistenza giapponese, il nuovo presidente americano Truman, succeduto a Roosevelt morto in aprile, fece sganciare una bomba atomica sulla grande città di Hiroshima e pochi giorni dopo su Nagasaki.

1945 - Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Jalta
1945 – Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Yalta

Nel febbraio 1945 a Yalta Roosevelt, Churchill e Stalin si erano riuniti per prendere importanti decisioni sul comportamento da tenere dopo la disfatta della Germania, che venne suddivisa in quattro zone d’occupazione.

Venne anche stabilita la dichiarazione di guerra al Giappone da parte della Russia due o tre mesi dopo la capitolazione tedesca. Finì la guerra militare e iniziò quella politica.

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La fattoria degli animali (Orwell): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-fattoria-degli-animali/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-fattoria-degli-animali/#comments Tue, 02 Sep 2014 13:13:23 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11849 Pubblicato per la prima volta in italiano nel 1947, “La fattoria degli animali” è uno dei più noti romanzi scritti da George Orwell. Il libro appartiene al genere satirico e rappresenta un’allegoria della rivoluzione russa e del periodo staliniano.

George Orwell: una copertina italiana del libro "La Fattoria degli animali", e una in lingua originale ("Animal farm")
George Orwell: una copertina italiana del libro “La fattoria degli animali”, e una in lingua originale (“Animal farm”)

Il contesto storico e la storia del libro

George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair, è stato un grande scrittore britannico. Partecipò attivamente alla Guerra Civile Spagnola, spalleggiando il Partito Obrero de Unification Marxista , di ispirazione trotskista che venne duramente perseguitato dai stalinisti.

Così lo scrittore sviluppò un vero e proprio odio verso Stalin e la sua politica, che decise di manifestare apertamente  nell’opera Omaggio alla Catalogna e poi in maniera più velata in La fattoria degli animali. Quest’ultima fu ideata già a partire dal 1937 e conclusa nel 1943. Orwell riuscì a pubblicarla solamente nel 1945 alla fine del secondo conflitto mondiale.

Quasi una favola

L’opera si presenta quasi come una favola, un racconto leggero per bambini con protagonisti gli animali, ma andando a scavare nel profondo, si vede come ogni avvenimento che viene raccontato nel romanzo è l’allegoria di ciò che stava succedendo sia durante l’era stalinista che nella Seconda Guerra Mondiale. Ogni animale e ogni personaggio corrisponde infatti ad un preciso evento storico e, come ogni favola che si rispetti, esiste anche una morale finale.

Trama e riassunto

Il romanzo racconta la storia di alcuni animali di una fattoria che si ribellano al loro padrone. Essi vivono nella Fattoria Padronale del Signor Jones, che è diventato un alcolista e non si interessa più né alla manutenzione né agli animali. Un giorno, dopo che non era stata data la razione di cibo e le mucche non erano state munte, gli animali prendono in mano la situazione e decidono di attaccare gli uomini. Si trovano a scontrarsi con il Signor Jones e gli amici ma riescono facilmente a sconfiggerli e ad avere il controllo della proprietà, che viene denominata “Fattoria degli Animali”.

Il gruppo è guidato e spronato dal Vecchio Maggiore, un maiale anziano che viene rispettato da tutti e che rivela ad essi il suo progetto: un posto in cui gli animali possano finalmente vivere liberi dall’uomo. Il Vecchio Maggiore infatti considera pericolosi tutti gli animali che camminano su due gambe, ossia l’uomo, mentre innocui quelli che camminano a quattro zampe.

I ribelli cercano di riorganizzarsi nella vita libera dalla schiavitù ma ben presto emergono i problemi: sugli altri si stanno imponendo i maiali, che cercano di dominare e di sfruttare i più ingenui. Tra questi ci sono Napoleone (che rappresenta Stalin) e Palla di neve (che rappresenta Trotsky).

Finale della storia

I due iniziano un conflitto interno per il potere della fattoria e Napoleone si allea  con i cani scacciando Palla di Neve (allegoria dell’esilio di Trotsky e dell’avvento della dittatura stalinista). Napoleone diventa così il dittatore, tradisce i suoi alleati e si comporta come unico padrone di tutto. Ormai non esistono più gli ideali di uguaglianza e libertà, che vengono sostituiti con un unico motto:  «Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri».

George Orwell
Una foto dell’autore George Orwell

Considerazioni

George Orwell conclude il romanzo affermando che è impossibile frenare il desiderio di potere, che travolge anche l’ideale più puro della libertà personale, così come era accaduto nella Russia stalinista.

Il romanzo ha riscosso notevole successo in tutto il mondo e da esso sono stati tratti molti adattamenti cinematografici, tra cui un film del 1954 e il più recente del 1999 con la regia di John Stephenson.

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Il Patto Molotov-Ribbentrop https://cultura.biografieonline.it/il-patto-molotov-ribbentrop/ https://cultura.biografieonline.it/il-patto-molotov-ribbentrop/#comments Wed, 22 Feb 2012 18:12:59 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=649 Il Patto Molotov-Ribbentrop venne firmato il 23 agosto 1939 a Mosca. Si trattò di un patto di non aggressione fra la Germania e l’Unione Sovietica. I firmatari furono il Ministro degli Esteri russo Vjačeslav Molotov e il Ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop. Il motivo per il quale il Patto fu stipulato è da ricercare nella preoccupazione di Stalin di spingere l’appetito espansionista di Hitler verso ovest, almeno temporaneamente, affinché il governo russo potesse organizzare l’Armata Rossa che era stata indebolita negli ultimi anni a causa delle purghe staliniane che avevano sfoltito le fila delle gerarchie militari.

La firma del Patto Molotov-Ribbentrop
La firma del Patto Molotov-Ribbentrop

Inoltre Stalin non si fidava degli inglesi e dei francesi che riteneva troppo deboli ed accondiscendenti con Hitler perché ne sottovalutavano la determinazione a trascinare l’Europa in un secondo conflitto mondiale. In questo senso la sua visione della vera strategia di Hitler accomunò Stalin a Churchill il quale cercò invano di convincere il suo Primo Ministro, Neville Chamberlain, che fosse inutile un accordo con il dittatore nazista perché quest’ultimo aveva in mente solo la guerra. Il Primo Ministro inglese, infatti, d’accordo con il capo del governo francese, Edouard Daladier, aveva accettato di stipulare un accordo con la Germania  che di fatto permetteva a Hitler di conquistare la Cecoslovacchia.

Tale accordo avvenne durante la Conferenza di Monaco il 29 settembre 1938 e vi partecipò anche Mussolini. Questa politica, considerata da molti un segno di debolezza, aveva convinto Stalin che i governi occidentali avrebbero lasciato un ampio spazio di manovra a Hitler, mettendo in serio pericolo l’integrità del territorio russo.

I sette articoli ufficiali del Patto Molotov-Ribbentrop

Il governo del reich tedesco ed il governo dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche desiderosi di rafforzare la pace tra la Germania e l’URSS e di continuare dalle vigenti disposizioni di accordo di neutralità firmate nell’aprile del 1926 fra la Germania e l’URSS, hanno raggiunto il seguente accordo:

Articolo I. Entrambe le Alte Parti contraenti si obbligano a desistere da qualsiasi atto di violenza, qualsiasi azione aggressiva, e qualsiasi attacco tra loro, individualmente o congiuntamente con altre Potenze.

Articolo II. Qualora una delle Alte Parti contraenti dovesse diventare l’oggetto di una azione bellica da parte una terza Potenza, l’altra Alta Parte contraente non darà in alcun modo il proprio sostegno a questa terza Potenza.

Articolo III. I governi dei due Alte Parti contraenti devono, in futuro, mantenere un continuo contatto gli uni con gli altri, ai fini di consultazione e per lo scambio di informazioni su problemi che riguardano i loro interessi comuni.

Articolo IV. In caso di dispute o conflitti che dovessero sorgere tra le Alte Parti Contraenti in nessuna modo le due nazioni parteciperà a qualsiasi raggruppamento di Potenze, che mira all’altro contraente.

Articolo V. In caso di dispute o conflitti che dovessero sorgere tra le Alte Parti contraenti su problemi di qualunque tipo, entrambe le parti dovranno risolvere tali controversie o conflitti esclusivamente attraverso amichevole scambio di opinioni, o, se necessario, attraverso l’istituzione di commissioni di arbitrato.

Articolo VI. Il presente trattato ha una durata di dieci anni, la validità del presente trattato verrà automaticamente prorogata per altri cinque anni, salvo che, una delle Alte Parti contraenti non si opponga entro un anno prima della scadenza del termine.

Articolo VII. Il presente trattato sarà ratificato nel più breve tempo possibile. Le ratifiche saranno scambiate a Berlino. L’accordo entra in vigore non appena viene firmato.

Il Trattato fu presentato all’opinione pubblica come un accordo di non aggressione che sarebbe dovuto durare 10 anni. In realtà fu, soprattutto, un patto di spartizione dell’Europa orientale. Con una clausola segreta di quattro punti i due paesi decidevano il destino dell’Europa.

Protocollo segreto aggiuntivo

Articolo I. In caso di riassetto territoriale e politico nei settori appartenenti agli Stati baltici (Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania), il confine settentrionale della Lituania rappresenta il confine delle sfere di influenza della Germania e URSS. A questo proposito l’interesse della Lituania nella zona di Vilna è riconosciuto dalle Parti.

Articolo II. In caso di riassetto territoriale e politico delle aree appartenenti al stato polacco, le sfere d’influenza della Germania e dell’Unione Sovietica sono delimitate approssimativamente dalla linea dei fiumi Narev, Vistola e San. Il problema di sapere se gli interessi di entrambe le parti rendono auspicabile il mantenimento di un polacco Stato indipendente e come tale stato debba essere limitato, può solo essere risolto, solo nel corso di ulteriori sviluppi politici. In ogni caso entrambi i governi risolveranno la questione per mezzo di un accordo amichevole.

Articolo III. Per quanto riguarda l’Europa sud-orientale la parte sovietica reclama il suo interesse per la Bessarabia. La Germania dichiara il suo completo disinteresse per questi settori.

Articolo IV. Questo protocollo deve essere trattato da entrambe le parti come rigorosamente segreto.

Mosca, 23 agosto 1939.

Per il governo del Reich tedesco v. Ribbentrop

Plenipotenziario del governo della USSR V. Molotov

Patto Molotov-Ribbentrop 1939
Joachim von Ribbentrop firma il patto con l’Unione Sovietica, sotto gli occhi di un sorridente Stalin

Conseguenze del Patto Molotov – Ribbentrop

Le conseguenze più immediate del Patto furono la spartizione della Polonia e dei Paesi Baltici che non riacquisirono più l’indipendenza, nemmeno dopo la guerra. Divennero indipendenti solo nel 1991 con il dissolvimento dell’Unione Sovietica. Il meccanismo diplomatico azionato da questo accordo eliminò definitivamente  la politica passiva della Francia e dell’Inghilterra che, dopo l’invasione della Polonia da parte dell’esercito tedesco, avvenuta il 1° settembre 1939, dichiararono guerra alla Germania.

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