spedizione dei Mille Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 01 May 2019 13:28:03 +0000 it-IT hourly 1 Seconda guerra d’indipendenza italiana https://cultura.biografieonline.it/seconda-guerra-indipendenza-italiana/ https://cultura.biografieonline.it/seconda-guerra-indipendenza-italiana/#comments Thu, 21 Jan 2016 15:51:10 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16320 Ci eravamo lasciati nel 1849 con la sconfitta del Piemonte subita dagli austriaci seguita dall’inevitabile abdicazione di Carlo Alberto, al quale subentrò il figlio Vittorio Emanuele II. In questo periodo possiamo notare l’ ascesa di un nuovo personaggio, Camillo Cavour. Cavour, aveva un sogno, quello di fare l’Italia, renderla finalmente uno stato unitario sotto la monarchia dei Savoia, perciò, serviva un’altra guerra contro l’Austria: la Seconda Guerra d’indipendenza italiana.

Seconda guerra d'indipendenza italiana: Cavour e Napoleone III nella satira dell'epoca
Una vignetta satirica dell’epoca che si rifà ai Promessi Sposi di Manzoni – La satira piemontese vedeva nella Francia un’antagonista del Piemonte nel controllo della penisola: nella rappresentazione Don Abbondio è dipinto con le fattezze di Cavour, Renzo e Lucia rappresentano rispettivamente Piemonte e Italia, e Don Rodrigo è dipinto con il volto di Napoleone III.

Cavour era ben conscio che il solo esercito piemontese non poteva bastare allo scopo, decise così di rivolgersi al Re di Francia Napoleone III.

Nel 1858 l’Italia si presentava divisa in diversi staterelli: Regno Sardo, il Lombardo-Veneto degli austriaci e tre stati indipendenti ma sotto la tutela dell’Austria ossia i Ducati di Parma, Modena e Toscana; al centro c’era lo Stato della Chiesa e al sud il Regno delle Due Sicilie, sotto i Borboni.

L’antefatto principale alla Seconda guerra d’indipendenza italiana è sicuramente l’incontro che avvenne nell’estate del 1858 a Plombiers tra Cavour e Napoleone III, che, avevano in mente di cambiare la carta d’Europa e neutralizzare l’impero austriaco; da non sottovalutare che questo era un accordo difensivo, cioè, sarebbe scattato solo in caso di aggressioni dell’Austria al Piemonte, inoltre in caso di vittoria, Cavour si impegnava a cedere Nizza e Savoia alla Francia; possiamo tranquillamente definirlo un matrimonio di convenienza fra i due.

Napoleone III
Napoleone III fu uno dei protagonisti della Seconda guerra d’indipendenza italiana

Nel Frattempo, l’Austria, era a conoscenza dell’accordo di Plombiers, anche perché il 1° gennaio 1859 ci furono le enigmatiche parole di Napoleone III all’ambasciatore austriaco:

A me duole che le nostre relazioni non siano più’ cosi’ buone come io desideri che fossero…

A ciò seguì un discorso di Vittorio Emanuele II in parlamento:

Noi non possiamo restare insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi.

La Seconda Guerra d’indipendenza italiana

Indubbiamente l’Austria si sentiva minacciata, ma il piano di Cavour rischiò di saltare perché nella primavera del 1859 le grandi potenze europee lavorarono per un congresso di pace (Francia e Austria erano presenti). Per la gioia del conte non fu cosi’, perché tra il 23 e il 24 aprile 1859 l’Austria inviò l’ultimatum al Piemonte accusandolo di continue provocazioni.

L’Austria dichiarò guerra al Regno di Sardegna il 26 aprile. Il giorno seguente iniziò quindi la Seconda Guerra d’Indipendenza che vedeva alleati la Francia con 200.000 soldati e il Regno Sabaudo, in una serie di battaglie terribili e violentissime. Vi furono già da principio alcune battaglie importanti, come quella di Magenta, nei pressi di Milano, dove l’ esercito franco-sabaudo risultò vincitore costringendo gli austriaci alla ritirata.

La conquista della Lombardia fu sancita dalle vittorie importantissime, ma anche sanguinosissime per via della perdita di innumerevoli francesi, di Solferino e San Martino, del 24 giugno 1859. Queste battaglie fecero vacillare sia l’opinione dei francesi, sia Napoleone III che, chiese la tregua, inizialmente in segreto, con l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe a Villafranca, dove era presente anche Vittorio Emanuele II, il quale sembrò accettare l’armistizio e quindi la fine della guerra.

Cavour fu indispettito, credendo che non ci si dovesse fermare proprio in quel momento: litigò aspramente con il Re dimettendosi dal ruolo di primo ministro.

Nel frattempo gli stati del centro chiesero l’annessione al Piemonte e Vittorio Emanuele non sapendo come comportarsi, decise di richiamare Cavour, perché in fondo tutti sapevano che senza di lui il processo unitario non poteva avere futuro; il conte tornò al governo nel 1860 (dopo che Alfonso La Marmora non riuscì a risolvere la situazione di stallo internazionale), periodo in cui, anche nel sud Italia vi furono numerose rivolte; così un migliaio di volontari, capitanati da Garibaldi, partì nel maggio 1860 da Quarto, territorio Sabaudo, alla volta di Marsala, in Sicilia.

Dopo diversi giorni furono conquistati dalle camice rosse garibaldine Palermo, Milazzo e Messina, che furono seguite dall’insurrezione lucana. Si arrivò dunque in Campania, ove l’ingresso a Napoli fu dei più trionfali; il Re Francesco II di Borbone fu costretto alla ritirata e abbandonò la città, le sue truppe si arresero dopo poco.

La Seconda Guerra di Indipendenza italiana durò dal 27 aprile 1859 al 12 luglio 1859.

Garibaldi incontra Vittorio Emanuele II
Un’immagine che ritrae lo storico incontro tra Giuseppe Garibaldi e il Re Vittorio Emanuele II – L’episodio sancisce la fine della Seconda guerra d’indipendenza italiana

Con la Battaglia del Volturno, nel mese di ottobre 1860, Cavour ottenne finalmente ciò che più desiderava: Garibaldi si fece da parte e consegnò di persona al Re Vittorio Emanuele i territori appena conquistati nel famoso incontro a cavallo, a Teano il 26 ottobre 1860.

Il Re decise di intervenire personalmente con il proprio esercito per annettere l’Umbria e le Marche unendo così il Nord con il Sud; con i Plebisciti autunnali del 1860, dopo il successo della Spedizione dei Mille, i territori conquistati diventarono parte integrante del Regno d’Italia che venne dunque proclamato il 17 marzo 1861 con Re Vittorio Emanuele II.

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La Spedizione dei Mille di Garibaldi https://cultura.biografieonline.it/la-spedizione-dei-mille-di-garibaldi/ https://cultura.biografieonline.it/la-spedizione-dei-mille-di-garibaldi/#comments Wed, 15 Aug 2012 19:27:01 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=3481 Siamo in pieno Risorgimento: nel 1859 il primo ministro Cavour manifesta con decisione la volontà di liberare il Nord Italia e di conseguenza iniziare le ostilità belliche contro l’Austria. La guerra comincia il 27 aprile dello stesso anno, e termina l’11 luglio, con l’armistizio di Villafranca, in base al quale la Lombardia (con esclusione di Mantova) viene annessa al Regno di Sardegna.

Cavour
Camillo Benso conte di Cavour

Per l’annessione del Veneto bisogna invece aspettare la Terza Guerra di Indipendenza. In altre zone (Bologna, Romagna, Granducato di Toscana, Ducato di Parma e Ducato di Modena) c’è grande fermento, perché gli abitanti chiedono a gran voce l’annessione al Regno di Sardegna.

Le popolazioni di Marche e Umbria, invece, patiscono la sovranità dello governo pontificio.

Il compromesso tra Cavour e Napoleone III

Il 24 marzo 1860 Cavour e Napoleone III giungono ad un compromesso: Cavour cede alla Francia il circondario di Nizza e la Savoia, ottenendo in cambio il consenso di Napoleone ad unire l’Emilia Romagna e la Toscana al Regno di Sardegna. Nel 1860 in Italia vi sono quindi tre Stati: oltre al Regno di Sardegna (che riunisce grosso modo il Nord), vi è lo Stato della Chiesa (che comprende, oltre a Roma, anche le zone centrali dell’Umbria, delle Marche e del Lazio) ed il Regno delle Due Sicilie (che raccoglie i territori del Sud).

La Repubblica di San Marino rimane del tutto indipendente. Il Veneto, il Friuli, il Trentino e il territorio di Mantova restano invece nelle mani dell’imperatore austriaco Francesco Giuseppe.

Napoleone come ago della bilancia

Con la sua funzione di “ago della bilancia” Napoleone mantiene la sua influenza, impedendo al Regno di Sardegna di avviare un’azione militare sia contro Roma che contro l’Austria.

L’obiettivo dei piemontesi si sposta quindi sul Regno delle Due Sicilie, guidato dall’inesperto successore di Ferdinando II, Francesco II. Il regno borbonico è territorialmente assai esteso e dispone sia di un esercito di terra molto numeroso, che di una flotta potente.

Il casus belli

Per attaccare il Regno delle Due Sicilie, però, occorre un “casus belli”, un motivo valido. Questo è un principio che vige nella politica estera di Cavour, e al quale non si può transigere. L’unica ragione per rendere plausibile un attacco viene dall’interno, da una sollevazione popolare. D’altronde, in Sicilia ci sono già fermenti di questo tipo, guidati dai liberali meridionali.

Ed infatti in passato i Borboni sono dovuti intervenire spesso per sedare le frequenti ribellioni. Francesco II di Borbone è incapace di mantenere l’ordine pubblico. Tra le forze popolari che si oppongono con decisione alla dinastia dei Borboni vi sono quelle che fanno capo all’autonomismo siciliano.

Nella sollevazione in Sicilia un posto di primo piano è occupato da Rosolino Pilo, che coinvolge ricche famiglie e latifondisti nell’organizzazione della rivolta. I primi episodi cominciano nell’aprile 1860, con la rivolta di Palermo.

Garibaldi
Giuseppe Garibaldi

Rosolino chiede a Giuseppe Garibaldi di schierarsi a fianco dei rivoltosi. Mentre Giuseppe Mazzini esorta il popolo a mettersi insieme per realizzare l’unità di Italia, Vittorio Emanuele II decide di appoggiare i rivoltosi. La posizione di Cavour, invece, è differente: egli non può discostarsi dagli interessi di Napoleone. Infarciti di idee patriottiche, i mille volontari raccolti da Giuseppe Garibaldi passano all’azione nei primi giorni di maggio del 1860.

La Spedizione dei Mille di Garibaldi

E’ il 5 maggio 1860 quando da Quarto di Genova partono i due piroscafi, il Piemonte ed il Lombardo. Politicamente i volontari (tra cui vi è anche una donna) appartengono alla Sinistra, mentre la composizione è formata da professionisti, intellettuali, commercianti, artigiani, affaristi, operai.

I Mille di Garibaldi indossano una camicia rossa, divenuta ormai leggendaria. A loro si uniscono contadini e braccianti che chiedono a gran voce una riforma agraria per eliminare ingiustizie e soprusi.

Dopo la battaglia di Calatafimi (vinta dai Mille di Garibaldi), il condottiero Eroe dei Due Mondi riesce anche a battere le truppe regie a Milazzo. Il re di Napoli cerca di fermare Garibaldi ed i suoi volontari, ma invano. La spedizione viaggia ormai verso la completa liberazione dell’Italia meridionale.

Garibaldi incontra Vittorio Emanuele II
Garibaldi incontra Vittorio Emanuele II

Il 7 settembre 1860, accolto da liberatore, Giuseppe Garibaldi entra a Napoli con il suo esercito dei Mille. La battaglia di Volturno vede le truppe garibaldine trionfare su quelle borboniche, che vengono costrette a ritirarsi a Gaeta.

Il 20 ottobre 1860 Garibaldi e Vittorio Emanuele II si incontrano: il risultato di tale incontro è l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno Sabaudo. Finisce così la Spedizione dei Mille di Garibaldi.

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