specchi Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sun, 03 Mar 2024 09:44:35 +0000 it-IT hourly 1 Perché rompere uno specchio porta sfortuna? https://cultura.biografieonline.it/sfortuna-specchi-rotti/ https://cultura.biografieonline.it/sfortuna-specchi-rotti/#comments Sun, 03 Mar 2024 08:22:09 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9549 Secondo un’antica credenza che risale ai tempi degli antichi Romani, rompere uno specchio porta decisamente sfortuna. E causa ben sette anni di disgrazie. Secondo gli antichi Romani, infatti, rompere uno specchio era sinonimo di salute spezzata. Ci volevano ben setti anni prima di tornare sani come si era quando lo specchio era intatto.

Uno specchio rotto
Si dice che quando si rompono gli specchi si devono attendere sette anni di guai

Storicamente, già ai tempi dell’uomo preistorico, era in voga specchiarsi. L’uomo vedeva la propria immagine riflessa nell’acqua di un lago o di uno stagno e credeva che quel riflesso rappresentasse un’altra persona come lui.

Prima dell’invenzione dello specchio infatti, si presumeva che ogni superficie riflettente fosse caratterizzata da proprietà magiche. Qualsiasi disturbo o interruzione del riflesso poteva portare o causare un imminente pericolo per la propria salute o disgrazia.

La nascita degli specchi

Con la nascita dello specchio poi, tale credenza venne maggiormente rafforzata. Poiché si pensava che nel caso la propria immagine venisse distorta e spezzata nei frammenti di uno specchio rotto, era molto più probabile avere conseguenze e ricadute negative che avrebbero colpito la persona maldestra.

Inoltre, secondo la credenza di quel tempo, i riflessi erano intesi e visti come una propagazione della nostra anima.

Quindi rompere la propria anima sarebbe stato decisamente segno di sventura.

Specchi, oggetti preziosi

Oltre alle varie credenze, c’era da considerare il fatto che lo specchio era un oggetto molto prezioso e costoso, per cui rimpiazzarlo voleva dire affrontare una grande spesa economica. Secondo alcune fonti antiche di quei tempi, nella Repubblica Veneziana furono emesse delle sanzioni pecuniarie a carico del proprietario che rompeva oggetti preziosi come gli specchi, questo per obbligare a recuperare lo strato argenteo e consegnarlo prontamente alle fonderie del Doge.

Specchi rotti - rompere uno specchio
Uno specchio rotto

In ultimo non bisogna dimenticare che lo specchio era spesso legato alla superbia, uno dei sette peccati capitali.

La superbia è sinonimo di malvagità e nella rottura dello specchio era visto il trasferirsi di tale condizione in colui che lo rompeva.

Rompere uno specchio e riparare lo sventurato danno

Per scongiurare i guai, causati dalla rottura di uno specchio, esistevano diversi modi.

Tra questi: mettere i frammenti dello specchio in una bacinella con una pietra trasparente per sette giorni. Dopodiché buttare il tutto, tranne le pietre preziose.

Oppure immergere i frammenti dello specchio in un corso d’acqua dolce corrente. Meglio se una sorgente.

Se il tema ti ispira, puoi leggere un nutrito elenco di frasi sui guai.

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Il falso specchio: il significato del celebre quadro di Magritte https://cultura.biografieonline.it/falso-specchio-occhio-cielo-magritte/ https://cultura.biografieonline.it/falso-specchio-occhio-cielo-magritte/#comments Mon, 31 Oct 2022 09:27:40 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=40483 Il falso specchio: descrizione

Il falso specchio (1929) è il titolo dell’opera di René Magritte qui analizzata. Un occhio immenso ci guarda: la pupilla nera, come un sole chiuso che aspira tutta la luce, macchia il cielo dipinto sull’iride. Il funzionamento dell’occhio ricorda una sorta di gioco di specchi in cui l’immagine catturata viene inviata al cervello.

Il falso specchio - Le Faux Miroir - The False Mirror
Il falso specchio – Le Faux Miroir – The False Mirror

Dunque, l’occhio di Magritte riflette ciò che vede e cambia, assume le sembianze, di ciò che sta vedendo.

Il cielo, però, non sembra essere una visione casuale: avrebbe potuto infatti apparire un altro genere di immagine, come un uomo, un animale, un paesaggio. Magritte invece sceglie il cielo, perché la pupilla appare come un sole nero che inquieta nell’azzurro del cielo che appare, ma è solo un’apparenza, sereno.

Il significato del cielo

Inoltre, il cielo potrebbe avere anche una valenza diversa, come un’interpretazione di uno stato d’animo di cui, con la sua misteriosa bellezza, sarebbe un interprete, rifletterebbe un mondo interiore, inquietato dalla pupilla completamente nera.

Perciò Magritte, mostrando un’immagine impossibile, come un cielo dentro all’occhio, vuole dimostrare che la pittura è un mezzo attraverso il quale vedere ciò che non si vede, interpretare una realtà diversa da quella che appare a prima vista.

L’occhio è una metafora

In questo senso l’occhio, proprio per il suo meccanismo biologico e fisico, diventa una metafora per intuire ciò che non vediamo, qualcosa di sepolto nella realtà o che lo stesso occhio falsa, reinterpreta, mettendoci in uno stato di continua ricerca e interpretazione di ciò che vediamo.

Più scaviamo nelle interpretazioni e più cerchiamo di dare una definizione agli oggetti, alla realtà, a ciò che vediamo e più la complessità di ciò che ci circonda ci soverchia.

René Magritte, in questo modo, ci mostra la nostra superficialità o il tentativo di inquadrare qualcosa che sfugge a qualsiasi interpretazione.

Proprio il modo di fare pittura di Magritte ci accompagna in un’analisi filosofica sul significato della realtà e soprattutto sul modo in cui vediamo ciò che ci appare.

Persone fotografano Il falso specchio di Magritte al MoMA
Persone fotografano Il falso specchio di Magritte: il museo è il MoMA di New York

Il falso specchio: dati tecnici e museo

  • Titolo originale: Le Faux Miroir (il falso specchio)
  • Tecnica: Olio su tela
  • Misure: 54×81 cm
  • Ubicazione: New York, The Museum of Modern Art (MoMA)
  • Anno: 1929
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Due specchi messi di fronte si riflettono all’infinito? https://cultura.biografieonline.it/specchi-infinito/ https://cultura.biografieonline.it/specchi-infinito/#respond Sat, 08 Mar 2014 17:08:16 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9992 Quando due specchi sono collocati uno di fronte all’altro parallelamente, la loro immagine viene riflessa e ripetuta tantissime volte, in entrambi gli specchi, e le ripetizioni appaiono una dentro l’altra, assomigliando a delle vere e proprie scatole cinesi. Ma in realtà nessuno specchio riflette il cento per cento della luce e questo è il primo problema che impedisce il riflesso all’infinito.

specchi infiniti specchio riflesso
La riflessione di specchi paralleli non può moltiplicarsi all’infinito perché nessuno specchio riflette il 100% della luce.

Secondo l’esperimento, anche se uno specchio riflettesse il 99 per cento dell’immagine, dopo circa 70 riflessi rimarrebbe solo a disposizione il 50 per cento della luce, mentre dopo 140 riflessi, per colpa dell’assorbimento, la luce a disposizione si ridurrebbe al 25 per cento. Inoltre per far sì che l’evento “infinito” si verifichi, gli specchi dovrebbero essere perfettamente paralleli. E ciò è molto difficile ed improbabile. Quindi solo in caso di specchi perfettamente paralleli, l’immagine dello specchio potrebbe essere riflessa perpendicolarmente nell’altro all’infinito, venendo riflessa nel primo e nuovamente nel secondo, fino alla perdita d’occhio.

Invece, nel caso di specchi non perfettamente paralleli, l’immagine finirebbe per essere proiettata fuori dagli specchi, a causa della leggera disparità della posizione dell’uno rispetto all’altro. Nel caso in cui gli specchi fossero posizionati in modo angolare, l’immagine non verrebbe riflessa all’infinito nei due specchi ed inoltre si noterebbe un tunnel di immagini formato dai due specchi che non si svilupperebbe diritto, ma s’incurverebbe per sovrapporsi fino a sparire.

In conclusione quindi, teoricamente due specchi messi di fronte si riflettono all’infinito ma questo esperimento in pratica non è possibile da realizzare.

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Arlecchino allo specchio, opera di Pablo Picasso https://cultura.biografieonline.it/picasso-arlecchino-allo-specchio/ https://cultura.biografieonline.it/picasso-arlecchino-allo-specchio/#comments Fri, 16 Aug 2013 12:23:06 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7774 Arlecchino allo specchio è un celebre e importante quadro di Pablo Picasso: si tratta di un olio su tela che misura 100 x 81 cm; fu realizzato nel 1923  e attualmente è esposto al museo Thyssen-Bornemisza di Madrid. Inizialmente si pensò che questo quadro facesse parte di un serie di lavori che Picasso realizzò nel 1923, in cui lavorò su diversi arlecchini seduti, che avevano come soggetto il pittore spagnolo Jacinto Salvadò. In realtà si tratta solo in parte di arlecchino, solo il cappello richiama la famosa maschera veneziana; infatti ci sono altri due personaggi implicitamente riportati nel quadro: il vestito ricorda i trapezisti del circo classico mentre il volto è un chiaro riferimento a Pierrot, altra maschera molto amata da Picasso.

Arlecchino allo specchio (Pablo Picasso, 1923)
Arlecchino allo specchio: celebre opera di Pablo Picasso realizzata nel 1923

Lo specchio è uno dei simboli che svelano meglio questo connubio, ricordando, non tanto l’arte di arlecchino, ma quella appunto di Pierrot. Inizialmente il volto di arlecchino avrebbe dovuto essere quello di Picasso, il quale in altri lavori si era ritratto con il costume della maschera veneziana, che lui riteneva per certi aspetti vicino al suo carattere. Poi in seguito ridipinse il volto cambiandolo in quello di Pierrot.

Un dettaglio del quadro "Arlecchino allo specchio", di Pablo Picasso
Pablo Picasso: Arlecchino allo specchio – Dettaglio dello specchio

Analisi e contesto storico

Durante il periodo fra le due guerre mondiali, ci furono molti  artisti che utilizzarono canoni e modelli classici come ispirazione per le loro opere. Emerse uno sguardo nuovo e disincantato verso i valori del mondo occidentale, che avevano fino a quel momento ispirato i movimenti artistici europei. Nacque una visione della realtà anti-romantica e un rifiuto radicale verso il formalismo delle avanguardie. Nacque, anche a causa della situazione economica, politica e sociale, uno spirito critico e radicale verso tutto ciò che non fosse un’analisi obiettiva della realtà, la quale si doveva appoggiare alla pittura classica e alla sua immortalità estetica con una reinterpretazione critica basata sui canoni moderni.

Dopo la Prima Guerra Mondiale a molti artisti sembrò una necessità imprescindibile rappresentare valori eterni, che contrastassero il caos e l’anarchia che la guerra aveva portato in Europa. Anche Pablo Picasso fu affascinato da questa ricerca e nel 1917 intraprese, insieme a Jean Cocteau, un viaggio in Italia grazie al quale avrebbe riscoperto il Rinascimento, l’arte antica e artisti come Raffaello e Michelangelo. A differenza di molti altri artisti però l’interpretazione di Picasso non fu pedissequa ma utilizzò i canoni estetici classici, reinterpretandoli alla luce delle nuove istanze che la modernità proponeva con forza, in quegli stessi anni.

Inoltre il cubismo da lui inventato era il mezzo attraverso il quale esprimere e rimodellare le sue passioni, come ad esempio l’arte negra. La stessa cosa accadde con il classicismo. Picasso sviluppò, grazie alla tecnica del cubismo, diversi punti di vista attraverso i quali presentare un unico soggetto. Il quadro Arlecchino allo specchio è una delle opere più rappresentative di questo periodo, tanto che alcuni critici l’hanno definita un’ immagine perfettamente aderente allo stile delle pitture pompeiane.

Un dettaglio del volto di Arlecchino (o Pierrot)
Pablo Picasso: Arlecchino allo specchio – Dettaglio del volto di Arlecchino

Arlecchino allo specchio è un quadro importante nell’opera di Picasso perché rappresenta un periodo della vita artistica del pittore, perché la sua realizzazione tocca un verticismo assai elevato sia nell’uso della prospettiva che della realizzazione del ritratto e soprattutto perché, insieme al quadro Il flauto di Pan, è diventato il quadro più importante della ricerca classicista del pittore di Malaga. E’ anche il suo ultimo passaggio in quella ricerca dell’arte antica che lo aveva coinvolto per diversi anni. Alla fine del 1923, infatti, Picasso iniziò una nuova stagione pittorica, concentrandosi sulle nature morte e inaugurando così il cubismo curvilineo.

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