speaker Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Mon, 25 Nov 2019 09:06:37 +0000 it-IT hourly 1 Intervista a Rosaria Renna, la voce più sexy della radio https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-rosaria-renna/ https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-rosaria-renna/#comments Thu, 24 May 2012 13:44:01 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=2182 Rosaria Renna nasce a Monopoli, in provincia di Bari, il 18 aprile 1969.
Esordisce nel mondo dello spettacolo a soli dodici anni presso Tele Antenna Radio Monopoli, per proseguire con Radio Argento e Radio Elle. A diciotto anni inizia a lavorare come giornalista per Telenorba, e poi come dj per Radionorba. Intanto frequenta corsi di recitazione e doppiaggio, oltre alla Scuola Ribalte di Enzo Garinei.

Nel 1992 viene convocata dal direttore artistico di Radio Dimensione Suono (RDS) per sostituire temporaneamente Anna Pettinelli. Ottiene un incredibile successo di pubblico e inizia la brillante carriera di speaker. Nel 1995 conduce “T.R.I.B.U.” su Telemontecarlo ed il “Clio RDS Live”, trasmesso in diretta da Italia 1.

Ha partecipato a numerosi eventi nelle principali reti televisive, è animatrice e presentatrice. E’ sua la fascia pomeridiana dalle 16 alle 19 su RDS, dove si occupa in particolare di cinema, spettacolo e cultura.

Tra i riconoscimenti, nel 1994 vince il “Gran Premio della Radio” come miglior speaker. Nel 1997 viene eletta “La voce più sexy della radio” dai lettori del settimanale “Tv Sorrisi e Canzoni”. Nel 2008 viene nominata “Gioia dei pomeriggi” dalle bloggers di RDS.

Rosaria Renna
Rosaria Renna

Rosaria, una splendida carriera e tante soddisfazioni. Ma già a dodici anni sapevi che volevi diventare una donna di spettacolo?

No, anche se impazzivo per la Carrà e per gli show televisivi del sabato sera oltre che per gli artisti di “Fame”, il mio telefilm preferito di allora. In realtà pensavo più ai libri e al teatro, ma il destino mi ha fatto”inciampare” in una piccola radio locale che mi ha fatto scoprire un mondo meraviglioso, del quale faccio ancora parte.

In radio, di recente, hai dichiarato che da piccola eri timida e parlavi poco. Come hai fatto a superare questi limiti?

Questo è stato l’aspetto che mi ha conquistato subito del trasmettere in radio: nessuno ti vede, si accende una luce rossa e tu sei libera di esprimere i tuoi pensieri. Lo so che è un’illusione, perché in realtà ci sono centinaia o migliaia o milioni di persone che in quel momento stanno ascoltando proprio te … ma il fatto di non vederle fa la differenza! E poi io sono una timida atipica: nella vita di tutti i giorni preferisco non attirare l’attenzione, ma non mi faccio problemi a salire un palco davanti a 50 mila persone, come mi è successo allo stadio Meazza di San Siro per il concerto di “Amiche per l’Abruzzo”. Ma ad una festa stai sicura che sono quella nell’angolo più buio e che va via prima di tutti! Sempre che sia riuscita ad andarci…

La gavetta è stata dura. Hai mai pensato di mollare e cercarti un lavoro qualsiasi?

No, perché fortunatamente sono sempre riuscita a mantenermi con il mio lavoro. Oggi, se guardo ai ragazzi che hanno l’età mia agli inizi, mi rendo conto che sono molto più competenti, più qualificati, ma ironicamente hanno meno possibilità, meno scelta. E ‘più dura per loro, oggi, di quanto lo sia stato per me allora. Anche se paradossalmente io ho fatto tutto da sola, purtroppo non avevo una famiglia alle spalle, come succede a molti oggi, che sono mantenuti dalle famiglie fino ai 30-35 anni.
Sono tempi strani, da un lato sembra ci siano miliardi di possibilità che io non ho avuto, dall’altro però manca la speranza nel futuro.

In questi anni hai avuto modo di conoscere tantissimi personaggi famosi del mondo della musica e dello spettacolo. Qual è stato l’incontro che ti ha lasciato il segno?

Will Smith non me lo dimenticherò mai! Estroverso, galante, divertente… sono riuscita a scroccargli pure un bacio! E Lenny Kravitz: una presenza magnetica. Affascinante, bello, bravo: l’uomo perfetto!

E invece, c’è stato qualche incontro che ti immaginavi diverso, o che ti ha deluso?

In realtà gli artisti che ami molto, che in qualche modo “mitizzi”, è meglio non incontrarli mai. E’ facilissimo essere delusi, perché alla fine sono esseri umani come tutti gli altri e questo un po’indispone. Dovrebbero avere l’aura di divinità anche nella vita reale, ma questo non accade, purtroppo. A questo proposito mi è spiaciuto scoprire che Andy Garcia, che avevo amato ne “Gli intoccabili”, era piuttosto basso. Insomma, io me l’ero immaginato gigantesco e lui niente, un “tappetto”: non si fa così!

Come si lavora in uno dei più importanti network radiofonici nazionali, come RDS?

Diciamo che la spensieratezza e il puro divertimento degli inizi sono accompagnati da responsabilità e pensieri, ma rimane sempre il lavoro più bello del mondo.

Ci puoi raccontare una tua giornata tipo in radio?

Prima di tutto vorrei sottolineare che la radio si prepara al meglio… vivendo. Più viaggi, più leggi, più film guardi, più esperienze fai, più cose avrai da raccontare a chi ti ascolta. Poi ogni giorno io mi ritaglio almeno un’ora a ridosso della diretta per navigare sui miei siti preferiti, dare uno sguardo alle Agenzie Stampa, controllare le e-mail per cercare curiosità, fatti ed eventi da condividere con gli ascoltatori. Quando sono in diretta, poi, controllo anche gli sms in arrivo, i messaggi sul sito della radio, perché mi piace rendere protagonisti anche gli ascoltatori. Li “uso” per spunti interessanti, racconto i loro aneddoti, insomma li rendo partecipi delle ore che passiamo insieme.

Tu hai lavorato e lavori tuttora anche per la televisione. Oltre al fattore visivo, qual è la differenza, per la tua esperienza personale, tra radio e televisione?

Sembra una sciocchezza, ma il fatto di non dover pensare alla telecamera che ti riprende, alla postura da tenere, ti regala un senso di libertà incredibile. A parte questo, se fai un bel programma è un piacere, sia in radio che in tv.

Ci puoi raccontare qualche episodio curioso della tua carriera?

Una mattina d’estate di qualche anno fa, una papera su una parola che non riuscivo a dire… sono scoppiata a ridere. Ma di gusto! Poi cercavo di riprendere il discorso, ma niente, ridevo. Non sai quanti sms e messaggi dagli ascoltatori, divertiti e divertenti! Comincio a credere che le papere funzionino più della professionalità e della precisione… qualche volta.

Hai mai avuto attimi del cosiddetto “panico da palcoscenico?”

Una volta, tanti anni fa in Piazza San Giovanni a Roma, per un Festival musicale co-presentato con Alessia Marcuzzi. Eravamo Carlo Elli, allora mio collega ad RDS, ed io. Giuro che se non mi avesse tenuto per mano non sarei riuscita ad uscire. A mia discolpa però, oltre al fatto che c’erano le telecamere di Italia Uno, la folla presente, circa 50 mila persone. Una bella scarica di adrenalina.

Sei molto legata alla tua terra, la Puglia, e alle tue tradizioni. Questa autenticità e schiettezza fanno di te un eccezione…

Davvero? Ma no, non credo. Penso che sia naturale essere legati alle proprie radici. Altrimenti si è come una foglia al vento. Solo se ricordi da dove vieni riesci a trovare la strada per andare, e soprattutto quella per tornare! Amo Roma, che mi ha adottata con la generosità che la contraddistingue, ma il mio cuore sa di grano e mozzarelle, di salsedine e ulivi. La Puglia è la mia grande madre, dove trovare conforto e ricordarmi chi sono, veramente.

Che rapporto hai con la tecnologia?

Trascorro ore al PC e sono sempre lì a smanettare con iPhone e iPod: quindi sono una quasi schiava, nella vita di tutti i giorni. Ma sopravvivo tranquillamente anche senza, soprattutto in vacanza, dove la libertà vera è non dover stare continuamente in connessione con il mondo, ma anzi ignorarlo beatamente. Soprattutto in questi tempi cupi e dolorosi.

In trasmissione ti occupi di film, libri e cultura. So che sarà dura scegliere e fare nomi, ma ci potresti dire qual è uno dei tuoi libri preferiti, uno dei tuoi film preferiti e quello che ti piace fare in assoluto nel tuo tempo libero?

Si, è la domanda più crudele che mi hai fatto! Però rispondo, come sempre in questi casi, con i primi che mi vengono in mente. Non sono necessariamente i miei preferiti di tutti i tempi, ma sicuramente nella Top Ten.

Libro: “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austen: devo ancora trovare un altro romanzo scritto altrettanto bene, con personaggi magnifici che, non a caso, vengono portati continuamente anche sul grande schermo. In una parola, perfetto!

Film: “Blade Runner” di Ridley Scott: notturno, sensuale, crudele, romantico. Come la vita. E quanto era bello Harrison Ford giovane!

Tempo libero: Yoga, mare, cane! Nel senso che adoro praticare Yoga, il mare è il mio elemento del cuore, e senza un cagnolino tra i piedi non so stare. Il mio quattrozampe amato si chiama Angie, è una Jackrussell affettuosa e dolce, come una figlia per me.

Oltre ad ascoltarti ogni pomeriggio su RDS dalle 16 alle 19, quali sono i tuoi prossimi impegni?

Insieme ad una mia amica giornalista stiamo lavorando a dei format televisivi: speriamo vadano in porto!

A chi volesse intraprendere una carriera da dj e speaker, cosa consiglieresti?

Leggere, informarsi, studiare. La curiosità come un mantra da applicare alla propria vita e professione. E una buona dose di perseveranza: il momento è delicato, come scrive Ammaniti, tocca insistere e non demordere.

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Intervista a Giorgio d’Ecclesia https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-giorgio-decclesia/ https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-giorgio-decclesia/#comments Fri, 27 Jan 2012 12:38:22 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=350 Conduttore radiofonico presso Dimensione Suono Roma, giornalista, presentatore di eventi nazionali e autore di libri di settore, nonostante la giovane età Giorgio d’Ecclesia è diventato una delle voci – e delle menti, soprattutto – più innovative della scena radiofonica nazionale, per giunta versato nell’ambito della comunicazione da oltre dieci anni. Al suo nome è legato un progetto che, al momento, non sembra avere concorrenti sulla scena web nazionale. D’Ecclesia è, infatti, il responsabile e ideatore del sito internet Radiospeaker.it, da un paio di anni vero e proprio punto di riferimento per i professionisti e gli appassionati della radio in Italia.

Giorgio d'Ecclesia

Il portale è un mezzo importante per chiunque faccia o abbia intenzione di fare radio in modo professionale, offrendo inoltre strumenti adeguati e in costante aggiornamento a migliaia di appassionati di radio e di comunicazione in genere, i quali attraverso il sito hanno anche la possibilità di farsi conoscere e di promuovere il proprio lavoro. In un’intervista, il bravo conduttore radiofonico risponde ad alcune domande su Radiospeaker e su altre questioni legate al mondo della radio.

Andiamo subito al dunque. Cos’è Radiospeaker e perché è diventato il punto di riferimento dei professionisti e appassionati di radio in Italia? E, soprattutto, come nasce?

Radiospeaker.it nasce nel novembre 2009 per colmare un vuoto su internet: l’idea mi è venuta qualche anno prima, mentre muovevo i primi passi in radio come conduttore radiofonico, cercando informazioni e suggerimenti online. Notando la quasi totale assenza di informazioni e la mancanza di siti che racchiudessero contatti, corsi, suggerimenti, annunci di lavoro, libri e news sulla radio, ho pensato: quasi quasi lo faccio io. Inizialmente ho preso mouse e tastiera e ho creato una prima bozza grafica del sito da solo, ho raccolto qualcosa come 400 contatti di speaker radiofonici italiani e li ho messi online. E’ stato il primo di una serie di passi che tuttora stiamo facendo: al database con i contatti degli speaker poi, si è aggiunto quello dei fonici, dei giornalisti e delle radio italiane, un blog con le ultime news e le interviste sulla radio, una sezione dedicata agli annunci di lavoro in radio ed un mercatino digitale di compravendita di attrezzature. Subito dopo, sono arrivati i corsi di conduzione, giornalismo e regia radiofonica a Roma e Milano ed un E-book, diventato il primo Manuale per diventare Speaker Radiofonici Professionisti. Oggi non sono più solo, contiamo una squadra di quasi 20 persone.

Radiospeaker vive di pubblicità, come la tv, il web, la vecchia radio, gli antichi quotidiani, i periodici e gli eventi in genere? O è un progetto che può contare su altre risorse?

Radiospeaker.it non ha mai puntato troppo sulla pubblicità quanto sulla formazione e l’insegnamento. Al momento la nostra entrata principale deriva dai corsi di conduzione e giornalismo radiofonico, un campo in cui ci siamo specializzati e su cui abbiamo investito sempre di più. Solo negli ultimi mesi abbiamo avviato un percorso legato alla vendita diretta di banner pubblicitari sul sito: questo è stato possibile perché nel corso di questi due anni siamo riusciti ad individuare una nicchia di mercato molto precisa e di cui siamo diventati il punto di riferimento. Radiospeaker.it comunica ai professionisti e agli appassionati di radio, persone che usano strumenti legati alla produzione audio, alla trasmissione streaming, alla insonorizzazione e alla diffusione musicale. Gente che vive di radio e che usa i suoi strumenti ogni giorno. Si spera quindi che le aziende legate a questi settori si rendano conto che pubblicizzare i propri prodotti sul nostro sito vuol dire raggiungere una nicchia specifica, ben delineata e molto interessata ai loro strumenti. Dovendo fare pubblicità per un microfono ad esempio, penserei:”perché buttare l’amo nell’oceano, su un sito generalista, quando c’è un’oasi come Radiospeaker.it dove trovo tutti i miei clienti?”. Sono stato abbastanza convincente?

Quanto è cambiato il modo di fare radio ai tempi dei social network?

Direi che le differenze rispetto ad una decina di anni fa sono molte e quelle rispetto ad una ventina di anni fa sono moltissime. Prendiamo ad esempio la figura del conduttore radiofonico. Oggi Il conduttore radiofonico non deve solo avere una bella voce e parlare di musica, deve essere multimediale, interattivo e sempre più vicino all’ascoltatore. Una volta gli utenti comunicavano con il proprio speaker attraverso lettere e cartoline, a cui difficilmente seguiva una risposta, poi sono arrivati gli sms e anche in quel caso le risposte arrivavano raramente, talvolta attraverso telefonate in diretta radio. Oggi gli ascoltatori parlano, seguono e commentano tutto ciò che lo speaker dice in radio, attraverso le applicazioni di internet: Sito internet della radio, Blog personale del conduttore, Forum, Chat, Skype, Facebook, Fan page, Twitter, Myspace e tutte quelle applicazioni che permettono un’interazione Conduttore-Ascoltatore. Infatti il conduttore radiofonico di oggi, me compreso, non deve solo saper raccontare notizie interessanti ma le deve anche produrre. E’ diventato un “prosumer”, termine che unisce la parole “producer” e “consumer”: oltre a consumare contenuti che poi racconterà in radio, li produce attraverso la rete: articoli, notizie, video, post, argomenti da pubblicare su internet attraverso facebook, twitter, blog e gli altri mezzi a disposizione. Questa non è solo una qualifica in più per il conduttore, ma spesso è una condizione necessaria richiesta dalla direzione dell’emittente per alimentare traffico sul proprio sito internet, e quindi per incrementare gli introiti pubblicitari derivanti dal sito stesso.

Le web radio. Funzionano? Sono il presente e il solo futuro pensabile per la radio in genere, oppure hanno già esaurito la loro spinta?

Le web radio al momento sono delle ottime palestre per aspiranti professionisti del settore, assolvono a quella fondamentale funzione che una volta avevano le piccole radio locali (che purtroppo sono in via di estinzione). Al momento però, le web radio non hanno ancora la forza necessaria per competere con le radio tradizionali in fm e questo per via di limiti strutturali, come il limite di banda: attraverso la linea internet si può comunicare ad un numero limitato di utenti contemporanei, non posso dirti di preciso il limite massimo raggiungibile, ma questo sicuramente non si avvicina ai 5, 6 milioni di ascolti raggiungibili dalle radio in fm. Le web radio potranno dettare le regole del futuro quando si verificheranno due condizioni: la banda internet diventerà sufficientemente “wide” da permettere l’ascolto contemporaneo per milioni di utenti e quando si diffonderanno le autoradio e le radio portatili con una connessione web integrata. Personalmente ascolto moltissima web radio attraverso il mio smartphone e a casa ho dei dispositivi radio che si collegano ad internet. La spinta delle web radio non si è esaurita, deve ancora arrivare.

Quanto è stretto e produttivamente promiscuo il legame tra web e radio in genere? Quali potenzialità, prospettive, insidie?

La radio ed internet si stanno simpatici. Li possiamo considerare un po’ come la nonna e il nipotino, si vogliono bene e c’è un profondo rispetto reciproco. Questo a mio avviso è dovuto al fatto che la radio è sempre stato considerato un mezzo autorevole, un mezzo dove si danno ancora dei contenuti validi ed interessanti e si è saputa adeguare al nuovo modo di comunicare, perché diretta ed immediata come internet. In radio la comunicazione non può essere appiattita da un paio di tette e non si possono mandare immagini forti o shoccanti. In radio si parla, si immagina, si ascolta, si riflette, l’ascoltatore resta in attesa finché un concetto o il racconto che il conduttore sta facendo non è concluso: come accade in un libro. Il sito internet di una radio è diventato in un certo modo la manifestazione visiva della radio stessa, dove il suono si completa con testi ed immagini.

Cinque qualità/aggettivi per uno speaker moderno, per resistere alla competitività, per restare a galla.

•    Umiltà /Umile
•    Personalità/ Personale
•    Competenza / Competente
•    Curiosità/ Curioso
•    Passione/ Appassionato

Dall’esplosione della televisione commerciale se ne decreta la morte, sia dal punto di vista giornalistico che dell’intrattenimento puro. Eppure, la radio sembra aver tenuto (talvolta anche meglio di altri media, come i giornali). Dopo l’avvento di internet, si è parlato di morte della tv e, ovviamente, anche della radio. Eppure, entrambe reggono. Che cosa significa? La radio esisterà sempre?

Da innamorato della radio, sono sicuro che non morirà mai. La nonnina scoppia di salute. I suoi punti di forza rispetto agli altri media sono diversi: è un mezzo poco invasivo perché non chiede al proprio utente di fissare uno schermo o una tv, non ha tastiere e mouse da gestire e pagine da sfogliare. Rispetto a Tv, Internet e giornali può essere “consumata” in qualsiasi momento della giornata mentre si svolgono contemporaneamente altre attività . Sembrerà strano ma al giorno d’oggi, in cui domina la frenesia e non troviamo più il tempo per informarci correttamente (leggere un giornale, guardare la tv o cercare informazioni su internet), la radio è il mezzo più moderno perché ci raggiunge ovunque e non chiede dedizione. Altro punto di forza fondamentale è la contemporaneità dell’informazione: il giornale ti da le notizie il giorno dopo, la tv ha dei tempi molto più dilatati (confezionare i servizi video, interrompere il programma in onda, trovare cameraman e giornalista pronti per la diretta), internet è abbastanza veloce ma presuppone che l’utente si trovi in quel momento collegato e a caccia di informazioni. La vecchia invece, ti informa mentre sei in auto, in doccia, in cucina, mentre fai jogging e ti offre informazioni proprio nel momento in cui le notizie nascono, senza distoglierti dalle azioni che stai compiendo. Gli ultimi sondaggi dicono che la radio conserva ancora una alto grado di autorevolezza rispetto ai giornali, ormai troppo politicizzati, e alla tv, ridotta ad un manipolo di vecchie e stanche facce rifatte. Un disco ed una voce che parla, così era e così sarà.

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