simboli Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Thu, 29 Aug 2024 14:25:32 +0000 it-IT hourly 1 Nascita di Venere: spiegazione e interpretazione dell’opera di Botticelli https://cultura.biografieonline.it/venere-botticelli/ https://cultura.biografieonline.it/venere-botticelli/#comments Thu, 29 Aug 2024 13:11:10 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17241 Se il concetto di bellezza è per sua natura mutevole e indefinibile, nel tempo risiede l’antidoto che impedisce alla beltà espressa nell’arte di invecchiare e tramutarsi in una lode effimera. La Venere, realizzata da Sandro Botticelli tra il 1482 e il 1485, tracciò con i suoi lunghi capelli e le longilinee gambe affusolate, l’inizio di un periodo glorioso per l’arte italiana, connotando il canone di una bellezza eternamente fulgente e proclamando un’innovazione in pieno spirito rinascimentale. Realizzata per la famiglia de’ Medici, la “Nascita di Venere“, sviluppò in se stessa gli ideali classici che, nel risveglio nell'”humana conscientia“, ritornarono a popolare le tele dei migliori pittori di corte italiani ed europei.

Nascita di Venere (Venere di Botticelli, Birth of Venus)
La “Nascita di Venere” (1482-1485, opera spesso indicata anche come “Venere di Botticelli“) è un dipinto a tempera su tela di lino (172 cm × 278 cm) esposto agli Uffizi di Firenze. Per bellezza, intensità, poesia e notorietà, è di fatto un’opera simbolo per l’intera epoca del Rinascimento.

Per chi fosse interessato ad ammirare in una sola immagine ciò che sotto il nome di Rinascimento riempie libri interi, può concedersi il lusso di un contatto diretto con la storia della Firenze rinascimentale visitando la Galleria degli Uffizi.

Nascita di Venere: analisi dell’opera con note tecniche e descrittive

Dalla pelle chiara e dai lunghi capelli dorati, Venere sorse dalle acque schiumose di un mare sconosciuto e, nascondendo con la folta chioma divina le pudiche membra, si eresse misteriosa e timida nella sua identità mitologica e manchevole di ogni umana volgarità.
Nell’immagine surreale e pagana di una vita che scorga da una conchiglia, dal cielo piovono rose, generate, secondo la leggenda, dal mite vento primaverile.

La neonata Venere si esibisce timorosamente al mondo e reggendosi su unico piede, contribuisce alla messa in scena del concetto classico di “contrapposto”, con spalle e gambe ruotate rispetto al busto, espediente che conferisce un portamento più sciolto e rilassato.
Il valore classico della pudicizia è rimarcato dalla giovane donna che, avvolta nello splendido abito ricamato a fiordalisi, soccorre la Venere con un mantello quasi a voler a proteggere universalmente il senso del pudore.

La fanciulla che arriva dalla riva è un’Ora (custode dell’Olimpo) e viene in questo caso rappresentata dal Botticelli senza le altre sorelle, innovando e contrastando la versione proposta dalla letteratura mitologica. La giovane donna è cinta al petto da un tralcio di rose identico a quello presente nella “Primavera“, con uno scollo abbellito da ghirlande di mirto, la pianta sacra a Venere.

La Primavera di Botticelli
Primavera (Sandro Botticelli, 1482 circa) – Tempera su tavola, dipinto per la villa medicea di Castello. Conservata a Firenze, nella Galleria degli Uffizi – E’ possibile notare le somiglianze dell’abito della figura femminile sulla destra, cinto di fiori, con la Nascita di Venere.

Il drappo si apre ad accogliere il corpo nudo e tenero della dea; si tratta di un mantello regale dalla lucente e preziosa bellezza della seta vermiglia, ricamata con sottili e raffinati decori floreali.

Mentre Zefiro, Brezza – in alcuni casi identificata con la ninfa Clori, la futura sposa di Zefiro – e l’Ora rivolgono i propri sguardi verso Venere, questa si offre sottomessa alla vista dell’osservatore; gli occhi languidi dalle pupille dilatate e la testa reclinata si oppongono alla tradizionale vocazione classica che invece permea il resto della composizione pittorica.
Gli occhi velati di una triste malinconia, come molti degli altri elementi estremamente naturalistici, elargiscono alla tela fiorentina un’armoniosa bellezza e una potente simbologia.

Un dettaglio della Nascita di Venere (Venere di Botticelli)
Un dettaglio del quadro: i volti e gli sguardi di Zefiro, Brezza (o Clori), e la Venere di Botticelli

Nella rappresentazione di una nascita sovrumana dalle origini violente e divine, Botticelli considerò l’archetipo della “Venere pudica” e della “Afrodite anadyomenē” di echi notoriamente classicheggianti.

Dal punto di vista tecnico Botticelli si servì, inconsuetamente per l’epoca, di una tela di lino su cui stendendo un’imprimitura a base di gesso accorse all’uso di una tempera magra, sperimentando sia l’uso della tecnica a pennello che a “missione”.

Nascita di Venere: la genesi dell’opera

Risulta grandemente difficoltoso definire con certezza, in modo definitivo e approfondito, la storia di questo straordinario capolavoro. Vasari citò per la prima volta l’opera botticelliana nel 1550: la “Nascita di Venere” era collocata nella Villa di Castello del Duca Cosimo dove

“due quadri figuranti, l’un, Venere che nasce, e quelle aure e venti che fanno venire in terra con gli Amori; e così un’altra Venere, che le Grazie la fioriscono, dinotando la primavera; le quali da lui con grazia si veggono espresse” (VASARI).

La Venere di Poliziano incontra la Venere di Botticelli

Angelo Poliziano (1454-1494) nell’opera incompiuta conosciuta come “Stanze de messer Angelo Poliziano cominciate per la giostra del magnifico Giuliano di Pietro de Medici” (1475) anticipava di qualche anno il tema classico e mitologico dell'”Afrodite anadyomenē” (Ἀφροδίτη Ἀναδυομένη, nascente dal mare), ripreso dal Botticelli solo nel 1482, si profilò come il più adeguato a racchiudere lo spirito del proprio tempo, divenendo, di fatti, l’emblema del primo Rinascimento fiorentino.

Vale la pena riportare un breve estratto dell’opera nella quale Poliziano, sposando l’oraziano “Ut pictura poësis”, redige con delle pennellate fatte di poesia il Regno di Venere, quello che Botticelli (1445-1510) renderà in sinfonie di colori e profumate atmosfere:

“Al regno ov’ogni Grazia si diletta,
ove Biltà di fiori al crin fa brolo,
ove tutto lascivo, drieto a Flora,
Zefiro vola e la verde erba infiora.”
(Poliziano, Il Regno di Venere, Stanza 68)

Simonetta Vespucci: la musa botticelliana

Che cosa induce la nascita di un capolavoro? L’ispirazione spesso fluisce dai più alti emisferi del pensiero umano, intrecciandosi con gli ideali e spesso ricondotta in una forma visibile grazie alla “divina” mano dell’artista. Scultori e pittori rendono visibile l’invisibile, tramutando gli ideali in simbologie e le simbologie in forme e colori.

Quando l’inteligentia è toccata dal mirabile spirito dell’amore, che già di per sé è una forma d’arte, il merito dell’artista è semplicemente quello di aver prestato alla sua arte la bellezza di un volto già esistente.

È questo il caso di Simonetta Vespucci (1453-1476), musa ispiratrice di Botticelli, che inondò di ammirazione i cuori di chi ebbe la fortuna di incontrarla, tanto da prestare i suoi bei connotati alla sposa di Efesto, Venere.

La Vespucci fu l’amante di Giuliano de’ Medici nel segno di un’immagine simbolo di ciò che nell’ideale collettivo incarna il Rinascimento, ma al di là di Botticelli, Simonetta, ispirò opere teatrali e musicali, serbando per sempre la sua giovane anima nel cuore dell’arte e di chi l’amò.

Il dettaglio del viso della Venere di Botticelli
Foto dettagliata del volto poetico della Nascita di Venere, dipinto dalle sapienti mani Sandro Botticelli

Note bibliografiche

  • G. Lazzi, Simonetta Vespucci: la nascita della venere fiorentina, Polistampa, Firenze, 2010
  • E. L. Buchoholz, G. BÜhler, K. Hille, S. Kaeppelle, I. Stotland, Storia dell’arte, Touring Editore, Milano, 2012
  • G. Vasari, Le opere di Giorgio Vasari pittore e architetto aretino, Davide Passigli e soci, Firenze, 1832-2838
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Le 12 fatiche di Ercole https://cultura.biografieonline.it/ercole-12-fatiche/ https://cultura.biografieonline.it/ercole-12-fatiche/#comments Fri, 24 Nov 2023 11:52:47 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22264 Le 12 fatiche di Ercole, detto Eracle in greco, sono delle storie che fanno parte della mitologia greca. Si ipotizza che siano state unite in un unico racconto chiamato L’Eracleia dall’autore Pisandro di Rodi, intorno al 600 a.C. Purtroppo però nulla si sa di certo perché questo testo è andato perduto. Certamente sappiamo che le storie sono state tramandate oralmente e sicuramente in un primo momento in maniera distinta. Esse raccolgono tutte quelle imprese che l’eroe Ercole ha dovuto compiere per espiare il peccato di aver ucciso sua moglie e i suoi figli durante un attacco d’ira. Tale condizione fu scatenata dalla dea Era per gelosia nei suoi confronti.

Ercole - Eracle - Dodici fatiche - Leone di Nemea - 12 fatiche di Ercole
Illustrazione: Ercole sconfigge il Leone di Nemea nella prima delle sue dodici fatiche. Esiste anche un riferimento astrologico con la Costellazione del Leone.

La nascita di Ercole

Ercole nacque da una relazione tra sua madre Alcmena, moglie di Anfitrione re di Tirinto, e Zeus, re degli dei. Quest’ultimo si innamorò della fanciulla e, per possederla, decise di assumere le sembianze del marito per una notte, così da potersi introdurre nel suo letto senza destare sospetti. Da questa relazione nacque Eracle, chiamato poi Ercole nella mitologia romana. Era, la moglie di Zeus, era molto gelosa del bambino che suo marito aveva avuto da un’altra donna e per questo rese la vita impossibile al fanciullo sin da quando aveva una tenera età. Mise due serpenti velenosi nella culla del bambino, che però fu così forte – la forza è la caratteristica principale dell’eroe Eracle – che riuscì ad ucciderli.

L’Oracolo di Delfi

L’ira di Era non si placò nel corso degli anni, anzi restò sempre vivida: fu a causa sua che l’eroe ebbe un attacco di rabbia e, in preda a questo sentimento, uccise la moglie Megara e i loro otto figli. Dopo questo evento, egli volle suicidarsi ma il suo amico Teseo e il re Tespio lo convinsero a recarsi presso l’oracolo di Delfi per purificarsi.

L’Oracolo consigliò all’eroe di mettersi al servizio del re di Argo, Micene e Tirinto, Euristeo. Egli fu colui che gli ordinò di eseguire le dodici fatiche, nell’arco dei dodici anni in cui sarebbe rimasto al suo servizio. Euristeo era però la persona che aveva usurpato il trono, posto che sarebbe invece spettato di diritto ad Ercole. L’eroe quindi provava un forte risentimento nei confronti di Euristeo. Se avesse superato queste prove, Eracle-Ercole avrebbe ottenuto l’immortalità.

Le 12 fatiche di Ercole: l’elenco

Le dodici imprese che Ercole dovette compiere sono nell’ordine:

  1. L’uccisione del leone di Nemea

    Eracle doveva cercare questo leone che terrorizzava la gente e che viveva nella zona compresa tra Micene e Nemea. Riuscì nell’intento strangolandolo con la forza delle sue mani. Con la pelle dell’animale (che aveva il dono dell’invulnerabilità) si cucì poi un mantello.

  2. L’uccisione dell’immortale Idra di Lerna

    Questo mostro, l’Idra di Lerna, era un serpente enorme che viveva in una palude. Aveva sette teste e non appena venivano recise, ricrescevano. Ercole riuscì a sconfiggerlo bruciando i tronconi da cui spuntavano le teste e schiacciandolo con un masso.

  3. La cattura della cerva di Cerinea

    La cerva era l’animale sacro ad Artemide, dea della caccia, e aveva il potere di incantare chiunque la inseguisse, conducendolo in luoghi dai quali non avrebbe più fatto ritorno. Ercole riuscì a condurre la cerva di Cerinea al re, ferendola leggermente. Euristeo rimase stupito della riuscita dell’impresa. Rimise poi la cerva in libertà per non far infuriare la dea Artemide.

  4. La cattura del cinghiale di Erimanto

    Ercole riuscì a catturare il feroce cinghiale di Erimanto che stava devastando la regione dell’Attica.

  5. Ripulire in un giorno le stalle di Augia

    Le stalle di Augia non venivano pulite da circa trent’anni. Ercole riuscì a portare a termine l’impresa in un solo giorno, deviando il corso di un fiume.

  6. La dispersione degli uccelli del lago Stinfalo

    Gli uccelli stavano devastando la regione del lago di Stinfalo cibandosi di carne umana. Erano uccelli mostruosi, con penne, becco ed artigli di bronzo. Con le loro penne che fungevano da dardi erano capaci di trafiggere mortalmente le loro vittime. Avevano inoltre un finissimo senso dell’udito. Ercole per sconfiggerli sfruttò proprio questa caratteristica. La dea Atena donò all’eroe delle potenti nacchere (o sonagli) di bronzo, il cui suono rese i mostruosi uccelli vulnerabili. Uccise così buona parte dello stormo utilizzando frecce avvelenate con il sangue dell’Idra di Lerna. Gli uccelli sopravvissuti invece volarono via per sempre.

  7. La cattura del toro di Creta

    L’eroe riuscì a catturare la terribile bestia, il toro di Creta, che stava creando molti problemi nell’isola. Vi riuscì grazie all’utilizzo di una particolare rete da lui costruita.

  8. Il rapimento delle cavalle di Diomede

    Le terribili cavalle di Diomede venivano nutrite con carne umana. Ercole riuscì a catturarle dopo aver ucciso il proprietario. Questi venne divorato dai suoi stessi animali.

  9. La presa della cintura di Ippolita, regina delle Amazzoni

    La richiesta relativa alla nona fatica di Ercole venne da Admeta, figlia di Euristeo. Ella desiderava la bellissima cintura d’oro della regina delle Amazzoni, Ippolita. L’oggetto, che le era stato donato dal padre Ares, la rendeva fortissima. Ercole partì con alcuni eroi, tra cui Teseo (anch’egli protagonista di 6 mitologiche fatiche), e riuscì ad ottenere la preziosa cintura dopo una battaglia con le terribili donne guerriere. Queste erano inoltre state spinte da Era ad odiarlo.

  10. Il rapimento dei buoi di Gerione

    Gerione fu un mostro con tre teste e sei braccia. I suoi buoi erano ben custoditi ai confini del mondo allora conosciuto. Ercole separò due monti e vi piantò due colonne (le colonne d’Ercole, oggi identificate con lo stretto di Gibilterra) pur di raggiungere gli animali. Nonostante una dura lotta con Gerione, riuscì nell’intento.

  11. La presa delle mele d’oro nel giardino delle Esperidi

    Ercole riuscì ad ottenere le preziose tre mele d’oro, scoprendo dove si trovava il giardino delle Esperidi. Lo fece mettendo in atto un tranello di cui fu vittima Atlante, l’unico a sapere l’esatta ubicazione del luogo.

  12. Portare vivo Cerbero a Micene

    Ercole riuscì con la forza delle sue mani a domare Cerbero, il terribile cane a tre teste che era posto a guardia degli inferi. Una volta giunto a Micene con Cerbero, il re Euristeo però ebbe così tanta paura dell’animale che ordinò ad Ercole di riportarlo indietro. Colpito dal suo coraggio, il re decise che era arrivato il momento di far terminare le fatiche di Ercole, liberando l’eroe dalla sua prigionia.

Le dodici fatiche di Ercole - Ercole e le tre mele d'oro - Eracle e Atlante
A sinistra Ercole con i tre pomi d’oro. A destra Atlante, che sorregge il mondo sulle sue spalle.

La metafora delle dodici fatiche di Ercole

Le 12 fatiche di Ercole possono essere interpretate come metafora di un cammino spirituale e di purificazione. Esse sono 12 perché nella più famosa rappresentazione scultorea nel tempio greco dedicato a Zeus ad Olimpia, sono appunto rappresentate in 12 metope (elementi architettonici del fregio dell’ordine dorico dell’architettura greca e romana).

Le leggende che circolavano intorno all’eroe e alle sue dodici fatiche, divennero poi famose nel corso dei secoli. Esse sono state narrate in particolare nella Teogonia di Esiodo e in numerose tragedie, sia di Sofocle che di Euripide. La fama dell’eroe Eracle-Ercole è rimasta intatta fino ai giorni nostri, grazie al suo coraggio e alla sua forza ma soprattutto al suo voler sfidare la morte.

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Simbolismo in letteratura: riassunto ed esempi https://cultura.biografieonline.it/simbolismo-esempi-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/simbolismo-esempi-riassunto/#respond Mon, 06 Mar 2023 10:22:36 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=41066 Il Simbolismo è un movimento culturale e letterario che nacque in Francia nel XIX secolo. Esso influenzò le correnti letterarie delle altre nazioni europee dando vita ad un nuovo tipo di poesia molto diversa da quella del Realismo dell’Ottocento.

Simbolismo
Simbolismo: immagine tratta dal libro di Michael Gibson

Le Symbolisme

Il 18 settembre 1886 il poeta francese di origini greche Jean Moréas pubblicò su Le Figaro un articolo dal titolo Le Symbolisme. Esso venne poi considerato il manifesto poetico di una nuova e omonima corrente letteraria.

«Nemica della didattica, della declamazione, del falso sensibilismo, della descrizione oggettiva, la poesia simbolista cerca di: rivestire l’Idea di una forma sensibile. […] L’Idea, dal canto suo, non deve affatto lasciarsi scorgere priva dei sontuosi paludamenti delle analogie esterne, poiché il carattere peculiare dell’arte simbolista consiste nel non approdare alla concezione dell’idea in sé.»

Jean Moréas, Le Symbolisme, Le Figaro, 18 settembre 1886

Lo scopo di questo nuovo tipo di poesia era porre l’attenzione non più sul reale e sulla sua oggettività, bensì sull’interiorità e le sensazioni personali degli autori.

Insieme al Decadentismo, del quale è considerato una parte importante, il Simbolismo cambiò completamente il corso della letteratura del XX secolo.

Simbolismo: idee e temi più importanti

Prima di tutto è opportuno definire che cosa sia un simbolo: per i simbolisti, questo concetto  non si riferisce più all’allegoria medievale, per cui un oggetto-animale-persona erano il simbolo di qualcosa di facilmente identificabile e con un significato condiviso da tutti.

Ora i simboli diventano qualcosa di indefinito e indeterminato: il simbolo non viene associato ad un significato immediatamente comprensibile. Anzi. Spesso resta impossibile da decifrare dalla maggior parte delle persone.

Il poeta è quindi colui che riesce a cogliere questi simboli e a trasferirli nelle sue opere, seguendo un stile che sia allusivo ed evocativo.

L’idea di base dei poeti simbolisti è che lo scrittore non deve più riprodurre la realtà così com’è in maniera oggettiva. Deve invece cercare di andare più a fondo, alludendo alla realtà più profonda che non può essere colta da tutte le persone.

Tutto iniziava a cambiare, sia da un punto di vista storico che intellettuale: per questo motivo anche la poesia e la letteratura risentono di questi cambiamenti e si adeguano, creando nuovi stili e scegliendo nuove tematiche – non più reali ma soggettive-interiori.

Gli esponenti principali del Simbolismo

Il punto di partenza del Simbolismo è considerato il celebre sonetto di Charles Baudelaire Corrispondenze. Questa poesia segnerebbe essa stessa un manifesto di questa nuova poetica.

Corrispondenze, poesia di Baudelaire
Corrispondenze, poesia di Baudelaire

La Natura è un tempio dove incerte parole
mormorano pilastri che son vivi,
una foresta di simboli che l’uomo
attraversa nel raggio dei loro sguardi familiari.

Come echi che a lungo e da lontano
tendono a un’unità profonda e buia
grande come le tenebre o la luce
i suoni rispondono ai colori, i colori ai profumi.

Profumi freschi come la pelle d’un bambino,
vellutati come l’oboe e verdi come i prati,
altri d’una corrotta, trionfante ricchezza

che tende a propagarsi senza fine – così
l’ambra e il muschio, l’incenso e il benzoino
a commentare le dolcezze estreme dello spirito e dei sensi.

La Natura viene considerata come un tempio da cui, tra tante foreste di simboli, escono parole confuse: esistono cioè una serie di legami che solo il poeta può cogliere e decifrare. Ed il poeta trasferisce il loro messaggio nelle sue poesie.

Baudelaire è quindi considerato l’iniziatore di questo nuovo genere poetico. Ma a lui si uniscono, negli anni Settanta dell’Ottocento, altri poeti francesi tra cui:

  • Paul Verlaine, che paragona le parole ad una musica;
  • Arthur Rimbaud, la cui lirica Battello ebbro descrive la realtà in modo simbolico;
  • Stephane Mallarmé che utilizza anche figure mitologiche che diventano simboli del desiderio.

Questa nuova corrente poi si espresse anche attraverso diverse riviste, come ad esempio «La Plume» (1889).

Molti altri poeti successivi si ispireranno al Simbolismo francese, tra cui tutti i poeti decadenti italiani ma anche Giuseppe Ungaretti e altri esponenti dell’Ermetismo nel primo Novecento.

I rapporti con le altre arti

Il Simbolismo nel tempo si diffonde anche in altri campi: in musica le opere diventano sempre più lontane dalla realtà oggettiva, basti pensare a Richard Wagner e Claude Debussy – che conobbe Mallarmé personalmente.

Claude Debussy
Claude Debussy

Nel campo della pittura nasce un movimento neo-impressionista che mira alla ricerca di un collegamento tra la realtà e le sensazioni oggettive. Portavoce di questa corrente furono Gustave Moreau e Odilon Redon.

Lo scrittore francese Gustave Kahn ha definito così lo scopo dell’arte simbolista:

«oggettivizzare il soggettivo piuttosto che soggettivizzare l’oggettivo».

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La teoria dei 4 elementi: fuoco, aria, acqua, terra https://cultura.biografieonline.it/quattro-elementi-naturali/ https://cultura.biografieonline.it/quattro-elementi-naturali/#comments Tue, 28 Feb 2023 12:11:09 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11228 Fuoco, aria, acqua, terra: elementi naturali da cui trae origine ogni sostanza di cui è composta la materia. Su questa base è formulata la teoria dei quattro elementi naturali, introdotta a partire dal VI secolo a.C dal filosofo greco antico Anassimene di Mileto e successivamente dal filosofo siceliota Empedocle, assimilata anche dai filosofi greci Socrate ed Aristotele.

4 elementi
Fuoco, aria, acqua, terra: gli elementi alla base della teoria dei quattro elementi

I quattro elementi

Secondo questa teoria, ogni sostanza esistente, nel microcosmo e macrocosmo, è costituita da una composizione di quattro elementi naturali:

  1. fuoco;
  2. aria;
  3. acqua;
  4. terra.

Il fuoco, elemento purificatore e vivificatore, racchiude in sé il principio della vita, che scaturisce dalla sua energia.

L’aria, intangibile, è l’energia vitale che respiriamo, senza la quale non sarebbe possibile vivere; non può essere afferrata e rappresenta il respiro cosmico.

L’acqua, fonte della vita, dalla sorgente diventa torrente, poi fiume fino a giungere nel mare, oltrepassando gli ostacoli che incontra nel suo cammino, arrivando fino ad addentrarsi nelle profondità della terra.

La terra, solida e rigogliosa, simboleggia la materia primordiale, accoglie la vita e la nutre.

I quattro elementi
Secondo la teoria dei 4 elementi, ogni sostanza esistente, nel microcosmo e macrocosmo, è costituita da una composizione di quattro elementi, fuoco, aria, acqua, terra

I quattro elementi naturali sono intesi come stati di aggregazione della materia: fuoco, stato ardente; aria, stato gassoso; acqua, stato liquido; terra, stato solido. Essi hanno la caratteristica di essere in accordo oppure in opposizione tra di loro. Filistione, medico greco antico, suggerì che ad ogni elemento fosse attribuita una qualità: al fuoco è attribuito il caldo, all’aria il freddo, all’acqua l’umido e alla terra il secco, cosicché l’acqua risulta opposta al fuoco ma affine alla terra e l’umido opposto al secco ma affine al freddo. Dall’interazione di questi elementi, composti da particelle mescolate in proporzioni variabili, hanno origine tutti i fenomeni del cosmo: la nascita, la morte, la trasformazione. Le forze che permettono l’interazione degli elementi sono due: l’amore, forza attrattiva, e la discordia (o odio), forza repulsiva.

4 elementi
Filistione, medico greco antico, suggerì che ad ogni elemento fosse attribuita una qualità: al fuoco è attribuito il caldo, all’aria il freddo, all’acqua l’umido e alla terra il secco

Empedocle e i quattro elementi naturali

Secondo Empedocle, i 4 elementi naturali, ovvero le quattro radici (rhizai) che formano tutte le cose, sono governati dalla tensione fra l’amore e la discordia, i quali dominano a tempi alterni. Quando domina l’amore, tutti gli elementi sono fusi insieme in una sfera omogenea e priva di conflitti, lo Sfero. All’origine, nello Sfero, inizia una separazione degli elementi per azione della discordia, che porta alla distruzione della materia, al Caos. A questo punto, il ciclo delle due forze cosmiche, amore e discordia, continua grazie ad un nuovo intervento dell’amore, che riporta equilibrio e vita alla materia, per arrivare poi ad imporsi sulla discordia e ritornare nella condizione iniziale di Sfero. Da qui il ciclo ricomincia.

Aristotele e i 4 elementi

Ai quattro elementi, Aristotele ne aggiungerà un quinto: la quintessenza, chiamata etere, che costituisce la materia delle sfere celesti, l’essenza del mondo celeste, eterno, immutabile, trasparente.

La tetraktys pitagorica

Secondo Pitagora, matematico e filosofo greco, disponendo i primi quattro numeri naturali nella forma di un triangolo equilatero, in modo da formare una piramide con dieci punti, si identifica il simbolismo dei 4 elementi nella cosiddetta tetraktys.

Partendo dall’alto, nella tetraktys troviamo:

  • il punto, che rappresenta l’unità e viene fatto coincidere con il fuoco;
  • i 2 punti, che rappresentano la dualità e corrispondono all’aria;
  • i 3 punti, che rappresentano la superficie piana, la creazione, e corrispondono all’acqua;
  • i 4 punti, che rappresentano la materialità e corrispondono alla terra.

La tetraktys racchiude quindi l’intera natura dell’universo.

tetraktys
Nella “tetraktys” si identifica il simbolismo dei 4 elementi

tetraktys
Nella tetraktys, il punto, che rappresenta l’unità e viene fatto coincidere con il fuoco; i due punti, che rappresentano la dualità e corrispondono all’aria; i tre punti, che rappresentano la superficie piana, la creazione, e corrispondono all’acqua; i 4 punti, che rappresentano la materialità e corrispondono alla terra

Ippocrate e la teoria umorale

Ippocrate, medico greco antico, cercò di applicare la teoria dei 4 elementi alla natura umana, descrivendo l’esistenza di quattro umori base, associati agli elementi:

  • bile gialla (fegato) associata al fuoco;
  • sangue (cuore) all’aria;
  • flegma (testa) all’acqua;
  • bile nera (milza) alla terra.

L’equilibrio di questi elementi conferirebbe il buon funzionamento dell’organismo, mentre la dominanza dell’uno o dell’altro, determinerebbe la malattia.

A questi elementi corrispondono anche quattro temperamenti, associati a quattro personalità:

  1. il malinconico, nel quale predomina la bile nera, è magro, debole, pallido, avaro e triste;
  2. il collerico, con eccesso di bile gialla, è magro, irascibile, permaloso, furbo, generoso e superbo;
  3. il flemmatico, con eccesso di flegma, è robusto, pigro, lento e sciocco;
  4. il sanguigno, nel quale predomina il sangue, è robusto, allegro, goloso, socievole, dedito ad una sessualità giocosa.

Gli umori e le stagioni

Gli umori, innescati dai temperamenti, definiscono la costituzione fisica, il carattere, la salute.

A seconda dei momenti della giornata, delle stagioni e dell’età, gli umori prevalgono o diminuiscono.

Ai quattro elementi e temperamenti si associano, infatti, anche le quattro stagioni:

  1. alla primavera si associa il sanguigno;
  2. all’estate il collerico;
  3. all’autunno il flemmatico;
  4. all’inverno il malinconico.

Anche le quattro stagioni della vita si possono ricondurre ai 4 elementi:

  1. l’infanzia (flemma);
  2. la giovinezza (sangue);
  3. la maturità (collera);
  4. la vecchiaia (malinconia).

Durante la giornata, inoltre, vi è il prevalere di uno o dell’altro elemento:

  • nelle prime tre ore del mattino e nelle ultime della sera prevale il sangue;
  • la collera domina nelle sei ore in mezzo al giorno;
  • la malinconia nelle prime tre ore della sera e nelle ultime tre del giorno;
  • mentre nelle sei ore a mezzo della notte prevale la flemma.

Teoria umorale
Schema della teoria umorale

I 4 elementi naturali e l’astrologia

Nell’astrologia occidentale, i segni zodiacali vengono suddivisi nei quattro elementi:

L’appartenenza di un segno zodiacale ad un gruppo gli conferisce determinate caratteristiche poiché diverse sono le energie che vengono attribuite ad ogni elemento.

4 elementi segni zodiacali
Segni zodiacali associati ad ognuno dei 4 elementi

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Simbolo del dollaro $: dove nasce? https://cultura.biografieonline.it/simbolo-dollaro/ https://cultura.biografieonline.it/simbolo-dollaro/#respond Wed, 18 Jan 2023 11:05:57 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9858 Esistono differenti versioni su come è nata la scelta del simbolo del dollaro $, quello che noi tutti oggi conosciamo ed usiamo.

L’ipotesi messicana

A detta di molti ricercatori e studiosi, il simbolo dovrebbe provenire dalla fine del XVIII secolo, quando veniva usato nelle corrispondenze epistolari di affari e commercio tra le colonie britanniche del nord America ed il Messico.

Esso indicava la moneta “peso” ispano-messicana. Il peso o piastra era chiamato all’epoca “spanish dollar”, nell’America settentrionale britannica. Da lì il simbolo S che poi diventa $.

Il simbolo del Dollaro
Quali sono le origini del simbolo del dollaro?

Le sovrapposizioni di lettere

Secondo altri invece, fu il presidente statunitense Thomas Jefferson ad inventarlo, partendo dalle lettere delle sue iniziali TJ che avrebbe in qualche modo sovrapposto.

Altri ritengono invece che il simbolo del dollaro derivi dalla sovrapposizione della lettera U e della lettera S, acronimo di United States (Stati Uniti); in seguito, per errore di trascrizione, venne rappresentato da una S e due linee verticali I I.

L’impero spagnolo

Un’altra teoria porta la nascita del simbolo durante l’impero spagnolo, poiché la casa reale ispanica aveva nel proprio blasone un’immagine composta da due colonne (che rappresentavano le colonne d’Ercole) e una bandiera spiegata al vento, su cui si trovava la dicitura “Plus Ultra”.

Questa immagine appariva sul peso spagnolo e poi venne incisa anche su quello in uso nelle colonie americane.

Zio Paperone e l'amore per i dollari
Il celebre Zio Paperone (Paperon de’ Paperoni) è esso stesso un personaggio simbolico associato al simbolo del dollaro.

La prima volta del simbolo del dollaro

Il dollaro, con termine corretto dollar ed il suo simbolo, $, venne adottato come valuta degli Stati Uniti d’America il 6 luglio 1785. Fu la prima valuta ad adottare il sistema decimale.

Nel 1792 la legge austriaca sulla coniazione autorizzò la Zecca Statunitense a coniare delle monete da un dollaro d’argento. La produzione regolare venne effettuata fino al 1836.

I primi dollari d’argento coniati il 15 ottobre 1794, precisamente 1.758, furono immediatamente consegnati a David Rittenhouse; egli, responsabile della Zecca Statunitense, li distribuì a tutti i dignitari americani come souvenir.

In realtà però, la prima volta che il simbolo è apparso su una moneta è stata sul rovescio di una moneta da $1 emessa solo nel febbraio del 2007.

Attualmente, per velocizzare la scrittura, il simbolo viene sempre più spesso rappresentato con una sola barra, anche perché sulle tastiere qwerty viene riprodotto così.

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La metamorfosi di Narciso: spiegazione del quadro di Salvador Dalì https://cultura.biografieonline.it/metamorfosi-narciso-dali/ https://cultura.biografieonline.it/metamorfosi-narciso-dali/#comments Wed, 10 Nov 2021 11:45:26 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11755 La metamorfosi di Narciso è un quadro realizzato tra il 1936 e il 1937 dal pittore catalano Salvador Dalí. Il dipinto ha dimensioni di 50,8 cm X 78,3 cm ed è conservato alla Tate Modern Gallery di Londra.

La metamorfosi di Narciso (Salvador Dalì, 1936-1937)
La metamorfosi di Narciso (Salvador Dalì, 1937)

Analisi dell’opera

L’opera simboleggia il mito del narcisismo, raffigurato da un Narciso che muore e si fossilizza. Per realizzare questo dipinto, il pittore catalano utilizza il suo metodo critico-paranoico. Esso consiste nel guardare un oggetto e vederne – e quindi dipingerne – un altro.

Sono quindi evidenti le illusioni ottiche e altri tipi di immagini multiple. Salvador Dalí raffigura Narciso che si trova seduto in una posizione definita quasi fetale. Tale elemento riconduce alla ricerca, da parte del personaggio, della solitudine del grembo materno, prima di nascere. Il Narciso di Dalí sembra immerso in una calda e aurea luminescenza con la testa rivolta verso il basso.

La metamorfosi di Narciso: il quadro

Narciso si trova nelle vicinanze di uno stagno ed è chiaramente visibile il suo riflesso dal quale ha inizio la trasformazione. Poco lontano da lui, si nota una statua decadente in pietra su un piedistallo, raffigurante probabilmente lo stesso Narciso.

La trasformazione della figura avviene da sinistra verso destra, mentre i colori trasparenti, evanescenti, lungo la trasformazione si caricano di connotati sempre più opachi, assumendo una connotazione realistica e concreta paragonata ad un lento risveglio dopo un sogno visionario. La metamorfosi si percepisce grazie alla somiglianza delle sagome delle due figure. In questo caso, il protagonista assume quindi le sembianze di una mano che stringe un uovo dal quale nasce un fiore di narciso. La mano potrebbe indicare l’atto della masturbazione (tema affrontato dall’artista nel 1929 nel quadro Il grande masturbatore), oppure, secondo altre interpretazioni, simboleggiare la morte.

A rafforzare quest’ultima tesi, si vedono sulla base del pollice di questa mano pietrificata delle formiche che stanno a simboleggiare la decomposizione e la caducità dell’esistenza e della vita.

L’uovo, invece, è usato dal pittore per indicare il simbolo della sessualità. Sullo sfondo si possono ammirare figure di nudi, che ricordano le pose classiche e gli atteggiamenti formali tipici dei periodi storici del manierismo e del rinascimento. Sulla scena, inoltre, è presente la figura di uno sciacallo nell’atto di sbranare una carogna.

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Il grande masturbatore: spiegazione del quadro di Dalí https://cultura.biografieonline.it/grande-masturbatore-dali/ https://cultura.biografieonline.it/grande-masturbatore-dali/#comments Wed, 10 Nov 2021 10:41:19 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11184 Una delle opere più importanti realizzate nella carriera di Salvador Dalí è Il grande masturbatore. L’opera è datata 1929 ed è custodita presso il Museo Nacional Centro de l’Arte, Reina Sofia di Madrid. Ecco di seguito un’immagine del celebre quadro.

Salvador Dalì, Il grande masturbatore (1929)
Il grande masturbatore (1929) è una delle opere più famose di Salvador Dalí

Questo quadro, “il grande masturbatore” (indicato in lingua inglese come The Great Masturbator), è un’opera definita sconcertante e al tempo stesso seduttiva, caratterizzata da un limpido realismo e da una dimensione improbabile ed irreale.

Si tratta di un autoritratto geniale.

L’opera anticipa l’interesse di Dalí per le strutture molli (come i celeberrimi orologi molli di Dalí; il titolo dell’opera è La persistenza della memoria);

La visione delle sue opere è caratterizzata da un violento scontro con il suo mondo sotterraneo. Per chi lo conosce, si tratta di un’ennesima sfida per decifrare il suo simbolismo.

Il grande masturbatore: analisi dei numerosi simboli

Nel grande masturbatore in primo piano notiamo l’autoritratto dell’artista, la testa di Dalí che subisce una metamorfosi fino a diventare il busto di una donna e le gambe di un uomo.

La testa è una bizzarra commistione tra una testa umana e le rocce della Costa Brava dei dintorni di Cadaqués, nelle forme più imprevedibili del mare e del vento.

Il quadro è caratterizzato da una complessa iconografia barocca. Condensa in sé gran parte del repertorio dei motivi per immagine di Salvador Dalí, tra i quali:

Sono tutti elementi che riportano alla sua infanzia.

L’uovo invece simboleggia il periodo intrauterino.

La cavalletta, odiata dallo stesso autore, presenta il ventre in decomposizione ricoperto di formiche. Viene messo in evidenza ripetuta il simbolo fallico, che risulta riproposto sia nel pistillo della calla del fiore, che nella lingua eretta del leone africano; esso è paragonato ad una Gorgone distruttrice.

Viene anche ricordato il tema freudiano che vede nella testa della terribile Medusa il simbolo della castrazione.

Le angosce sessuali

Particolare è la scena che mette in evidenza un atto di fellatio, che ci fa percepire le angosce sessuali vissute dall’autore. L’opera, infatti, è stata realizzata quando Dalí conobbe Gala (Gala Éluard Dalí, nata Elena Dmitrievna D’jakonova); accanto alla dolcezza di quel momento, alcuni segni della sua pittura mettono in luce l’ossessione e la paura del pittore per il sesso.

L’autore nell’opera Il grande masturbatore descrive la sua paura e castrazione sessuale, dettata dal simbolismo del sangue che scorre sulle gambe dell’uomo.

Consideriamo ora la coppia che si trova sotto la figura molle che domina il dipinto: vediamo come questa strizzi l’occhio a Beata Beatrix (dipinto a olio su tela del 1872) di Dante Gabriel Rossetti, che vede nella dama preraffaellita l’incarnazione della paura e dell’avversione, nonostante la figura femminile ci riporti al vissuto domestico di Dalí, dato che si ispira ad uno specchio appeso nella casa di famiglia dello stesso.

In basso a sinistra, nell’opera, vediamo un fantoccio che si allontana dalla scena e si perde man mano all’orizzonte.

Un curioso confronto

E’ curioso notare la similitudine con un particolare di un altro celebre quadro della storia dell’arte. Parliamo de Il giardino delle delizie (1480-1490) di Hieronymus Bosch.

Trittico del Giardino delle Delizie, opera di Hieronymus Bosch
Hieronymus Bosch, Trittico del Giardino delle Delizie

Il particolare che mostriamo nella figura di seguito si trova nel pannello sinistro dell’opera di Bosch, sul lato destro, a metà altezza.

Il giardino delle delizie - Particolare
Un dettaglio de Il giardino delle delizie che ricorda molto il quadro Il grande Masturbatore di Dalí

Lo scenario è composto da rocce, cespugli e animaletti che ricordano un viso con naso prominente e lunghe ciglia.

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Perché l’uovo è un simbolo pasquale? https://cultura.biografieonline.it/uova-cioccolato-pasqua/ https://cultura.biografieonline.it/uova-cioccolato-pasqua/#respond Thu, 01 Apr 2021 18:29:39 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8025 Molte persone si sono spesso domandate: perché le uova sono l’immagine del periodo di Pasqua e perché le mangiamo di cioccolato? Secondo varie teorie, che risalgono già prima del cristianesimo, l’uovo simboleggiava la rinascita della natura nel passaggio dall’inverno alla primavera e veniva considerato come un vero e proprio simbolo propiziatorio. Ma è dopo l’avvento del Cristianesimo che l’uovo acquista sacralità, venendo considerato un vero e proprio simbolo poiché rappresentava il ciclo di vita che si rinnova ed è quindi rappresentativo della resurrezione e della vita che continua anche dopo la morte.

Uova di Pasqua decorate
Uova di Pasqua di cioccolato, decorate

L’uovo diviene l’emblema della rinascita dell’uomo e in questo caso specifico di Gesù, mentre il guscio rappresenta la tomba , dalla quale esce l’ essere vivente. Le uova dapprima, vennero raffigurate e dipinte con colori brillanti, per ricordare il simbolo della primavera, poi con il colore rosso acceso come simbolo del sangue di Cristo. Anche le diverse religiosità pagane consideravano l’uovo, un simbolo di sacralità: per loro, l’uovo era considerato un simbolo di fertilità, segno dell’eterno ritorno alla vita.

Per i filosofi egizi, invece, l’uovo era considerato il fulcro dei quattro elementi: acqua, aria, fuoco e terra. I Greci, i Persiani e i Cinesi usavano scambiarsi le uova, come dono, in occasione delle feste primaverili. Risale al Medioevo, l’uso, ancora praticato, di scambiarsi uova in dono nel periodo pasquale perché durante il periodo di Quaresima, a causa delle severissime imposizioni di digiuno, era proibito mangiarle. Ma è solo all’inizio del XIX secolo, periodo a cui risalgono le uova di cioccolato, che iniziano a contenere una sorpresa, acquistano la forma ed il significato che a tutt’oggi doniamo.

Le cronache di quel tempo ci riportano un primato da Guinness che risale al lontano 1897, quando il più grosso uovo di cioccolato, fu preparato da un confettiere londinese in occasione di un matrimonio di un rampollo di casa Stuart. L’uovo che venne realizzato per l’occasione era alto 9 metri, largo 18 e conteneva una centinaia di bomboniere da distribuire durante il banchetto di nozze agli invitati.

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Bluetooth: la curiosa origine del nome e il significato del simbolo https://cultura.biografieonline.it/bluetooth-significato-simbolo/ https://cultura.biografieonline.it/bluetooth-significato-simbolo/#respond Tue, 10 Nov 2020 06:32:39 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=30742 Chiunque utilizzi un device per svago o lavoro conosce la funzionalità del Bluetooth, che è ormai parte integrante di ogni dispositivo elettronico. Che si tratti di un iPhone, di un tablet, o di un pc. Anche se ultimamente sembra essere passato in secondo piano con l’avvento della messaggistica istantanea di WhatsApp o Messenger su Facebook, questo metodo è ancora apprezzato ed utilizzato dagli utenti.

Bluetooth Logo

La principale funzione del Bluetooth è quella di mettere in condivisione contenuti multimediali tra dispositivi anche diversi tra loro, attraverso la connessione senza fili (wireless). E se questo è sicuramente l’aspetto più noto del Bluetooth, non tutti forse conoscono l’origine del nome e il significato del simbolo.

Bluetooth: l’origine del nome

Se andiamo a ricercare l’origine del nome, a prima vista potrebbe sembrarci strana o forzata, ma in realtà l’inventore del protocollo tecnologico ha volutamente attribuito a tale funzione il nome di un personaggio storico influente: il re danese Harald Gormsson – noto come Harald Bluetooth, che visse tra il 911 e il 986 d.C. (conosciuto in lingua italiana con l’appellativo di Aroldo I di Danimarca).

Harald Bluetooth
Harald Bluetooth Gormsson (Aroldo I di Danimarca) – illustrazione

Il sovrano danese riuscì storicamente ad unire tra loro i popoli di Norvegia, Danimarca e Svezia sotto l’egida di un’unica religione, quella cristiana; così la tecnologia Bluetooth permette oggi di attuare la condivisione tra dispositivi di vario genere.

Il simbolo

C’è traccia di questa similitudine anche nel simbolo del Bluetooth; esso infatti rappresenta l’unione di due rune nordiche, la H e la B, che sono appunto le iniziali del sovrano della Danimarca, Harald Bluetooth. Le due rune in questione sono Hagall (grandine) e Berkanan (Betulla).

Il logo Blootooth è la composizione di due rune nordiche: H, B
Il logo Blootooth è la composizione di due rune nordiche: H, B

La storia

Circa mille anni dopo, i due ingegneri che misero a punto la tecnologia Bluetooth decisero di attribuire a questa invenzione il nome del re che aveva la fama di aver unificato sotto l’aspetto politico e religioso i popoli di Scandinavia, divisi tra loro per tradizioni e a causa di antichi e mai risolti dissapori.

I due inventori della funzionalità Bluetooth, Jim Kardach (ingegnere presso la Intel, azienda americana specializzata nella produzione di microprocessori) e Svenn Mattison (che lavorava invece alla Ericsson), si ritrovarono nell’estate del 1997 a Toronto per lavorare insieme al nuovo progetto di trasmissione dei dati.

Per caso si ritrovarono a parlare di storia, e si accorsero di essere entrambi affascinati dalla storia della Danimarca, e della figura di re Aroldo I, soprannominato “Dente Blu” (Blåtand in lingua scandinava) a causa della sua abitudine di colorarsi i denti di questo colore prima di una battaglia.

Approfondendo i racconti riguardanti questo sovrano dalla personalità assai particolare, Kardach e Mattison decisero che il suo nome era proprio adatto al progetto cui stavano lavorando, che si proponeva di unificare i dati a livello tecnologico. E così è stato.

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Le 100 bandiere che raccontano il mondo, libro di Tim Marshall https://cultura.biografieonline.it/libro-100-bandiere-che-raccontano-il-mondo/ https://cultura.biografieonline.it/libro-100-bandiere-che-raccontano-il-mondo/#respond Tue, 15 Oct 2019 05:04:15 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=27217 Il libro di Tim Marshall, Le 100 bandiere che raccontano il mondo, edito da Garzanti, ci illumina, attraverso un racconto sapiente, sui segreti straordinari che si celano dietro a molte bandiere e su come molte persone abbiano fatto delle scelte sciocche o azzardate per difenderle. Ma anche quali e quanti atti eroici e coraggiosi siano stati realizzati grazie alla loro ispirazione.

Le 100 bandiere che raccontano il mondo

Le bandiere hanno un fascino particolare. Identificano un paese e all’interno dei suoi confini rappresentano gli ideali, gli scopi, i valori e l’identità di un popolo. Per migliaia di anni le bandiere hanno rappresentato sogni e speranze, ma spesso ci siamo chiesti il motivo per il quale sono state disegnate in quel modo e quali storie rappresentano o hanno rappresentato e chi ha deciso di realizzarle, in un modo invece che in un altro.

Insomma siamo stati influenzati dal loro fascino muto e forse abbiamo anche pensato che è assurdo unirci intorno ad un pezzo di stoffa. Eppure molte persone, ancora tantissime in realtà, in diverse parti del mondo considerano la bandiera un simbolo essenziale dell’unità di un paese, e un essenziale punto di partenza di fronte alle crisi o alle disfatte di un comunità.

Pensiamo ad uno delle foto simboliche dell’11 settembre 2001, quando un manipolo di pompieri ha issato la bandiera americana sulle macerie di Ground zero.

Pompieri americani dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, che issano una bandiera americana
Foto famose: pompieri americani dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, che issano una bandiera americana

Quella foto, scattata per caso è diventata un simbolo della forza e del riscatto di un popolo. Essa ha ricordato – come molti commentatori hanno fatto notare – la bandiera issata da un gruppo di soldati sull’isola di Iwo Jima durante la Seconda guerra mondiale.

Raising the flag on Iwo Jima, foto di Joe Rosenthal
“Raising the flag on Iwo Jima”, la celebre foto di Joe Rosenthal che ritrae i militari americani mentre issano la bandiera sul monte Suribachi.

Le bandiere sono un’immagine forte alla quale non rinunciamo: sono un’immagine che soprattutto viene utilizzata per aprire dibattiti e punti di vista anche contrastanti. Le bandiere infatti le abbiamo sventolate, abbiamo marciato sotto i loro colori, abbiamo ucciso e siamo morti per loro, abbiamo accettato di schierarci sotto i loro simboli, le abbiamo viste cambiare nel tempo ed evolvere secondo canoni spesso inaspettati o considerati impliciti.

Alcuni le hanno bruciate, altri ancora oggi giurano che morirebbero per difenderle. Ma al di là del loro simbolismo consapevole o superficiale, molti misteri rimangono celati dietro ai loro colori.

Nel libro Le 100 bandiere che raccontano il mondo scopriamo ad esempio la storia delle stelle e delle strisce della bandiera americana che quando è nata ne aveva solo 13, quante erano le colonie che si ribellavano agli inglesi. Come si sono evolute e sono state cambiate nel tempo. Quanti dibattiti ma anche quante riflessioni sostate svolte intorno alla posizione delle stelle o ai colori della bandiera.

La bandiera degli Stati Uniti d'America
La bandiera degli Stati Uniti d’America. L’inno americano si ispira ad essa anche nel titolo: “The Star Spangled Banner” (La bandiera adornata di stelle)

Scopriamo inoltre che quando una bandiera USA è troppo logora e rovinata esiste un rituale specifico e ben codificato per organizzarle un vero e proprio funerale. Scopriamo anche che esistono delle regole per esporla e che la bandiera può rimanere a sventolare tutto il giorno e la notte solo su alcuni edifici pubblici, mentre in tutti gli altri spazi, sia civili che statali, deve essere ammainata al tramonto. Inoltre ancora oggi in molte scuole americane si giura sulla bandiera prima di iniziare la giornata.

Le 100 bandiere che raccontano il mondo, copertina del libro di Tim Marshall
Le 100 bandiere che raccontano il mondo: la copertina del libro di Tim Marshall

L’autore del libro Tim Marshall ci racconta altri aneddoti particolari. Come la nascita della Union Jack e quali sono le regole per esporla sulle navi della marina inglese. Peraltro deve sempre sventolare quando la regina è a bordo oppure quando è presente un ammiraglio.

Regno Unito - Gran Bretagna - Bandiere - Union Jack - Union Flag - 1606 - 1801
Regno Unito – Gran Bretagna – Bandiere – Union Jack – Union Flag – 1606 – 1801

Chi ha deciso come doveva essere disegnata la bandiera dell’Unione Europea? Forse le stelle hanno una posizione casuale.

Europa - Bandiera Europa

Scopriamo anche che fu il Mahatma Gandhi in persona a decidere come doveva essere disegnata la bandiera indiana; e che la bandiera dell’Uganda ha quei particolari colori e disegni perché è il frutto di un concorso vinto da un ventenne ugandese.

Sono moltissime le bandiere di cui Tim Marshall ci racconta la storia. Non si tratta però di un’enciclopedia, in cui i vari capitoli rappresentano la storia di una bandiera. Si tratta invece di un saggio articolato in cui l’autore ci racconta le radici storiche delle bandiere, la loro evoluzione durante i secoli, i cambiamenti che di riflesso le hanno mutate e l’attualità che influisce sul nostro modo di vederle.

Siamo in un periodo di nazionalismi e di opinioni sempre più radicali sul ruolo delle nazioni. Leggere, dunque, dell’evoluzione delle bandiere, dei vessilli, degli eventi che le hanno portate a contare così tanto per molti, ci permette inevitabilmente di interpretare il presente. Un testo scorrevole, ben scritto, di attualità e soprattutto uno specchio del pensiero umano intorno ai simboli e alle loro conseguenze.

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