sfortuna Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sun, 03 Mar 2024 09:44:35 +0000 it-IT hourly 1 Perché rompere uno specchio porta sfortuna? https://cultura.biografieonline.it/sfortuna-specchi-rotti/ https://cultura.biografieonline.it/sfortuna-specchi-rotti/#comments Sun, 03 Mar 2024 08:22:09 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9549 Secondo un’antica credenza che risale ai tempi degli antichi Romani, rompere uno specchio porta decisamente sfortuna. E causa ben sette anni di disgrazie. Secondo gli antichi Romani, infatti, rompere uno specchio era sinonimo di salute spezzata. Ci volevano ben setti anni prima di tornare sani come si era quando lo specchio era intatto.

Uno specchio rotto
Si dice che quando si rompono gli specchi si devono attendere sette anni di guai

Storicamente, già ai tempi dell’uomo preistorico, era in voga specchiarsi. L’uomo vedeva la propria immagine riflessa nell’acqua di un lago o di uno stagno e credeva che quel riflesso rappresentasse un’altra persona come lui.

Prima dell’invenzione dello specchio infatti, si presumeva che ogni superficie riflettente fosse caratterizzata da proprietà magiche. Qualsiasi disturbo o interruzione del riflesso poteva portare o causare un imminente pericolo per la propria salute o disgrazia.

La nascita degli specchi

Con la nascita dello specchio poi, tale credenza venne maggiormente rafforzata. Poiché si pensava che nel caso la propria immagine venisse distorta e spezzata nei frammenti di uno specchio rotto, era molto più probabile avere conseguenze e ricadute negative che avrebbero colpito la persona maldestra.

Inoltre, secondo la credenza di quel tempo, i riflessi erano intesi e visti come una propagazione della nostra anima.

Quindi rompere la propria anima sarebbe stato decisamente segno di sventura.

Specchi, oggetti preziosi

Oltre alle varie credenze, c’era da considerare il fatto che lo specchio era un oggetto molto prezioso e costoso, per cui rimpiazzarlo voleva dire affrontare una grande spesa economica. Secondo alcune fonti antiche di quei tempi, nella Repubblica Veneziana furono emesse delle sanzioni pecuniarie a carico del proprietario che rompeva oggetti preziosi come gli specchi, questo per obbligare a recuperare lo strato argenteo e consegnarlo prontamente alle fonderie del Doge.

Specchi rotti - rompere uno specchio
Uno specchio rotto

In ultimo non bisogna dimenticare che lo specchio era spesso legato alla superbia, uno dei sette peccati capitali.

La superbia è sinonimo di malvagità e nella rottura dello specchio era visto il trasferirsi di tale condizione in colui che lo rompeva.

Rompere uno specchio e riparare lo sventurato danno

Per scongiurare i guai, causati dalla rottura di uno specchio, esistevano diversi modi.

Tra questi: mettere i frammenti dello specchio in una bacinella con una pietra trasparente per sette giorni. Dopodiché buttare il tutto, tranne le pietre preziose.

Oppure immergere i frammenti dello specchio in un corso d’acqua dolce corrente. Meglio se una sorgente.

Se il tema ti ispira, puoi leggere un nutrito elenco di frasi sui guai.

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L’anno bisestile: storie e curiosità https://cultura.biografieonline.it/anno-bisestile/ https://cultura.biografieonline.it/anno-bisestile/#comments Thu, 29 Feb 2024 07:44:42 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16106 L’anno bisestile è quello composto di 366 giorni, anziché i soliti 365. Nella riforma giuliana del calendario, poi mantenuta in quella gregoriana, il mese a cui viene aggiunto il giorno in più è febbraio, che negli anni bisestili avrà quindi 29 giorni. È bisestile un anno ogni quattro, esclusi però gli anni secolari (divisibili per 100) il cui numero non sia divisibile per 400: il 1600 fu bisestile, il 1700, il 1800 e il 1900 no, il 2000 sì.

anno bisestile
Il 29 febbraio è il 60° giorno del calendario negli anni bisestili

Etimologia del termine

Il termine bisestile deriva dal latino tardo bisextus, ovvero “due volte sesto”, secondo l’uso romano di contare due volte, negli anni bisestili, il 6° giorno antecedente le calende di marzo, cioè il 24 febbraio. Doppio giorno sesto, ovvero bisesto. Più avanti, quando si incominciò a contare i giorni del mese partendo dal primo e continuando con i numeri successivi, il giorno “bis sexto” di febbraio divenne il 29.

Storia dell’anno bisestile

Nel 46 a. C. Giulio Cesare, seguendo le indicazioni dell’astronomo alessandrino Sosigene, introdusse il calendario giuliano, con l’anno composto da 365 giorni e, ogni quattro anni, un anno di 366 giorni. Questo per riuscire a recuperare le ore di scarto rispetto all’anno solare, che dura 365 giorni e 6 ore circa. Infatti, per ragioni pratiche, l’anno del calendario è composto da un numero intero di giorni.

L’aggiunta di un giorno agli anni bisestili serve appunto per sincronizzare il calendario con l’anno solare. Se il calendario non andasse di pari passo con l’anno solare, si avrebbe, nel corso degli anni, uno spostamento delle stagioni nell’arco dell’anno. L’equinozio d’autunno, per esempio, potrebbe slittare, con il passare del tempo, da settembre a ottobre, poi a novembre e così via.

Questo accorgimento introdotto da Giulio Cesare non riuscì però a far procedere di pari passo il calendario con l’anno solare. Nel 1582, papa Gregorio XIII introdusse il calendario gregoriano, quello che usiamo tuttora.

Con questa riforma, stabilì che gli anni bisestili fossero tutti gli anni non terminanti con due zeri e divisibili per 4, e quelli terminanti con due zeri, ma divisibili per 400. In altre parole, gli anni bisestili sono quelli divisibili per 4, eccetto gli anni secolari che sono bisestili solo se divisibili per 400 (come anticipato all’inizio dell’articolo).

gregorio XIII e la riforma del calendario
La tavola della biccherna, n. 72. Archivio di Stato Siena. Tempera su tavola, cm 52,4 × 67,8. Il dipinto, di autore sconosciuto, rappresenta Gregorio XIII che presiede la commissione per la riforma del calendario

Calcolo degli anni bisestili

Per determinare se un anno è bisestile, bisogna procedere con questo semplice calcolo: controllare che l’anno sia interamente divisibile per 4; se così non fosse, l’anno non è bisestile.

  • Se è divisibile per 4, verificare che sia interamente divisibile per 100: se l’anno è divisibile per 4 ma non per 100, è un anno bisestile.
  • Se invece è divisibile sia per 4 che per 100 (come per esempio il 2000), bisogna verificare che sia interamente divisibile per 400.
  • Quando l’anno è divisibile per 4 e per 100, ma non per 400, non si tratta di un anno bisestile.
  • Se è divisibile anche per 400, è un anno bisestile.

Anno bisesto anno funesto?

A tutti è capitato di pronunciare il proverbio “Anno bisesto, anno funesto“. Ovviamente, le avversità non si verificano soltanto negli anni bisestili. La cattiva reputazione degli anni bisestili, deriva probabilmente dal fatto che febbraio era per antichi romani il mese dei morti, il Mensis Feralis, dedicato a riti per i defunti e a cerimonie di purificazione.

A febbraio si celebravano le Terminalia, dedicate a Termine, dio dei Confini, e le Equirie, gare di corsa di cavalli che trainavano carri; l’arena in cui si svolgevano queste ultime simboleggiava la Terra, i sette giri compiuti dai cavalli rappresentavano le orbite percorse dai sette pianeti antichi e le dodici porte delle rimesse rappresentavano le costellazioni dello Zodiaco. Quindi, un rito di rappresentazione astronomica, simbolo della conclusione di un ciclo cosmico e quindi simbolo di morte e di fine.

Un altra motivazione per la quale l’anno bisestile è visto come portatore di sventure è di natura psicologica e superstiziosa: poiché le cose anomale o poco frequenti sono a volte percepite come diverse e strane, possono causare paure immotivate e irrazionali, come accadde in passato, per esempio, con le eclissi.

Secondo una antica leggenda irlandese, l’unico giorno in cui una donna avrebbe la possibilità di chiedere in sposo l’uomo dei propri sogni è il 29 febbraio, il cosiddetto Leap Day.

Se la proposta veniva rifiutata, l’uomo era tenuto a comprare alla donna 12 paia di guanti, in modo che potesse nascondere il disagio di non aver ricevuto un anello di fidanzamento. Questa bizzarra tradizione ha ispirato perfino il film “Una proposta per dire sì”, del regista Anand Tucker, interpretato da Matthew Goode ed Amy Adams.

Leap Year film
Locandina del film “Una proposta per dire sì”

Curiosità giornalistiche

Dal 1980, in Francia, solo il 29 febbraio, esce in edicola il periodico umoristico “La Bougie du Sapeur” (La candela del pompiere), con una tiratura di 200.000 copie.

Notizie del giorno: riassunto degli ultimi quattro anni!

Se scrivete alla posta dei lettori avrete risposta dopo quattro anni; stesso tempo bisognerà aspettare per sapere la soluzione di sudoku e parole crociate.

30 febbraio

Nel corso della storia, sono esistiti casi isolati di calendari che hanno adottato la data del 30 febbraio.

In Svezia, nel 1712, il re Carlo XII decise di eliminare gli anni bisestili, dal 1700 fino al 1740, per far coincidere il calendario giuliano con quello gregoriano. Ma, ahimè, dimenticò di promulgare i relativi editti.

Per rimediare, tralasciò la decisione presa ritornando al calendario giuliano e, per recuperare il giorno saltato nel 1700, stabilì che venisse aggiunto, al febbraio 1712, bisestile, un “secondo giorno bisestile”.

Il calendario svedese ebbe così, nel 1712, un febbraio con 30 giorni.

Febbraio 1712 Svezia
Il mese di febbraio 1712 in un almanacco svedese: si nota la data del 30 febbraio

Il 1° ottobre 1929 l’Unione Sovietica iniziò ad utilizzare il “calendario rivoluzionario sovietico“, nel quale ogni mese aveva 30 giorni; i rimanenti 5 o 6 giorni erano considerate “feste senza mese”. Per esempio, dopo il 30 gennaio, veniva inserita una giornata chiamata la “festa di Lenin”, per poi passare al 1° febbraio. Quindi, nel 1930 e nel 1931 ci fu un 30 febbraio. Nel 1932, venne reintrodotto il vecchio calendario.

Nati il 29 febbraio

Rimandiamo alla lettura di una pagina di questo sito per scoprire i personaggi famosi nati il 29 febbraio. Festeggiare il compleanno ogni 4 anni li aiuterà a rimanere più giovani?

29 febbraio

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Perché per scaramanzia si usa incrociare le dita? https://cultura.biografieonline.it/incrociare-le-dita/ https://cultura.biografieonline.it/incrociare-le-dita/#comments Sat, 13 Jan 2024 08:47:04 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8676 Tra i gesti più diffusi e usati almeno una volta nella vita da ognuno di noi, come rituale scaramantico, troviamo quello di incrociare le dita. Ai giorni nostri, questo gesto viene usato, per augurarsi o augurare buona fortuna e per difendersi dalla mala sorte quando raccontiamo un fatto “non vero” o una “bugia”.

Il gesto di incrociare le dita
Incrociare le dita è un gesto scaramantico che ha origini religiose

Un gesto diffuso

Il classico “croiser les doigts”, incrociare le dita, è uno dei gesti maggiormente usati in tutto il mondo occidentale per allontanare la negatività e portare energia “buona” prima di compiere un qualsiasi gesto o azione propizia.

Si tratta di un gesto scaramantico che porta fortuna.

Le origini religiose

Il gesto di incrociare le dita ha in realtà origini religiose: già nel Medioevo tale gesto era in voga, per tenere lontano il diavolo, il malocchio e la sfortuna.

In quel periodo, si riteneva che il diavolo potesse raggiungere le anime passando attraverso le dita e da lì in poi, l’usanza di incrociare le dita per richiedere una protezione divina, è sempre stata messa in atto da tutti.

In realtà, si tratterebbe di un altro modo per fare il segno della croce.

La posizione pantea

Infatti nella iconografia cristiana, troviamo spesso l’immagine di Cristo che tiene la mano destra in posizione pantea, dove il dito indice, medio e pollice sono tesi, a raffigurare la Trinità, mentre il mignolo e l’anulare li vediamo ripiegati.

Si tratta di un tipico segno usato nella tradizione cristiana ortodossa.

mano pantea gesu cristo
La mano pantea di Gesù raffigurata in un mosaico (Ravenna, Basilica di Sant’Apollinare Nuovo)

Gesti analoghi all’estero

Il rito scaramantico dell’incrocio delle dita è usato anche in altri paesi stranieri.

  • In Gran Bretagna, l’espressione “to keep the fingers crossed”, viene utilizzata per scongiurare il malocchio.
  • In Germania i tedeschi abitualmente premono i pollici di un amico per augurargli un auspicio di buona fortuna: il gesto, proviene dalle antiche tribù germaniche, per le quali il pollice era considerato il dito più importante.

I gesti rituali con le dita propiziano sempre una difesa contro le avversità del fato.

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Superstizione e scaramanzia: quali sono le differenze? https://cultura.biografieonline.it/superstizione-scaramanzia-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/superstizione-scaramanzia-differenze/#respond Fri, 19 Aug 2022 15:18:11 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=40193 C’è un adagio più che mai pop che racconta il desiderio tutto italiano di allontanare, con quello che si può, la malasorte. Esso è “occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio” (che è anche il titolo di un film del 1983). Credenze, più o meno razionali, si mescolano a tradizioni ancestrali quando parliamo di superstizione e poi, più in piccolo, di scaramanzia. Ma… quali sono le differenze fra superstizione e scaramanzia?

Proviamo a fare chiarezza.

Superstizione e scaramanzia - Differenze
Superstizione e scaramanzia

Superstizione

La superstizione è una credenza, più o meno razionale, che può influire sul pensiero o sulla condotta di vita.

Si concretizza, in sintesi, nella convinzione che ciò che facciamo e ancor più come lo facciamo – con tutte le derive maniacali del caso – possa decretare la buona o cattiva riuscita delle nostre azioni future.

È una sorta di rivisitazione del principio causa effetto ma ben lontano dal rigore scientifico.

L’origine latina: Cicerone e De natura deorum

Il termine superstizione deriva dal latino superstitiònem. La parola è composta da sùper (sopra) e stìtio (stato). Venne impiegato da Cicerone nella sua opera De natura deorum.

Con questo termine Cicerone indica la devozione patologica di chi trascorre le giornate rivolgendo alla divinità preghiere, voti e sacrifici, affinché serbi i suoi figli “superstiti” (cioè sani e salvi).

Marco Tullio Cicerone
Marco Tullio Cicerone

Da qui il termine: utilizziamo il soprannaturale per… scamparla.

Scaramanzia: istruzione per superstiziosi

Molto più terreno e meno volatile è il concetto di scaramanzia.

Rappresenta, in qualche modo, una sottocategoria della superstizione.

La superstizione è il credere, la teoria, se vogliamo, mentre la scaramanzia è l’azione. Tanto è vero che è di corrente uso l’espressione gesto scaramantico.

Le scaramanzie più comuni

Sono gesti scaramantici ad esempio:

  • toccare ferro;
  • fare le corna;
  • buttare un pizzico di sale dietro le spalle se si versa l’olio.

Si tratta di atti precedenti al fare o anche “riparatori” a quanto si è fatto, sbagliando e attirando – secondo alcuni – eventi funesti.

Leggi anche:

Le parole scaramantiche

Una curiosità molto particolare, in italiano e non solo, è il fatto di augurare qualcosa per attrarre il totale opposto.

Ad un pescatore, per esempio, non si dirà mai “buona pesca”, né “buona caccia” al cacciatore.

Allo stesso tempo al danzatore pronto ad andare in scena si dirà “rompiti una gamba” piuttosto che “buon … balletto”.

Quest’espressione c’è anche in inglese: “break a leg” dicono i britannici a chi sta per debuttare in esibizioni che implicano il movimento, danza o sport.

Due parole: dipende dalle stelle, dipende da noi

È chiaro che quanto detto va preso con le pinze.

La superstizione o la scaramanzia devono probabilmente essere considerate nella loro forma ludica e goliardica.

Guai a farsi soggiogare da eventi esterni.

I latini, del resto, ci hanno detto che siamo noi gli artefici della nostra fortuna e forse – non senza presunzione – possiamo affermare che siamo noi stessi a:

  • attrarre il bene, facendo il bene (e viceversa…)
  • attrarre il male, facendo il male.

Molto di più che scendendo dal letto con il piede destro anziché quello sinistro.

Il contributo è molto più sottile e profondo.

Un pugno di lenticchie nel portafoglio a capodanno, un cornetto in macchina, una serie di azioni prima di affrontare un esame o i calzini portafortuna per la partitella a calcetto sì, ma senza esagerare. Né discriminare. 

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Perché (si dice che) il gufo porta sfortuna? https://cultura.biografieonline.it/gufo-porta-sfortuna/ https://cultura.biografieonline.it/gufo-porta-sfortuna/#comments Tue, 07 Jan 2014 13:04:30 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9137 Perché (si dice che) il gufo porta sfortuna? Il gufo è un uccello che vive principalmente nelle foreste di conifere dell’Europa, Asia e Nordamerica. A causa delle sue abitudini notturne, il verso cupo e gutturale, la natura schiva e lo stare sempre da solo, viene spesso raffigurato come una creatura oscura e maligna, addirittura definito “Uccello del malaugurio“.

Fotografia: un gufo in primo piano (Il gufo porta sfortuna?)
Il gufo porta sfortuna?

Infatti, nel gergo colloquiale, il termine “gufare” significa portare sfortuna. Secondo una leggenda spagnola, il gufo deve la sua nomea al suo bubolare, emesso durante lo spirare di Cristo sulla croce, che viene associato ai lamenti delle anime dei trapassati. Per via del suo canto cupo, il gufo viene indicato spesso come messaggero di presagio di morte, di solitudine, di sfortune e disgrazie.

Spesso il gufo è associato alla sfera delle tenebre e della stregoneria ma in realtà non è affatto così. Se per noi viene considerato un simbolo della malasorte, dall’altro canto, nel medioevo, il gufo era considerato il simbolo della saggezza e della sapienza.

Gufo
Un gufo dagli occhi color giallo intenso

Secondo una leggenda nord-europea, il gufo viene considerato l’uccello portafortuna delle principesse discendenti dalla misteriosa dinastia “Clementinum”, insediatasi in Scandinavia intorno al 340 d.C. ma proveniente dal Mediterraneo.

Come ben sappiamo, nel mondo dell’animazione cinematografica e delle fiabe, il gufo è sempre rappresentato come un animale saggio ed erudito, che diffonde la sua cultura a tutta la comunità animale mantenendo sempre, però, un carattere pignolo e spigoloso. Nella filmografia Disney ricordiamo: il gufo Anacleto del Mago Merlino nella fiaba “la spada nella Roccia”, Amico Gufo nelle avventure di Bambi. Nella mitica saga di Harry Potter, i gufi sono considerati una figura positiva che assolve l’importante compito di consegnare la posta dei maghi. I gufi, insieme ad altri rapaci notturni, sono i principali protagonisti del film “Il regno di Ga’ Hoole – La Leggenda dei guardiani”.

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Venerdì 17: perché porta sfortuna? https://cultura.biografieonline.it/venerdi-17-sfortuna-superstizione/ https://cultura.biografieonline.it/venerdi-17-sfortuna-superstizione/#comments Tue, 15 Oct 2013 10:25:23 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7999 Nella nostra cultura e anche in quella degli altri paesi di origine greco-latina, il numero 17, abbinato al giorno di venerdì, è sempre stata ritenuta un’accoppiata particolarmente avversa e sfortunata. La paura per il numero 17 viene chiamata “eptacaidecafobia”. In particolare, il venerdì 17 sarebbe considerata una ricorrenza particolarmente negativa, in quanto unione di due elementi, ognuno dei quali, estremamente sfavorevoli: il numero “17” ed il giorno “venerdì” (Venerdì Santo, giorno della presunta morte di Gesù).

Calendario: Venerdì 17
Venerdì 17 porta davvero sfortuna o è solo una superstizione?

Tra le tante teorie, la più accreditata risalirebbe al Medioevo. La scritta latina “VIXI” (dal latino “vissi” quindi ”sono morto”) che spesso compariva sulle lapidi dei cimiteri, veniva scambiata con il numero romano XVII, ossia il numero arabo 17. L’altra teoria invece riguarda l’Antico Testamento dove vi è scritto che il diluvio universale iniziò proprio il 17 del secondo mese. Secondo la Bibbia, di venerdì sarebbe morto Gesù. Comunque già nella Antica Grecia era aborrito, dai seguaci di Pitagora, il numero 17 in quanto era tra il 16 e il 18, perfetti nella loro rappresentazione di quadrilateri 4×4 e 3×6 .

Anche nella Smorfia napoletana il numero 17 è sinonimo di disgrazia. Sono molteplici i riferimenti al giorno “sfortunato” nella cinematografia, un classico esempio nel film “Fantozzi in paradiso”, il giorno in cui Fantozzi deve morire, viene indicato e segnato dal ragioniere sul calendario (con un teschio) ed è proprio un venerdì 17. Nei paesi anglosassoni, invece, sarebbe il numero 13 a portare sfortuna. Qualcuno farebbe riferimento ad eventi atroci quali: la data del rogo dei templari, decretata da Filippo il Bello, che sarebbe stata il 13 ottobre 1307 e la caduta di Costantinopoli in mani veneziane, avvenuta il 13 aprile 1204.

Ancora oggi in tutto il mondo, per allontanare la cattiva sorte, i più superstiziosi si affidano a rituali scaramantici e pratiche popolari, sperando di scongiurare i pericoli che il “17” possa causare.

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7 cose che portano sfortuna, più altre cose da non fare in casa https://cultura.biografieonline.it/cose-portasfortuna/ https://cultura.biografieonline.it/cose-portasfortuna/#comments Mon, 17 Jun 2013 09:59:46 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7496 Vi reputate non superstiziosi, ma quando un gatto nero attraversa la strada la cosa vi lascia un po’ perplessi? Ci sono delle situazioni della vita quotidiana che considerate foriere di cattiva sorte? Credete alla sfiga e la evitate per quanto vi è possibile? Ecco un articolo per tutti, per chi è superstizioso, per chi pensa che “non è vero, ma un po’ ci credo”, per chi invece crede che la sfiga non esiste o è solo un retaggio culturale e legato a tradizioni ormai troppo antiche e difficili da calare nella realtà di oggi.

Il gatto nero che attraversa la strada porta sfortuna (?)
Un gatto nero che attraversa la strada

1. Venerdì 17

Cominciamo con la più diffusa credenza popolare legata alla jella: il venerdì 17. C’è chi fa risalire l’abitudine di considerare questo giorno sfortunato agli antichi Romani, che nel 9 d.C. subirono una gravissima sconfitta dell’esercito, le cui legioni dalla diciassettesima alla ventesima furono annientate (battaglia della Foresta di Teutoburgo). Altro possibile motivo della cattiva sorte legata al numero diciassette è che in latino questo numero si scrive XVII, il cui anagramma è VIXI (sono vissuto in italiano), il che significa che “se sono vissuto, in questo momento sono morto”.

Alcune persone evitano, per precauzione, di svolgere attività importanti di Venerdì 17 (per esempio un colloquio di lavoro o il matrimonio). Gli effetti funesti del Venerdì 17 potrebbero avere origine nella Bibbia, e in particolare nella Genesi: pare che il Diluvio universale cominciò il giorno 17 del secondo mese nell’anno seicentesimo della vita del profeta Noè.

2. Il gatto nero

La maggior parte dei superstiziosi crede che vedere un gatto nero che attraversa la strada porti jella, mentre nei Paesi anglosassoni questo animale porta fortuna a chi lo incrocia per strada.

Uno specchio rotto porta 7 anni di guai (?)
Rompere uno specchio porterebbe 7 anni di guai

3. Rompere gli specchi

Rompere uno specchio è un altro gesto che porta sfortuna, addirittura potrebbe arrecare fino a sette anni di disgrazie. Scendere dal lato sinistro del letto con il piede sinistro porta male, in quanto la parte sinistra è per tradizione quella di Satana.

4. Passare sotto le scale

Porta sventura anche passare sotto una scala aperta: se una donna nubile passa sotto una scala appoggiata al muro o aperta rischia di non sposarsi; se si inciampa sul gradino di una scala le nozze sono vicine; se si inciampa mentre si scende una scala, potrebbe essere possibile una perdita di soldi.

Fortuna o sfortuna: passare sotto una scala
Passare sotto una scala porta sfortuna?

5. Gli aghi

Trovare un ago per caso porta sfortuna, quindi attenzione a non raccoglierlo. Attenzione a riconoscere la differenza tra aghi e spilli, perché questi ultimi attirano invece la buona sorte!

6. Suore

Incontrare un gruppo di suore porta male, quindi tenetevi lontani dai conventi!

7. Rovesciare il sale e altre cose di casa

Se inavvertitamente rovesciate del sale a tavola, annullate gli effetti nefasti lanciandone un po’ dietro la spalla sinistra. Attenti a non versare l’olio sul pavimento, e abbiate cura di non appoggiare il pane a rovescio sulla tavola. Non posate mai il cappello sul letto, e non prendete il cucchiaio con la mano sinistra.

Prima di uscire, badate a non aprire l’ombrello in casa, perché sembra che porti male. Anche usare l’asciugamano in due non è l’ideale se si è superstiziosi, come pure regalare una cravatta a qualcuno potrebbe portargli sfortuna.

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