serie tv Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 17 Jun 2022 07:59:54 +0000 it-IT hourly 1 Il tenente Colombo ha letto Seneca: una riflessione curiosa https://cultura.biografieonline.it/tenente-colombo-seneca/ https://cultura.biografieonline.it/tenente-colombo-seneca/#respond Thu, 16 Jun 2022 14:41:03 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=40161 La serie tv con protagonista il Tenente Colombo, interpretato dal mitico Peter Falk, fu prodotta negli Stati Uniti dal 1968 al 2003. In Italia arrivò nel 1974 e fu trasmessa sul canale TV Koper-Capodistria. La produzione consta di:

  • 2 film;
  • 11 serie;
  • 2 serie speciali.

Gli ideatori furono due compagni di università: Richard Levinson e William Link. Essi si ispirarono ai romanzi di Ellery Queen e al personaggio di Porfirij Petrovič descritto nel romanzo “Delitto e castigo” di Fedor Dostoevskij.

Le puntate e le serie hanno avuto un successo straordinario e sono state replicate per molti anni.

Nel 2022, dopo 54 anni, Rete 4 ripropone ogni domenica una puntata delle undici serie e Amazon Prime ha presentato al suo pubblico 7 serie del famoso tenente.

Tenente Colombo e Seneca
Il tenente Colombo (Peter Falk) e Seneca

I motivi del successo

Il nome di battesimo del tenente Colombo compare solo in una puntata ed in modo involontario, perché lo leggiamo sul suo distintivo: Frank. Egli è un personaggio atipico nel panorama dei detective e degli investigatori. Il suo è un lavoro osservato a ritroso, perché conosciamo già l’omicida quando lui comincia ad indagare.

Osserviamo con interesse e divertimento il modo in cui inchioda il colpevole.

Sicuramente questa tecnica narrativa è originale e ha affascinato il pubblico fin dall’inizio. Ma ci sono delle caratteristiche del personaggio che da subito lo hanno consacrato nell’Olimpo dei classici e lo hanno trasformato in un personaggio simpatico a tutti.

Il tenente Colombo, infatti, sembra che abbia letto Seneca.

Il tenente colombo e Seneca

Il tempo per lui è prezioso quanto lo era per il filosofo romano; Colombo non perde un attimo; quando è sulla traccia di un assassino usa ogni minuto con estrema intensità, cercando di anticipare le mosse e gli errori del suo sospettato. E’ consapevole del tempo che passa, non solo per battere una pista, ma anche per ottimizzare il suo ragionamento.

Non cerca il denaro, né la fama. E’ umile.

Il denaro

Come per Seneca, che non disprezzava il denaro ma lo considerava solo un mezzo e mai un fine,  anche per Colombo, che anzi il denaro lo considera spesso un movente azzeccato, i soldi non sono fondamentali.

Il tenente non bada al suo aspetto fisico; l’apparenza, il potere, la carriera non sono importanti. Non avrebbe mai accettato una promozione per stare dietro ad una scrivania. Non è uno sprovveduto conosce bene il valore di una posizione sociale rilevante e la forza seduttiva del denaro.

Nella puntata “Concerto con delitto” calcola in cinque minuti il valore della casa dell’omicida, un direttore d’orchestra molto famoso, interpretato da John Cassavetes, il quale rimane stupito dal valore che Colombo dà ai soldi e alla sua capacità di misurarli.

E’ ironico nei confronti della ricchezza perché sa che non porta a nulla di buono.

Seneca
Seneca

La fortuna

Considera la fortuna un’alleata ma se la sventura si abbatte sul suo lavoro, Colombo riesce a capovolgere la sorte in suo favore.

Così come Seneca considerava la sventura un modo per provare la propria forza, così Colombo gira a suo vantaggio gli ostacoli.

Come, ad esempio, nella puntata “Dalle sei alle nove” in cui una testimone tenta il suicidio intimidita dall’assassino e Colombo, malgrado il fatto sventurato, riesce a costruire una prova in cui l’assassino si inchioda da solo; perché il tenente comprende che agli audaci il carico di lavoro è assai più pesante che a coloro che scelgono la via più facile.

L’onestà, il passato, il presente e il futuro

E’ onesto, non si fa corrompere, nemmeno dalle buone intenzioni e quando persegue una via osserva anche il minimo dettaglio, concentrandosi solo su un argomento. La sua cultura nasce dalla strada e non dai libri e non cerca mai di sapere troppo, come consigliava il filosofo romano, ma di concentrarsi solo su una cosa per volta.

Riflette sul passato ma è concentrato solo sul presente e considera il futuro una possibilità. E’ convinto che un’attenzione riflessiva sul presente sia la chiave per risolvere gli enigmi e dunque osserva  e riflette solo su ciò che  accade in quel momento e non si fa mai false illusioni.

Il tenente Colombo nella cultura italiana

Gli anni in cui il tenente Colombo è apparso in tv, soprattutto in Italia, sono stati anni di benessere, crescita, ottimismo e di una sana ricerca della propria realizzazione. Colombo in questo senso non appariva come un detective di successo, né come il complessato poliziotto di strada, dal passato sofferente e da un avvenire di fallimenti.

La sua era una vita felice, amava la moglie, adorava il suo lavoro, tirava un po’ la cinghia ma non se ne lamentava mai. E cosa ancora più importante, come consigliava Seneca, non si faceva mai influenzare dalle critiche che gli altri gli esprimevano sul suo aspetto o sul suo tenore di vita.

Il tenente era invece il rappresentante della maggioranza delle persone che, malgrado il benessere diffuso, faticavano ad arrivare alla fine del mese e usavano la furbizia, l’intelligenza, la perseveranza e la pazienza per superare gli ostacoli.

E’ diventato un classico suo malgrado, proprio per la ricerca di quei principi universali che ci appartengono e che ritroviamo quando qualcuno con la sua virtù ce li mostra senza retorica.

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Nuova serie Netflix per Ficarra e Picone: uscirà nel 2022 https://cultura.biografieonline.it/serie-netflix-ficarra-picone-2022/ https://cultura.biografieonline.it/serie-netflix-ficarra-picone-2022/#respond Fri, 23 Apr 2021 13:13:25 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=33868 “Incastrati” è il titolo della serie televisiva scritta e diretta dai due comici italiani Ficarra e Picone, che saranno anche i protagonisti principali. Le riprese cominceranno il 26 Aprile a Palermo, mentre per guardare in tv la serie, prodotta da Attilio De Razza per Tramp Limited, dovremo aspettare l’anno prossimo. Sarà trasmessa su Netflix e distribuita in 190 Paesi. La location della serie sarà la Sicilia, la regione che i due comici conoscono benissimo perchè ci sono nati.

La trama

La serie comedy è strutturata in sei episodi e racconta una vicenda criminosa: la trama si snoda attorno ai protagonisti, due amici che rimangono coinvolti in un omicidio dai risvolti particolari. Cercando di fuggire via dalla scena del crimine e di passare inosservati, i due (Salvo e Valentino), verranno invece coinvolti in situazioni così surreali che li condurranno ad avere a che fare proprio con la mafia.

Dopo teatri e spettacoli una serie tv

Il duo siciliano, che di recente è anche approdato alla conduzione del programma satirico “Striscia la Notizia” è molto apprezzato dal pubblico. Ficarra e Picone sono comici sempre in giro per l’Italia, tra teatri e spettacoli dal vivo, ed ora sono pronti per una serie tv che sicuramente non deluderà le aspettative dei telespettatori e dei loro numerosi fan.

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Lolita Lobosco, numeri da record per l’esordio in tv della fiction con Luisa Ranieri https://cultura.biografieonline.it/lolita-lobosco-luisa-ranieri-numeri-record/ https://cultura.biografieonline.it/lolita-lobosco-luisa-ranieri-numeri-record/#respond Mon, 22 Feb 2021 11:09:18 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=32845 Una prima puntata da record, quella trasmessa ieri in prima serata su Rai Uno. La fiction “Lolita Lobosco”, interpretata dall’attrice Luisa Ranieri che veste i panni di un vicequestore donna che svolge servizio a Bari, ha raggiunto uno share del 31,8%, battendo la concorrenza di altri programmi televisivi trasmessi nella medesima fascia oraria.

Sono stati 7.535.000 i telespettatori che hanno guardato la nuova serie tv girata in Puglia e diretta da Luca Miniero.

Non manca però qualche polemica, che arriva proprio dai baresi. La cadenza con cui la protagonista parla sembra forzata e finta, e alcuni abitanti del capoluogo pugliese ci tengono a puntualizzare: “Noi non parliamo così”. A quanto pare, la trasposizione dialettale barese non ha convinto il pubblico che ha mostrato disappunto attraverso i social.

Nulla da eccepire, invece, sul fronte della fotografia e scenografia: nella fiction Bari viene fuori, a giusta ragione, come una delle città più belle della Puglia e d’Italia.

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Ultimo episodio della serie “Il Commissario Montalbano”: l’8 Marzo su Rai Uno https://cultura.biografieonline.it/montalbano-ultimo-episodio/ https://cultura.biografieonline.it/montalbano-ultimo-episodio/#respond Sun, 14 Feb 2021 17:00:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=32751 Si congeda dal pubblico l’amatissimo personaggio creato dalla penna dello scrittore Andrea Camilleri: ormai è ufficiale, dopo quella dell’8 Marzo prossimo non andranno in onda altre puntate della fortunata serie televisiva.

Il commissario Montalbano” ha esordito in tv nel 1999, e sembra giunto al capolinea. A confermare quella che inizialmente pareva essere un’indiscrezione è l’attore Peppino Mazzotta, che interpreta il ruolo del capo ispettore Fazio.

Tempo fa sia il direttore di Rai Uno che il protagonista della serie Luca Zingaretti avevano lasciato intuire che il Commissario Montalbano stava per terminare. Il motivo? Potrebbe essere quello paventato da Peppino Mazzotta: “Sono venute a mancare tutte le figure chiave: lo scrittore Andrea Camilleri, il regista Alberto Sironi e anche lo scenografo Luciano Ricceri”.

Sempre Mazzotta, in una recente intervista, ha però fatto notare che non è stato girato l’ultimo romanzo di Camilleri, “Riccardino”. “Io penso e ho sempre detto che sarebbe un dovere morale fare almeno quello, perché chiude la storia del commissario. Ma bisogna rispettare la decisione presa”, ha detto.

Luca Zingaretti, l’attore che per anni ha dato il volto al protagonista Montalbano, ha però dichiarato in più di un’occasione di voler chiudere l’esperienza : “Dopo di questo (Il metodo Catalanotti, ndr.) ci sono ancora due romanzi e dei racconti che si potrebbero girare, ma non so se ho voglia”.

Senza di lui, il pubblico potrebbe non appassionarsi ad un eventuale sequel. Il destino della fortunata serie tv sembra quindi ormai segnato.

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Harry Potter sta per arrivare in tv: il progetto è di HBO https://cultura.biografieonline.it/harry-potter-serie-tv-hbo/ https://cultura.biografieonline.it/harry-potter-serie-tv-hbo/#respond Wed, 27 Jan 2021 17:00:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=32328 Tutti gli appassionati del maghetto di Hogwarts saranno ben contanti di sapere che è in itinere un progetto che prevede la realizzazione di una serie televisiva su “Harry Potter”.

I libri-saga scritti da J. K. Rowling (più di 500 mila copie vendute in tutto il mondo) e gli otto film con incassi miliardari hanno consacrato il successo planetario di questo personaggio, molto amato dagli adolescenti, ma non solo.

Leggi anche: Harry Potter e la pietra filosofale, riassunto del libro

Il progetto di una serie tv riguardante Harry Potter e i suoi compagni è ancora in fase iniziale, tanto è vero che non sono stati ancora rivelati i nomi degli attori che vi parteciperanno. Non è trapelata inoltre alcuna informazione circa la sequenza temporale dei diversi episodi, né su quale sarà il soggetto della serie.

Ma una notizia certa c’è. Un po’ di tempo fa i vertici della Warner hanno incontrato alcuni sceneggiatori per capire come rendere al meglio la saga di Harry Potter in televisione.

E’ bastato questo ad innescare nei fan del famoso mago una forte aspettativa.

Intanto HBO, la stessa emittente statunitense che ha lanciato il progetto su Harry Potter, ha annunciato il prequel del “Trono di Spade” e di “Sex and the City”, altrettanto amati dai telespettatori di tutte le età.

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Pietro Castellitto sarà Francesco Totti nella serie dedicata al “Pupone”: ecco quando potremo vederla https://cultura.biografieonline.it/castellitto-sara-totti/ https://cultura.biografieonline.it/castellitto-sara-totti/#comments Wed, 20 Jan 2021 15:23:37 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=32200 Tutti i fans e i tifosi di Francesco Totti saranno sicuramente contenti di sapere che, a Marzo, verrà trasmessa la serie tv “Speravo de morì prima”, sia su Sky che in streaming su Now Tv.

In sei episodi la serie tv racconterà gli ultimi due anni di carriera del “Pupone” di Roma, il fuoriclasse giallorosso che con il suo “destro” potente è entrato nella leggenda del calcio mondiale.

Per ventisette anni Francesco Totti ha indossato la stessa maglia n.10 della Roma. Sono tanti gli episodi e gli aneddoti della lunga carriera calcistica che sono stati raccolti e tradotti in immagini in Speravo de morì prima.

Il cast della serie tv

L’attore e regista Pietro Castellitto – figlio di Sergio Castellitto e di Margaret Mazzantini – da sempre grande ammiratore di Totti, avrà l’onore di interpretare il suo beniamino e di svelare alcuni inediti di Totti uomo, e non solo calciatore.

Nel cast della serie tv, diretta da Luca Ribuoli, ci sono:

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Professione: “maniaca seriale” – Intervista a Chiara Poli https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-chiara-poli-maniaca-seriale/ https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-chiara-poli-maniaca-seriale/#comments Thu, 07 Jun 2012 11:10:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=2394 Chiara Poli nasce a Bergamo il 21 febbraio 1975. Giornalista, si è diplomata come Sceneggiatrice/Autrice tv presso la Civica Scuola di Cinema di Milano, e nel 2003 dopo la pubblicazione del suo primo libro (“Ammazzavampiri – La prima guida italiana al serial TV Buffy”, Ed. ETS – Edizioni di Cineforum) ha iniziato a scrivere di telefilm per “TV Sorrisi & Canzoni”, “Satellite” e “Telefilm Magazine”. Nel 2008 ha pubblicato “La vita è un telefilm” (Garzanti) insieme a Leo Damerini. A breve uscirà il suo ultimo libro: “Maniaci seriali – Le serie tv e i loro fan” (Edizioni di Cineforum). Nel 2007 inizia a lavorare per Fox Channels Italy, diventando in seguito Direttore del Magazine di Foxtv.it, il Magazine delle reti satellitari del gruppo FOX dedicato a serie e telefilm. Un impegno che continua a portare avanti anche oggi.

Chiara Poli

Chiara, come sei riuscita a diventare Direttore di una rivista così importante, legata al canale FOX, per gli amanti delle serie?

Con tanto impegno e tanta, tanta passione. Mi sono un po’ inventata il lavoro, diciamo, specializzandomi già dal 2002 in serie tv dopo gli studi cinematografici. Allora i telefilm non erano tenuti molto in considerazione, ma ho provato a tenere duro e tutto è andato per il meglio: oggi le serie tv vantano una qualità pari a quella del cinema (se non superiore, in certi casi). All’inizio, mentre cercavo la mia strada, ho tenuto corsi di analisi del testo audiovisivo e cinematografico, laboratori di sceneggiatura, e sono stata chiamata da Mediaset per un progetto di scrittura televisiva all’americana.

Dopo il libro su Buffy (che conteneva alcune imprecisioni legate all’ingenua volontà di restare fedele all’adattamento e alla programmazione italiana della serie, errore che non ripeterò!) ho iniziato a collaborare con “TV Sorrisi & Canzoni”, “Telefilm Magazine” e “Satellite”. In FOX hanno notato il mio lavoro per i lanci delle loro serie tv su “Satellite”, e quando hanno iniziato la ristrutturazione del loro sito mi hanno chiesto di inviare il mio curriculum. Dopo qualche mese mi hanno chiamata, e dopo aver passato la selezione ho iniziato la mia avventura con il Magazine.

Ho iniziato a scrivere moltissimo, ad integrare i miei studi su cinema e tv, sui quali baso il mio lavoro, e soprattutto a guardare tutte le serie – vecchie e nuove – che potevo. Qualche anno dopo, quando il Magazine è diventato testata giornalistica (recentemente il formato è cambiato, ma non il mio lavoro), mi sono regolarmente iscritta all’Ordine dei Giornalisti e sono stata nominata Direttore.

Ho imparato moltissimo da questi anni in FOX, soprattutto grazie al costante contatto con i miei lettori, che ogni giorno arricchiscono la mia esperienza con i loro commenti, le loro critiche e le loro opinioni. Molti di loro sono diventati miei “amici” su Facebook e ci teniamo costantemente in contatto.

Da dove nasce la tua passione per i telefilm?

Dai miei ricordi dei pomeriggi da bambina, quando guardavo “Hazard”, “Supercar”, “Ralph Supermaxieroe” e tutti i mitici telefilm degli anni ’80, e dalla mia passione per il cinema. Ho divorato migliaia di film, per tutta la vita. Ne guardo ancora tre o quattro ogni weekend. In settimana invece vedo solo serie tv.

Negli anni ’90 sono arrivate le prime “manie” televisive: ricordo che il giovedì sera, quando Italia 1 trasmetteva “Beverly Hills 90210”, staccavo il telefono e non rispondevo al citofono. Fu l’inizio di una passione folgorante: mi accorsi che le serie tv erano come i film a puntate degli anni ’50 e ’60 che tanto mi piacevano (recuperavo in VHS tutti quelli disponibili) e che erano in grado di trascinarti in quel “tunnel” dal quale non volevi mai uscire, gridando “No! Ancora una puntata!” quando arrivavano i titoli di coda.

Il numero delle serie che seguivo aumentava sempre più, insieme al “rituale” in base al quale organizzavo le mie serate (il videoregistratore c’era, ma vogliamo mettere una puntata registrata con una trasmessa “in diretta” in tv?) Così, dopo aver studiato Cinema all’Università e Sceneggiatura alla Scuola di Cinema, ho pensato di provare ad applicare gli stessi metodi che usavo per analizzare il film alle serie tv.

Ha funzionato e … Eccomi qua! Sono qui, così appassionata che ho deciso di dedicare il mio ultimo libro, disponibile a breve in ebook, proprio alla “relazione d’amore” fra i fan e le serie. Il libro, “Maniaci seriali: Le serie tv e i loro fan” racconta i meccanismi di “innamoramento” e identificazione con i personaggi, la condivisione della passione per le serie sui social network, la censura televisiva … E ci sono due capitoli dedicati a “Lost” e “The Walking Dead,” due serie rappresentative di come la passione per una serie tv può “contagiare” milioni di persone in tutto il mondo.

Foxtv.it è una diretta ‘trasposizione’ dell’originale americana Foxtv.com, specializzata nel genere telefilm e serie. Quali sono le differenze, se ci sono, con la ‘versione italiana’ ?

Le linee guida grafiche sono le stesse per tutte le versioni internazionali dei siti istituzionali di FOX, con loghi e quant’altro che ovviamente contribuiscono a riconoscere immediatamente l’identità aziendale. Ma grazie all’attenzione per ogni diversa realtà nazionale, ciascun sito viene adattato alle diverse esigenze. La versione italiana offre ai navigatori una serie di sezioni dedicate a ciascuna serie completa di tutti i contenuti desiderabili: i video, le gallery fotografiche, le informazioni sulla serie, sul cast e sulla messa in onda, la guida agli episodi e le ultime news, per restare sempre aggiornati su tutto ciò che succede oltreoceano.

In poche parole il tuo lavoro consiste in …

Scrivere ogni giorno articoli e testi sulle serie tv: lanci e presentazioni di nuove serie o stagioni in arrivo, analisi degli episodi, riassunti delle trame, news sulle serie in arrivo e sulle novità più interessanti sul fronte “casting”, curiosità su attori e personaggi … E naturalmente seguire tutto quello che c’è in onda sulle reti FOX.

Che differenza c’è tra un telefilm e una serie?

Nessuna, in realtà. C’era una differenza, principalmente in ambito accademico, fra serie e serial. Dipendeva sostanzialmente dai meccanismi narrativi e dal grado di evoluzione di trame e personaggi. Oggi siamo arrivati a un utilizzo di “serial” per indicare principalmente i prodotti di fiction fondati sugli stilemi narrativi della soap opera.

Telefilm invece è un termine tutto italiano, che ha sempre fatto riferimento indistintamente a serie, serial e sitcom. Io uso indifferentemente “telefilm” e “serie tv”, faccio invece una distinzione quando devo parlare di “sitcom”, che si differenzia principalmente per il formato: intorno ai 20 minuti di durata contro i 40 o 50 delle serie.

Attualmente però sono intervenuti altri generi e formati, come il “dramedy” (mix di dramma e commedia intorno alla mezz’ora), che hanno creato una serie di eccezioni alla vecchia distinzione. Indipendentemente dall’evoluzione dei generi e del linguaggio, io devo dire di essere davvero molto affezionata al termine “telefilm”: è quello con cui sono cresciuta. Negli anni ’80 non avevamo idea di cosa fosse una serie tv!

Hai mai avuto l’opportunità, in qualità di Direttore, di incontrare o intervistare un produttore o un attore di qualche serie?

Da quando lavoro per FOX ho intervistato Josh Duhamel (“Las Vegas”) e Scott Bakula (“Quantum Leap”, “Enterprise”). Prima, per le altre testate, avevo intervistato Chris Carter e Lance Henriksen per “X-Files” e “Millennium”, Jason Bateman insieme all’allora vice presidente della NBC per il lancio italiano di “Arrested Development”, James Marsters e David Boreanaz per “Buffy”, Kate Mulgrew per “Star Trek: Voyager” e sicuramente qualcun altro che ora mi sfugge …

Per ovvi motivi, sei praticamente obbligata a stare incollata alla tv e a seguire le vicende di tutte le serie, per offrire poi commenti, spunti di riflessione, curiosità e anteprime ai tuoi lettori. Un lavoro perfetto per gli amanti della tv. Ti è mai capitato di annoiarti o addirittura smettere di seguire qualche episodio?

Oh, caspita, sì che mi è capitato! Ho mollato tante serie, in passato. Da qualche anno a questa parte però non mi succede quasi più: il livello è talmente alto che faccio veramente fatica a trovare una serie che non mi piace, o ancor peggio che riesca ad annoiarmi. Vediamo un po’. Non sono mai riuscita a guardare un episodio intero di “Settimo Cielo” (eppure mi sono vista “La corazzata Potemkin”, all’Università!). Ho visto molti spezzoni qua e là, ma all’episodio in cui un liceale viene portato dal Preside con l’accusa di molestia sessuale per aver tirato le spalline del reggiseno a Jessica Biel ci ho messo definitivamente una croce sopra.

Negli anni ho mollato per noia anche, fra quelli che ricordo, “Baywatch” (c’è un limite a tutto: dopo tot stagioni di pettorute bagnine in costume a un certo punto, da donna, rinunci), “Cleopatra 2525” (molto divertente, peccato che la cosa sia involontaria), “V” (noia, noia. Ho mollato alla quarta puntata) e “L’atelier di Veronica” (con tutto l’amore per Kristie Alley: non faceva ridere. Mai). Trovo abbastanza noioso anche “Tutto in famiglia”, per essere una sitcom.

Dalle pagine del tuo blog, da Facebook e Twitter, oltre che su YouTube, rendi partecipi in tempo reale spettatori e lettori delle vicende dei personaggi delle serie. Ad oggi, qual è stata la serie che ha coinvolto di più il pubblico?

Sicuramente “Lost”, in assoluto. Molte altre serie, da “Grey’s Anatomy” a “The Walking Dead”, passando quindi da generi molto diversi che conquistano fasce di pubblico diverse ma comunque molto vaste, sono seguite e amate da un gran numero di telespettatori. Ma come ripeto anche nel mio nuovo libro, in cui dedico un capitolo all’esperienza “d’amore” del pubblico con “Lost”, non c’è nulla in grado di eguagliare la serie creata da J. J. Abrams, Jeffrey Lieber e Damon Lindelof e curata dai produttori esecutivi Lindelof e Carlton Cuse. Niente è come “Lost”, proprio perché con quel meccanismo di continue domande, in gran parte prive di risposte (arrivavano sempre nuovi quesiti, ma pochissime soluzioni!), i telespettatori hanno sentito il bisogno di costruire e condividere le loro teorie.

Il risultato è sfociato in un’esperienza di visione collettiva che ha coinvolto milioni di telespettatori (anche quelli italiani, grazie alla messa in onda a 24 ore di distanza dagli Usa) e che ha dato luogo a interessantissime riflessioni condivise da centinaia di persone, pronte a confrontarsi e discutere su tutti i forum, i siti ufficiali e i social network. “Lost” è stata l’esperienza più coinvolgente per il pubblico dei “maniaci seriali”, ovvero dei grandi appassionati di serie tv, ma ha trascinato con sé anche telespettatori “occasionali”, che non hanno resistito e si sono fatti coinvolgere come mai avevano fatto prima.

E che ha coinvolto di più Chiara Poli?

Ho una lista lunghissima di grandi, grandi amori televisivi: “X-Files”, “Angel”, “Scrubs”, “The Walking Dead”, “Battlestar Galactica”, “I Soprano”, “True Blood”, “Supernatural”, “Star Trek“, “24”, “Medium”, “Breaking Bad”, “The Big C” … Sono tantissimi, davvero. Ma su quelli che mi hanno coinvolto di più non ho dubbi: “Buffy” e “Lost”.

“Buffy” è stato il mio “primo amore” televisivo, anche per lavoro. Ha cambiato la mia vita. Mi ha spinta a specializzarmi in serie tv, mi ha fatto scrivere il mio primo libro, mi ha fatto conoscere tanti altri appassionati che sono miei amici da più di dieci anni … “Lost”, come ho detto prima, ha rappresentato un’esperienza unica, mi ha messa in contatto con centinaia di persone, mi ha intrigata fin dal primo momento (l’episodio pilota resta fra i migliori mai visti) ed è legato al “Lost in Progress”, la rubrica di commento che ho scritto per FOX (dalla terza stagione, quella trasmessa dopo il mio arrivo in FOX, fino alla sesta). È stata forse l’esperienza lavorativa più gratificante ed emozionante della mia vita. E mi manca davvero tanto. Quanta “Lostalgia”!

Adesso, il rovescio della medaglia: la serie meno seguita, più criticata o ignorata, da te e dal pubblico.

Ce ne sono state tante, principalmente per una questione di gusti personali o di mancato tempismo, diciamo così. Ricordo ad esempio l’arrivo in Italia di “Arrested Development”, un piccolo gioiello che ha dato il via a una rivoluzione lingustica e produttiva grazie alla quale oggi abbiamo serie come “Modern Family”. Ai tempi dell’arrivo in Italia (ma anche negli Usa), circa dieci anni fa, il pubblico non era pronto per un linguaggio e un tipo di umorismo che suonavano troppo “nuovi” e difficili da comprendere per via dei tempi comici.

Nonostante la pioggia di premi prestigiosi e un cast composto da bravissimi attori, la serie venne cancellata negli Usa dopo la terza stagione (stagione, fra l’altro “ripescata” dopo l’ennesimo Golden Globe). Spesso le serie non vengono seguite perché sono un po’ “fuori tempo” e i gusti del grande pubblico non sono maturi. Altre volte invece sono … oggettivamente brutte, mal recitate, mal realizzate o con delle pessime sceneggiature. Ci sono tanti fattori che contribuiscono a fare di una serie un fallimento. Penso a flop clamorosi come quelli di “Acapulco H.E.A.T”., “Baywatch Nights”, “Joey” (che nonostante un buon cast non è mai riuscita a ingranare né a incontrare i gusti del pubblico), la già citata “Cleopatra 2525”, il recente remake di “Charlie’s Angels” e l’agghiacciante “V.I.P.” con Pamela Anderson.

Ci sono anche casi di serie interrotte direttamente dai produttori statunitensi, per motivi di budget, o di scarso audience. Mi vengono in mente “Kyle XY”, “FlashForward” ed il più recente “Terra Nova”. Si cercano nuove idee per allargare il consenso del pubblico, anche con “Spin-off” (cioè, si estrapolano dei personaggi da una serie per dare vita a nuove vicende alternative), ma spesso si lasciano gli spettatori a bocca asciutta di ciò che piace veramente. Dura legge di mercato? Come reagiscono i tuoi lettori-spettatori?

Sì, è la durissima legge dell’audience, che fra l’altro segue logiche non sempre chiare a tutti. I grandi network Usa si prefiggono determinate soglie d’ascolto, al di sotto delle quali le serie – indipendentemente dal gradimento del pubblico o dall’importanza del cast – vengono cancellate. A volte senza molto preavviso, lasciando i telespettatori (inclusa la sottoscritta) a bocca asciutta.

Le nostre reazioni sono comprensibilmente negative: non sapremo mai come finirà la storia, perdiamo serie alle quali eravamo affezionati e perdiamo fiducia. Molti dei miei lettori mi scrivono che non hanno voglia di iniziare a seguire una nuova serie, perché non vogliono correre di nuovo il rischio di rimanere senza un finale. Li capisco. Ma continuo a seguire tutto: le emozioni che ogni nuova serie può regalarti, secondo me sono un valido motivo per correre il rischio di essere lasciati in sospeso. Alcuni dei miei lettori la pensano così, ma sono di più quelli che rinunciano, dopo essere rimasti “scottati”.

Fra i casi più noti di serie senza finale, me ne vengono in mente due di alcuni anni fa (a dimostrazione che la dura legge degli ascolti negli Stati Uniti non dà tregua, da sempre). La terza stagione di “Dark Angel”, firmata da James Cameron, era già stata scritta ma non venne mai girata, lasciandoci tutti senza finale, perché non si trovò un accordo produttivo fra Cameron (che, essendo James Cameron, giustamente non era disposto a scendere a compromessi di budget!) e il network.

Per “Firefly”, l’ottima serie sci-fi (con un mix di fantascienza e western) di Joss Whedon, la serie non solo venne cancellata alla fine della prima stagione, ma negli Usa non mandarono in onda nemmeno tutti gli episodi, sospendendola bruscamente. Tempo dopo, Whedon ha diretto il sequel cinematografico di “Firefly”, “Serenity”, che ha avuto grande successo e lo ha portato, insieme al resto del suo lavoro, a dirigere “The Avengers” (recentissimo campione d’incassi e di critiche positive). Nei contenuti extra del cofanetto DVD (che io ho acquistato su Internet, facendolo arrivare dagli Usa: non è uscito per il mercato italiano) Whedon si prende una “rivincita”, facendo notare ai produttori che avevano cancellato “Firefly” come grazie al supporto dei fan fosse riuscito a portare avanti la storia, addirittura sul grande schermo.

Gli americani sono considerati i maestri nello sfornare serie di successo, così come i telefilm. E questo accade da sempre, se si guarda anche al passato, con “Il tenente Colombo”, “Starsky and Hutch”, o sit-com tipo “Arnold” o “I Jefferson”, solo per citarne alcuni. Secondo te, c’è qualcosa di buono anche in Italia?

Come posso dire … No. Credo che la fiction italiana sia indietro vent’anni, a livello di idee, rispetto agli Usa. Il recente grande successo de “Il tredicesimo apostolo” mi ha fatto pensare a dozzine di serie e film Usa che avevano già trattato, anni fa, tutti gli argomenti. Non ci sono idee nuove nella fiction italiana, ma soprattutto c’è quella incomprensibile mania di tenerla legata a dialoghi che suonano falsi, accompagnata da una recitazione teatrale inadatta alla tv.

Penso che “I Cesaroni” rappresentino uno dei rari casi in cui i dialoghi sono costruiti con la regola d’oro della sceneggiatura, ovvero la somiglianza, e la recitazione sia in gran parte “naturale”. Non completamente, ma in gran parte. All’inizio della mia carriera ho dovuto vedere parecchia fiction italiana. Fa parte della gavetta. Da quando ho potuto scegliere l’ho eliminata del tutto. Con una sola eccezione: “Boris”, che adoro proprio perché prende in giro i luoghi comuni e i punti deboli della fiction italiana.

Sono stata sul set di alcune produzioni, come sceneggiatrice, durante e subito dopo gli studi alla Scuola di Cinema. Sono state quelle esperienze a farmi decidere che non volevo fare la sceneggiatrice: non volevo assolutamente scrivere per la tv italiana. Perciò mi sono buttata sugli Stati Uniti, affascinata dai meccanismi di costruzione della “magia” delle serie, dai segreti del “dietro le quinte”. E oggi sono felicissima di averlo fatto. Rifarei la stessa scelta un milione di volte!

Oltre alla tua passione per la tv, c’è anche quella per gli animali. Hai tre bellissimi cuccioloni Labrador, di nome Asia, Pimpa, Dharma. Quest’ultimo nome però non mi è nuovo … oppure è solo una mia fissazione con “Lost”?

No, non è una tua fissazione … è la mia fissazione con “Lost”! Dharma è arrivata da noi il 5 agosto del 2010 dal canile di Lodi. Era stata abbandonata ai primi di luglio nei pressi del Lago Maggiore, quando aveva solo sette-otto mesi. Dopo essere stata randagia per qualche settimana, rischiando di morire di sete (il caldo non dava tregua, in piena estate!) ha avuto la fortuna di essere salvata da una volontaria del canile di Lodi, che ha diffuso il suo appello su Facebook per trovarle una nuova casa. Ho visto il volantino, la foto era minuscola e Dharma non si vedeva molto, ma ho detto a mio marito: “Dai, vai a prenderla in canile e portala qui. Noi abbiamo spazio e lei ha bisogno di una casa”. Al suo arrivo si sospettava che fosse incinta, diabetica e displasica. Alla fine è risultata affetta solo da una grave displasia. Faremo tutto il possibile, anche se pare che non ci sarà molto da fare. Pazienza. Vorrà dire che quando non riuscirà più a camminare, nonostante gli interventi, la porteremo in braccio!

In canile la piccola era stata chiamata Trudy, ma all’arrivo da noi (un’emozione indescrivibile: la prima sera l’ho guardata negli occhi e le ho promesso che noi non l’avremmo mai abbandonata, qualunque cosa fosse successa) ci siamo accorti che non rispondeva al nome. I suoi ex proprietari la maltrattavano, con il nostro aiuto ha superato in fretta i traumi subiti, però soffre molto di ansia da separazione, comprensibilmente. In questo momento è qui, incollata alla mia gamba destra, mentre scrivo! Per tutte queste ragioni, e per il fatto che “Lost” era finito da pochi mesi, ho deciso di ribattezzarla Dharma. Un omaggio al mio amore per “Lost”, alla presenza di un labrador nella serie e al mio amore per i labrador: era il nome perfetto!

Allora, in anteprima per i lettori di Biografieonline.it, puoi svelare che cosa si devono aspettare i fans dei serial dalla prossima stagione 2012-2013 sulle reti FOX?

Al momento è ancora troppo presto per conoscere con certezza titoli e date. Ma posso già dirvi che le novità saranno tante e come sempre in molti casi arriveranno a brevissima distanza dalla messa in onda negli Usa. Ad ogni modo, l’evento della stagione sarà sicuramente la terza, attesissima stagione di “The Walking Dead”, che debutterà in ottobre sia negli Stati Uniti, su AMC, che su FOX in Italia. Insieme ad “American Horror Story” (che nella seconda stagione rivoluzionerà tutto: parte degli attori saranno gli stessi ma interpreteranno personaggi diversi, con una trama tutta nuova), la serie tratta dai fumetti di Robert Kirkman ha riportato in tv l’horror d’autore. La terza stagione di “The Walking Dead” sarà ricca di azione, ci saranno tanti nuovi personaggi, alcuni destinati a diventare molto importanti nell’economia della trama. Sarà sicuramente un evento da non perdere per gli appassionati di serie tv!

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Star Trek https://cultura.biografieonline.it/star-trek/ https://cultura.biografieonline.it/star-trek/#comments Fri, 04 May 2012 16:06:39 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=1795 E’ il giorno 8 settembre 1966 quando debutta sulla NBC, canale televisivo americano, la serie fantascientifica più famosa di tutti i tempi: Star Trek. Forse solo “I Visitors” negli anni ’80 hanno quasi raggiunto la sua popolarità. La serie ideata e prodotta da Gene Roddenberry riuscì ad individuare un fenomeno popolare poco analizzato dalla sociologia, la passione per le esplorazioni di fantasia oltre i confini del nostro pianeta.

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La frase celebre che accompagnava l’inizio di ogni episodio era “Spazio, ultima frontiera. Eccovi i viaggi dell’astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale, diretta all’esplorazione di strani nuovi mondi alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare laddove nessun uomo è mai giunto prima”. Una frase che spiegava l’intento e la missione della Enterprise, nave spaziale della Federazione Unita dei Pianeti che era alla ricerca non solo di nuove civiltà e pianeti ma anche della trasmissione di un nuovo codice etico che gemellava, qualora le civiltà esplorate avessero accettato di aderirvi, una nuova fratellanza fra le creature viventi.

Questa alleanza aveva un unico governo, immaginato sulla falsa riga dell’ONU, composto da una rappresentanza di ogni pianeta che aveva deciso di aderire alla Federazione. La frase cambiò un po’ nelle serie successive e anche l’Enterprise, grazie ai nuovi effetti speciali, subì notevoli cambiamenti ma la missione rimase uguale fino alla fine.

La prima serie debutta, come abbiamo detto, nel 1966 con effetti speciali, per l’epoca, molto innovativi. La maggior parte delle scene vengono girate negli studios di Hollywood dove viene ricreata la plancia dell’astronave, simile a quella di una moderna nave da crociera di lusso e super tecnologica; altre scene, sempre girate negli studios, riproducono invece luoghi sia all’aperto che dentro ad edifici e costruzioni che apparterrebbero ad altri pianeti e a popoli extraterrestri.

L’equipaggio dell’Enterprise

L’equipaggio era formato da  componenti di diverse etnie sia umane che aliene e non vi erano classismi di sorta o differenze fra uomini e donne. Questo aspetto, oltre che l’unione dei popoli, fu dal punto di vista sociologico e storico uno dei più innovativi, tanto da attirare l’attenzione anche di Martin Luther King che pare intervenne per dissuadere una delle attrici principali Nichell Nichols, che interpretava la parte dell’ufficiale addetto alle comunicazioni Uhura, a non lasciare la serie perché rappresentava uno degli esempi di emancipazione dei neri.

Star Trek - L'equipaggio dell'Enterprise
Star Trek – L’equipaggio dell’Enterprise

Gli altri interpreti erano James T. Kirk (William Shatner) capitano della nave e volto storico della televisione americana, l’ufficiale scientifico Spock (Leonard Nimoy), un essere di origine sia umana che vulcaniana (nella trama Vulcano è raccontato come un pianeta torrido e montagnoso con flora e fauna scarse, non ha lune ma ha un sole. Si troverebbe a sedici anni luce dal nostro sole; inoltre i vulcaniani avevano delle capacità mnemoniche e razionali superiori a quelle umane ma non riuscivano a concepire le emozioni) e il dott. McCoy (Jackson DeForest Kelley).

Il loro cameratismo era supportato da una forte amicizia e lealtà che costituivano un punto di riferimento anche per gli altri membri dell’equipaggio. Il successo non arrivò subito, anzi la serie ebbe alcuni problemi di raccolta pubblicitaria e di audience, tanto che si pensò di interromperla già alla seconda stagione. Tuttavia le proteste dei fans più accaniti impedirono il delitto e il produttore riuscì a realizzare la terza stagione che si concluse con l’episodio numero 79, il 3 giugno 1969.

Il successo della serie

Le motivazioni che spinsero i telespettatori ad aumentare in numero durante le repliche successive è un mistero che non si spiega facilmente. Probabilmente la fantascienza diventava sempre più interessante grazie a film cult che venivano trasmessi al cinema oppure semplicemente la rete di tv, che non era capillare e diffusa come oggi, aumentò permettendo al passaparola di rompere  alcuni argini geografici  e quindi dando la possibilità alla serie di imporsi su un pubblico più vasto ed eterogeneo, coprendo quasi tutti gli Stati Uniti.

Negli anni successivi Star Trek raggiunse un successo strepitoso e venne acquistata anche in Europa. In Italia, dove le tv commerciali ancora languivano prima della nascita del Biscione, venne acquistata prima dalla Televisione Svizzera Italiana e poi da Telemontecarlo. Ovviamente il successo maggiore arrivò quando le puntate vennero trasmesse dal gruppo Fininvest negli anni ’80 con una copertura territoriale molto più vasta. La serie ebbe altre stagioni anche se tutt’ora l’oggetto di culto maggiore rimane quella del 1966.

Serie successive di Star Trek

Star Trek – The Next Generation
Trasmessa la prima volta il 28 settembre 1987

Attori e personaggi più significativi:
Capitano Jean-Luc Picard (Patrick Stewart)
L’Androide Data (Brent Spiner)
Il comandante  William Riker (Jonathan Frakes).

Star Trek – Deep Space Nine
Trasmessa nel gennaio 1993

Star Trek – Voyager
Trasmessa nel 1995

Star Trek – Enterprise
Trasmessa il 26 settembre 2001

Filmografia

1. Star Trek: Star Trek: The Motion Picture, 1979

2. Star Trek II: L’ira di Khan Star Trek II. The Wrath of Khan, 1982

3. Star Trek III: Alla ricerca di Spock.  Star Trek III: The Search for Spock, 1984

4. Rotta verso la Terra. Star Trek IV: The Voyage Home, 1986

5. Star Trek V: L’ultima frontiera. Star Trek V: The Final Frontier, 1989

6. Rotta verso l’ignoto. Star Trek VI: The Undiscovered Country, 1991

7. Generazioni. Star Trek: Generations, 1994

8. Primo contatto. Star Trek: First Contact, 1996

9. Star Trek: L’insurrezione. Star Trek: Insurrection, 1998

10. Star Trek: La nemesi. Star Trek: Nemesis, 2002

11. Star Trek. Star Trek, 2009

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