Sellerio Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sun, 03 May 2020 19:41:54 +0000 it-IT hourly 1 Di rabbia e di vento (Alessandro Robecchi) https://cultura.biografieonline.it/rabbia-vento-robecchi/ https://cultura.biografieonline.it/rabbia-vento-robecchi/#respond Tue, 31 May 2016 18:50:31 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18716 previsioni meteo: ventilato con giramento di palle

a milano quando c’è il vento la gente impazzisce. forse non solo a milano. forse il vento fa un po’ impazzire davvero. a me il vento fa venire mal di testa e poi mi si seccano tantissimo le labbra ma le giornate col vento, dio, che giornate. spazza via tutto.

Di rabbia e di vento - Libro - Alessandro Robecchi
Di rabbia e di vento (2016 – La copertina del libro di Alessandro Robecchi)

il vento è un po’ protagonista dell’ultimo romanzo di alessandrorobecchi, di rabbia e di vento – sellerio, 2016. forse no, ma il vento è ovunque nel libro e lo senti mentre leggi. che poi a milano non c’è mica troppo spesso il vento.

dunque, torna monterossi dopo un anno dall’ultima volta, un anno che a me sono parsi 2 mesi ma forse è perché l’ho letto un po’ dopo l’uscita, lo scorso. monterossi torna stanco della tivvù che crea, come sempre, ma oh, tutti dobbiamo campare di qualcosa (e carle’, io t’oo dico, la fabbrica è peggio). torna la governante, l’amico, l’agente, il poliziotto buono, la di lui consorte, tutti quei personaggi che ora conosciamo e ci danno sicurezza. alessandro robecchi si conferma una delle pareti della mia comfort zone, che, sappiatelo, è una zone con tantissime pareti.

però monterossi è un po’ diverso. forse perché marìa ha detto che torna ma ancora non è tornata, forse perché c’è vento, forse perché passa una sera con una e poi questa l’ammazzano e lui si sente in colpa, e quel suono della serratura non se ne va mica via. allora monterossi è arrabbiato. la rabbia è una brutta bestia perché non se ne va.
e da qui robecchi racconta il “caso”, tra brera e la brianza dei mobilifici, descrivendo milano sempre bellissima. e passa via veloce il libro e si legge bene come sempre e la rabbia di monterossi è lì che quasi la tocchi eh.

Alessandro Robecchi
Alessandro Robecchi

però io sono rimasta molto affezionata al secondo, forse per i temi toccati forse per boh, il secondo è rimasto qui [indica la fronte con il dito].

poi forse marìa torna. perché se è vero che i personaggi arrabbiati sono quelli che rendono meglio le emozioni, la rabbia non è un bel sentimento.
e comunque la distanza tra monterossi e la fletcher si sta riducendo sempre di più.

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Allmen e le dalie (di Martin Suter) https://cultura.biografieonline.it/allmen-e-le-dalie/ https://cultura.biografieonline.it/allmen-e-le-dalie/#respond Thu, 05 Mar 2015 09:33:29 +0000 http://girolepagine.com/?p=32 di dalie, libellule, diamanti rosa e un filo di biagio antonacci

martin suter è svizzero. e scrive come i marciapiedi di lugano, liscio, pulito, no fronzoli. allmen e le dalie – sellerio, 2015 – continua la serie di allmen, che è uno che se lo incontrassi per strada direi maronna cheppalle questo lo odio, ma così, a leggere di lui e di carlos e di marìa, io lo adoro, con tutto il suo essere snob, i suoi completi in cachemire, la casetta del giardiniere.
è facile da leggere, suter. piacevole.

però questa non me la dovevate fare. libri che leggo perché vanno sotto la categoria no ansia, me lo fate finire con un cliffhanger così. e io. e lei. adesso dove sei [cit.].

Allmen e le dalie
Allmen e le dalie (2014, Sellerio) – Romanzo giallo di Martin Suter

Allmen e le dalie

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Morte di un uomo felice (di Giorgio Fontana) https://cultura.biografieonline.it/morte-di-un-uomo-felice/ https://cultura.biografieonline.it/morte-di-un-uomo-felice/#comments Fri, 30 Jan 2015 15:25:07 +0000 http://girolepagine.com/?p=9 “milano è una città di cui ci si innamora con lentezza”, dice giorgiofontana, che a milano adesso ci vive ma prima no, prima stava a caronno pertusella e quando cresci a caronno pertusella forse di milano ti innamori un po’ per forza. (no, mi rifiuto di rispondere a commenti su quanto invece caronnopértu sia un po’ la perla del nostro paese).
di milano ti innamori sui navigli al tramonto (cliché alert), o davanti al duomo quando esci tardi dall’ufficio, o ti innamori con una birra in ticinese o alla settimana della moda, sul tram. ecco lì forse è dove i ragazzi arrivati da fuori si innamorano di più.

Morte di un uomo felice
Morte di un uomo felice (Giorgio Fontana, 2014)

io, di milano, mi innamoro soprattutto in serate come ieri, ad affori, entrando all’osteria del biliardo per una cena organizzata da cucina calibro noir, con giorgio, e con gigioalberti che leggeva dei brani dell’ultimo libro morte di un uomo felice, e con lucacrovi che per me dovrebbero metterlo a condurre pure sanremo.
l’osteria del biliardo è un posto dove si sta bene e si mangia bene e ci sono dei biliardi, dimmi giuro, e tu sei lì e ti aspetti di veder entrare tomas milian perché è il posto ideale per uno di quei film di lenzi che ci piacciono assai.
mi innamoro anche se sono sola e non conosco nessuno e ah ok dai ho fatto amicizia coi miei compagni di tavolo.

morte di un uomo felice (sellerio editore, 2014) è ambientato a milano, qualche anno fa. non tanti. nel 1981, che non è tanto, vero?
è un libro che mi è piaciuto molto anche se il protagonista non è diventato un mio eroe. forse proprio per questo, mi è piaciuto. mi ha fatto anche discretamente piangere e un po’ pensare alle cose di oggi e del passato. voi non lo sentite quel senso di inferiorità gigante, davanti alle storie dei partigiani?

e allora prendete affori e la neve e i partigiani e giorgio, cristiano (ti prego dimmi che mi ricordo il nome giusto), la manu e luca, poi colaprico che c’era pure lui, e il vino, un po’ troppo, e io ve lo prometto, ci si innamora velocemente.

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Intervista a Cesare Moreno https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-cesare-moreno/ https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-cesare-moreno/#comments Fri, 04 May 2012 12:32:48 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=1816 Cesare Moreno. “Maestro di strada”, prima di tutto. Insegnante sui generis, fondatore insieme con sua moglie Carla Melazzini, anche lei insegnante e scomparsa nel 2009, del “Progetto Chance”:  iniziativa di capitale importanza sociale e volta alla neutralizzazione della dispersione scolastica nei quartieri più difficili della città di Napoli. Un’opera attiva ormai da anni e realizzata grazie alla preziosa collaborazione di operatori, educatori, insegnanti, dirigenti, “genitori sociali”, psicologi e volontari, in grado di riportate nuovamente a scuola, tra i banchi, centinaia di ragazzi, considerati aprioristicamente da insegnanti tradizionali come definitivamente “dispersi” e invece giunti fino al diploma. “Dalla crepa di un muro in rovina può sbocciare un fiore meraviglioso”: è una delle frasi scritte da Carla Melazzini nel libro dal titolo “Insegnare al principe di Danimarca”, edito da Sellerio nel 2011, vincitore del Premio Siani 2011 e curato appunto da Cesare Moreno, ormai cuore pulsante del Progetto Chance.

Cesare Moreno
Cesare Moreno

È racchiuso tra le pagine di questo libro, il resoconto poetico e appassionante di questa esperienza educativa. Di seguito, vengono riportate alcune considerazioni del curatore dell’opera, Cesare Moreno, colte nel corso di una presentazione, rispondendo ad alcune domande e raccontando la sua esperienza e quella dei “Maestri di strada”.

A proposito del libro e del suo messaggio:

Quest’opera non parla di Napoli, non parla di scuola e non parla di disgraziati.  Ma parla di Danimarca, di principi, e di persone che non hanno problemi. Penso che questa sia la migliore introduzione al libro scritto da Carla Melazzini e da me curato, insieme con il gruppo di insegnanti del progetto di cui faccio parte. Questo perché, dopo oltre un anno di lavoro su questo libro, posso dire che l’obiettivo è sempre stato quello di evitargli, a tutti i costi, lo scaffale della pedagogia. E se nel suo piccolo è diventato un successo, con oltre 8000 copie vendute, se non erro, conferma che abbiamo lavorato bene, parlando direttamente alla gente, agli educatori, ai genitori: ci sono molte più persone che sono capaci, dunque, di apprezzare questo modo di parlare dei giovani, ossia parlando dall’interno della loro vita, mai dall’esterno.

Perché non parla di Napoli e di scuola, il libro? Che cosa significa?

Perché parla della vita e di come si entra nella vita, nient’altro. Perché forse c’è ancora qualcuno che non se n’è accorto, ma la scuola è la nostra frontiera interna, è la nostra spiaggia di Lampedusa sulla quale sbarcano i giovani che vengono da un luogo che non c’è, entrando in un luogo invece che c’è, con le sue regole, le sue configurazioni: un luogo che non vuole negoziare con loro, ma imporre un modello. La scuola è un luogo di frontiera: se non si capisce questo, non si capirà mai perché la scuola è così emarginata, attualmente. Il modello scolastico degli anni ‘50 escludeva sulla base del censo: “non ho i soldi, dunque non vado a scuola”. Questa scuola invece, attualmente, esclude su basi ideologiche, antropologiche. Che tradotto significa: “i miei modi di vivere non sono i tuoi, quindi sei fuori”. Noi abbiamo coniato questa espressione, invece, e cioè cha “la scuola è un luogo di incontro antropologico, non il luogo in cui si insegna e basta”. La Costituzione dice che i capaci e meritevoli vanno aiutati, ok, va bene. E gli incapaci e gli immeritevoli? Cosa ne facciamo? In Italia ci sono all’incirca 500.000 ragazzi che dovrebbero frequentare la scuola dell’obbligo e che non lo fanno.  È questo, il problema.

Quale lo scacco rispetto alla vecchia scuola e ai suoi metodi?

Eravamo i sessantottini, fino a qualche anno fa e non venivamo presi molto sul serio, almeno prima del lancio del Progetto Chance. Adesso finalmente siamo i sessantottenni, ed è molto meglio, così magari non ci rompono più con questa storia. Ad ogni modo, posso dire che siamo stati tra i pochi, e siamo ancora oggi tra i pochi, in grado di esercitare l’autorità e non l’autoritarismo, che non è affatto operativo, tutt’altro. Noi ci siamo ribellati a certi metodi scolastici, all’epoca, ma non è vero che abbiamo “abolito i padri”, come si diceva. Noi li abbiamo interiorizzati.

Qual è il metodo dei “maestri di strada”?

Lo dice bene Carla nel libro, una frase che sintetizza tutto il nostro lavoro, il nostro credo: la scuola non può partire lasciando fuori il dolore, semplicemente. Ma anzi deve partire dal dolore. Una scuola che dice lasciamo fuori le emozioni è una scuola che sta castrando le proprie possibilità di interagire con i giovani. Quali dolori? Quali emozioni? Un esempio su tutti, ancora una volta, nel libro: la storia di Lello, ossia il vero principe di Danimarca, il nostro principe, di cui si racconta la vicenda e il processo di liberazione compiuto, attraverso la scuola. Lello è stato abbandonato dalla madre quando aveva 11 anni, insieme alla sorella, di 10. E insieme ad altri 4 fratelli,perché la madre si è innamorata del principe azzurro. È l’Amleto del libro, la sua sofferenza, al centro di tutto. Ed è da lì, dalla sua storia interiore, che siamo partiti: da quello che aveva dentro, il quale lo portava a comportarsi nel modo sbagliato. Questo, il metodo.

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