scioperi Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 21 Oct 2016 12:38:26 +0000 it-IT hourly 1 Sessantotto: il movimento del 1968 in Italia (riassunto) https://cultura.biografieonline.it/1968-in-italia-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/1968-in-italia-riassunto/#comments Fri, 21 Oct 2016 12:38:26 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20065 Dopo la morte di esponenti come Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti, la politica italiana si svolse ancora una volta all’insegna del torpore e della disorganizzazione. Si alternarono alla guida del governo diversi personaggi che portarono avanti dei governi confusi e di breve durata. Governi in abbondanza che, in teoria, dovevano essere diversi. E portare quanto meno delle modifiche ma che, in pratica, portavano sempre gli stessi frutti. All’improvviso vi fu tempesta in Europa, in Francia e in Italia. In particolare nelle università, esplosero delle proteste studentesche che comportarono una serie di occupazioni e rivendicazioni. Esse precedettero e seguirono i moti parigini del maggio 1968. In questo articolo approfondiamo i temi del 1968 in Italia.

Il 1968 in Italia Sessantotto riassunto - Potere studentesco

Il 1968 in Italia: la protesta studentesca

Il primo episodio, in Italia, lo si ebbe nel corso del 1968 nei pressi di Valle Giulia, vicino alla Romana Villa Borghese. E’ una zona in cui aveva sede la facoltà di architettura. Qui alcuni giovani studenti che facevano parte del movimento studentesco furono protagonisti di numerosi scontri con i poliziotti.

Le prime rappresaglie dunque si ebbero a Roma, ma il movimento studentesco milanese era certamente più organizzato e più forte rispetto agli altri. Tra le sue fila vi era il leader e capro espiatorio Mario Capanna. Egli fu uno studente iscrittosi alla statale di Milano dopo essere stato allontanato dalla sede dell’Università Cattolica. Nel maggio del 1968 tutte le università di Milano, esclusa la Bocconi, furono occupate.

In merito a ciò, il famoso poeta e scrittore nonché sceneggiatore e regista Pier Paolo Pasolini prese una posizione alquanto rigida nei confronti di questi studenti. Essi vennero aspramente criticati dal drammaturgo d’origine bolognese, il quale si schierò dalla parte dei poliziotti. Secondo lui, in sintesi, erano proprio loro i figli del popolo, mentre gli studenti erano dei figli di papà, viziati.

Il movimento operaio

La protesta studentesca del 1968 in Italia, raggiunse il livello massimo di consensi. Tutto ciò comportò l’esplosione di numerose rivolte degli operai in fabbrica, nel 1969. Dunque il movimento operaio si amplificò e si collaudò anche più di quello studentesco.

Sessantotto: Scioperi del 1968
Sessantotto: studenti ed operai uniti nella lotta

Dal loro canto, gli operai erano afflitti da un continuo e profondo malessere sociale che fu probabilmente causato (secondo loro stessi) dal cosiddetto “miracolo economico” che caratterizzò l’Italia negli anni ’60, il quale non era stato accompagnato sia a livello governativo e sia dal punto di vista imprenditoriale. Gli operai rivendicarono in gran parte il fatto che loro pagassero molte più tasse e che iniziò ad insediarsi l’evasione fiscale da parte di alcuni ricchi imprenditori.

L’autunno sindacale

Correva l’anno 1969 quando nacque “l’autunno sindacale“, denominato così perché durante l’autunno era in corso l’importante discussione di 32 contratti di lavoro. La loro discussione si svolse in un clima arduo e tempestoso. I sindacati e i comitati dei lavoratori esigevano salari uguali per tutti. La loro richiesta fu esaudita in quanto i contratti vennero firmati dopo numerosi incidenti e scontri tra i protestanti.

Gianni Agnelli
Gianni Agnelli

Dopo tutti questi disordini intervenne anche “l’avvocato” e principale azionista della FIAT, Giovanni Agnelli, in quanto anche nelle sua azienda vi furono diverse proteste. Agnelli disse, riferendosi all’autunno sindacale, che quest’avvenimento fu l’inizio di 10 anni disastrosi e di brutalità in fabbrica. Probabilmente tutto questo introdurrà ciò che sarà poi quel periodo di terrorismo, che si manifestò in Italia negli anni successivi, denominato “anni di piombo” e caratterizzato dalle Brigate Rosse.

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Biennio Rosso italiano (1919-1920): riassunto https://cultura.biografieonline.it/biennio-rosso/ https://cultura.biografieonline.it/biennio-rosso/#respond Thu, 04 Feb 2016 10:39:32 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16438 Senza ombra di dubbio, con la conclusione della Prima Guerra Mondiale, l’Europa risultò profondamente diversa. Il 1919 fu un anno pieno di agitazioni nelle varie nazioni: in alcune di esse scoppiarono delle guerriglie interne, in Germania nacque la Repubblica di Weimar, mentre in Italia si aprì quello che verrà poi definito il “Biennio Rosso”, ovvero un periodo segnato da un’autentica lotta delle classi operaie, scuotendo l’Italia più di quanto non lo fosse stato negli anni precedenti.

Biennio Rosso in Italia
Una foto del 1920 in cui le fabbriche venivano presidiate dalle “Guardie Rosse“, una formazione di difesa proletaria attiva in Italia durante il Biennio Rosso.

Il movimento operaio

Durante il “Biennio Rosso“, tra la primavera e l’autunno del 1919, le piazze italiane, ispirate dagli ideali sovietici, iniziarono ad essere turbolente. Queste agitazioni furono probabilmente causate dal movimento operaio che partì dalla rivendicazione salariale per mirare poi al controllo totale delle fabbriche e alla conquista dello Stato. Il movimento, che si era surriscaldato con tutte le sue rivendicazioni nel 1919, ebbe maggiori consensi nel 1920, quando vi furono in Italia più di 2000 scioperi.

Lo sciopero delle lancette

Tra marzo e aprile di quest’anno, una città fortemente industrializzata quale Torino fu scossa da una forte agitazione operaia presso la FIAT. Questo sciopero fu nominato “Sciopero delle lancette” in quanto gli operai avevano chiesto ai dirigenti di posticipare di un’ora l’ingresso in fabbrica per via dell’introduzione dell’ora legale, senza essere ascoltati. Da qui scaturì lo sciopero generale, introdotto a metà aprile, che coinvolse 120.000 lavoratori di Torino e provincia.

La rivolta dei Bersaglieri

Qualche mese dopo, invece, ebbe luogo la famosa “rivolta dei Bersaglieri”, ad Ancona, nel giugno dello stesso anno. A causarla fu l’ammutinamento dei bersaglieri di una caserma che non volevano partire per l’Albania dove era in corso un’occupazione militare decisa dal governo Giolitti.

Nel settembre 1920, quasi le tutte le fabbriche italiane risultarono occupate; ciò poté verificarsi anche per la decisione del governo Giolitti di non tentare azioni di forza, poiché il ministro temeva lo scoppio di una guerra civile, puntando piuttosto ad agire come mediatore fra gli imprenditori e gli operai, nonostante la pressione degli industriali a far sgomberare le fabbriche con l’intervento dell’esercito. Questa vicenda creò inevitabilmente frustrazione e rabbia negli imprenditori e finì, di conseguenza, per alimentare i loro propositi di rivalsa nei confronti dello Stato che non li aveva affatto tutelati; sul versante opposto, la classe operaia subì anch’essa un contraccolpo psicologico dovuto all’amara constatazione che questi loro sforzi non erano quasi serviti a nulla.

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Conclusione del Biennio Rosso

La conclusione del “Biennio Rosso” fu sancita, difatti, dalle elezioni amministrative alla fine del 1920, in seguito alle quali iniziò a muovere i primi passi il movimento fascista, che fino ad allora non aveva riscosso molto successo: l’avvento delle squadriglie fasciste darà il via, forse, ad uno dei periodi più cupi, ma allo stesso uno dei più importanti, della storia d’Italia.

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