Sciascia Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Tue, 12 Jan 2021 20:23:21 +0000 it-IT hourly 1 Nel cassonetto della carta trova la prima edizione de “Il Giorno della Civetta” con la dedica autografa di Sciascia https://cultura.biografieonline.it/nel-cassonetto-della-carta-trova-la-prima-edizione-de-il-giorno-della-civetta-con-la-dedica-autografa-di-sciascia/ https://cultura.biografieonline.it/nel-cassonetto-della-carta-trova-la-prima-edizione-de-il-giorno-della-civetta-con-la-dedica-autografa-di-sciascia/#comments Tue, 12 Jan 2021 19:25:10 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=32018 “Non sottovalutare mai il cassonetto della carta”: inizia così su Facebook il post di Lorenzo Zambini, consigliere in quota Pd della Città metropolitana di Firenze. Infatti l’uomo ha trovato nel cassonetto della carta la prima edizione de “Il giorno della Civetta” di Leonardo Sciascia con la dedica dello scrittore a un poeta siciliano che ha vissuto a Firenze. Una storia la sua che non è passata inosservata e che ha suscitato l’interesse dei giornali, che hanno riportato l’accaduto.

“Un paio di anni fa trovai una scatola, piena di libri abbandonati per terra vicino al cassonetto nella strada in cui abito a Firenze. All’interno, messi alla rinfusa, un po’ di gialli, romanzi rosa e qualche vecchio volume, di questi ultimi ne presi qualcuno e li portai a casa”. 

“Ho letto del centenario della nascita di Leonardo Sciascia, lo scorso 8 gennaio – continua Zambini – e per curiosità mi sono chiesto: vediamo un po’ quali romanzi ho di questo scrittore. Mi era venuta voglia di rileggerne qualcuno e sono andato a vedere nella libreria. Ad un certo punto mi è venuto in mano “Il giorno della civetta” con alcune sottolineature e note a margine del testo a lapis e ho capito subito che non era un libro mio. Mi è tornata in mente la scatola lasciata accanto al cassonetto” – scrive-.

Quindi preso il libro ha controllato: “C’era una sovracopertina in acetato, così sono andato a vedere e ho scoperto che era proprio una prima edizione”.  E ancora: “In una delle prime pagine c’era anche una dedica scritta a penna: “A Peppino Zagarrio affettuosamente L. Sciascia”. 

 

 

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La scomparsa di Ettore Majorana https://cultura.biografieonline.it/scomparsa-majorana/ https://cultura.biografieonline.it/scomparsa-majorana/#respond Sat, 13 Feb 2016 13:26:28 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16642 Ettore Majorana scomparve il 27 marzo del 1938. All’epoca la sua fuga e il suo probabile suicidio attirarono l’attenzione dei massimi vertici del Fascismo, ma non si arrivò a nessuna conclusione oggettiva. Lo scienziato, paragonato da Enrico Fermi a Galileo e Newton, era riuscito a far perdere le sue tracce e a portare tutti a considerare il suo suicidio un fatto conseguente a follia e depressione. Solo la sua famiglia, che lo conosceva bene, fin da subito aveva rifiutato questa ipotesi. Tuttavia, le indagini private avevano portato alla medesima conclusione di quelle ufficiali e alla fine la versione della polizia fu considerata l’unica possibile.

La scomparsa di Ettore Majorana
La scomparsa di Ettore Majorana: un giornale del febbraio 1959

Chi era Ettore Majorana

Ettore Majorana era uno scienziato di primo livello e la sua giovane età non era stata un ostacolo alla formulazione di ipotesi e teorie da premio Nobel. Dopo aver conseguito la laurea in Fisica teoretica aveva iniziato a lavorare con Fermi a teorie che già all’epoca avrebbero potuto portare alla fusione nucleare, ma la sua capacità intuitiva andava anche oltre.

Lo scienziato siciliano frequentava da qualche anno l’Istituto di Fisica di Roma dove aveva entusiasmato i ricercatori che collaboravano con Fermi grazie alle sue brillanti intuizioni.

Perché Majorana, di fronte alla prospettiva di una brillante carriera e alla possibilità concreta di cambiare la storia della Fisica moderna, decise di scomparire?

La scomparsa di Majorana, il libro di Sciascia

Le ultime ricerche, che hanno riaperto qualche anno fa il caso, hanno dimostrato come la letteratura e una mente geniale come quella di Leonardo Sciascia avessero già intuito il destino di Majorana nel 1975, quando lo scrittore siciliano pubblicò per la prima volta il suo libro “La scomparsa di Majorana”. Il libro è attualissimo perché svela un mistero durato molti anni, non solo fa intuire un fatto, accertato anche dalla magistratura qualche anno fa e cioè che Majorana non si suicidò ma si ritirò dal mondo, ma individua soprattutto le cause e i motivi di un tale repentino ritiro.

Leonardo Sciascia
Leonardo Sciascia

Majorana aveva elaborato, prima di Werner Heisenberg, la teoria del nucleo fatto di neutroni e protoni, ma si era rifiutato di pubblicarla, malgrado le insistenze di Fermi e dei suoi collaboratori. Inoltre, le sue successive ricerche e gli incontri con altri fisici lo avevano probabilmente convinto che molti studiosi si stavano avvicinando allo sviluppo della progettazione della fusione nucleare, la quale avrebbe in seguito portato alla realizzazione della bomba atomica.

E Majorana, nella ricostruzione mirabile di Sciascia, era terrorizzato da questo esito e cioè che la scienza lo avrebbe portato a scoprire o a collaborare alla scoperta di qualcosa che riteneva terribile. Quindi scomparve per non essere più coinvolto. Nella sua mente, che aveva calcolato tutto nei minimi dettagli, la fuga e l’idea di essere dimenticato erano necessari per non parlarne più. Per non parlare più di scienza e di doveri, e per non essere più coinvolto in nulla che avesse a che fare con la scienza.

Cara Eccellenza, Vi prego di ricevere e ascoltare il dott. Salvatore Majorana, che ha bisogno di conferire con Voi pel caso disgraziato del fratello, il professore scomparso.

Incipit del libro di Sciascia

Il suo nome stava già diventando importante, tanto che dopo la sua scomparsa i vertici del governo e pare lo stesso Mussolini, si interessarono alla sua vicenda. Sciascia riesce in questo libro ad immedesimarsi nella mente di Majorana, perché pochi sono i documenti che gli permettono di ricostruire oggettivamente i fatti. E proprio grazie all’immedesimazione che uno scrittore geniale riesce a svolgere nella mente di uno scienziato geniale, possiamo leggere pagine in cui l’umanità di Majorana e la sua esperienza diventano vive e non verosimili, come accade con un romanzo che ricostruisce un fatto storico, ma vive al pari di un’inchiesta in cui tutti i punti oscuri vengono chiariti e il movente vero di una decisione difficile, assume aspetti molto più profondi di quello che in apparenza poteva sembrare.

Dove si nascose Majorana?

Questo quesito ha impegnato diversi personaggi e nel 2011 la procura di Roma è arrivata ad una conclusione non tanto lontana da quella che aveva intuito Leonardo Sciascia. Majorana infatti fu identificato in una foto che venne scattata nel 1955 e che lo ritraeva sorridente in Venezuela. Molte tracce avevano portato gli investigatori a supporre che fosse scappato in America Latina dopo essersi nascosto, così pensava anche Sciascia in un convento del sud Italia.

Ettore Majorana
Foto di Ettore Majorana

La foto secondo gli inquirenti è senza dubbio del fisico catanese che secondo un testimone aveva cambiato il nome e svolgeva una vita ritirata.

Perché ha affascinato così tanto la scomparsa di un uomo che a 32 anni non aveva ancora realizzato nulla di importante?

Le carte lasciate da Majorana fanno intuire il suo genio e, cosa più importante, fanno capire quanto il suo genio si sia avvicinato a realizzare ciò che altri avrebbero dovuto aspettare alcuni anni per comprendere. La scomparsa di un genio che aveva in mano conoscenze così importanti e che possedeva la scienza in un modo talmente naturale da paragonarlo a Galileo, e il paragone è di uno scienziato del calibro di Fermi, non possono che attirare l’attenzione sia del mondo scientifico che del governo.

Proprio il coinvolgimento di questa istituzione ha fatto pensare che Majorana sia scomparso per motivi militari o per contribuire al piano militare nucleare tedesco. Molte sono state, infatti, le congetture riguardo al suo appoggio al nazismo. Ma non ci sono prove in tal senso e credo che l’analisi più corretta sia dal punto di vista storico che umano, sia quella di Leonardo Sciascia che ne il libro “La scomparsa di Majorana” ci regala un ritratto lucido e affascinante.

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Una storia semplice (Sciascia): riassunto https://cultura.biografieonline.it/una-storia-semplice-sciascia/ https://cultura.biografieonline.it/una-storia-semplice-sciascia/#respond Fri, 24 Apr 2015 10:58:09 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14005 Tra i romanzi più elettrizzanti scritti da Leonardo Sciascia troviamo quello a carattere poliziesco intitolato “Una storia semplice”. Nel realizzare l’opera, l’autore prende spunto da un fatto realmente accaduto, ovvero il furto della “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi” del Caravaggio. Uscì nelle librerie proprio nei suoi ultimi giorni di vita.

Una storia semplice
Leonardo Sciascia, “Una storia semplice” (1989) • La storia di questo breve romanzo poliziesco si ispira a un fatto reale: il furto della Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi di Caravaggio.

Temi trattati

L’autore, da una parte, descrive in modo minuzioso i lati negativi della giustizia nel Meridione e, dall’altra parte, coloro che si prodigano alla ricerca della verità e del trionfo del bene sul male, come il brigadiere Antonio Lagandara.

Nel libro, l’autore mette in evidenza i vari problemi legati alla criminalità in Sicilia, gli innumerevoli casi insabbiati, i contatti della criminalità con le amministrazioni del territorio, ma anche la volontà di sconfiggere un sistema che è più radicato e forte di noi. Le tematiche affrontate sono quelle della droga, della mafia e della negligenza delle istituzioni. Da quest’abisso si può risalire solo grazie a figure come il brigadiere Antonio Lagandara, che lotta in nome di alti ideali.

Riassunto

Il romanzo si apre con una telefonata misteriosa che un certo Giorgio Roccella (diplomatico in pensione) compie nel tentativo disperato di contattare il commissario che però, in quel momento, si stava infilando il cappotto per uscire; al suo posto, prende la telefonata il brigadiere, che ascolta la comunicazione di Giorgio Roccella che invita la polizia ad andare subito a casa sua. Ma la telefonata è troncata di colpo, dietro invito del comandante a non preoccuparsi troppo di quella segnalazione che chiedeva immediatamente l’intervento della polizia.

Il brigadiere decide di andare al villino di Roccella nel giorno successivo e di non disturbare più il commissario che era fuori sede fino a lunedì per festeggiare con un amico la festa di San Giuseppe in campagna. Il giorno dopo, però, il brigadiere, insieme con altri suoi colleghi, trova Roccella morto e chino alla sua scrivania, sulla quale si trovava un foglio con la scritta ‘ho trovato’. Per tutti, la prima impressione è che si tratti di un suicidio.

Ma la verità ben presto si scopre essere un’altra e, dopo varie indagini, il brigadiere è sempre più certo che si tratti invece di omicidio. Prima di arrivare alla soluzione dell’intricato caso, il brigadiere decide di interrogare molte persone, tra cui padre Cricco, il professor Ranzò, l’ex moglie ed il figlio di Roccella.

Nel frattempo, avviene un fatto tragico alla stazione di Monterosso, che mischia di nuovo le carte del caso: un treno locale si era fermato al semaforo a causa della segnalazione di “impedimento” e, dopo mezz’ora, il segnale non era ancora cambiato. Si scoprirà poco più tardi che un capostazione e il macchinista sono stati uccisi. A quel punto, arriva sul posto la polizia che indaga sulla strana vicenda e, come primo indiziato, viene sospettato un uomo possessore di una Volvo che, in realtà, si era fermato per chiedere cosa fosse successo.

Ma la deposizione dell’uomo non convince particolarmente gli inquirenti con la sua versione dei fatti. L’uomo ribadisce di aver visto tre uomini ma non si era reso conto di ciò che stavano realmente facendo, ovvero che essi avessero ucciso il capostazione e il macchinista. Al fine di far luce e di capire se esiste una correlazione tra i casi, vengono chiamati in questura a depositare il figlio di Roccella e sua mamma, ex moglie di Roccella.

Il figlio, a quel punto, durante l’interrogatorio nomina padre Cricco, che inviava una volta al mese una lettera al suo amico Roccella per informarlo delle condizioni delle sue due case; mentre la ex-moglie non fornisce nessuna informazione utile per le indagini. Il caso è complicato ma alla fine il brigadiere riesce a venire a capo della vicenda grazie ad un particolare.

Finale

Egli inizia a sospettare del suo commissario che, pur dicendo di non essere mai stato in quella casa, era a conoscenza in modo esatto di ogni suo particolare, perfino dove si trovava la luce delle scale. L’indomani, quando entrambi sono nell’ufficio, il commissario, ormai smascherato, tenta di sparare al brigadiere che si difende rispondendo prontamente al fuoco uccidendolo.

Alla conclusione delle indagini si svela l’accaduto: il commissario, assieme ai suoi complici, conduceva loschi traffici di droga e di opere d’arte, usando come base logistica la villa del diplomatico, ma quando l’uomo, tornando improvvisamente, scopre nella sua villa un quadro rubato, telefona immediatamente alla polizia e…

Roccella fu subito ucciso dal commissario che si impossessò del quadro e, per farlo sparire, lo portò dal capostazione suo complice (per nasconderlo in un luogo introvabile e più sicuro). L’uomo però oppone resistenza e si rifiuta di collaborare, tanto da essere ucciso, insieme con il macchinista. Complice del misfatto anche padre Cricco, facente parte anch’egli di un’organizzazione mafiosa. Il romanzo si conclude con l’uomo possessore della Volvo che riconosce in padre Cricco un complice, ma non farà mai il suo nome pur conoscendo tutto l’accaduto.

Una storia semplice - Film
Una storia sempliceFilm (1991)

“Una storia semplice” al cinema

L’opera di Sciascia ebbe un notevole successo, tanto che ne venne tratta la sceneggiatura di un film omonimo con la regia e la sceneggiatura di Emidio Greco e con la magistrale interpretazione dell’attore Gian Maria Volontè. Tra gli altri interpreti che presero parte alla pellicola cinematografica troviamo Ennio Fantastichini nella veste del Commissario, Massimo Ghini, l’uomo della Volvo, e un superbo Ricky Tognazzi che interpretava il brigadiere.

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A ciascuno il suo (Sciascia): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-a-ciascuno-il-suo/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-a-ciascuno-il-suo/#respond Wed, 15 Apr 2015 12:40:33 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13982 Uno dei romanzi gialli più conosciuti dello scrittore Leonardo Sciascia è “A ciascuno il suo”. Il titolo è semplicemente la traduzione dal latino della frase “unicuique suum”, stampata sul retro di una lettera minatoria che fa parte della narrazione e che risulta un elemento rilevante per lo svolgersi della trama.
Questo è il secondo romanzo poliziesco scritto dall’autore dopo “Un caso semplice”. L’opera venne pubblicata per la prima volta dalla casa editrice Einaudi nel 1966.

A ciascuno il suo - 1966 - Leonardo Sciascia
A ciascuno il suo” : pubblicato nel 1966, è uno dei romanzi più celebri dello scrittore siciliano Leonardo Sciascia

Incipit

La lettera arrivò con la distribuzione del pomeriggio. Il postino posò prima sul banco, come al solito, il fascio versicolore delle stampe pubblicitarie; poi con precauzione, quasi ci fosse il pericolo di vederla esplodere, la lettera: busta gialla, indirizzo a stampa su un rettangolino bianco incollato alla busta.
“Questa lettera non mi piace” disse il postino.
Il farmacista levò gli occhi dal giornale, si tolse gli occhiali; domandò “Che c’è?” seccato e incuriosito.
“Dico che questa lettera non mi piace.” Sul marmo del banco la spinse con l’indice, lentamente, verso il farmacista.
Senza toccarla il farmacista si chinò a guardarla; poi si sollevò, si rimise gli occhiali, tornò a guardarla.
“Perché non ti piace?”

Incipit del libro “A ciascuno il suo”

Analisi e temi trattati

L’autore si ispira a fatti reali come l’assassinio del commissario di sicurezza di Agrigento, Cataldo Tondoj. I temi affrontati dall’autore sono: il potere a cui aspirano e che acceca molti uomini, l’amore, lecito o meno, il dolore e la sofferenza causati dalla morte improvvisa.

Il filo conduttore è quello della mafia che regna sovrana e getta nello sconforto tutti gli abitanti del paese, dinnanzi la quale si sentono impotenti.

La loro vita viene infatti sconvolta da due delitti che non possono e non devono assolutamente passare inosservati. Il teatro della vicenda è come sempre la tanto amata Sicilia, terra nativa dell’autore e della mafia.

Il racconto è ambientato infatti in un piccolo paese di provincia siciliano, ma la scena si sposta anche nella zona circostante e nei boschi che circondano il paese. I fatti narrati si rifanno agli inizi del secolo scorso, ma Sciascia nella sua opera non ci fornisce riferimenti temporali precisi.

Il narratore è esterno e racconta con estrema cura tutti i dettagli sconvolgenti relativi ai due delitti che si compiono nel giro di breve tempo.

Nella prima parte del libro, l’autore mette in risalto la figura del farmacista Manno, minacciato a morte da una lettera minatoria. Dopo l’omicidio del farmacista, invece, l’enfasi ricade sulla controversa figura del professor Laurana che assume una posizione di rilievo all’interno dell’intreccio. Poi altri personaggi rendono la vicenda più complicata, come la vedova Luisa Roscio, l’avvocato Rosello e infine l’arciprete Rosello, zio della vedova e dell’avvocato.

A ciascuno il suo: riassunto del libro

La storia del libro “A ciascuno il suo“, si svolge in una calda estate del 1964: un farmacista di nome Manno riceve una lettera minatoria in cui viene brutalmente minacciato di morte. L’uomo, impaurito, legge la lettera di fronte ai suoi compaesani che lo rassicurano dicendo che si trattava probabilmente solo di un brutto scherzo.

Il maresciallo del paese, invece, preoccupato dell’accaduto, consiglia al farmacista di denunciare il fatto e il professor Laurana, frequentatore della farmacia, inizia a indagare sulla lettera minatoria. Poco dopo, durante una battuta di caccia, il farmacista e il dottor Roscio vengono uccisi senza alcuna traccia che possa far risalire ad un movente o persona. A quel punto, anche la polizia si interessa dell’accaduto.

La pista più accreditata era quella del movente a sfondo passionale, per la presunta relazione di Manno con una frequentatrice della farmacia; ma il professor Laurana, non convinto di questa ipotesi, continua la ricerca della verità. In primo luogo, si focalizza ponendo la sua attenzione sulla parola nel retro della lettera minatoria che era stata recapitata: “unicuique”, composta utilizzando i caratteri di un giornale, “L’Osservatore Romano”, quotidiano che veniva ricevuto solo da due persone in paese: il parroco di Sant’Anna e l’Arciprete. In seconda battuta, il professor Laurana interroga le vedove Manno e Roscio, ma senza i risultati sperati.

In ultimo invece, Laurana scopre che il vero bersaglio in realtà era il dottor Roscio poiché sua moglie, Luisa, aveva instaurato con l’avvocato Rosello, cugino del dottore, una relazione segreta. Il dottor Roscio aveva scoperto la relazione tra i due e aveva dato un ultimatum all’avvocato Rosello che, reagendo all’affronto, lo fa uccidere a sangue freddo da un sicario, ingaggiato da lui per evitare uno scandalo.

Anche la moglie Luisa è complice del duplice delitto. Laurana, anche se è astuto, viene sedotto e ingannato dalla bella Luisa che, in accordo con l’avvocato, vuole liberarsi del professore evitando che testimoni l’accaduto. Ciò che sorprende è che il paese, pur essendo a conoscenza della causa dell’omicidio e dei responsabili, rimane in un atteggiamento omertoso a guardare senza opporsi al sistema che li opprime. Solo il professor Laurana vuole rivelare la verità alla polizia e per questo poi sarà ucciso.

Finale

Infatti, poco tempo dopo, il professore viene trovato morto in una zolfatara abbandonata, sita a pochi chilometri dal paese, cadendo così anche lui vittima della mafia. Rosello e la vedova Roscio coronano il loro sogno d’amore sposandosi. Nel testo, l’autore utilizza la suspense per evidenziare la dura e cruda realtà sociale in cui vivono i vari personaggi del romanzo.

“A ciascuno il suo” al cinema

L’opera di Leonardo Sciascia ottenne un notevole successo di pubblico e di critica, tanto che nel 1967 ne uscì un film omonimo diretto da Elio Petri e sceneggiato insieme con Ugo Pirro. Seguiranno, negli anni, altre pellicole cinematografiche ispirate al romanzo di Sciascia.

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Il giorno della civetta: riassunto e analisi https://cultura.biografieonline.it/giorno-della-civetta-sciascia/ https://cultura.biografieonline.it/giorno-della-civetta-sciascia/#comments Wed, 26 Feb 2014 21:11:37 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9926 Il giorno della civetta è un romanzo dello scrittore italiano Leonardo Sciascia, che finì di scrivere nel 1960 ma che la casa editrice Einaudi pubblicò nel 1961. L’opera merita un’attenzione particolare perché mette insieme sia le questioni di sfondo politico sia la polemica contro il mondo che sfocia in un forte pessimismo, mai negativo ma analitico.

Il giorno della civetta Sciascia
Il giorno della civetta (1961): una copertina del romanzo e una foto dell’autore Leonardo Sciascia

L’autore ha molti punti in comune con Italo Calvino soprattutto per il rapporto con la scrittura francese e per l’utilizzo di uno stile semplice e nitido.

Sciascia è uno scrittore siciliano, maestro elementare che si colloca nelle file del Neorealismo.

Dopo la pubblicazione de Il giorno della civetta, romanzo che parla prevalentemente della mafia, fu sicuramente lo scrittore che si dedicò maggiormente a quest’argomento in quegli anni duri e si schierò prima tra le file del Partito Comunista per poi distaccarsene.

Protagonista del romanzo è il capitano Bellodi, un ex partigiano settentrionale che conduce un’inchiesta in Sicilia per trovare i mandanti di un delitto di mafia, in cui venne coinvolto Salvatore Colasberna, il presidente di una cooperativa. Viene successivamente assassinato anche il testimone dell’accaduto.

Bellodi riesce a risalire al capomafia della zona, Mariano Arena e lo incrimina. Ma agli imputati vengono forniti alibi falsi e vengono tutti scarcerati, poiché appoggiati a politici corrotti.

Bellodi, che era stato rimandato al Nord, decide a questo punto di continuare l’inchiesta e quindi tornare in Sicilia per riprendere il proprio lavoro. “Mi ci romperò la testa” dice il capitano.

Non si tratta di un pessimismo rassegnato, ma di una reale volontà di lottare contro il sistema ormai corrotto.

Nel romanzo si fronteggiano due punti di vista opposti: il protagonista positivo, Bellodi, che incarna i valori dell’Italia democratica post- resistenza antifascista; e il capomafia Arena che invece è portatore di ideali fondati in una realtà siciliana molto dura quasi cristallizzata nelle sue leggi capovolte. Un mondo, quello siciliano, basato sull’individualità al contrario dell’Italia, neonata nazione che invece cerca di improntare lo stato verso una visione collettiva della realtà.

Sciascia è stato un grande scrittore proprio perché è riuscito a denunciare, nella razionalità dei suoi romanzi, un sistema corrotto e soprattutto non ha mai utilizzato un pessimismo rassegnato.

Dal romanzo è stato tratto dopo solo pochi anni il film omonimo, “Il giorno della civetta” (1968), di Damiano Damiani, con Franco Nero e Claudia Cardinale.

Incipit de “Il giorno della civetta”

Così inizia il romanzo:

L’autobus stava per partire, rombava sordo con improvvisi raschi e singulti. La piazza era silenziosa nel grigio dell’alba, sfilacce di nebbia ai campanili della Matrice: solo il rombo dell’autobus e la voce del venditore di panelle, panelle calde panelle, implorante e ironica. Il bigliettaio chiuse lo sportello, l’autobus si mosse con un rumore di sfasciume. L’ultima occhiata che il bigliettaio girò sulla piazza, colse l’uomo vestito di scuro che veniva correndo; il bigliettaio disse all’autista “un momento” e aprì lo sportello mentre l’autobus ancora si muoveva. Si sentirono due colpi squarciati: l’uomo vestito di scuro, che stava per saltare sul predellino, restò per un attimo sospeso, come tirato su per i capelli da una mano invisibile; gli cadde la cartella di mano e sulla cartella lentamente si afflosciò.

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