Salvatore Quasimodo Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 21 Jun 2023 08:17:12 +0000 it-IT hourly 1 Ed è subito sera: analisi e commento alla poesia di Quasimodo https://cultura.biografieonline.it/subito-sera/ https://cultura.biografieonline.it/subito-sera/#comments Wed, 21 Jun 2023 07:13:43 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17290 Il poeta italiano Salvatore Quasimodo (1901-1968) appartiene al filone dei cosiddetti “poeti ermetici”. Le sue liriche sono infatti caratterizzate dalla tendenza a racchiudere in pochi versi spesso oscuri grandi principi e temi cari all’essere umano (ad esempio, uno degli argomenti preferiti dagli appartenenti alla corrente dell’Ermetismo è la solitudine dell’uomo moderno, che ha perso ogni punto di riferimento e proprio per questo rischia di cadere nella disperazione).

Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera.
Ognuno sta solo sul cuor della terra | trafitto da un raggio di sole: | ed è subito sera. • Semplice, breve ed intenso è il testo della celebre poesia di Salvatore Quasimodo. È uno dei più celebri esempi di poesia ermetica.

Quasimodo e l’Ermetismo

La poesia ermetica, di cui Quasimodo è uno dei massimi esponenti italiani, è chiamata anche neosimbolista, ed è una poesia per lo più libera dalle forme metriche tradizionali, che rifiuta gli schemi classici del Romanticismo ed è avulsa da qualunque finalità celebrativa. Secondo Quasimodo e tutti i poeti ermetici anche il poeta, in quanto uomo, non ha più certezze e non può ancorarsi ai miti del passato, in quanto la società sta cambiando rapidamente.

Gli autori di liriche che si collegano al filone ermetico vanno piuttosto alla ricerca di parole e termini scarni, essenziali, che possano descrivere le emozioni e gli stati d’animo senza fronzoli o inutili ridondanze. Un tema che ricorre spesso nelle poesie ermetiche è il confronto tra la realtà (che delude e provoca frustrazione) e i sogni che fanno vivere l’uomo nell’illusione. Una delle poesie più note di Quasimodo si intitola “Ed è subito sera” ed è composta da tre versi soltanto.

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.

In realtà inizialmente la lirica era più lunga e si intitolava “Solitudini” (sul sito Aforismi.meglio.it il testo completo), poi il poeta l’ha resa più ermetica possibile riducendola in tre versi. La poesia è una istantanea sulla condizione esistenziale che accomuna ogni uomo che vive sulla Terra: ognuno è solo e deve faticare a vivere essendo consapevole della brevità dell’esistenza.

Ed è subito sera: analisi e commento alla poesia

Nel primo verso il poeta introduce la frase “nel cuor della terra” per esaltare lo stato d’animo dell’uomo che si sente smarrito e incapace di affrontare le difficoltà della vita. Ciò che più gli pesa è l’incapacità di comunicare con i suoi simili, che lo condanna all’ isolamento rendendo l’esistenza ancora più triste e penosa.

Nel secondo verso è come se il poeta voglia dare un segno di speranza introducendo l’immagine di un individuo che viene “trafitto da un raggio di sole”.

In realtà, con questa stupenda analogia, Quasimodo vuole evocare l’esistenza umana che oscilla continuamente tra l’attesa della felicità e il dolore. Il raggio di sole trafigge l’uomo, in quanto la speranza di essere felice cede subito il posto alla cocente delusione.

Il terzo versoed è subito sera” è la metafora della morte, contro cui si infrangono tutte le illusioni degli uomini.
La stessa metafora ricorda la celebre frase di San Giovanni della Croce:

Alla sera della vita ciò che conta è aver amato.

Il tema

Il tema principale affrontato da Quasimodo in questa lirica brevissima ma densa di significato è la brevità della vita: l’esistenza umana si rivela troppo esigua rispetto a quello che un individuo potrebbe realizzare. L’argomento è molto attuale, soprattutto lo è nel periodo storico in cui l’autore scrive questi versi, caratterizzato dal progressivo avanzare delle macchine che si sostituiscono al lavoro dell’uomo. “Ed è subito sera” è la poesia di Quasimodo che apre la raccolta che porta lo stesso titolo, ed è stata pubblicata nel 1943.

La solitudine

Nella lirica in questione esiste una correlazione tra la solitudine del singolo e quella dell’umanità intera: per Quasimodo l’uomo è solo quando è privo di amore, così come è sola l’umanità quando non ha l’amore di Dio. Il linguaggio utilizzato nella lirica è semplice e diretto, arriva dritto al cuore di chi legge, senza inutili giri di parole o l’utilizzo di aggettivi, il tono è malinconico e intriso di pessimismo.

Come spiegano alcuni commentatori letterari, nel giro di soli tre versi Salvatore Quasimodo riesce a spiegare la parabola della vita umana. Il dolore di vivere, la solitudine, la precarietà dell’esistenza sono sapientemente sintetizzati nei tre versi della poesia come soltanto un esperto poeta ermetico saprebbe fare.

La guerra e il dolore

È probabile che questa lirica sia stata scritta per evocare gli orrori del Secondo Conflitto Mondiale. Lo stesso Quasimodo, in un’opera pubblicata nel 1946, ha dato un’interpretazione di questo tipo ai versi della breve poesia.

L’uso di immagini scarne e crude serve al poeta per trasmettere la sua visione di un mondo che va lentamente verso il declino, e la guerra non è che una dolorosa conseguenza di ciò. L’esperienza individuale riesce a fondersi con quella collettiva, con lo sradicamento dell’io che diventa un noi. Il dolore, la sofferenza e la morte sono momenti condivisi dall’intero genere umano.

La sensazione del dolore comune rende questi versi ancora più forti e diretti: ognuno può riconoscersi nelle parole di Quasimodo e confrontarsi con il male di vivere, che purtroppo rappresenta l’altra faccia del progresso.

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Ai quindici di Piazzale Loreto, poesia di Quasimodo: testo e commento https://cultura.biografieonline.it/quindici-piazzale-loreto-poesia-quasimodo/ https://cultura.biografieonline.it/quindici-piazzale-loreto-poesia-quasimodo/#comments Wed, 21 Sep 2022 12:45:43 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=40285 La poesia Ai quindici di Piazzale Loreto non è una delle più famose dell’autore siciliano Salvatore Quasimodo, tuttavia rappresenta al meglio l’impegno civile del poeta dopo aver vissuto l’esperienza della Seconda guerra mondiale. La lirica fa parte della raccolta Il falso e vero verde, pubblicata nel 1956.

Quasimodo dedica la sua poesia ai quindici partigiani fucilati dai fascisti il 10 agosto 1944 in Piazzale Loreto a Milano; dopo la loro fucilazione, i cadaveri furono esposti sotto il sole per tutta la giornata e lasciati agli insulti dei passanti.

Strage Piazzale Loreto Milano - 1944

Solo dopo la guerra sul luogo della strage venne eretto un piccolo ceppo commemorativo, sostituito nel 1960 da un vero e proprio monumento che raffigura un martire e riporta l’elenco delle quindici persone fucilate.

Piazzale Loreto - Monumento ai martiri
Piazzale Loreto, Milano: Monumento ai martiri • scultura di Giannino Castiglioni a ricordo della strage del 10 agosto 1944

L’autore, Salvatore Quasimodo

Quasimodo è stato uno degli autori più importanti del Novecento italiano; nacque a Modica nel 1901. Egli lavorò presso il Ministero dei Lavori pubblici e grazie a quest’impiego si trasferì prima a Firenze, dove entrò in contatto con Elio Vittorini e con l’ambiente ermetico della rivista «Solaria»; in seguito si trasferì  a Milano, dove lavorò come giornalista e scrittore.

Venne poi nominato professore di Letteratura italiana presso il Conservatorio di musica di Milano.

Nel 1959 vinse il Premio Nobel per la Letteratura.

Salvatore Quasimodo
Salvatore Quasimodo

Per le prime fasi della sua produzione, egli si accostò all’Ermetismo: le sue prime raccolte poetiche, come Acqua e terre, Oboe  sommerso, Ed è subito sera appartengono proprio a questa corrente, molto vicina al simbolismo francese, che si caratterizza per la concentrazione formale e l’utilizzo di simboli.

Durante la Seconda guerra mondiale, il poeta iniziò ad interessarsi all’uomo e ai suoi problemi, quindi decide di dedicarsi all’impegno civile per ridare agli uomini la speranza di un futuro migliore. A questa fase appartengono le raccolte:

  • Giorno dopo giorno;
  • La vita non è sogno;
  • Il falso e vero verde;
  • La terra impareggiabile;
  • Dare e avere.

Ai quindici di Piazzale Loreto (testo)

Esposito, Fiorani, Fogagnolo,
Casiraghi, chi siete? Voi nomi, ombre?
Soncini, Principato, spente epigrafi,
voi, Del Riccio, Temolo, Vertemati,
Gasparini? Foglie d’un albero
di sangue, Galimberti, Ragni, voi,
Bravin, Mastrodomenico, Poletti?
O caro sangue nostro che non sporca
la terra, sangue che inizia la terra
nell’ora dei moschetti. Sulle spalle
le vostre piaghe di piombo ci umiliano :
troppo tempo passò. Ricade morte
da bocche funebri, chiedono morte
le bandiere straniere sulle porte
ancora delle vostre case. Temono
da voi la morte, credendosi vivi.
La nostra non è guardia di tristezza,
non è veglia di lacrime alle tombe:
la morte non dà ombra quando è vita.

Parafrasi del testo

Esposito, Fiorani, Fogagnolo, Casiraghi, chi siete voi? Siete nomi, ombre?

Soncini, Principato, Temolo, Vertemati, Gasparini?

Siete stati uccisi come foglie di un albero insanguinato, Galimberti, Ragni, voi, Bravin, Mastrodomenico, Poletti?

O sangue che nutre la terra e alimenta la speranza di una rigenerazione dopo il fascismo.

Le vostre ferite provocate dai fucili ci umiliano: è passato troppo tempo.

La morte pende dalle bocche, le bandiere esposte dagli occupanti nazifascisti sulle vostre case chiedono la morte.

(I nazifascisti) Si credono vivi ma anche loro temono la morte.

Noi poeti non scriviamo cose tristi, non vegliamo le vostre tombe con le lacrime, la morte non è più un’ombra quando è vita (la poesia deve celebrare la rinascita e non deve essere solo occasione di pianto).

Spiegazione e commento

La guerra ha cambiato per sempre il modo di fare poesia di Quasimodo: dall’astrattezza dell’Ermetismo, egli passa ad una poesia impegnata, utilizzando un linguaggio più concreto e discorsivo, per impegnarsi nella società e denunciare le ingiustizie.

La lirica Ai quindici di Piazzale Loreto infatti è dedicata ai partigiani uccisi dai fascisti: essi erano detenuti semplicemente perché partigiani; il giorno del 10 agosto vennero condotti in piazzale Loreto e fucilati come rappresaglia ad un attentato compiuto ad un camion tedesco.

I loro corpi vennero lasciati tutto il giorno esposti al sole e restituiti alle loro famiglie solo al calar della sera.

L’autore elenca tutti i nomi delle persone assassinate affinché essi non siano dimenticati, e li inserisce in frasi interrogative ricche di pathos.

La lirica è composta da 19 versi in prevalenza endecasillabi e il tono è epico, ricco di drammaticità.

È da sottolineare la presenza dello straniero, come nella poesia Alle fronde dei salici, e della bandiera (v. 14), posizionata anche sulla casa dei morti e simbolo dell’occupazione nazifascista.

Tra i versi 12 e 19 ricorre ben quattro volte la parola morte, anafora che sottolinea il tema centrale della poesia.

Si trova poi una sinestesia al v. 5-6: foglie di un albero di sangue.

Il messaggio finale, positivo

La poesia “Ai quindici di Piazzale Loreto” si conclude tuttavia con un messaggio positivo: l’affermazione finale infatti delinea l’importanza di scrivere poesie di impegno civile. Esse non devono essere solo un’occasione di tristezza e pianto ma devono rappresentare un canto di rinascita dopo gli orrori della guerra.

Questo è il messaggio che il poeta vuole lasciare ai posteri: non bisogna dimenticare di avere fiducia nel futuro.

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Alle fronde dei salici, poesia di Quasimodo: testo, parafrasi e analisi https://cultura.biografieonline.it/alle-fronde-dei-salici-quasimodo/ https://cultura.biografieonline.it/alle-fronde-dei-salici-quasimodo/#comments Mon, 10 May 2021 13:11:21 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20261 La poesia Alle fronde dei salici è una delle più famose di Salvatore Quasimodo. È stata pubblicata nel 1944. E’ poi stata scelta come testo di apertura della raccolta Giorno dopo giorno del 1947. Essa è il simbolo dell’impegno civile dell’autore dopo la tragica esperienza della Seconda Guerra Mondiale.

Salice piangente - Alle fronde dei salici piangenti
Salice piangente

Giorno dopo giorno

Salvatore Quasimodo è stato un grande poeta, attivo negli anni ’40 del Novecento. Dopo un primo periodo ermetico, con la raccolta del 1942 Ed è subito sera (che contiene l’omonima celebre poesia), l’autore si è dedicato all’impegno civile, che ha caratterizzato tutta la sua produzione successiva.

A questa fase appartiene anche la raccolta Giorno dopo giorno (1947) nella quale è presente la poesia in analisi, Alle fronde dei salici. Egli ha fatto uno grande sforzo per uscire dall’isolamento ermetico nel quale si era racchiuso, proprio per riflettere sulla poesia e sulla sua funzione. La poesia doveva diventare uno strumento che permetteva di dare voce alla sofferenza collettiva. In questa raccolta di Quasimodo le descrizioni sono più realistiche e cambia anche il lessico, che diventa più accessibile.

Alle fronde dei salici: il testo della poesia

E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

I versi

La lirica Alle fronde dei salici è un modo che sceglie il poeta per testimoniare la condizione di impotenza dell’uomo nel momento doloroso della guerra. La poesia, costretta a confrontarsi col dolore, può solamente fermarsi e lasciare spazio al lamento della sofferenza.

Essa è formata da 10 endecasillabi sciolti racchiusi in un’unica strofa. Il primo verso inizia con una ripresa del Salmo 136 della Bibbia

[…] Sui fiumi di Babilonia/ là ci sedemmo piangendo / al ricordo di Sion. Ai salici di quella terra / appendemmo le nostre cetre […].

Il poeta parla al plurale, ovvero riferendosi a tutti i poeti della sua generazione, poiché tutti si sentono impotenti di fronte agli orrori della guerra.

Nel secondo verso si trova un riferimento all’occupazione tedesca dell’Italia dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943.

Tra il terzo e il quarto verso continuano i rimandi alla guerra, ai bambini che piangono come gli agnelli.

Dal quinto al settimo viene narrata la scena straziante di una madre che piange la morte del figlio crocifisso al palo del telegrafo (i partigiani catturati dai fascisti spesso venivano puniti in questo modo). Indirettamente si fa riferimento alla crocifissione di Gesù Cristo.

La lirica si conclude con l’immagine dei poeti che appendono la cetra – strumento musicale simbolo della poesia. La cetra viene appesa al salice piangente proprio per rappresentare l’inutilità di essa difronte alla violenza.

Cetra
Una cetra

Parafrasi

Come avremmo mai potuto noi cantare e comporre poesie
con l’occupazione tedesca (straniera) che ci pesava sul cuore
in mezzo ai morti e ai caduti abbandonati nelle piazze
sull’erba resa rigida dal ghiaccio, ascoltando i lamenti
dei bambini, innocenti come agnelli, ascoltando il grido funebre
delle mamme che andavano incontro ai propri figli
crocifissi sul palo del telegrafo?
Sui rami dei salici, per un voto,
Anche le nostre cetre stavano appese
e oscillavano dolcemente al vento portatore di tristezza e dolore.

Analisi del testo

Dal punto di vista formale, la lirica è strutturata in un’ampia interrogativa retorica, che si conclude al verso 7. Il poeta, dopo le scelte ermetiche della prima raccolta, ritorna all’utilizzo di una metrica tradizionale e ad una sintassi più piana.

Le immagini rappresentate hanno un tono realistico: si ricordi l’analogia del v. 4-5 (lamento d’agnello dei fanciulli), la sinestesia del v. 5 (urlo nero) utilizzate proprio per dare maggiore realismo ai soggetti rappresentati.

Dopo la devastante esperienza della guerra, Quasimodo cambia modo di fare poesia. Si allontana dall’Ermetismo oscuro per calarsi nella realtà e tentare di denunciare quanto accaduto.

Foto di Salvatore Quasimodo
Salvatore Quasimodo

La poesia Alle fronde dei salici è esemplificativa di questo cambiamento di poetica dell’autore. In essa il poeta si espone in prima persona. Qual è la giusta risposta della poesia alla violenza dilagante? È quella rappresentata negli ultimi due versi nella malinconica immagine della cetra appesa ai salici.

In realtà ciò che la poesia deve fare non è solo restare immobile come la cetra, ma deve anche denunciare quanto accade per dare testimonianza delle vittime innocenti. Un grido di dolore profondamente sentito dal poeta e trascritto in questa bellissima lirica.

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Quasimodo: opere e pensiero. Perché è sempre attuale? https://cultura.biografieonline.it/quasimodo-opere-pensiero/ https://cultura.biografieonline.it/quasimodo-opere-pensiero/#respond Sat, 17 Apr 2021 08:43:14 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=25332 Salvatore Quasimodo è considerato il poeta più rappresentativo dell’Ermetismo, la corrente letteraria del Novecento che, tra le altre cose, propugnava il ritorno ad un tipo di scrittura che fosse il più possibile “libera” e “pura”. In questo articolo andremo ad approfondire le opere e il suo pensiero, cercando di capire perché il poeta e autore siciliano, nato all’inizio del XX secolo, risulta molto attuale ancora oggi.

Una foto di Salvatore Quasimodo
Una foto di Salvatore Quasimodo

Quasimodo: breve biografia

L’infanzia di Salvatore Quasimodo, nato a Modica (Ragusa) il 20 agosto del 1901, è funestata dal terribile terremoto che sconvolge Messina e dintorni nel 1908, e che costringe la sua famiglia a vivere nella precarietà.

Nonostante tutto, il giovane Salvatore riesce a diplomarsi presso l’Istituto Tecnico, ed è proprio in questo periodo che comincia a scrivere versi che inizialmente vengono pubblicati su alcune riviste, e che finiranno poi tra i libri di poesie più importanti della letteratura italiana.

Anche se la vena poetica lo porta a scrivere e ad approfondire le tematiche letterarie (è un appassionato di Latino e Greco), l’urgenza di guadagnare soldi lo costringe a fare diversi lavori come il geometra e il magazziniere.

Giunto a Reggio Calabria, però, Quasimodo incontra il letterato Salvatore Pugliatti, che lo invoglia a riprendere i versi composti nel periodo in cui era stato a Roma per completare gli studi di Ingegneria. Il poeta però non si sente a proprio agio nel ruolo di ingegnere o geometra, ed infatti lascia il percorso di studi a metà per dedicarsi alla sua più grande passione: la poesia. Nel 1959 riesce a conquistare il premio più ambito per uno scrittore, ossia il “Premio Nobel.

Nonostante la sua bravura, molti ritengono che il premio attribuitogli sia immeritato, e così negli anni seguenti al riconoscimento, il poeta viene messo da parte e la sua fama viene oscurata dai poeti più illustri del periodo, ossia Ungaretti, Montale e Saba. Nel 1968 il poeta si sente male mentre si trova ad Amalfi e muore a Napoli. Per un approfondimento sulla sua vita è possibile leggere la biografia di Quasimodo sul sito principale.

Quasimodo: le opere

Negli ultimi anni i critici letterari hanno rivalutato la figura di Salvatore Quasimodo, ricollocando le sue opere e il suo pensiero nella dimensione che merita. Sono tante le poesie da lui scritte e pubblicate sulle riviste letterarie più famose del tempo. La prima raccolta, risalente al 1930, si intitola “Acque e terre”: è questo l’esordio poetico di Quasimodo.

La seconda raccolta di versi, composti a Firenze nel 1932, porta il nome di “Oboe sommerso”, ed è qui che il poeta dichiara apertamente la sua adesione al pensiero ermetico.

Nel 1936, mentre si trova a Milano per lavorare nel settore dell’editoria, Quasimodo compone la raccolta dal titolo: “Erato e Apollion”, un vero e proprio inno dedicato ad Apollo dio del Sole e ad Ulisse Nel 1940 pubblica un’antologia che raccoglie le opere dei più famosi lirici dell’antica Grecia: in realtà si tratta di una traduzione di liriche classiche compiuta in maniera a dir poco magistrale.

E’ del 1942 la raccolta “Ed è subito sera”, sicuramente la più nota: una sintesi antologica di tutte le poesie prodotte nel primo decennio, che diventa subito un best-seller di quel periodo. La raccolta “Giorno dopo giorno” risalente al 1947 contiene versi meno introspettivi e personali (si veda la poesia: Alle fronde dei salici). La poesia di Quasimodo diventa più impegnata e con un occhio attento ai problemi sociali. Altre raccolte di poesie sono: “La vita non è sogno” (del 1949), “Il falso e vero verde” (1956), “La terra impareggiabile” (1958).

Attualità del pensiero di Quasimodo

“Ognuno sta solo sul cuor della terra

Trafitto da un raggio di sole:

ed è subito sera”.

Questi sono solo alcuni dei versi di Quasimodo che risultano ancora decisamente attuali. Il poeta siciliano riesce, con estrema sintesi, a esprimere la tragicità della solitudine che ogni essere umano, in qualsiasi momento storico, prova. La poetica di Quasimodo inizialmente “sposa” i principi dell’Ermetismo, e si presenta quindi oscura, sintetica, intimistica. Poi, in una seconda fase, il poeta introduce spunti di riflessione sulla condizione dolorosa dell’essere umano e la tragicità dell’esistenza che, nonostante il passare del tempo, restano immutabili.

Ed è subito sera

Ma – secondo Quasimodo – un mondo migliore è possibile, e può essere costruito grazie anche all’attività dei poeti che, attraverso i loro versi, smuovono le coscienze e inducono all’impegno sociale e civile. Anche se i versi del poeta si riferiscono ad un momento storico particolare (che è quello del primo conflitto mondiale), in realtà basta leggerli con attenzione per accorgersi che hanno un “respiro” più ampio e rispecchiano anche la tragicità del nostro tempo.

Da nostalgico sognatore ripiegato su se stesso, Quasimodo si allontana dai canoni ermetici per utilizzare la poesia come denuncia dei mali del suo tempo, dominati dalla logica della sopraffazione e dalle atrocità imperdonabili della guerra.

In occasione del 50° anniversario della morte di Quasimodo, agli esami di maturità di giugno del 2017, è stata proposta ai maturandi una traccia relativa proprio al poeta di Modica. Un modo come un altro per riportare in auge un autore moderno e attuale che, come pochi altri, lancia nei suoi versi il monito a non dimenticare la ferocia dei propri padri e a cercare di costruire un futuro migliore per chi verrà dopo di noi. Quale pensiero risulta essere più attuale e moderno di questo?

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Ermetismo in Letteratura: riassunto https://cultura.biografieonline.it/ermetismo/ https://cultura.biografieonline.it/ermetismo/#comments Wed, 19 Oct 2016 16:40:33 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20062 L’Ermetismo è una corrente letteraria che ha visto la luce agli inizi del Novecento in Italia. Questo movimento ha interessato essenzialmente la letteratura più che le altre arti figurative. Le quali però erano investite comunque da una condizione di rinnovamento grazie all’avvento della rivoluzione delle Avanguardie, all’inizio del secolo.

Ermetismo
Ermetismo: una copertina di “Letteratura come vita”, di Carlo Bo, e una prima pagina della rivista “Il Frontespizio”.

Il termine Ermetismo è stato utilizzato per la prima volta per indicare un gruppo di poeti vicini ad alcune riviste letterarie. Tra queste: «Solaria» e «Il Frontespizio». Tali poeti erano strettamente legati da una comune poetica, e attivi a Firenze tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del Novecento. Manifesto della poesia ermetica è considerato il saggio di Carlo Bo, Letteratura come vita. In esso l’autore dichiara che letteratura e vita coincidono perché sono entrambe impegnate ad interrogarsi sull’enigma dell’esistenza.

Ma come mai questa cerchia di poeti è stata definita proprio ermetica?

Dal senso negativo a quello positivo

Il termine Ermetismo è stato utilizzato per la prima volta dal critico letterario Francesco Flora in senso dispregiativo per indicare quel gruppo di poeti che si erano ispirati al Simbolismo francese e ad Ungaretti. Essi erano accusati di essere oscuri, indecifrabili ed ermetici. L’aggettivo ermetico, infatti, significa chiuso e si riferisce a dei testi neoplatonici attribuiti alla leggendaria figura di Ermete Trismegisto. Questi fu scrittore di testi filosofici del periodo ellenistico.

Mattina, M'illumino d'immenso.
Mattina, M’illumino d’immenso. E’ una celebre poesia di Ungaretti, considerata tra le più esemplari dell’Ermetismo.

Forse l’aggettivo potrebbe anche essere legato ad Ermete inteso come dio delle scienze occulte. Da questa accezione negativa pian piano si è poi passati a considerare il movimento positivamente. Alcuni critici hanno infatti inserito in questo gruppo anche Montale e Ungaretti, regalando autorità anche a tutto l’Ermetismo.

I poeti ermetici

Poeti ermetici, oltre ai due grandi autori già citati, sono considerati:

Due sono stati i modelli principali: i simbolisti francesi come Stéphane Mallarmé e Paul Valéry, e Giuseppe Ungaretti con la raccolta Sentimento del tempo (1933).

L’Ermetismo era nato infatti come reazione alla propaganda fascista attiva negli anni Trenta. Il loro modo di fare resistenza al regime era del tutto introverso. Invece di denunciare alla società gli orrori che venivano commessi davanti ai loro occhi, i poeti ermetici affidavano alla poesia la ricerca delle verità spirituali dell’esistenza.

Ed è subito sera
Un altro esempio di poesia ermetica: Ed è subito sera, di Salvatore Quasimodo

La poesia ermetica

Con gli Ermetici, la poesia non era denuncia del male da vivere, ma espressione dell’intimità dell’autore, che si interrogava sul mistero della vita. Essi avevano sviluppato una sorta di indifferenza verso le vicende storiche contemporanee. Le liriche ermetiche, infatti, si erano concentrate sul soggetto e spesso erano ambientate in paesaggi onirici, molto distanti dalla realtà.

Questo tipo di poesia aveva la caratteristica fondamentale di esprimersi in forme elaborate e complesse e di essere rivolta solo ad un pubblico elitario e ristretto. Essi riprendevano il concetto di poesia pura di Ungaretti. Utilizzavano analogie difficili da comprendere, sinestesie e metafore.

La poesia ermetica ricercava  l’essenzialità, anche da un punto di vista grafico. Venivano utilizzati molti spazi, aboliti gli articoli e i nessi temporali. Da un punto di vista metrico i versi erano liberi ed erano presenti molti richiami sonori.

L’Ermetismo e il fascismo

Il tutto per giungere una ricerca dell’essenzialità e al tentativo di trascrivere su carta le verità della vita. Gli ermetici spesso sono stati attaccati per non aver contrastato il regime fascista. Va detto, però, che la loro fu una rivoluzione silenziosa. Fu soprattutto una condanna totale a quella cultura massificatrice dei regimi totalitari.

Essi sono stati in grado di mostrare, anche se con termini complessi, le loro tormentate vicende interiori e possono considerarsi testimoni preziosi di un periodo turbolento.

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