Salvador Dali Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 12 Jan 2022 16:32:34 +0000 it-IT hourly 1 Madonna di Port Lligat – 1950 (quadro di Dalì) https://cultura.biografieonline.it/dali-madonna-di-port-lligat-1950/ https://cultura.biografieonline.it/dali-madonna-di-port-lligat-1950/#respond Wed, 17 Nov 2021 15:34:39 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11993 Tra le opere più rappresentative del pittore spagnolo Salvador Dalí troviamo la “Madonna di Port Lligat“, nella sua nuova versione datata 1950. L’autore, dopo la prima versione del 1949, ne realizza un’altra nel 1950 usando gli stessi temi e lo stesso titolo ma con pose e dettagli differenti rispetto alla precedente. L’opera è attualmente esposta nella città di Fukuoka in Giappone, presso la Art Gallery.

Salvador Dalì - Madonna di Port Lligat - 1950
Salvador Dalì: la Madonna di Port Lligat, nella versione realizzata nel 1950, un anno dopo la prima versione.

Madonna di Port Lligat: il quadro

Nel dipinto si può notare la Madonna seduta, impersonata da Gala, moglie di Dalí e musa nella vita reale, con il Cristo bambino in grembo, frutto del suo amore e di quello di Dio. Nella versione del 1950, Cristo ha il pane al centro della sua figura. L’effigie femminile presenta il capo leggermente chino verso sinistra e le mani giunte in preghiera per venerare il Bimbo.

Quest’ultimo, biondo e con gli occhi azzurri, è usato come ideale di bellezza nordica. La figura è sospesa, come la quasi totalità degli elementi presenti.

Si ha l’idea di un’istantanea veloce, ma allo stesso tempo anche di un dolce movimento infinito. Nel ventre della Vergine e in quello del bambino, convergono tutte le linee di prospettiva, tanto che chi ammira il quadro, ne rimane catturato.

Madonna di Port Lligat - 1950: dettaglio del pane
Madonna di Port Lligat, 1950 : il dettaglio del pane, al centro del celebre quadro.

Nello sfondo si trova, come spesso nelle opere di Salvador Dalí, la Baia di Port Lligat (suo paese natale).

Gli oggetti e i simboli di Dalí

Presenti nel dipinto alcuni elementi che richiamano alla sua pittura daliniana, come il pesce, la conchiglia, il pezzo di sughero attaccato al chiodo e infine il mare sullo sfondo. Il dipinto presenta diversi piani: orizzontali, verticali e di profondità.

Quelli orizzontali sono distinti in tre sezioni: la sezione inferiore, composta dall’altare e dal mare sottostante, quella centrale, delimitata tra l’altare e l’orizzonte e nella quale si trova la Madonna in trono, e quella superiore, caratterizzata dalle colonne, dalla volta, dalla conchiglia, dal cielo e dalle tende. I piani di profondità sono tre: quello dove si trova il paesaggio, quello dell’altare e quello della Madonna con le colonne. I piani verticali, invece, sono due. Nel dipinto si intravede come la parte del cordino che sostiene l’uovo passi per la spiga di grano, nelle rose sottostanti, poi nella sfera e termini infine nella vongola.

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Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio (Salvador Dalí) https://cultura.biografieonline.it/sogno-causato-dal-volo-di-un-ape-dali/ https://cultura.biografieonline.it/sogno-causato-dal-volo-di-un-ape-dali/#comments Tue, 16 Nov 2021 14:57:42 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5303 Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio è un dipinto di Salvador Dalí che usa una delle tecniche del surrealismo per realizzarlo.

Genesi dell’opera

Le immagini paradossali e fantasiose del quadro sono infatti la conseguenza di una puntura d’ape che il pittore subisce durante una notte, mentre è addormentato. Durante la fase immediata del risveglio, mentre il subconscio si trasforma in coscienza, le immagini causate dal dolore e dall’identificazione da parte di Dalí della causa di questo dolore – l’ape appunto – gli ispirano una serie di immagini che riporta sulla tela.

Salvador Dalí: Sogno causato dal volo di un'ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio, di Salvador Dalí (1944)
Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio, di Salvador Dalí

Descrizione del quadro

Si tratta di un olio su tela che misura 51×40,5 cm, realizzato nel 1944 e che attualmente è esposto al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid. Uno dei protagonisti del quadro è, come in altri casi, la sua musa Gala, compagna di tutta la vita, la quale è distesa nuda su un pezzo di marmo sospeso per aria.

Mentre Gala dorme un fucile con una baionetta le tocca il braccio, è ovviamente il pungiglione dell’ape, dietro al fucile ci sono due tigri, forse rappresentano il colore e il manto dell’insetto; e dietro alle tigri compare un pesce con la bocca aperta dal quale balzano fuori i due felini e dietro al pesce si vede un melograno da cui esce il pesce stesso. In fondo compare un elefante con le zampe sottili che cammina sull’acqua.

L’elefante già compare nel dipinto La tentazione di Sant’Antonio. Il lavoro sull’inconscio e sulla coscienza che acquisisce informazioni sulla sua parte più profonda, rimanda a Freud e ad altre speculazioni. Tuttavia la parte più interessante del quadro è l’incredibile capacità di Dalí di rendere il disegno definito e chiaro in tutte le sue parti, regalandoci uno straordinario esempio di pittura surrealista.

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La metamorfosi di Narciso: spiegazione del quadro di Salvador Dalì https://cultura.biografieonline.it/metamorfosi-narciso-dali/ https://cultura.biografieonline.it/metamorfosi-narciso-dali/#comments Wed, 10 Nov 2021 11:45:26 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11755 La metamorfosi di Narciso è un quadro realizzato tra il 1936 e il 1937 dal pittore catalano Salvador Dalí. Il dipinto ha dimensioni di 50,8 cm X 78,3 cm ed è conservato alla Tate Modern Gallery di Londra.

La metamorfosi di Narciso (Salvador Dalì, 1936-1937)
La metamorfosi di Narciso (Salvador Dalì, 1937)

Analisi dell’opera

L’opera simboleggia il mito del narcisismo, raffigurato da un Narciso che muore e si fossilizza. Per realizzare questo dipinto, il pittore catalano utilizza il suo metodo critico-paranoico. Esso consiste nel guardare un oggetto e vederne – e quindi dipingerne – un altro.

Sono quindi evidenti le illusioni ottiche e altri tipi di immagini multiple. Salvador Dalí raffigura Narciso che si trova seduto in una posizione definita quasi fetale. Tale elemento riconduce alla ricerca, da parte del personaggio, della solitudine del grembo materno, prima di nascere. Il Narciso di Dalí sembra immerso in una calda e aurea luminescenza con la testa rivolta verso il basso.

La metamorfosi di Narciso: il quadro

Narciso si trova nelle vicinanze di uno stagno ed è chiaramente visibile il suo riflesso dal quale ha inizio la trasformazione. Poco lontano da lui, si nota una statua decadente in pietra su un piedistallo, raffigurante probabilmente lo stesso Narciso.

La trasformazione della figura avviene da sinistra verso destra, mentre i colori trasparenti, evanescenti, lungo la trasformazione si caricano di connotati sempre più opachi, assumendo una connotazione realistica e concreta paragonata ad un lento risveglio dopo un sogno visionario. La metamorfosi si percepisce grazie alla somiglianza delle sagome delle due figure. In questo caso, il protagonista assume quindi le sembianze di una mano che stringe un uovo dal quale nasce un fiore di narciso. La mano potrebbe indicare l’atto della masturbazione (tema affrontato dall’artista nel 1929 nel quadro Il grande masturbatore), oppure, secondo altre interpretazioni, simboleggiare la morte.

A rafforzare quest’ultima tesi, si vedono sulla base del pollice di questa mano pietrificata delle formiche che stanno a simboleggiare la decomposizione e la caducità dell’esistenza e della vita.

L’uovo, invece, è usato dal pittore per indicare il simbolo della sessualità. Sullo sfondo si possono ammirare figure di nudi, che ricordano le pose classiche e gli atteggiamenti formali tipici dei periodi storici del manierismo e del rinascimento. Sulla scena, inoltre, è presente la figura di uno sciacallo nell’atto di sbranare una carogna.

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Il grande masturbatore: spiegazione del quadro di Dalí https://cultura.biografieonline.it/grande-masturbatore-dali/ https://cultura.biografieonline.it/grande-masturbatore-dali/#comments Wed, 10 Nov 2021 10:41:19 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11184 Una delle opere più importanti realizzate nella carriera di Salvador Dalí è Il grande masturbatore. L’opera è datata 1929 ed è custodita presso il Museo Nacional Centro de l’Arte, Reina Sofia di Madrid. Ecco di seguito un’immagine del celebre quadro.

Salvador Dalì, Il grande masturbatore (1929)
Il grande masturbatore (1929) è una delle opere più famose di Salvador Dalí

Questo quadro, “il grande masturbatore” (indicato in lingua inglese come The Great Masturbator), è un’opera definita sconcertante e al tempo stesso seduttiva, caratterizzata da un limpido realismo e da una dimensione improbabile ed irreale.

Si tratta di un autoritratto geniale.

L’opera anticipa l’interesse di Dalí per le strutture molli (come i celeberrimi orologi molli di Dalí; il titolo dell’opera è La persistenza della memoria);

La visione delle sue opere è caratterizzata da un violento scontro con il suo mondo sotterraneo. Per chi lo conosce, si tratta di un’ennesima sfida per decifrare il suo simbolismo.

Il grande masturbatore: analisi dei numerosi simboli

Nel grande masturbatore in primo piano notiamo l’autoritratto dell’artista, la testa di Dalí che subisce una metamorfosi fino a diventare il busto di una donna e le gambe di un uomo.

La testa è una bizzarra commistione tra una testa umana e le rocce della Costa Brava dei dintorni di Cadaqués, nelle forme più imprevedibili del mare e del vento.

Il quadro è caratterizzato da una complessa iconografia barocca. Condensa in sé gran parte del repertorio dei motivi per immagine di Salvador Dalí, tra i quali:

Sono tutti elementi che riportano alla sua infanzia.

L’uovo invece simboleggia il periodo intrauterino.

La cavalletta, odiata dallo stesso autore, presenta il ventre in decomposizione ricoperto di formiche. Viene messo in evidenza ripetuta il simbolo fallico, che risulta riproposto sia nel pistillo della calla del fiore, che nella lingua eretta del leone africano; esso è paragonato ad una Gorgone distruttrice.

Viene anche ricordato il tema freudiano che vede nella testa della terribile Medusa il simbolo della castrazione.

Le angosce sessuali

Particolare è la scena che mette in evidenza un atto di fellatio, che ci fa percepire le angosce sessuali vissute dall’autore. L’opera, infatti, è stata realizzata quando Dalí conobbe Gala (Gala Éluard Dalí, nata Elena Dmitrievna D’jakonova); accanto alla dolcezza di quel momento, alcuni segni della sua pittura mettono in luce l’ossessione e la paura del pittore per il sesso.

L’autore nell’opera Il grande masturbatore descrive la sua paura e castrazione sessuale, dettata dal simbolismo del sangue che scorre sulle gambe dell’uomo.

Consideriamo ora la coppia che si trova sotto la figura molle che domina il dipinto: vediamo come questa strizzi l’occhio a Beata Beatrix (dipinto a olio su tela del 1872) di Dante Gabriel Rossetti, che vede nella dama preraffaellita l’incarnazione della paura e dell’avversione, nonostante la figura femminile ci riporti al vissuto domestico di Dalí, dato che si ispira ad uno specchio appeso nella casa di famiglia dello stesso.

In basso a sinistra, nell’opera, vediamo un fantoccio che si allontana dalla scena e si perde man mano all’orizzonte.

Un curioso confronto

E’ curioso notare la similitudine con un particolare di un altro celebre quadro della storia dell’arte. Parliamo de Il giardino delle delizie (1480-1490) di Hieronymus Bosch.

Trittico del Giardino delle Delizie, opera di Hieronymus Bosch
Hieronymus Bosch, Trittico del Giardino delle Delizie

Il particolare che mostriamo nella figura di seguito si trova nel pannello sinistro dell’opera di Bosch, sul lato destro, a metà altezza.

Il giardino delle delizie - Particolare
Un dettaglio de Il giardino delle delizie che ricorda molto il quadro Il grande Masturbatore di Dalí

Lo scenario è composto da rocce, cespugli e animaletti che ricordano un viso con naso prominente e lunghe ciglia.

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Volto della Guerra (Visage de la Guerre), quadro di Salvador Dalí https://cultura.biografieonline.it/volto-della-guerra-dali/ https://cultura.biografieonline.it/volto-della-guerra-dali/#respond Mon, 22 Jul 2019 14:48:43 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26713 Orrori e morti racchiusi dentro la tela Volto della Guerra (Le visage de la guerre) di Salvador Dalí artista surrealista, nato in Catalogna nel 1904, che si avvicinò intorno agli anni Venti del Novecento al Dadaismo, dal quale fu condizionato per tutta la sua carriera artistica. Si tratta di un quadro che racconta gli orrori della guerra percepiti dal pittore, tra la fine della Guerra Civile Spagnola e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale.

Volto della Guerra Visage de la guerre Face of War Dalì
Volto della Guerra (Visage de la guerre, Face of War) • Salvador Dalí, 1940

Il “Volto della Guerra” o “Le visage de la guerre” è un olio su tela di centimetri 79 x 64, realizzato nel 1940. È custodito a Rotterdam presso il Museum Boijmans Van Beuningen.

Volto della Guerra: descrizione del dipinto

Sulla tela è impresso un volto spaventoso, enorme. Sullo sfondo un paesaggio desertico. Il viso dalla pelle scura con una smorfia di dolore e disperazione non identifica la fisionomia di donna o di uomo. Rappresenta – all’interno delle due orbite oculari e della bocca – dei teschi che, a loro volta, mostrano dei teschi all’interno delle tre cavità.

Dalla parte posteriore del viso – dal Volto della Guerra – emergono dei serpenti che si lanciano verso il davanti, minacciosi, e che avvolgono il viso: alcuni si insinuano all’interno delle orbite, altri cadono al suolo.

Sulla destra della tela, su di una roccia, si vede l’impronta di una mano. C’è, sempre sulla destra, ma in alto, una quinta rocciosa che chiude il paesaggio nell’angolo.

La storia dell’opera

La tela fu dipinta da Salvador Dalí durante il suo soggiorno in California, negli Stati Uniti. Era lì che si era rifugiato durante lo scoppio della guerra in Europa.

Prima della tela realizzò molti disegni preparatori. Tra questi, uno riporta un occhio invaso dalle api. Mentre in un’altra stampa sono raffigurati due ubriachi che presentano le orbite degli occhi trasformate in teste.

Il tavolo ha i denti, mentre i bicchieri assumono la forma di narici a triangolo. A suggerire l’acquisto del dipinto “Volto della Guerra” da un collezionista francese nel 1971 fu stata la curatrice Renilde Hammacher.

La simbologia: interpretazione del quadro Volto della Guerra

L’artista con questo dipinto evidenzia la distruzione causata dalla guerra. È una tela che assume un carattere universale. I teschi sono replicati all’infinito: è come se questo continuo rimando alla morte significhi la perenne presenza della guerra nel destino dell’umanità.

La tecnica usata da Salvador Dalí

Salvador Dalí nel dipinto “Il volto della guerra” stese con cura il colore sfumandolo per creare superfici levigate. I toni utilizzati sono caldi. Predomina il colore ocra arancio che rappresenta il suolo desertico. Mentre il volto è bruno con parti illuminate ocra dorato.

Salvador Dalí mentre dipinge il Volto della Guerra
Salvador Dalí mentre dipinge il Volto della Guerra (1940)

Le rocce sulla destra della tela sono brune e marroni. E poi c’è il cielo color turchese, in alto, e bianco giallastro verso il basso.

Il pittore usò contrasti di luminosità per evidenziare il viso all’interno dell’opera. Non a caso il colore scuro si stacca in modo deciso dal colore vivo del deserto, dove anche l’ombra disegna una sagoma sulla sabbia. Un’illuminazione che è solare e proviene da destra.

Proprio per questo si vede l’ombra del viso che si prolunga a sinistra. Sul viso le ombre scure disegnano le rughe, che sono profonde e che rivelano le orbite e la bocca, tutte spalancate.

L’inquadratura, vista la forma rettangolare dell’opera d’arte di Dalì, con orientamento orizzontale permette di rappresentare la vastità del paesaggio ampio e profondo. La fronte del volto sembra avere un seguito oltre il bordo del dipinto.

Le diagonali si incrociano al centro del viso, vicino alla base del naso. Il volto è inquadrato al centro del dipinto, assumendo così una costruzione simmetrica.

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Madonna di Port Lligat – 1949 (opera di Salvador Dalì) https://cultura.biografieonline.it/dali-madonna-port-lligat-1949/ https://cultura.biografieonline.it/dali-madonna-port-lligat-1949/#comments Wed, 17 Sep 2014 15:43:19 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11989 Una delle opere più rappresentative del pittore Salvador Dalí è la “Madonna di Port Lligat” del 1949. L’opera è stata realizzata da Dalì in una prima versione nel 1949. Un anno dopo, tuttavia, l’artista ne realizza una omonima. Il primo dipinto viene realizzato nella misura di 49 x 37,5 cm. Oggi si trova esposto al Museo Haggerty of Art di Milwaukee, Wisconsin – Stati Uniti d’America.

Salvador Dalì: Madonna di Port Lligat (1949)
Salvador Dalì: Madonna di Port Lligat (1949)

Madonna di Port Lligat: breve storia e analisi

L’opera inaugura una nuova fase della pittura dell’artista. Infatti, è la prima volta che Dalì introduce soggetti religiosi. L’artista, in questo periodo, si avvicina alla tradizione della Chiesa Cattolica, e significativa risulta essere la sua richiesta di udienza presso il papa Pio XII, al quale presentò successivamente una versione di questo dipinto per averne la sua approvazione. L’autore si ispira fortemente alla famosa Pala di Brera di Piero della Francesca e alla sua Sacra Conversazione.

Piero della Francesca: Pala altare di Brera
Piero della Francesca: La Pala d’altare di Brera, 1472-74 (tempera su tavola) • Pinacoteca di Brera, Milano

Madonna di Port Lligat: il quadro

Da sfondo, come spesso si ammira nelle sue opere, il porto di Lligat, luogo di nascita di Dalì. Il soggetto principale è la Vergine. Nel dipinto si può notare, in alto, un uovo sorretto da una conchiglia (in questo caso rovesciata), che pende sulla testa della Vergine. L’uovo rappresenta il simbolo della nascita ma anche del mistero che si snoda attorno all’origine della vita. Le colonne e la gestualità della Madonna sono invece molto simili a quelle ritratte nell’opera dell’artista toscano.

Nel dipinto è possibile riscontrare numerosi elementi che appartengono alla sua ricorrente pittura daliniana. La particolarità del dipinto è data dalla relativa separazione dei vari elementi che fluttuano nello spazio, tenuti in equilibrio da misteriose forze di attrazione e repulsione, come avviene poi negli atomi. Tutto ciò non è casuale, perché Dalí fu colpito profondamente dall’evento della Seconda Guerra Mondiale e dalle bombe nucleari, e fu profondamente attratto dal concetto di scissione dell’atomo. In molti suoi paesaggi, viene messo in evidenza il terrore che assale il pittore apprendendo la notizia dell’esplosione atomica. L’artista cerca di capire le forze e le leggi segrete delle cose, per cercare in ultimo di poterle dominare.

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Shirley Temple (opera di Salvador Dalì) https://cultura.biografieonline.it/dali-shirley-temple-sfinge-barcellona/ https://cultura.biografieonline.it/dali-shirley-temple-sfinge-barcellona/#respond Wed, 03 Sep 2014 10:02:46 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11881 Tra i quadri più famosi di Salvador Dalí, troviamo l’opera “Shirley Temple”, una dedica ed un pensiero critico ad uno dei mostri sacri del cinema mondiale, la giovane bimba dai “Riccioli d’oro”, icona di un genere statunitense entrato nel cuore di intere generazioni, che nel dipinto viene rappresentata come una sfinge. L’opera è del 1939 e misura 75 × 100 cm; è conosciuta anche con il nome di “La sfinge di Barcellona”, “Shirley Temple, il più giovane mostro sacro del cinema, o “Shirley Temple, il più giovane mostro sacro del cinema contemporaneo.

Shirley Temple (Salvador Dali, 1939)
“Shirley Temple, il più giovane mostro sacro del cinema contemporaneo”: opera del 1939 di Salvador Dali

Realizzata in pastello e collage su una carta realizzata dal pittore in piena visione surrealista. L’opera è esposta in Olanda, nel museo Boijmans van Beuningen, la principale galleria d’arte di Rotterdam.

Shirley Temple: analisi

Con i suoi boccoli biondi, le fossette sulle gote, indice di un sorriso coinvolgente e un talento precoce, Shirley Temple viene rappresentata nel suo simbolico ottimismo che ha lasciato un segno indelebile nell’immaginario di un’America pervasa dalla Grande Depressione del 1929, ma non solo. Sembra incredibile come un sorriso contornato dall’ingenuo volto di una bimba, possa indurre un’intera nazione ad un profondo ottimismo nel futuro. Ma guardando il quadro di Dalì, la riflessione è più profonda. Si vive la trepidante attesa in una galleria di un cinema d’epoca con intrinseca la critica allo sfruttamento dell’immagine d’infanzia e d’innocenza. Difficilmente un’opera pittorica riesce a sintetizzare la voracità dello star system hollywoodiano, il simbolismo e la profonda umanità violata del personaggio interprete del quadro.

Shirley Temple: il quadro

Nell’opera è illustrata la testa dell’enfant prodige, Shirley Temple, tratta da una fotografia su una rivista, sopra al corpo di una leonessa rossa con seni evidenti e artigli bianchi con sopra la sua testa un pipistrello. Intorno alla leonessa-Shirley, giacciono scheletri umani e altre ossa, di fatto il risultato della sua ultima uccisione. In basso al dipinto c’è un’etichetta trompe-l’oeil che riporta la scritta: “Shirley! Finalmente in Technicolor”. Il dipinto rappresenta una critica alla sessualizzazione delle star bambine operata da Hollywood.

Esposizioni del quadro

Esposta per la prima volta ad un’esposizione tenutasi alla Julien Levy Gallery, New York, dal 21 marzo al 18 aprile 1939, venne successivamente riproposta nel 1983 al Palau Reial de Pedralbes di Barcellona, nel 1985 al Palais des Beaux Arts a Charleroi, e ancora a Barcellona nel 2004 al CaixaForum. Dal 1º giugno al 9 settembre 2007 è stata una delle circa cento opere di Dalí ad essere esposte al Tate Modern di Londra come parte della mostra “Dalí e i film“.

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L’Ultima Cena (opera di Salvador Dalì) https://cultura.biografieonline.it/ultima-cena-dali/ https://cultura.biografieonline.it/ultima-cena-dali/#respond Sun, 17 Aug 2014 19:56:53 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11758 L’ultima Cena” è uno dei quadri più rappresentativi realizzati dal pittore catalano Salvador Dalí. Si tratta di un dipinto a olio su tela delle dimensioni di 167 cm × 268 cm, realizzato dall’artista nel 1955 e oggi conservato alla National Gallery of Art di Washington.

Ultima cena - Salvador Dalì
Salvador Dalì: Ultima cena (1955)

L’Ultima Cena: analisi

L’autore, in questa opera, affronta in particolar modo il tema dell’arte sacra. La sua pittura oscilla fra il sacro ed il profano, sconvolgendo la classica iconografia tradizionale e utilizzando simboli esoterici difficili da interpretare. L’autore si ispira sicuramente al famosissimo affresco di Leonardo Da Vinci e ad altri esempi pittorici di celebri artisti che trattano il tema topico dell’arte sacra. Dalí, con questo dipinto, sconvolge i canoni della classica iconografia tradizionale.

Nella sua tela, il pittore raffigura Gesù donandogli sembianze androgine, attribuendogli i lineamenti di Gala, la moglie di Dalì. Questa provocazione venne definita blasfema dal mondo cattolico e suscitò un comprensibile scandalo alla sua prima esposizione.

L’Ultima Cena: il quadro

Nel dipinto si può notare come la figura del Cristo risulti essere attraversata da una intensa sorgente luminosa che proviene dall’incantevole paesaggio alle sue spalle, rappresentato dalla baia di Port Lligat, sita nelle vicinanze della casa del pittore. Gesù risulta quindi apparentemente seduto a tavola con i discepoli, mentre invece si trova immerso nell’acqua con una barca di fronte. Si può notare come Gesù indica, alzando le dita, che esiste un Dio nell’alto dei cieli, lasciando presagire di essere ormai pronto alla sua partenza per il regno celeste.

In questa raffigurazione del pittore spagnolo, Gesù sta dunque abbandonando gli apostoli ben prima della crocifissione. I dodici apostoli sono collocati in modo perfettamente simmetrico attorno al Maestro. I loro volti però non sono ben visibili, poiché in quel particolare momento si trovano genuflessi in preghiera. È impossibile quindi riconoscere chi tra di essi sia Giuda, l’uomo simbolo del tradimento perpetrato ai danni di Gesù Cristo. Gli apostoli vengono raffigurati con le loro vesti candide durante l’ultima cena, la tavola è spoglia e poco imbandita. Si può scorgere solo un pane spezzato e un calice (o meglio, un bicchiere) di vino.

Alle spalle del Cristo si intravede una figura umana a dorso nudo che simboleggia Dio, il cui volto è invisibile. Si tratta di un palese richiamo ad un altro soggetto dell’arte sacra, quello della trasfigurazione.

L’ambientazione è assolutamente singolare: la scena dell’Ultima cena di Dalì si svolge all’interno di un dodecaedro. Il poliedro che fa da sfondo alla scena ha quindi dodici facce: dodici come il numero degli apostoli. Dalì prende spunto dalla cosmologia aritmetica e filosofica basata sulla mistica e sublime paranoia del numero dodici: così facendo accosta la figura del Cristo a strutture matematiche, che permettono di proiettare la vita terrena di Gesù in una dimensione metafisica.

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Dalì nudo (opera di Salvador Dalì) https://cultura.biografieonline.it/dali-nudo/ https://cultura.biografieonline.it/dali-nudo/#respond Tue, 05 Aug 2014 09:26:14 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11705 Tra i più famosi quadri del pittore Salvador Dalí annoveriamo “Dalì nudo in contemplazione davanti a cinque corpi regolari metamorfizzati in corpuscoli, nei quali si intravede la Leda di Leonardo apparire nel viso di Gala” (moglie di Salvador Dalì).
È un dipinto a olio su tela di 61x46cm, eseguito nel 1954, che si ispira al periodo della pittura crepuscolare. Il quadro appartiene ad una collezione privata.

Dalì nudo in contemplazione davanti a cinque corpi regolari metamorfizzati in corpuscoli, nei quali si intravede la Leda di Leonardo apparire nel viso di Gala
Dalì nudo (1954)

Dalì nudo: analisi del quadro

Il pittore spagnolo si concentra su un’attenta riflessione che riguarda in particolar modo la fisica anatomica e le sue implicazioni metafisiche.

Ciò avviene nel decennio che segue lo scoppio delle bombe nucleari e i riferiti esperimenti militari.

Dalì è molto attento alle scoperte e ricerche sull’atomo, diventando un osservatore particolare dell’Era Anatomica.

Così inizia ad individuare pensieri metafisici nello scoprire la discontinuità della struttura della materia e, nella sua pittura, utilizza questi elementi che hanno come intento la dimostrazione e l’illustrazione della struttura corpuscolare.

Dalì tiene addirittura degli incontri-seminari dove discute delle sue teorie durante i primi anni Cinquanta, ribadendo sempre con certezza:

“Questa nuova cosmogonia integra alla metafisica i principi generali che stanno alla base dei progressi inauditi che le scienze particolari hanno avuto ai nostri tempi.”

Il suo estro artistico sarà quindi caratterizzato da immagini esplose, smembrate in un’infinità di corpuscoli sferici, conici e piramidali. Il dipinto “Dalì nudo” è considerato una rappresentazione di un autoritratto, dove l’immagine del pittore spagnolo occupa una parte influente del dipinto, considerandosi un elemento di una scena.

L’autore è incantato da una sorta di mitologia, da una religione da lui stesso creata, il cui perno è di sicuro la sua amata Gala.

Altre considerazioni sul quadro

Nel dipinto si scorge in primo piano Dalí nudo (a parte la censura dei genitali) e sullo sfondo il paesaggio di Port Lligat.

Dalì è raffigurato in nudo, forse a metafora dello stato di purezza che si può raggiungere per arrivare alla contemplazione della bellezza assoluta, qui rappresentata dal viso di Gala-Leda scomposto in decine di sfere e corpi tridimensionali, che sembra scendere da un ordigno nucleare.

Dalì è inginocchiato, la sua espressione è di rapimento e di contemplazione. Il pittore spagnolo contempla la materia che è costantemente soggetta a continui cambiamenti, a un processo di dematerializzazione, di disintegrazione, attraverso il quale si manifesta la spiritualità di tutte le sostanze.

Nel ritratto spicca anche il promontorio di Cadaquès e il cane che dorme accanto a lui sotto il pelo dell’acqua, percepiti in chiave onirica ovvero come se fossero visti in un sogno.

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Corpus Hypercubus (opera di Salvador Dalí) https://cultura.biografieonline.it/corpus-hypercubus-dali-crocefissione/ https://cultura.biografieonline.it/corpus-hypercubus-dali-crocefissione/#comments Fri, 13 Jun 2014 12:42:04 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11286 Il pittore Salvador Dalí realizzò nel 1954 la sua opera intitolata Corpus Hypercubus. Si tratta di un dipinto a olio su tela delle misure di 58,4 centimetri x 73,7 centimetri, che tratta del tema religioso-sociale della Crocifissione. Il quadro si trova al momento presso il Metropolitan Museum of Art di New York.

Corpus Hypercubus (1954) • Celebre opera di Salvador Dalì
Salvador Dalì, Corpus Hypercubus (1954), a volte indicato come “Crocefissione”

Si tratta di un quadro sensazionale che mette in risalto la figura di Cristo crocifisso sulla rete di un iper cubo. La figura di Gesù Cristo, infatti, non è inchiodata alla croce ma magicamente fluttuante nell’aria. È costituita da una struttura caratterizzata da otto cubi che simulano la forma della croce. Dalì, nel suo dipinto a olio, utilizza una tecnica classica e una formula accademica, ma composta da elementi cubici. L’artista catalano predilige i temi dell’arte sacra e, contemporaneamente, si avvale della fascinazione enigmatica di strutture geometriche.

In primo piano possiamo osservare la figura della Madonna che presenta un’acconciatura moderna dei capelli (e non importa se riconosciamo o meno in lei il volto di Gala), con lussuosi mantelli dalle tinte metalliche. Sullo sfondo di un infinito pavimento a scacchiera, ci immergiamo nell’atmosfera cupa del paesaggio notturno, quasi a simboleggiare lo straordinario evento della morte di Cristo; evento che ai nostri occhi ci appare, nello stesso tempo, umano e metafisico. In basso a sinistra che guarda Gesù Crocifisso, troviamo Gala (moglie di Dalí). La scena si svolge di fronte alla baia di Port Lligat.

La Crocifissione è senza dubbio uno dei capolavori più importanti di Dalì, caratterizzata da elementi del misticismo nucleare e dal conseguente ritorno alla sua eredità cattolica. Si tratta di una crocifissione intesa e vissuta artisticamente al tempo della scienza moderna. Un particolare da non sottovalutare è la mancanza di chiodi nelle mani e nei piedi del Cristo. Questo sta ad indicare la sua perfetta e completa redenzione, mentre la croce viene intesa come il possibile riflesso di un mondo in quattro dimensioni e sottolinea la inintelligibile distanza tra il naturale e il soprannaturale.

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