Russia Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Thu, 14 Dec 2023 11:17:15 +0000 it-IT hourly 1 Come Alessandro I sconfisse Napoleone Bonaparte https://cultura.biografieonline.it/come-alessandro-i-sconfisse-napoleone/ https://cultura.biografieonline.it/come-alessandro-i-sconfisse-napoleone/#comments Thu, 14 Dec 2023 11:17:12 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=41800 Napoleone Bonaparte nella storiografia

La bibliografia su Napoleone e il suo impero è sterminata. Non potrebbe essere diversamente, considerando le implicazioni che l’epoca napoleonica ha avuto per tutta l’Europa. Tuttavia, molti libri che analizzano dettagliatamente la campagna di Russia, in cui Napoleone perse 370.000 uomini dal 1812 al 1814 a causa delle ferite, del freddo e degli stenti, raccontano la sconfitta della Grande Armata ma trascurano o riportano solo marginalmente la complessa struttura organizzativa dell’esercito russo.

Più in generale si suppone che Napoleone abbia perso la guerra a causa del freddo e della non scrupolosa analisi del territorio russo; si analizza la strategia dello zar Alessandro I e dei suoi generali come un’astuta e costante ritirata.

In realtà la storiografia russa, per molto tempo chiusa all’interno dei confini territoriali della ex Unione Sovietica, aveva prodotto mirabili testi che identificavano e analizzavano in dettaglio che tipo di macchina da guerra lo stato maggiore di Alessandro era stato capace di organizzare per contrastare i francesi.

Alessandro I e Napoleone
Lo zar Alessandro I e Napoleone

Alessandro I: analisi superficiali

Inoltre, la figura di Alessandro I spesso è stata considerata più fragile e meno interessante di quella di Napoleone. Il paragone fra i due imperatori stona, in effetti, ma non tanto perché l’imperatore dei francesi sia stato un uomo dal genio militare e politico indiscutibile; quanto perché Alessandro è stato oggetto di un’analisi molto più superficiale.

Negli ultimi anni questa tendenza è cambiata e alcuni saggi si sono concentrati sull’azione diplomatica e militare dei russi, di cui sono stati riconosciuti meriti e capacità. Naturalmente, la campagna di Russia è stata soprattutto raccontata nel suo sviluppo militare mentre non si è scritto abbastanza sull’organizzazione e preparazione della stessa.

Il reclutamento: differenze tra Francia e Russia

Ad esempio, da parte della storiografia inglese e francese si è quasi completamente omesso quale tipo di scelte nel campo del reclutamento delle leve avesse operato lo zar. Infatti, l’esercito francese poteva contare su 600.000 uomini grazie alla coscrizione obbligatoria che impegnava per 25 anni ogni singolo cittadino.

In Russia invece la coscrizione non era così ampia perché i feudatari non volevano privarsi degli schiavi della gleba o trovarsi di fronte, una volta finita la guerra, braccianti e operai militarizzati e che avrebbero potuto creare problemi riguardanti le sommosse o la richiesta di diritti sul lavoro una volta appreso l’uso delle armi e la disciplina militare.

Per questo motivo fu lo zar che, forzando la resistenza del suo stato maggiore e dei suoi consiglieri militari, ebbe la giusta intuizione di cambiare le regole di reclutamento avendo così a disposizione un numero alto di soldati e riserve quando Napoleone decise di invadere la Russia.

L’importanza dei cavalli

Inoltre, uno degli aspetti fondamentali della vittoria dello zar non fu solo la situazione climatica – di certo proibitiva per i francesi impreparati di fronte ad essa – ma fu anche l’utilizzo dei cavalli.

Esistevano all’epoca 25 allevamenti capaci di fornire un numero elevato di cavalli che venivano impiegati a seconda della razza in reggimenti diversi. Questo favorì moltissimo i russi nella guerriglia che sorprese e sconfisse i francesi durante la ritirata.

Vennero utilizzati soprattutto cavalli ucraini capaci di resistere a lunghissime distanze. Mentre nelle battaglie frontali fecero ricorso a razze di cavalli più grandi e robusti per fronteggiare la fanteria e la cavalleria francese.

La Russia e il complesso scenario diplomatico

La preparazione della guerra da parte dell’esercito russo non fu improvvisata ma si giocò su due piani: uno militare e uno diplomatico.

Dal punto di vista diplomatico, Alessandro I dovette lavorare su due contesti differenti, dimostrando intelligenza e lungimiranza: dopo il trattato di Tilsit, in cui la Russia accettava il blocco continentale alle merci inglesi e in cambio otteneva la pace con i francesi e un equilibrio – sebbene precario – delle relazioni internazionali in Europa, l’imperatore di tutte le Russie dovette affrontare una lunga  e complicata strategia della tensione con la sua corte e con molti membri della famiglia imperiale che odiavano a morte Napoleone o che erano preoccupati, e con buoni motivi, che il blocco continentale imposto all’Inghilterra danneggiasse l’economia russa.

In realtà, Alessandro riteneva che la pace con Napoleone fosse essenziale per la riorganizzazione dell’esercito e per poter riformare molte parti del suo governo, appesantito da una burocrazia anacronistica e da posizioni di rendita acquisite dalle famiglie nobiliari che indebolivano la struttura di comando, non premiando il merito ma solo la discendenza di sangue.

L’indipendenza della Polonia

Per riuscire a mantenere un rapporto sul piano diplomatico con l’Inghilterra, al fine di non rompere tutte le relazioni, accettò di far attraccare nei suoi porti alcune navi inglesi con bandiera neutrale e contemporaneamente – per non irritare Napoleone e scongiurare un’invasione che avrebbe avuto conseguenze disastrose per la Russia – mostrò assoluta disponibilità nei confronti dei francesi imponendo che solo la Polonia diventasse uno stato indipendente.

Era infatti proprio questo il problema principale dello zar: che il Ducato di Varsavia e la Sassonia governati dal re sassone alleato di Napoleone potessero costituire uno Stato polacco che avrebbe rappresentato una spina nel fianco dell’impero russo e uno dei ventri molli dei confini imperiali.

Alessandro I e la riforma dell’esercito

Per questo motivo, e per il timore che Alessandro nutriva nei confronti del genio militare dell’imperatore francese e della sua organizzazione militare, lo zar decise una riforma dell’esercito rapida e costosa.

Per realizzare questo progetto nominò Ministro della Guerra Aleksej Arakceev, un uomo duro e disciplinato, con una forte propensione al comando e all’organizzazione.

Arakceev ottenne ampi poteri inimicandosi gran parte della corte, e riuscì a diventare l’unico consigliere militare dello zar.

Aleksej Arakceev

Negli anni in cui si dedicò alla riorganizzazione dell’esercito intervenne soprattutto su alcuni importanti aspetti:

  • attuò una sburocratizzazione delle commesse militari, favorendo società private che fossero rapide ed efficienti nella consegna di moschetti e divise;
  • riorganizzò l’artiglieria con un cambio di ufficiali dalle retrovie alle prime linee e viceversa;
  • istituì scuole di addestramento per i cadetti; aveva rilevato un alto tasso di mortalità e malattie nei reggimenti che arruolavano contadini e servi della gleba a causa dello shock che questi subivano passando dalla vita bucolica alla disciplina dell’esercito;
  • rivide completamente i canali del comando considerando con più attenzione i meriti e con meno benevolenza i legami di sangue.

La sua permanenza non durò molto, soprattutto a causa di un suo errore politico. Ma la sua riforma fu ripresa dai successivi ministri che la portarono ad un livello di evoluzione quasi conclusivo, quando la grande armata di Napoleone entrò in Russia.

Alessandro I e i rapporti con i paesi europei

Le scelte di Alessandro non si limitarono a queste decisioni, assai pericolose (il padre Paolo I fu ucciso da un complotto di corte per molto meno), ma riuscì ad ottenere il pieno appoggio da parte dei nobili alla delicata trattativa che tenne Napoleone lontano dalla Russia per 5 anni.

Nel frattempo, i rapporti con gli altri paesi europei diventavano sempre più difficili, in particolare con l’Austria che, timorosa di perdere il proprio esercito a causa di una forte crisi economica che stava colpendo vari stati europei, premeva per affrontare l’esercito francese.

La politica dello zar, ritenuta da molti contemporanei tiepida al limite della codardia, considerava invece lucidamente un punto essenziale: gli eserciti prussiano, austriaco, inglese e russo assieme non sarebbero riusciti a sconfiggere Napoleone nei territori europei; al contrario un’invasione della Russia avrebbe logorato e indebolito la Grande Armata fino a distruggerla con una guerra tattica che un esercito russo ben armato e rifornito sarebbe stato in grado di sostenere.

La tragedia di Napoleone in Russia, il libro

Appare curioso che solo un libro, uscito nel 2010 e intitolato “La tragedia di Napoleone in Russia”, di Dominic Lieven, abbia ricostruito minuziosamente e con ricchezza di documenti inediti il ruolo del governo di Alessandro I, di cui in questo articolo, peraltro, si presentano solo alcuni aspetti.

Infatti, la storiografia occidentale ha sempre lodato la strategia degli inglesi, la resistenza degli spagnoli e il genio militare di Napoleone considerando la Russia un fortunato partecipante senza strategia ma con un unico, grandioso e implacabile alleato: il clima.

In realtà, sia lo zar che il suo governo, soprattutto dal punto di vista militare, diplomatico e finanziario, hanno condotto un’abile e difficile preparazione alla guerra del 1812 individuando con precisione e umiltà i loro punti deboli e quelli di Napoleone. Hanno costruito una potente macchina da guerra a cui la Storia sta finalmente sta tributando il giusto riconoscimento.

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Rivoluzione russa: storia e riassunto https://cultura.biografieonline.it/rivoluzione-russa/ https://cultura.biografieonline.it/rivoluzione-russa/#comments Wed, 02 Mar 2022 09:02:29 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16895 La rivoluzione russa fu uno degli eventi più importanti della storia dell’attuale Federazione Russa. Fu un avvenimento invocato, previsto e poi scoppiato nel terzo inverno della Prima Guerra Mondiale, nel febbraio 1917 (calendario giuliano).

Rivoluzione Russa
Rivoluzione russa: un simbolico quadro intitolato “Bolscevico” (1920), del pittore Boris Kustodiev (1878-1927)

Presupposti della rivoluzione russa

I presupposti nacquero quando l’Impero russo scese in guerra al fianco dell’Intesa contro gli imperi centrali. Dopo neppure un anno di guerra, venne alla luce l’arretratezza dell’economia e tutto ciò, condito da sconfitte irreparabili che costarono le perdite della Galizia e della Polonia, portò miseria, fame e carestia. A Pietrogrado si crearono numerose folle e code in piazza, che diventarono ben presto comizi di protesta: gli operai iniziarono gli scioperi contro le speculazioni dei profittatori di guerra e per la diminuzione dei salari reali, proprio mentre lo zar Nicola II si trovava sul fronte di battaglia a dirigere le operazioni belliche.

I giorni della rivolta

Durante i primi due giorni di rivolta, alcuni dati della polizia russa contarono circa 90.000 protestanti che gridavano “pane, pane!”. Tra il secondo e il terzo giorno, i protestanti diventarono 200.000 e risultarono essere anche più aggressivi, agitando bandiere rosse e aggiungendo al grido pane, “basta con l’autocrazia”. La polizia non riuscì più a contenere la folla e dunque, in assenza dello zar, la Zarina decise di dichiarare fermamente agli operai che era proibito scioperare e, in caso d’oltraggio, i trasgressori sarebbero stati mandati sul fronte per punizione. Intanto, Nicola II inviò l’ordine di far presidiare per le piazze delle truppe e, d’improvviso, vi furono i primi scontri. Il quarto giorno risultò essere quello decisivo: il numero degli insorti aumentò, ma i soldati rifiutarono di sparare sui loro padri e fratelli.

La rivoluzione di febbraio

L’esercito diventò il protagonista nell’ultimo giorno quando, nelle caserme, si registrarono diversi casi di ammutinamento: molti soldati si unirono alla folla e, tutti insieme, s’impadronirono della città; furono inoltre liberati i detenuti politici e i soldati arrestarono ufficiali e funzionari zaristi. In 5 giorni, i protestanti di Pietrogrado abbatterono il regime zarista, ponendo fine al regno dei Romanov, nell’insurrezione che verrà denominata la “rivoluzione di febbraio”, perché si svolse tra il 17 e il 23 febbraio 1917.

I Bolscevichi

Da qui in poi, entrarono in scena i Bolscevichi (il Bolscevismo era una corrente del partito operaio socialdemocratico russo fondato nel 1898) e Lenin, capo del partito che si trovava da alcuni anni in Svizzera, decise di ritornare in Russia. Al ritorno in patria, avvenuto il 3 aprile, Lenin fu accolto da una folla immensa; le tesi bolsceviche cominciarono ad avere un’importante rilevanza nel movimento rivoluzionario. Il 4 aprile 1917, Lenin espose le “Tesi d’aprile”, ossia le linee guida del partito per i mesi futuri, tra le quali il leader propose anche di cambiare il nome del partito in Partito Comunista Russo, costruendo, dunque, la storia della rivoluzione.

Famosa foto di Lenin - Rivoluzione russa
Una famosa foto di Lenin durante la rivoluzione russa

Il governo Kerenskij e il comitato militare rivoluzionario

Nel frattempo, fu stanziato un governo provvisorio, il governo Kerenskij, che riuscì a reprimere un tentativo di rivoluzione a luglio e Lenin, accusato di ricevere denaro dai tedeschi per finanziare un colpo di stato Bolscevico in Russia, si nascose in Finlandia. Il colpo di stato fallito avvicinò Kerenskij sul viale del tramonto, poiché, tra luglio ed agosto, i bolscevichi riuscirono ad acquisire la maggioranza nei due soviet; il 9 ottobre 1917, Lenin, tornato a Pietrogrado, decise di prendere il potere creando, insieme a Trotsky, il comitato militare rivoluzionario.

Con il termine rivoluzione d’ottobre si indica la fase finale e decisiva della Rivoluzione russa.

Il 24 ottobre, i bolscevichi cominciarono ad occupare la capitale: si verificarono indubbiamente degli scontri, ma i comportamenti degli insorti non si rivelarono molto violenti. Il 25 ottobre Kerenskij fuggì dalla città e il potere passò nelle mani di Lenin. Nel gennaio del 1918, il governo russo passò a Mosca, che diventò la nuova capitale.

La nascita del regime comunista

Fra i primi provvedimenti del governo vi furono la nazionalizzazione delle banche, la creazione della CEKA (polizia segreta) e l’istituzione del tribunale rivoluzionario; i soviet vennero soppressi e gli anarchici subirono delle violenze; tutte le pubblicazioni non bolsceviche vennero soppresse. Fu così, dunque, che nacque il regime comunista, il quale farà da padre e da padrone in Russia per circa 70 anni.

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Putin e la ricostruzione della Grande Russia, libro di Sergio Romano https://cultura.biografieonline.it/putin-e-la-ricostruzione-della-grande-russia/ https://cultura.biografieonline.it/putin-e-la-ricostruzione-della-grande-russia/#comments Wed, 23 Feb 2022 13:53:11 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22864 La Russia di oggi appare a molti come un oggetto misterioso. Vladimir Putin la governa come se ne fosse il capo assoluto e incontrastato e, se dall’esterno il suo sembra un potere acquisito grazie al vuoto lasciato da Eltsin, in realtà la sua conoscenza della storia russa gli ha permesso di elaborare una politica che lo ha reso molto popolare. Un buon libro per comprendere la Russia attuale e la strategia di Vladimir Putin è il nuovo saggio di Sergio Romano “Putin e la ricostruzione della Grande Russiaedito dalla casa editrice Longanesi. L’autore ci racconta la Russia dalla caduta del muro di Berlino fino agli ultimi scontri con gli Usa sia per la crisi dell’Ucraina che per la questione della Siria.

Putin e la ricostruzione della Grande Russia - libro Sergio Romano
Putin e la ricostruzione della Grande Russia – la copertina del libro di Sergio Romano

Putin e la ricostruzione della Grande Russia: temi trattati

Il libro è stato pubblicato prima delle elezioni americane che hanno visto la vittoria di Trump (2016) e le polemiche successive sull’ingerenza dei russi nella campagna elettorale. Ci sono diversi piani di lettura. Romano racconta la disgregazione dell’Unione Sovietica e il potere assoluto di Boris Eltsin che ha traghettato la Russia dall’era comunista ad un capitalismo senza regole. Gli oligarchi che hanno preso velocemente il potere economico e hanno in parte influenzato le decisioni dei governi di Eltsin sono lo specchio di una Russia che ha riconvertito le sue risorse pubbliche in un business privato.

Ma non è solo stata una lotta per il potere di nuove figure contro un vecchio modo di governare. Gli oligarchi erano uomini del partito che sono stati sempre dietro le quinte. Quando le crisi economiche hanno costretto il governo a cercare nuove risorse per pagare stipendi e garantire i servizi minimi, sono riusciti ad imporre le proprie richieste.

Eltsin nell’ultima parte della sua vita e della sua carriera politica è stato debole e permissivo. Secondo Sergio Romano, le sue scelte hanno permesso ad alcuni uomini di impadronirsi delle risorse minerarie e petrolifere del paese, di controllare giornali e tv e di accaparrarsi il controllo dei principali istituti bancari.

L’avvento di Putin

L’avvento di Putin cambia tutto. Uno sconosciuto ufficiale del KGB in cerca di lavoro diventa, in poco tempo, un uomo molto influente che viene messo a capo di un dipartimento del governo. Poco dopo, avviene la sua elezione a Primo ministro. La sua biografia è sconosciuta a tutti e anche Romano fatica a trovare informazioni sul suo passato. Quello che è certo è che Putin ha prestato servizio nel KGB durante la Guerra fredda operando nella Germania dell’Est. Dopo la caduta del muro si è trovato senza un lavoro ed è diventato l’assistente del sindaco di San Pietroburgo. Poi il vuoto fino alla sua nomina ad un alto sevizio dello Stato e poi a capo del governo. Questo è il secondo piano di lettura del libro.

Putin fa una carriera folgorante e gli vengono riconosciuti meriti che molti faticano a vedere. Ma come si comporta? Solidifica in poco tempo il suo potere e riesce ad imporre una visione vincente della Russia. Non rinuncia alla storia del suo paese né rinnega il periodo comunista. Ma cerca invece di utilizzare tutti i valori a cui i russi sono legati, perfino una devozione alle icone religiose, per cercare di rilanciare l’orgoglio del suo paese. La sua strategia funziona e ha successo. Tanto che viene eletto come presidente della Repubblica, carica che, a parte un breve periodo come Primo ministro, continua a mantenere tutt’oggi.

Sondaggi recenti

I sondaggi anche adesso (2017) lo danno come favorito alle prossime elezioni con una percentuale di gradimento molto alta. La sua politica è un misto di nazionalismo, orgoglio per il proprio passato, soprattutto le conquiste prima dell’avvento del comunismo e la ricerca di un’identità religiosa che dimostri come la Russia è stata la prima in tutto. Secondo Romano, uno dei problemi principali di un uomo di governo russo è il confronto con il territorio. La Russia ha un territorio enorme in continuo pericolo di disgregazione. E la strategia di Putin è proprio dimostrare come invece la Russia debba espandersi, senza eccessi, mantenendo un controllo stabile dei suoi confini.

Sergio Romano
Lo scrittore Sergio Romano

Sono tre quindi le chiavi di lettura del libro “Putin e la ricostruzione della Grande Russia“: la storia dopo la caduta del muro, l’enigma Putin e la sua misteriosa ascesa al potere e la strategia sia di politica interna che di politica internazionale per mantenere saldo questo potere. Con uno stile narrativo chiaro e lineare e una conoscenza molto dettagliata e profonda della storia della Russia, Sergio Romano ci permette di osservare con più attenzione e consapevolezza i cambiamenti della Russia. Un paese fondamentale per il futuro dell’Europa e dell’Occidente.

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La crisi Ucraina del 2013: cause e sviluppi https://cultura.biografieonline.it/crisi-ucraina/ https://cultura.biografieonline.it/crisi-ucraina/#comments Tue, 22 Feb 2022 14:22:42 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9924 La crisi ucraina è iniziata il 21 novembre del 2013 quando il governo, con a capo il presidente Viktor Yanukovich, ha deciso di non firmare l’accordo di associazione con l’Unione Europea. Questa decisione, presa dopo un incontro a Mosca con il presidente Vladimir Putin, ha di fatto riportato l’Ucraina sotto l’influenza della Russia, scatenando le proteste dei cittadini ucraini favorevoli all’entrata del loro paese nell’Unione Europea.

Kiev: gli scontri di piazza durante la crisi Ucraina (Febbraio 2014)
Crisi Ucraina: scontri in piazza a Kiev durante il febbraio 2014

I cittadini contrari alla decisione del loro governo si sono riversati nelle strade della capitale Kiev, manifestando con vigore e determinazione il loro dissenso. Le proteste, all’inizio pacifiche, si sono ben presto trasformate in atti di reiterata violenza. Le forze dell’ordine si sono scontrate con i manifestanti in più occasioni, attirando l’attenzione dei media e delle diplomazie internazionali.

Il primo scontro è avvenuto il 30 novembre e ha provocato l’arresto di 35 persone. Di fronte ad un intervento così massiccio delle forze dell’ordine, i manifestanti si sono moltiplicati e il 1° dicembre centinaia di persone si sono riversate per le strade di Kiev, dando inizio ad una crisi senza precedenti per l’Ucraina.

Il ricordo va al 2004, quando la rivoluzione arancione stravolse il paese. La Russia, oggetto di critiche e preoccupazioni da parte delle opposizioni, che ritenevano che solo un aiuto da parte dell’Unione europea avrebbe salvato il paese da un default economico, decise di proporre un accordo di carattere economico all’Ucraina, grazie al quale avrebbe comprato titoli di stato ucraini per un valore di 15 miliardi di dollari; inoltre dal 2014 avrebbe venduto il gas russo allo stato ucraino con uno sconto pari al 30% del prezzo abituale.

L’aiuto economico offerto dalla Russia di Putin è giunto al governo e al presidente ucraino perché apparentemente, avrebbe potuto placare le proteste. Ma la pace è durata poco; dopo la decisione del governo di introdurre una serie di misure che avrebbero limitato la libertà di manifestare liberamente, la piazza si è infiammata di nuovo.

Viktor Yanukovich
Viktor Yanukovich, presidente ucraino protagonista politico durante la Crisi Ucraina

Il 22 gennaio 2014 sono sorte molte proteste a Kiev e in altre città dell’Ucraina. Il governo ha reagito con il pugno duro: sono morte quattro persone e si sono contate decine di feriti. Il presidente Yanukovich ha compreso la gravità della situazione e ha considerato l’opposizione politica meglio organizzata e determinata di quello che si poteva pensare all’inizio delle proteste. Il 23 gennaio i leader dell’opposizione (Vitali Klitschko sostenitore della UE, Arseniy Yatsenyuk ex ministro degli esteri e uomo molto vicino a Yulia Tymoshenko, ex presidente dell’Ucraina, Oleh Tiahnybok leader dell’estrema destra) hanno incontrato il presidente e deciso di accettare una tregua.

La tregua tuttavia dura poco e malgrado il presidente Yanukovich decida di conferire l’incarico di premier ad un membro dell’opposizione, gli scontri continuano. A questo punto il primo ministro Mikola Azarov si dimette e insieme a lui tutto il governo lascia il potere nelle mani degli oppositori.

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Il Parlamento approva un’amnistia per gli oppositori che si trovano in carcere ma gli scontri proseguono fino a raggiungere un punto di non ritorno, che costringe la UE ad intervenire duramente: il 18, 19 e 20 febbraio 2014 la polizia spara sui manifestanti e il bilancio dei morti è terribile, si parla di 148 morti e centinaia di feriti.

Kiev sembra travolta da una rivoluzione: edifici in fiamme, cadaveri per le strade, manifestanti e poliziotti che si scontrano in assetto di guerra. Il presidente Yanukovich lascia Kiev e viene destituito dal Parlamento.

Julia Timoshenko
Yulia Tymoshenko

Yulia Timoshenko viene scarcerata e presidente dell’organo legislativo viene nominato Oleksandr Turcinov, braccio destro della Timoshenko. La crisi Ucraina sembra così volgere al termine: il paese torna alla normalità e si apre un nuovo capitolo della sua storia. Il primo atto democratico della nuova fase storica e politica sono proprio le nuove elezioni che vengono subito indette.

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Guerra di Crimea, riassunto e storia https://cultura.biografieonline.it/guerra-di-crimea/ https://cultura.biografieonline.it/guerra-di-crimea/#comments Tue, 26 Mar 2019 10:21:57 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26153 La Guerra di Crimea si combatté dal 1853 al 1856 sul Mar Nero. Schierati l’un contro l’altro ci furono la Russia e l’Impero Ottomano, appoggiato da Francia e Gran Bretagna. Motivo del contendere fu il controllo dei luoghi santi della cristianità nel sultanato, in particolare in Palestina.

Guerra di Crimea - Battaglia di Sinope - 30 novembre 1853
Guerra di Crimea, Battaglia di Sinope (30 novembre 1853): le navi turche (a sinistra) sono attaccate dalla flotta russa. Quadro dell’artista russo Ajvazovskij 1853

Prima della guerra di Crimea: il quadro storico

Il biennio 1848-1849 fu costellato da grandi rivoluzioni in tutta Europa e oltre. Mentre il 1851 fu l’anno dell’esposizione internazionale a Londra, il successivo, il 1852, fu quello in cui Luigi Napoleone in Francia revocò la Costituzione autoincoronandosi Napoleone III.

Analoga la situazione che sconvolse l’Austria e il suo impero. Quando la Russia dichiarò guerra al Sultano, nel marzo del 1854, i veri protagonisti del contendere divennero Napoleone III da una parte e lo zar Nicola I dall’altro.

Religione e geografia politico-economica

La difesa della cristianità, cattolica per uno e ortodossa per l’altro, nascondeva infatti l’accesso e la supremazia sul Mediterraneo. Inoltre, insieme alla garanzia del favore dei cattolici all’interno del proprio regno, i due governanti ambivano ad espandersi territorialmente in Turchia per avere il controllo su Bosforo e Dardanelli.

Due schieramenti: occidente contro oriente

Nello schieramento alleato vi erano così, accanto al Sultano, la Francia e la Gran Bretagna. Presto si unì a loro anche il Regno di Sardegna. Nel maggio del 1855, infatti, il conte Camillo Benso, in cerca dell’appoggio della Francia per la sua espansione in pianura padana, mandò i suoi bersaglieri a Oriente. Lo fece nonostante una fortissima opposizione dell’opinione pubblica che lamentava un conflitto al di fuori dei propri interessi.

Alfonso La Marmora
Il corpo di spedizione piemontese partì da Genova il 25 aprile 1855 comandato dal generale Alfonso La Marmora.

Gli alleati, così costituiti, vantarono un equipaggiamento più moderno dotato di navi a vapore e corazzate.

La Russia, invece, una volta invase Moldavia e Valacchia, tenendo sotto minaccia la Bulgaria settentrionale, entrò nel conflitto con armi già obsolete.

Velieri, cannoni e vecchi fucili furono a disposizione dei soldati del fronte orientale. Combattenti che oltre tutto incontrarono ulteriore ostilità sul territorio di guerra: vasto e quasi privo di infrastrutture per il trasporto, gli spostamenti e la comunicazione.

Pertanto, la Russia scese in campo attuando soprattutto una guerra di posizione ovvero di resistenza all’avanzata degli alleati sulla Crimea. L’attacco fu fortemente depotenziato da un’ondata di colera che portò via il 30 per cento dei soldati provenienti da Occidente.

Dalla caduta di Sebastopoli alla fine del conflitto

Resistendo e avanzando, contando numerose perdite su entrambi gli schieramenti, si giunse alla caduta di Sebastopoli al 389° giorno di assedio.

Da qui lo stallo: gli alleati erano decimati dalla malattia e stanchi; i russi non avevano la spinta di andare al contrattacco.

Intanto l’Austria, fino a questo momento altalenante nella sua posizione, lanciò un ultimatum per la discesa in guerra con gli alleati. Ma la guerra ormai era agli sgoccioli.

In Russia si accesero decine di rivolte contadine. In breve tempo, il nuovo zar Alessandro II si arrese decretando la fine del conflitto il cui esito, poi, fu definito con i Trattati di Pace di Parigi del 1856.

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Il giorno in cui fallì la rivoluzione, recensione del libro di Sergio Romano https://cultura.biografieonline.it/il-giorno-in-cui-falli-la-rivoluzione/ https://cultura.biografieonline.it/il-giorno-in-cui-falli-la-rivoluzione/#respond Tue, 19 Feb 2019 14:39:20 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26010 Recensione del libro di Sergio Romano, Il giorno in cui fallì la rivoluzione. Una controstoria della Russia rivoluzionaria dal 1917 al 1991. La rivoluzione d’Ottobre – avvenuta in realtà fra il 6 e 7 novembre del 1917 anche se in seguito venne modificato il calendario e utilizzato quello giuliano e pertanto le date ufficiali divennero quelle del 25 e 26 ottobre – cambiò molte cose.

Il giorno in cui fallì la rivoluzione, copertina del libro di Sergio Romano
La copertina del libro: Il giorno in cui fallì la rivoluzione

Il corso della Storia per come lo vediamo e interpretiamo ha senso solo se viene approfondito dai fatti. Tuttavia può essere stimolante immaginare quali sarebbero state le eventuali conseguenze dei fatti se gli accadimenti fossero stati diversi da come li conosciamo.

Più stimolante ancora però è collocare nella sua giusta dimensione un fatto storico. Sergio Romano ci prova con la sua abilità di divulgatore e di storico accorto e sapiente.

Recensione del libro

Nel suo recente libro, “Il giorno in cui fallì la rivoluzione. Una controstoria della Russia rivoluzionaria dal 1917 al 1991”, nelle librerie dal 2019 (editrice Solferino – I libri del Corriere della Sera, euro 14,00, pp. 154), dunque, ridimensiona l’importanza degli eventi che hanno portato alla Rivoluzione Russa ma non ovviamente il suo peso storico e le conseguenze che hanno influenzato la storia d’Europa.

Sergio Romano descrive i fatti raccontando la casualità di eventi che hanno portato Lenin in una situazione favorevole e come lo sviluppo della prima guerra mondiale e le azioni dei tedeschi abbiano offerto al padre della rivoluzione una serie di vantaggi che ha saputo cogliere solo in parte.

Dall’altra parte Romano descrive la debolezza e le incertezze del governo provvisorio, minato da lotte interne, dagli esiti della guerra sempre più incerti e da un malcontento popolare interpretato erroneamente sia dalla corte e dal governo.

Fin qui nulla di nuovo, solo l’esposizione di Romano che con un linguaggio chiaro e scorrevole racconta eventi già ampiamente trattati in molti altri saggi, alcuni dei quali citati dall’autore.

Cosa sarebbe successo se…

Poi Romano inverte la rotta e racconta quello che sarebbe potuto accadere se Lenin avesse deciso di attendere e non avesse ordinato l’insurrezione contro il palazzo d’Inverno raccontato da Sergej Michajlovič Ėjzenštejn nel film “Ottobre”. In realtà come racconta Romano l’insurrezione non fu così trionfale come viene raccontata nel film e la conquista del palazzo governativo avvenne molto velocemente e senza resistenze.

Ma l’autore immagina invece che tale attacco non sia mai avvenuto perché Lenin invece di spingere la folla contro il governo di Kerenskij, chiede di attendere, di aspettare alcuni giorni. Il primo gruppo di manifestanti, i marinai ammutinati si disperdono per le strade di San Pietroburgo, questo attendismo cambia in parte il corso della storia.

Sempre secondo l’ipotesi di Sergio Romano, il governo avrebbe potuto sciogliere il Soviet di San Pietroburgo e isolare i bolscevichi che nell’Assemblea erano minoritari rispetto ai socialisti rivoluzionari, che non appoggiarono immediatamente l’insurrezione: questo invece è vero.

Le ipotesi

A questo punto, sempre secondo la storia controfattuale di Romano, la Duma sciolta dal governo avrebbe potuto conferire in un’Assemblea costituente all’interno della quale anche i bolscevichi e i socialisti rivoluzionari avrebbero potuto partecipare per redigere una nuova costituzione che avrebbe cambiato la storia della Russia.

Ma la questione che sorge spontanea è: perché avrebbe avuto senso un corso così imprevisto?

Perché come molti bolscevichi avevano capito, la rivoluzione del 1905 scaturita dopo la guerra fra Russia e Giappone non aveva indebolito il governo zarista e si era rivelata un fiasco anche se le sue conseguenze erano state l’apertura della Duma.

Sergio Romano
Lo scrittore Sergio Romano

Era quindi possibile che un’altra rivoluzione non portasse ad un cambiamento radicale ma solo ad un cambiamento costituzionale che avrebbe coinvolto anche le prerogative dello zar.

Il saggio poi continua con i ricordi di Romano che è stato per diversi anni ambasciatore in Unione Sovietica e ha potuto direttamente seguire alcuni eventi come il fallito colpo di stato del 1991 e il crollo delle riforme di Gorbaciov. Quest’ultima parte riprende alcuni capitoli del libro di Sergio Romano su Putin, pubblicato da Longanesi. Ma è interessante comunque leggere le pagine in cui l’autore analizza le conseguenze delle riforme mancate di Gorbaciov e lo sbriciolamento dell’Unione Sovietica.

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Il dottor Zivago, romanzo di Pasternak (riassunto) https://cultura.biografieonline.it/dottor-zivago-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/dottor-zivago-riassunto/#comments Sat, 30 Apr 2016 07:31:18 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18143 L’opera più rappresentativa dello scrittore Boris Leonidovic Pasternak è il romanzo “Il dottor Zivago” edito da Feltrinelli e pubblicato in Italia in anteprima nel novembre 1957. Il romanzo è diviso in cinque parti. In questo libro, lo scrittore ha voluto mettere in evidenza gli aspetti positivi e negativi del regime comunista russo che predominava in quel periodo storico su tutto il territorio dell’U.R.S.S..

Il Dottor Zivago - riassunto del libro
Il dottor Zivago (una copertina del libro)

Il dottor Zivago: riassunto

Nel libro “Il dottor Zivago“, lo scrittore narra della vita e delle vicende che riguardano un medico e poeta di nome Jurij Andrèevič Živàgo. Lo scrittore inizia raccontando il periodo dell’adolescenza del protagonista e dell’incontro con la futura moglie, che si chiama Tonja Gromeko, evidenziando, sullo sfondo del racconto, il periodo della rivolta del 1905. I due si sposano ed hanno un bambino, nonostante il clima di quel periodo non sia dei migliori. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il dottore viene chiamato a lavorare in un’unità medica inviata al fronte. Quando, però, il divampare della rivoluzione provoca il dissolvimento dell’esercito russo, il dottore rientra a Mosca.

Jurij Andrèevič Živàgo si accorge della difficile situazione che si è venuta a creare e tenta di salvare i suoi familiari dalla Rivoluzione russa. Decide così di trasferirsi, insieme ai suoi famigliari, moglie e figlio, in un paesino che si trova vicino ai Monti Urali e, proprio in questo paesino sperduto, il dottore incontra una crocerossina di nome Larisa Antipova (Lara). I due diventano amanti ma il protagonista è assalito da grandi dubbi e grande senso di frustrazione, poiché si sente in colpa verso la moglie Tonja che, fra l’altro, è ancora in dolce attesa di un altro bambino. Il protagonista si scopre ancora innamorato della sua sposa ma al tempo stesso nutre ancora una profonda attrazione per Lara. Živàgo vorrebbe confessare il tradimento alla sua sposa ma, seppur ben intenzionato, non riesce nell’intento.

Seconda parte

La relazione con Lara intanto termina bruscamente poiché Živàgo è costretto dai partigiani rossi (il cosiddetto Esercito dei boschi guidati dal misterioso Strelnikov, ovvero Pavel Antipov, marito di Larisa, in lotta contro le forze bianche del generale Kolčak) a lavorare per loro in qualità di medico. Il dottore non riesce a sottrarsi a questa sorte e, solo dopo alcuni anni, riesce a rientrare al paese, rincontrando l’amata Lara. In questo lasso di tempo, vive il periodo più bello della sua vita in compagnia della sua famiglia e dedicandosi alla sua passione per la scrittura. Passa il tempo e un giorno viene informato di quanto è accaduto alla moglie e al figlio che, dopo essere tornati a Mosca, sono stati espulsi e sono stati costretti a trasferirsi a Parigi. Zivago è contento di aver ricucito il rapporto con Lara ma il periodo di serenità tra i due dura poco e i due ben presto sono costretti a separarsi, stavolta in modo definitivo.

Un avvocato che si chiama Komarovski, che in passato aveva costretto Lara a diventare la sua amante, era arrivato al potere ed era riuscito ad occupare una posizione di prestigio nel nuovo regime che si era venuto a creare, minacciando d’arresto Zivago, che viene considerato un disertore, e Lara, moglie di Strelnikov, che nel frattempo è stato accusato di tradimento. Komarovski riesce nell’intento di separare i due portando con sé Lara e a Zivago non resta che piegarsi alla prepotenza del uomo di regime. In seguito, il dottore torna a Mosca, nel 1922, vivendo quasi come un mendicante, nonostante il suo nome sia diventato famoso negli ambienti letterari. Il suo obiettivo primario sarebbe quello di raggiungere i suoi cari a Parigi, ma i mezzi non glielo permettono.

Finale

L’unica consolazione in questa vita lontano dai suoi affetti, gli viene donata dall’incontro con Marina, una donna di cui si innamora perdutamente e con la quale avrà in seguito anche due figlie. Marina, figlia di un portiere, lo aiuta in questo periodo difficile della sua esistenza. I due trascorrono il loro rapporto, relativamente sereno, in un clima difficile e segnato da grandi difficoltà economiche.

La fortuna, però, a questo punto, sembra girare dalla parte del medico: infatti, il dottor Zivago rincontra il suo fratellastro, Yevgraf (da sempre fervente comunista, che in quel periodo aveva fatto carriera nell’Armata rossa, arrivando fino al grado di generale) che si prodiga ad aiutare il fratello per permettergli di superare il brutto periodo di difficoltà in cui versa. Yevgraf decide di inserire il fratellastro in un grande ospedale della zona ma, poco tempo dopo, la dea bendata volta di nuovo le spalle a Zivago che viene stroncato da un terribile infarto. Nel frattempo, la moglie Tonja sta tentando di ottenere il visto per il rientro in patria, ma riuscirà nell’intento troppo tardi, non riuscendo così a vedere mai più il suo amato marito.

Boris Pasternak
Boris Pasternak

Andavano e sempre camminando cantavano eterna memoria, e a ogni pausa era come se lo scalpiccio, i cavalli, le folate di vento seguitassero quel canto.

Incipit del romanzo “Il dottor Zivago”

Commento all’opera

Il libro di Boris Pasternak ottenne un notevole successo di vendita e di critica tanto che lo stesso autore venne insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1958, che non riuscì a ritirare per l’opposizione, e il conseguente rifiuto del visto, del capo politico sovietico Chruščёv.

Il libro “Il dottor Zivago” fu spunto per la sceneggiatura, nel 1965, della pellicola cinematografica omonima, diretta dal produttore cinematografico britannico David Lean, che ottenne un incredibile successo grazie anche alla sua colonna sonora, il “Tema di Lara“, ancora oggi famosissima.

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La Ferrovia Transiberiana https://cultura.biografieonline.it/transiberiana-treno/ https://cultura.biografieonline.it/transiberiana-treno/#respond Wed, 14 Oct 2015 18:16:12 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15347 La Ferrovia Transiberiana è una linea ferroviaria che parte da Mosca e termina a Vladivostok, città che si trova ai confini orientali della Russia. Più precisamente, con il nome di Transiberiana è chiamata la parte orientale della ferrovia, da Čeljabinsk, città russa a sud degli Urali, a Vladivostok. La sua lunghezza di ben 9.288 Km ne fa la ferrovia più lunga del mondo.

Ferrovia Transiberiana

Diramazioni

La Ferrovia Transiberiana, lungo il suo percorso, presenta due diramazioni, chiamate TransmongolicaTransmanciuriana. La linea Transmongolica parte da Ulan-Ude, città della Russia orientale, attraversa la Mongolia e termina in Cina, a Pechino. La linea Transmanciuriana parte dalla città russa di Chita, passa dalla Cina e arriva a Pechino, ma senza attraversare il territorio mongolo.

Costruzione

Il 1891 è l’anno in cui ufficialmente iniziarono i lavori per la costruzione della Ferrovia Transiberiana, con una forza lavoro impiegata di circa 90 mila uomini. Fu presentata per la prima volta all’Esposizione universale di Parigi del 1900, con il nome di Train Transibérien e il suo completamento avvenne il 18 ottobre 1916.

Transiberiana percorso
Il percorso della Ferrovia Transiberiana con le due diramazioni della Transmongolica e Transmanciuriana

Curiosità

Lungo il suo percorso, la ferrovia attraversa svariati paesaggi e panorami, lingue, etnie e culture diverse; i fusi orari attraversati dalla Ferrovia Transiberiana sono ben 7 e il tempo medio di un viaggio diretto, senza mai scendere dal treno, è di una settimana. In tutte le stazioni lungo la ferrovia, l’ora e gli orari dei treni sono regolati secondo il fuso orario di Mosca.

L’Uovo della Transiberiana

L’Uovo della Transiberiana è una delle uova del gioielliere e orafo russo Peter Carl Fabergé, fabbricato nel 1900 ed ispirato alla Ferrovia Transiberiana. Alto 26 centimetri, è un uovo di Pasqua gioiello che l’ultimo Zar di Russia, Nicola II, donò a sua moglie, la Zarina Aleksandra. Decorato sulla parte esterna da una fascia in argento con inciso il tracciato della ferrovia e con ogni stazione contrassegnata da una pietra preziosa, l’Uovo della Transiberiana è fabbricato in onice, oro, quarzo e smalto traslucido. L’interno, rivestito in velluto, contiene il modellino di un treno a vapore in oro, platino, diamanti, rubini e cristallo di rocca. L’uovo si trova presso il Palazzo dell’Armeria del Cremlino a Mosca.

Uovo Fabergé Transiberiana
Uovo della Transiberiana del 1900 di Fabergé

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Guerra e pace (romanzo di Tolstoj): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-guerra-e-pace/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-guerra-e-pace/#comments Thu, 09 Jul 2015 08:52:04 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14689 Uno dei libri storici più importanti dello scrittore russo Lev Tolstoj è “Guerra e pace”, pubblicato per la prima volta nel periodo che si snoda tra il 1865 e il 1869, durante il periodo della campagna napoleonica in Russia.

Guerra e pace - Riassunto
Guerra e pace: un’edizione del romanzo diviso in quattro volumi

Analisi

Il romanzo di Tolstoj è abbastanza complesso poiché vengono narrate in modo minuzioso le vicende di diversi personaggi, le estenuanti battaglie che si svolsero durante quel periodo e gli avvenimenti storici di rilievo. “Guerra e pace” è considerato dalla maggioranza dei critici un romanzo storico (uno dei più importanti di tutte le letterature), poiché permette di venire a conoscenza di un ampio spaccato della nobiltà russa durante il periodo di Napoleone. Lo stesso scrittore considerò il suo romanzo come una sorta di poema epico in cui l’eroe è il popolo russo, studiato in tutte le sue classi sociali e guidato da un destino imprevedibile.

Nel romanzo, Tolstoj descrive in modo minuzioso e particolareggiato i vari personaggi, sia si tratti di nobili o contadini, generali o semplici soldati. Anche la descrizione degli ambienti e dei paesaggi è particolareggiata.

Lev Tolstoj
Lev Tolstoj

Riassunto

Il libro narra le vicende di due famiglie aristocratiche russe ovvero i Bolkonskij e i Rostov. Il romanzo si apre con le vicende di un comandante dell’esercito Russo di nome Andrei Bolkosnki, che viene tragicamente ferito durante la battaglia di Austerlitz, ultima e decisiva battaglia svoltasi durante la guerra della terza coalizione che culmina con il successo di Napoleone e che ha assunto un ruolo quasi mitico nell’epopea napoleonica. Ben presto, il comandante Bolkosnki guarisce e decide di fare ritorno a casa. Andrei è contento all’idea di riabbracciare sua moglie Lisa in dolce attesa ma, una volta tornato, il destino gli riserva una tremenda sorpresa: infatti la moglie Lisa, prima del suo arrivo, muore durante il parto. Passano gli anni.

La storia narra le vicende del conte Pierre Bezuchov che si separa dalla moglie Helene Kuràghin dopo pochi anni di matrimonio, a causa del carattere frivolo e capriccioso della consorte. La figlia Natascia, a differenza della madre, è cresciuta in modo savio e composto diventando una brava e nobile ragazza. Durante un ballo di corte, organizzato dalla famiglia Rostov, Andrei incontra la bella Natascia e si innamora perdutamente di lei. Tra i due scatta immediatamente la scintilla dell’amore, si frequentano per un periodo e poi decidono di convolare a nozze; ma prima, Andrei decide di presentare la sua fidanzata alla famiglia. Natascia però non viene accolta con molto entusiasmo dalla famiglia Bolkosnki. Poco più tardi e a malincuore quindi, la giovane Natascia si lascia con Andrei, consapevole del fatto di non piacere alla sua famiglia.

Negli avvenimenti storici si disegna con la più grande chiarezza la proibizione di gustare i frutti del buon albero. Solo l’attività incosciente è fruttuosa, e l’uomo che sostiene una parte negli avvenimenti storici non ne capisce mai l’importanza.

Tempo dopo la ragazza, recandosi a teatro, incontra il principe Anatole Kuràghin, fratello di Helène. La donna rimane immediatamente colpita dal giovane principe e decide, da lì a breve, di fuggire con lui ma Pierre Bezuchov riesce a fermarla appena in tempo, prima che possa commettere questa follia d’amore. Intanto, l’esercito di Napoleone invade la Russia. Nella battaglia di Borodino, una delle più sanguinose battaglie condotte da Napoleone, quest’ultimo sconfigge i russi, riuscendo ad entrare con il suo esercito nell’antica capitale russa, ma la perdita di uomini da ambedue le parti risulta essere esagerata, stimata in circa 80.000 soldati caduti. Nell’infermeria del campo, tra i feriti, troviamo purtroppo il giovane Andrei e il principe Anatole; quest’ultimo è il primo a morire. Intanto, la bella Natascia, venuta a conoscenza del ferimento di Andrei, cerca di assisterlo ma la situazione peggiora e purtroppo per l’uomo non c’è più niente da fare. Andrei muore da lì a poco.

Il romanzo continua, narrando di un terribile incendio che sta mettendo in ginocchio gran parte di Mosca. Pierre, nel frattempo, non sopporta più questa situazione e, non volendo subire la pressione di Napoleone, medita un piano per salvare il suo Paese dal predominio francese. Ma la sorte gli è avversa e viene arrestato. Condotto in prigione, lì conosce un soldato dal nome Platòn Karatàev che lo dissuade dai suoi piani di vendetta. Intanto, i francesi si ritirano dalla città di Mosca. Pierre e Karatàev vengono inviati in un’ultima missione.

Tolstoj - Guerra e pace - una vecchia edizione
Guerra e pace: la copertina di una vecchia edizione del celebre romanzo di Lev Tolstoj

Finale

Durante la marcia, dopo un attacco, Karatàev muore mentre Pierre viene salvato da una banda di partigiani russi. L’uomo così può finalmente fare ritorno a Mosca. Qui ritrova Natascia, profondamente ferita dalla morte del fratello Petja, caduto in combattimento, e da quella di Andrei. Pierre, a quel punto, confessa i suoi sentimenti alla bella Natascia e dopo un periodo di frequentazione, le chiede di sposarla. Nel frattempo, Nikolaj Rostòv, dopo tanto tempo condiviso insieme, si decide a chiedere la mano della sua amata Maria, che accetta di buon grado di convolare a nozze, così la grande epopea del popolo russo culmina finalmente in un’atmosfera di pace e serenità.

“Guerra e pace” al cinema e in tv

Dato il successo dell’opera di Tolstoj, furono numerosi gli adattamenti cinematografici del film tra cui: “Guerra e Pace” del 1956, film diretto da King Vidor, “Guerra e Pace: Natascia – L’incendio di Mosca”, colossal del 1967 diretto da Sergej Bondarcuk e, in ultimo, la miniserie tv della Rai del 2007, dal titolo “Guerra e Pace”, diretta da Robert Dornhelm. Furono tratti dal romanzo anche dei fumetti Disney disegnati da Giovan Battista Carpi, un’opera lirica di Prokofiev e numerose traduzioni dell’opera in italiano.

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Stati Uniti e Russia tra le due guerre https://cultura.biografieonline.it/stati-uniti-e-russia-tra-le-due-guerre/ https://cultura.biografieonline.it/stati-uniti-e-russia-tra-le-due-guerre/#comments Sun, 11 Jan 2015 16:16:32 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12682 Nell’immediato dopoguerra, mentre l’Europa era colpita da una disastrosa svalutazione monetaria, gli Stati Uniti si andavano affermando per capacità produttiva e finanziaria come Stato-guida del mondo capitalistico, in sostituzione della Gran Bretagna.

Woodrow Wilson e Warren G. Harding
Woodrow Wilson e Warren G. Harding, rispettivamente 28° e 29° Presidente degli Stati Uniti d’America

La politica di Woodrow Wilson

A consolidare tale ruolo contribuì la politica dei 14 punti proposta da Wilson al tavolo di pace. Il liberismo wilsoniano non risultò comunque vincente, né nella gestione degli affari internazionali né all’interno del paese, perché l’opinione pubblica statunitense considerava tale politica wilsoniana troppo pericolosa: comportava una piena adesione alle Società delle Nazioni e di conseguenza un’assunzione di responsabilità di fronte alla serie di controversie scaturite dalla guerra ritenute del tutto estranee ai reali interessi del paese. Si crearono così le premesse per un rovesciamento dell’indirizzo di governo: nelle elezioni presidenziali del 1920 – dove le donne votarono per la prima volta – vinse il repubblicano Warren Harding.

La politica di Warren G. Harding

Harding ripristinò la politica isolazionistica e conservatrice, basata sul non intervento negli affari europei. Quindi si rifiutò di prendere parte ai lavori della Società delle Nazioni e anche di ratificare i trattati di pace, negoziando trattati bilaterali di pace con la Germania, l’Austria e l’Ungheria. L’isolazionismo politico ed economico comportarono una serie di provvedimenti contro l’immigrazione straniera e nel paese si creò un clima di ostilità verso gli immigrati, che raggiunse punte di estrema violenza xenofoba e razzista col riemergere della setta segreta Ku Klux Klan, che metteva in atto una serie di inaudite violenze ai danni delle persone di colore e degli immigrati cattolici ed ebrei.

Nel 1919 fu emanata la legge sul proibizionismo, che vietava la produzione e la vendita di alcolici, con la quale si mirava a colpire soprattutto i neri e gli immigrati, accusati di essere inclini all’alcolismo. Il provvedimento provocò il traffico illegale di alcolici. Poi nel 1933 la vendita venne di nuovo permessa. La politica isolazionistica di Harding fu seguita anche dal suo successore Coolidge. Tale politica favorì la ripresa economica americana e il superamento della crisi di sovrapproduzione che si era manifestata tra il 1920-21, in seguito al cessato flusso delle esportazioni di guerra verso l’Europa.

Il piano Dawes

Per soddisfare il mondo industriale statunitense, che chiedeva la ripresa dell’economia e l’apertura di nuovi mercati in cui smerciare la sovrapproduzione, venne creato il piano Dawes (dal nome del suo ideatore Charles G. Dawes), che prevedeva un sistema di aiuti finanziari ai Paesi vinti, in particolare per la Germania, che così potettero procedere al pagamento delle riparazioni ai vincitori, e questi di estinguere i debiti contratti con gli Usa per le forniture belliche.

I fondi americani riuscirono a rivitalizzare l’economia dell’Europa: i capitali così ottenuti furono reinvestiti negli Usa, favorendo un vero e proprio boom economico (1925-1926).

La crisi economica degli Stati Uniti

Nel 1929 il benessere crescente, la speculazione, l’incontrollata produzione industriale e agricola crearono negli Stati Uniti una crisi di sovrapproduzione. Il mercato internazionale diventò a poco a poco stagnante, si trovò nell’impossibilità di assorbire le eccedenze produttive e ciò determinò una crisi, con una serie di conseguenze a catena. La borsa di Wall Street crollò; le fabbriche chiusero e le banche fallirono; la produzione industriale calò vertiginosamente e crebbero disoccupazione e povertà.

La crisi dagli Stati Uniti si propagò in Europa dove il ritiro dei capitali americani e l’arrivo sui mercati di prodotti a prezzi bassissimi provocarono l’arresto della produzione. In Italia molti agricoltori e operai si trovarono disoccupati. A risolvere la crisi fu il presidente democratico Roosevelt che elaborò un piano di emergenza chiamato New Deal (nuovo corso).

Franklin Delano Roosevelt
Franklin Delano Roosevelt, 32° Presidente degli Stati Uniti

Il New Deal di Roosevelt

Il New Deal prevedeva di adottare un’economia guidata (e non più libera di tipo privatistico) basata su un energico intervento dello Stato; basandosi su tali presupposti, operò a livello di politica monetaria (svalutando il dollaro del 40 per cento), realizzò lavori pubblici, risollevò aziende in crisi con capitali statali.

Il dopoguerra in Russia

Nel dopoguerra, in Russia si verificò una sanguinosa guerra civile tra rossi, sostenitori del regime comunista sovietico, e bianchi, sostenitori del regime zarista. L’intervento dell’Intesa a fianco delle truppe bianche ebbe come risposta che il governo sovietico creò l’Armata rossa e riuscì a sconfiggere i bianchi (eccidio di tutta la famiglia imperiale). Pochi mesi dopo i bolscevichi imposero il partito comunista russo come partito unico. Venne creata la Ceka (polizia politica sovietica).

Lenin
Vladimir Ilic Uianov, storicamente noto come Lenin

La politica di Lenin

Lenin iniziò un processo di rinnovamento: diede il via al “comunismo di guerra”, sottoponendo a controllo forzato tutta la produzione. La tensione sociale, aggravata dalla crisi agricola, portò ad un nuovo indirizzo: la Nep (nuova politica economica), ovvero allentare il rigido controllo statale. Si preoccupò di dare vita alla riorganizzazione territoriale e politica del Paese: nacque l’Urss, Unione delle repubbliche socialiste sovietiche. Alle repubbliche federate venne riconosciuta una certa autonomia. Al fine di estendere ovunque la rivoluzione, creò la Terza Internazionale: Komintern. Nel 1924 Lenin morì e fu sostituito da Stalin.

Stalin
Josif Stalin

La politica di Stalin

Stalin diede inizio all’industrializzazione per incentivare lo sviluppo del paese e di conseguenza impose la collettivizzazione forzata della terra. Abbandonò la Nep e tornò ai metodi del “comunismo di guerra” e represse ogni fermento di democrazia, creando un sistema dittatoriale fondato su un potere personale e tirannico. Dette il via al periodo delle “Grandi Purghe”, ovvero processi e condanne a morte contro cittadini incolpati di anticomunismo. Vennero creati i Gulag, campi di lavoro coatto. Paesi occidentali diffidenti nei confronti di Stalin, timorosi della ripresa di un espansionismo tedesco, furono disposti a collaborare, tanto che l’Urss fu ammessa nella Società delle Nazioni.

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