romanzo storico Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Mon, 19 Aug 2024 14:48:17 +0000 it-IT hourly 1 Il Gattopardo: riassunto e commento al romanzo https://cultura.biografieonline.it/il-gattopardo/ https://cultura.biografieonline.it/il-gattopardo/#comments Mon, 19 Aug 2024 14:14:40 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10081 Il romanzo Il Gattopardo è stato scritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa tra il 1954 e il 1957. Passò praticamente inosservato a due case editrici: Einaudi ed Arnoldo Mondadori, che si rifiutarono di pubblicarlo. Il romanzo non ebbe successo quando l’autore era in vita ma solamente qualche anno dopo. Fu pubblicato solamente nel 1958, un anno dopo la morte dell’autore, avvenuta nel 1957. La casa editrice Feltrinelli affidò la prefazione a Giorgio Bassani.

Il Gattopardo - Tomasi di Lampedusa
Il Gattopardo, celebre romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: una copertina (ed. 1963) e una foto dell’autore

Nel 1959 era già un best seller che contava una tiratura di 100.000 copie. Il romanzo non fu capito all’inizio, ma solo successivamente gli intellettuali e critici si avvicinarono ad esso.

Il Gattopardo rappresenta un classico esempio di romanzo storico che l’autore ha scritto ispirandosi alla storia della sua famiglia: i Tomasi di Lampedusa. Il romanzo tratta infatti il periodo storico del Risorgimento che visse il bisnonno dell’autore, Giulio Fabrizio Tomasi che viene chiamato nel romanzo principe Fabrizio Salina.

Il Gattopardo: riassunto e trama

Il romanzo inizia con il racconto della recita del rosario a casa del principe di Salina, dove egli vive con la moglie e sette figli. Egli è una persona distinta, molto affascinante ma anche decadente per certi aspetti. Ciò perché riflette proprio sul disfacimento della nobiltà a seguito dello sbarco dei mille in Sicilia.

Egli guarda con disprezzo ai cambiamenti che stanno avvenendo nell’Italia risorgimentale. Al contrario di suo nipote Tancredi che invece cavalca l’onda del successo garibaldino, cercando di convincere anche lo zio a farlo e ad immischiarsi tra le file della nuova nobiltà.

Tancredi è innamorato della cugina Concetta, donna graziosa e superba e a sua volta è innamorata di lui.

L’estate trascorre nella residenza di Donnafugata, dove la famiglia entra a contatto con il sindaco del paese Don Calogero Sedara. Egli  rappresenta la nuova ambiziosa borghesia attratta dalla vecchia nobiltà.

La figlia del sindaco, Angelica, bellissima ragazza mette gli occhi su Tancredi, che cede al suo fascino. I due così si sposano.

Al momento di votare l’annessione al Regno di Sardegna, il principe di Salina decide per il no, nonostante gli venga anche offerto il posto di senatore.

Finale

Decide quindi di condurre il resto della sua esistenza appartato  fino al giorno della morte, avvenuta a Palermo a seguito di un viaggio a Napoli, assistito devotamente dalle cure dei familiari.

L’ultimo capitolo mostra invece la vita delle figlie di Fabrizio, dedicata completamente alla religione e all’illusione dei tempi passati.

Il principe di Salina non ha mai accettato i cambiamenti avvenuti nella sua regione a seguito dell’Unità d’Italia: i siciliani infatti si sono sentiti bloccati nella loro tranquillità e hanno visto gli italiani come invasori.

Analisi e commento

L’autore si è ispirato alla tradizione romanzesca siciliana di Giovanni Verga e Federico De Roberto e ci presenta la vicenda risorgimentale da un punto di vista machiavellico.

È stato considerato più che un romanzo storico, quasi un romanzo anti storico perché afferma non più la positività dell’esistenza quanto l’affermazione che il corso della storia genera nuove infelicità. La famiglia Salina infatti resterà chiusa per sempre nell’illusione di un mondo che ormai è cambiato completamente.

Il titolo si basa su una frase posta sullo stemma della famiglia Tomasi:

«Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra».

Il regista Luchino Visconti ne trasse anche un film nel 1963 che riscosse un ottimo successo.

Romanzo storico, sì o no?

Vittorio Spinazzola, in una analisi degli anni novanta intitolata “Il romanzo antistorico”, attribuisce a una triade di romanzi la fondazione di un nuovo atteggiamento del romanzo rispetto alla storia.

I tre titoli sono:

  1. I Viceré, di De Roberto;
  2. I vecchi e i giovani, di Pirandello;
  3. Il Gattopardo, di Tomasi di Lampedusa.

Secondo Spinazzola non vi è più l’ottimismo di una concezione storicista e teleologica dell’avvenire dell’uomo, bensì la dolorosa consapevolezza che la storia degli uomini non procede verso il compimento delle magnifiche sorti e progressive. Il romanzo antistorico è il deposito di questa concezione non trionfalistica della storia.

Nei tre testi citati, il corso della storia genera nuovi torti e nuovi dolori, invece di lenire i vecchi.

Un altro elemento di differenza tra Il Gattopardo e altri romanzi storici è il suo essere una trasposizione in un racconto di fantasia di vicende familiari che in parte sono realmente avvenute e sono state tramandate attraverso la bocca dei parenti di Tomasi di Lampedusa. A differenza – ad esempio – de I promessi sposi  – qui abbiamo una rappresentazione che è essa stessa una testimonianza storica di come una parte della nobiltà visse quel determinato periodo di transizione risorgimentale.

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Addio alle armi: riassunto e analisi del romanzo di Hemingway https://cultura.biografieonline.it/addio-alle-armi-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/addio-alle-armi-riassunto/#comments Mon, 26 Jun 2023 09:42:49 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11021 Importante romanzo di Ernest Hemingway, “Addio alle armi” fu pubblicato nel 1929. L’autore si ispirò direttamente alle sue esperienze e memorie personali. Egli infatti era conducente di ambulanze per la Croce Rossa Americana nel corso della Prima Guerra Mondiale. Durante questa difficile esperienza di vita, si invaghì di un’infermiera connazionale di nome Agnes von Kurowski, con la quale visse una tormentata storia d’amore.

Erbest Hemingway: Addio alle armi (1929)
Addio alle armi: una copertina del romanzo di Hemingway (1929) e la locandina dell’omonimo film (1957)

Addio alle armi: la storia del libro

Il romanzo Addio alle armi in Italia non venne pubblicato fino al 1948 perché i gerarchi fascisti lo ritenevano disonorevole per l’Italia: si narra infatti la disfatta italiana a Caporetto (24 ottobre 1917, in cui le forze italiane vengono duramente sconfitte dall’Impero austro-ungarico). Il romanzo inoltre insiste soprattutto contro il militarismo e per questo fu censurato dal regime di Mussolini. In segreto però Addio alle armi venne tradotto da Fernanda Pivano, che finì anche in carcere, e fu poi pubblicato a seguito della caduta fascista ottenendo grandissimo successo.

Tra le esperienze di Hemingway che lo portarono a scrivere “Addio alle armi” è da ricordare la sia la sua partecipazione come autista della Croce Rossa durante la “Battaglia del Solstizio“, in cui, ferito, portò in salvo altri militari colpiti, sia il suo successivo ricovero in un ospedale di Milano.

Riassunto e trama

Il romanzo “Addio alle armi” racconta della storia di un giovane ragazzo, Frederick Henry, figlio di un diplomatico americano che si arruola volontario sul fronte italiano della guerra del ’13-18. Frederick parte e diventa conducente di ambulanze: il suo lavoro consisteva nel portare i feriti dal fronte fino al campo base dove venivano curati.

Egli non combatteva ma sentiva un forte spirito patriottico e di libertà. Quando però entra a contatto con la dura realtà della guerra capisce che purtroppo non è come se la aspettava.

Ma mentre vive queste disgrazie conosce una ragazza svizzera che fa l’infermiera, Catherine Barkley. Tra i due nasce prima una tenera amicizia e poi una storia passionale. Intanto la guerra dura per altri due anni e Frederick entra in contatto con molti soldati italiani, scoprendoli contrari a questo terribile massacro. Si trattò infatti di una guerra di logoramento molto dura, con morti da entrambi le parti.

Arriva la notte del 24 ottobre, giorno della disfatta di Caporetto, e il protagonista si ritrova tra alcuni soldati in ritirata, costretto a scappare. Incontra la Battle Police e per sfuggire ai poliziotti si getta in un fiume salvandosi miracolosamente. Corre alla ricerca di Catherine e i due abbandonano l’Italia perché lui  risulta ricercato.

Il tragico finale

Quando finalmente riescono ad arrivare in Svizzera, la donna partorisce il loro figlio nato morto e muore lei stessa. Invece di un lieto fine, il ragazzo si trova costretto ad affrontare l’immensa solitudine della sua condizione.

Foto di Ernest Hemingway
Ernest Hemingway

Breve analisi e commento

Il grande scrittore Hemingway aveva sempre sognato di scrivere un romanzo sulla sua esperienza di guerra e d’amore che visse nel 1918. Realizzò questo suo scopo con questo amaro romanzo; il giovane Frederick si imbatte nella dura realtà quando capisce che la guerra non è un’ideale ma che provoca solo morte e distruzione.

Il romanzo, come scritto dalla Pivano, nel suo titolo originario in inglese (A Farewell to Arms) può avere due interpretazioni: sia addio alle armi ma anche addio alle braccia (in inglese arms significa sia “braccia” che “armi”), da intendersi come le braccia della donna che il protagonista amava.

Hemingway utilizza la tecnica della narrazione per segmenti: il lettore si trova così coinvolto a pieno nelle vicende del protagonista e in tutto quello che accade nel romanzo.

Spesso definito come un banale romanzo d’amore e d’armi, in realtà rappresenta a pieno il sentimento di critica contro ogni forma di violenza e soprattutto uno sguardo consapevole sull’esistenza della morte e della sofferenza. L’uomo risulta così impotente difronte alle difficoltà della vita.

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Personaggi femminili de I promessi sposi: descrizione, analisi e riassunto https://cultura.biografieonline.it/promessi-sposi-personaggi-femminili/ https://cultura.biografieonline.it/promessi-sposi-personaggi-femminili/#comments Wed, 20 Apr 2022 17:47:12 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=39728 Il romanzo storico “I promessi sposi” è considerato uno dei più grandi capolavori della letteratura italiana, oltre che uno dei più conosciuti. In questo articolo analizziamo i principali personaggi femminili de I promessi sposi. Il romanzo fu scritto da Alessandro Manzoni in due anni, dal 1821 al 1823; poi subì delle revisioni nel corso del tempo (1840) soprattutto da un punto di vista linguistico.

Alessandro Manzoni
Alessandro Manzoni

L’opera, infatti, è tappa fondamentale per la nascita della lingua italiana: l’autore eliminò le forme dialettali e scelse il fiorentino parlato dalle persone colte.

La trama è un misto di invenzione e realtà: la narrazione parte dall’amore pieno di ostacoli di Renzo e Lucia per poi intrecciarsi con fatti storici realmente accaduti. E’ ambientato nella Lombardia del Seicento.

Passiamo ora all’analisi delle più importanti figure femminili che si incontrano all’interno del romanzo.

Lucia Mondella

È la protagonista femminile dell’opera. Lucia è una donna giovane, bella e umile. Lavora come operaia in una filanda di seta insieme al suo promesso sposo, Renzo Tramaglino. È orfana di padre e vive con sua madre Agnese.

Renzo e Lucia: illustrazione
Renzo e Lucia: illustrazione

L’unico desiderio di Lucia Mondella è quello di formare una famiglia con Renzo. Ma la sua realizzazione incontra una serie di ostacoli.

Viene descritta come una ragazza molto riservata e molto devota: è una fervente cattolica.

Manzoni vede in lei la classica ragazza che incarna la morale cattolica, bilanciando anche il carattere molto irruente di Renzo. All’apparenza Lucia sembra molto fragile. Tra i personaggi femminili de I promessi sposi è quella che più subisce un’evoluzione. Nel corso del romanzo i lettori imparano a conoscerla come donna tenace, che affronta anche ostacoli più grandi di lei.

Tra gli episodi più belli che la riguardano vi sono:

  • l’Addio ai monti; così viene chiamato il momento in cui Lucia congeda la sua terra per scappare da Don Rodrigo;
  • l’incontro con la Monaca di Monza (Gertrude) – donna molto diversa da lei di cui parleremo tra poco;
  • l’incontro con l’Innominato: qui Lucia trova il coraggio di chiedere spiegazioni e riesce ad essere liberata.

La protagonista è descritta dal Manzoni come una donna dotata di tante qualità morali; è proprio grazie alla sua fede che riesce a raggiungere il suo scopo, ossia un matrimonio felice.

Agnese

È la madre di Lucia. Agnese Mondella (il cognome è quello del marito) viene descritta come una donna molto pratica e molto impulsiva. Sono caratteristiche diverse rispetto a quelle della figlia, molto più religiosa e mite.

E’ Agnese ad escogitare lo stratagemma del matrimonio a sorpresa, che purtroppo però non va a buon fine.

Lucia, Agnese e Renzo (I promessi sposi)
Lucia, Agnese e Renzo

Segue la figlia accompagnandola in tutte le sue peripezie mentre è in fuga da Don Rodrigo, fino a Monza dove insieme incontrano Gertrude.

È disposta a tutto pur di rendere felice Lucia e di proteggerla.

Perpetua

È la serva di Don Abbondio, molto affezionata a lui e che gli è sempre fedele. È una donna pettegola: ama ascoltare le chiacchiere di paese.

Non si è mai sposata, a detta sua perché ha rifiutato tutti i pretendenti.

È proprio Agnese a rivelare a Renzo che la colpa del rinvio del matrimonio non è di Don Abbondio, bensì di qualche prepotente.

Gertrude, la Monaca di Monza

È una figura che rappresenta l’esatto opposto di Lucia. Gertrude, Monaca di Monza, racconta alla ragazza tutta la sua storia: fin dall’infanzia era stata destinata dalla famiglia ad entrare in convento, dove viene condotta molto giovane e costretta a diventare suora.

Gertrude, monaca di Monza
Gertrude, monaca di Monza

Ella però non riesce mai a trovare consolazione nella fede, è molto infelice a causa della sua condizione e alterna momenti di ribellione a momenti di passività.

Un giorno incontra Egidio, un giovane con il quale inizia una torbida storia. È un personaggio molto ambiguo, aiuta Fra Cristoforo a nascondere Lucia, ma poi la tradisce e la consegna all’Innominato.

Alessandro Manzoni fa emergere tutta l’infelicità di questo personaggio femminile. Riesce con le sue descrizioni a far trapelare le sue sofferenze.

Il personaggio di Gertrude si ispira a Marianna de Leyva, poi divenuta Suor Virginia Maria, di cui l’autore aveva letto la vita in una cronaca seicentesca.

La madre di Cecilia

È un personaggio minore, che compare solo nel capitolo XXXIV. La madre di Cecilia viene ritratta mentre accompagna sul carro dei Monatti il corpicino di sua figlia, morta di peste. Il momento è doloroso ma la donna ha l’espressione serena, perché sa che il giorno seguente anche lei e l’altra figlia sarebbero morte e l’avrebbero raggiunta.

Questa madre ha vestito con cura la bambina, come per andare ad una festa e le dice addio in modo sereno; ella ha fede e riesce ad accettare il dolore.

Manzoni, attraverso la figura di questo personaggio femminile crea una madre esemplare, simbolo delle virtù cristiane; l’intento è quello di dare dignità anche alla morte.

La madre di Cecilia - Promessi Sposi
La madre di Cecilia, opera di Giorgio Scarpati

Considerazioni finali

È chiaro che le donne rappresentate dal Manzoni sono tutte molto diverse da loro; alcune hanno una spiccata religiosità, altre meno. Alcune che credono in un riscatto, altre sono rassegnate e in preda al loro destino.

I personaggi femminili de “I promessi sposi” hanno però un comune denominatore: queste donne sono tutte protagoniste; non vengono trascurate dall’autore. Anzi, assumono un ruolo di primo piano, a partire dalla figura della protagonista Lucia.

La donna, secondo la filosofia manzoniana, quando è dotata anche di fede cristiana, allora sarà in grado di ottenere tutto ciò che desidera.

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Schiava e Sorella, recensione del libro di Rita Alù https://cultura.biografieonline.it/schiava-e-sorella/ https://cultura.biografieonline.it/schiava-e-sorella/#respond Mon, 21 Dec 2015 14:17:49 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16089 Schiava e Sorella è un romanzo storico, dove storia e fantasia si mescolano, scritto da Rita Alù e pubblicato dalla casa editrice Torri del Vento Edizioni. Si intitola “Schiava e Sorella” perché è così che la protagonista della storia firmava le sue lettere indirizzate alle sorelle. È la vera storia di una donna coraggiosa, suor Anna Maddalena, al secolo Donna Anna Valdina, vissuta in Sicilia nel 1600, dove – per salvaguardare le ricchezze delle famiglie nobiliari e mantenere integro il patrimonio da destinare al primogenito – le figlie femmine erano costrette a prendere i voti, aldilà dell’effettiva vocazione. È questo il destino di Anna, che a soli sette anni insieme alle sue sorelle, entrò in convento ma non si rassegnò a rinunciare alla sua libertà, sfidando le regole, e affidandosi – dopo cinquant’anni trascorsi all’interno del monastero delle Stimmate – al tribunale.

Rita Alù
Rita Alù durante la presentazione del libro

L’autrice Rita Alù

L’autrice – Rita Alù è nata e vive a Palermo. È sposata e ha due figli. Avvocato, lavora da tanti anni in banca, con il grado di dirigente – fa rivivere attraverso queste pagine Anna, le cui origini risalgono alla famiglia Papè di Valdina, per una seconda volta.

Schiava e Sorella: breve trama e recensione del libro

“Schiava e Sorella” è una lettura interessante, che ci fa vivere il dolore di una vita venduta, ma che ci fa apprezzare il coraggio di questa donna che non si è mai rassegnata alla volontà del padre. Il tutto rappresentato in un libro scorrevole, abile, da leggere tutto d’un fiato. Una lettura che coinvolge, che fa immedesimare nel dolore di questa donna, la cui vita è segnata dalle rinunce. Un dolore che commuove.

Il libro si apre con il corteo lungo il Cassaro, la mattina del 30 settembre 1701, per ricordare Don Ugo Papè, Duca di Giampilieri, Protonotaro del Regno di Sicilia, morto un mese prima, le cui spoglie giungono a Palermo per ricevere l’ultimo saluto e riposare nella chiesa della Gancia, la stessa dove oggi riposa Donna Anna Valdina.

Nel palazzo sfarzoso della via Fiumesalato, conosciuta come via del Protonotaro, in un angolo, su un sofà, c’è Anna – dal corpo esile, vestita a lutto, dai capelli color argento, dallo sguardo spento, a causa di una cecità che l’ha colpita – pensierosa: Anna rivolge la mente ai decenni passati “della sua non vita” all’interno del monastero, ripensa a Don Ugo “che l’ha amata come un fratello e che ora non c’è più”.

Qui, prende posto accanto a lei, Don Giuseppe Papè, il figlio del Duca di Giampilieri, amato da Anna come una madre. Anna si apre così all’uomo, che le chiede di raccontargli di quegli anni di sofferenza e la donna inizia il suo racconto, partendo dall’ultimo giorno trascorso a Rocca, poco distante da Messina, prima di entrare in convento.

È nella sua Rocca che Anna e le sue sorelle inventano storie d’avventura fra le piante di gelsomino sul grande cortile della residenza del principe di Valdina, posto che permetteva alle giovani di ammirare le isole Eolie. Quello fu l’ultimo giorno trascorso dalle sorelle Valdina a Rocca.

Schiava e Sorella - libro
La copertina del libro “Schiava e Sorella” (Torri del Vento edizioni)

L’autrice racconta, nel secondo capitolo, l’arrivo di Anna a Palermo, l’atroce visione della forca dello Sperone, prima dell’ingresso in città, mentre Anna dalla carrozza osserva quei luoghi che la portavano lontano dalla sua terra sino a giungere al monastero di San Giovanni dell’Origlione, che sarebbe stata la sua nuova casa per un anno. Iniziano per Anna i nuovi giorni a Palermo, insieme alle sue sorelle e alle altre educande del monastero.

Trascorso questo periodo infatti il principe Don Andrea, padre di Anna, a seguito di alcuni dissapori, decise di trasferire le figlie nell’abitazione della zia paterna, Donna Laura, principessa della Scaletta. Anna manifestava al padre la sua contrarietà di vivere all’interno del chiostro. Da qui la scelta del padre di portarla a vivere in casa di Donna Beatrice Platamone, baronessa di Mazzarrone, zia di Don Andrea Valdina, signora dal temperamento rigido e severo, alla quale fu affidato l’incarico di persuadere Anna a farsi monaca. Qui la bambina veniva privata di partecipare alle feste organizzate in casa e per lei c’erano solo da seguire la messa e le processioni. L’aspettava una vita di reclusione presso il monastero delle Stimmate di San Francesco, che si concretizzò il 17 luglio del 1647.

Anche per le sorelle Laura, Caterina, Giovanna e Felice si aprivano le porte di altri monasteri, mentre Antonia venne concessa in matrimonio a Don Marcello Carraffa. Così facendo il patrimonio del primogenito Giovanni, futuro principe di Valdina, risultava salvo. Agli altri due fratelli, Carlo e Vincenzo, toccò il privilegio di decidere del loro destino. Anna vive senza pace, isolata dal mondo, all’interno del monastero delle Stimmate, giorni abilmente descritti da Rita Alù nel quarto capitolo del suo libro: una vita fatta di preghiere, di incontri con il padre, cercando di convincerlo a restituirle la libertà, tentativi inutili, parole inascoltate.

Il 25 luglio 1648 Anna divenne una novizia: “era il primo passo per l’ammissione alla professione solenne che sarebbe sopraggiunta tre anni più tardi”, assumendo il nome di suor Anna Maddalena.

Il capitolo VI di “Schiava e Sorella” è dedicato alla vita in convento. Il VII, invece, all’amicizia che legava Anna a suor Francesca Maria, amicizia nata tra quelle mura e che legava le due donne allo stesso destino: diventare monache per volere dei rispettivi padri. Non mancano al racconto storico i riferimenti al tribunale del Sant’Uffizio, alle violenze e alle torture cui venivano sottoposte le vittime sotto gli occhi della folla.

Con la morte del padre, avvenuta una domenica di maggio del 1659, si apre per Anna la speranza di lasciare per sempre il monastero: bastava avviare un processo per dimostrare la nullità della sua professione religiosa. Questa fu l’idea che sfiorò la mente di Anna, che non aveva fatto i conti con il fratello, Don Giovanni, che si oppose a tale decisione.

Trascorsero gli anni all’interno di quel monastero, sino a quando, morto il fratello Giovanni, Anna – all’età di cinquantasette anni – decise di avviare il processo di annullamento per i suoi voti. Per questo trovò l’appoggio di Don Ugo Papè, suo lontano cugino. Il 20 ottobre 1693 aveva inizio così il processo per l’annullamento della professione religiosa di suor Anna Maddalena Valdina, mentre il 30 novembre si svolse la prima udienza.

Seguì un giudizio lungo, abilmente raccontato dalla scrittrice nelle pagine dedicate ad Anna, sino alla decisione della lettura della sentenza che arrivò il 6 luglio 1699… Anna Valdina è così vissuta di nuovo grazie al lavoro di ricerca fatto da Rita Alù presso l’Archivio di Stato di Palermo.

Tutto è cominciato dal ritrovamento di un documento sul web, intitolato “L’archivio privato gentilizio Papè di Valdina”. Da qui è nata la voglia di “indagare” dell’autrice, che ci ha regalato questa storia.

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Racconto di due città (Dickens): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-racconto-di-due-citta/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-racconto-di-due-citta/#comments Wed, 07 Oct 2015 02:24:40 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15272 Uno dei romanzi più rappresentativi della poetica di Charles Dickens è “Racconto di due città” (A Tale of Two Cities). Si tratta di uno dei pochi romanzi storici scritto da Dickens nel 1859, insieme a Barnaby Rudge.

Charles Dickens - Racconto di due città
Racconto di due città (1859, Charles Dickens)

Analisi

Lo scrittore, considerato uno dei più noti romanzieri di tutti i tempi, ambienta il suo romanzo a Parigi e Londra, durante il periodo della Rivoluzione francese e durante gli anni del Regime del Terrore. Nel romanzo, lo scrittore affronta temi sociali quali la conseguente sottomissione del proletariato francese all’oppressione dell’aristocrazia, negli anni che precedono la rivoluzione, e la successiva brutalità dei rivoluzionari nei primi anni della Rivoluzione francese.

Lo scrittore, narrando la storia, lancia un monito al tempo presente in cui è ancora viva più che mai la minaccia della ripetizione dell’antico. Non si può dimenticare, il ricordo dei tumulti e delle agitazioni dovute all’approvazione della Corn Law e quello dei moti rivoluzionari a seguito del movimento cartista che rievocava i fantasmi del Terrore francese. La Rivoluzione francese è considerata dallo stesso scrittore come una malattia, una febbre, e paragonata al delirio di autodistruzione dove il suo contagio si espande a una velocità sempre più evidente e crescente.

Riassunto

Nel libro, inizialmente si narra la storia del Dottor Alexandre Manette: la vicenda inizia, infatti, con il suo rilascio dalla Bastiglia e delle conseguenze riportate dalla prigionia. Nella prima parte del romanzo, Lucie Manette è riunita con suo padre che era stato imprigionato per ben 18 anni nella Bastiglia. Il dott. Manette ha dimenticato la sua vita passata ma grazie alle cure della figlia inizia a riprendersi dal brutto periodo passato e, dopo la prigione, è nascosto da Madame e Monsier Defarge che possiedono un negozio di vino. Si continua poi con le vicende di Charles Darnay, un ex-aristocratico francese che, durante il periodo della rivoluzione del 1789, si incontra a Londra con la figlia di un prigioniero della Bastiglia, Lucie Manette. I due si innamorano perdutamente e cinque anni più tardi decidono di sposarsi.

Nella seconda parte del libro, Lucie Manette sposa Charles Darnay e l’uomo confessa un segreto al padre della sposa prima della vigilia del matrimonio, ossia di essere Charles Evrémonde, un membro della classe regnante francese. La vicenda continua con il giovane emigrato che torna però nella sua patria per cercare di salvare un amico considerato colpevole dai rivoluzionisti che l’hanno fatto prigioniero. Charles Darnay tenta di aiutarlo ma viene arrestato. I tentativi del padre e di Lucie di salvarlo all’inizio sembrano avere un buon esito. Il signor Manette spera di salvarlo perché ha ancora il rispetto dei rivoluzionisti, ma ben presto Charles Darnay viene di nuovo arrestato e condannato alla ghigliottina e alla morte.

Finale

L’ultima parte del libro narra di questa terribile vicenda. Un avvocato di Londra, scialacquatore e alcolizzato che un tempo aveva amato segretamente Lucie Manette, moglie dell’emigrato, raggiunge la Francia e si sostituisce al condannato a morte e riscatta così, con un sacrificio eroico, una vita di abiezione e di miseria. L’uomo si chiama Sydney Carton: approfittando della sorprendente somiglianza con Darnay, tenta così di redimere la propria vita per amore di Lucie Manette. Il romanzo termina con la morte di Carton e la fuga dei Manette e Darnay verso l’Inghilterra.

Temi trattati

Nel suo romanzo, Dickens affronta il tema del dualismo. Tale tema lo si intravede nella figura di Lucie Manette che incarna la quintessenza dell’ideale femminile piccolo-borghese dolce e compassionevole, mentre Madame Defarge è invece una donna sanguinaria e vendicativa ed è l’incarnazione di una femminilità sfigurata, quella bruta della Rivoluzione francese e simboleggia la perversione. Il tema del dualismo lo si scorge anche nei due uomini: il marito di Lucie, Charles Darnay, è un uomo dedito alla giustizia e al senso del dovere, aristocratico francese espatriato in Inghilterra, indiscriminatamente accusato durante il Terrore, mentre il suo doppio, Sydney Carton, è un avvocato inglese dalla vita completamente dissoluta e dedito all’alcol. Solo con il suo sacrificio, Carton dimostra di essere un eroe e non più l’uomo che era una volta.

Un altro tema ricorrente è dunque anche quello della rinascita, della resurrezione. Ciò lo si nota nelle figure del Dottor Manette, Sydeny Carton e Darnay/Evrémonde. Senza dubbio, per lo scrittore sono tutti personaggi che sono stati “richiamati alla vita”.

Il romanzo è considerato tra i più riusciti dello scrittore e, secondo le principali ricerche statistiche, ha ottenuto la maggiore tiratura, con oltre 200 milioni di copie vendute. Il libro è stato inoltre pubblicato sulla rivista “All The Year Round” in ben trentuno puntate settimanali, la prima è stata pubblicata il 30 aprile 1859 e l’ultima il 26 novembre del medesimo anno.

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Guerra e pace (romanzo di Tolstoj): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-guerra-e-pace/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-guerra-e-pace/#comments Thu, 09 Jul 2015 08:52:04 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14689 Uno dei libri storici più importanti dello scrittore russo Lev Tolstoj è “Guerra e pace”, pubblicato per la prima volta nel periodo che si snoda tra il 1865 e il 1869, durante il periodo della campagna napoleonica in Russia.

Guerra e pace - Riassunto
Guerra e pace: un’edizione del romanzo diviso in quattro volumi

Analisi

Il romanzo di Tolstoj è abbastanza complesso poiché vengono narrate in modo minuzioso le vicende di diversi personaggi, le estenuanti battaglie che si svolsero durante quel periodo e gli avvenimenti storici di rilievo. “Guerra e pace” è considerato dalla maggioranza dei critici un romanzo storico (uno dei più importanti di tutte le letterature), poiché permette di venire a conoscenza di un ampio spaccato della nobiltà russa durante il periodo di Napoleone. Lo stesso scrittore considerò il suo romanzo come una sorta di poema epico in cui l’eroe è il popolo russo, studiato in tutte le sue classi sociali e guidato da un destino imprevedibile.

Nel romanzo, Tolstoj descrive in modo minuzioso e particolareggiato i vari personaggi, sia si tratti di nobili o contadini, generali o semplici soldati. Anche la descrizione degli ambienti e dei paesaggi è particolareggiata.

Lev Tolstoj
Lev Tolstoj

Riassunto

Il libro narra le vicende di due famiglie aristocratiche russe ovvero i Bolkonskij e i Rostov. Il romanzo si apre con le vicende di un comandante dell’esercito Russo di nome Andrei Bolkosnki, che viene tragicamente ferito durante la battaglia di Austerlitz, ultima e decisiva battaglia svoltasi durante la guerra della terza coalizione che culmina con il successo di Napoleone e che ha assunto un ruolo quasi mitico nell’epopea napoleonica. Ben presto, il comandante Bolkosnki guarisce e decide di fare ritorno a casa. Andrei è contento all’idea di riabbracciare sua moglie Lisa in dolce attesa ma, una volta tornato, il destino gli riserva una tremenda sorpresa: infatti la moglie Lisa, prima del suo arrivo, muore durante il parto. Passano gli anni.

La storia narra le vicende del conte Pierre Bezuchov che si separa dalla moglie Helene Kuràghin dopo pochi anni di matrimonio, a causa del carattere frivolo e capriccioso della consorte. La figlia Natascia, a differenza della madre, è cresciuta in modo savio e composto diventando una brava e nobile ragazza. Durante un ballo di corte, organizzato dalla famiglia Rostov, Andrei incontra la bella Natascia e si innamora perdutamente di lei. Tra i due scatta immediatamente la scintilla dell’amore, si frequentano per un periodo e poi decidono di convolare a nozze; ma prima, Andrei decide di presentare la sua fidanzata alla famiglia. Natascia però non viene accolta con molto entusiasmo dalla famiglia Bolkosnki. Poco più tardi e a malincuore quindi, la giovane Natascia si lascia con Andrei, consapevole del fatto di non piacere alla sua famiglia.

Negli avvenimenti storici si disegna con la più grande chiarezza la proibizione di gustare i frutti del buon albero. Solo l’attività incosciente è fruttuosa, e l’uomo che sostiene una parte negli avvenimenti storici non ne capisce mai l’importanza.

Tempo dopo la ragazza, recandosi a teatro, incontra il principe Anatole Kuràghin, fratello di Helène. La donna rimane immediatamente colpita dal giovane principe e decide, da lì a breve, di fuggire con lui ma Pierre Bezuchov riesce a fermarla appena in tempo, prima che possa commettere questa follia d’amore. Intanto, l’esercito di Napoleone invade la Russia. Nella battaglia di Borodino, una delle più sanguinose battaglie condotte da Napoleone, quest’ultimo sconfigge i russi, riuscendo ad entrare con il suo esercito nell’antica capitale russa, ma la perdita di uomini da ambedue le parti risulta essere esagerata, stimata in circa 80.000 soldati caduti. Nell’infermeria del campo, tra i feriti, troviamo purtroppo il giovane Andrei e il principe Anatole; quest’ultimo è il primo a morire. Intanto, la bella Natascia, venuta a conoscenza del ferimento di Andrei, cerca di assisterlo ma la situazione peggiora e purtroppo per l’uomo non c’è più niente da fare. Andrei muore da lì a poco.

Il romanzo continua, narrando di un terribile incendio che sta mettendo in ginocchio gran parte di Mosca. Pierre, nel frattempo, non sopporta più questa situazione e, non volendo subire la pressione di Napoleone, medita un piano per salvare il suo Paese dal predominio francese. Ma la sorte gli è avversa e viene arrestato. Condotto in prigione, lì conosce un soldato dal nome Platòn Karatàev che lo dissuade dai suoi piani di vendetta. Intanto, i francesi si ritirano dalla città di Mosca. Pierre e Karatàev vengono inviati in un’ultima missione.

Tolstoj - Guerra e pace - una vecchia edizione
Guerra e pace: la copertina di una vecchia edizione del celebre romanzo di Lev Tolstoj

Finale

Durante la marcia, dopo un attacco, Karatàev muore mentre Pierre viene salvato da una banda di partigiani russi. L’uomo così può finalmente fare ritorno a Mosca. Qui ritrova Natascia, profondamente ferita dalla morte del fratello Petja, caduto in combattimento, e da quella di Andrei. Pierre, a quel punto, confessa i suoi sentimenti alla bella Natascia e dopo un periodo di frequentazione, le chiede di sposarla. Nel frattempo, Nikolaj Rostòv, dopo tanto tempo condiviso insieme, si decide a chiedere la mano della sua amata Maria, che accetta di buon grado di convolare a nozze, così la grande epopea del popolo russo culmina finalmente in un’atmosfera di pace e serenità.

“Guerra e pace” al cinema e in tv

Dato il successo dell’opera di Tolstoj, furono numerosi gli adattamenti cinematografici del film tra cui: “Guerra e Pace” del 1956, film diretto da King Vidor, “Guerra e Pace: Natascia – L’incendio di Mosca”, colossal del 1967 diretto da Sergej Bondarcuk e, in ultimo, la miniserie tv della Rai del 2007, dal titolo “Guerra e Pace”, diretta da Robert Dornhelm. Furono tratti dal romanzo anche dei fumetti Disney disegnati da Giovan Battista Carpi, un’opera lirica di Prokofiev e numerose traduzioni dell’opera in italiano.

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