Romagna Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 01 May 2020 08:17:57 +0000 it-IT hourly 1 Fabio Mongardi, autore del libro “Il caso Manzoni” https://cultura.biografieonline.it/fabio-mongardi/ https://cultura.biografieonline.it/fabio-mongardi/#respond Fri, 18 Mar 2016 09:44:18 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17595 Fabio Mongardi è nato e vive a Faenza. Autore di racconti pubblicati su diverse antologie, firmate da grandi autori come Eraldo Baldini, Carlo Lucarelli, Francesco Guccini e Stefano Tassinari, ha all’attivo cinque romanzi: tra questi, “Il verdetto muto”, tradotto e pubblicato anche in Germania con la Fischer Verlag e “Il caso Manzoni” (edito da Parallelo45 Edizioni), un romanzo-inchiesta che ricostruisce e indaga uno dei fatti di cronaca più sanguinosi della Storia del dopoguerra italiano.

Fabio Mongardi
Fabio Mongardi

Intervista a Fabio Mongardi

Buongiorno Fabio, raccontaci chi sei e quando hai iniziato a dedicarti alla scrittura.

Ho cominciato a scrivere piuttosto tardi, dopo alcuni travagli personali e dopo aver capito che come batterista facevo piuttosto pena. Per fortuna non ho mai avuto la malaugurata idea di frequentare corsi di scrittura. La mia formazione letteraria è dovuta unicamente alla lettura e ai tanti mestieri in cui mi sono cimentato, esperienze fondamentali per chi ha l’ambizione di descrivere e raccontare gli umani.

Il Caso Manzoni è il tuo romanzo-inchiesta su uno degli episodi di cronaca più efferati del secondo dopoguerra: di cosa si tratta?

La tragedia dei Manzoni è sicuramente la peggiore strage avvenuta nel dopoguerra in Romagna. Tre mesi dopo la fine della guerra, a Lugo, in località Frascata, un gruppo di ex partigiani entra nella villa dei conti Manzoni Ansidei, grossi proprietari terrieri e lontani parenti di Alessandro Manzoni. Dalla villa usciranno un’ora dopo portandosi via la contessa Beatrice, i tre figli maschi e la cameriera.

Saranno ritrovati solo tre anni dopo sepolti in un podere poco distante. Si saprà poi che le donne furono uccise a bastonate e che la contessa venne tenuta per ultima in modo che vedesse i propri figli morire, uno dei quali, solo ferito ad una spalla, fu sepolto vivo.

Il caso Manzoni (copertina del libro di Fabio Mongardi)
La copertina del libro “Il caso Manzoni”, di Fabio Mongardi

Come e perché hai deciso di raccontare questo evento?

Si tratta di una vicenda terribile e complessa, che ho voluto raccontare proprio per le tante sfumature che la storia contiene: c’è innanzitutto il dramma umano delle persone coinvolte, con vendette personali e depistaggi, poi c’è la grossa questione politica di una zona in mano a persone senza scrupoli, schegge impazzite di un mondo partigiano che agiva al di fuori e contro ogni regola, poi c’è l’ambiente particolare in cui questa storia è nata: il territorio della bassa Romagna, delle valli dove si mescolava poesia e miseria sociale.

Ho cercato di capire come sia stato possibile e perché, ragionando in modo laico e obiettivo, mescolando storia e fiction, che è servita a ricreare ambienti e personaggi.

Trattando un fatto di cronaca di uno dei periodi storici del nostro Paese più discussi e studiati, è stato facile per te condurre le ricerche che servivano alla stesura del libro o hai incontrato resistenze e ostilità?

Devo dire purtroppo che ho incontrato molte resistenze e ostilità, tanto che dopo un anno dall’uscita del libro ancora non riesco a presentarlo nel lughese. In particolare, mi sembra deludente l’atteggiamento partigiano di continuare pervicacemente a negare un problema che andrebbe affrontato pacatamente, ammettendo errori o responsabilità, quando ci sono.

Si preferisce invece dare aria all’inutile retorica, a fare pompose manifestazioni e continuare a negare la verità storica della guerra civile che ha interessato le nostre zone dell’Emilia Romagna.

La postfazione del libro è curata da Gian Ruggero Manzoni, poeta e artista parente della famiglia Manzoni di cui si racconta nel libro. Come è nata la vostra collaborazione?

Con Gian Ruggero Manzoni, che ricordo è scrittore e artista di alto livello, nonché cugino delle vittime, ho parlato all’inizio per farmi un’idea della storia che volevo raccontare. Ho accettato volentieri spiegazioni e consigli, poi, avendo lui condiviso l’idea di fondo del mio racconto, ha accettato volentieri di scrivere la postfazione del libro.

Perché consiglieresti la lettura de “Il caso Manzoni“?

Al di là che possa o non possa piacere, consiglio questo libro perché la storia che racconta è la nostra Storia. Perché stiamo parlando di una vicenda non banale di cui, ad esempio, hanno scritto giornalisti come Enzo Biagi, Bruno Vespa, Gianpaolo Pansa e Gianfranco Stella. Lo consiglio perché a differenza di altri, ho scritto un libro che mescola Storia e narrativa e questo fornisce un valore aggiunto. La narrativa, ricreando ambienti e personaggi, traina il lettore dentro la storia, lo coinvolge emotivamente e favorisce la comprensione dell’evento.

Infine lo consiglio perché del caso se ne discute da anni e io affrontandolo da un punto di vista diverso credo di avere fornito elementi tali da poter dire che il caso è risolto.

Da pochi giorni, la casa editrice tedesca Fischer Verlag ha pubblicato il tuo romanzo “Il verdetto muto“. Puoi raccontarci di cosa parla e quando è nato l’interesse degli editori tedeschi verso questo tuo romanzo?

“Il verdetto muto” è un poliziesco ambientato a S. Antonio, un piccolo paese della bassa Emilia che ho conosciuto per caso. Come in tutti i polizieschi c’è un omicidio e un carabiniere che indaga. Pubblicato da una piccola casa editrice di Faenza, ancora per caso è stato letto da un agente letterario tedesco.

Tradotto e pubblicato un po’ di anni fa in Germania, ha avuto subito un inaspettato successo con belle recensioni e migliaia di copie vendute. Poi ci sono stati problemi e la casa editrice ha chiuso. Quando sembrava tutto finito, il colpo di scena: una grossa casa come la Fischer Verlag ha acquisito i diritti e deciso di farne un tascabile che è uscito nel mese di febbraio.

Ci sono autori o libri che ispirano (o hanno ispirato in passato) il tuo modo di scrivere?

Come dicevo ho sempre letto molto e di tutto, sono tanti gli autori che mi piacciono, però confesso di avere un debole per Cormac McCarthy, William Faulkner, Flannery o’ Connor e Louis-Ferdinand Céline.

Hai altri progetti letterari in cantiere?

Per il futuro c’è un poliziesco ambientato a Ravenna, già scritto ma da sistemare. Poi, un romanzo ambientato in un piccolo paese immaginario della bassa Romagna dove si mescolano vari personaggi di alcuni racconti che ho scritto e mai pubblicato.

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La Fortezza di San Leo https://cultura.biografieonline.it/fortezza-di-san-leo-cagliostro/ https://cultura.biografieonline.it/fortezza-di-san-leo-cagliostro/#comments Tue, 24 Jan 2012 10:31:04 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=291 Impossibile non essere pervasi da un’immediata emozione non appena si scorge con lo sguardo il maestoso e invalicabile masso roccioso sul quale sorge la Fortezza di San Leo: pare sia stata modellata con la roccia sulla quale è stata costruita e si rimane inevitabilmente rapiti da quell’imponenza.

San Leo
Il maestoso masso roccioso sul quale sorge la Fortezza di San Leo

Situata a 639 mt sul livello del mare, la Fortezza di San Leo si trova in Val Marecchia, in Emilia Romagna, nella regione storica del Montefeltro, al confine con la Repubblica di San Marino, a circa 30 Km di distanza dalla Riviera Adriatica.

Giungendo alla cittadina di San Leo (589 mt s.l.m) ci si trova davanti agli strapiombi impressionanti sul cui culmine è stata appunto costruita la Fortezza, che è una delle opere militari più imponenti d’Italia per la sua posizione unica. Le alte ed inaccessibili pareti a strapiombo costituirono in passato una naturale difesa ed una perfetta postazione di avvistamento. Per giungere fin lassù è stata costruita una strada scavata nella roccia, che parte dalla tranquilla e fiabesca cittadina.

Arrivati alla Fortezza, è da lì che si può godere una vista maestosa, potendo ammirare un panorama mozzafiato: il mare Adriatico, la valle coronata da antichi castelli, rocche, ruderi di Chiese, i colli romagnoli e le vette dell’Appennino. Da indagini geologiche, si ritiene che la roccia su cui fu fondata si sia formata oltre 15 milioni di anni fa e sia un blocco di massa calcarea spostatasi nel periodo del Miocene, quando ancora l’Italia era sommersa dalle acque del mare.

Fortezza di San Leo
La Fortezza di San Leo

Anticamente chiamata Montefeltro (nel secolo VIII), fu poi nel secolo X che prese il suo nome attuale in onore di San Leone Dalmata, che giunse in questi luoghi nel secolo IV ed evangelizzò il territorio. Presumibilmente furono i Romani a fortificare per primi l’altura, costruendo una roccaforte. Nei secoli successivi vi furono sicuramente ampliamenti, uno dei quali nel 1479, che fu opera del senese Francesco di Giorgio Martini (1439-1526), pittore, scultore, architetto civile e militare, su ordine di Federico da Montefeltro.

Fin dal secolo III i Romani giunsero a San Leo e successivamente, caduto l’Impero Romano, a partire dal secolo VI, fu contesa tra Goti e Bizantini e tra Longobardi e Franchi; tra il 962 e il 964 ebbe l’onore di essere proclamata Capitale del Regno Italico di Berengario II. Nel 1155 Montefeltro I dà origine alla casata dei Montefeltro. Dalla seconda metà del 1300 e sino alla metà del 1400, si contesero il dominio di San Leo i Malatesta e i Montefeltro, fino al 1441, quando Federico III da Montefeltro ebbe la meglio; nel 1502 fu tolta da Cesare Borgia, detto il Valentino, ai Montefeltro, che ne ripresero il dominio nel 1503; nel 1516 San Leo appartenne a Lorenzo Piero de’ Medici duca d’Urbino, nipote di papa Leone X, mentre dal 1527 a Francesco Maria I della Rovere; dal 1631 al 1860 fu in mano alla Chiesa.

La cella di Cagliostro
La cella di Cagliostro

Il Forte funse da prigione dal 1631 fino al 1906. Fu infatti qui recluso Giuseppe Balsamo Conte di Cagliostro, personaggio dall’eccezionale ed enigmatica personalità. Nato a Palermo il 2 giugno 1743, geniale, dotato di ineguagliabile intelligenza, taumaturgo ed alchimista, operò molteplici opere di bene ma purtroppo fu vittima del totalitarismo del suo tempo. Fu arrestato e processato dall’Inquisizione con l’accusa di appartenenza alla massoneria ed eresia e portato nella Fortezza di San Leo nel 1791, dove fu rinchiuso in una cella detta “del Tesoro”.

Successivamente spostato nella tetra e umida cella detta il “Pozzetto”, la cui unica apertura era una finestrella con triplice inferriata, dalla quale si vedeva la cittadina di San Leo. L’attuale porta di accesso alla cella fu aperta in seguito, poiché in origine non esisteva. Cagliostro veniva ininterrottamente sorvegliato mediante una botola aperta nel soffitto. Sono visitabili sia il locale di guardia che la cella di Cagliostro, il quale vi fu rinchiuso fino al giorno della morte nel 1795, il 26 agosto, o come alcuni sostengono, il 27 agosto, essendo descritto nell’atto di morte: “…morì il giorno 26 del mese di agosto dell’anno suddetto, alle ore tre dopo la mezzanotte.”

Nel borgo medioevale ai piedi del castello di Montefiore Conca, la sera del 4 agosto 2010 si è tenuta la rappresentazione teatrale “Processo a Cagliostro”. Gli amanti delle rivisitazioni storiche hanno potuto assistere alla riproposizione dello storico processo al Conte di Cagliostro. Il gremito pubblico che ha assistito e partecipato alla rappresentazione ha espresso un verdetto sulle vicende che, più di due secoli fa, portarono Cagliostro ad essere condannato dalla chiesa per eresia, che nell’epoca in cui visse (secolo XVIII) poteva considerarsi come l’ateismo di oggi, e l’appartenenza alla massoneria, il cui scopo era quello di combattere contro ignoranza e superstizione, attraverso l’amore per il prossimo ed il reciproco soccorso. Il verdetto finale è stata la completa assoluzione da tutte le accuse, in quanto Cagliostro è stato punito dall’Inquisizione solo perché ha avuto il coraggio di non sottostare alle imposizioni del suo tempo, e i suoi ideali erano quelli di felicità e aiuto al prossimo.

Nomi illustri visitarono San Leo. Nel 1213 Francesco d’Assisi predicò sulla piazza ora a lui dedicata: “Tanto è il bene che io mi aspetto che ogni pena m’è diletto”. Dante Alighieri si trovava a San Leo presumibilmente nel 1306. Il canto IV del Purgatorio di Dante recita: “Vassi in San Leo e discendesi in Noli, montasi su in Bismantova e ‘n Cacume con esso i piè; ma qui convien ch’om voli”.

La Fortezza inoltre da ospitalità ad importanti mostre che espongono armi antiche e moderne, fucili, cannoni, lance, alabarde, antichi oggetti locali, strumenti di tortura, mobili d’epoca, stampe e dipinti, manuali e libri pregiati, strumenti massonici. In omaggio al celebre alchimista, vi è la mostra “Cagliostro tra realtà e leggenda” e l’Antro dell’Alchimia. Scendendo ripidi gradini si possono inoltre raggiungere e visitare i sotterranei e le celle di punizione, dove venivano inflitte ai condannati atroci torture allo scopo di estorcere loro false confessioni.

Il 27 febbraio 2014 si è verificato il crollo di una porzione della rupe di San Leo: secondo le stime dei geologi, un volume di roccia pari a circa 450.000 metri cubi si è staccata ed è crollata nella zona sottostante. Prima un grande boato e poi un enorme nuvola di polvere, ma nessun danno a persone ed edifici.

San Leo, grazie alla sua impareggiabile bellezza naturale è sicuramente da annoverare come una delle mete turistiche da visitare nel corso della vita.

Crollo rupe San Leo
Il crollo della rupe di San Leo
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