rivoluzione russa Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 02 Mar 2022 12:05:06 +0000 it-IT hourly 1 Rivoluzione russa: storia e riassunto https://cultura.biografieonline.it/rivoluzione-russa/ https://cultura.biografieonline.it/rivoluzione-russa/#comments Wed, 02 Mar 2022 09:02:29 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16895 La rivoluzione russa fu uno degli eventi più importanti della storia dell’attuale Federazione Russa. Fu un avvenimento invocato, previsto e poi scoppiato nel terzo inverno della Prima Guerra Mondiale, nel febbraio 1917 (calendario giuliano).

Rivoluzione Russa
Rivoluzione russa: un simbolico quadro intitolato “Bolscevico” (1920), del pittore Boris Kustodiev (1878-1927)

Presupposti della rivoluzione russa

I presupposti nacquero quando l’Impero russo scese in guerra al fianco dell’Intesa contro gli imperi centrali. Dopo neppure un anno di guerra, venne alla luce l’arretratezza dell’economia e tutto ciò, condito da sconfitte irreparabili che costarono le perdite della Galizia e della Polonia, portò miseria, fame e carestia. A Pietrogrado si crearono numerose folle e code in piazza, che diventarono ben presto comizi di protesta: gli operai iniziarono gli scioperi contro le speculazioni dei profittatori di guerra e per la diminuzione dei salari reali, proprio mentre lo zar Nicola II si trovava sul fronte di battaglia a dirigere le operazioni belliche.

I giorni della rivolta

Durante i primi due giorni di rivolta, alcuni dati della polizia russa contarono circa 90.000 protestanti che gridavano “pane, pane!”. Tra il secondo e il terzo giorno, i protestanti diventarono 200.000 e risultarono essere anche più aggressivi, agitando bandiere rosse e aggiungendo al grido pane, “basta con l’autocrazia”. La polizia non riuscì più a contenere la folla e dunque, in assenza dello zar, la Zarina decise di dichiarare fermamente agli operai che era proibito scioperare e, in caso d’oltraggio, i trasgressori sarebbero stati mandati sul fronte per punizione. Intanto, Nicola II inviò l’ordine di far presidiare per le piazze delle truppe e, d’improvviso, vi furono i primi scontri. Il quarto giorno risultò essere quello decisivo: il numero degli insorti aumentò, ma i soldati rifiutarono di sparare sui loro padri e fratelli.

La rivoluzione di febbraio

L’esercito diventò il protagonista nell’ultimo giorno quando, nelle caserme, si registrarono diversi casi di ammutinamento: molti soldati si unirono alla folla e, tutti insieme, s’impadronirono della città; furono inoltre liberati i detenuti politici e i soldati arrestarono ufficiali e funzionari zaristi. In 5 giorni, i protestanti di Pietrogrado abbatterono il regime zarista, ponendo fine al regno dei Romanov, nell’insurrezione che verrà denominata la “rivoluzione di febbraio”, perché si svolse tra il 17 e il 23 febbraio 1917.

I Bolscevichi

Da qui in poi, entrarono in scena i Bolscevichi (il Bolscevismo era una corrente del partito operaio socialdemocratico russo fondato nel 1898) e Lenin, capo del partito che si trovava da alcuni anni in Svizzera, decise di ritornare in Russia. Al ritorno in patria, avvenuto il 3 aprile, Lenin fu accolto da una folla immensa; le tesi bolsceviche cominciarono ad avere un’importante rilevanza nel movimento rivoluzionario. Il 4 aprile 1917, Lenin espose le “Tesi d’aprile”, ossia le linee guida del partito per i mesi futuri, tra le quali il leader propose anche di cambiare il nome del partito in Partito Comunista Russo, costruendo, dunque, la storia della rivoluzione.

Famosa foto di Lenin - Rivoluzione russa
Una famosa foto di Lenin durante la rivoluzione russa

Il governo Kerenskij e il comitato militare rivoluzionario

Nel frattempo, fu stanziato un governo provvisorio, il governo Kerenskij, che riuscì a reprimere un tentativo di rivoluzione a luglio e Lenin, accusato di ricevere denaro dai tedeschi per finanziare un colpo di stato Bolscevico in Russia, si nascose in Finlandia. Il colpo di stato fallito avvicinò Kerenskij sul viale del tramonto, poiché, tra luglio ed agosto, i bolscevichi riuscirono ad acquisire la maggioranza nei due soviet; il 9 ottobre 1917, Lenin, tornato a Pietrogrado, decise di prendere il potere creando, insieme a Trotsky, il comitato militare rivoluzionario.

Con il termine rivoluzione d’ottobre si indica la fase finale e decisiva della Rivoluzione russa.

Il 24 ottobre, i bolscevichi cominciarono ad occupare la capitale: si verificarono indubbiamente degli scontri, ma i comportamenti degli insorti non si rivelarono molto violenti. Il 25 ottobre Kerenskij fuggì dalla città e il potere passò nelle mani di Lenin. Nel gennaio del 1918, il governo russo passò a Mosca, che diventò la nuova capitale.

La nascita del regime comunista

Fra i primi provvedimenti del governo vi furono la nazionalizzazione delle banche, la creazione della CEKA (polizia segreta) e l’istituzione del tribunale rivoluzionario; i soviet vennero soppressi e gli anarchici subirono delle violenze; tutte le pubblicazioni non bolsceviche vennero soppresse. Fu così, dunque, che nacque il regime comunista, il quale farà da padre e da padrone in Russia per circa 70 anni.

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Il giorno in cui fallì la rivoluzione, recensione del libro di Sergio Romano https://cultura.biografieonline.it/il-giorno-in-cui-falli-la-rivoluzione/ https://cultura.biografieonline.it/il-giorno-in-cui-falli-la-rivoluzione/#respond Tue, 19 Feb 2019 14:39:20 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26010 Recensione del libro di Sergio Romano, Il giorno in cui fallì la rivoluzione. Una controstoria della Russia rivoluzionaria dal 1917 al 1991. La rivoluzione d’Ottobre – avvenuta in realtà fra il 6 e 7 novembre del 1917 anche se in seguito venne modificato il calendario e utilizzato quello giuliano e pertanto le date ufficiali divennero quelle del 25 e 26 ottobre – cambiò molte cose.

Il giorno in cui fallì la rivoluzione, copertina del libro di Sergio Romano
La copertina del libro: Il giorno in cui fallì la rivoluzione

Il corso della Storia per come lo vediamo e interpretiamo ha senso solo se viene approfondito dai fatti. Tuttavia può essere stimolante immaginare quali sarebbero state le eventuali conseguenze dei fatti se gli accadimenti fossero stati diversi da come li conosciamo.

Più stimolante ancora però è collocare nella sua giusta dimensione un fatto storico. Sergio Romano ci prova con la sua abilità di divulgatore e di storico accorto e sapiente.

Recensione del libro

Nel suo recente libro, “Il giorno in cui fallì la rivoluzione. Una controstoria della Russia rivoluzionaria dal 1917 al 1991”, nelle librerie dal 2019 (editrice Solferino – I libri del Corriere della Sera, euro 14,00, pp. 154), dunque, ridimensiona l’importanza degli eventi che hanno portato alla Rivoluzione Russa ma non ovviamente il suo peso storico e le conseguenze che hanno influenzato la storia d’Europa.

Sergio Romano descrive i fatti raccontando la casualità di eventi che hanno portato Lenin in una situazione favorevole e come lo sviluppo della prima guerra mondiale e le azioni dei tedeschi abbiano offerto al padre della rivoluzione una serie di vantaggi che ha saputo cogliere solo in parte.

Dall’altra parte Romano descrive la debolezza e le incertezze del governo provvisorio, minato da lotte interne, dagli esiti della guerra sempre più incerti e da un malcontento popolare interpretato erroneamente sia dalla corte e dal governo.

Fin qui nulla di nuovo, solo l’esposizione di Romano che con un linguaggio chiaro e scorrevole racconta eventi già ampiamente trattati in molti altri saggi, alcuni dei quali citati dall’autore.

Cosa sarebbe successo se…

Poi Romano inverte la rotta e racconta quello che sarebbe potuto accadere se Lenin avesse deciso di attendere e non avesse ordinato l’insurrezione contro il palazzo d’Inverno raccontato da Sergej Michajlovič Ėjzenštejn nel film “Ottobre”. In realtà come racconta Romano l’insurrezione non fu così trionfale come viene raccontata nel film e la conquista del palazzo governativo avvenne molto velocemente e senza resistenze.

Ma l’autore immagina invece che tale attacco non sia mai avvenuto perché Lenin invece di spingere la folla contro il governo di Kerenskij, chiede di attendere, di aspettare alcuni giorni. Il primo gruppo di manifestanti, i marinai ammutinati si disperdono per le strade di San Pietroburgo, questo attendismo cambia in parte il corso della storia.

Sempre secondo l’ipotesi di Sergio Romano, il governo avrebbe potuto sciogliere il Soviet di San Pietroburgo e isolare i bolscevichi che nell’Assemblea erano minoritari rispetto ai socialisti rivoluzionari, che non appoggiarono immediatamente l’insurrezione: questo invece è vero.

Le ipotesi

A questo punto, sempre secondo la storia controfattuale di Romano, la Duma sciolta dal governo avrebbe potuto conferire in un’Assemblea costituente all’interno della quale anche i bolscevichi e i socialisti rivoluzionari avrebbero potuto partecipare per redigere una nuova costituzione che avrebbe cambiato la storia della Russia.

Ma la questione che sorge spontanea è: perché avrebbe avuto senso un corso così imprevisto?

Perché come molti bolscevichi avevano capito, la rivoluzione del 1905 scaturita dopo la guerra fra Russia e Giappone non aveva indebolito il governo zarista e si era rivelata un fiasco anche se le sue conseguenze erano state l’apertura della Duma.

Sergio Romano
Lo scrittore Sergio Romano

Era quindi possibile che un’altra rivoluzione non portasse ad un cambiamento radicale ma solo ad un cambiamento costituzionale che avrebbe coinvolto anche le prerogative dello zar.

Il saggio poi continua con i ricordi di Romano che è stato per diversi anni ambasciatore in Unione Sovietica e ha potuto direttamente seguire alcuni eventi come il fallito colpo di stato del 1991 e il crollo delle riforme di Gorbaciov. Quest’ultima parte riprende alcuni capitoli del libro di Sergio Romano su Putin, pubblicato da Longanesi. Ma è interessante comunque leggere le pagine in cui l’autore analizza le conseguenze delle riforme mancate di Gorbaciov e lo sbriciolamento dell’Unione Sovietica.

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Il dottor Zivago, romanzo di Pasternak (riassunto) https://cultura.biografieonline.it/dottor-zivago-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/dottor-zivago-riassunto/#comments Sat, 30 Apr 2016 07:31:18 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18143 L’opera più rappresentativa dello scrittore Boris Leonidovic Pasternak è il romanzo “Il dottor Zivago” edito da Feltrinelli e pubblicato in Italia in anteprima nel novembre 1957. Il romanzo è diviso in cinque parti. In questo libro, lo scrittore ha voluto mettere in evidenza gli aspetti positivi e negativi del regime comunista russo che predominava in quel periodo storico su tutto il territorio dell’U.R.S.S..

Il Dottor Zivago - riassunto del libro
Il dottor Zivago (una copertina del libro)

Il dottor Zivago: riassunto

Nel libro “Il dottor Zivago“, lo scrittore narra della vita e delle vicende che riguardano un medico e poeta di nome Jurij Andrèevič Živàgo. Lo scrittore inizia raccontando il periodo dell’adolescenza del protagonista e dell’incontro con la futura moglie, che si chiama Tonja Gromeko, evidenziando, sullo sfondo del racconto, il periodo della rivolta del 1905. I due si sposano ed hanno un bambino, nonostante il clima di quel periodo non sia dei migliori. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il dottore viene chiamato a lavorare in un’unità medica inviata al fronte. Quando, però, il divampare della rivoluzione provoca il dissolvimento dell’esercito russo, il dottore rientra a Mosca.

Jurij Andrèevič Živàgo si accorge della difficile situazione che si è venuta a creare e tenta di salvare i suoi familiari dalla Rivoluzione russa. Decide così di trasferirsi, insieme ai suoi famigliari, moglie e figlio, in un paesino che si trova vicino ai Monti Urali e, proprio in questo paesino sperduto, il dottore incontra una crocerossina di nome Larisa Antipova (Lara). I due diventano amanti ma il protagonista è assalito da grandi dubbi e grande senso di frustrazione, poiché si sente in colpa verso la moglie Tonja che, fra l’altro, è ancora in dolce attesa di un altro bambino. Il protagonista si scopre ancora innamorato della sua sposa ma al tempo stesso nutre ancora una profonda attrazione per Lara. Živàgo vorrebbe confessare il tradimento alla sua sposa ma, seppur ben intenzionato, non riesce nell’intento.

Seconda parte

La relazione con Lara intanto termina bruscamente poiché Živàgo è costretto dai partigiani rossi (il cosiddetto Esercito dei boschi guidati dal misterioso Strelnikov, ovvero Pavel Antipov, marito di Larisa, in lotta contro le forze bianche del generale Kolčak) a lavorare per loro in qualità di medico. Il dottore non riesce a sottrarsi a questa sorte e, solo dopo alcuni anni, riesce a rientrare al paese, rincontrando l’amata Lara. In questo lasso di tempo, vive il periodo più bello della sua vita in compagnia della sua famiglia e dedicandosi alla sua passione per la scrittura. Passa il tempo e un giorno viene informato di quanto è accaduto alla moglie e al figlio che, dopo essere tornati a Mosca, sono stati espulsi e sono stati costretti a trasferirsi a Parigi. Zivago è contento di aver ricucito il rapporto con Lara ma il periodo di serenità tra i due dura poco e i due ben presto sono costretti a separarsi, stavolta in modo definitivo.

Un avvocato che si chiama Komarovski, che in passato aveva costretto Lara a diventare la sua amante, era arrivato al potere ed era riuscito ad occupare una posizione di prestigio nel nuovo regime che si era venuto a creare, minacciando d’arresto Zivago, che viene considerato un disertore, e Lara, moglie di Strelnikov, che nel frattempo è stato accusato di tradimento. Komarovski riesce nell’intento di separare i due portando con sé Lara e a Zivago non resta che piegarsi alla prepotenza del uomo di regime. In seguito, il dottore torna a Mosca, nel 1922, vivendo quasi come un mendicante, nonostante il suo nome sia diventato famoso negli ambienti letterari. Il suo obiettivo primario sarebbe quello di raggiungere i suoi cari a Parigi, ma i mezzi non glielo permettono.

Finale

L’unica consolazione in questa vita lontano dai suoi affetti, gli viene donata dall’incontro con Marina, una donna di cui si innamora perdutamente e con la quale avrà in seguito anche due figlie. Marina, figlia di un portiere, lo aiuta in questo periodo difficile della sua esistenza. I due trascorrono il loro rapporto, relativamente sereno, in un clima difficile e segnato da grandi difficoltà economiche.

La fortuna, però, a questo punto, sembra girare dalla parte del medico: infatti, il dottor Zivago rincontra il suo fratellastro, Yevgraf (da sempre fervente comunista, che in quel periodo aveva fatto carriera nell’Armata rossa, arrivando fino al grado di generale) che si prodiga ad aiutare il fratello per permettergli di superare il brutto periodo di difficoltà in cui versa. Yevgraf decide di inserire il fratellastro in un grande ospedale della zona ma, poco tempo dopo, la dea bendata volta di nuovo le spalle a Zivago che viene stroncato da un terribile infarto. Nel frattempo, la moglie Tonja sta tentando di ottenere il visto per il rientro in patria, ma riuscirà nell’intento troppo tardi, non riuscendo così a vedere mai più il suo amato marito.

Boris Pasternak
Boris Pasternak

Andavano e sempre camminando cantavano eterna memoria, e a ogni pausa era come se lo scalpiccio, i cavalli, le folate di vento seguitassero quel canto.

Incipit del romanzo “Il dottor Zivago”

Commento all’opera

Il libro di Boris Pasternak ottenne un notevole successo di vendita e di critica tanto che lo stesso autore venne insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1958, che non riuscì a ritirare per l’opposizione, e il conseguente rifiuto del visto, del capo politico sovietico Chruščёv.

Il libro “Il dottor Zivago” fu spunto per la sceneggiatura, nel 1965, della pellicola cinematografica omonima, diretta dal produttore cinematografico britannico David Lean, che ottenne un incredibile successo grazie anche alla sua colonna sonora, il “Tema di Lara“, ancora oggi famosissima.

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La fattoria degli animali (Orwell): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-fattoria-degli-animali/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-fattoria-degli-animali/#comments Tue, 02 Sep 2014 13:13:23 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11849 Pubblicato per la prima volta in italiano nel 1947, “La fattoria degli animali” è uno dei più noti romanzi scritti da George Orwell. Il libro appartiene al genere satirico e rappresenta un’allegoria della rivoluzione russa e del periodo staliniano.

George Orwell: una copertina italiana del libro "La Fattoria degli animali", e una in lingua originale ("Animal farm")
George Orwell: una copertina italiana del libro “La fattoria degli animali”, e una in lingua originale (“Animal farm”)

Il contesto storico e la storia del libro

George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair, è stato un grande scrittore britannico. Partecipò attivamente alla Guerra Civile Spagnola, spalleggiando il Partito Obrero de Unification Marxista , di ispirazione trotskista che venne duramente perseguitato dai stalinisti.

Così lo scrittore sviluppò un vero e proprio odio verso Stalin e la sua politica, che decise di manifestare apertamente  nell’opera Omaggio alla Catalogna e poi in maniera più velata in La fattoria degli animali. Quest’ultima fu ideata già a partire dal 1937 e conclusa nel 1943. Orwell riuscì a pubblicarla solamente nel 1945 alla fine del secondo conflitto mondiale.

Quasi una favola

L’opera si presenta quasi come una favola, un racconto leggero per bambini con protagonisti gli animali, ma andando a scavare nel profondo, si vede come ogni avvenimento che viene raccontato nel romanzo è l’allegoria di ciò che stava succedendo sia durante l’era stalinista che nella Seconda Guerra Mondiale. Ogni animale e ogni personaggio corrisponde infatti ad un preciso evento storico e, come ogni favola che si rispetti, esiste anche una morale finale.

Trama e riassunto

Il romanzo racconta la storia di alcuni animali di una fattoria che si ribellano al loro padrone. Essi vivono nella Fattoria Padronale del Signor Jones, che è diventato un alcolista e non si interessa più né alla manutenzione né agli animali. Un giorno, dopo che non era stata data la razione di cibo e le mucche non erano state munte, gli animali prendono in mano la situazione e decidono di attaccare gli uomini. Si trovano a scontrarsi con il Signor Jones e gli amici ma riescono facilmente a sconfiggerli e ad avere il controllo della proprietà, che viene denominata “Fattoria degli Animali”.

Il gruppo è guidato e spronato dal Vecchio Maggiore, un maiale anziano che viene rispettato da tutti e che rivela ad essi il suo progetto: un posto in cui gli animali possano finalmente vivere liberi dall’uomo. Il Vecchio Maggiore infatti considera pericolosi tutti gli animali che camminano su due gambe, ossia l’uomo, mentre innocui quelli che camminano a quattro zampe.

I ribelli cercano di riorganizzarsi nella vita libera dalla schiavitù ma ben presto emergono i problemi: sugli altri si stanno imponendo i maiali, che cercano di dominare e di sfruttare i più ingenui. Tra questi ci sono Napoleone (che rappresenta Stalin) e Palla di neve (che rappresenta Trotsky).

Finale della storia

I due iniziano un conflitto interno per il potere della fattoria e Napoleone si allea  con i cani scacciando Palla di Neve (allegoria dell’esilio di Trotsky e dell’avvento della dittatura stalinista). Napoleone diventa così il dittatore, tradisce i suoi alleati e si comporta come unico padrone di tutto. Ormai non esistono più gli ideali di uguaglianza e libertà, che vengono sostituiti con un unico motto:  «Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri».

George Orwell
Una foto dell’autore George Orwell

Considerazioni

George Orwell conclude il romanzo affermando che è impossibile frenare il desiderio di potere, che travolge anche l’ideale più puro della libertà personale, così come era accaduto nella Russia stalinista.

Il romanzo ha riscosso notevole successo in tutto il mondo e da esso sono stati tratti molti adattamenti cinematografici, tra cui un film del 1954 e il più recente del 1999 con la regia di John Stephenson.

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