ricette Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Tue, 01 Oct 2024 12:38:23 +0000 it-IT hourly 1 Ragù: da dove deriva il termine? https://cultura.biografieonline.it/da-dove-deriva-il-termine-ragu/ https://cultura.biografieonline.it/da-dove-deriva-il-termine-ragu/#comments Mon, 18 Dec 2023 09:48:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5153 Cos’è il ragù

Il ragù è un condimento a base di carne a cui si aggiungono vari ingredienti nella preparazione. Saporito e profumato, è il condimento per eccellenza ed è utilizzato principalmente per condire la pasta e le lasagne al forno. Numerose sono le ricette di ragù, preparate secondo le tradizioni dei vari luoghi.

Ragù
Ragù alla bolognese

Etimologia della parola

Il termine ragù deriva dal francese ragôut, derivante a sua volta dal verbo ragôuter, che in italiano può essere tradotto con “dare più gusto a qualcosa” oppure “risvegliare l’appetito”. Ragôut indicava lo stufato di carne che veniva cucinato come secondo piatto e successivamente utilizzato come condimento da spalmare sulle fette di pane. Più tardi, divenne il condimento per la pasta.

Ragù napoletano
Ragù alla napoletana

A Bologna e a Napoli

Vi sono due tipologie: il ragù di carne tritata e quello con carne intera. Del primo tipo fa parte il ragù alla bolognese, servito con tagliatelle all’uovo o come condimento di lasagne al forno, abbinato alla besciamella. Del secondo tipo fa parte il ragù alla napoletana, cucinato con diversi tipi di carne in grossi pezzi, insaporiti con vari ingredienti, cotti per lungo tempo con salsa di pomodoro.

Entrambi sono inclusi nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T.)

Eduardo De Filippo e il ragù

A dimostrazione dell’importanza culturale del ragù in Italia e nella tradizione napoletana in particolare, riportiamo due brani da opere di Eduardo De Filippo.

Dalla celebre opera Sabatodomenica e lunedì, commedia in tre atti scritta e interpretata dallo stesso De Filippo nel 1959:

Rosa – Adesso mi vuoi insegnare come si fa il ragù? Più ce ne metti di cipolla più aromatico e sostanzioso viene il sugo. Tutto il segreto sta nel farla soffriggere a fuoco lento. Quando soffrigge lentamente, la cipolla si consuma fino a creare intorno al pezzo di carne una specie di crosta nera; via via che ci si versa sopra il quantitativo necessario di vino bianco, la crosta si scioglie e si ottiene così quella sostanza dorata e caramellosa che si amalgama con la conserva di pomodoro e si ottiene quella salsa densa e compatta che diventa di un colore palissandro scuro quando il vero ragù è riuscito alla perfezione.

La poesia ‘O rraù, di Eduardo De Filippo, tratta da “Le poesie”, introduzione di Roberto De Simone, Einaudi, Torino, 2016 – citato in Rosamaria Di Frenna, Otto pezzi facili: cibo e pasicoanalisi, Celid, Torino, 2018.

O rraù ca me piace a me
m’ ‘o ffaceva sulo mammà.
A che m’aggio spusato a te,
ne parlammo pè ne parlà.
Io nun songo difficultuso;
ma luvammel’ ‘a miezo st’uso.

Sì, va buono: cumme vuò tu.
Mò ce avéssem’ appiccecà?
Tu che dice? Chest’è rraù?
E io m’ ‘o mmagno pè m’ ‘o mangià…
M’ ‘a faje dicere na parola?…
Chesta è carne c’ ‘a pummarola.

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L’arancia. Proprietà e benefici https://cultura.biografieonline.it/proprieta-benefiche-arancia/ https://cultura.biografieonline.it/proprieta-benefiche-arancia/#comments Wed, 18 Jan 2023 15:36:29 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=4939 Tipicamente invernale, l’arancia è un frutto formato da una scorza esterna (zeste, pericarpo) leggermente ruvida, e dalla parte interna, che è divisa in spicchi succosi, di colore rossastro o arancione. Dal sapore gradevole, dolce ma leggermente aspro, l’arancia è un agrume ricco di vitamina C ed altre sostanze nutrienti per l’organismo; inoltre contiene pochissime calorie.

Arance
Arance

L’arancia è il frutto dell’arancio (Citrus aurantium), un albero originario del Giappone e della Cina, alto circa dodici metri, con foglie grandi dalla forma allungata e fiori candidi e profumati. In genere un albero adulto è in grado di produrre circa 500 frutti ogni anno. Ci sono due tipologie di arance: l’arancia amara, coltivata in Sicilia e nei Paesi arabi agli inizi dell’undicesimo secolo, e l’arancia dolce, originaria della Cina, ma conosciuta anche dagli antichi Romani.

In base al colore, le arance si suddividono in due varietà principali: bionde (naveline, valencia, ovale) e pigmentate (moro, tarocco, sanguinello). Tra queste la varietà più pregiata è il Tarocco, senza semi, che si utilizza sia per le spremute che da servire a tavola. Le arance sono disponibili da Novembre ad Aprile.

Proprietà dell’arancia

Il frutto dell’arancia può essere utilizzato in diversi ambiti, per le sue innumerevoli proprietà. Da questo agrume si ricavano tre oli essenziali: dai fiori un olio denominato “Neroli”; dai rametti un olio chiamato “Petit-grain”, dalla buccia si ottiene un olio essenziale con un procedimento di spremitura a freddo e centrifugazione. Dalla varietà amara si ricava l’olio “Biograde”, mentre dalla distillazione dei fiori viene fuori l’olio dal nome “Neroli bigarade”.

Dalle arance si ricavano anche le essenze per i profumi. Il succo di arancia, che è un concentrato di vitamina C, è anche un tonico per il viso. Dopo aver lavato il viso con acqua fredda, si applica il succo nelle zone più delicate. La pelle diventa più elastica, liscia, luminosa. L’arancia è anche un efficace anti-rughe.

Le arance contengono magnesio, selenio, potassio: si tratta di sali minerali indispensabili per il benessere dell’organismo, che apportano benefici sia al corpo che alla mente. La buccia dell’arancia è a base di peptina, una sostanza che aiuta a tenere sotto controllo la fame, soprattutto se si sta seguendo una dieta ipocalorica. Bere il succo di arancia a colazione è una sferzata di energia e vitalità che fa bene a tutti, in qualunque stagione dell’anno (in particolare durante i mesi invernali, per combattere i tipici malanni come febbre e raffreddore).

arance benefici e proprietà
Arance: benefici e proprietà

Arancia in cucina

Le arance sono utili in cucina per la preparazione di gelatine e marmellate. Il succo dell’agrume viene utilizzato anche per aromatizzare e insaporire carne, pesce, volatili. In particolare, le zeste (scorze) di arancia sono utilizzate per decorare, profumare e insaporire i cibi, sia dolci che salati. Per ottenere la buccia di arancia candita il procedimento richiede due giorni di ammollo e mezz’ora di cottura nel forno. E’ preferibile scegliere arance dalla buccia opaca e non trattate. Ingredienti: zucchero, scorze di arancia.

Preparazione: lavare accuratamente le arance, tagliare le scorze in piccole strisce sottili, lasciare a bagno le scorze per due giorni, cambiare l’acqua per 2/3 volte durante il giorno. Dopo averle asciugate, riporre le bucce in un contenitore, con lo zucchero. Cuocere a fuoco lento, fino a completo assorbimento dello zucchero. Una volta ultimata la cottura, passare le scorze nello zucchero semolato quando saranno tiepide.

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Le origini del panettone https://cultura.biografieonline.it/origini-del-panettone/ https://cultura.biografieonline.it/origini-del-panettone/#comments Tue, 20 Dec 2022 15:04:14 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5205 Il panettone è un dolce milanese tipico delle festività natalizie, ma diffuso in tutta Italia. Tradizionalmente di forma cilindrica, con la parte superiore a forma di cupola, è un dolce da forno a pasta morbida.

Panettone fatto in casa
Panettone fatto in casa

Gli ingredienti del panettone

L’impasto per la preparazione del panettone è composto da acqua, farina, sale, latte, zucchero, lievito, burro, uova, frutta candita, scorze di arancio o cedro e uvetta sultanina. Negli ultimi decenni le varietà di panettone sono aumentate per soddisfare ogni tipo di palato: panettoni senza canditi o senza uvetta, glassati, ripieni di crema, cioccolato o gelato, e con elaborate decorazioni. È inserito nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani.

Panettone
Una fetta di panettone fumante

Le origini storiche del panettone

Le versioni più accreditate sull’origine del panettone sono due: la prima narra che un giovane falconiere di nome Ughetto degli Atellani abitava nella Contrada delle Grazie a Milano. Innamorato di Algisa, figlia di un fornaio i cui affari non andavano molto bene, si fece assumere dal padre di lei. Creò un dolce infornando un impasto composto da uova, burro, miele e uva sultanina, per risollevare le sorti del forno. E ci riuscì, perché il suo dolce riscosse il successo sperato.

La seconda versione racconta che il cuoco al servizio del duca Ludovico il Moro, durante uno sfarzoso pranzo di Natale tra nobili, dimenticò nel forno il dolce, bruciandolo. L’aiutante del cuoco, Toni, gli propose l’idea di prepararne uno come lui aveva già fatto, cioè con gli avanzi della dispensa: farina, burro, uova, scorza di cedro e uvetta. Il dolce fu gustato dai commensali con caloroso apprezzamento. Il cuoco, interpellato dal duca per sapere il nome di quel dolce prelibato, rispose: “L’è ‘l pan del Toni”, ovvero “il pane di Toni”, il Panettone.

E il pandoro?

Abbiamo anche un articolo sulle origini del pandoro.

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Giorno del Ringraziamento: cos’è e perché si festeggia https://cultura.biografieonline.it/giorno-ringraziamento-storia/ https://cultura.biografieonline.it/giorno-ringraziamento-storia/#respond Thu, 24 Nov 2022 10:53:42 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=4687 Il Giorno del Ringraziamento è una festa di origine cristiana tipica degli Stati Uniti: in inglese è Thanksgiving Day. Viene celebrato come segno di gratitudine in conclusione della stagione del raccolto,

  • in Canada: il secondo lunedì di ottobre;
  • negli Stati Uniti: il quarto giovedì di novembre.

Giorno del Ringraziamento: storia e tradizioni

La tradizione prende il via nel Diciassettesimo Secolo, e in particolare nel 1623, quando il Governatore della colonia fondata nel Massachusetts – a Plymouth – dai Padri Pellegrini, William Bradford, emette l’ordine di radunarsi presso la Casa delle Assemblee e “rendere grazie a Dio” per le sue benedizioni.

I Padri Pellegrini, infatti, erano giunti due anni prima sulle coste americane dopo aver abbandonato l’Inghilterra. Il viaggio aveva causato la morte di molte persone. Giunti in un ambiente inospitale e selvatico, vi coltivano semi importati dalla patria, che però non producono i frutti sperati.

Successivamente, la situazione migliora. Ciò grazie anche alle indicazioni fornite dagli indiani, vale a dire i nativi americani: questi suggeriscono quali prodotti coltivare – soprattutto il granturco – e quali animali allevare – soprattutto il tacchino.

Il Giorno del Ringraziamento (Thanksgiving Day): padri pellegrini e nativi americani
Il Giorno del Ringraziamento (Thanksgiving Day): padri pellegrini e nativi americani

Per questo motivo, il successo e l’abbondanza del primo raccolto inducono i Padri Pellegrini a fissare un giorno dedicato al ringraziamento a Dio: il menù di quel primo giorno include, tra l’altro, la zucca e il tacchino, cioè alimenti che in seguito diventeranno tipici della tradizione di quel giorno. Ci sono però anche ostriche, carne di cervo, noccioline, pesci, carni bianche, torte di cereali, molluschi e frutta secca.

L’ufficializzazione del Thanksgiving Day

Una proclamazione ufficiale del Giorno del Ringraziamento, poi, viene redatta da Edward Rawson il 29 giugno 1676. Questi era governatore del Massachusetts, nella contea di Charleston: aveva deciso di fissare una data per ringraziare Dio della prosperità assicurata alla comunità, ma anche per festeggiare la vittoria ottenuta contro gli indigeni. Proprio quegli indigeni che inizialmente avevano accolto i fondatori delle colonie e condiviso con loro le proprie conoscenze.

Con il passare dei decenni la tradizione del Giorno del Ringraziamento si diffonde nel resto del Paese, anche se le tredici colonie che a quel tempo compongono gli Stati americani celebrano la ricorrenza in date differenti.

È solo nel 1777, infatti, che in conseguenza della vittoria ottenuta nella guerra per l’indipendenza a Saratoga contro gli inglesi viene indetto un giorno univoco: la prima Proclamazione Nazionale, infatti, viene emessa dal Congresso delle colonie ribelli alla Corona d’Inghilterra.

Dopodiché il primo presidente americano George Washington dichiara, nel 1789, una giornata di ringraziamento comune a tutti gli Stati. Il 26 novembre di quell’anno, dunque, viene dedicato “al servizio di quel grande e glorioso Essere” che ha favorito la prosperità del Paese.

L’iniziativa, però, non riscontra il successo sperato, e dopo la presidenza di John Adams l’idea viene accantonata da Thomas Jefferson.

Nel 1814 le due Camere del Congresso statunitense chiedono ufficialmente il ripristino delle celebrazioni a James Madison. Lo fanno considerando anche i tempi sfortunati: due anni prima era andata in scena la guerra contro l’Inghilterra. Il popolo abvrebbe così osservato un giorno di preghiera per la sicurezza e il benessere.

Il quarto giovedì di novembre

Nuovamente interrotta la tradizione a livello ufficiale, a metà dell’Ottocento il Thanksgiving è in realtà ormai diffuso in quasi tutti gli Stati. Viene celebrato da ogni parte della popolazione, dai più poveri ai più abbienti.

E così nel 1863 Abraham Lincoln, complice l’influenza esercitata da Sarah Josepha Hale (scrittrice convinta che un giorno di celebrazioni avrebbe unito il Paese rasserenandolo durante il difficile momento della Guerra di Secessione) decide di posizionare la festa il quarto giovedì di novembre: da quel momento, la data non cambierà mai.

Il discorso di ringraziamento

Da Lincoln in poi, tutti i presidenti in carica proclamano un discorso di ringraziamento ogni anno, e nel 1941 il Thanksgiving viene dichiarato festa legale. Dal 1947, la National Turkey Federation inaugura la tradizione di donare ufficialmente un tacchino al presidente in carica: una tradizione che viene interrotta da John Fitzgerald Kennedy nel 1963 (anno peraltro della sua tragica morte).

Dal 1989, inoltre, un tacchino graziato viene scelto per aprire la parata che si svolge a Disneyland sulla Main Street, prima di essere trasferito in un ranch presente nel parco stesso. In realtà, sono due i tacchini che vengono graziati per l’evento, per scongiurare il rischio che uno dei due non sopravviva fino alla parata.

Va precisato che la prima volta in cui il Giorno del Ringraziamento viene effettivamente festeggiato in Nord America risale al 1578. In questo anno Martin Frobisher, esploratore britannico arrivato nel nuovo continente, stabilisce una cerimonia in onore di Dio. Lo fa per ringraziarlo della protezione concessa durante la traversata oceanica. Tuttavia, la tradizione del Thanksgiving Day viene unanimemente associata al Ringraziamento dei Padri Pellegrini.

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Storia della pizza: napoletana e Margherita le più celebri nel mondo https://cultura.biografieonline.it/storia-della-pizza-napoletana/ https://cultura.biografieonline.it/storia-della-pizza-napoletana/#comments Sun, 16 Jan 2022 14:35:06 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7255 Una passione planetaria

Siamo tutti appassionati della pizza. Simbolo dell’italianità, con pomodoro, mozzarella e basilico simboleggia anche i colori della bandiera italiana. Gli italiani sono famosi all’estero proprio per due cose: la pasta e la pizza. Esportata in tutto il mondo, ormai la si trova ovunque perfino nel remoto sud est asiatico.

La storia della pizza ci porta in una città in particolare: se proprio la volete assaggiare come comanda la tradizione, allora si deve andare a Napoli. Lì tra i vicoli siete sicuri di assaporare il gusto originale della vera pizza che si scioglie in bocca, piegata in quattro, con pomodoro, poca mozzarella e basilico, la vera pizza detta a libretto.

La pizza napoletana a libretto
La pizza a libretto

Le origini

Quale siano le vere origini della pizza non è dato saperlo. Certamente essa nacque come focaccia al forno già all’epoca degli antichi greci e romani, semplicemente miscelando gli ingredienti base che sono acqua, farina e un pizzico di sale. Veniva poi cotta al forno ad alta temperatura e servita molto calda. Faceva parte del classico cibo venduto per strada dai venditori ambulanti, che in cambio di pochi denari vendevano questa semplicità appetitosa.

Piano piano la ricetta della nostra focaccia inizia a diventare più ricca: essa non diventa solo cibo per strada servito alla povera gente ma anche alle mense dei gran signori che non si accontentano solo di questo condimento. Essa veniva arricchita con pezzetti di formaggio, in genere provolone piccante o caciocavallo e ingrediente immancabile un po’ di strutto sciolto per migliorare il sapore. Si trattava comunque di un cibo molto semplice ma già all’epoca molto gustoso e richiesto.

La storia della pizza

La storia della pizza inizia ad evolvere con la scoperta dell’America e la diffusione del pomodoro in Italia. Da allora esso diventa ingrediente fondamentale per tantissime ricette, in primis quello della pasta condita appunto con il sugo.  Si evolve anche la ricetta della pizza vera e propria: acqua, farina, lievito ( di birra o naturale, detto anche criscito) e sale. D’obbligo è poi la cottura in un forno a legna per assicurare una morbidezza migliore.

Allora a qualcuno venne un’idea per rendere la pizza ancora più appetitosa: perché non sperimentare anche il pomodoro sulla focaccia? Nacque così la marinara, la pizza più antica condita con pomodoro, origano e aglio.

Pizza alla Marinara
La pizza Marinara

La Margherita

Esiste poi la vera storia della pizza Margherita che non possiamo tralasciare: Raffaele Esposito, il pizzaiolo dell’Ottocento napoletano più famoso, viene incaricato di far assaggiare alla Regina Margherita in visita a Napoli nel 1889 con suo marito il re Umberto I, proprio la pizza napoletana.

La leggenda racconta che egli, volendo fare bella figura, preparò tre tipi di condimenti : la classica focaccia con strutto, formaggio e basilico; la marinara con origano, aglio e pomodoro; e l’ultima variante con la mozzarella, il basilico fresco e il pomodoro per simboleggiare i colori della bandiera italiana, allora stato nascente. Essa fu appunto chiamata pizza Margherita in onore della Regina che dimostrò gradirla parecchio.

Una classica pizza Margherita
La pizza Margherita deve il suo nome alla regina, moglie di Umberto I

La pizza Margherita è ormai un’istituzione, è rintracciabile in tutte le pizzerie possiamo dire del mondo ma ormai negli ultimi anni la fantasia dei maestri pizzaioli si è davvero scatenata. Basti pensare all’amatissima pizza con wrustel e patatine tanto amata dai giovani, alla pizza dolce con crema di nocciole, a quella col crocchè e la mozzarella che sta conquistando sempre più palati.

La foto di una pizza Margherita alla napoletana
Una classica pizza napoletana con mozzarella di bufala

Un prodotto tutelato

Ricordiamo che la pizza è diventata dal 4 febbraio 2010 Specialità tradizionale garantita dall’Unione Europea. Se siete di passaggio per Napoli vi consigliamo alcune famose pizzerie: l’antica pizzeria sita presso Port’Alba, la Pizzeria Michele presso il Rettifilo, la Pizzeria Sorbillo nei pressi del Decumano maggiore e l’Antica Pizzeria dell’Angelo, famosa per il caratteristico cornicione ripieno di ricotta. Non resta che augurarvi buon appetito!

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Differenza tra zampone e cotechino https://cultura.biografieonline.it/zampone-cotechino-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/zampone-cotechino-differenze/#comments Fri, 31 Dec 2021 14:33:45 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10924 Ogni volta che ci avviciniamo al fatidico cenone di Capodanno, ci assalgono dei dubbi su cosa mangeremo con le lenticchie.

Cotechino o zampone?

Il contenuto dello zampone e del cotechino sono sostanzialmente identici: si tratta infatti di parti del maiale (muscoli di spalla, cotenna, lardo, musetto, orecchie) macinate, con aggiunta di condimenti e spezie (sale, pepe, noce moscata, cannella, salnitro).

Valori nutritivi

Il valore nutritivo è piuttosto elevato:

  • 42% di grasso;
  • 17% di proteine.
Zampone e cotechino
Zampone e cotechino

Differenze

La differenza sostanziale è rappresentata dall’involucro.

Zampone

Lo zampone è un insaccato italiano di puro suino, costituito da un involucro, la pelle dell’arto anteriore dell’animale, da cui deriva appunto il termine zampone. È prodotto con un impasto di carni suine, avvolto dall’involucro formato dalla zampa di un maiale. Ha una consistenza soda ed uniforme ed un colore rosa brillante tendente al rosso. Le calorie variano intorno alle 350 ogni 100 grammi.

Si narra che lo zampone sia nato a Mirandola, in provincia di Modena, nel 1515, durante l’assedio di Papa Giulio II. Per non lasciare alle truppe nemiche la possibilità di nutrirsi con i maiali, un cuoco ebbe l’idea di insaccarne la carne trita dentro la pelle delle zampe anteriori dell’animale, in modo da poterla conservare a lungo e cuocerla al momento opportuno.

Cotechino

Per quanto riguarda invece il cotechino, esso deve il suo nome alla cotica, la cotenna di maiale. Prende nomi locali a seconda della zona in cui viene prodotto.

La differenza sostanziale dal suo compagno zampone, sta nell’involucro costituito dal budello, che un tempo era naturale ed oggi può essere anche sintetico, quindi non commestibile.

Le calorie per il cotechino sono di 342 per 100 grammi; questi numeri possono variare nel caso in cui si tratti di prodotti artigianali o di quelli industriali precotti che troviamo normalmente in vendita al supermercato.

IGP

Il Cotechino Modena e lo Zampone Modena hanno avuto dall’Unione Europea il marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta).

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Oggi è il Pancake Day: il simbolo della colazione internazionale https://cultura.biografieonline.it/pancake-day-colazione-internazionale/ https://cultura.biografieonline.it/pancake-day-colazione-internazionale/#respond Tue, 16 Feb 2021 16:00:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=32775 Il pancake è una specialità dal sapore internazionale, visto che-pur essendo particolarmente diffusa in Nord America e nel Regno Unito – è apprezzata anche da noi in Italia. Tanto che, pure nel nostro Paese, si celebra oggi 16 febbraio la giornata dedicata a questo dolce, declinato in versione italian-style.

Durante il lockdown, avendo più tempo a disposizione, molti italiani hanno riscoperto il gusto di fare colazione lentamente, variando la scelta di cosa mangiare e assaggiando gusti diversi dal solito.

Gli italiani e il pancake

Secondo una recente ricerca effettuata da Nielsen e commissionata dal marchio Barilla, sono stati più di 4 milioni gli italiani (soprattutto famiglie con bambini) che hanno introdotto il pancake nella loro colazione di ogni giorno. Il 40% ha dichiarato di preferire il pancake durante la merenda pomeridiana.

Pancake all’italiana

Il Pancake Italian Style è solitamente condito con frutta o creme spalmabili al cioccolato o alla nocciola. Non manca, però, chi preferisce guarnire il dolce con marmellate, miele o sciroppo d’acero. In altri Paesi, invece, il pancake viene servito con alimenti salati (ad esempio le uova).

E’ un piatto particolarmente apprezzato anche dagli sportivi, nella sua versione proteica. Due esempi di ricette di seguito:

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Il pandoro e le sue origini https://cultura.biografieonline.it/origini-del-pandoro/ https://cultura.biografieonline.it/origini-del-pandoro/#comments Fri, 11 Dec 2020 18:19:47 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5458 Il pandoro è un dolce veronese e, insieme al panettone, è uno dei dolci che possiamo gustare sulle tavole durante le festività natalizie. Questo dolce soffice e dorato ha forma di tronco di cono ed i suoi contorni sono a forma di stella originariamente a otto punte, il cui design è opera del pittore Angelo Dall’Oca Bianca (Verona, 31 marzo 1858 – Verona, 18 maggio 1942).

Il Pandoro
Il Pandoro

Gli ingredienti

Fra gli ingredienti per la preparazione del pandoro troviamo: farina, zucchero, uova, burro, burro di cacao e lievito. La ricetta tradizionale non prevede la guarnizione con creme o canditi, ma è comunque possibile apprezzarlo nelle varianti proposte: farcito con crema pasticcera o crema di cacao e nocciole, ricoperto di cioccolato o zucchero a velo, quest’ultimo inserito nelle confezioni, da cospargere sul pandoro al momento dell’apertura della confezione. È inserito nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani.

Origini storiche del pandoro di Verona

Pandoro decorato

Vi sono alcune versioni sulla sua origine: una di queste narra che derivi dal cosiddetto “pan de oro”, servito sulle tavole dei nobili veneziani, ricoperto di sottili foglie d’oro zecchino. Intorno al 1800 il pandoro nasce dall’evoluzione dell’antenato “Nadalin”, un dolce creato nel 1200 e tipico dei natali veronesi. Un’altra versione indica che l’impasto morbido fu importato da Vienna, derivato dall’impasto delle brioches prodotte per la Casa d’Asburgo, una delle più antiche famiglie reali in Europa. La nascita ufficiale del pandoro risale al 14 ottobre 1894 quando Domenico Melegatti, fondatore dell’omonima industria dolciaria, ne deposita il brevetto.

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Pasta frolla e pasta sfoglia, differenze https://cultura.biografieonline.it/pasta-frolla-pasta-sfoglia/ https://cultura.biografieonline.it/pasta-frolla-pasta-sfoglia/#respond Wed, 28 Jun 2017 09:00:51 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22809 Oggigiorno i termini usati in ambito gastronomico sono sulla bocca di tutti, ma spesso vengono usati in modo improprio. Ad esempio se parliamo di impasti base usati per piatti dolci e salati, spesso ci confondiamo tra il significato di pasta frolla e di pasta sfoglia. In questo articolo, vediamo le principali differenze tra i due termini, e gli usi.

Pasta frolla
Pasta frolla stesa con un mattarello

Pasta frolla

Per pasta frolla, si intende un impasto di base che serve essenzialmente nella preparazione di biscotti, crostate, torte e dolci vari. L’impasto è semplice da ottenere e può essere realizzato facilmente anche in casa. La preparazione della pasta frolla prevede un solo passaggio, ovvero la realizzazione dell’impasto e in ultimo l’eventuale riposo dello stesso in frigo.

La pasta frolla è realizzata con i seguenti ingredienti che sono:

  • farina
  • zucchero
  • burro
  • uova
  • sale

Ed eventuali aromi come:

  • limone
  • vaniglia

Può risultare più o meno grassa, a seconda della percentuale di burro contenuta nell’impasto. Ad ogni modo, quando si decide di realizzare questo tipo di impasto, si cerca di ottenere una piacevole consistenza friabile e dal sapore dolce.

Esistono diversi tipi di pasta frolla come quella per biscotti, per crostate, la frolla montata – di consistenza tendente al cremoso, con una importante quantità di burro impiegata. In ultimo, troviamo anche la frolla Ovis Mollis, così denominata perché vengono usati i tuorli d’uovo sodi e setacciati. Il risultato è ottimo, poiché questo tipo di impasto base, permette di realizzare dei biscotti e dei pasticcini friabilissimi, quasi farinosi.

Pasta sfoglia

Rispetto alla pasta frolla, invece la pasta sfoglia è più complessa da realizzare. Richiede molta più tecnica e manualità da parte di chi prova a realizzarla. La pasta sfoglia viene usata sia per piatti dolci sia per preparazioni di tipo salate. Serve ad esempio per preparare torte millefoglie, diplomatiche, pasticceria minuta, ventagli di pasta sfoglia.

Nella preparazione di ricette salate la sfoglia è usata per la realizzazione di vol-au-vent, svariate quiches e torte salate, e numerose preparazioni in crosta. La pasta sfoglia presenta una consistenza più leggera differentemente dalla frolla, essendo formata da tanti strati friabili sovrapposti.

Gli ingredienti per realizzare questo tipo di impasto sono più semplici rispetto alla pasta frolla e sono:

  • farina
  • burro
  • acqua
  • sale

Tuttavia si tratta di un impasto molto più impegnativo che richiede un maggiore livello di difficoltà, nonché tempo maggiore rispetto ai classici impasti. A differenza della pasta frolla, il procedimento è più complesso.

Pasta sfoglia
Pasta sfoglia (dal sito www.foodwinetaste.com)

Si preparano due differenti impasti separati, chiamati pastello e panetto. Il primo è ottenuto con acqua e farina, il secondo con burro e farina. A questo punto, si procede racchiudendo il panetto all’interno del pastello e si ripiega la pasta come fosse un fazzoletto. In ultimo, si procede a stendere l’impasto usando il mattarello.

Questo procedimento viene ripetuto molte volte, dalle tre alle sei volte, a seconda che si tratti di una sfoglia ordinaria, una sfoglia classica oppure sfoglia fine. Da non dimenticare che tra un intervallo e l’altro si ripone il panetto di pasta in frigorifero per alcuni minuti, al fine di mantenere la preparazione più compatta possibile e garantire quindi una buona sfogliatura all’impasto.

Se siete interessati ad altri argomenti analoghi, consigliamo la lettura dell’articolo: Differenze tra pasta integrale e comune.

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Tradizioni romane del Capodanno https://cultura.biografieonline.it/tradizioni-capodanno-roma/ https://cultura.biografieonline.it/tradizioni-capodanno-roma/#respond Wed, 02 Dec 2015 11:28:13 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15801 Come da sempre avviene, la tradizione del Capodanno riunisce anche nella Capitale italiana famiglie, amici e conoscenti che vogliono trascorrere al meglio le ore che ci separano dall’arrivo dl nuovo anno. Roma è certamente nota per le sue tradizioni culinarie, apprezzate particolarmente in trattorie e osterie così come nei ristoranti più moderni, che non disdegnano tuttavia “un tuffo nel passato”.

Colosseo Roma a Capodanno

La cucina romana tipica del Capodanno prevede un’alternanza di piatti di carne e pesce apprezzati per i loro sapori gustosi ma non eccessivi per il palato, tra cui antipasti di gamberetti e sottaceti, uniti a brodo di verdure o spaghetti alle vongole veraci; non di rado le tavole romane sono inoltre arricchite di tagliatelle al ragù, rendendo i primi piatti un incipit particolarmente delizioso e di certo capace di preparare lo stomaco ad ulteriori portate più generose.

I secondi piatti si alternano tra pesce arrostito oppure cappone in salsa e gli immancabili fritti; non di rado vediamo anche apparire costolette panate e contorni costituiti perlopiù da insalate e verdure di stagione. Molto ambiti anche i dolci tradizionali, tra cui ricordiamo: il pangiallo con mandorle, cacao, frutta candita, e altri ingredienti, il croccante, il panpepato ed i mostaccioli che, dalla vicina Campania, sono entrati nella tradizione romana. Infine non può mancare sulle tavole romane una grande varietà di frutta secca.

In un felice capodanno non possono mancare ore di divertimento con giochi di gruppo o società, naturalmente in tema con la tradizione romana. Anche ai tempi dell’antico Impero Romano esistevano naturalmente passatempi da dedicare a questa ricorrenza, generalmente vecchie versioni di giochi di società oppure forme di tris e backgammon che sarebbero poi state sviluppate nei secoli a venire.

Non mancano i giochi di ragionamento quali gli scacchi, e i tipici “giochi dell’oca”, tra cui la variante conosciuta come “biribiss”, che si compone di un tavoliere con un casellario integrato, spesso decorato con le antiche professioni del luogo, che permette ai giocatori di puntare somme di denaro a loro scelta e vincere o perdere giocando come in una qualsiasi lotteria.

Ma sono i tradizionali giochi di carte, insieme all’immortale tombola, a fare la parte del leone nelle case dei romani durante il capodanno. Dal divertentissimo Rubamazzo, preferito dai più piccoli, al Trentuno e poi il famosissimo Sette e mezzo ed il Mercante in fiera sono solo alcuni dei giochi in grado di assicurare divertimento e relax insieme ad amici e parenti sgranocchiando un fico secco o una fetta di panettone.

Molte feste di capodanno organizzate a Roma, attualmente, prevedono svaghi vari e giochi a tema, tra cui i classici momenti di socializzazione sono rappresentati da veri e propri quiz sulla città e sulle sue attrazioni principali, assieme a domande di gossip relative ai principali VIP del capoluogo romano. Inoltre si può partecipare a cacce al tesoro a tema artistico o culturale, per esempio andando alla scoperta del Foro o del Colosseo, di norma della durata di 2-3 ore, attività ottimale anche per chi non ama le classiche uscite fuori porta.

La scaramanzia ha sempre giocato un ruolo importante nell’immaginario e nella mentalità popolare romana: non possono quindi mancare gesti e rituali tipici del Capodanno della nostra Capitale. Tra i luoghi da visitare, soprattutto da parte di chi è superstizioso, troviamo la Fontana di Trevi: si crede che lanciando di spalle una monetina con la mano destra ci si assicura un ritorno a Roma, ma ci sono anche variazioni sul tema come chi crede che gettando due monete si potrà trovare l’amore, mentre il lancio di tre monetine favorisce il matrimonio. Ma, indubbiamente, il lancio di vecchi oggetti dalla finestra è l’usanza più radicata nel capodanno dei romani, considerata propiziatoria per un buon anno nuovo.

Tra gli altri rituali che non possono mancare nel nostro Capodanno a Roma, troviamo l’assoluta presenza dello zampone sulle tavole, visto, assieme ad altri cibi propiziatori come lenticchie e melograno, dei portatori di buoni auspici e di abbondanza per il nuovo anno: tra gli altri alimenti a cui si attribuiscono queste capacità troviamo il peperoncino.

Tra le altre curiosità, che contemplano luoghi magici da visitare durante il nostro Capodanno a Roma, non può infine mancare la “Porta Magica“, ovvero la Villa Palombara situata sull’Esquilino: secondo antiche tradizioni sarebbe infatti una porta capace di svelare il mistero alla base della trasformazione di metalli comuni in oro. Di certo si tratta di un luogo suggestivo in cui passare le giornate o le ore che ci separano dall’anno nuovo, indubbiamente sarà uno dei momenti più interessanti e coinvolgenti del nostro capodanno a Roma.

Per le informazioni e i suggerimenti citati in questo articolo ringraziamo gli amici di www.capodannoroma.guide

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