resistenza Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 03 Jan 2024 10:39:27 +0000 it-IT hourly 1 Bella Ciao, storia e significato del testo della canzone https://cultura.biografieonline.it/bella-ciao-autore-significato-storia-testo/ https://cultura.biografieonline.it/bella-ciao-autore-significato-storia-testo/#comments Wed, 22 Apr 2020 16:28:54 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=28433 Ci sono canzoni che con il loro ritornello uniscono intere generazioni e, attraverso le loro note, riconducono a momenti storici particolari. Una canzone che ha alle spalle ben settant’anni di storia è “Bella Ciao”, che si usa da sempre canticchiare nelle piazze italiane il giorno del 25 aprile, festa della Liberazione dell’Italia dai nazi-fascisti.

Bella Ciao. Storia, significato e testo della canzone.

Bella Ciao: le origini storiche della canzone

Prima di tutto inquadriamo storicamente la nascita di questa canzone.

“Bella Ciao” è stata composta nell’anno 1943, durante il Secondo Conflitto Mondiale, quando i Partigiani si unirono nel movimento della Resistenza per liberare la Nazione dai Fascisti e Nazisti.

Il fascismo, con Benito Mussolini, era stato instaurato in Italia a partire dal 1925. In seguito, nel 1939 il Duce decise di schierarsi al fianco di Adolf Hitler, capo del partito nazista, durante la Seconda Guerra Mondiale.

Mussolini e Hitler
Mussolini e Hitler durante un incontro pubblico

Nel 1943, in Italia, vi erano due schieramenti contrapposti:

  • al Sud: i soldati americani e inglesi cominciarono a liberare i paesi dalle truppe tedesche e dai fascisti
  • al Nord: il Duce guidava la Repubblica sociale italiana, che raggruppava tutti i paesi italiani controllati dai Tedeschi.

In questo clima molto particolare alcuni italiani si riunirono in un Movimento di opposizione al Fascismo, che prese il nome di Resistenza.

Ogni partigiano appartenente al Movimento aveva un nome di battaglia, un compito preciso da svolgere e una brigata da condurre.

Nel mese di aprile del 1945, i partigiani organizzarono diversi attacchi nelle diverse città italiane. L’insurrezione generale proclamata dai Partigiani durò fino al mese successivo. Ma è dal 1946 che si decise di destinare una data precisa, il 25 aprile, al ricordo della Liberazione di Milano e Torino dall’occupazione straniera.

La canzone simbolo dei partigiani, composta proprio durante il periodo di massima espressione della Resistenza in Italia, fu Bella Ciao.

Alpini partigiani durante la celebrazione di una Festa della liberazione (25 aprile)
Foto: alpini partigiani durante la celebrazione di una Festa della liberazione (25 aprile)

L’autore del canto: ipotesi

Circa le origini precise di questo canto popolare italiano non vi è ancora certezza, né tanto meno si conosce l’identità del suo autore.

Alcuni notano nella musicalità del canto una certa influenza dei canti di lavoro delle mondine che lavoravano nei campi del Nord Italia.

Per altri studiosi e storici della canzone italiana, in “Bella Ciao” si ritrovano suggestioni del Cinquecento francese.

Poi vi è chi considera precursore della nota canzone partigiana il brano “Fior di tomba” del Nord Italia, con alcune varianti.

Le parole del testo di Bella Ciao

Stamattina mi son svegliato
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
Stamattina mi son svegliato
e ho trovato l’invasor.

Oh partigiano, portami via
[…]
che mi sento di morir.

Così inizia il celebre testo del canto popolare.
Per il testo completo vi rimandiamo al link seguente:

Bella ciao, testo completo

Significato delle parole e del testo di Bella Ciao

Leggendo il testo del brano, balzano subito agli occhi parole di libertà, di lotta contro ogni estremismo e dittatura. Il contenuto della canzone, diventato simbolo della lotta della Resistenza in Italia, è avulso da ogni specifico riferimento politico o religioso.

Le parole enunciano piuttosto principi e valori universali in cui tutti, a prescindere da qualsiasi momento storico, si possono identificare.

E’ quindi sbagliato etichettare questo brano come “di sinistra” o comunista, perché una canzone come Bella Ciao si rivolge a tutti con la medesima intensità e pathos.

L’invasor di cui si parla dal principio può essere identificato con qualsiasi invasore, in qualsiasi momento storico.

Proprio per la sua capacità di comunicare principi universali e ideali di libertà assoluti, “Bella Ciao” è stata ed è ancora una delle canzoni popolari più conosciute e tradotte in tutto il mondo.

Nel 2017 il canto è stato protagonista ne “La casa di carta” – serie tv spagnola di grande successo internazionale e distribuita in Italia da Netflix.

La casa di carta: due dei protagonisti cantano assieme Bella ciao

Bella ciao appare alla fine della 2ª parte della 1ª stagione della serie, e ricopre un ruolo simbolico molto importante nella trama.

Della canzone sono state realizzate molte versioni e cover, alcune piuttosto famose, come quella del gruppo Modena City Ramblers.

“Bella ciao” nel 2019 è diventato l’inno dei “Fridays for Future”, il movimento internazionale di protesta che ha come celebre esponente Greta Thunberg. Il movimento rese virale un video del 2012 in cui bambini belgi trasformarono Bella ciao in un inno per l’ambiente.

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L’Eccidio delle Fosse Ardeatine (24 marzo 1944): storia e riassunto https://cultura.biografieonline.it/eccidio-fosse-ardeatine/ https://cultura.biografieonline.it/eccidio-fosse-ardeatine/#respond Wed, 13 Jun 2018 06:45:37 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=24873 Una delle pagine più drammatiche della Resistenza italiana nel contesto della Seconda Guerra Mondiale è quella dell’Eccidio delle Fosse Ardeatine, avvenuto a Roma il 24 marzo 1944. Il giorno prima, in via Rasella a Roma, ci fu un attentato messo a punto da dodici partigiani, che collocarono l’ordigno in un carrettino che trasportava immondizia. L’operazione militare fu compiuta nei confronti del III Battaglione tedesco Polizeiregiment “Bozen”, e provocò la morte di circa 40 militari tedeschi e due civili italiani. L’attentato fu considerato a tutti gli effetti un “avvertimento” da parte della Resistenza nei confronti degli invasori tedeschi.

Fosse Ardeatine - ingresso
L’ingresso delle Fosse Ardeatine oggi: il luogo è un sacrario visitabile.

 

I dettagli dell’attentato

I militari tedeschi non compresero subito che l’esplosione era stata provocata da una bomba. Si fecero prendere dal panico pensando che si trattasse di un attacco dall’alto, cui risposero puntando le armi contro le finestre di Via Rasella. Nel frattempo i partigiani che avevano dato luogo all’operazione si erano dileguati, sfuggendo ad ogni controllo. Appena la notizia dell’attacco cominciò a diffondersi, nel luogo colpito arrivarono i nazifascisti di Roma. I Tedeschi diedero fuoco all’intero quartiere. La reazione di Hitler alla notizia dell’attentato fu assai dura: ordinò una rappresaglia che facesse “tremare il mondo”. Ed infatti l’eccidio delle Fosse Ardeatine rappresenta un unicum nella storia per numero di vittime e ferocia nell’esecuzione.

La risposta all’attentato: dieci italiani per ogni tedesco

La risposta da parte dei Tedeschi, colpiti nel vivo con l’attentato di Via Rasella, non tardò ad arrivare. Le truppe di occupazione tedesche decisero che per ogni tedesco ucciso durante l’attentato avrebbero pagato con la vita dieci italiani. Le vittime furono scelte tra i detenuti comuni e politici rinchiusi nel carcere di Via Tasso e Regina Coeli.

A compilare la lunga lista delle vittime fu il comandante SS Herbert Kappler, che durante il processo subìto anni dopo, ha raccontato dettagliatamente ogni particolare dell’efferato eccidio. Il luogo scelto per l’esecuzione furono le Fosse Ardeatine, vecchie cave abbandonate  ubicate a Roma sulla Via Ardeatina, all’interno delle quali furono poi nascosti i cadaveri delle vittime. I turni di uccisione furono 67: a gruppi di cinque con un colpo alla nuca. Gli ultimi furono costretti a salire sul mucchio di cadaveri per poter essere uccisi. Ala fine della guerra il luogo in cui si è svolto l’eccidio è diventato un monumento nazionale, oggi visitabile.

Eccidio Fosse Ardeatine
Il Sacrario fu inaugurato il 24 marzo del 1949. Una scritta recita: Qui fummo trucidati vittime di un sacrificio orrendo. Dal nostro sacrificio sorga una patria migliore e duratura pace fra i popoli.

Eccidio delle Fosse Ardeatine: i dettagli dell’esecuzione

Inizialmente l’ordine di esecuzione riguardava 320 persone, in quanto a morire nell’attentato furono 32 tedeschi. In seguito morì un altro militare tedesco, ma Kappler arbitrariamente decise di aggiungere alla lista altre dieci persone. Successivamente, forse per accelerare le operazioni, il numero delle vittime designate salì a quindici, anziché dieci.

I cinque in più furono uccisi perché, se fossero tornati liberi, avrebbero potuto raccontare quello di cui erano stati testimoni oculari. L’eccidio cominciò 23 ore dopo l’attentato di Via Rasella, e l’esecuzione fu pubblicamente resa nota attraverso le pagine del quotidiano “Il Messaggero”. I tedeschi, dopo aver ucciso le vittime, fecero esplodere le cave in modo da occultare ciò che restava dei corpi martoriati.

Condannati i responsabili dell’eccidio

Il comandante delle SS Herbert Kappler fu processato nel dopoguerra: un tribunale italiano lo ha condannato all’ergastolo per le 15 vittime giustiziate non comprese nell’ordine di rappresaglia che doveva eseguire. Aiutato dalla moglie e affetto da un cancro gravissimo, Kappler riuscì ad evadere il 15 agosto 1977 (era rinchiuso nel carcere militare del Celio a Roma), e raggiunse la Germania, dove morì il 9 febbraio 1978. Anche l’ex capitano delle SS Erich Priebke è stato processato in Italia e condannato all’ergastolo per l’eccidio delle Fosse Ardeatine.

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Mud Running: cos’è, chi lo pratica, quali sono i benefici https://cultura.biografieonline.it/mud-running/ https://cultura.biografieonline.it/mud-running/#respond Sun, 13 May 2018 19:54:41 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=24740 Il termine inglese “mud running” significa letteralmente “corsa nel fango” e si riferisce ad una disciplina sportiva che sta esplodendo negli ultimi tempi in America e, da poco, si sta affacciando anche in Italia. I benefici fisici e psicologici di questa pratica sono numerosi. Il percorso nel fango, inframmezzato da vari ostacoli – perlopiù artificiali, è anche un ottimo allenamento mentale, perché richiede rapidità di pensiero, capacità di apprendimento e determinazione. Il mud running rappresenta un ottimo diversivo per chi, praticando abitualmente la corsa, vuole ogni tanto movimentare il percorso e mettersi alla prova fisicamente.

corsa ostacoli fango mud run
Il mud running prevede il superamento di ostacoli artificiali

Mud running: in cosa consiste

La disciplina sportiva del “mud running” prevede la corsa su sentieri e rocce, anche innevati, passando per prati, boschi, paludi e ruscelli, seguendo un percorso fangoso lungo il quale si devono superare muretti, buche, dislivelli, pali e altri ostacoli. Lungo il tracciato i partecipanti incontrano dislivelli e vari “imprevisti” da superare.

Per questo motivo sono costretti ad arrampicarsi, camminare a quattro zampe, muoversi nel fango trascinando oggetti. Affrontare questa tipologia di percorsi potenzia i muscoli delle gambe, delle braccia e gli addominali; inoltre, aiuta a bruciare i grassi e a migliorare la coordinazione delle catene muscolari. Nonostante si corra veloce, bisogna cercare di inspirare ed espirare lentamente. In questo modo le cellule cerebrali e quelle di tutto il corpo ricevono un maggior apporto di ossigeno. Ciò aumenta il ritmo della corsa e la resistenza alla fatica. In più, favorisce la coordinazione di busto, gambe e braccia.

mud running
mud running

Questo particolare tipo di corsa, nato nel 1987, ha raggiunto l’Italia circa 25 anni dopo. La gara più famosa e ricca di partecipanti è la “Warrior Dash” (conta circa 2 milioni di atleti); mentre una tappa della “Thoug Mudder” in Europa ha totalizzato sui 35 mila partecipanti.

Mud running: dove si pratica

Per provare, basta andare a correre nei prati con gli amici dopo una giornata di pioggia. La disciplina vera e propria, invece, andrebbe praticata nei campi di allenamento strutturati, dove si svolgono anche le gare. Per informazioni sull’argomento: mudrun.it; italyontrail.com; mudandsnow.com.

In genere, iscriversi e partecipare ad una manifestazione costa 10 euro. Il sito mudrun.it è sicuramente un punto di riferimento per chi si avvicina a questa disciplina e ha poca esperienza; lo staff offre consigli su come praticare, dove praticare, e come fare per partecipare ai campionati italiani o a quelli europei.

Chi può praticarlo

Prima di praticare il Mud running è preferibile concordare con un medico sportivo un check-up che comprenda esami del sangue, controllo della pressione arteriosa, elettrocardiogramma sotto sforzo e spirometria per monitorare il respiro. Il mud running è vietato agli asmatici, ai cardiopatici, a coloro che soffrono di infiammazioni osteoarticolari, problemi alla colonna vertebrale (ernia del disco), lesioni al ginocchio (menisco) e alle caviglie.

Cosa indossare

Per praticare il mud running sono ideali i leggins o i pantaloncini e una t-shirt in tessuto sintetico, aderente, che favoriscano i movimenti e non si impigliano negli ostacoli. Vanno invece evitati i capi in cotone perché, una volta bagnati, trattengono l’acqua e diventano pesanti. Sì a scarpe impermeabili e ben ammortizzate, per avere maggiore equilibrio e stabilità. E’ consigliabile acquistare capi di abbigliamento “tecnici” se si ha intenzione di allenarsi quotidianamente in questo sport oppure partecipare a delle gare: ci sono alcuni siti e-commerce specializzati con prezzi assai vantaggiosi.

 

mud run ostacoli
Per praticare il mud running serve sia forza che resistenza. Chi partecipa a una mud run lo fa però anche per divertirsi.

Mud running: come si svolge

Allenamenti e gare si svolgono in genere in percorsi di 5-12 chilometri: per farcela bisogna puntare sulla forza fisica, sulla motivazione, sull’ingegno, ma soprattutto sulla capacità di andare oltre i propri limiti, accettando di vivere le difficoltà come una sfida. Praticare la corsa nel fango significa imparare ad essere più forti del problema e a “scomporre” l’ansia attraverso la pratica dei micro-obiettivi.

Per esempio, è necessario calcolare la distanza e la velocità, studiare il tipo di ostacolo, valutare le difficoltà dei percorsi impervi. Ma anche sintonizzare il proprio ritmo in base ai chilometri da percorrere e al tempo che si ha a disposizione. Raggiungere un obiettivo dopo un altro aiuta a concentrarsi sull’esperienza presente e a dire: “devo farcela, qui ed ora, senza se e senza ma”. Un esercizio, questo, che favorisce la resilienza.

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Il partigiano Johnny https://cultura.biografieonline.it/partigiano-johnny-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/partigiano-johnny-riassunto/#comments Sun, 27 Jul 2014 14:23:18 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11632 Il partigiano Johnny è un celebre romanzo di Beppe Fenoglio, è una testimonianza importante della lotta partigiana durante la Seconda guerra mondiale. L’autore non riuscì a pubblicarlo in vita. Esso vide luce soltanto nel 1968 grazie agli editori Einaudi, che ne curarono anche la redazione definitiva.

Il Partigiano Johnny: riassunto e trama del romanzo di Fenoglio
Il Partigiano Johnny (1968): Epopea

Il partigiano Johnny: la storia del libro

La vicenda editoriale è molto complessa, tutt’oggi i filologi discutono della correttezza della pubblicazione. Esistono infatti due versioni lasciate dall’autore, entrambe lacunose: la prima non iniziava dal primo capitolo ed era ricca di parole inglesi (anglicismi), la seconda invece era un’ arricchimento della prima e sembrava un vero e proprio romanzo. In sostanza ancora si discute se l’autore scrisse il libro negli anni ’40 o negli anni ’50.

Sicuramente Il partigiano Johnny è un romanzo in parte autobiografico perché l’autore partecipò in prima persona alla resistenza come partigiano sulle Langhe e visse poi come procuratore.

Gli altri suoi due libri, I 23 giorni della città di Alba e La Malora, furono pubblicati dallo scrittore Elio Vittorini negli anni ’50 e sono uno spaccato del realismo post bellico. Entrambe le redazioni de Il partigiano Johnny raccontano la sua storia, ma a partire da date differenti. In sostanza si continua la storia di Primavera di bellezza (Garzanti, 1929).

Riassunto e trama

Il protagonista è un ragazzo che vive nella città di Alba. Viene chiamato Johnny per la sua passione per la letteratura inglese. In Primavera di bellezza Johnny muore nella guerra partigiana.

In Il partigiano Johnny, Beppe Fenoglio riprende questa storia a partire dal ritorno a casa dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943. Johnny decide di lasciare la sua città di Alba e di unirsi ad un gruppo di partigiani sulle Langhe. Qui incontra un gruppo di i comunisti, soprannominati La stella rossa, e anche se non ne approva le idee, decide di lottare con loro.

Il gruppo commette un errore: fanno prigioniero un ufficiale tedesco, scatenando subito le ire dei nazisti. La maggior parte di loro viene massacrata ma Johnny riesce a salvarsi e nella primavera del ’44 si unisce ad un gruppo di partigiani badogliani, meno estremisti. Insieme tentano di prendere la città di Alba ma gli alleati sono ancora lontani e il colpo non riesce.
Johnny ora è costretto a passare l’inverno da solo in pericolo perché in città è attiva una spia. La sua tenacia lo porta a scoprire chi è stato a far uccidere tanti partigiani: un conciatore di pellame.

Beppe Fenoglio
Beppe Fenoglio, autore del romanzo “Il Partigiano Johnny”

Finale e commento all’opera

Il finale è differente nelle due versioni. In una Johnny trova la morte in un conflitto a fuoco con i fascisti. Nell’altra invece chiacchiera con l’amico partigiano Pierre sulla missione contro i fascisti che andava fatta a tutti i costi.

Un romanzo impegnativo, che appartiene al filone del neorealismo postbellico. Racconta infatti delle difficile guerra di resistenza, una prova terribile e assurda che gli uomini devono affrontare per affermare in prima persona la propria identità. Termina con una visione negativa dell’esistenza.

Importante anche la trasposizione cinematografica di Guido Chiesa (2000, con Stefano Dionisi e Fabrizio Gifuni), che non termina con la morte del protagonista e si rifà alla prima stesura.

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25 aprile: Festa della Liberazione https://cultura.biografieonline.it/festa-della-liberazione-25-aprile/ https://cultura.biografieonline.it/festa-della-liberazione-25-aprile/#comments Wed, 24 Apr 2013 15:17:34 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=6979 Il 25 aprile di ogni anno ricorre in Italia la Festa della Liberazione. Questa è una data fondamentale della storia italiana, poiché coincide con la fine del ventennio fascista e la liberazione dai nazisti, avvenuta appunto il 25 aprile 1945, insieme all’ epilogo della seconda guerra mondiale. E’ proprio in questa giornata che i partigiani liberano Genova, Milano e Torino dall’occupazione nazifascista ponendo fine all’occupazione tedesca in Italia.

Festa della liberazione
Festa della liberazione: Alpini che sfilano

Il giorno del 25 Aprile ha una portata simbolica molto forte, perché rappresenta al tempo stesso la fine della dittatura fascista e l’inizio del percorso che porterà alla nascita della Repubblica. Il 2 Giugno 1946 il popolo italiano, chiamato a votare con un referendum, deve scegliere tra monarchia e forma repubblicana dello Stato. La nascita della Repubblica Italiana conduce alla definitiva stesura della Carta Costituzionale dello Stato italiano, che avviene nel 1948. L’Assemblea Costituente era formata per lo più da esponenti di partiti che avevano partecipato attivamente alla Resistenza.

Nel nostro Paese il 25 aprile è considerata Festa nazionale: in varie parti d’Italia si organizzano manifestazioni, cortei, commemorazioni per ricordare la Resistenza.

La storia

Per opporsi al regime nazifascista che opprimeva l’Italia, i Partigiani si riunirono in gruppi e lottarono con ogni mezzo a disposizione contro la violenza e l’oppressione per ristabilire la libertà e la democrazia. Il 25 Aprile 1945 i Partigiani, con il supporto degli Alleati, irruppero nelle principali città italiane dando inizio al processo storico di liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista.

Fedeltà alla resistenza: foto da una manifestazione in occasione della Festa della liberazione (25 aprile)
25 aprile: una foto da una manifestazione in occasione della Festa della liberazione

La Resistenza italiana

La Resistenza, che si contraddistingue per l’azione di uomini e donne che combattono insieme per la libertà, è una fase molto delicata nella storia del nostro Paese, e per questo tantissimi studiosi e scrittori dell’epoca hanno voluto documentarla con opere di vario genere ambientate in questo periodo.

Per citarne solo qualcuno:

La Resistenza ha alla base dei suoi principi l’antifascismo, e su questo costruisce la lotta per la liberazione. Nella memoria dei combattenti partigiani è ancora vivo il ricordo del c.d. “Biennio rosso” (dal 1919 al 1922), un momento particolarmente “caldo” in cui vengono assaliti palazzi e roccaforte del potere fascista.

Inizialmente gli antifascisti furono costretti ad agire nel silenzio, in clandestinità. In seguito il movimento si organizzò e nacquero i Comitati di Liberazione nazionale, che aprirono il varco verso la proclamazione della Repubblica Italiana.

La coscienza nazionale si risvegliò e si formò un fronte comune contro gli invasori: anche i titoli dei giornali del periodo inneggiarono alla libertà e alla partecipazione del popolo italiano alla creazione di una nuova forma di Stato.

La Resistenza viene a giusta ragione considerata il fulcro della Repubblica Italiana, il punto di partenza di un nuovo inizio.

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Le Quattro Giornate di Napoli https://cultura.biografieonline.it/le-quattro-giornate-di-napoli/ https://cultura.biografieonline.it/le-quattro-giornate-di-napoli/#comments Mon, 27 Aug 2012 23:56:44 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=3509 Siamo nel 1943, durante lo svolgimento del secondo conflitto mondiale. Le Quattro Giornate di Napoli, così come vengono definite dagli storici, non rappresentano un episodio isolato, slegato dal contesto socio-politico di questo periodo. Anzi, tali insurrezioni sono precedute e seguite da altre stragi ed eccidi vari, che si concentrano nel territorio di Napoli e provincia.

Le Quattro Giornate di Napoli (dal 27 settembre al 30 settembre 1943)
Le Quattro Giornate di Napoli (dal 27 settembre al 30 settembre 1943)

Dal punto di vista storico le Quattro Giornate di Napoli sono state valutate in maniera diversa, ora come semplice rivolta popolare, ora come esperienza politica del centro-sinistra in opposizione al nazismo. Secondo R. Battaglia, autore dal trattato di storia intitolato “Storia della Resistenza”, tale episodio scaturisce dall’odio del popolo contro i Tedeschi e dal malcontento dei meridionali verso i soprusi e le ingiustizie subiti.

La peculiarità di tale rivolta, piuttosto trascurata dai libri di storia e dalla tradizione partenopea in generale, è rappresentata invece con grande maestria nella pellicola del regista Nanni Loy del 1962, dal titolo “Le Quattro Giornate”, in cui viene sottolineata la matrice antinazista dell’insurrezione. Il regista punta molto sulla caratterizzazione di alcuni personaggi, come lo scugnizzo, suscitando l’interesse e la curiosità del pubblico.

Ma come mai la rivolta si concentra soprattutto a Napoli e nel territorio circostante? Quali sono le situazioni che favoriscono l’insorgere del popolo partenopeo?

Secondo lo storico Francesco Paolo Casavola, alla base della sollevazione popolare avvenuta a Napoli nel 1943 vi è la paura, da parte del popolo, di subire ulteriori violenze da parte dei soldati tedeschi guidati dal colonnello Scholl, che si aggirano in città deportando gli uomini e lasciando le famiglie senza casa, nella più completa disperazione.

Il popolo è ormai stremato dopo tanti mesi di conflitto, che ha provocato ovunque morte e distruzione: tanto basta a scatenare una collera collettiva che esplode poi in maniera violenta e incontrollabile. Possiamo attribuire a questo episodio storico un doppio significato: politico e militare.

Dal punto di vista politico, la rivolta porta alla creazione di gruppi auto organizzati ed autonomi, che però non riescono a strutturarsi in un comando unico. Dal punto di vista militare è davvero lodevole l’azione del popolo che, aiutandosi con ogni mezzo a disposizione, riesce a piegare le forze tedesche, costringendole alla resa. Napoli è la città meridionale che più di ogni altra subisce gli attacchi durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il 1° novembre 1940 vi è un pesante bombardamento aereo da parte degli inglesi. Seguono altri attacchi aerei che provocano almeno trentamila vittime. Le date più nefaste nella storia della città sono il 4 dicembre 1942 (quando avviene la distruzione di Santa Chiara) e il 28 marzo 1943 (con lo scoppio della nave “Caterina Costa”).

Basta questo per capire come sia stato facile per i Tedeschi entrare in una città ormai vuota e sventrata, abitata solo da poveri e disperati. Nelle Quattro Giornate di resistenza (dal 27 settembre al 30 settembre 1943) il popolo napoletano si oppone strenuamente all’occupazione tedesca. Durante la rivolta viene incendiata anche la sede dell’Università, in cui si concentrano le forze antifasciste, e migliaia di libri vengono distrutti per sempre. I saccheggi da parte dei Tedeschi non risparmiano le caserme e le fabbriche.

Le vittime della rivolta sono numerose, sia tra i militari che tra i civili. La scintilla che scatena la rabbia del popolo viene dalla notizia che un marinaio è stato ucciso da alcuni tedeschi mentre beve ad una fontana, nella zona del Vomero. Alcuni giovani che osservano la scena fermano gli autori del folle gesto e incendiano la loro auto. La notizia dell’omicidio fa il giro della città e contribuisce ad esasperare gli animi della gente.

Da allora in poi è un continuo susseguirsi di agguati, bombe, scontri aperti. Grazie all’azione congiunta di tutte la categorie (militari, studenti, operai) del popolo, dopo quattro giorni i Tedeschi decidono di abbandonare al città. Il 30 settembre 1943 si concludono le quattro giornate di Napoli, episodio di insurrezione popolare che porta a liberare la città dall’occupazione delle forze armate naziste e fasciste, durante la Seconda Guerra Mondiale.

Alquanto pesante il bilancio di tale rivolta popolare: 168 i patrioti morti durante i combattimenti, 162 i feriti, 75 gli invalidi permanenti, 140 le vittime tra i civili, 19 le vittime non identificate, su un totale di circa duemila combattenti. All’arrivo delle forze alleate, il 1° ottobre 1943, Napoli è già libera e non deve ringraziare nessuno per questo, solo se stessa.

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