Repubblica Italiana Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 26 Apr 2023 18:48:14 +0000 it-IT hourly 1 Come viene eletto il Presidente della Repubblica Italiana https://cultura.biografieonline.it/come-viene-eletto-il-presidente-della-repubblica/ https://cultura.biografieonline.it/come-viene-eletto-il-presidente-della-repubblica/#comments Thu, 06 Jan 2022 15:42:42 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=494 Come viene eletto il Presidente della Repubblica Italiana? Ne parliamo in questo articolo, facendo un breve riassunto sul ruolo di questa istituzione: quali sono i poteri, quanto dura il mandato.

NOTA BENE
Sul sito principale Biografieonline.it puoi trovare l’elenco delle biografie dei Presidenti della Repubblica.

Il Capo dello Stato

Simbolo dell’unità nazionale, di cui è rappresentanza vivente e giuridica, il Presidente della Repubblica Italiana ricopre un ruolo molto importante; la sua funzione è scritta sulla Costituzione italiana, in vigore dal 1° gennaio del 1948. Il più alto documento di legge nazionale infatti, stabilisce che può salire alla carica di Presidente qualsiasi cittadino italiano che goda dei diritti civili e politici; c’è un unico vincolo: che abbia compiuto i cinquant’anni di età.

Nella storia d’Italia tuttavia, non è mai accaduto che sia stato eletto un presidente fuori dal Parlamento, preso dunque dalla società civile.

Il Quirinale, Sede del Presidente della Repubblica
Il Quirinale, residenza del Presidente della Repubblica

Il Presidente della Repubblica è un organo costituzionale.

Riportando alla lettera quanto sancito, sarebbe un organo di “garanzia” costituzionale, per quanto sia prevista anche per lui, in alcuni casi, la facoltà d’essere un organo governante. L’articolo 87 comma I della Costituzione dice espressamente che il Presidente della Repubblica Italiana è

il Capo dello Stato e il rappresentante dell’unità nazionale.

Presiede inoltre:

  • il Consiglio Supremo di Difesa;
  • il Consiglio Superiore della Magistratura.

L’elezione del Presidente della Repubblica

Elezioni indirette

La sua elezione si svolge in seduta comune del Parlamento, con l’aggiunta dei rappresentanti di ogni singola regione. Si parla, nel caso specifico dell’elezione presidenziale, di “elezione indiretta”.

In pratica si tratta di un processo adottato da molte repubbliche europee (e non solo), nel quale i votanti che prendono parte all’elezione non scelgono tra i candidati alla carica, bensì eleggono soggetti che, chiamati in causa, dovranno scegliere se accedere o meno, alla carica stessa.

Le elezioni indirette, metodo antico per la verità, sono spesso usate dai sindacati, oltre che in certe corporazioni professionali, civiche o benefiche.

I delegati regionali

Nello specifico, i delegati regionali sono tre per ogni regione (due scelti tra la maggioranza vigente, uno tra la minoranza), eccezion fatta per la Valle d’Aosta, che ne ha uno solo.

L’inclusione nella seduta comune d’elezione dei rappresentanti regionali è necessaria per garantire il rispetto delle minoranze, come dice la Carta Costituzionale.

La convocazione per l’elezione

Ad ogni modo, spetta al Presidente della Camera dei deputati convocare, 30 giorni prima della scadenza effettiva del mandato del Presidente della Repubblica, tutti i membri del Parlamento Italiano, per provvedere alle votazioni.

Il quorum elevato

Al momento dell’elezione, dovrà raggiungersi un quorum elevato, onde evitare, nel rispetto della democrazia vigente, che il presidente incaricato sia espressione della momentanea maggioranza politica al governo.

Come viene eletto il Presidente della Repubblica

L’elezione, la quale avviene a scrutinio segreto, può durare anche tre scrutini. Nei primi due pertanto, la maggioranza dovrà essere pari ai 2/3 dell’Assemblea (si parla in questo caso di “maggioranza qualificata”). Qualora non si riesca ad ottenerla, si procederà al terzo e ultimo scrutinio, il quale prevede il raggiungimento della maggioranza assoluta: la metà dei presenti più uno.

Quanto dura il mandato del Presidente della Repubblica

La durata della carica è di 7 anni.

L’inizio effettivo del mandato del Presidente della Repubblica si ha dal suo Giuramento, che presta davanti al Parlamento. Da questo momento, è in carica per sette anni. La fine del mandato presidenziale può essere determinata, oltre che dal decorrere naturale dei sette anni, anche dai seguenti motivi, espressamente sanciti dalla Costituzione: dimissioni, morte, impedimento permanente, decadenza, destituzione per alto tradimento sancito dalla Corte Costituzionale.

Ruoli e poteri del Presidente della Repubblica

Garanzia ed equilibrio

La Carta fondamentale italiana fissa alcune caratteristiche proprie del Presidente. Tuttavia, non stabilisce con precisione – a differenza di altre cariche dello stato e di altri organi istituzionali – il suo ruolo esatto. Una cosa chiara e chiarita sin da subito, è la sua irresponsabilità politica.

Si dice poi che il suo ruolo, concretamente, varia col variare del momento politico nazionale, in base dunque agli equilibri della maggioranza di Governo.

La facoltà di sciogliere le Camere

Ha, pertanto, facoltà, in caso di rapporti instabili con rischio di crisi imminente, di sciogliere le Camere, in vista di una nuova consultazione elettorale.

Lo scioglimento anticipato poi, si ha solo in casi gravi, e soltanto dopo aver sentito i Presidenti della Camera e del Senato (a patto che il periodo nel quale accada non coincida con gli ultimi sei mesi del mandato del Presidente della Repubblica; salvo l’unico caso in cui questi sei mesi non siano anche gli ultimi sei del governo stesso).

Come un arbitro

Nel caso di rapporti di Governo stabili invece, il Presidente della Repubblica deve farsi esclusivamente garante del rispetto dei valori sanciti dalla Costituzione.

A conferma inoltre della sua irresponsabilità politica, c’è l’articolo 89 della Costituzione, il quale stabilisce i cosiddetti criteri della Controfirma.

Nessun atto del Presidente della Repubblica” – è scritto sulla Carta – “può dirsi valido se non è stato controfirmato dal ministro proponente (o dal Presidente del Consiglio se il caso lo richiede)”.

Tutti gli atti che hanno valore legislativo infatti, devono portare anche e sempre la firma del Presidente del Consiglio.

In pratica, e in sintesi, i ministri o il Presidente del Consiglio propongono un atto che sarà il Presidente della Repubblica ad emanare legalmente.

Tuttavia, prima che vada in vigore, occorre che sia controfirmato, quale ulteriore sigillo di governo, dal ministro che ha proposto l’atto e, ovviamente, dal Presidente del Consiglio in carica. Si distingue in questi casi specifici tra:

  • 1. atti formalmente presidenziali e sostanzialmente governativi;
  • 2. atti formalmente e sostanzialmente presidenziali;
  • 3. atti complessi eguali.

Il Presidente della Repubblica ha responsabilità giuridica, all’interno dell’esercizio delle proprie funzioni, unicamente per quanto riguarda i reati di Alto Tradimento e Attentato alla Costituzione; fuori di essi è al pari di un comune cittadino.

La residenza del Presidente della Repubblica

La residenza ufficiale del Presidente della Repubblica Italiana è il Palazzo del Quirinale, che sorge sull’omonimo colle di Roma. Il Quirinale è uno dei simboli dello Stato italiano.

Speriamo che l’articolo su come viene eletto il Presidente della Repubblica vi sia piaciuto. Ditecelo nei commenti.

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Differenze tra il Presidente della Repubblica Italiana e il Presidente USA https://cultura.biografieonline.it/differenze-presidente-italia-usa/ https://cultura.biografieonline.it/differenze-presidente-italia-usa/#comments Thu, 06 Jan 2022 15:40:54 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17526 Ecco le principali differenze tra il Presidente della Repubblica Italiana e il Presidente degli Stati Uniti d’America.

Casa Bianca - Come viene eletto il Presidente degli Stati Uniti

Età

In America il candidato alla Presidenza deve avere almeno 35 anni, mentre in Italia l’età si alza, raggiungendo i 50.

Organi di elezione

In Usa il Presidente viene eletto da un gruppo di “grandi elettori” appositamente designati a tale scopo; in Italia il Presidente della Repubblica viene eletto dal Parlamento in seduta comune.

Durata del mandato

In America il mandato del Presidente ha durata di 4 anni; in Italia resta in carica per 7 anni.

Mentre in America il Presidente può essere rieletto solo per 2 volte (è il caso ad esempio di Barack Obama), nel nostro Paese non vi è alcun limite alla sua rielezione (storicamente solo Giorgio Napolitano è rimasto in carica per 2 mandati consecutivi).

Rinnovo anticipato

In caso di dimissioni o morte, negli Usa subentra il Vicepresidente fino ala scadenza del mandato; mentre in Italia il Parlamento in questo caso procede a nuove elezioni presidenziali.

I poteri

Per quanto riguarda i poteri del Presidente, in America il Presidente non ha alcuna possibilità di sciogliere il Congresso, al contrario di quello che succede in Italia; qui il Presidente può sciogliere una sola delle Camere oppure l’intero Parlamento.

Negli USA il Presidente rappresenta sia il Capo dello Stato che del Governo; in Italia è Capo dello Stato con potere di nominare il Capo del Governo (ossia il Presidente del Consiglio dei Ministri).

In America il Presidente ha il potere di nominare i 9 giudici appartenenti alla Corte Suprema, mentre nel nostro Paese il Presidente procede alla nomina di 5 dei 15 giudici della Corte Costituzionale.

Ultima importante differenza: al termine del suo mandato il Presidente americano torna ad essere un cittadino come tutti gli altri, mentre da noi il Presidente della Repubblica Italiana continua a mantenere i privilegi con la nomina di senatore a vita.

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La Luogotenenza di Umberto II https://cultura.biografieonline.it/luogotenenza-di-umberto-2/ https://cultura.biografieonline.it/luogotenenza-di-umberto-2/#respond Wed, 28 Sep 2016 01:03:21 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19990 La Luogotenenza del regno è un istituto di affidamento del potere regio a un luogotenente – il quale è solitamente di rango principesco. Il luogotenente esercita l’autorità reale in caso di assenza o impedimento del re legittimo. All’indomani della Liberazione di Roma, nel giugno del 1944, re Vittorio Emanuele III si ritirò nominando suo figlio Umberto II di Savoia Luogotenente generale del Regno. In questa fase storica Umberto, dunque, esercitò le funzioni di capo dello Stato senza tuttavia possedere la dignità di re.  Egli fu Luogotenente del regno e non del Re, proprio a radicare il legame più con lo Stato che con la figura del Re. Umberto II guadagnò così la fiducia degli Alleati e lasciò che fosse il popolo italiano, attraverso il referendum, a decidere per la Monarchia o la Repubblica.

Umberto II di Savoia
Umberto II di Savoia

Il contesto storico

La guerra civile in Grecia fu uno degli aspetti più dibattuto verso la fine della Seconda Guerra mondiale. Già nel 1944 Winston Churchill, insieme ad Anthony Eden, avevano deciso di passare alcuni giorni nella capitale greca per organizzare una resistenza ai focolai comunisti che attendevano una decisione da parte di Stalin.

La Grecia infatti sarebbe stato uno dei territori più importanti nei futuri equilibri europei. E sulla Grecia Churchill avrebbe giocato la sua maggiore influenza. In Italia, invece, la guerra civile scoppiata dopo la fondazione della Repubblica Sociale, non destava particolari preoccupazioni agli alleati.

Gli occhi sull’Italia

La lotta in questo caso era fra gli Alleati che sostenevano la resistenza e i tedeschi che appoggiavano la Repubblica di Mussolini. Ovviamente gli Alleati si erano posti il problema di cosa sarebbe accaduto all’Italia dopo la guerra. Churchill aveva manifestato l’interesse affinché la monarchia continuasse a rappresentare il paese, magari con funzioni ancora più limitate.

Roosevelt invece propendeva per una soluzione repubblicana ma aveva deciso di lasciare all’alleato inglese prevalenza nelle decisioni riguardanti il Mediterraneo. In Italia, Pietro Nenni, leader del Partito socialista, e il partito d’Azione chiedevano a gran voce la convocazione di un’Assemblea costituente.

Togliatti, invece, rientrato dall’Urss manteneva una posizione neutrale, osservando gli avvenimenti, secondo i suggerimenti di Stalin. Ma anche prendendo alcune posizioni in favore della repubblica per non lasciare solo a Nenni la possibilità di indossare l’abito del repubblicano.

I sostenitori monarchici, che avevano ancora una certa influenza nel paese, erano consapevoli che Vittorio Emanuele III non era più popolare fra i suoi sudditi. Si doveva cercare una soluzione in poco tempo. E fu Enrico De Nicola – come scrive Ludovico Incisa di Camerana nel suo libro “L’ultimo re, Umberto II di Savoia e l’Italia della Luogotenenza” pubblicato da Garzanti – a trovare la soluzione.

L'ultimo Re Umberto II di Savoia e l'Italia della Luogotenenza
La copertina del libro “L’ultimo Re” (Garzanti, 2016)

Verso la Luogotenenza

L’avvocato, futuro primo presidente della Repubblica, ricordò che la Luogotenenza era già stata utilizzata in passato. Essa era quindi una possibilità contemplata nella storia dei Savoia.
Vittorio Emanuele III non era convinto. Tuttavia alla fine accettò di firmare il decreto attuativo della luogotenenza dopo la liberazione di Roma.

La capitale venne liberata il 4 giugno del 1944. Il giorno dopo un generale americano in maniche di camicia obbligò il re a firmare il decreto nella residenza di Ravello. La Luogotenenza era la penultima carta dei monarchici. Mentre l’ultima fu l’abdicazione di Vittorio Emanuele III in favore del figlio Umberto.

La Luogotenenza di Umberto II

I repubblicani capirono che Umberto II sarebbe stato un alleato contro Badoglio. Così lo convinsero, senza troppi problemi, ad appoggiare Ivanoe Bonomi alla Presidenza del Consiglio. Subito dopo Umberto firmò il decreto che prevedeva la costituzione di un’assemblea. Essa avrebbe scritto la nuova Costituzione, e il referendum che avrebbe deciso le sorti della monarchia.

Umberto era un gentiluomo e non avrebbe mai difeso con forza estrema la monarchia, forse non voleva nemmeno governare e quando il referendum decretò la vittoria della Repubblica. Accettò quindi l’esilio per evitare qualsiasi tensione fra repubblicani e monarchici. I primi erano maggioritari al nord e i secondi al sud.

Umberto II al seggio
Umberto II al seggio

La giovane Repubblica Italiana

L’Italia comunque stava vivendo molti conflitti e i governi della giovane repubblica già dimostravano fragilità e precarietà che avrebbero contraddistinto la successiva storia politica del paese.

Ferruccio Parri governò per sei mesi. Mentre il governo De Gasperi, grazie all’intelligenza del Primo ministro, durò di più e trovò il modo di convivere con i comunisti comandati da Togliatti.

La situazione economica dell’Italia era disastrosa. I problemi da affrontare erano immensi, non solo dal punto di vista politico ed economico ma anche sociale. Molte questioni che riguardavano la giovane democrazia facevano ben sperare, c’erano infatti molti fervori per un futuro migliore.

Ma altre situazioni, soprattutto per ciò che riguarda la ricostruzione economica e l’epurazione, mostravano sfide importanti.
La storia della Luogotenenza racchiude molti elementi che si sarebbero ritrovati negli anni successivi. Il libro di Camerana li condensa tutti con un racconto ricco di spunti e pieno di riferimenti storici suggestivi.

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Nascita della Repubblica Italiana https://cultura.biografieonline.it/nascita-della-repubblica-italiana/ https://cultura.biografieonline.it/nascita-della-repubblica-italiana/#comments Thu, 10 Mar 2016 15:15:08 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17284 La fine della Monarchia in Italia passò attraverso l’evento storico del referendum del 2 giugno 1946 cha sancì la nascita della Repubblica Italiana. Facciamo prima un passo indietro: l’Italia del 1945 era un paese cosparso di macerie, sovrastato dall’orribile spettacolo di piazzale Loreto, minacciato dalla carestia che fu prevenuta grazie all’intervento degli americani i quali, con le loro navi, trasportarono dei beni come il grano; ma, nonostante tutto, la voglia e la grinta per ripartire nel migliore dei modi fu notevole.

Nascita della Repubblica Italiana - Referendum 2 giugno 1946
Nascita della Repubblica Italiana: la scheda con cui si votò allo storico referendum del 2 giugno 1946

Indebolimento della Monarchia

La crisi della Monarchia dei Savoia fu uno dei temi più gettonati poiché, dalla metà del 1943 in poi, il Re Vittorio Emanuele III iniziò a perdere decisamente il consenso; ma egli fu ostinato, non si accorse che ormai la Monarchia stava per crollare e anzi, fu convinto di essere il solo a poter risollevare le sorti dell’Italia, rifiutando consigli e quant’altro, perché in quel momento iniziò a disprezzare tutti, a cominciare dal figlio Umberto II.

Monarchia o Repubblica?

Dopo la fine della guerra, fu nominato capo del governo l’antifascista Ferruccio Parri, succeduto il 10 dicembre 1945 da Alcide De Gasperi. Con l’entrata in scena dello statista trentino cresciuto nel parlamento di Vienna, un dilemma dominava le prospettive future: Monarchia o Repubblica. La fine del consenso monarchico, per molti, si ebbe quando vi fu la cosiddetta “fuga di Brindisi”, durante la quale il Re Vittorio Emanuele III e il maresciallo Badoglio (in quel periodo capo del governo), abbandonarono Roma ormai in preda ai tedeschi per non cadere come loro prigionieri. I monarchici giustificarono sempre questo gesto, difendendo il Re che voleva assicurare la continuità dello Stato e della Monarchia; altri, invece, pensarono che se il Re, o chi per lui, in questo caso il principe ereditario Umberto II (che si era proposto di rimanere a Roma ad affrontare i tedeschi, ma si vide negata tale possibilità dal re) fosse rimasto a Roma ed eventualmente fosse stato fatto prigioniero dai tedeschi, assumendosi le proprie responsabilità, probabilmente, gli italiani avrebbero apprezzato e anche premiato questo gesto votando Monarchia per il Referendum del 2 giugno 1946.

La Repubblica Italiana
Il simbolo della Repubblica Italiana

Il Referendum del 2 giugno 1946

Questa appunto, fu la data decisiva che scelsero per decidere le sorti dell’Italia; si svolsero delle campagne elettorali, la stampa del nord fu maggiormente repubblicana, mentre quella del sud prettamente monarchica e la sfortuna della Monarchia fu che il solo Re, Umberto II (divenuto Re fino al Referendum dopo l’abdicazione inevitabile del padre che finalmente arrivò) era l’unico propagandista; invece, per la Repubblica scesero in campo le piazze, furono fatti degli slogan molto decisi, come quello di Nenni, “o la Repubblica o il caos” e il che aveva un fondo di verità poiché, se la monarchia avesse perso per qualche voto, non sarebbe insorto nessuno perché del tutto moderati, ma, se la Repubblica avesse perso per qualche voto, probabilmente ci sarebbero state delle insurrezioni. Quasi tutte le forze politiche antifasciste erano a favore della Repubblica. Anche nella Democrazia Cristiana, ove le posizioni erano alternanti, si decise di appoggiare, sotto la spinta di De Gasperi; invece, i Liberali si ritrovarono in posizioni discordi tra di loro. L’esito del voto lo si conobbe il 10 giugno 1946, con lo spoglio delle schede: la repubblica ebbe 12.717.923 votanti, mentre la monarchia 10.719.284.

Storia di Italia - Dalla Monarchia alla Repubblica
Dalla Monarchia alla Repubblica: Foto di un manifesto che invitava la popolazione a votare a favore della monarchia

Il sospetto di brogli elettorali

Al giorno d’oggi, ma anche in quello stesso periodo, ci si chiede se questo referendum fu leale o adulterato: molti pensarono che vi furono dei brogli in favore della Repubblica, poiché il Re Umberto II contestò, invocando la vidimazione dei risultati presso la corte di cassazione, che aveva bisogno di molto tempo per verificare la validità delle schede autenticate. Per De Gasperi il tempo d’attesa poteva essere pericolosissimo, in quanto la permanenza di Umberto in Italia poteva provocare una divisione ancora più marcata tra repubblicani e monarchici ed inoltre si temettero degli scontri che avrebbero potuto provocare delle guerre civili, per cui il governo, dapprima, supplicò Umberto di lasciar l’Italia e di aspettare l’esito della corte di cassazione presso il luogo del suo esilio (questo giudizio non arrivò mai).

Sembrerebbe inoltre che si arrivò quasi alle minacce e dunque, Umberto, comprendendo il pericolo che poteva comportare la sua permanenza, decise di andar via. Umberto II fu il primo Re di un grande paese ad essere deposto dal trono senza tumulti e subbugli. Il tutto fu deciso dal popolo, attraverso la depositazione delle schede sulle urne; si aprì dunque una nuova pagina per lo Stato italiano. Un paese che poteva sembrare spaccato si riunì in poco tempo, accantonando la monarchia che era rimasta ormai come un fatto storico ma nostalgico per alcuni.

Enrico De Nicola
Enrico De Nicola, 1° Presidente della Repubblica

La nascita della Repubblica Italiana, l’assemblea costituente e il primo presidente della Repubblica Italiana

Enrico De Nicola fu eletto dall’assemblea costituente come capo provvisorio dello Stato, nonché primo tra i presidenti della Repubblica Italiana. L’assemblea costituente era formata dal 35% dai democristiani, 21% dai socialisti e dal 19% dai comunisti, costituita da 75 uomini, divisi successivamente in sottogruppi, ciascuno dei quali aveva delle competenze specifiche per redigere il testo che è caratterizzato da 139 articoli, definendo inoltre le caratteristiche dello Stato italiano: repubblicano, democratico, fondato sul lavoro, parlamentare, decentrato e non confessionale, poiché fu dichiarato che lo Stato sarebbe divenuto Laico.

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25 aprile: Festa della Liberazione https://cultura.biografieonline.it/festa-della-liberazione-25-aprile/ https://cultura.biografieonline.it/festa-della-liberazione-25-aprile/#comments Wed, 24 Apr 2013 15:17:34 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=6979 Il 25 aprile di ogni anno ricorre in Italia la Festa della Liberazione. Questa è una data fondamentale della storia italiana, poiché coincide con la fine del ventennio fascista e la liberazione dai nazisti, avvenuta appunto il 25 aprile 1945, insieme all’ epilogo della seconda guerra mondiale. E’ proprio in questa giornata che i partigiani liberano Genova, Milano e Torino dall’occupazione nazifascista ponendo fine all’occupazione tedesca in Italia.

Festa della liberazione
Festa della liberazione: Alpini che sfilano

Il giorno del 25 Aprile ha una portata simbolica molto forte, perché rappresenta al tempo stesso la fine della dittatura fascista e l’inizio del percorso che porterà alla nascita della Repubblica. Il 2 Giugno 1946 il popolo italiano, chiamato a votare con un referendum, deve scegliere tra monarchia e forma repubblicana dello Stato. La nascita della Repubblica Italiana conduce alla definitiva stesura della Carta Costituzionale dello Stato italiano, che avviene nel 1948. L’Assemblea Costituente era formata per lo più da esponenti di partiti che avevano partecipato attivamente alla Resistenza.

Nel nostro Paese il 25 aprile è considerata Festa nazionale: in varie parti d’Italia si organizzano manifestazioni, cortei, commemorazioni per ricordare la Resistenza.

La storia

Per opporsi al regime nazifascista che opprimeva l’Italia, i Partigiani si riunirono in gruppi e lottarono con ogni mezzo a disposizione contro la violenza e l’oppressione per ristabilire la libertà e la democrazia. Il 25 Aprile 1945 i Partigiani, con il supporto degli Alleati, irruppero nelle principali città italiane dando inizio al processo storico di liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista.

Fedeltà alla resistenza: foto da una manifestazione in occasione della Festa della liberazione (25 aprile)
25 aprile: una foto da una manifestazione in occasione della Festa della liberazione

La Resistenza italiana

La Resistenza, che si contraddistingue per l’azione di uomini e donne che combattono insieme per la libertà, è una fase molto delicata nella storia del nostro Paese, e per questo tantissimi studiosi e scrittori dell’epoca hanno voluto documentarla con opere di vario genere ambientate in questo periodo.

Per citarne solo qualcuno:

La Resistenza ha alla base dei suoi principi l’antifascismo, e su questo costruisce la lotta per la liberazione. Nella memoria dei combattenti partigiani è ancora vivo il ricordo del c.d. “Biennio rosso” (dal 1919 al 1922), un momento particolarmente “caldo” in cui vengono assaliti palazzi e roccaforte del potere fascista.

Inizialmente gli antifascisti furono costretti ad agire nel silenzio, in clandestinità. In seguito il movimento si organizzò e nacquero i Comitati di Liberazione nazionale, che aprirono il varco verso la proclamazione della Repubblica Italiana.

La coscienza nazionale si risvegliò e si formò un fronte comune contro gli invasori: anche i titoli dei giornali del periodo inneggiarono alla libertà e alla partecipazione del popolo italiano alla creazione di una nuova forma di Stato.

La Resistenza viene a giusta ragione considerata il fulcro della Repubblica Italiana, il punto di partenza di un nuovo inizio.

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Lo Statuto Albertino https://cultura.biografieonline.it/statuto-albertino/ https://cultura.biografieonline.it/statuto-albertino/#comments Mon, 04 Mar 2013 15:50:47 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=6508 Lo Statuto Albertino è la prima costituzione dello stato italiano, concessa dal re Carlo Alberto di Savoia il 4 marzo 1848, prima che quest’ultimo unificasse l’Italia. Quando venne proclamato il Regno d’Italia rimase tale carta a definirne i confini giuridici. Rimase quindi a dettar legge fino all’attuale Costituzione della Repubblica italiana, promulgata nel 1947 ed entrata in vigore il 1° gennaio del 1948.

Lo Statuto fu una costituzione tipica del periodo di transizione dalle monarchie assolute alle monarchie costituzionali. Fu la conseguenza delle idee liberali che portarono a un nuovo equilibrio di potere fra il monarca e le rappresentanze dei cittadini.

Lo Statuto Albertino
Lo Statuto Albertino

Il documento riportava principi già espressi in altre costituzioni europee, con uno sguardo particolare alla monarchia parlamentare inglese che permetteva al parlamento di esprimere i ministri e il premier. Lo Statuto Albertino comunque era un’innovazione per l’epoca perché, concesso dall’alto, vedeva il re perdere consapevolmente alcune delle sue prerogative.

Lo schema che ne costituiva l’architettura giuridica era abbastanza semplice. In primis veniva sancito che la religione cattolica era “la sola religione dello Stato” mentre gli altri culti venivano tollerati. La fisionomia dello Stato veniva invece concepita così: un governo monarchico rappresentativo retto da un sovrano che sedeva su un trono ereditario e la cui discendenza era decisa in base alla legge salica, (quindi salivano al trono solo eredi maschi). Il potere legislativo veniva esercitato dal re e dalle due Camere, rappresentate dai deputati e dai senatori.

Un'immagine di Carlo Alberto di Savoia
Carlo Alberto di Savoia

Si disciplinavano poi così i poteri del re: a lui spettavano il comando supremo delle forze armate, la gestione diplomatica dei colloqui con gli altri Stati, la nomina di alte cariche dello Stato, di acconsentire e promulgare le leggi approvate dalle Camere, di sciogliere e convocare le Camere e concedere la grazia e la nomina dei senatori, che erano tutti a vita e scelti su indicazione delle Camere.

Per quanto riguardava invece i diritti e i doveri dei cittadini vi era un condensato elenco di priorità: i cittadini erano uguali davanti alla legge, avevano la libertà di domicilio, la libertà di stampa, l’inviolabilità della proprietà privata, la libertà di riunione in luoghi privati, dovere di pagare le tasse e uguaglianza nella ripartizione delle stesse. Non vi erano diritti sociali né erano previste le libertà collettive. Il Parlamento come si è detto era suddiviso in due rami: Camera dei deputati i cui rappresentanti venivano eletti per 5 anni e il Senato, numericamente indeterminato, composto da rappresentanti di nomina regia che dovevano essersi distinti nei loro campi per alti meriti verso la patria.

Quali erano i compiti delle Camere?

I loro compiti erano identici e riguardavano la discussione e votazione delle leggi. La Camera dei deputati però si esprimeva anche in merito a leggi tributarie e di bilancio. Il Governo interloquiva con le Camere. Il Senato aveva anche un compito giudiziario, cioè giudicava in sede penale sia i ministri che gli stessi senatori. Le leggi emanate dalle Camere potevano essere respinte dal re.

Il potere giudiziario era amministrato da giudici nominati dal sovrano. Le udienze dovevano essere pubblicizzate e si ribadiva, con opportune eccezioni, l’inamovibilità dei giudici.

Lo Statuto Albertino era una legge fondamentale perpetua e irrevocabile che apparteneva alla Monarchia. Non era immodificabile, ma non si prevedeva la sua modificabilità, così come non vi erano leggi che disciplinassero le procedure per la verifica di leggi ordinarie che non fossero conformi allo Statuto. Questo aspetto è particolarmente interessante perché spiega come mai durante il fascismo fu possibile cambiare taluni aspetti dello Statuto con leggi ordinarie senza che nessuna istituzione potesse intervenire a norma di legge per impedire tali modifiche.

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Il tricolore. Storia e origini della bandiera italiana https://cultura.biografieonline.it/storia-del-tricolore/ https://cultura.biografieonline.it/storia-del-tricolore/#comments Tue, 25 Dec 2012 01:08:12 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5625 Il tricolore italiano è la bandiera ufficiale dello Stato italiano. La sua nascita, ispirata agli ideali liberali della Rivoluzione francese, avviene a Reggio Emilia il 27 dicembre 1796, quando un’assemblea di 110 delegati presieduti da Carlo Facci decretano la costituzione della Repubblica Cispadana. In tale contesto ad avanzare la proposta di adottare una bandiera composta dai colori verde, bianco e rosso è Giuseppe Compagnoni. L’ufficialità arriva pochi giorni dopo, il 7 gennaio 1797. In tale periodo storico la penisola italiana è occupata dalle truppe napoleoniche.

Bandiera italiana
Il tricolore italiano

Il Regno d’Italia viene proclamato diversi anni dopo, il 17 marzo del 1861, e il tricolore è considerato la bandiera ufficiale anche se la sua definizione giuridica avviene nel 1925 quando la bandiera di Stato, oltre ai tre colori, mostra anche lo stemma della casa reale.

Dopo la Seconda guerra mondiale, caduto il fascismo e abolita la monarchia, nasce la Repubblica e con essa viene definita, durante l’Assemblea Costituente, la forma definitiva della bandiera dello Stato italiano: il tricolore a bande verticali e di uguali dimensioni con i colori verde, bianco e rosso.

Origini storiche del tricolore italiano

Nel 1796 Napoleone scende con il suo esercito in Italia sconfiggendo molti Stati che vengono in seguito rifondati come repubbliche strutturate su principi democratici. La Repubblica Ligure, la Repubblica Romana, la Repubblica Partenopea e la Repubblica Anconitana, dopo la prima campagna napoleonica che termina nel 1799, vengono soppresse dagli eserciti austriaco e russo e in parte confluiscono nel Regno Italico che nasce dopo la seconda campagna d’Italia che Napoleone guida negli anni successivi e grazie alla quale il Regno rimane intatto fino al 1814.

Tuttavia è proprio durante l’esistenza di queste repubbliche che il tricolore viene considerato un simbolo di libertà e democrazia e di identità nazionale, oltre ad essere considerato un vessillo rappresentativo di uno Stato racchiuso in confini ben definiti.

Dopo la caduta di Napoleone gli Stati della Restaurazione aboliscono tali vessilli, ma il ricordo delle libertà acquisite induce coloro che hanno combattuto per l’ indipendenza dell’Italia ad utilizzarla quale simbolo di libertà. In seguito, dopo i moti del ’48 il tricolore diviene simbolo di un’Italia in cerca dell’unità e che attorno al tricolore vuole ricongiungersi.

Crediti: per la foto si ringrazia Michele Beatrice
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La Costituzione della Repubblica Italiana https://cultura.biografieonline.it/costituzione-italiana/ https://cultura.biografieonline.it/costituzione-italiana/#comments Tue, 23 Oct 2012 15:43:44 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=4262 Risale ad un tempo lontano il primo tentativo di avere delle leggi scritte per determinare la vita di una società, proprio per ovviare alla mortalità degli uomini. Il potere che non subisce interruzioni  classifica chi comanda e chi obbedisce. La Costituzione che ha una funzione di protezione nei confronti dei sudditi garantendogli diritti e specificandone i doveri di fronte a coloro che detengono il potere ha una storia più breve. Costituzione letteralmente significa “qualcosa di stabilito” e da un punto di vista legislativo significa che contiene, stabilisce, i fondamenti di una organizzazione sociale e politica. 

Costituzione della Repubblica Italiana
Costituzione della Repubblica Italiana

Storia della costituzione italiana

La storia costituzionale italiana è da inserire, rispettandone le peculiarità, all’interno della tradizione costituzionale europea. Le prime idee costituzionali fanno seguito ai moti liberali successivi alla Rivoluzione francese. L’Italia non era ancora uno Stato ma una frammentazione di territori comandati da potenze straniere e da famiglie nobiliari. Lo Stato italiano si sviluppò per successive annessioni al Regno di Piemonte e Sardegna, dopo metà ottocento e la prima Costituzione dello Stato italiano fu lo Statuto Albertino, Costituzione del regno di Sardegna e Piemonte approvato il 4 marzo del 1848.

Lo statuto Albertino fu un tipico compromesso fra monarchia e classi sociali abbienti e colte che pretendevano istanze liberali. Lo Statuto disegnava il profilo di una monarchia costituzionale in cui le Camere deliberavano le leggi e il re le controfirmava approvandole oppure aveva potere di respingerle. Il re manteneva il potere esecutivo, di dichiarare guerra e di sviluppare e mantenere relazioni internazionali benché le Camere potevano deliberare contro trattati che comportassero oneri finanziari e variazioni territoriali.

Le Camere però, attraverso la nomina dei ministri, esercitavano molto più potere di quello previsto.  Il governo manteneva un ruolo interlocutorio nei confronti delle Camere, le quali erano su posizione paritaria: la Camera dei deputati aveva una preminenza politica mentre i senatori erano di nomina governativa. Non esisteva nessuna forma di referendum. Siccome non si prevedeva nessun meccanismo di modifica, lo Statuto era oggetto di cambiamenti indiretti provocati dall’attività legislativa che ne modificò la sostanza soprattutto durante il ventennio fascista.

Il fascismo

Il regime fascista arrivò al potere verso la fine del 1922 quando Benito Mussolini divenne capo del Governo. Il governo fascista modificò profondamente il sistema costituzionale, approvando leggi contro le libertà e i diritti fondamentali. I partiti antifascisti vennero sciolti, il Parlamento venne limitato nei suoi poteri e in seguito soppresso con l’abolizione della Camera elettiva la quale venne sostituita con la Camera dei fasci e delle corporazioni, i cui membri venivano nominati dal governo.

Il partito fascista venne trasformato in un’istituzione statale e vennero creati i Tribunali speciali per la difesa dello Stato. Corona e Senato, benché limitati non vennero privati dei loro poteri. Dopo la caduta del fascismo, avvenuta con la destituzione di Mussolini ad opera del Gran Consiglio il 25 luglio 1945 e con la fine della Seconda guerra mondiale, i partiti antifascisti fecero sentire tutta la loro autorevolezza chiedendo l’istituzione di un’assemblea costituente per riformare le istituzioni dello Stato.

Così fu, con il decreto legge luogotenenziale n.151 del 1944 che consegnava ai cittadini il diritto di eleggere un’Assemblea costituente che avrebbe deliberato sulle nuove istituzioni dello Stato. Veniva pertanto superato lo Statuto Albertino e il processo costituente prendeva corpo dalla volontà dei cittadini.

Dopo il referendum su Monarchia e Repubblica che si svolse il 2 giugno 1946  e che definì la vittoria della Repubblica, il re Umberto II che aveva sostituito il padre Vittorio Emanuele III prima in una reggenza luogotenenziale e in seguito, dal maggio 1946, come ultimo monarca d’Italia, lasciò la penisola.

Il 2 giugno, festa della Repubblica Italiana, venne eletta anche  l’Assemblea costituente che lavorò per un anno e mezzo. Tale Assemblea aveva il compito di deliberare la nuova Costituzione e di esprimersi sulle leggi in materia costituzionale, elettorale e riguardo ai trattati internazionali come il Trattato di pace. La legislazione ordinaria era di competenza del Governo che attraverso i decreti legislativi attuava le sue funzioni. L’Assemblea eleggeva il Capo dello Stato e revocava la fiducia ai Governi.

Operava su due piani: doveva disegnare i nuovi lineamenti istituzionali e svolgere le funzioni di confronto e dibattito sulle attività del Governo. Dopo la sua elezione l’Assemblea costituente nominò la Commissione per la Costituzione, composta da 75 membri che avevano il compito di redigere la nuova Carta. Il lavoro si svolse attraverso tre sottocommissioni che si occuparono rispettivamente dei diritti e doveri dei cittadini, dell’ordinamento della Repubblica e dei diritti e doveri economico-sociali.

La firma della Costituzione italiana
La firma della Costituzione italiana: Alcide De Gasperi (a sinistra), Enrico De Nicola (seduto al centro) e Umberto Terracini (mentre firma)

Il progetto fu presentato nel febbraio del 1947 e fino a dicembre dello stesso anno si svolse il dibattito in aula. Su alcuni temi, come le regioni e la Corte costituzionale, furono apportate profonde modifiche, tuttavia l’impianto generale rimase quello proposto. Molti articoli furono oggetto di vivaci dibattiti e vi furono ogni volta diverse alleanze fra centro, sinistra e partiti minori per l’approvazione di articoli importanti come il richiamo ai Patti lateranensi del 1929 (approvato) o sull’indissolubilità del matrimonio (respinto). La deliberazione finale avvenne il 22 dicembre del 1947 in cui venne approvato il testo con 453 voti favorevoli e 62 contrari. Promulgata il 27 dicembre dal Capo dello Stato, la Costituzione entrò in vigore il giorno 1° gennaio 1948.

Nella foto dell’atto ufficiale della firma è possibile vedere il capo del governo Alcide De Gasperi, il primo Presidente della Repubblica Enrico De Nicola e il Presidente dell’Assemblea costituente Umberto Terracini.

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La Festa della Repubblica Italiana – Logo Google celebrativo https://cultura.biografieonline.it/la-festa-della-repubblica-italiana/ https://cultura.biografieonline.it/la-festa-della-repubblica-italiana/#respond Sat, 02 Jun 2012 05:19:57 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=2357 Il 2 giugno 2012 a ricordo della nascita della Repubblica Italiana, Google ha dedicato il suo Doodle (il logo celebrativo) alla Festa della Repubblica Italiana.

Doodle Google dedicato alla Festa della Repubblica Italiana - 2 giugno 2012
Doodle Google dedicato alla Festa della Repubblica Italiana – 2 giugno 2012

Nei giorni 2 e 3 giugno del 1946 si tenne un referendum istituzionale per votare tra monarchia o repubblica: attraverso il voto, espresso con suffragio universale, i cittadini maschi e femmine italiani vennero chiamati a esprimere la propria preferenza su quale forma di governo adottare, in seguito alla caduta del fascismo e di Mussolini.

Benito Mussolini
Benito Mussolini

Dopo 85 anni di regno, con 12.718.641 a favore della Repubblica e 10.718.502 a favore della monarchia, l’Italia diventava una repubblica e i monarchi di casa Savoia venivano esiliati.

Emblema della Repubblica Italiana
Emblema della Repubblica Italiana

La giornata del 2 giugno celebra la nascita della nazione italiana ed è paragonabile al 14 luglio della Francia – l’anniversario della Presa della Bastiglia del 1789 –  e al 4 luglio degli Stati Uniti d’America – giorno in cui nel 1776 venne firmata la Dichiarazione d’Indipendenza.

Prima della fondazione della Repubblica, la festa nazionale italiana cadeva la prima domenica di giugno, festa dello Statuto albertino. Con la legge 5 marzo 1977, n.54 (soprattutto a causa della congiuntura economica sfavorevole) la Festa della Repubblica venne spostata alla prima domenica di giugno. A partire invece dall’anno 2001 grazie al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il secondo governo Amato, con la legge n. 336 del 20 novembre 2000, riportò le celebrazioni al 2 giugno, giornata che quindi tornò ad essere classificata come festiva.

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Italia: dalla Monarchia alla Repubblica https://cultura.biografieonline.it/italia-dalla-monarchia-alla-repubblica/ https://cultura.biografieonline.it/italia-dalla-monarchia-alla-repubblica/#comments Sun, 15 Apr 2012 16:49:25 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=1442 L’Italia divenne una repubblica democratica il 18 giugno 1946 dopo che un referendum istituzionale abrogò la monarchia costringendo il re Umberto II a prendere atto delle mutate condizioni politiche e istituzionali e a lasciare il paese per un esilio definitivo.

Corriere: la notizia della nascita della Repubblica Italiana
Copertina del Corriere della Sera con la notizia della nascita della Repubblica Italiana

Il referendum abolì la monarchia costituzionale che era rappresentata da un re con poteri di governo limitati dalla costituzione. Tale costituzione era lo Statuto albertino che identificava il nucleo governativo dello stato nella Corona retta dal re d’Italia il quale poteva passare questa titolarità ai propri figli secondo la legge dinastica che ne determinava la validità. Dopo il 2 giugno del 1946 si riunì in Parlamento un’Assemblea costituente, votata dagli elettori al momento della scelta tra monarchia e repubblica, con lo scopo di scrivere una costituzione che sostituisse lo Statuto albertino.

Affinché il referendum avesse il più ampio spettro di elettori, il Primo Ministro Ivanoe Bonomi, dopo una riunione del Consiglio dei ministri tenutasi il 31 gennaio del 1945, emanò un decreto controfirmato dal luogotenente del regno Umberto II che prevedeva il diritto di voto delle donne. Prima, quindi, del referendum e di un cambiamento storico e istituzionale importante per l’Italia, veniva superato uno dei problemi di democrazia partecipativa più simbolici e concreti dell’Italia pre-fascista e fascista: la mancanza del suffragio universale.

Alla data del decreto, che dava avvio al primo passo verso il referendum, l’Italia si trovava ancora in una situazione di guerra, con una popolazione stremata dall’occupazione tedesca e da molti territori teatri di battaglie fra alleati e nazisti. Si dovette attendere un anno e mezzo per raggiungere l’equilibrio politico necessario affinché fosse possibile dare avvio alla consultazione elettorale.

Il 16 marzo 1946 Umberto II dichiarò che ci sarebbe stato un referendum che avrebbe deciso quale forma istituzionale avrebbe rappresentato e governato l’Italia. In questo modo rispettava gli accordi presi nel 1944 con le forze politiche opposte al fascismo che stavano di fatto vincendo la guerra civile che aveva diviso la penisola. La campagna elettorale, che precedette la consultazione elettorale, fu contraddistinta da incidenti fra monarchici e repubblicani in un clima tesissimo fra le forze politiche, anche internamente al gruppo che sosteneva la repubblica; il sospetto di brogli fu avanzato da entrambe le parti con  il rischio oggettivo di una guerra civile qualora il risultato non fosse stato chiaro. Secondo le regole elettive, contenuto nel decreto che fu emanato nel 1944 (decreto emanato dal luogotenente del regno con il numero 151 del 25 giugno del 1944), avrebbe vinto la forma istituzionale che avesse raccolto la maggioranza degli aventi diritto al voto.

Umberto II divenne re un mese prima del referendum, nel maggio del 1946, per volontà del padre che preferì tentare un ultimo gesto per preservare la monarchia. Il re Umberto dichiarò dall’esilio a cui si rassegnò dopo l’esito delle votazioni che malgrado le pressioni della Casa reale sapeva già che avrebbe accettato qualsiasi risultato il referendum avesse rilevato, come di fatto dichiarò prima del voto. Il 2 giugno 1946 iniziarono le operazioni di voto che si conclusero la mattina del 3 giugno. Il risultato fu in favore della repubblica, anche se i voti di differenza non furono moltissimi e questo alimentò polemiche e sospetti di possibili brogli che ancora oggi vengono sostenuti in alcuni libri di storia.

Secondo i dati che furono letti a Montecitorio il 10 giugno 1944 la repubblica ottenne 12.717.923 voti mentre la monarchia ne raccolse 10.719.284.

Immediatamente i monarchici organizzarono manifestazioni di protesta e avanzarono pesanti sospetti sul risultato del referendum.  Ci furono diversi incidenti in molte città, a Napoli morirono per mano della polizia nove manifestanti monarchici, e la maggior parte portarono a scontri fra le diverse fazioni e contro le forze dell’ordine.

Il governo si riunì il 12 giugno, con una convocazione straordinaria richiesta dal Primo Ministro Alcide de Gasperi, perché il rischio di una guerra civile era molto alto.  De Gasperi avocò a sé il ruolo di Capo dello Stato ponendo il ruolo del re al di fuori di ogni potere governativo. La Casa reale reagì in modo aspro e molti consigliarono al re una posizione estrema ma visto che i governi americani e inglesi non avrebbero appoggiato il sovrano, Umberto decise di abdicare e partire per l’esilio. Il gesto coraggioso ed estremo di De Gasperi nacque dal fatto che in molti nei partiti politici del nuovo governo erano convinti che il re fosse intenzionato a sostenere i moti dei monarchici contro il referendum.

A questo punto la Cassazione, che si era riservata di verificare le prove che i monarchici volevano portare a dimostrazione dei brogli del referendum, avvallò la vittoria della repubblica che venne proclamata senza ulteriori ritardi. Capo dello Stato fu nominato, dall’Assemblea costituente, Enrico De Nicola mentre Presidente del Consiglio continuò ad esserlo, fino a nuove elezioni, Alcide De Gasperi.

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