Regno Unito Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 19 May 2023 15:51:50 +0000 it-IT hourly 1 Elisabetta II, la regina dei record https://cultura.biografieonline.it/elisabetta-regina-dei-record/ https://cultura.biografieonline.it/elisabetta-regina-dei-record/#comments Thu, 08 Sep 2022 15:02:00 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15507 Elisabetta II è un’icona e un’incredibile macchina da lavoro. Il suo personaggio è presente ovunque in Inghilterra sotto forma di immagini, foto e oggetti di ogni tipo; da quando la sovrana ha deciso per motivi economici di aprire al pubblico una parte dei suoi castelli la quantità di curiosi che hanno pagato il biglietto per vedere come vive un re, sono stati tantissimi. Ma soprattutto il suo lungo percorso come regina le ha permesso di essere, in questi ultimi anni, il personaggio in vita più rappresentativo del XX secolo. Elisabetta II - corona

Ha conosciuto 6 papi, 12 primi ministri inglesi, un numero incalcolato di ministri e capi di Stato esteri, ha superato il record del monarca più longevo sul trono di Inghilterra (la regina Vittoria, che diede il nome a un’epoca) e sicuramente fra i più longevi del mondo; ha commesso pochi errori, il più madornale dei quali è stato quello di non aver interpretato per tempo il sentimento di cordoglio del popolo britannico per la morte di Diana Spencer.

In questo momento, mentre scrivo, non ha nessuna intenzione di abdicare in favore del figlio Carlo che alla bella età di 67 anni deve ancora iniziare a lavorare come re. Eppure malgrado gli scandali che la sua famiglia le ha procurato e l’inevitabile caduta del prestigio della monarchia nell’arco degli ultimi 50 anni, Elisabetta II è ancora molto amata e rispettata dal popolo britannico e da molte persone che non vivono in Inghilterra ma ammirano la sua dignità e il suo senso del dovere.

Giovanissima, Elisabetta è diventata regina, dopo che il padre, Giorgio VI, è morto forse per le troppe responsabilità che ne hanno minato la già fragile salute. Giorgio VI infatti sostituì il fratello maggiore Edoardo VIII, il quale abdicò perché innamorato della signora Wallis Simpson, già divorziata. L’abdicazione del fratello e la inevitabile accettazione del trono mentre l’Europa stava per entrare in guerra lo costrinsero ad assumere pesanti responsabilità (parte della sua storia è narrata nel film “Il Discorso del Re“).

Elisabetta, l’ultima regina: il libro

La figlia primogenita arrivò sul trono nel 1953, a soli 27 anni. La sua vita è raccontata bene da Vittorio Sabadin che nel saggio Elisabetta II, pubblicato da Utet, analizza in modo distaccato la regina dei record.

Elisabetta 2 - libro
La copertina del libro di Vittorio Sabadin “Elisabetta – l’ultima regina” (Utet, 2015)

Elisabetta ha affrontato nell’arco del suo regno migliaia di chilometri per poter essere presente in tutti i territori del Commenwealth, ha incontrato più capi di stato lei che un libro di storia, ha partecipato a quasi un evento al giorno ed è riuscita anche a rappresentare un notevole guadagno per l’Inghilterra, avendo aumentato con la sua presenza le esportazioni inglesi. Sabadin racconta la vita di Elisabetta non solo attraverso i suoi impegni ufficiali ma anche attraverso la storia della sua famiglia, che è inevitabilmente legata al suo personaggio.

Ne scaturisce un ritratto straordinario, in cui una donna con uno spiccato senso del dovere è riuscita a salvare e a preservare il senso di dignità che il suo ruolo prevede. Ma il libro è anche un interessante ripasso della storia inglese del XX secolo e un curioso vademecum sul complesso rapporto fra la sovrana, che ricopre un ruolo da capo di Stato e il governo britannico, la più antica democrazia del mondo, in cui i ruoli fra monarchia e parlamento sono ben distinti. Elisabetta ha sempre rispettato questa differenza tanto che il suo ruolo è stato soprattutto di rappresentanza più che di sostanza. Elisabetta II - regina

Vittorio Sabadin sottolinea questo aspetto ma precisa anche quanto questa rappresentanza con il suo prestigio abbia indirettamente influenzato la politica interna ed estera del Regno Unito. “Elisabetta. L’ultima regina” è un buon libro perché unisce la cronaca alla storia, il ritratto psicologico ad una sapiente gestione delle fonti che ci permette di scoprire inedite informazioni sulla regina più rispettata d’Europa.

Come ad esempio il racconto sulle sue vacanze a bordo del Britannia, yacht reale oramai in disarmo che l’ha accompagnata per quasi 50 anni, oppure il rapporto fra lei e il Duca di Edimburgo, Filippo, più importante di quello che si pensi, anche se lui come principe consorte si è definito un’ameba. Ma più importante ancora: il libro racconta bene la difficoltà per una donna che è stata abituata a svolgere sempre il suo dovere, ad accettare i cambiamenti radicali che la monarchia ha dovuto subire sia nel rapporto con la politica e lo Stato sia nei rapporti con i cittadini.

Elisabetta II
Elisabetta II

Elisabetta, quando deciderà di abdicare, lascerà, però, una famiglia reale più forte, un’istituzione più amata di quando è salita al trono e una Gran Bretagna che giocherà un ruolo sempre più forte in Europa.

Leggi anche le altre recensioni dei libri dello stesso autore:

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Grande incendio di Londra: settembre 1666 https://cultura.biografieonline.it/grande-incendio-di-londra/ https://cultura.biografieonline.it/grande-incendio-di-londra/#comments Thu, 30 May 2019 10:28:55 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26353 Fino all’estate del 1666 per gli inglesi il “Grande incendio” era un episodio risalente al lontano 1212. Purtroppo, quel ricordo funesto fu rinnovato, nel 1666 con l’evento ricordato come Grande incendio di Londra. L’evento distruttivo colpì Londra fra il 2 e il 5 settembre.

Grande incendio di Londra 1666
Il Grande incendio di Londra del 1666 in un quadro di un artista sconosciuto

Questo appuntamento con la Storia in cui la capitale inglese vide distrutti:

  • 13.200 abitazioni;
  • 87 chiese parrocchiali e 6 cappelle;
  • 44 Company hall;
  • la Royal Exchange;
  • la dogana;
  • la cattedrale di Saint Paul;
  • la Guildhall;
  • il Bridewell palace e altre prigioni cittadine;
  • la Session House;
  • quattro ponti sul Tamigi e sul Fleet;
  • tre porte della città.

La tragedia si abbatté su una città già fortemente in crisi a causa di una forte epidemia di peste.

L’origine del grande incendio di Londra

Quel forno in Pudding Lane e i primi (mancati) interventi

La ricostruzione dell’evento colloca l’origine dell’incendio nella casa di Thomas Farrinor, fornaio di Re Carlo II, a Pudding Lane. Probabilmente, la sera del 1° settembre 1666 il fornaio non spense il forno prima di andare a letto. Si ricostruì che dopo qualche ora alcuni tizzoni ardenti diedero fuoco alla legna posta vicino al forno.

La casa prese fuoco: il fornaio e la famiglia si salvarono fuggendo da una finestra del piano superiore, la domestica, invece, perse la vita divenendo la prima vittima del Grande incendio di Londra del 1666.

A differenza della primaria valutazione del Lord sindaco Sir Thomas Bloodworth, l’incendio divenne subito importante: il forte vento, i materiali altamente infiammabili delle costruzioni del tempo (paglia inclusa) e l’architettura della città – che vedeva le case una attaccata all’altra – fecero la loro parte.

Ulteriore elemento a vantaggio delle fiamme fu la modalità di intervento delle autorità. 

London Great Fire Grande incendio di Londra 1666

La mancata circoscrizione dell’incendio

Va premesso che molte abitazioni erano disabitate, a causa della peste che aveva decimato i londinesi. Per questo motivo in moltissime case non vi fu quell’intervento di spegnimento delle fiamme tempestivo da parte degli abitanti stessi.

Si aggiunga che il Lord sindaco, preoccupato per i costi della ricostruzione, non diede subito via libera alla procedura di circoscrizione delle fiamme attraverso l’abbattimento delle case. Non diede ordine cioè di procedere con quella tecnica standard che, seppur abbia dei limiti di riuscita, crea le cosiddette “fasce tagliafuoco”. Queste sarebbero state in grado di interrompere l’avanzamento delle fiamme attraverso la creazione di un vuoto strutturale.

Infine, dove non agì l’incuria dell’amministrazione si mossero gli interessi dei nobili. Si racconta che molti Sir, Lord e londinesi titolati lasciarono alle fiamme alcune proprietà purché il fuoco avanzasse verso possedimenti di nobili concorrenti.

Cause e concause, insomma, condussero a tre giorni di fuoco incontrollato. Solo il 4° giorno, il 5 settembre 1666, il sistema di circoscrizione bloccò le fiamme: l’area distrutta dal Grande incendio di Londra andava da Whitehall fino alla Torre di Londra.

Grande incendio di Londra: i numeri del rogo

Tre giorni di fuoco

Sono circa 430 gli ettari stimati che andarono distrutti, pari a oltre l’ottanta per cento della City. Oltre 13mila le case e più di 80 le chiese divorate dal rogo.

Fra 10 e 15, invece, le persone rimaste uccise. La letteratura relativa a questo evento storico, tuttavia, spiega come nella conta furono esclusi moltissimi cittadini poveri di cui mai furono cercati né trovati i resti. La stima in denaro fu di dieci milioni di sterline.

La ricostruzione: la nuova Londra

Ciò che avvenne a seguito del Grande incendio di Londra fu una vera e propria rinascita della città.

Londra, come detto, veniva da una gravissima epidemia di peste che aveva decimato la popolazione e non dava segnali di arresto. I tre giorni di fuoco le diedero l’occasione di essere ricostruita con nuovi moduli e tenendo conto della necessità di benessere e igiene: case di mattoni, soffitti alti, pavimenti ampi e grandi finestre.

La città divenne più pulita e più luminosa, grazie alle lampade globulari che sostituirono le lanterne a candela dai primi del Settecento.

La ricostruzione fu operata a quattro mani dagli architetti Christopher Wren, nominato dal Re, e Robert Hooke, scelto dalle autorità cittadine. I due, e le loro squadre, in un primo momento, progettarono di ricostruire la città a partire dalla pianta che sarebbe stata a griglia. Le fondazioni però avevano superato bene l’incendio per cui, anche per limitare i costi, l’idea della griglia fu accantonata.

Con la tassa sul carbone, introdotta dal 1667, il Parlamento ebbe i fondi per riedificare la città sul piano stradale esistente, rinnovando il sistema viario e fognario. È per questo che oggi Londra ha un disegno di tipo medievale su cui è poi stata insediata la città moderna che conosciamo.

La tesi complottista: incendio doloso?

Le conclamate osservazioni di una città rinata e “salvata” a seguito del Grande incendio di Londra, combaciano con quelli che potrebbero essere stati gli obiettivi di chi, secondo alcuni, ha appiccato l’incendio volontariamente. Ovvero: esiste un filone di scrittori e storici che ritiene che l’incendio fu doloso.

Il colpo inferto dalla peste sulla città pare fosse stato troppo forte e, ad un certo punto, incontrollato. Ingestibile al punto che i governati scelsero di dare la città alle fiamme a partire proprio da quelle vecchie case fatte anche di paglia, assiepate l’una vicinissima all’altra. Queste teorie ad oggi non sono state confutate.

In fatto di letture alternative dell’episodio, infine, va anche citata la tesi di un presunto “complotto cattolico”. A diffonderla fu l’orologiaio francese Robert ‘Lucky’ Hubert, personaggio al quanto sopra le righe, che si smascherò come agente del Papa e attore in prima linea dell’incendio.

Hubert venne condannato e impiccato nonostante le prove contrarie alla sua tesi si fossero poi rivelate schiaccianti.

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God Save the Queen, God Save the King: inno nazionale inglese https://cultura.biografieonline.it/god-save-the-queen-testo-traduzione/ https://cultura.biografieonline.it/god-save-the-queen-testo-traduzione/#comments Sun, 08 Jul 2018 13:48:55 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=25053 L’inno nazionale dell’Inghilterra e del Regno Unito, sia nel titolo che nel testo, viene declinato al maschile  o al femminile a seconda del sesso del monarca regnante. Il titolo può essere pertanto “God Save the Queen” (Dio salvi la Regina) oppure “God Save the King” (Dio salvi il Re). Fin qui sono notizie che quasi tutti sanno, perché di interesse collettivo. Invece, forse, in pochi sanno che l’inno britannico è l’inno nazionale più antico al mondo. Venne scritto tra il 1736 e il 1740; entrò in uso il 28 settembre 1744.

Il regno di Elisabetta II è il più longevo della storia inglese. God save the Queen.
Il regno di Elisabetta II è il più longevo della storia inglese: un vero record per lei. E’ quasi impossibile calcolare il numero di volte in cui l’inno God save the Queen è stato intonato per la regina.

Per la sua diffusione nel mondo, grazie all’estensione geopolitica del Commonwealth, è probabilmente l’inno più conosciuto: è stato infatti l’inno nazionale di diverse nazioni, tra cui:

  • Sudafrica, fino al 1961;
  • Nuova Zelanda, fino al 1977;
  • Canada, fino al 1980;
  • Australia, fino al 1984;

God Save the Queen: testo completo dell’inno

God save our gracious Queen,
Long live our noble Queen,
God save the Queen!
Send her victorious,
Happy and glorious,
Long to reign over us;
God save the Queen!

O Lord our God, arise,
Scatter her enemies
And make them fall;
Confound their politics,
Frustrate their knavish tricks,
On Thee our hopes we fix,
Oh, save us all!

Thy choichest gifts in store
On her be pleased to pour;
Long may she reign;
May she defend our laws,
And ever give us cause
To sing with heart and voice,
God save the Queen!

Traduzione italiana

Dio salvi la nostra graziosa Regina,
lunga vita alla nostra nobile Regina,
Dio salvi la Regina!
Donale la vittoria,
la felicità e la gloria,
possa regnare a lungo su di noi;
Dio salvi la Regina!

O Signore, nostro Dio, sorgi,
disperdi i suoi nemici
e falli cadere;
confondi i loro intrighi,
frustra le loro manovre disoneste,
su di te sono riposte le nostre speranze,
oh, salvaci tutti!

I regali più preziosi che conservi,
sii disposto a riversarli su di lei;
possa regnare a lungo;
possa difendere le nostre leggi
e sempre darci l’occasione
di cantare col cuore e con la voce,
Dio salvi la Regina!

Flag - Bandiera - Gran Bretagna - Inghilterra - Regno Unito
La bandiera del Regno Unito

Breve storia

Da Wikipedia:

La melodia dell’inno God save the Queen fu composta su comando di Giorgio II Hannover divenuto re di Gran Bretagna, ma essendo questi principe elettore di Hannover, l’inno divenne tale anche per la Confederazione Germanica, passando poi nel 1871 all’Impero tedesco (1871-1918) di Guglielmo II che lo adottò come inno nazionale col nome di Heil dir im Siegerkranz (Ave a te nella corona della vittoria). Rimase poi in vigore senza testo nella Repubblica di Weimar fino al 1922, quando fu adottato Das Lied der Deutschen.

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Differenza tra Gran Bretagna e Regno Unito https://cultura.biografieonline.it/gran-bretagna-regno-unito/ https://cultura.biografieonline.it/gran-bretagna-regno-unito/#comments Wed, 22 Mar 2017 10:49:41 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=21850 I due termini Gran Bretagna e Regno Unito spesso vengono usati in maniera errata come sinonimi. In realtà le due parole hanno significati completamente diversi. In questo articolo andiamo ad approfondire le differenze e i significati, in modo da poterli poi usare in modo corretto, con i corretti riferimenti.

Flag - Bandiera - Gran Bretagna - Inghilterra - Regno Unito

Gran Bretagna

Con il termine Gran Bretagna si vuole indicare un territorio geografico ben preciso. La Gran Bretagna è un’isola che comprende una superficie di 229.850 km². Essa è caratterizzata sia dall’isola principale che da quelle più piccole vicine come: Anglesey, l’isola di Wight, le isole Ebridi, le isole Orcadi e le isole Shetland.

La Gran Bretagna, comprende al suo interno le nazioni di: Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. E’ possibile raggiungere la Gran Bretagna grazie a alla galleria ferroviaria che collega il comune britannico di Cheriton, nel Kent, con quello francese di Coquelles. La celebre galleria è il cosiddetto Tunnel della Manica. Vi sono poi svariati collegamenti sia via aria che acqua, utili per viaggiare spostandosi tra le due coste.

Le origini del nome

Il termine Gran Bretagna ha origini antiche. Si parte dalla storia del regno di James Stuart (ricordato storicamente anche come Giacomo VI di Scozia, e come Giacomo I d’Inghilterra). Egli in principio governava due regni di cui era singolo e unico monarca (Inghilterra e Scozia, appunto). Si passa poi nel 1707, con l’atto dell’unione ad un singolo Regno di Gran Bretagna. Fino ad arrivare nel 1801 al nuovo atto di Unione nel quale la Gran Bretagna insieme all’Irlanda del Nord si fusero costituendo il cosiddetto Regno Unito.

Regno Unito - Gran Bretagna - mappa politica - cartina politica
Cartina politica del Regno Unito

Regno Unito

Con il termine Regno Unito (conosciuto come Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord – in lingua originale: United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland) invece facciamo riferimento allo Stato europeo e del cosiddetto Commonwealth.

Il Regno Unito (abbreviato in inglese in UK, United Kingdom) è caratterizzato da una popolazione di circa 64,5 milioni di abitanti ed è composto da quattro nazioni. Esse sono: Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Il territorio è in prevalenza collinare e pianeggiante, tanto che le sue montagne non arrivano mai a grandi altezze. Fa differenza il territorio scozzese che presenta una zona montana decisamente più alta.

Il Regno Unito è governato dalla monarchia parlamentare sotto il controllo dalla casa dei Windsor. La sua capitale e sede del governo è la città di Londra, la maggiore città del Regno con i suoi (circa) 8.700.000 abitanti.

La moneta

Il Regno Unito è uno stato che ha deciso di non aderire all’uso della moneta unica (Euro). In molteplici sondaggi, a partire dal 2005, la maggioranza degli abitanti ha espresso un giudizio contro l’entrata in vigore di tale valuta. La moneta è la sterlina inglese denominata pound of sterling silver. Essa viene riconosciuta in tutto il mondo finanziario e affiancata dal simbolo £.

Regno Unito - Gran Bretagna - Bandiere - Union Jack - Union Flag - 1606 - 1801

La bandiera

La bandiera del Regno Unito è chiamata Union Jack (nel linguaggio comune) o Union Flag. Essa venne adottata dopo l’atto di unione stipulato nel 1801. Per la realizzazione della bandiera, si prese spunto dalla versione della bandiera del regno del 1606. Quest’ultima venne realizzata incrociando la bandiera dell’Inghilterra (la croce di San Giorgio, di colore rosso su sfondo bianco) e la bandiera della Scozia (la croce decussata di Sant’Andrea, di colore bianco su sfondo azzurro). A questo incrocio venne infine aggiunta la grafica della croce di San Patrizio (Saint Patrick’s Saltire), una croce con bracci diagonali di colore rosso, su sfondo bianco.

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