Prostituzione Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Thu, 24 Oct 2019 16:10:03 +0000 it-IT hourly 1 Ragazze squillo. Da dove deriva il termine che significa: prostitute. https://cultura.biografieonline.it/ragazze-squillo-termine/ https://cultura.biografieonline.it/ragazze-squillo-termine/#respond Thu, 24 Oct 2019 16:08:31 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=27288 In inglese si dice call girls. In italiano sono le ragazze squillo, o ragazze a chiamata.

Sono gergalmente definite squillo le prostitute. Una definizione più ristretta le indica come ragazze (e donne) che esercitano la prostituzione fissando appuntamenti mediante l’uso del telefono (call: in inglese significa chiamata). Altri termini gergali o metaforici utilizzati anche nel mondo giornalistico, per indicare le prostitute sono: escort, oppure lucciole.

squillo del telefono - telefono che squilla

Squillo: uso del termine

Il termine più corretto da utilizzare sarebbe lavoratrice sessuale; tuttavia per ingentilire o nascondere la parola “prostituta”, l’abitudine comune dei media ha fatto in modo che si diffondessero i sinonimi come squillo (più generico) o lucciola (quando la lavoratrice si rende disponibile in strada).

Squillo sono pertanto, in modo indifferente, le persone che si prostituiscono in luoghi privati come case d’appuntamento, resort, hotel, appartamenti, ma anche quello che esercitano il meretricio in luoghi pubblici come parchi e strade.

Sex worker

Utilizzare il termine squillo non equivale oggettivamente a comunicare una discriminazione. L’uso tuttavia può risultare opportuno o inopportuno, appropriato o inappropriato, a seconda del tema, del contesto e dell’approccio gergale. Il sostantivo più corretto, come anticipato, sarebbe lavoratrici del sesso, che traduce l’inglese sex worker.

Quest’ultimo termine è usato molto più abitualmente nel linguaggio britannico e statunitense, rispetto alla corrispondente traduzione di lingua italiana.

Squillo: da dove deriva il termine

Non si ha certezza assoluta, ma il termine squillo (ragazze a chiamata) deriverebbe dagli anni ’60 del XX secolo, coniato per descrivere in modo immediato le lavoratrice alle dipendenze di Madame Claude.

Foto di Fernande Grudet, in arte Madame Claude (1923-2015)
Fernande Grudet, in arte Madame Claude (1923-2015)

Madame Claude è il nome con cui era conosciuta Fernande Grudet: fu una celebre figura francese, imprenditrice del sesso, protettrice di prostitute, che gestì un bordello di lusso a Parigi nel decennio degli anni ’60.

Tra i suoi clienti si annoveravano – si dice – esponenti celebri della politica mondiale, attori e manager. Il suo lavoro operativo era quello di gestire le telefonate e fissare gli appuntamenti con le ragazze. Da qui il termine squillo.

Sebbene, come abbiamo detto, il termine sia oggi usato in modo generico, esso dovrebbe fornire un’idea del lusso nell’ambito della prostituzione, proprio per la dinamica dell’appuntamento.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/ragazze-squillo-termine/feed/ 0
Lucciola: da dove deriva l’uso del termine come sinonimo di prostituta https://cultura.biografieonline.it/lucciola-termine-sinonimo-prostituta/ https://cultura.biografieonline.it/lucciola-termine-sinonimo-prostituta/#comments Thu, 25 Jul 2019 15:53:25 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26772 Qual è il modo e il contesto corretto per utilizzare il termine lucciola con il significato di prostituta

Il termine più utilizzato per indicare nel lessico giornalistico e nel linguaggio quotidiano una lavoratrice del sesso è prostituta.  Immediatamente dopo, tra le parole utilizzate c’è lucciola. In Italia infatti questo termine è di uso popolare per ricollegarsi a fenomeni connessi al mercato del sesso.

lucciola prostituta

Lucciola: la metafora della luce

Il modo di dire Lucciole ha dunque ha che fare con l’insetto notturno che emette luce intermittente in volo. Ed è da qui che deriva questo nome: dalla luce che proviene lungo le strade con fuochi e lumi che accendono le donne per illuminare nella notte i luoghi bui in cui stazionano. Tale termine è d’uso frequente nel giornalismo di cronaca, sociale e di costume.

lucciole in un prato
Lucciole in un prato

Lucciole vagabonde

C’è una canzone degli anni Venti dal titolo “Lucciole vagabonde” che così recita:

Quando più fitta l’oscurità
scende sulla città,
lucciole ansiose di libertà
noi lasciamo i bassifondi.

Senza una meta c’incamminiam
e sotto ad un lampion,
quando la ronda non incontriam,
cantiamo la canzon:

Noi siam come le lucciole,
brilliamo nelle tenebre,
schiave d’un mondo brutal
noi siamo i fiori del mal.

Se il nostro cuor vuol piangere,
noi pur dobbiam sorridere
danzando sui marciapiè
finché la luna c’è.

Celebre anche la canzone Roxanne, The Police (1978) che recita

Roxanne
You don’t have to put on the red light
Those days are over
You don’t have to sell your body to the night

Roxanne / Non devi accendere la luce rossa / Quei giorni sono finiti / Non devi vendere il tuo corpo per la notte

Una visione pittoresca e anche romantica

L’uso del termine lucciola per identificare le prostitute, al contrario di altri sinonimi popolari che sono dispregiativi, non viene utilizzato a fini denigratori. E’ invece un modo eufemistico, romantico e pittoresco per definire questo tipo di lavoro.

Si chiama “Lucciola” anche la rivista del Comitato per i diritti civili delle prostitute, che ha scelto come logo l’animaletto luminoso. Proprio perché è una parola meno stigmatizzata.

Tuttavia a seconda del contesto in cui viene utilizzato il termine “lucciola”, può essere inadeguato oppure adeguato. Per esempio, quando è utilizzato in un testo narrativo, di costume non procura problemi di correttezza comunicativa.

prostitute

Lucciole in epoche e culture differenti

Aldilà delle intenzioni, non si può accantonare la secolare condizione di discriminazione, emarginazione sociale e di condanna morale di cui sono vittime queste donne. È quella del commercio sessuale femminile, l’attività che in assoluto viene più stigmatizzata nelle società occidentali.

Le etère della Grecia antica, le geishe giapponesi, le cortigiane rinascimentali, le mantenute ottocentesche: sono figure assimilabili, esistite nei secoli, presso diverse culture.

Quale termine usare, in quale contesto

C’è ancora da precisare che nel testo della legge Merlin del 1958, che rappresenta il riferimento normativo principale in Italia che regolamenta  l’esercizio della prostituzione e il contrasto di ogni forma di sfruttamento, la parola prostituta non compar. Essa viene sostituita – nel lessico giuridico e politico – da perifrasi come “persone dedite alla prostituzione” o “persone che praticano/esercitano la prostituzione”.

Con queste espressioni si intendono anche gli uomini e i transessuali che esercitano nel mercato del sesso.

Ne deriva che esistono parole e espressioni più adeguate all’utilizzo di lucciole o prostitute in determinati contesti. È meglio utilizzare diciture come lavoratrice o lavoratore del sesso oppure l’equivalente inglese sex worker.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/lucciola-termine-sinonimo-prostituta/feed/ 2
Intervista a Leonardo Palmisano https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-leonardo-palmisano/ https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-leonardo-palmisano/#respond Fri, 03 Feb 2012 18:38:40 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=464 Leonardo Palmisano. Sociologo ed etnografo, assegnista di ricerca, è autore di numerose inchieste e pubblicazioni, fra le quali: “Quale laicità nella scuola pubblica italiana?” (2009) e il romanzo “Trentaquattro” (2010). Si è formato lavorando sul traffico di migranti in Nord Africa, sviluppando inchieste sul campo apparse anche sul quotidiano “Il Manifesto”.

Collabora con la cattedra di Sociologia della Facoltà di Lettere dell’Università di Bari e, come consulente, con la Cgil Puglia. Nel 2011, la casa editrice CaratteriMobili gli ha pubblicato un’inchiesta molto interessante, che mette sul piatto della bilancia 55 interviste sul campo, interamente rilevate nel mondo sommerso (ma nemmeno poi tanto) della prostituzione. Emblematico il titolo: “La città del sesso. Dominazioni e prostituzioni tra immagine e corpo”.

Prendendo in esame una città-tipo come Bari, l’autore racconta la vicenda delle escort, delle donne di strada, dei clienti e dei cosiddetti “papponi”. Oltre ad altre situazioni estreme, come la droga e il giro di soldi connesso, nel quale marcia la criminalità non solo pugliese. Nel vorticare di queste testimonianze dirette, prende vita anche l’analisi del sociologo Palmisano. In un’intervista, alcune considerazioni su questo ultimo, importante lavoro.

Alla fine del tuo lavoro d’inchiesta relativo alla “Città del sesso”, qual è stato l’elemento più sorprendente rilevato rispetto all’idea che avevi inizialmente di questo fenomeno? E quale, invece, la conferma riscontrata?

La cosa più sorprendente è l’arroganza, il cinismo dei maschi. Non si tratta di malati o di deviati, ma di comunissimi padri di famiglia, per lo più cinquantenni, che usano queste donne per farne merce da comprare, corpi da martoriare. Tutto questo è intollerabile, alla luce di quanto sta avvenendo: una guerra del maschio contro la donna. La conferma è stata banale: la riduzione in schiavitù delle donne rende molto al crimine organizzato pugliese.

Qual è stato il modus operandi della tua inchiesta: hai avuto dei problemi? Sei incorso in alcuni pericoli? Come ti sei mosso in questo mondo nemmeno poi tanto sommerso? Reticenze?

Il mio modus operandi è quello dell’inchiesta etnografica. Ho recuperato dei clienti in alcune palestre e discoteche, poi mi sono fatto condurre nelle zone grigie del mercato del sesso. Con molta discrezione, grazie all’aiuto dei miei informatori, ho raggiunto i diversi attori. Ho fatto quello che dovrebbe fare ogni tanto anche la stampa.

Elegia nigeriana ed elegia rumena, prendendo in considerazione i primi due capitoli del tuo lavoro. Quali sono le differenze tra questi due mondi? E, anche, non c’è il rischio, con un lavoro simile, di incorrere in eccessive classificazioni (pur nella naturale buona fede del sociologo, il cui rischio ricorrente è sempre questo, infondo)?

Le classificazioni servono a capire perché, provenendo da mondi diversi, queste donne convergono nel girone dell’inferno prostituzionale. Le modalità di assoggettamento sono differenti, e ovviamente questa scoperta è utile per comprendere i dispositivi della dominazione e del nuovo maschilismo italiano. Dispositivi aberranti e feroci, che danno l’immagine di un pericoloso esercito in ritirata.

Come reagiscono, o hanno reagito, le donne cosiddette “libere” al suo lavoro?

Reagiscono come dovrebbero reagire gli uomini: adontandosi e prendendo una netta posizione contro questa terribile pratica di usare dei corpi per farci sesso e denaro.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-leonardo-palmisano/feed/ 0