programma tv Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Thu, 05 Jul 2018 04:51:21 +0000 it-IT hourly 1 La nascita della televisione italiana https://cultura.biografieonline.it/nascita-tv/ https://cultura.biografieonline.it/nascita-tv/#comments Mon, 22 Aug 2016 14:47:26 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19049 Il 3 gennaio 1954 anche l’Italia entra nell’era televisiva. E’ in questa data che si è soliti far risalire la nascita della televisione italiana. La tv parte lentamente tra molte difficoltà di carattere economico e non poche incomprensioni del mondo politico e di quello della cultura. Ma poi, quasi di colpo, la Tv comincia a mostrare le sue straordinarie potenzialità.

La Stampa, 3 gennaio 1954
3 gennaio 1954 – La Stampa

La nascita della televisione italiana e le prime norme televisive

La domenica del 3 gennaio, Pio XII invoca pubblicamente l’emanazione di opportune norme dirette a far servire la televisione alla sana ricreazione dei cittadini e alla loro educazione ed elevazione morale. Per un biennio il controllo della Dc sulla Rai è marcato da una forte influenza dell’azione cattolica.

Monoscopio RAI (1954)
Monoscopio RAI (1954)

Il consiglio di amministrazione aveva già provveduto alla “tutela morale” dei cittadini emanando, nel 1953, un codice di autodisciplina da seguire sia nelle trasmissioni di varietà sia in quelle informative. Non si può pronunciare la parola divorzio e l’adulterio va messo in cattiva luce. Non si può parlare di prostituzione.

Il primo telegiornale e le prime trasmissioni

Il telegiornale va in onda alle 20.30, il primo direttore è Vittorio Veltroni. Nel giro di un quinquennio, gli succedono Massimo Rendina e Leone Piccioni, che militano nella Dc. Al termine del 1954, gli abbonati alla Tv sono 88.118. Il televisore ha ancora un prezzo elevato.

Ben presto però, con il successo del quiz “Lascia o raddoppia?”, lanciato nel 1955, si arriva alla Tv attraverso i locali pubblici e i ritrovi allo spettacolo di massa. La punta record raggiunta da Mike Bongiorno è di 10 milioni di telespettatori.

Mike Bongiorno, protagonista della nascita della televisione italiana
Mike Bongiorno fu protagonista della nascita della televisione italiana

In un biennio, si realizza anche l’informazione di massa perché il telegiornale, nonostante i condizionamenti, è una delle trasmissioni più seguite. È un telegiornale che trasmette cerimonie di ogni genere, che è parziale e fazioso in politica, privo o quasi di notizie di cronaca e su vicende giudiziarie.

Nel 1960, nasce “Tribuna elettorale” seguita un anno dopo da “tribuna politica”; con queste conferenze stampa compaiono per la prima volta sui teleschermi i leader delle opposizioni.

Il telegiornale di Enzo Biagi e il Carosello

Nel 1961, entra in funzione la seconda rete televisiva, ma il Tg resta prerogativa della prima rete. Il Tg diventa per un breve periodo più vivace, quando il nuovo direttore della Rai, Ettore Bernabei, chiama a dirigerlo Enzo Biagi.

Enzo Biagi
Enzo Biagi

Biagi toglie al Tg una porzione di noiose cerimonie ufficiali e di omaggi ai ministri in carica, ma non riesce a rinnovarlo come vorrebbe e, dopo meno di un anno, preferisce tornare alla carta stampata. Nel 1957, viene inserita la pubblicità del Carosello, nel 1962 nasce il primo “Rotocalco televisivo”, seguito l’anno dopo da TV7.

Calimero - pubblicità
Carosello: Calimero e la pubblicità

Il primo collegamento via satellite e lo sbarco sulla Luna

Nella prima fase dell’era televisiva i condizionamenti e i limiti quantitativi lasciano ai quotidiani un largo spazio informativo e di intervento. Sui settimanali di attualità la concorrenza del nuovo mezzo si fa sentire ancora poco.

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Il 12 luglio 1962 avviene il primo collegamento via satellite fra gli Stai Uniti e l’Italia. Eventi eccezionali possono essere visti da milioni e milioni di telespettatori nel momento in cui avvengono. Il momento più grandioso e sbalorditivo è la diretta sulla discesa dell’uomo sulla Luna, che gli italiani vedono nelle prime ore del 21 luglio 1969.

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Le prime trasmissioni tv in Italia https://cultura.biografieonline.it/storia-tv-italiana/ https://cultura.biografieonline.it/storia-tv-italiana/#comments Mon, 31 Dec 2012 15:12:04 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5739 La data ufficiale dell’inizio delle trasmissioni tv in Italia risale al 3 gennaio 1954. Ripercorriamo in questo articolo le tappe della storia degli albori della televisione nazionale.

Dal pionierismo televisivo alle vere e proprie trasmissioni nazionali

Monoscopio RAI (1954)
Monoscopio RAI (1954)

Nel biennio compreso tra il 1953 e il 1954 l’Italia sembra ormai prossima a sperimentare le prime gittate televisive nazionali, con vere e proprie trasmissioni, dopo i pionieristici esperimenti degli anni ’30 e ’40. All’epoca, va detto, s’era trattato quasi esclusivamente di “parate” mediatiche, vincolate al regime fascista, volte più che altro a fare le prove di quelle che sarebbero dovute essere le vere trasmissioni. Protagonista, naturalmente, era l’EIAR, l’antenato di quella che, dal 1944 e con la Liberazione dal nazifascismo, diventerà poi la Rai: Radio Televisione Italiana.

Proprio dalla sede del Teatro di Torino, epicentro della radiofonia nazionale per via del Centro di Direzione dell’EIAR che, per oltre un ventennio, catalizzerà l’attenzione della popolazione italiana e non soltanto in epoca bellica, nel 1934 avvengono i primi esperimenti televisivi. Cinque anni dopo poi, a Roma, dove nel frattempo era nata un’altra sede dell’EIAR nel quartiere Prati, esattamente il 22 luglio del 1939 entra in funzione il primo trasmettitore televisivo da 2 kW presso la stazione trasmittente di Monte Mario. Per circa un anno, anche se per pochi utenti, avranno luogo una serie di trasmissioni televisive, per quanto sempre di contenuti a totale appannaggio del regime.

Nel frattempo, anche Milano – altra sede EIAR molto importante – si dota di un secondo trasmettitore televisivo, effettuando trasmissioni sperimentali in occasione della XI Mostra della Radio e della XXI Fiera Campionaria di Milano. Questi ed altri sporadici esperimenti però, ebbero termine il 31 maggio del 1940, a causa dell’imminente entrata in guerra dell’Italia al fianco dell’Asse. È la fine del cosiddetto pionierismo televisivo, ma l’appuntamento è soltanto rimandato di circa un decennio.

Nasce la tv, ma è la radio il vero “medium di massa”

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, come già anticipato, nei primi anni ’50 e in pieno boom economico, il Governo italiano fa le prove di quelle che saranno le vere e proprie trasmissioni televisive – questa volta non di regime. Tuttavia, è utile precisare il quadro nel quale andava a nascere la televisione in Italia, a conti fatti assolutamente dominato dalla preminenza del mezzo radiofonico, finalmente assurto al rango di “elettrodomestico” a livello nazionale.

Ultimata la ricostruzione degli impianti infatti, più o meno distrutti e danneggiati dai bombardamenti aerei, ribattezzata l’EIAR, la radio è nel pieno di quello che viene considerato dagli storici un secondo boom di utenze. Nel 1953, con l’arrivo della televisione alle porte, gli abbonati alla radio superano i quattro milioni e mezzo e, anche dopo l’avvento delle trasmissioni, per qualche anno continueranno a crescere vertiginosamente.

Il Giornale Radio è il vero, grande mezzo diffusore di informazioni, tale da monopolizzare l’attenzione nelle case degli italiani, i quali finalmente cominciano ad assaporare l’ebbrezza dell’informazione di massa quando non proprio, occorre dirlo, dell’alfabetizzazione vera e propria.

La radio fa poche “dirette” e l’informazione passa naturalmente per il Governo, non c’è una vera e propria disputa politica (a parte la pionieristica tribuna del “convegno dei cinque”, in cui perlomeno si dibattono questioni sociali ed economiche), ma il mezzo è sempre più apprezzato e non c’è dubbio che abbia instradato la popolazione verso il medium di massa per antonomasia: la televisione.

Intanto, nel 1952, la Rai, non più EIAR, torna a fare gli esperimenti di trasmissioni televisive e, ovviamente, segue, per argomenti e scelte contenutistiche, la linea tracciata dalla radio. Si tratta, infatti, perlopiù di Telegiornali sperimentali e di telecronache di alcune dirette legate ad eventi di importanza nazionale – e forse, nell’intuire la capacità di seguire meglio e con maggiore possibilità di coinvolgimento eventi come le “dirette”, sta l’unico vero scarto della televisione rispetto alla radio.

C’è la Fiera di Milano, la benedizione Urbi et Orbi impartita da Pio XII, mentre nel primo, vero Tg c’è posto per eventi come la regata storica di Venezia, i funerali dell’ex ministro Sforza, le curiosità sulla campagna elettorale statunitense, la corrida portoghese e il Gran Premio di Monza. Siamo, come dire, agli albori della Tv, e il fatto che nel telegiornale non ci sia posto per il calcio, ad esempio, o per la cronaca, la dice lunga su che tipo di esperimenti fossero quelli antecedenti il vero esordio delle trasmissioni nazionali.

Gennaio 1954: il televisore entra nelle case degli italiani

EIAR, le prime trasmissioni tv
Vittorio Veltroni, Lidia Pasqualini e il radiocronista sportivo Niccolò Carosio (1967)

L’inizio ufficiale delle trasmissioni avviene, come detto, il 3 gennaio del 1954, di domenica. C’è, all’inizio, una sola edizione del Telegiornale, il quale com’è facile intuire, rappresenta forse la parte principale e maggiormente curata dalla Rai. Il primo direttore è Vittorio Veltroni (padre del futuro leader politico Walter).

Per comprendere appieno il taglio che la Rai infonde alle trasmissioni televisive, bisogna considerare una serie di cose interessanti. Tanto per cominciare, non è un caso che l’inizio ufficiale delle trasmissioni avvenga di domenica e che, la stessa domenica del 3 gennaio, papa Pio XII invochi pubblicamente l’emanazione di quelle che definisce “opportune norme dirette a far servire la televisione alla sana ricreazione dei cittadini e a contribuire altresì, in ogni circostanza, alla loro educazione ed elevazione morale”.

È un monito, in tutto e per tutto, pertanto ribadito qualche anno dopo, nel ’57, con l’enciclica “Miranda prorsus”, e non cade nel vuoto, anzi. Già nel biennio precedente il Consiglio di amministrazione Rai aveva varato un severo codice di autoregolamentazione, il quale chiunque avrebbe lavorato in televisione era tenuto a rispettare in ogni suo punto.

Che si conduca un Tg o si faccia intrattenimento puro, pertanto, vi sono alcune parole, e ancor più temi, che per nulla al mondo devono essere tirati in ballo: “divorzio”, “aborto”, “adulterio” e “prostituzione”, ad esempio, saranno per anni le parole tabù della televisione pubblica nazionale.

Tutte queste informazioni, per concludere, sono utili per comprendere il tipo di mezzo che andava ad entrare nelle case e nei luoghi pubblici frequentati dagli italiani: vien da sé che i partiti, e anzi la DC, imperante all’epoca, avessero in mano praticamente l’intero controllo della censura, per quanto operata con mezzi differenti da quelli utilizzati dal precedente regime fascista.

La televisione e i suoi numeri

Al termine del 1954 la popolazione che può captare il segnale si aggira intorno al 48,3 %. Ci sono già degli abbonati, pari a 88.118, anche se l’elettrodomestico in sé, costa ancora molto per le tasche degli italiani ed è ancora a totale appannaggio dei ceti abbienti e dei locali pubblici: bar, alberghi, trattorie, ristoranti, cantine e altro. Questi ultimi, pertanto, diventano dei veri e propri “ritrovi televisivi” nell’arco di appena un anno: il 26 novembre del 1955 infatti, prende il via la storica trasmissione “Lascia o raddoppia”, condotta da un giovanissimo Mike Bongiorno.

Il successo è straordinario e con la progressiva estensione dei ripetitori si arriverà, nel corso di alcuni mesi, a toccare i dieci milioni di telespettatori alla volta.  Anche i telegiornali intuiscono la portata della loro forza ed entrano, finalmente, in milioni di case nelle quali, sino a qualche anno prima, non era mai entrato un quotidiano. I Tg sono faziosi, raccontano storie di ogni genere e seguono cerimonie che ad oggi sarebbero alquanto assurde, ma “svezzano”, per così dire, il pubblico italiano, abituandolo all’attualità e, per quanto lentamente, dando vita a quella che verrà definita l’informazione di massa.

Nel 1960 arriva la prima “Tribuna Elettorale”, cui seguirà nel 1961 la cosiddetta “Tribuna politica”: la gente, per la prima volta, conosce anche i leader delle opposizioni e la cosa è, per l’Italia, una sorta di rivoluzione sociale, per quanto in formato domestico – o “addomesticato”, come sostenevano all’epoca alcuni quotidiani non allineati.
Il Telegiornale Rai mantiene la propria prerogativa anche nel novembre del 1961, quando entra in funzione, a soli sette anni dalla nascita vera e propria della Tv, anche la seconda rete nazionale.

Un evento mediatico simbolico: lo sbarco sulla luna

Passano alcuni anni, l’Italia si popola rapidamente e nel 1963 gli abbonati alla televisione sono quattro milioni e trecentomila. I numeri, però, nell’effettivo, sono ben più alti: si calcola che ogni sera, siano circa quindici milioni gli italiani che seguano regolarmente le trasmissioni televisive. Intanto, nel 1962, anche la Rai si rende protagonista del primo collegamento via satellite con gli Stati Uniti, mentre già nel 1957, la pubblicità e l’intrattenimento, con la nascita della storica trasmissione “Carosello”, coinvolgono e allietano milioni di telespettatori, abbracciando tutte le fasce d’età.

Il culmine, che segna forse la fine di questa prima, straordinaria, parabola del medium televisivo italiano, è dato dalla “diretta” di quello che verrà considerato l’evento del secolo: il 21 luglio 1969, nelle prime ore del mattino, milioni e milioni di italiani seguono l’impresa di Armstrong e compagni, mentre per la prima volta nella storia, l’uomo calca il suolo lunare. È un evento di portata immensa e ancor più importante è il fatto che praticamente ovunque, nelle abitazioni e nei luoghi pubblici, intere famiglie di italiani lo abbiano seguito.

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I Monty Python https://cultura.biografieonline.it/monty-python/ https://cultura.biografieonline.it/monty-python/#comments Sun, 10 Jun 2012 13:20:11 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=2386 I Monty Python sono un celebre gruppo comico del Regno Unito. Un esempio di umorismo colto, che ha saputo far ridere generazioni intere. Sono famosi soprattutto in Inghilterra, ma sono conosciuti anche in Italia, grazie al celebre film “Monty Python – Il senso della vita” (The Meaning of Life), vincitore del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes nel 1983.

Monty Python
Monty Python

Graham Chapman, John Cleese ed Eric Idle si conoscono durante gli studi universitari a Cambridge: tutti e tre fanno parte della compagnia teatrale Footlights. Intanto, a Oxford altri due giovani, Terry Jones e Michael Palin, proprio nel medesimo modo, s’incontrano, mentre Terry Gilliam frequenta università di Los Angeles. I Monty Python non sono dei saltimbanchi, ma ragazzi preparati con un titolo di studio alto (tra di loro c’è un medico, tre laureati in lettere e uno in giurisprudenza) e i loro testi sono sempre di un certo spessore, pronti ad analizzare il momento sociale con ironia e arguzia. John Cleese incontra Terry Gilliam a New York e c’è subito una straordinaria intesa professionale, che porta a una sinergia tra i due gruppi di amici.

La svolta professionale arriva nel 1969 quando la BBC propone a John Cleese (che in quel periodo fa coppia fissa con Chapman) un programma comico. Si rende conto di aver bisogno di un gruppo di collaboratori un po’ più ampio, perché il lavoro è davvero troppo per due persone, e così convoca Palin, che però rilancia la proposta del collega: desidera che nel gruppo siano presi anche Terry Gilliam e Terry Jones. I sei componenti dei Monty Python iniziano proprio con quest’avventura televisiva a lavorare tutti insieme e fondano ufficialmente il gruppo comico.

Il programma, Monty Python’s Flying Circus, va in onda fino al 5 dicembre 1974, con grande successo. Il sestetto propone un nuovo modo di far comicità, molto libero e senza gli schemi rigidi e convenzionali che caratterizzano il linguaggio di quel periodo.

È proprio questa esperienza, che segna l’inizio di una lunga carriera e con cui il gruppo ottiene fama e successo. Purtroppo, però, John Cleese sempre alla ricerca di novità e stimoli, durante la terza stagione decide di abbandonare la trasmissione, considerandola ormai totalmente esaurita. Ha perso slancio e freschezza. Questo saluto, però, non è un addio e non porta allo scioglimento del gruppo.

Nel 1971, cavalcando il successo del momento, viene creata una versione lungometraggio di Flying Circus, che arriva anche in Italia con un certo successo. Il cinema è, all’epoca, l’unico modo che hanno i Python per farsi conoscere anche all’estero. Nel 1975, arriva il colpo di genio: girare un film che abbia una trama unica e che non sia l’unione di una serie di puntate della trasmissione televisiva. Il titolo è Monty Python e il Sacro Graal e ottiene un buon consenso di pubblico, tanto che nel 1979 realizzano anche Brian di Nazareth, che racconta la vita di Brian un “contemporaneo” di Gesù, decisamente dissacrante. Il vero successo però arriva nel 1983, quando producono Monty Python – Il senso della vita, aggiudicandosi il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes.

Gli anni Ottanta sono il momento dell’incoronazione definitiva, ma anche dello stallo della loro comicità: hanno dato tutto e forse hanno ottenuto anche più applausi di quanto non immaginassero, realizzando non solo dei prodotti di qualità, ma dando un nuovo ritmo all’umorismo. Nel 1989, Graham Chapman muore e i Pyton decidono di dividersi definitivamente, dopo 20 anni di onorata carriera. Gli attori però non smettono di lavorare, semplicemente scelgono di operare come solisti, collaborando tra loro solo in alcune occasioni. Restano, tra l’altro, uniti nella gestione della Python (Monty) Pictures Limited, fondata nel 1973, società che si occupa di gestire i lavori (soprattutto far fruttare i diritti d’autore) realizzati nella loro carriera.

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