Premi Nobel Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 29 Sep 2023 11:49:36 +0000 it-IT hourly 1 Furore (romanzo di Steinbeck): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-furore-steinbeck/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-furore-steinbeck/#comments Mon, 25 Oct 2021 09:46:27 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11847 Furore, titolo originale The Grapes of Wrath, è un romanzo dello scrittore statunitense John Steinbeck. Fu pubblicato per la prima volta il 14 aprile del 1939 e divenne un best seller in America tra il 1939-1940 con 4 milioni e mezzo di copie vendute. L’autore riuscì a guadagnare con le vendite circa 75.000 dollari, considerata una somma notevole per l’epoca.

Furore - Steinbeck (riassunto)
Furore – John Steinbeck: una copertina italiana e una  foto della prima edizione originale del 1940

Steinbeck ottenne per il romanzo Furore il Premio Pulitzer nel 1940; poi nel 1962 ottenne il prestigioso Premio Nobel per la letteratura per le sue scritture realistiche ed immaginative. Egli fu anche un grande giornalista e cronista di guerra nel secondo conflitto mondiale.

La storia del romanzo e il contesto storico

Con Furore, l’autore fu duramente attaccato perché accusato di essere un romanziere di sinistra che sosteneva il New Deal di Roosevelt. Il romanzo infatti è diventato il simbolo della crisi del ’29 e della grande depressione che ne seguì. Gli Stati Uniti attraversarono un momento molto difficoltoso a causa del crollo della borsa di Wall Street, che provocò l’aumento della disoccupazione e l’innalzamento dei prezzi. Soltanto il Presidente Roosevelt con il New Deal riuscì a risollevare la situazione.

Steinbeck con il romanzo vuole inserirsi infatti in questo difficile contesto economico, raccontando le difficoltà reali che le persone incontrarono nella vita di tutti giorni nel momento di crisi profonda. Egli trovò gli spunti necessari proprio in un giornale, il «San Francisco News» che pubblicava annunci di lavoro in California. Moltissime persone si erano ritrovate senza lavoro a causa di una serie di tempeste di polvere (Dust Bowl) che avevano impoverito la terra coltivabile in Oklahoma. Le fattorie erano state abbandonate e i contadini si trasferirono in massa in California, sperando di trovare nuove opportunità.

Il titolo originale, in italiano I grappoli di odio, è tratto da un verso di Howe che si riferisce all’Apocalisse:

Mine eyes have seen the glory of the coming of the Lord:
he is trampling out the vintage where the grapes of wrat are stored.

Riassunto e trama

La trama racconta la storia della famiglia Joad, costretta ad abbandonare la propria fattoria in Oklahoma e a spostarsi verso la California. Tom Joad, dopo aver scontato 4 anni di carcere torna a casa e decide di portare via da quella condizione di povertà la propria famiglia.

Si mette così in viaggio sulla Route 66 con la mamma, la matriarca della famiglia, e Al. A questo gruppo di persone si aggiunge una giovane sposa Rosa Tea, in attesa di un bambino, e suo marito Connie, il fratello Noè, la sorellina Ruth e un predicatore di nome Casy, che resta tutto il giorno a filosofare con la testa tra le nuvole.

Una volta arrivati in California capiscono che non è il luogo che essi hanno sempre sognato: si prospetta avanti a loro una dura realtà. Tom uccide per sbaglio durante uno sciopero il poliziotto che aveva sparato a morte Casy, ed è costretto a fuggire.

Finale e commento

Rosa Tea viene abbandonata dal marito e partorisce un bambino morto. L’ultima scena del romanzo è l’immagine di lei che allatta un uomo malnutrito.

Una foto di speranza e solidarietà, inserita dall’autore per lasciare un messaggio positivo ai lettori. Il romanzo suscitò forti dibattiti all’interno della critica statunitense, che si divise in suoi sostenitori e suoi oppositori.

Dal romanzo è stato tratto un film nel 1940 che ha vinto due premi Oscar con Henry Fonda nel ruolo di Tom Joad, e che riscosse grande successo nelle sale.

Incipit del romanzo

Di seguito l’incipit di Furore:

Nella regione rossa e in parte della regione grigia dell’Oklahoma le ultime piogge erano state benigne, e non avevano lasciato profonde incisioni sulla faccia della terra, già tutta solcata di cicatrici. Gli aratri avevano cancellato le superficiali impronte dei rivoletti di scolo. Le ultime piogge avevano fatto rialzare la testa al granturco e stabilito colonie d’erbacce e d’ortiche sulle prode dei fossi, così che il grigio e il rosso cupo cominciavano a scomparire sotto una coltre verdeggiante. Agli ultimi di maggio il cielo impallidì e perdette le nuvole che aveva ospitate per così lungo tempo al principio della primavera.

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Premio Nobel: nascita, storia e 6 curiosità https://cultura.biografieonline.it/premio-nobel-storia/ https://cultura.biografieonline.it/premio-nobel-storia/#comments Mon, 18 Oct 2021 05:21:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=27081 Persone viventi che si sono distinte apportando benefici all’umanità con ricerche, scoperte, invenzioni, opere e impegno a favore della pace mondiale. Seleziona fra il novero di questa fascia di umanità, dal 1901, il Premio Nobel nato per volontà dell’omonimo svedese Alfred Nobel.

premio nobel, nobel prize

Il fondatore del premio Nobel: Alfred Nobel

La vita di Alfred Nobel, nato il 21 ottobre 1833, a Stoccolma, è tutta segnata dalle invenzioni. Il padre, infatti, sulla carta imprenditore, presidente della Bofors Nobel, si impegna in numerosi esperimenti e invenzioni. Questa fu la fortuna di Alfred.

Il padre accumula una grande somma di denaro derivante da ben 355 brevetti di sue altrettante invenzioni originali. Fra queste, una in particolare segna un nuovo capitolo della storia umana: la dinamite.

La nascita del premio Nobel

Alla base della nascita del premio Nobel c’è un incidente che porta alla morte Ludvig, fratello di Alfred, proprio a causa di un’esplosione dinamitarda inaspettata, durante un esperimento. A seguito della morte di Ludvig la stampa riporta erroneamente la morte, invece, di Alfred.

L’inventore, nel suo coccodrillo, viene descritto in maniera molto negativa. Questo attacco pubblico viene molto sentito da Alfred, convinto invece di voler passare alla storia come inventore filantropo.

Per questo, presto, corre ai ripari e destina il 94 per cento dei suoi introiti dai brevetti, nell’istituzione di un premio destinato a fare la storia.

Il Premio Nobel, come nelle volontà del suo fondatore, andrà a chi opera al servizio dell’umanità nei campi della medicina, chimica, fisica, letteratura e per chi favorisce le relazioni pacifiche fra i popoli del Mondo; il cosiddetto Nobel per la pace. Non esiste invece il premio Nobel per la matematica.

Alfred Nobel muore nel 1896. Dal 1901 il premio a lui intitolato è regolarmente assegnato ogni anno. Esecutori delle sue ultime volontà sono Ragnar Sohlman e Rudolf Lilljequist che istituiscono la Fondazione Nobel per la gestione dei 31 milioni di corone svedesi di patrimonio.

Il testamento di Alfred Nobel

Le precise indicazioni di Nobel si leggono nel suo stesso testamento:

La totalità del mio residuo patrimonio realizzabile dovrà essere utilizzata nel modo seguente: il capitale, dai miei esecutori testamentari impiegato in sicuri investimenti, dovrà costituire un fondo i cui interessi si distribuiranno annualmente in forma di premio a coloro che, durante l’anno precedente, più abbiano contribuito al benessere dell’umanità.

Detto interesse verrà suddiviso in cinque parti uguali da distribuirsi nel modo seguente: una parte alla persona che abbia fatto la scoperta o l’invenzione più importante nel campo della fisica; una a chi abbia fatto la scoperta più importante o apportato il più grosso incremento nell’ambito della chimica; una parte alla persona che abbia fatto la maggior scoperta nel campo della fisiologia o della medicina; una parte ancora a chi, nell’ambito della letteratura, abbia prodotto il lavoro di tendenza idealistica più notevole; una parte infine alla persona che più si sia prodigata o abbia realizzato il miglior lavoro ai fini della fraternità tra le nazioni, per l’abolizione o la riduzione di eserciti permanenti e per la formazione e l’incremento di congressi per la pace.

I premiati: doppiette e nobel di famiglia

Negli oltre 100 anni di Premio Nobel si sono avvicendate centinaia di ricercatori, studiosi, poeti e personaggi chiave della geopolitica mondiale. Sono solo 4 le persone che ad oggi hanno ricevuto – non uno ma – due Premi Nobel.

In particolare:

  • Marie Curie, che si è aggiudicata il premio per la fisica nel 1903 e per la chimica nel 1911;
  • Linus Pauling, per la chimica nel 1954 e per la pace nel 1962;
  • John Bardeen nel 1956 e nel 1972 per la fisica;
  • Frederick Sanger nel 1958 e nel 1980 per la chimica.

Altra nota particolare sono i plurimi Nobel condivisi nella stessa famiglia. Ci sono circa una decina di casi. Fra questi spicca, senz’altro, la famiglia Curie che, oltre ai due premi di Marie, di cui sopra, ha accumulato ben tre riconoscimenti: suo marito Pierre per la fisica nel 1903, sua figlia Irene Joliot Curie e il marito di questa, Frederic Joliot Curie, nel 1935 per la chimica.

premio nobel, medaglia d'oro
Ogni vincitore del Premio Nobel riceve una medaglia d’oro come questa, un diploma e una somma di denaro decisa dalla Fondazione

I premi Nobel italiani

Sono 20, ad oggi, i Premi Nobel che hanno insignito italiani e italiane. Una lista di nomi che comprende ricercatori, studiosi e autori entrati nella Storia dell’umanità per il loro operato.

Sono pari i premi per la medicina e la fisiologia e quelli per la letteratura. Da una parte, infatti, sei luminari della medicina:

Dall’altra, invece, sei indimenticabili nomi della Storia della Letteratura italiana di tutti i tempi:

Quest’ultimo è un caso unico di letterato proveniente dal mondo del teatro, premiato con la seguente motivazione:

perché seguendo la tradizione dei giullari medievali dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi.

Completano la lista:

  • un unico Premio per la pace, molto criticato, a Ernesto Teodoro Moneta;
  • uno per la Chimica conferito Giulio Natta nel 1963;
  • uno per l’Economia andato a Franco Modigliani nel 1985;
  • due premi per la Fisica: a Enrico Fermi nel 1938 ed il più recente Giorgio Parisi, nel 2021.

Come si può osservare – a margine – nella lista si distinguono due sole donne: la scrittrice sarda Grazia Deledda e la scienziata piemontese Rita Levi Montalcini.

Alla prima, autrice di romanzi pietre miliari della cultura italiana della seconda metà dell’800 come “Elias Portolu” e “Canne al vento”, il riconoscimento per:

la sua ispirazione idealistica, scritta con raffigurazioni di plastica chiarezza della vita della sua isola nativa con profonda comprensione degli umani problemi.

Rita Levi Montalcini, invece, che ha dedicato tutta la sua vita allo studio e alla promozione della cultura, è passata alla storia per aver scoperto e identificato il fattore di accrescimento della fibra nervosa, contribuendo in maniera significativa alla comprensione e la cura di malattie neurologiche degenerative come l’Alzheimer.

Come si pronuncia: Nobèl oppure Nòbel?

Il Vocabolario Treccani riporta la pronuncia nobèl e definisce «comune ma meno corretta» la variante nòbel.

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Albert Einstein: cronologia della sua vita https://cultura.biografieonline.it/einstein-cronologia-vita/ https://cultura.biografieonline.it/einstein-cronologia-vita/#comments Sat, 14 Nov 2020 19:36:03 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=30877 Oltre alla biografia di Albert Einstein, presente sul sito principale, abbiamo deciso di pubblicare un elenco cronologico che riassume la sua storia e la sua vita. Questa cronologia riprende in gran parte le informazioni che si trovano nelle cronologie dei volumi 1 e 5 di The Collected Papers of Albert Einstein, in quella di Sottile è il Signore… di Abraham Pais, negli appunti di conversazioni avute con Helen Dukas tra il 1978 e il 1980.

Albert Einstein con i capelli spettinati
Albert Einstein con i capelli spettinati

Biografia di Einstein: cronologia

1879
14 marzo: Albert Einstein nasce a Ulm, Germania, in casa dei genitori Hermann (1847-1902) e Pauline Koch (1858-1920).

1880
La famiglia si trasferisce a Monaco di Baviera.

1881
18 novembre: nasce la sorella di Albert, Maja.

1884
Albert riceve in regalo dal padre una bussola tascabile e ne rimane affascinato.

1885
In autunno entra alla Petersschule, una scuola elementare cattolica, ed è l’unico bambino ebreo della classe. Riceve a casa un’istruzione religiosa ebraica. La religione lo interesserà fino ai dodici anni.

Comincia a prendere lezioni di violino.

Albert Einstein suona il violino
Albert Einstein mentre suona il violino (foto del 1930 circa)

1888
Frequenta il Luitpold Gymnasium di Monaco.

1889
Comincia a interessarsi di fisica, di matematica e di filosofia.

1894
La famiglia si trasferisce a Pavia, nella casa che fu del poeta Ugo Foscolo (gli Einstein abiteranno poi a Milano, nel palazzo della contessa Clara Maffei, in via Bigli). Albert rimane a Monaco per terminare gli studi. In estate raggiunge la famiglia in Italia e fa un’escursione a piedi da Pavia a Genova.

1895
In autunno tenta l’esame di ammissione al Politecnico di Zurigo (ora ETH: Eidgenéssische Technische Hochschule), con una dispensa perché è di due anni più giovane dell’età consentita, ma è bocciato. Frequenta allora la scuola cantonale di Aargau e vive in casa di uno dei suoi insegnanti, Jost Winteler.

1896
Rinuncia alla cittadinanza tedesca perché non sopporta la mentalità militare prussiana e rimane apolide per cinque anni.

In autunno ottiene il diploma della scuola di Aargau; può così frequentare il Politecnico e si trasferisce a Zurigo alla fine di ottobre.

1899
A vent’anni chiede la cittadinanza svizzera.

1900
Si laurea al Politecnico di Zurigo dove chiede, ma non ottiene, un posto di assistente per il semestre autunno-inverno.

Durante l’estate dice alla madre — decisamente contraria — che intende sposare una studentessa, Mileva Maric.

Alla fine dell’anno manda il primo articolo scientifico alla rivista «Annalen der Physik».

1901
Diventa cittadino svizzero. Cerca lavoro. Il primo articolo scientifico, Conclusioni tratte dal fenomeno della capillarità, viene pubblicato in marzo.

D’estate, insegna come supplente alla scuola tecnica di Winterthur, e in autunno dà ripetizioni in un collegio privato di Schaffhausen.

Rimane in contatto con Mileva e la incontra regolarmente.

Inizia a lavorare a una tesi di dottorato sulle forze intermolecolari nei gas che presenta all’università di Zurigo in novembre.

In dicembre, fa domanda di assunzione all’Ufficio brevetti di Berna.

1902
Il 27 gennaio Nasce Lieserl Einstein, figlia sua e di Mileva.

La sua tesi di dottorato viene rifiutata dall’università di Zurigo.

In giugno è assunto in prova come tecnico di terza classe all’Ufficio brevetti.

Suo padre muore a Milano in ottobre.

1903
6 gennaio: sposa Mileva a Berna dove trovano casa. In settembre, Lieserl è registrata all’anagrafe, il che può indicare che la coppia intendesse farla adottare nel caso la sua nascita illegittima facesse perdere a Einstein il posto all’Ufficio brevetti.

Lieserl non viene più menzionata dopo la scarlattina di cui soffre in settembre, mentre Mileva è a Budapest. (Sembra che la bambina non abbia mai abitato con i genitori, e ogni sua traccia è scomparsa.) All’epoca Mileva è di nuovo incinta.

Mileva Maric con Albert Einstein
Mileva Maric con Albert Einstein

1904
14 maggio: nasce a Berna Hans Albert Einstein (muore nel 1973 a Falmouth, nel Massachusetts).

In settembre Einstein è assunto stabilmente all’Ufficio brevetti.

1905
E’ l’«anno miracoloso» di Albert Einstein per quanto riguarda le pubblicazioni scientifiche.

Il 30 aprile sottopone la tesi di dottorato, Su una nuova determinazione delle dimensioni molecolari, per la pubblicazione.

Inoltre pubblica tre dei suoi lavori scientifici più importanti:

  • Su un punto di vista euristico sulla generazione e la trasformazione della luce (pubblicato il 9 giugno), che tratta dell’ipotesi dei quanti e dimostra che la radiazione elettromagnetica interagisce con la materia come se avesse una struttura corpuscolare (il cosiddetto effetto fotoelettrico);
  • Sul moto di particelle in sospensione in un fluido in quiete, come previsto dalla teoria cinetica del calore (pubblicato il 18 luglio), il suo primo articolo sul moto browniano, che porterà a esperimenti in grado di confermare la teoria molecolare del calore;
  • e infine Elettrodinamica dei corpi in movimento (pubblicato il 26 settembre), il suo primo articolo sulla teoria della relatività ristretta, una pietra miliare nella storia della fisica moderna.

Un secondo articolo più breve sulla relatività ristretta, L’inerzia di un corpo dipende dal suo contenuto di energia?, pubblicato il 21 novembre, contiene la formulazione originaria della relazione E=mc2

1906
15 gennaio: consegue il dottorato all’università di Zurigo. Il 10 marzo è promosso tecnico di seconda classe all’Ufficio brevetti.

1907
Rimane all’Ufficio brevetti, ma cerca lavoro alla scuola cantonale di Zurigo e all’università di Berna.

1908
Febbraio: è nominato Privatdozent (libero docente) all’università di Berna. Sua sorella Maja consegue il dottorato in lingue romanze alla stessa università.

1909
7 maggio: è nominato professore associato di fisica teorica all’università di Zurigo, con incarico a partire dal 15 ottobre.

Si licenzia dall’Ufficio brevetti e dall’università di Berna.

Riceve la prima laurea honoris causa dall’università di Ginevra.

1910
Maja sposa Paul Winteler, il figlio dell’insegnante di Albert Einstein ad Aargau.

Nasce il 28 luglio il secondo figlio Eduard Einstein (muore nel 1965 all’ospedale psichiatrico di Burghölzli, in Svizzera).

In ottobre termina un articolo sull’opalescenza critica e sul colore blu del cielo, il suo ultimo lavoro importante di fisica statistica classica.

1911
Accetta di dirigere l’Istituto di fisica teorica dell’università tedesca di Praga, a partire dal 1° aprile, e si dimette dall’università di Zurigo.

Si trasferisce a Praga con la famiglia.

Il 29 ottobre partecipa al primo Congresso Solvay di Bruxelles.

1912
Conosce una sua cugina divorziata, Elsa Léwenthal, e inizia un corteggiamento epistolare mentre il suo matrimonio si disintegra.

È nominato professore di fisica teorica all’ETH di Zurigo, a partire da ottobre, e si dimette dall’università di Praga.

1913
In settembre, i suoi figli Hans Albert e Eduard ricevono il battesimo cristiano ortodosso vicino a Novi Sad, in Jugoslavia, la città natia della madre.

A novembre, è eletto all’Accademia prussiana delle scienze e gli viene proposto un incarico a Berlino, la città di Elsa Lowenthal.

L’offerta comprende un posto di ricercatore e una cattedra all’università di Berlino, senza obbligo d’insegnamento, nonché la direzione del costituendo Kaiser-Wilhelm-Institut fiir Physik. Si dimette dall’ETH.

Mileva Maric con i figli Eduard Einstein e Hans Albert Einstein
Mileva Maric con i figli Eduard Einstein e Hans Albert Einstein (a destra)

1914
In aprile arriva a Berlino per assumere il nuovo incarico. Mileva e i figli lo raggiungono ma tornano poco dopo a Zurigo perché a Berlino Mileva è infelice.

In agosto scoppia la Prima guerra mondiale.

1915
È tra i firmatari dell’appello «Manifesto agli europei» a sostegno della cultura europea, probabilmente il primo documento politico che abbia firmato.

In novembre termina il lavoro sulla struttura logica della relatività generale.

1916
Pubblica I fondamenti della teoria della relatività generale (diventerà poi il suo primo libro) negli «Annalen der Physik».

In maggio diventa presidente della Società tedesca di Fisica.

Pubblica tre articoli sulla teoria dei quanti.

1917
In febbraio scrive il primo articolo di cosmologia.

Si ammala prima di fegato poi di un’ulcera allo stomaco e viene accudito da Elsa.

In ottobre prende la direzione del Kaiser-Wilhelm- Institut fiir Physik.

Dopo la Prima guerra mondiale, ottiene la doppia cittadinanza svizzera e tedesca.

1919
Il 14 febbraio divorzia da Mileva. La sentenza di divorzio decreta che somme provenienti da un eventuale premio Nobel saranno destinate agli alimenti di Mileva e dei figli.

Il 29 maggio, durante un’eclissi solare, Sir Arthur Eddington misura sperimentalmente la curvatura della luce e conferma le previsioni di Einstein, che diventa improvvisamente un personaggio famoso.

Il 2 giugno sposa Elsa, che vive con due figlie nubili, Ilse (ventidue anni) e Margot (vent’anni).

Verso la fine dell’anno s’interessa al sionismo attraverso l’amicizia con Kurt Blumenfeld.

1920
In marzo la madre Pauline muore a Berlino.

Einstein è oggetto di manifestazioni di antisemitismo e di proteste contro la teoria della relatività, ma difende comunque la Germania.

È sempre più impegnato in attività non scientifiche.

1921
In aprile e maggio si reca per la prima volta negli Stati Uniti. Tiene quattro lezioni sulla teoria della relatività alla Princeton University dalla quale riceve una laurea honoris causa.

Accompagna Chaim Weizmann nel suo viaggio per raccogliere fondi a favore dell’università ebraica di Gerusalemme.

1922
Completa la prima memoria sulla teoria unitaria dei campi.

Da ottobre a dicembre si reca in Giappone facendo varie tappe in Estremo Oriente.

In novembre viene annunciato che Albert Einstein ha ricevuto il premio Nobel 1921 per la fisica per «i contributi alla fisica teorica e specialmente per la scoperta della legge dell’effetto fotoelettrico»; molti lo ritengono un premio di consolazione perché non gli era stato dato per la sempre più controversa teoria della relatività.

Princeton University Press negli Stati Uniti e Methuen and Company in Gran Bretagna pubblicano Il significato della relatività, la raccolta delle lezioni alla Princeton University nel 1921.

1923
Visita la Palestina e la Spagna.

1924
La figliastra Ilse sposa Rudolf Kayser.

1925
Si reca in Sudamerica.

Insieme con Gandhi, firma un manifesto contro il servizio militare obbligatorio. Diventa un ardente pacifista.

Riceve la medaglia Copley, il più importante premio scientifico assegnato dalla Royal Society di Londra.

Diventa, fino al 1928, membro del consiglio di amministrazione dell’università ebraica di Gerusalemme.

1926
Riceve la medaglia d’oro della Royal Astronomical Society.

1927
Suo figlio Hans Albert sposa Frieda Knecht.

1928
Si ammala di nuovo, questa volta per un ingrossamento del cuore. È costretto a letto per mesi e rimane indebolito per un anno intero.

In aprile, Helen Dukas viene assunta come segretaria e lo resterà fino alla morte di Einstein.

1929
Inizia l’amicizia con la regina Elisabetta del Belgio, che durerà fino alla fine della sua vita.

In giugno riceve la medaglia Max Planck.

1930
Nasce il primo nipotino, Bernhard Caesar Einstein, da Hans Albert e Frieda.

La figliastra Margot sposa Dmitri Marianoff (dal quale divorzierà).

Firma il manifesto per il disarmo mondiale.

In dicembre visita New York e Cuba, si reca al California Institute of Technology (CalTech) di Pasadena, dove rimane fino al marzo 1931.

1931
È a Oxford in maggio e passa alcuni mesi nella sua casa di campagna di Caputh, a sudovest di Berlino. In dicembre torna a Pasadena.

1932
Tra gennaio e marzo è al CalTech. Rientra a Berlino. Accetta poi la cattedra all’Institute for Advanced Study di Princeton, dal momento in cui sarà terminata la costruzione del campus. In dicembre è nuovamente negli Stati Uniti.

1933
I nazisti arrivano al potere in gennaio. Si dimette dall’Accademia prussiana delle scienze, rinuncia alla cittadinanza tedesca (conserva invece quella svizzera). Non tornerà mai più in Germania.

Dagli Stati Uniti si reca con Elsa a Le Coq-sur-Mer, in Belgio, dove sono protetti da alcune guardie di sicurezza. Li raggiungono Ilse, Margot, Helen Dukas e un assistente, Walther Mayer.

Viaggia a Oxford e in Svizzera, dove va a trovare il figlio Eduard per quella che sarà la sua ultima visita.

Rudolf Kayser, il marito di Ilse, riesce a spedire le carte di Einstein da Berlino in Francia, e quindi negli Stati Uniti.

In settembre lascia l’Europa con Elsa, Helen Dukas e Walther Mayer. Arriva a New York il 17 ottobre con la Westmoreland; Ilse, Margot e i rispettivi mariti rimangono in Europa.

Pubblica insieme con Sigmund Freud Perché la guerra?.

Occupa la cattedra dell’Institute for Advanced Study, temporaneamente nel Fine Hall (ora Jones Hall) nel campus della Princeton University.

1934
Il 10 luglio, Ilse muore a Parigi dopo una lunga e dolorosa malattia. Margot e Dmitri arrivano a Princeton.

1935
In autunno trasloca al 112 di Mercer Street, a Princeton, dove abiteranno fino alla morte Elsa, Margot e Helen Dukas.

Riceve la medaglia Franklin.

1936
Hans Albert ottiene il dottorato in ingegneria dall’ETH di Zurigo (nel 1947 diventa professore di ingegneria idraulica all’università della California a Berkeley). Il 20 dicembre, Elsa muore dopo una lunga lotta contro una malattia cardiaca e renale.

1939
Sua sorella Maja Einstein-Winteler lo raggiunge in Mercer Street.

Il 2 agosto firma la famosa lettera al presidente Roosevelt sulle implicazioni militari dell’energia atomica.

In Europa scoppia la Seconda guerra mondiale.

1940
Albert Einstein diventa americano: la cittadinanza gli era già stata proposta con una delibera del Congresso, ma aveva preferito aspettare e ottenerla come tutti gli altri. Conserva fino alla morte anche la cittadinanza svizzera.

1941
Gli Stati Uniti entrano in guerra.

1943
Diventa consulente dell’Ufficio approvvigionamento della Marina americana, Sezione esplosivi e munizioni.

1944
Riscrive a mano l’articolo originale del 1905 sulla teoria della relatività ristretta; il manoscritto è venduto all’asta per sei milioni di dollari, versati come contributo allo sforzo bellico.

1945
Fine della Seconda guerra mondiale. Si dimette dall’Institute for Advanced Study e riceve una pensione, ma conserva il proprio ufficio all’Institute fino alla morte.

1946
Dopo un’emorragia cerebrale, Maja è costretta a letto.

Albert Einstein diventa presidente dell’Emergency Committee of Atomic Scientists.

Invita le Nazioni Unite a formare un governo mondiale, l’unico modo, secondo lui, per garantire una pace permanente.

1948
4 agosto: Mileva muore a Zurigo.

In dicembre i medici diagnosticano a Einstein un grosso aneurisma dell’aorta addominale.

Albert Einstein mentre scrive
Albert Einstein: foto di Alfred Eisenstaedt (1949)

1950
Il 18 marzo firma il proprio testamento, in cui nomina esecutore Otto Nathan e amministratori congiunti del suo lascito, Otto Nathan e Helen Dukas.

Le lettere e i manoscritti andranno all’università ebraica di Gerusalemme dopo la morte di entrambi gli amministratori. L’archivio vi sarà però trasferito prima.

1951
Maja muore a Princeton, in giugno.

1952
Gli viene offerta la presidenza di Israele, che rifiuta.

1954
Soffre di anemia emolitica.

1955
11 aprile: scrive a Bertrand Russell l’ultima lettera, in cui accetta di firmare un manifesto per sollecitare tutte le nazioni a rinunciare alle armi nucleari.

Il 15 aprile Albert Einstein è ricoverato all’ospedale di Princeton. Muore alle 13.15 del 18 aprile per la rottura dell’aneurisma dell’aorta addominale.

Frasi celebri di Albert Einstein

L’odierna ed immortale popolarità di Albert Einstein la si deve in parte anche ad alcune sue frasi famose e celeberrime. Ne riportiamo qui di seguito alcune delle più celebri. Per un nutrito elenco di frasi di Albert Einstein vi rimandiamo al sito Aforismi.meglio.it

  • La meccanica quantistica è degna di ogni rispetto, ma una voce interiore mi dice che non è ancora la soluzione giusta. È una teoria che ci dice molte cose, ma non ci fa penetrare più a fondo il segreto del Grande Vecchio. In ogni caso, sono convinto che questi non gioca a dadi col mondo.
    (Da una lettera a Max Born del 4 dicembre 1926)
  • Ci sono due modi di vivere la vita. Uno è pensare che niente è un miracolo. L’altro è pensare che ogni cosa è un miracolo.
    (Riportata dal geografo Gilbert Fowler White)
  • Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre.
  • La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato.
    (Il mondo come io lo vedo, 1931)
  • Dostoevskij a me ha dato più di qualunque scienziato, più di Gauss.
  • Finché le leggi della matematica si riferiscono alla realtà, non sono certe, e finché sono certe, non si riferiscono alla realtà.
  • Se verrà dimostrato che la mia teoria della relatività è valida, la Germania dirà che sono tedesco e la Francia che sono cittadino del mondo. Se la mia teoria dovesse essere sbagliata, la Francia dirà che sono un tedesco e la Germania che sono un ebreo.
  • Non mi preoccupo mai del futuro, arriva sempre abbastanza presto.
  • Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso.
    (Da una lettera a Carl Seelig, 11 marzo 1952)
  • Soltanto una vita vissuta per gli altri è una vita che vale la pena vivere.
    (Dalla risposta alla domanda dei redattori di Youth, citato nel New York Times, 20 giugno 1932)

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La peste, di Albert Camus: riassunto, analisi e commento https://cultura.biografieonline.it/la-peste-camus-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/la-peste-camus-riassunto/#comments Mon, 11 May 2020 11:00:20 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29065 Lo scrittore francese Albert Camus (premio Nobel per la letteratura nel 1957) ha cominciato a lavorare al romanzo “La peste” nel 1941, per poi pubblicarlo definitivamente nel 1947. E’ il suo secondo romanzo, successivo a “Lo straniero”, del 1942. Di seguito forniamo un breve riassunto della trama del libro, uno dei più importanti della produzione letteraria di Camus.

La peste: una copertina verde del libro
La peste: una copertina del libro

La peste: un romanzo ancora attuale

Nonostante sia uno scritto lontano nel tempo, se riletto oggi appare straordinariamente attuale. Il motivo di ciò è nello stile, che è quello di una vera e propria cronaca di ciò che accadde ad Orano, una cittadina della costa algerina mentre si trovava ancora sotto il dominio dei Francesi.

Albert Camus
Albert Camus, autore del romanzo La peste

L’autore, che veste i panni di un attento cronista, descrive nei minimi dettagli lo scoppio dell’epidemia e la relativa parabola, la reazione degli abitanti presi alla sprovvista da un evento di tale portata e gravità, e come si organizzano per fronteggiare questa “peste”.

La peste: trama e riassunto del romanzo

Mentre la vita ad Orano scorre tranquilla come sempre, gli abitanti si accorgono che vi sono moltissimi topi morti per le strade della cittadina. Preoccupati dallo strano fenomeno, provvedono ad informare le autorità. Ma dopo qualche giorno i topi scompaiono dalla città e nel contempo gli uomini cominciano ad ammalarsi (e morire) di febbre inguinale.

I casi di decessi a causa di questa epidemia continuano ad aumentare, ma ad un certo punto la stampa si disinteressa del fenomeno e rivolge altrove la propria attenzione.

Ad occuparsi della “peste” restano però i medici, che cercano di indagarne le cause, gli effetti e la cura.

Uno di questi, il dottor Bernard Rieux, è convinto che si tratti di peste confrontandosi con il collega nonché amico Castel, che aveva esercitato la professione di medico in Cina.

Siccome i morti continuano ad aumentare e i cittadini sono orami entrati nel panico,  da Parigi ad un certo punto arriva l’ordine di chiudere le porte della città.

Inizia la fase più difficile, tra chi considera la peste come una punizione divina inflitta agli uomini per i loro peccati, chi organizza squadre di volontari per aiutare chi ha bisogno.

Tra questi, il giornalista Raymond Rambert, che decide di restare ad Orano pur avendo la possibilità di fare ritorno a Parigi.

La ricerca di un vaccino

Intanto i due medici Rieux e Castel lavorano alla messa a punto di un vaccino per debellare definitivamente l’epidemia. Castel sperimenta un vaccino sul figlio del giudice Othon, ma purtroppo non si rivela efficace.

I decessi non si fermano, c’è panico e non si sa cosa fare perché non è chiaro di che epidemia si tratti. Ma, quando tutto sembra andare male, ecco che le persone cominciano a guarire e si verifica un regresso della peste.

Il siero si scopre efficace, mentre però la peste continua a mietere vittime.

Una vecchia edizione del libro La peste (in inglese: The Plague)
The Plague è il titolo in lingua inglese del libro. Nella foto: una vecchia edizione.

Finale

La moglie di Rieux e l’ex militante politico Tarrou ne vengono colpiti e muoiono.

Dopo un po’ di tempo gli abitanti di Orano riaprono le porte della città: la peste è sconfitta del tutto, si torna alla vita di sempre.

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Breve analisi e commento

Albert Camus è molto bravo nel descrivere l’evolversi dell’epidemia e la reazione degli abitanti di una piccola cittadina come Orano, sconvolta nelle sue abitudini di sempre da un evento inaspettato. Lo scrittore francese utilizza la peste come metafora della vita.

La peste viene vista anche come malattia morale che colpisce ogni gruppo sociale, ed è caratterizzata dall’indifferenza e dall’odio che paralizzano le azioni delle istituzioni.

Orano, il cui accesso viene chiuso per evitare che il contagio dilaghi, simboleggia la prigione, il ghetto in cui ogni uomo vive spesso senza esserne consapevole.

L’episodio della peste arriva per scuotere gli uomini nelle loro coscienze e svegliarli dal torpore in cui sono caduti da tempo. L’uomo può salvarsi soltanto se è solidale con gli altri: questo è il messaggio principale dell’opera di Albert Camus, che arriva ai suoi lettori ieri come oggi.

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Herzog, romanzo di Saul Bellow (riassunto) https://cultura.biografieonline.it/herzog-libro/ https://cultura.biografieonline.it/herzog-libro/#respond Sat, 07 May 2016 02:24:25 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18274 Uno dei romanzi più conosciuti dello scrittore Saul Bellow è “Herzog“, pubblicato nel 1964. Si tratta di un romanzo a carattere epistolare: infatti, sono numerose le lettere scritte dal protagonista che costituiscono gran parte del testo narrativo. Questo lavoro di Bellow, precede i prestigiosi riconoscimenti che qualche anno più tardi gli verranno assegnati: il Premio Pulitzer nel 1975 e il Nobel per la Letteratura nel 1976.

Herzog - libro - riassunto - Saul Bellow
Herzog (1964, Saul Bellow) – Una copertina del libro

Temi trattati nel romanzo

Il libro è ambientato negli Stati Uniti del Secondo dopoguerra e narra le vicende di un intellettuale ebreo di nome Moses E. Herzog, che vive la vita in modo tormentato. I numerosi flashback utilizzati da Saul Bellow ci rivelano dettagli della vita del protagonista e della sua cerchia famigliare, tra cui: le molestie sessuali subite dal protagonista mentre si trovava nei pressi di una strada di Chicago da parte di uno sconosciuto, la vita di suo padre (un uomo che non riusciva a sistemarsi sul lavoro), il suo primo matrimonio con la solida Daisy (definito però troppo monotono) e la vita con il loro figlio, Marco.

Herzog: riassunto

Il protagonista, un uomo di mezza età, vive uno stato di crisi sia nel campo sentimentale che lavorativo. È già al suo secondo divorzio (ha due figli, uno con la prima moglie e uno con la seconda) e la sua carriera di scrittore vive un momento di momentaneo fermo. A questo, si aggiunge l’umiliazione per aver chiuso in malo modo il rapporto con la sua seconda moglie che si chiama Madeleine (definita una donna manipolatrice ed esigente). Madeleine infatti ha escogitato un piano per allontanare il marito da lei, convincendo l’uomo a far trasferire lei e la loro figlia Junie a Chicago, e a fare in modo che anche i loro migliori amici, Valentine Gersbach (un modesto intellettuale) e Phoebe Gersbach, si trasferissero là. Il motivo principale sarebbe un flirt che la signora Madeleine aveva instaurato con l’amico Valentine. La donna, dopo il trasferimento, infatti, avrebbe lasciato il marito e, non contenta, per liberarsi definitivamente della sua possibile e scomoda presenza, voleva farlo internare in una struttura psichiatrica.

Il protagonista del romanzo, nella sua casa di campagna a Ludeyville, una città nelle Berkshires nel Massachusetts occidentale, medita e pensa, scrivendo di continuo delle lettere indirizzate a persone vive e morte dove racconta della sua vita, dei suoi fallimenti personali o dei fallimenti altrui e, molto spesso, chiede scusa dei suoi comportamenti sbagliati. Nelle sue lettere, il protagonista mette a nudo tutti i suoi pensieri parlando delle donne della sua vita, degli amici e perfino della società in cui vive. Herzog, dopo il periodo di crisi, frequenta una donna di nome Ramona (una spagnola proprietaria di un negozio di fiori); l’uomo si invaghisce della donna ma, dopo le batoste subite, non vuole legarsi troppo a lei. L’uomo vuole raggiungere comunque la donna a New York, ma prima va a far visita a degli amici che vivono a Martha’s Vineyard.

Quando Herzog arriva a New York, la situazione diventa complicata: cerca di riottenere la custodia della figlia Junie ma con qualche difficoltà e si trova ad assistere in tribunale a una serie di udienze che lui stesso definisce tragicomiche. Unico lato positivo è l’incontro con Ramona. La situazione precipita ulteriormente quando Moses riceve una lettera da parte della baby-sitter di Junie, che lo invita ad andare a Chicago poiché Valentine, durante un litigio con Madaleine, avrebbe chiuso a chiave nel bagagliaio della sua auto la figlia Junie. A quel punto, Herzog perde le staffe, va a Chicago e decide di uccidere con una pistola antica (che prima era del padre) Madeleine e Valentine e di fuggire con Junie. Il suo piano non ha nessun effetto quando si rende conto che la situazione era ben diversa: la figlia non si trovava affatto in pericolo.

Saul Bellow
Saul Bellow, Premio Pulitzer 1975 e Nobel per Lettaratura 1976

Finale

La situazione precipita il giorno dopo, quando l’uomo è coinvolto in un’incidente automobilistico e viene perfino accusato di possesso illegale d’armi. Il fratello Will cerca di riportarlo sulla via della ragione e lo invita a curarsi. Herzog, dapprima prende in considerazione l’ipotesi di farsi ricoverare in qualche clinica psichiatrica, ma poi trova la forza di andare avanti. Ritrova la bella Ramona e inizia perfino a fare progetti per restaurare la sua casa. Da quel momento, il protagonista non ha più bisogno di confessare i suoi fallimenti nelle lettere e decide di non scriverne più; la sua vita continua e, seppur bisognosa di essere riparata, presenta in fondo una struttura compatta. In fondo, come dice lo stesso scrittore, la luce della verità non è mai lontana e nessun essere umano è troppo trascurabile o corrotto per giungere ad essa e vivere serenamente la propria vita.

Riconoscimenti

Il romanzo ottenne un notevole successo di pubblico e di critica, tanto da essere annoverato dalla rivista Time, tra i migliori libri in lingua inglese realizzato nel periodo compreso tra il 1923 e il 2005. Nel 1965, lo scrittore Saul Bellow, grazie a Herzog, si aggiudica il National Book Award. L’uomo è inoltre considerato uno dei maggiori scrittori del XX secolo, tanto che il romanzo venne tradotto perfino in diverse versioni italiane.

Incipit

Se sono matto, per me va benissimo, pensò Moses Herzog. C’era della gente che pensava che fosse toccato, e per qualche tempo persino lui l’aveva dubitato. Ma adesso, benché continuasse a comportarsi in maniera un po’ stramba, si sentiva pieno di fiducia, allegro, lucido e forte. Gli pareva d’essere stregato, e scriveva lettere alla gente più impensata. Era talmente infatuato da quella corrispondenza, che dalla fine di giugno, dovunque andasse, si trascinava dietro una valigia piena di carte.

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Canne al vento (romanzo di Grazia Deledda): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-canne-al-vento/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-canne-al-vento/#comments Fri, 29 Jan 2016 23:32:49 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16354 Tra i capolavori più noti della scrittrice Grazia Deledda troviamo il romanzo dal titolo “Canne al vento”. Il libro fu pubblicato nel 1913 e ottenne un ottimo successo di critica e di pubblico; da qui nasce una notorietà e credibilità della scrittrice che la porta a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura nel 1926.

Canne al vento - libro - Grazia Deledda
Canne al vento (1913), una copertina del libro di Grazia Deledda

Temi trattati

Nel libro “Canne al vento” vengono affrontati temi come: la fragilità umana, l’amore, l’onore, la povertà e l’amara consapevolezza di un destino già segnato. Gli uomini e le donne sono visti come esseri fragili, piegati come canne al vento: sopra di noi esiste una forza soprannaturale (la sorte) che non possiamo in alcun modo contrastare e combattere. La scrittrice, in questo caso, prende spunto dal romanzo “Elias Portolu” del 1903, che già faceva notare la misera vita degli uomini, sballottati come canne al vento.

Da sfondo, troviamo il paesaggio sardo, visto come un mondo senza tempo e pervaso da una sorta di mistero. La scrittrice descrive l’amata Sardegna, soffermandosi da una parte sulla staticità delle antiche usanze di paese e dall’altra ne rileva il rapido sviluppo industriale e tecnologico. Nel romanzo “Canne al vento“, Grazia Deledda si diletta a scrivere sia in lingua italiana che in lingua sarda, utilizzando molto spesso termini dialettali.

Canne al vento, riassunto del libro

Il romanzo narra le vicende della famiglia Pintor: padre, madre e le sue quattro figlie (Ruth, Ester, Noemi e Lia) che abitano in un villaggio sardo, chiamato Galte, poco distante dalla foce del Cedrino, sulla costa tirrenica della Sardegna. Si tratta di una famiglia di origine nobile che vive la propria vita senza particolari scossoni. Le donne si dedicano ai lavori domestici e sono costrette a sottostare alla volontà di un padre prepotente che si preoccupa solo di mantenere il prestigio e la reputazione della sua famiglia agli occhi della comunità isolana.

Solo Lia si ribella a questa condizione di mestizia malinconica nella quale sfuma perfino l’orgoglio, trasgredendo le regole imposte dal padre Don Zame, che è descritto come un uomo cupo e violento, paragonato al diavolo. Lia decide quindi di fuggire dalla Sardegna e approda a Civitavecchia. Don Zame impazzisce per il disonore e tenta invano di inseguire Lia.

L’uomo verrà trovato poi morto sul ponte all’uscita dal paese Galte. Solo più avanti, nel romanzo, si scoprirà che a provocare la morte involontaria di Don Zame è stato il servo Efix, che aveva coperto il tentativo di fuga della bella Lia alla quale era molto legato. Lia vive la sua vita, si sposa, ha un figlio di nome Giacinto, ma a breve la sua esistenza in questa vita sfuma e si ferma.

Le tre sorelle Pintor, invece, dopo la morte misteriosa di Don Zame, sono costrette a vivere in povertà e l’unico aiuto lo trovano nel loro servo Efix. L’uomo, però, spera di trovare una soluzione definitiva e sogna il rifiorire della casa e della famiglia. La loro vita poi è ulteriormente resa difficile dall’arrivo di Giacinto (figlio di Lia), segnalato con l’arrivo di una lettera. A quel punto, Noemi non vuole ospitare il nipote, Ester é favorevole al suo arrivo, mentre Ruth teme che Giacinto possa sconvolgere la loro vita. Efix cerca di stabilire la calma promettendo di occuparsi lui di Giacinto.

Ma ben presto il giovane si rivela un disastro, poiché sperpera quei pochi soldi che sono rimasti alle zie. Come se non bastasse, il giovane Giacinto si innamora di Grixenda, una donna che non appartiene alla loro classe sociale e quindi, inizialmente, il loro amore non ottiene l’approvazione delle zie. La situazione non cambia, anche se da lì a poco Giacinto trova un impiego presso l’ufficio delle dogane. Il giovane difatti non riesce a mantenere il prezioso impiego a causa di un furto da lui commesso.

Giacinto confessa il terribile errore commesso a Efix che lo rimprovera severamente per il gesto compiuto e le sorelle sono così costrette a indebitarsi sempre di più per colpa sua. La situazione precipita ulteriormente quando da lì a poco muore improvvisamente Ruth, mentre Ester e Noemi, per coprire i loro debiti, decidono a malincuore di vendere il loro podere al cugino Predu. Intanto, il giovane Giacinto continua a essere rimproverato da Efix per i suoi comportamenti irresponsabili. Ma Giacinto non sopportando più questa situazione, di lì a poco, svela a Efix di conoscere il suo terribile segreto ovvero quello di essere l’assassino Don Zame.

Finale

A quel punto, il servo Efix, in preda ai sensi di colpa, decide di abbandonare la casa della famiglia Pintor, iniziando a mendicare per poter sopravvivere. Dopo un lungo periodo di assenza dalla famiglia, un giorno Efix ritorna a Galte e incontra Giacinto, che lavora come mugnaio. Giacinto intanto ha deciso di convolare a nozze con la sua amata Grixenda. Anche Noemi, finalmente, decide di cedere alle lusinghe che da tempo le vengono proposte dal cugino Predu e convola a nozze con lui addirittura prima del nipote.

La situazione famigliare migliora ed Efix decide di farsi da parte e di trascorrere in serenità l’ultimo periodo della sua vita. Il servo, ormai provato da una malattia, prima di morire si libera di un peso e confessa al prete del paese l’omicidio involontario di Don Zame. I capitoli conclusivi sono molto toccanti. Efix si spegne in pace proprio il giorno delle nozze di Noemi con il cugino Don Predu, mentre donna Ester declama a Efix, come in una nenia funebre, tutta la sua riconoscenza per quello che l’uomo ha sempre per la sua famiglia.

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Il Signore delle Mosche (Golding): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-signore-delle-mosche/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-signore-delle-mosche/#respond Fri, 27 Feb 2015 11:04:30 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13530 Uno dei più celebri romanzi scritti dal Premio Nobel per la letteratura William Golding è “Il Signore delle Mosche” (titolo originale “Lord of the Flies”). L’opera è stata scritta nel 1952 e successivamente pubblicata due anni dopo, con 14 milioni di copie vendute nei soli paesi anglofoni, favorito in grande misura dal grande successo della pubblicazione in edizione economica negli Stati Uniti nel 1959.

Il signore delle mosche - 1954 - William Golding - riassunto del libro
Il signore delle mosche (1954, William Golding): una copertina italiana del libro

Nel libro, lo scrittore narra le vicende di un gruppo di studenti membri di un coro musicale, abbandonati a se stessi in un luogo paradisiaco totalmente isolato dalla moderna civiltà. I ragazzini, all’inizio ben educati, a poco a poco iniziano a regredire ad uno stato umano sempre più primitivo. Non a caso, il libro scritto da Golding rappresenta il manifesto della poetica dell’autore, che si può identificare in questa frase: “L’uomo produce il male come le api producono il miele“.

Il ragazzo dai capelli biondi si calò giù per l’ultimo tratto di roccia e cominciò a farsi strada lungo la laguna. Benché si fosse tolto la maglia della scuola, che ora gli penzolava da una mano, la camicia grigia gli stava appiccicata addosso, e i capelli gli erano come incollati sulla fronte. Tutt’intorno a lui il lungo solco scavato nella giungla era un bagno a vapore…

(Incipit del romanzo “Il Signore delle Mosche”)

Riassunto del libro “Il Signore delle Mosche”

Prima parte

La vicenda si apre con un aereo britannico in rotta verso l’Australia che si schianta in una remota regione dell’Oceano Pacifico. Gli unici sopravvissuti al disastro sono un gruppo di ragazzi inglesi di buona famiglia borghese. I ragazzi all’inizio sono molto spaesati e si vedono costretti a vivere in un’isola deserta. Cercano di sopravvivere nel disperato tentativo di auto-organizzarsi e governarsi con regole precise, ma la situazione precipita in breve tempo.

Dapprima, i ragazzi decidono di eleggere un unico leader, Ralph, un ragazzo con grandissime doti di intelligenza che diventa, sin da subito, il punto di riferimento per tutti i sopravvissuti. Ralph cerca di trovare delle soluzioni per attirare possibili soccorsi, ma tutto il suo pensare e creare non riesce ad ottenere i risultati sperati. Comunque non si dà per vinto e coordina la vita dei ragazzi sull’isola, l’organizzazione, la difesa del fuoco, affidata ai gemelli Sammeric, la creazione dei rifugi, la scelta delle leggi. I suoi fedeli compagni sono Piggy, che rappresenta la razionalità ed è il più emarginato, e Simone, anche se mantiene sempre un’attenzione vigile per gli altri ragazzi.

Ma la quiete di leader per Ralph dura poco, difatti un altro personaggio cerca di prevalere sul gruppo; il ragazzo si chiama Jack, vuole convincere gli altri superstiti a stare con lui, occupandosi della quotidianità, cacciando e procurando cibo, invece che pensare a metodi per poter essere avvistati e salvati.

Seconda parte

A questo punto, Ralph viene messo in discussione e la sua leadership comincia a vacillare dando sempre più spazio, al suo posto, a Jack ed al suo gruppo di cacciatori votati ormai unicamente alla vita selvaggia e senza regole.

La situazione precipita quando i giovani intravedono un presunto mostro che vivrebbe all’interno dell’isola, un demone ignoto ancestrale che terrorizza tutti rendendogli la vita sempre più terribile. I cacciatori a quel punto decidono di lasciare come tributo un macabro totem, una testa di maiale mozzata lasciata da Jack come offerta alla bestia che con il tempo si riempie di larve di mosche. E che prenderà il nome di “Signore delle Mosche“.

Ma il peggio arriva in seguito, quando alcuni ragazzi del gruppo di Ralph e Piggy vengono uccisi brutalmente da ragazzi cacciatori del gruppo di Jack. Anche Simone viene ucciso brutalmente colpito dalle lance scagliate dai cacciatori poiché i ragazzi lo scambiano per la bestia. I giovani non hanno più nulla di umano, perché persino il loro volto è coperto dai colori da guerra. Ralph piange disperato per le morti atroci capitate a Simone e Piggy e per la fine dell’innocenza che l’oscurità insita nella natura umana ha portato a tutti loro. Il perfido Jack decide perfino di bruciare tutta l’isola per cercare di bloccare Ralph con l’intento di ucciderlo.

Finale

Per Ralph la sorte è meno crudele. Il ragazzo corre verso la spiaggia imbattendosi in un ufficiale di marina la cui nave militare, essendo stata attratta dal fumo, si era fermata proprio in quel momento davanti all’isola. In questo modo, Ralph sfugge miracolosamente alla morte. Il romanzo si conclude con l’ufficiale di marina che chiede informazioni ai ragazzi sopravvissuti ed esclama: “Non avrete mica ammazzato nessuno, spero“.

L’uomo viene a conoscenza di tutto ciò che è successo sull’isola deserta e dei delitti commessi. L’ufficiale rimane basito e non riesce a capacitarsi dell’accaduto, ma in seguito si commuove e si imbarazza di fronte alle lacrime versate dai ragazzi del gruppo. Infatti è troppo vivo in loro il ricordo della terribile avventura fortunatamente ormai terminata.

William Golding
William Golding

Il Signore delle Mosche: breve analisi e commento

Secondo lo scrittore William Golding, i ragazzi sono definiti come la “pianta-uomo” ancora in fase di crescita, ma purtroppo con tutti i tratti caratteristici che contraddistinguono il mondo degli adulti. In questo caso emergono i lati più negativi e oscuri dell’animo umano, tra cui la prevaricazione del più forte sul più debole, la superstizione, il trionfo della forza sulla ragione, la cattiveria e perfino l’aggressività.

Golding, nella sua opera, si occupa delle sue tematiche preferite come la violenza e la sopraffazione.

Il libro

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Lo straniero, romanzo di Albert Camus: riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-lo-straniero-camus/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-lo-straniero-camus/#comments Thu, 10 Apr 2014 15:35:22 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10461 Lo straniero è un romanzo scaturito dalla creatività dello scrittore Albert Camus. L’opera venne pubblicata per la casa editrice francese Gallimard nel 1942. Di notevole interesse sono le tematiche che l’autore affronta nel suo romanzo, come l’assurdità della vita e l’indifferenza del mondo, a detta dei maggiori critici, considerate delle vere e proprie tematiche esistenzialiste.

Lo straniero” è un classico della letteratura contemporanea, dove Albert Camus, con estrema abilità, introduce quel concetto dell’assurdo che nello stesso periodo si troverà a ribadire nel saggio “Il mito di Sisifo”.

Lo straniero (1942), di A. Camus
Una copertina del romanzo “Lo straniero” (1942) e una foto di Albert Camus

Riassunto e analisi

Il linguaggio usato da Camus è semplice e scorrevole. L’autore porta il lettore a immedesimarsi con le vicissitudini del protagonista principale, Meursault, mettendo in evidenza il suo vuoto emotivo, il clima apatico e l’egoismo che lo contraddistinguono. Il protagonista vive la sua vita nell’apatia e nella completa indifferenza; Meursault non avverte la propria anima e si lascia trascinare dal destino senza provare alcuno sconforto, dolore, rabbia o paura.

Il cinismo, il vuoto e l’indifferenza che contraddistinguono il personaggio, risultano agli occhi del lettore perfino scioccanti. Il personaggio sembra spento sia emotivamente che spiritualmente, risulta essere catturato solo da tutto ciò che di materiale lo circonda. Questo comportamento risulta essere ben evidenziato agli occhi del lettore ma senza celare le reali ragioni del perché il protagonista abbia un comportamento simile; oltretutto non risultano visibili neanche le eventuali soluzioni al problema. Meursault viene considerato un eroe “assurdo”. La sua lucida coscienza del reale gli fa individuare la verità di essere e di sentire, arrivandoci attraverso una logica esasperata. Ma come scrisse lo stesso autore Camus, si tratta ancora di una verità negativa, in quanto per il protagonista del romanzo “nessuna conquista di sé e del mondo sarà mai possibile”.

Solo in ultimo il lettore avverte quella sensazione di pace che prima non si era mai trapelata. Lo straniero ebbe un notevole successo da parte dei critici di quel periodo e circa una trentina di anni dopo il romanzo di Camus, venne portato sugli schermi cinematografici da Luchino Visconti nel 1967. Ancora, nel 2001, venne realizzato un film dal titolo Yazgi (Destino) che prende spunto dall’opera di Camus, ad opera del regista di origini turche Zeki Demirkubuz.

Il libro, suddiviso in due parti, narra le vicende di un uomo francese che vive ad Algeri e che si chiama Meursault, un modesto impiegato apatico ed indifferente alla vita, che un giorno riceve un telegramma che gli annuncia la morte della madre, ricoverata in un ospizio a Marengo. Parte per recarsi al cospetto dalla salma, rifiutandosi per altro di vederla, continuando a tenere un comportamento distaccato che lascia senza parole amici e presenti. Risolte le pratiche burocratiche e le formalità, seppellisce la madre sempre mantenendo la sua proverbiale indifferenza. Il giorno successivo, di ritorno ad Algeri, si reca a fare il bagno al porto della città e lì rincontra Maria Cardona, una sua ex collega di ufficio con la quale riallaccia i rapporti che si tramutano in intimi. L’uomo prova solo una sorta di attrazione fisica verso la donna ed è assolutamente privo di sentimenti, mentre Maria è innamorata di lui e vorrebbe sposarlo.

Ma il peggio arriva una domenica, quando, invitato da Raymond Santiès, un vicino di casa, si reca con lui fuori città al mare. Sulla spiaggia, mentre passeggiano, incontrano due arabi che da tempo seguono Raymond per vendicare il comportamento violento di quest’ultimo nei confronti della sorella di uno dei due. Subito dopo l’incontro nasce una lite dove Raymond viene ferito. In seguito Meursault, rincontra per caso i due arabi ma questa volta ha in tasca ha una pistola prestatagli dall’amico Raymond e allorché uno degli arabi, dopo averlo riconosciuto, estrae il coltello, Meursault non si controlla più ed accecato dalla luce del sole, non riuscendo a vedere cosa l’arabo stesse premeditando, spara. Poi, dopo essersi accorto d’averlo colpito, spara ancora quattro volte sul corpo esamine.

Finale

A questo drammatico e tragico fatto seguono: il suo arresto, l’istruttoria ed il processo. La sentenza decide, attraverso la giuria, la sua condanna a morte a mezzo della ghigliottina. Infine, nella cella dei condannati a morte Meursault riceve, dopo averla rifiutata per tre volte, la visita del cappellano. Il colloquio tra i due degenera in uno scontro perché Meursault, avendo poco tempo da vivere, non vuole sprecarlo ascoltando e seguendo la parola di Dio, nel quale non ha mai creduto. Ma quando il cappellano esce dalla cella, Meursault prova per la prima volta, nell’accettazione del suo destino assurdo, una sorta di sensazione di pace. Il romanzo termina con il protagonista che si rende conto di quanto l’universo stesso sembri indifferente nei confronti dell’umanità.

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Perché non esiste il Nobel per la matematica? https://cultura.biografieonline.it/premio-nobel-matematica/ https://cultura.biografieonline.it/premio-nobel-matematica/#comments Fri, 20 Dec 2013 12:46:36 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9045 Il premio Nobel è un’onorificenza mondiale conferita annualmente a persone che si sono contraddistinte nei diversi campi del sapere, apportando considerevoli benefici all’umanità. Istituito grazie alle ultime volontà dell’industriale svedese Alfred Nobel, (1833-1896), ricordato per essere stato l’inventore della dinamite, firmate al Club Svedese-Norvegese di Parigi il 27 novembre 1895.

Matematica
Il Premio Nobel per la matematica non viene assegnato.

I premi vengono assegnati annualmente a partire dal 1901 e vengono conferiti per la pace, la chimica, la letteratura, la medicina e la fisica. Non esisteva, e non esiste a tutt’oggi invece, il premio Nobel per la matematica.

Perché non esiste il Nobel per la matematica?

Una delle teorie più plausibili è quella che tale disciplina non rientrava negli interessi dell’industriale svedese Alfred Nobel, più interessato alle scienze con applicazioni pratiche (come la chimica e la fisica) piuttosto che a quelle teoriche.

Tra le altre teorie, troviamo quella che giustifica quest’assenza con il fatto che Nobel avrebbe scoperto che la sua amante lo tradiva con il matematico Magnus Gustaf Mittag-Leffler; dà lì l’imminente decisione di escludere a priori la matematica tra le discipline premiate. Infatti se avesse riconosciuto la matematica tra le discipline da premiare, con molta probabilità l’Accademia Reale svedese avrebbe conferito il premio proprio al suo rivale in amore Mittag-Leffler per i suoi incredibili studi sulle funzioni analitiche, sulle equazioni differenziali omogenee ed in ultimo sul calcolo delle probabilità.

Così ai giorni nostri, i Nobel assegnati annualmente sono quelli che riguardano i campi della Fisica, della Chimica, della Medicina o Fisiologia, della Letteratura, della Pace e dell’Economia e sono comunemente ritenuti i più prestigiosi assegnabili in tali campi. Resta comunque un rammarico per il fatto che ancora oggi non si sia istituito il Premio Nobel per la Matematica, sperando che ciò avvenga presto.

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Robert Koch e la scoperta della Tubercolosi https://cultura.biografieonline.it/robert-koch-biografia/ https://cultura.biografieonline.it/robert-koch-biografia/#comments Sat, 23 Mar 2013 16:36:32 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=6599 La tubercolosi è un’infezione batterica potenzialmente grave e contagiosa. Nonostante i progressi compiuti dalla medicina, questa malattia è una delle più temute al mondo e provoca ancora molte vittime, soprattutto in Africa e nel continente asiatico.

La data dell’annuncio

Risale al 24 marzo 1882 la data in cui il biologo tedesco Robert Koch annunciò la scoperta del batterio responsabile della Tubercolosi, il mycobacterium tubercolosis, TBC.

Robert Koch scoprì il batterio della Tubercolosi
Robert Koch

Biografia di Robert Koch

Nato nel 1843 in un piccolo paese della Germania, Robert Koch fin da piccolo si appassiona alla natura e in particolare agli animali. Figlio di un minatore, Robert trascorre un’infanzia tranquilla, mostrando fin da subito una propensione per lo studio.

Dopo aver completato la scuola, si iscrive all’Università di Gottingen, per studiare Medicina. Anche qui Robert dimostra di essere uno studente modello, e comincia ad interessarsi di “Microbiologia” con la guida esperta del Professor Henle. Da lui Koch apprende che le malattie infettive possono essere provocate da organismi viventi, appunto i batteri, e impara ad utilizzare il microscopio. Dopo aver conseguito la laurea, Robert si trasferisce a Berlino per studiare Chimica e in seguito compie un tirocinio presso l’Ospedale Generale di Amburgo.

Koch comincia ad esercitare la sua attività di medico privatamente dopo il 1866, ma ben presto si rende conto di essere impotente contro le malattie epidemiche, che in quel periodo mietono tantissime vittime, e decide di mettersi a studiare i germi responsabili di tali patologie.

I primi studi

I suoi primi studi si concentrano sul bacillo di carbonchio, poiché trovandosi nel Wollenstein, assiste ad una epidemia che stermina centinaia di bovini. Nel suo piccolo laboratorio, Robert Koch compie diversi esperimenti per dimostrare che il bacillo di carbonchio provoca la malattia che contagia i bovini, e che tali bacilli sono in grado di riprodursi anche senza il contatto diretto con l’animale.

Inoltre Koch riesce a dimostrare che i bacilli possono sopravvivere anche in condizioni avverse, producendo delle spore che poi, in seguito, ne produrranno altri nuovi. Per gli ambienti scientifici la scoperta di Koch è davvero una rivelazione, visto che il medico tedesco non ha un laboratorio attrezzato a questo tipo di esperimenti.

Grazie alle sue intuizioni, altri studiosi e ricercatori possono approfondire la materia.

La scoperta della malattia e oltre

Robert Koch viene soprattutto ricordato per la scoperta del batterio responsabile della Tubercolosi (detto anche “bacillo di Koch”). Ma Robert Koch non si ferma qui. Egli individua anche la sostanza che agisce come rimedio della malattia, la c.d. “tubercolina”. A seguito di tale scoperta, nel 1891 viene aperto il Robert Koch Institute.

Nel 1884 si dedica allo studio del vibrione del colera, altra malattia all’epoca altrettanto contagiosa e mortale. Le scoperte del medico tedesco nel campo epidemiologico gli aprono la strada per il riconoscimento ufficiale, che avviene nel 1905, con la consegna del Premio Nobel per la medicina.

Robert Koch compie anche alcune missioni in Sudafrica e in Rhodesia per svolgere esperimenti su alcune malattie che colpiscono i bovini, e lavora parecchio anche sulla malaria, aggiungendo su questa patologia nuove e preziose informazioni.

Ammalatosi agli inizi del 1810, Robert Koch muore il 27 Maggio 1910 per un attacco cardiaco. La medicina ufficiale oggi riconosce validi i Postulati di Koch, pubblicati dal medico nel 1883, e che intendono dimostrare che un determinato microrganismo è responsabile di una specifica malattia.

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