poesie di Ungaretti Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 29 Sep 2023 13:09:22 +0000 it-IT hourly 1 Stasera, poesia di Ungaretti: significato e commento https://cultura.biografieonline.it/stasera-ungaretti/ https://cultura.biografieonline.it/stasera-ungaretti/#respond Fri, 16 Sep 2022 20:05:58 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=40143 La lirica in esame si intitola Stasera ed è una delle più famose di Giuseppe Ungaretti. Qui il poeta fissa uno stato d’animo, una sua sensazione. Sulla scia di Mattina, anche questo frammento lirico, scritto durante la sua esperienza di soldato della Prima guerra mondiale, descrive un momento della vita del poeta in maniera unica e irripetibile.

Stasera, Ungaretti: Balaustrata di brezza | per appoggiare stasera | la mia malinconia

Stasera: il testo

Balaustrata di brezza
per appoggiare stasera
la mia malinconia

L’autore

Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1888, da genitori italiani, precisamente originari della provincia di Lucca. Il padre, operaio impiegato nella costruzione del canale di Suez,  morì quando l’autore aveva solo due anni.

Grazie alla madre, riuscì a frequentare alcune delle scuole più esclusive di Alessandria d’Egitto.

Nel 1912 si trasferì a Parigi, dove entrò in contatto con tutte le nuove correnti culturali del tempo.

Tornò in Italia solo nel 1914 e si arruolò come volontario nel corso della Prima guerra mondiale, combattendo sul fronte del Carso.

Questa esperienza lo cambiò profondamente: la vita di trincea fu molto dura e lo spinse alla riflessione sulla brevità della vita umana e sul valore della fratellanza tra gli uomini, oltre che alla scrittura di poesie.

Finita la guerra, Ungaretti visse tra Parigi e Roma, dove lavorò al Ministero degli Esteri.

Nel 1936 si trasferì a San Paolo in Brasile come docente di Letteratura italiana all’Università. Purtroppo qui fu colpito da un grave lutto: la morte del figlio Antonietto, a soli 9 anni. Rientrò in Italia nel 1942 dove insegnò Letteratura contemporanea all’Università di Roma.

Morì a Milano nel 1970.

Le sue raccolte più famose sono:

Ungaretti è considerato l’iniziatore dell’Ermetismo, movimento letterario che prevede uno stile complesso e parole essenziali che rimandano all’interiorità dell’autore.

Spiegazione e analisi della poesia

La lirica in esame appartiene alla raccolta Allegria di naufragi e reca l’indicazione del luogo e della data in cui è stata composta:

Versa, 22 maggio 1916.

Fa parte di quelle poesie che Giuseppe Ungaretti compose mentre si trovava sul campo di battaglia, nelle trincee.

Lo stile è scarno ed essenziale: con poche parole l’autore evoca un momento passato, un sentimento, uno stato d’animo.

I temi ricorrenti sono la brevità della vita (la più famosa è la poesia Soldati), le sensazioni (Mattina) e le sue emozioni, il tutto in uno stile ermetico, utilizzando la parola asciutta ed essenziale.

Nella poesia Stasera, Ungaretti fissa il suo stato d’animo: egli vorrebbe una balaustra di brezza, un vento leggero per appoggiare la sua malinconia.

I versi sono molto semplici ma allo stesso tempo espressivi, caratterizzati dal rifiuto della metrica e della punteggiatura tradizionale.

La parola diventa essenziale, il metro è costituito da versi liberi.

Il titolo è fondamentale perché serve a collocare il momento che sta descrivendo da un punto di vista temporale, soffermandosi proprio sul presente che sta vivendo. Ci sono alcune allitterazioni (balaustra–brezza e mia–malinconia) e due enjambement (versi 1-2 e 2-3). 

Il poeta desidera trovare un conforto (la balaustra) al suo dolore (quello che sta provando durante la guerra) e viene in suo aiuto la brezza leggera che gli regala qualche attimo di conforto, di fronte a tutto questo male.

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La madre, poesia di Ungaretti: analisi e parafrasi https://cultura.biografieonline.it/la-madre-ungaretti-spiegazione-parafrasi/ https://cultura.biografieonline.it/la-madre-ungaretti-spiegazione-parafrasi/#respond Sat, 05 Feb 2022 14:39:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=38733 La madre è il titolo di una poesia composta da Giuseppe Ungaretti nel 1930. Essa fa parte della raccolta Sentimento del tempo.  È una delle liriche più importanti della seconda fase poetica dell’autore.

In questa poesia Ungaretti immagina di ricongiungersi con sua madre e con Dio. La madre diventa, nel momento della morte, l’intermediario tra il poeta e Dio e riveste quindi un ruolo chiave fondamentale, come è sempre stato nella sua vita.

Giuseppe Ungaretti - poesia La madre

Sentimento del tempo, la raccolta poetica

La prima edizione della raccolta Sentimento del tempo venne pubblicata a Firenze nel 1933. In essa Ungaretti torna ad utilizzare una forma metrica più distesa, lontano dalle avanguardie e dallo sperimentalismo de L’Allegria. I componimenti sono qui dedicati al rapporto:

  • tra la vita e la morte,
  • tra il passato e il presente,
  • con Dio.

Da un punto di vista stilistico, le poesie, le liriche, sono più tradizionali. Vengono seguiti i canoni della poesia classica.

Il poeta vive anche una certa ansia religiosa: cerca infatti di indagare il suo rapporto con Dio.

Sono presenti anche alcuni riferimenti alla mitologia classica.

Ritorna però il tema ricorrente di Giuseppe Ungaretti: il senso di precarietà della vita.

La madre: testo della poesia

E il cuore quando d’un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d’ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all’eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m’avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d’avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.

Parafrasi

E quando l’ultimo battito del mio cuore
avrà fatto cadere il muro d’ombra (il limite tra la vita e la morte),
per condurmi madre davanti a Dio,
come quando ero bambino, mi darai la mano.

In ginocchio, decisa, resterai ferma
come una statua davanti a Dio,
come quando ti vedevo pregare
quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia
come nel momento della tua morte dicendo:
Eccomi mio Dio.

Ricorderai di avermi aspettato tanto
e avrai negli occhi un sospiro di sollievo.

Spiegazione

Nella poesia La madre, Ungaretti dimostra tutta la sua ansia religiosa: immagina di trovarsi al cospetto di Dio dopo la sua morte.

Immagina di incontrare, finalmente, di nuovo sua madre.

Ella intercederà per lui. Il poeta la immagina fremente, con le mani alzate verso il cielo, proprio come pregava quando era ancora in vita.

Alla fine della lirica, la madre non è solo credente, ma ritorna ad essere la figura premurosa che ha accompagnato il figlio per tutta la vita.

Giuseppe Ungaretti
Foto di Giuseppe Ungaretti

Analisi stilistica

La poesia è formata da cinque strofe di endecasillabi e settenari:

  • 2 quartine;
  • 1 terzina;
  • 2 distici finali.

Ungaretti qui non sperimenta più le forme dell’Avanguardia con poesie formate da un solo verso (celeberrima la sua poesia Mattina), ma ritorna ad una poesia più tradizionale.

Ritorna anche la punteggiatura; il ritmo è molto regolare.

Utilizza anche alcune figure retoriche:

  • anastrofe (inversione) v. 1  (E il cuore quando d’un ultimo battito);
  • similitudine v. 4 (come una volta mi darai la mano); v. 7 (come già ti vedeva quando eri ancora in vita); v. 10 (come quando spirasti);
  • e l’efficace sinestesia finale (sensazioni diverse: gli occhi percepiscono il sospiro, v. 14-15).

“La madre” resta comunque una poesia pienamente ermetica nelle forme e nel significato.

Con questa poesia il poeta ha voluto riunirsi con la figura di sua madre; ella non è più una donna severa, bensì diventa un tramite insostituibile per farlo arrivare alla visione di Dio.

Egli quindi crea un legame tra il suo passato e il suo futuro; e lo conoscerà appieno nell’esatto momento in cui attraverserà quel muro d’ombra per raggiungere la pace eterna.

La morte non è più improvvisa e rapida come quando combatteva nelle trincee del Carso (si veda l’analisi della poesia San Martino del Carso): diventa invece un momento importante per ottenere la felicità eterna.

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Non gridate più, poesia di Ungaretti https://cultura.biografieonline.it/non-gridate-piu-ungaretti/ https://cultura.biografieonline.it/non-gridate-piu-ungaretti/#comments Thu, 15 Jul 2021 06:59:14 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20195 La lirica Non gridate più è stata composta da Giuseppe Ungaretti nel 1945 e appartiene alla raccolta Il dolore. Per la composizione, l’autore prese spunto da un fatto di cronaca. La notizia del bombardamento da parte delle forze alleate del cimitero romano del Verano il 19 luglio 1943. Ungaretti pose l’accento sulla violenza della guerra che non si fermava neanche difronte ai morti.

Non gridate più - Cessate d’uccidere i morti, Non gridate più, non gridate Se li volete ancora udire, Se sperate di non perire. Hanno l’impercettibile sussurro, Non fanno più rumore Del crescere dell’erba, Lieta dove non passa l’uomo.

Il dolore

La raccolta Il dolore venne pubblicata nel 1947. Seguì la prima raccolta L’Allegria (1931) e la seconda Sentimento del tempo (1933). Il titolo di questa terza raccolta è riferibile sia alla tragedia della Seconda Guerra mondiale allora in corso, sia alle vicende personali del poeta. Nel 1937 morì il fratello Costantino; nel 1939 il figlio Antonietto a soli nove anni.
Egli decise di esprimere in questa raccolta tutto il suo dolore, sperimentato così duramente come mai prima.

Il dolore è formata da 16 composizioni divise in sei sezioni. Una è dedicata al fratello morto (Tutto ho perduto). Un’altra è dedicata alle poesie scritte per la morte di Antonietto (Giorno per giorno). Altre sezioni sono dedicate alla guerra. L’ultima sezioni I ricordi (1942-1946) comprende la poesia che andiamo ad analizzare: Non gridate più.

Non gridate più: testo della poesia

Cessate d’uccidere i morti,
Non gridate più, non gridate
Se li volete ancora udire,
Se sperate di non perire.

Hanno l’impercettibile sussurro,
Non fanno più rumore
Del crescere dell’erba,
Lieta dove non passa l’uomo.

Parafrasi

Smettetela di uccidere (ancora) i morti,
non gridate più, non gridate,
se volete ancora ascoltare il loro messaggio di pace,
se sperate di non morire e di salvare i valori della civiltà umana.

(I morti) hanno una voce debole;
essi non fanno più rumore dell’erba che cresce,
che riposa silenziosa dove l’uomo non passa.

Analisi della poesia

La poesia Non gridate più è un esplicito invito al silenzio. Ungaretti lancia questo invito contro la disumanità della guerra, che non si ferma neanche difronte al bombardamento di un cimitero. Il silenzio diventa così lo strumento che permette di mantenere la dignità agli uomini.

La lirica è composta da due quartine di novenari sciolti, per un totale di otto versi. Può essere divisa in due parti, che corrispondono alle due strofe.

  1. Nella prima si esorta a sospendere la violenza e, con una provocazione, a porsi in ascolto dei morti. Ma soprattutto a cercare di non morire invece di uccidere chi è già passato a miglior vita.
  2. Nella seconda strofa è presente un parallelismo tra l’erba che cresce e il sussurro dei morti. L’erba viene definita lieta nei punti in cui non passa l’uomo perché esso sta commettendo troppe barbarie.

Dal punto di vista stilistico, la poesia è ricca di rime interne. La prima strofa si contraddistingue per la presenza di tre imperativi in posizione forte nei primi due versi. Qui troviamo un ritmo molto più incalzante. La seconda strofa, invece, è meno violenta, proprio per l’utilizzo di termini meno forti. Essa ha quasi il ritmo di una cantilena.

Commento

Il tema principale della poesia è il rispetto dei morti, che sembra dimenticato nel corso di questa guerra senza fine. Per il poeta, infatti, il legame col mondo dei morti è molto importante, come spesso sottolineato anche nelle sue raccolte precedenti, perché ricorda a tutti la propria identità.

Il ruolo che il poeta assume è quello di difensore dell’umanità e, soprattutto, di uomo in grado di cogliere l’aspetto più profondo delle cose.

Il ricordo resta per il poeta uno degli elementi fondamentali della vita dell’uomo: dimenticare i propri morti e gridare non serve a nulla. Questo è il messaggio che Ungaretti vuole lanciare in questa lirica: basta utilizzare la violenza. Il silenzio è l’unica arma che si possiede per poter contrastare la barbarie e che gli uomini dovrebbero utilizzare molto più spesso.

Non gridate più è un’invocazione alla pace. E’ una poesia densa di significato, che in soli pochi versi riesce ad esprimere a pieno i sentimenti del poeta nei confronti di un momento storico così difficile come fu quello della Seconda Guerra Mondiale.

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San Martino del Carso, analisi della poesia di Ungaretti https://cultura.biografieonline.it/san-martino-del-carso-poesia/ https://cultura.biografieonline.it/san-martino-del-carso-poesia/#comments Tue, 11 Jun 2019 14:36:32 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26373 San Martino del Carso è una poesia scritta da Giuseppe Ungaretti il 27 agosto del 1916. Tutte le poesie che l’autore ha vergato durante la sua partecipazione alla Prima Guerra Mondiale, infatti, giacché vissute come una sorta di cronaca, riportano data e luogo.

San Martino del Carso
San Martino del Carso: oggi è una frazione di Sagrado in provincia di Gorizia

Sulla pagina dedicata a “San Martino del Carso” si legge, quindi, questa data e “Valloncello dell’Albero Isolato” riferito a un percorso fortificato nei pressi del fronte goriziano. Qui l’arruolamento volontario nel 1915 ha condotto Ungaretti.

La breve poesia “San Martino del Carso” rientra nella raccolta “L’allegria” e si riconduce, come tutta l’opera di Ungaretti, all’Ermetismo, filone letterario della corrente filosofica culturale del Decadentismo.

Tipici tratti degli scritti ermetici – rilevabili sia in “San Martino del Carso” che nell’opera in generale di Ungaretti sono il numero ridotto di parole selezionate e scritte (ricordiamo ad esempio: Mattina o Soldati). A fronte di ciò c’è un ampissimo impatto legato a queste poche parole e alcune forme stilistiche come l’enjambement, l’allitterazione e l’iterazione, l’inversione, l’analogia e la metafora.

San Martino del Carso, testo della poesia

Valloncello dell’albero isolato, 27 agosto 1916

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto

Ma nel cuore
nessuna croce manca

è il mio cuore
il paese più straziato

Parafrasi: lo stile della lirica

“San Martino del Carso” è un componimento in quattro strofe, in versi liberi.

Il linguaggio è semplice, le parole usate dal poeta sono di uso comune e la lirica, nel complesso, è breve e compatta. Queste caratteristiche generali, in perfetta linea con l’Ermetismo nel quale Ungaretti si rivede, sono determinate anche dal tema della poesia: il lutto impone un rigore che il poeta si sente di mantenere.

L’apertura delle prime due strofe (Di queste case / Di tanti) costituiscono anafora. In parallelo ancora nei primi due versi non è rimasto per due volte e tanto / tanti sono iterazioni.

La metafora

Spicca, poi, la metafora qualche brandello di muro. Ungaretti trasla la caratteristica della distruzione di un corpo, di un essere vivente fatto di carne, il ridursi in brandelli cioè, a una architettura: la casa come il corpo si sfalda in tutto il suo orrore per i colpi del mortaio e per le bombe.

La terza e quarta strofa conducono, invece, dall’osservazione esterna alla descrizione dello stato emotivo, interiore. Adesso il cuore è il cimitero che raccoglie le croci e il cordoglio dei tanti compagni morti sul campo di battaglia.

La conclusione della poesia: una sentenza

L’ultima strofa, in particolare, è costituita da solo otto parole, ma è densa come pochi versi della letteratura italiana. Ungaretti pone sullo stesso piano il paese, distrutto e pieno di macerie, con il suo cuore, altrettanto colpito dal dolore della morte e dalle perdite.

Lo strazio così è un sentimento che si diffonde nelle due dimensioni: dentro e fuori il sentire è una lacerazione crudele e spietata. Il verso È il mio cuore il paese più straziato, inversione o anastrofe (lo schema verbo soggetto oggetto sostituisce lo schema classico soggetto verbo oggetto), fa da chiusura al componimento.

Come Ungaretti fa in altre liriche, anche in “San Martino del Carso” lascia il lettore con una sentenza.

La morte si sconta vivendo.

Da: Sono una creatura

Nelle ultime righe, in particolare, sintetizza il sentimento al centro del suo scritto, il moto emotivo che lo ha spinto alla scrittura e al racconto della sua visione di quel paese simbolo della resistenza contro le truppe austroungariche.

Temi e commento

I temi di “San Martino del Carso” sono il rifiuto della guerra, la sofferenza e la morte. Il quadro storico è quello della Prima guerra mondiale, una delle pagine più dolorose della storia del nostro Paese riferite ad un conflitto fra i più sanguinosi in cui persero la vita oltre 650mila italiani. “San Martino del Carso” è il manifesto della “morte della vita”, come l’ha definito la critica.

Il vigore dei combattenti, dei giovani italiani che si erano portati in trincea, si spegne giorno dopo giorno fino al termine del conflitto che lascia un paese distrutto e senza speranze. Questo è il sentimento entro il quale affonda la lirica di Ungaretti.

Nei quattro versi c’è immobilismo per il dolore, non succede nulla e nulla si muove. L’occhio del poeta osserva lo sfacelo e constata la sua sofferenza.

Lo sguardo fa un giro a trecentosessanta gradi. Prima volge verso fuori e registra la distruzione intorno. Poi torna all’io, ed è proprio lì che trova il luogo più colpito dalla guerra, quello più difficile da ricostruire: il suo cuore.

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Allegria di naufragi, analisi della poesia (Ungaretti) https://cultura.biografieonline.it/allegria-naufragi-ungaretti/ https://cultura.biografieonline.it/allegria-naufragi-ungaretti/#comments Fri, 08 Jul 2016 15:27:59 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18983 La poesia “Allegria di naufragi” è sicuramente una delle composizioni più famose del poeta Giuseppe Ungaretti e una delle sue più rappresentative: è stata composta a Versa (Gorizia) il 14 febbraio 1917 e reca il titolo originario (omonimo) della raccolta di Ungaretti alla quale appartiene, Allegria di naufragi.

Allegria di naufragi

La raccolta di poesie

Tale raccolta ha, infatti,  una vicenda editoriale abbastanza complessa: il primo gruppo di poesie venne pubblicato nel 1916 col titolo Il porto sepolto. Nel 1919 si aggiunsero poi altre poesie e il titolo cambiò in Allegria di naufragi.

L’edizione successiva, del 1931, fu intitolata semplicemente L’Allegria: Ungaretti eliminò la componente ossimorica (naufragi), cercando di mettere in evidenza soltanto la vitalità e lo slancio positivo presente nella vita di ogni uomo.

L’edizione definitiva è quella del 1942, organizzata in cinque sezioni:

  1. Ultime: testi più antichi, scritti prima di partecipare come soldato alla Prima Guerra Mondiale;
  2. Il porto sepolto e
  3. Naufragi: poesie di guerra, composte essenzialmente sul fronte del Carso;
  4. Girovago: poesie che raccontano l’esperienza di guerra in Francia;
  5. Prime: testi composti dopo la guerra.

Introduzione al testo

Il tema della guerra è dominante, la parola diventa un simbolo, i versi sono brevi e frantumati e la punteggiatura eliminata: tutti punti che caratterizzano lo stile innovativo di Ungaretti.

Il titolo della poesia, Allegria di naufragi, è quindi un ossimoro: cosa c’è di allegro nella condizione di un naufrago? I naufraghi sono gli uomini, che restano tali per colpa dei dolore della guerra, ma il poeta vuole sottolineare che, anche se essi hanno vissuto momenti terribili, è possibile ancora che abbiano uno slancio vitale positivo.

Allegria di naufragi: testo della poesia

E subito riprende
Il viaggio
Come
Dopo il naufragio
Un superstite
Lupo di mare.

Analisi della poesia

La poesia è composta da sei versi brevissimi, a volte formati anche da una sola parola. Tutto ruota intorno alla similitudine, espressa con il “come” messo in evidenza perché collocato in modo solitario nel terzo verso.

La condizione dell’uomo, che sta vivendo la dolorosa esperienza della guerra, viene paragonata a quella del lupo di mare sopravvissuto ad un naufragio, che riprende il largo. La metafora del naufragio viene ripresa dalla più grande tradizione poetica, ovvero autori quali Leopardi, Mallarmé, Baudelaire.

Il “come” in posizione forte è presente anche in un’altra lirica famosissima di Giuseppe Ungaretti: Soldati.

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.

Soldati: Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie

Qui la condizione dei soldati sul fronte viene paragonata a quella dell’albero che perde le foglie in autunno. Il paragone quindi assume una fondamentale importanza nelle liriche di Ungaretti perché gli permette di creare rapidi collegamenti e mettere in relazione aspetti diversi.

Giuseppe Ungaretti
Giuseppe Ungaretti

La poesia sembra essere formata da enjambements: il senso del verso precedente è necessariamente collegato con quello successivo. Tra le altre figure retoriche si ricordino i già citati ossimoro nel titolo e similitudine.

Commento

La bellezza della poesia Allegria di naufragi va ricercata soprattutto nel senso, al di là degli espedienti stilistici e retorici. Ungaretti vuole dare un messaggio positivo a tutti gli uomini: nonostante essi abbiano vissuto un momento durissimo, come un vero e proprio naufragio, devono riprendere il viaggio e cercare di andare avanti seguendo lo slancio positivo della vita.

A ricominciare, oltre alla vita degli uomini, deve essere anche la poesia stessa. Non bisogna smettere di scrivere, anzi la lirica dopo aver vissuto un periodo di silenzio a causa del troppo dolore provocato dalle sofferenze del mondo, deve narrare la ripresa del viaggio degli uomini e continuare il proprio cammino di svelamento del mistero della vita.

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Il porto sepolto: analisi e commento alla poesia https://cultura.biografieonline.it/porto-sepolto-poesia/ https://cultura.biografieonline.it/porto-sepolto-poesia/#comments Mon, 20 Jun 2016 15:24:39 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18929 La poesia “Il porto sepolto” è la prima della raccolta omonima, pubblicata per la prima volta in maniera autonoma da Giuseppe Ungaretti nel 1916 e poi confluita nella raccolta L’Allegria (1942). Il poeta stesso ha spiegato più volte nei suoi scritti il senso del titolo di questa raccolta: da ragazzo conobbe dei giovani ingegneri francesi che gli parlarono di un porto sommerso esistente ad Alessandria d’Egitto, città natale dell’autore, già prima dell’età tolemaica.

Il porto sepolto, poesia di Ungaretti

Ungaretti rimase profondamente colpito da questa storia proprio perché queste rovine sarebbero rimaste nascoste per sempre: il titolo indica quindi qualcosa di oscuro ed indecifrabile.

La raccolta L’Allegria

Il porto sepolto confluì quindi nella raccolta L’Allegria, che ebbe la sua edizione definitiva solo nel 1942. Essa è formata da 5 sezioni, che vengono disposte in ordine cronologico, quasi a formare un diario dell’autore.

Egli volle descrivere la realtà tragica della guerra, che visse in prima persona come soldato semplice sul Carso e poi in Francia. Nelle poesie de Il porto sepolto, come in quelle de L’Allegria, si avverte proprio l’influenza del Simbolismo francese, attivo in quegli stessi anni.

Il linguaggio è nuovo ed originale ma, soprattutto, la parola diventa un simbolo. Il poeta si pone come un veggente, capace di riscoprire ciò che è stato nascosto/sepolto.

Il porto sepolto: testo

Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde

Di questa poesia
mi resta
quel nulla
d’inesauribile segreto

Parafrasi

Il poeta vi discende (nel porto sepolto)
e poi riemerge con le sue poesie
e le diffonde

Di questa poesia
mi rimane
un mistero
insondabile e indicibile

Analisi

La poesia in esame, Il porto sepolto, è composta da 7 versi liberi, disposti in due strofe. Ungaretti descrive l’opera del poeta come una sorta di avventura, come una discesa in questo porto sepolto per riportare alla luce soltanto dei frammenti che non possono essere decifrati. Il porto sepolto diventa quindi il simbolo di ciò che è nascosto nell’animo di ogni uomo.

Prima strofa

La prima strofa si apre con l’avverbio di luogo “vi” che si riferisce al titolo della poesia. Il poeta infatti arriva proprio nel porto sepolto perché esso diventa il luogo da cui nasce la poesia, è la fonte di ispirazione per chi scrive. Il poeta ci arriva, torna in superficie con le sue poesie e le disperde tra gli uomini, un po’ come il palombaro che trova dei reperti antichi e li riporta alla luce.

La funzione del poeta è quindi quella di scoprire cosa è rimasto sepolto nell’animo degli uomini e riportarlo in vita, per provare a dare un po’ di sollievo. In questa prima strofa sono quindi presenti tre verbi che indicano le diverse fasi del viaggio del poeta:

  1. arriva v.1 (il poeta scende fino agli abissi dell’anima);
  2. torna alla luce v.2 (cerca di rinascere);
  3. disperde v.3 (la poesia viene dispersa nel vento e viene colta solo dalle anime più sensibili).

Seconda strofa

La seconda strofa è una riflessione fatta sulla base della prima e quindi sull’opera del poeta stesso. Cosa ha trovato in fondo all’animo umano? Nulla, perché il cuore degli uomini è un segreto inesauribile, indefinibile. Solo il poeta, che ha un animo sensibile, riesce a percepire ciò che è nascosto nel cuore di ognuno e riesce a tradurlo in poesia.

Figure retoriche

Per quanto riguarda le figure retoriche, si noti la presenza di numerosi enjambements, che vengono utilizzati da Ungaretti per rendere il testo ancora più frammentario. Lo stile, la metrica e la sintassi sono quindi ridotte all’essenziale, conta soprattutto l’importanza della parola stessa, messa in evidenza attraverso l’utilizzo di versi molto brevi.

Commento

Si tratta di una delle liriche più complesse dell’autore, ma risulta fondamentale per comprendere a pieno la poetica di Ungaretti: il poeta assume quindi un ruolo fondamentale all’interno della società umana perché è l’unico che può indagare i misteri che si trovano nell’anima, ovvero nel porto sepolto, e può esprimerli con parole, tentando di dare un sollievo alle sofferenze dell’uomo.

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Sono una creatura, poesia di Ungaretti https://cultura.biografieonline.it/sono-una-creatura/ https://cultura.biografieonline.it/sono-una-creatura/#respond Fri, 17 Jun 2016 15:43:47 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18810 La poesia “Sono una creatura” compare per la prima volta nella raccolta Porto Sepolto nel 1916 ed è stata composta da Giuseppe Ungaretti proprio durante il periodo vissuto come soldato semplice nel Carso, durante la Prima Guerra Mondiale. La lirica reca come sottotitolo il luogo di composizione e la data precisa: Valloncello di cima Quattro, 5 agosto 1916. Ungaretti era solito aggiungere il sottotitolo alle poesie poiché rappresentavano per lui una sorta di diario di quella dura esperienza.

Sono una creatura
Sono una creatura

La raccolta di poesie

Le liriche di Porto Sepolto, prima raccolta stampata nel 1916, sono dedicate al tema della realtà tragica della guerra. Esse raccontano, attraverso simboli e parole chiave, la condizione del soldato di trincea che Ungaretti visse in quel periodo.

Tutte le poesie di Porto Sepolto confluirono poi nella raccolta Allegria di Naufragi, poi pubblicata col titolo L’Allegria nel 1931. L’ultima edizione definitiva è del 1942 ed è suddivisa in cinque sezioni, disposte in ordine cronologico di composizione.

Con questa raccolta, Ungaretti si propone come poeta della crisi del Novecento. L’umanità viene infatti travolta dalla Grande Guerra e deve affrontare una vita piena di difficoltà e dolori. A questi naufragi, si contrappone però l’allegria. C’è sempre qualcosa di umano che resta, e che sopravvive a tutte le difficoltà.

Sono una creatura: storia e analisi

Tra le poesie di Porto Sepolto spicca Sono una creatura, un testo dedicato alla condizione di isolamento nella quale si trovava il poeta nelle trincee, che diventa il simbolo della condizione di tutti gli uomini.

La lirica è formata da tre strofe di versi liberi, alcuni composti anche da una sola parola, in linea con lo stile ermetico, prosciugato che utilizza il poeta nella prima raccolta di poesie. Scompare anche la punteggiatura e la parola arriva ad assumere un ruolo fondamentale.

Analisi delle strofe

La prima strofa è la più lunga di tutto il componimento. Si tratta di una lunga similitudine nella quale vengono utilizzati tutti verbi al participio passato, e che non si conclude. Il primo termine di paragone è quindi questa pietra del monte San Michele, che si trova vicino Gorizia, definita arida, insensibile e vuota.

Nella seconda strofa si riprende la similitudine ma compare finalmente il secondo termine di paragone: il pianto del poeta, che viene definito come invisibile.

Nella terza strofa, l’ultima, le pause sono scandite in modo molto netto, soprattutto il gerundio finale: le parole formano quasi un aforisma o una sentenza.

Testo completo della poesia

Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata

Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede

La morte
si sconta
vivendo

Interpretazione

Questi ultimi tre versi possono essere interpretati in due modi: il fatto di essere sopravvissuti alla morte si sconta con il dolore provato durante il resto della vita, oppure il dolore stesso che si prova durante la vita anticipa l’arrivo della morte.

In qualunque caso la si interpreti, la strofa finale è quella messa maggiormente in evidenza dal poeta e che racchiude il messaggio che egli vuole lasciarci.

Il testo è molto breve, la sintassi è frammentaria, la punteggiatura è assente. Importante è l’anafora della parola “così” presente nella prima strofa che sottolinea dei termini molto forti riferiti all’aridità del paesaggio.

Giuseppe Ungaretti
Una foto di Giuseppe Ungaretti

Da sottolineare inoltre la posizione dell’aggettivo “disanimata” (v. 8), che viene posto in un verso singolo per farlo risaltare maggiormente. La scelta proprio di questo aggettivo rappresenta l’incapacità di reagire, di quel dolore che ha reso l’anima del poeta dura come una pietra.

La guerra, le atrocità hanno pietrificato tutti i sentimenti di Giuseppe Ungaretti, che diventa il simbolo della condizione di tutta l’umanità. Questa sensazione che emerge dalla poesia contrasta fortemente con il titolo: sono una creatura. In esso spicca comunque un messaggio positivo: nonostante tutte le ingiustizie e i dolori provati, il poeta ribadisce proprio nel titolo tutta la sua umanità.

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I fiumi, poesia di Ungaretti: parafrasi e commento https://cultura.biografieonline.it/fiumi-ungaretti/ https://cultura.biografieonline.it/fiumi-ungaretti/#respond Wed, 13 Apr 2016 12:12:43 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17815 La lirica “I fiumi” è uno dei testi più importanti della raccolta Allegria e anche dell’intera opera di Giuseppe Ungaretti perché si tratta di una sorta di autobiografia in versi che il poeta ci ha regalato. Allegria venne pubblicata per la prima volta nel 1931 come edizione definitiva di tutte le poesie precedenti, riunite prima in Porto sepolto (1916) e poi Allegria di naufragi (1919) .

Fiume Serchio
Una foto del fiume Serchio

La lirica in esame è la più lunga dell’intera raccolta e, come si desume dal titolo che ha sempre grande importanza per Ungaretti, descrive i fiumi che più hanno significato nel corso della sua vita. In sé raccoglie tutti i temi e i luoghi presenti nella raccolta Allegria: il paesaggio assolato dell’Egitto, il Carso dove il poeta combatté come soldato di trincea la Prima Guerra Mondiale, la città di Parigi dove visse per una parte della sua vita.

Lo spunto per la scrittura della lirica “I fiumi” nasce con l’immersione del poeta nelle acque del fiume Isonzo, che si trova nel Carso, che lo spinge a ricordare tutti gli altri fiumi che hanno segnato la sua esperienza di vita: il Serchio (fiume della Toscana dove sono cresciuti i genitori del poeta), il Nilo (fiume di Alessandria d’Egitto dove è cresciuto il poeta) e la Senna (fiume di Parigi dove il poeta ha vissuto e studiato) .

Testo della poesia “I fiumi

Mi tengo a quest’albero mutilato
Abbandonato in questa dolina
Che ha il languore
Di un circo
Prima o dopo lo spettacolo
E guardo
Il passaggio quieto
Delle nuvole sulla luna

Stamani mi sono disteso
In un’urna d’acqua
E come una reliquia
Ho riposato

L’Isonzo scorrendo
Mi levigava
Come un suo sasso
Ho tirato su
Le mie quattro ossa
E me ne sono andato
Come un acrobata
Sull’acqua

Mi sono accoccolato
Vicino ai miei panni
Sudici di guerra
E come un beduino
Mi sono chinato a ricevere
Il sole

Questo è l’Isonzo
E qui meglio
Mi sono riconosciuto
Una docile fibra
Dell’universo

Il mio supplizio
È quando
Non mi credo
In armonia

Ma quelle occulte
Mani
Che m’intridono
Mi regalano
La rara
Felicità

Ho ripassato
Le epoche
Della mia vita

Questi sono
I miei fiumi

Questo è il Serchio
Al quale hanno attinto
Duemil’anni forse
Di gente mia campagnola
E mio padre e mia madre.

Questo è il Nilo
Che mi ha visto
Nascere e crescere
E ardere d’inconsapevolezza
Nelle distese pianure

Questa è la Senna
E in quel suo torbido
Mi sono rimescolato
E mi sono conosciuto

Questi sono i miei fiumi
Contati nell’Isonzo

Questa è la mia nostalgia
Che in ognuno
Mi traspare
Ora ch’è notte
Che la mia vita mi pare
Una corolla
Di tenebre.

Analisi, parafrasi e commento

La poesia è composta da 69 versi liberi prevalentemente brevi, divisi in strofette irregolari di pochi versi. Può essere articolata in tre momenti:

  1. v. 1-26 nei quali il poeta racconta l’esperienza del bagno nell’Isonzo, che lo spinge sia a ricordare sia a purificarsi. L’acqua infatti ha il ruolo di purificatrice, diventa quasi una fonte battesimale (il poeta viene paragonato a Gesù che cammina sulle acque) ed è il simbolo della vita.
  2. La seconda parte (v. 27-41) racchiude le sensazioni di benessere del poeta mentre si immerge, che gli regalano un senso di armonia con l’universo.
  3. L’ ultima parte va dal verso 42 al 69: il poeta descrive gli altri fiumi importanti della sua vita che gli vengono in mente, proprio grazie all’immersione nell’Isonzo. Nell’ultima strofa l’immagine floreale usata per descrivere la corolla di tenebre, si collega perfettamente all’immagine lunare della prima strofa.

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L’acqua assume quindi un significato importante: aiuta il poeta a sentirsi puro e in armonia con la natura, nonostante la guerra che imperversa intorno.

I fiumi: il fiume Isonzo
Una foto del fiume Isonzo

Attraverso il passaggio nelle acque del fiume, il poeta riconosce la propria identità di docile fibra dell’universo ed è proprio questa l’armonia di cui ha bisogno in un momento così difficile come quello della guerra. Egli prende coscienza di sé stesso e chiarisce in questa lirica il suo percorso autobiografico.

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Soldati, poesia di Ungaretti https://cultura.biografieonline.it/soldati-ungaretti/ https://cultura.biografieonline.it/soldati-ungaretti/#comments Thu, 07 Apr 2016 16:53:57 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17807 La poesia “Soldati” è uno dei testi chiave per comprendere la poetica del suo autore, Giuseppe Ungaretti, oltre che una delle sue opere più famose. La poesia reca come data di componimento il mese di luglio 1918, presso il Bosco di Courton, sito in Francia. Il luogo e la data sono indicati proprio al di sotto della lirica stessa, come di consuetudine, proprio per dare alle poesie l’aspetto di diario.

Soldati: Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie
“Soldati” – Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie – Celebre poesia breve di Giuseppe Ungaretti

La lirica chiude  la quarta sezione della raccolta Allegria, intitolata Girovago, che comprende le poesie composte fra il marzo e il luglio 1918, durante l’esperienza della guerra in Francia. Il poeta, infatti, oltre ad aver combattuto la prima fase della Prima Guerra Mondiale sul fronte italiano del Carso, si spostò anche sul fronte francese. Dal 1918 al 1921 visse a Parigi, dove si sposò con Jeanne Dupoix, dalla quale ebbe due figli.

Le poesie composte sul fronte francese ricalcano lo stesso stile di quelle composte sul fronte italiano (come Veglia) : il tema della guerra domina tutta la raccolta ma viene visto come momento rivelatore della propria identità . La raccolta Allegria uscì con una prima edizione nel 1931 e poi con l’ultima e definitiva del 1942. La sezione Girovago è la terza e penultima della raccolta, che termina con la sezione Prime, che anticiperà l’evolversi della poetica di Ungaretti.

Soldati: analisi del testo e parafrasi della poesia

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.

La poesia “Soldati” ricalca lo stile espressionista e quasi aforistico che il poeta utilizza in tutta la raccolta. È formata da quattro versi liberi brevi e il titolo non può essere scisso perché descrive a pieno il testo.

Tutto il significato della breve, ma intensa, lirica gira intorno ad una similitudine: la condizione dei soldati schierati nelle trincee e minacciati da uno scontro a fuoco viene paragonata alle foglie degli alberi che cadono in autunno.

L’immagine della foglia che si stacca dal ramo è un topos letterario, un luogo comune spesso utilizzato da poeti: tra tutti si ricordano Omero con l’Iliade, Virgilio con l’Eneide, Dante con la Divina Commedia.

L’autunno quindi viene ricollegato alla guerra e alla morte proprio per la caduta delle foglie e la trasformazione del paesaggio. L’immagine tradizionale della foglia viene però svecchiata da Ungaretti grazie alla brevità del componimento stesso: i versi sono disposti proprio per dare il senso repentino di passaggio dalla vita alla morte.

La struttura del componimento è circolare: la parola soldati trova il suo paragone solo con la parola foglie all’ultimo verso. Inoltre sono presenti enjambements: come-d’autunno; alberi-le foglie.

La poesia diventa così un rapido aforisma, una sentenza: i soldati si trovano nella stessa condizione, incerta e minacciata, delle foglie in autunno. Questo il senso rapido e coinciso di una delle liriche più intense del poeta Giuseppe Ungaretti.

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Veglia, parafrasi e commento alla poesia di Ungaretti https://cultura.biografieonline.it/veglia-ungaretti/ https://cultura.biografieonline.it/veglia-ungaretti/#comments Wed, 23 Mar 2016 23:58:08 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17622 Veglia” è una delle poesie più dure della raccolta Allegria, di Giuseppe Ungaretti. È stata scritta dal poeta sulla Cima Quattro (parte del Gruppo della Presanella, Trento) il 23 dicembre 1915, come è annotato in calce alla lirica stessa, rendendola simile ad un vero stralcio del diario di guerra dell’autore.

Veglia, poesia di Giuseppe Ungaretti

Genesi della poesia di Ungaretti

Il componimento poetico appartiene alla prima raccolta di poesie di Ungaretti, Il porto sepolto, confluita poi nella raccolta Allegria del 1931.

Veglia, descrive  l’esperienza della guerra vissuta in prima persona dal poeta come soldato semplice. Egli infatti venne chiamato a combattere la Prima Guerra Mondiale (1915-1918) prima sul Carso e poi sul fronte francese.

L’esperienza della guerra è stata fondamentale per Ungaretti, sia come uomo che come scrittore: le poesie de Il porto sepolto raccontano, in tutta la loro brevità, le atrocità vissute in prima persona  in modo lampante ed immediato.

Veglia: parafrasi, commento e analisi

In questa poesia Ungaretti descrive la veglia accanto al compagno morto in guerra, fin quasi a condividere l’esperienza della morte insieme a lui.

Come per tutti i componimenti dell’autore, il titolo gioca un ruolo fondamentale.

Il testo della poesia “Veglia” si compone di 16 versi liberi e brevi, divisi in due  parti.
La prima parte si sofferma sull’esperienza della veglia notturna, la seconda invece è una dichiarazione che assume quasi la forma di un aforisma:

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita.

Per la descrizione del corpo del compagno morto vengono utilizzati termini aspri: massacrato, con la sua bocca digrignata (con i denti in mostra) proprio per accentuare la visione dell’esperienza della morte dolorosa. La smorfia del cadavere viene resa ancora più evidente con la luce della luna piena. La morte sembra quasi condivisa quando si legge che il gonfiore delle mani del defunto è quasi penetrato nel silenzio del poeta:

con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio

Dopo i primi dieci versi la poesia cambia registro: il poeta dichiara di aver scritto poesie d’amore tutta la notte e di non essere mai stato tanto attaccato alla vita. Si rovescia così la tragedia della morte accennando all’amore e  quindi alla ricerca di un valore positivo che contrasti l’amarezza della fine di una vita. Il poeta perciò, nonostante stesse vivendo la morte in prima persona, continua a custodire i valori della vita.

La soluzione al dolore e alla morte viene proposta dal poeta nello slancio positivo finale degli ultimi tre versi: bisogna rimanere attaccati all’energia positiva della vita, in ogni circostanza.

Le scelte lessicali e quindi l’utilizzo di termini violenti e carichi quali buttato, massacrato, digrignato, penetrata, danno al testo un tono fortemente espressionistico. Alcuni di questi  sono messi in una posizione di rilievo nel testo, occupando a volte un unico verso.

I suoni che sono maggiormente presenti sono quelli in –ato, –ata.
Il tempo verbale maggiormente utilizzato è il participio passato.

Giuseppe Ungaretti
Giuseppe Ungaretti

Il messaggio dell’intera lirica che l’autore vuole lanciare si desume soprattutto dallo scatto vitale finale: nonostante esista il dolore, è proprio la visione della morte che fa sentire ancora più attaccati alla vita.

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