piante Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Thu, 02 Dec 2021 12:37:45 +0000 it-IT hourly 1 Differenze tra cellule animali e cellule vegetali https://cultura.biografieonline.it/cellule-animali-vegetali/ https://cultura.biografieonline.it/cellule-animali-vegetali/#respond Fri, 17 Feb 2017 16:02:10 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=21344 Quando parliamo di cellula, ovvero l’unità morfologica e funzionale di tutti gli organismi viventi, non possiamo non sottolineare la differenza che esiste tra cellule animali e cellule vegetali. Si tratta di due cellule eucariotiche che differiscono da quelle procariotiche per dimensioni (circa dieci volte di più rispetto a quelle procariote) e caratterizzate da una compartimentazione interna molto particolare e spesso complessa. Vediamo di seguito qualche dettaglio in più per sottolineare le differenze tra cellule animali e cellule vegetali.

cellule animali cellule vegetali - differenze

Cellule animali

La cellula animale si differenzia da quella vegetale sotto molti punti di vista. In primo luogo, la cellula animale, come tutte le cellule, è caratterizzata dalla presenza della membrana cellulare. La membrana è un sottile rivestimento che protegge la cellula dall’ambiente esterno. Essa però non presenta, come in quella vegetale, una parete cellulare che rappresenta ancora un’ulteriore barriera verso l’ambiente esterno.

Inoltre nella cellula animale non sono presenti i plastidi e i vacuoli. Essi sono organuli tipici delle cellule vegetali. All’ interno della cellula, possiamo notare la presenza di centrioli. Essi sono presenti nella maggior parte delle cellule animali che svolgono una funzione essenziale durante i processi di mitosi e che permettono un’ordinata disposizione degli organi cellulari.

Le cellule animali vantano la presenza di lisosomi, ovvero organelli (o organuli) adibiti essenzialmente al sistema digerente della cellula. Essi permettono la conseguente distruzione e degradazione di molecole estranee e macromolecole ingerite dalla cellula.

Le cellule animali inoltre presentano delle particolari appendici cellulari, definite flagelli. Essi permettono qualsiasi tipo di movimento cellulare.

In ultimo sono caratterizzate della presenza di vacuoli micropinocitici che possono inglobare le sostanze di scarto (attraverso il processo denominato pinocitosi).

Cellule vegetali

La cellula vegetale invece è un tipo di cellula eucariotica. E’ quindi caratterizzata dalla presenza di una parte che garantisce l’assoluta rigidità e capacità di mantenimento della forma della cellula stessa. La parete cellulare vegetale – a cui abbiamo accennato prima – è costituita per la stragrande maggioranza da polisaccaridi, soprattutto cellulosa. Essa si divide a sua volta in tre strati successivi definiti con i nomi di:

  • lamella mediana;
  • parete primaria;
  • parte secondaria.

La cellula vegetale vanta la presenza di plastidi. Essi permettono funzioni di biosintesi degli acidi grassi, degli amminoacidi e dell’amido, nonché relative funzioni metaboliche, come la nota fotosintesi clorofilliana. Vi sono poi i plasmidi: si tratta di canali che mettono in comunicazione le cellule vicine. I vacuoli: la cui funzione principale è quella di permettere e di mantenere il cosiddetto turgore cellulare.

Nella cellula vegetale, di particolare importanza, sono i cosiddetti cloroplasti adibiti all’importante processo della fotosintesi clorofilliana (processo di sopravvivenza che permette di provvedere al nutrimento della pianta), dove l’energia luminosa viene catturata dai pigmenti di clorofilla (e non solo) e riconvertita successivamente sotto forma di energia chimica.

fotosintesi clorofilliana
Fotosintesi clorofilliana

La cellula vegetale a differenza di quella animale però non vanta la presenza dei centrioli che permettono nella cellula animale un’ordinata disposizione degli organi cellulari.

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La fotosintesi clorofilliana https://cultura.biografieonline.it/fotosintesi-clorofilliana/ https://cultura.biografieonline.it/fotosintesi-clorofilliana/#comments Wed, 22 Jul 2015 12:36:45 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14720 In natura avvengono numerosi fenomeni sorprendenti: uno di questi è la cosiddetta fotosintesi clorofilliana, ovvero il processo attraverso il quale le piante si procurano il nutrimento; tale processo ha costituito, e costituisce tuttora, un grande aiuto per la vita dell’uomo e degli altri esseri viventi.

fotosintesi clorofilliana
Il Sole, le piante e la vita: un legame indissolubile che testimonia l’ingegnosità della natura

Attraverso la fotosintesi clorofilliana, le piante producono glucosio (zuccheri) a partire da acqua e anidride carbonica, utilizzando la luce solare come energia.

Linfa grezza e linfa elaborata

Acqua e sali minerali compongono la linfa grezza, che viene assorbita dalle radici della pianta per poi risalire fino alle foglie attraverso il fusto. Le foglie utilizzano la linfa grezza, l’anidride carbonica contenuta nell’atmosfera e la luce del Sole per produrre il nutrimento per la pianta, ovvero la linfa elaborata, composta da zuccheri.

Come avviene la fotosintesi clorofilliana

Il termine “fotosintesi clorofilliana” è composto da: foto, ovvero luce; sintesi, intesa come combinazione di più sostanze, e clorofilliana, aggettivo che deriva da clorofilla, il pigmento che conferisce alle foglie il colore verde. La concentrazione di clorofilla influisce anche sull’ingiallimento delle foglie in autunno.

La fotosintesi clorofilliana avviene quando la linfa grezza sale attraverso i canali linfatici fino alle foglie, dove la clorofilla assorbe la luce proveniente dal Sole e ne trattiene l’energia, trasformandola in energia chimica che, a sua volta, trasforma l’anidride carbonica presente nell’atmosfera in zuccheri (linfa elaborata), nutrimento fondamentale utilizzato dalla pianta per crescere, fiorire e produrre semi e frutti. La fotosintesi clorofilliana avviene solo di giorno, poiché necessita della luce del Sole.

fotosintesi clorofilliana
La linfa grezza viene assorbita dalle radici della pianta per poi risalire fino alle foglie attraverso il fusto. Le foglie utilizzano la linfa grezza, l’anidride carbonica contenuta nell’atmosfera e la luce del Sole per produrre il nutrimento per la pianta, ovvero la linfa elaborata – Fonte immagine: tuttodisegni.com

Produzione di ossigeno

Nel corso del processo di fotosintesi, viene prodotto anche l’ossigeno, elemento indispensabile alla vita, che viene liberato nell’atmosfera attraverso gli stomi, piccoli fori presenti sulle foglie. Per questo, le piante sono di vitale importanza per il nostro pianeta e dobbiamo imparare a proteggerle. Le piante, quindi, assorbono l’anidride carbonica presente nell’aria e rilasciano ossigeno. Questo processo si è rivelato fondamentale per la storia della vita sulla Terra: con il passare dei millenni, la concentrazione di ossigeno negli oceani e nell’atmosfera è aumentata sempre più e questo ha permesso che si creasse aria respirabile dagli esseri viventi, che hanno così potuto lasciare progressivamente l’ambiente marino per colonizzare quello terrestre.

Autotrofia ed eterotrofia

Le piante verdi, essendo organismi in grado di fabbricarsi da soli il nutrimento, sono dette autotrofe, cioè che si nutrono da sé. Gli altri organismi viventi che si nutrono di sostanze organiche elaborate da altri esseri viventi sono detti eterotrofi, cioè che si nutrono da altri, come gli animali, i funghi ed i batteri.

mani che contengono terra e una piantina appena nata

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Lo zenzero: proprietà e benefici https://cultura.biografieonline.it/zenzero-proprieta-benefiche/ https://cultura.biografieonline.it/zenzero-proprieta-benefiche/#respond Mon, 28 Apr 2014 14:13:15 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10670 Lo zenzero, pianta erbacea perenne della famiglia delle Zingiberacee originaria dell’Estremo Oriente, viene coltivato nelle aree tropicali di Africa, Asia e America. Il termine zenzero è il nome italiano dello Zingiber officinale. Anticamente utilizzato in Oriente e oggetto di numerosi commerci è detto anche ginger, ed è attualmente molto utilizzato in fitoterapia.

Zenzero
Lo zenzero è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Zingiberacee originaria dell’Estremo Oriente

Caratteristiche della pianta

Lo zenzero è una pianta dal portamento eretto che può raggiungere un’altezza di un metro e mezzo. Presenta fusti con foglie lunghe lanceolate e fiori di color giallo-verde, con macchie violacee, raggruppati in infiorescenze collocate sulle sommità dei fusti più corti e sprovvisti di foglie. Il frutto dello zenzero è formato da una capsula che contiene numerosi semi. La pianta è provvista di un rizoma carnoso di forma irregolare dal quale si dipartono i fusti. Il termine rizoma deriva dal greco rizo-, cioè radice, con suffisso –oma, ovvero rigonfiamento; costituisce la radice dello zenzero ed è la parte maggiormente utilizzata, fresca o essiccata.

Proprietà dello zenzero

Lo zenzero agisce efficacemente sull’apparato digerente: viene infatti utilizzato contro la dispepsia (un disturbo che provoca pesantezza, bruciore, dolore allo stomaco e cattiva digestione), poiché allevia i sintomi dell’infiammazione della mucosa gastrica. È utile contro l’inappetenza, la digestione lenta e il gonfiore intestinale, attenua il mal di testa e la nausea provocata dal mal d’auto, di mare, d’aria. Dotato di attività antinfiammatoria, può essere utilizzato anche per la preparazione di cataplasmi (composti costituiti da un impasto che si applica sulla pelle) contro i reumatismi e i dolori muscolari. Accelera la guarigione dal raffreddore e dall’influenza. La sua azione è anche antiossidante: riduce le ossidazioni all’interno delle cellule, responsabili della formazione di radicali liberi che danneggiano le cellule. È considerato anche un potente afrodisiaco, un efficace tonico che ridona energia e vitalità.

Tavola botanica dello zenzero
Tavola botanica

Controindicazioni

L’assunzione di questa spezia è da evitare in gravidanza, allattamento e in concomitanza con l’assunzione di farmaci anticoagulanti orali, di antinfiammatori e di antiaggreganti piastrinici. Si consiglia di usarlo con cautela nel caso di patologie gastriche (ulcera, reflusso gastroesofageo). È buona norma attenersi sempre ai consigli del proprio medico.

Forme in commercio

Lo zenzero si può acquistare fresco, al naturale, rivestito dalla corteccia sugherosa che gli conferisce un aspetto rugoso grigiastro, commercializzato come zenzero grigio, oppure decorticato, chiamato zenzero bianco, dal colore bianco avorio. Disponibili anche comode capsule vegetali, da ingerire all’occorrenza.

Lo zenzero in cucina

Lo zenzero ha un aroma particolarmente pungente, aromatico e dal profumo canforato, con sentore di limone e citronella. Il rizoma dello zenzero è generalmente proposto, essiccato e macinato, in polvere. È utilizzato come spezia in cucina per insaporire primi e secondi piatti, zuppe, carne, pesce, frutta, verdure e dolci ed è uno degli ingredienti per la preparazione del curry. Si utilizza nelle preparazioni di birre e altre bevande fermentate, di liquori, sciroppi e biscotti, oppure grattugiato fresco sulle pietanze. Lo zenzero può essere gustato anche candito o sciroppato e preparato anche in forma di tisana o decotto.

Zenzero
Lo zenzero ha un aroma particolarmente pungente, aromatico e dal profumo canforato, con sentore di limone e citronella – Photo credit: Anna Musio, food blog C’è di mezzo il mare

Curiosità

Nel 2004 il gruppo italiano Elio e le Storie Tese ha dedicato una canzone allo zenzero e alle sue numerose virtù: “Natale allo Zenzero”.

YouTube Video

Lo zenzero è chiamato ginger in inglese, gingembre in francese, jengibre in spagnolo e ingwer in tedesco.

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La fitoterapia: curarsi con le piante https://cultura.biografieonline.it/rimedi-naturali-fitoterapia/ https://cultura.biografieonline.it/rimedi-naturali-fitoterapia/#comments Tue, 25 Feb 2014 23:22:27 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9874 Il termine fitoterapia deriva dal greco phytón, pianta, e therapéia, cura. Alla parola phytón è attribuito anche il significato di creatura e essere, poiché la radice deriva dal verbo phyto, ovvero generare e anche essere generati. Quindi la parola pianta viene legata al processo della fertilità, della creazione e della generazione, i cui frutti portano alla nascita di nuove creature, nuovi esseri.

Questa premessa ci fa comprendere come la fitoterapia oggi sia a volte intesa soltanto come pratica basata sull’utilizzo farmacologico delle piante medicinali, senza invece considerare il profondo concetto che racchiude in sé. La fitoterapia studia le proprietà curative delle piante, le indicazioni terapeutiche, le eventuali controindicazioni, la posologia e le vie di somministrazione. Il termine fitoterapia compare per la prima volta nel 1927, in un trattato del medico francese Henri Leclerc (1870-1955).

Fitoterapia
La fitoterapia è la scienza che tratta la prevenzione e la cura delle malattie attraverso l’uso delle piante medicinali e dei loro estratti 

Medicina convenzionale e medicina alternativa

La fitoterapia è la scienza che tratta la prevenzione e la cura delle malattie attraverso l’uso delle piante medicinali e dei loro estratti. E’ inoltre indicata per il mantenimento del benessere psico-fisico e, come l’omeopatia, la cristalloterapia e la cromoterapia, riveste il ruolo di “medicina alternativa”, oppure “medicina complementare” alla medicina convenzionale di natura allopatica. Quest’ultima, a differenza della medicina alternativa, si basa sul principio contraria contrariis curantur, risalente a Ippocrate di Coo (460-377 a.C.), che il creatore dell’omeopatia Samuel Hahnemann attribuì quale fondamento della medicina convenzionale, nella quale la malattia deve essere curata con un’azione terapeutica ad essa contraria, che miri a contrastarne i sintomi.

Origini della fitoterapia

Le piante hanno rappresentato nel corso dei millenni la prima fonte di cura per svariati disturbi e malattie. E’ quindi una pratica che affonda le radici in un passato molto remoto: si pensi che la Mummia del Similaun, conosciuta anche come Ötzi, vissuta di più di 5.000 anni fa, portava con sé alcuni polipori di betulla, cioè funghi con proprietà emostatiche ed antibiotiche. Le prime testimonianze scritte che riguardano le piante medicinali risalgono al 2800 a.C. in Cina, dove il primo erbario cinese dell’imperatore Shen Nung, il Pen Tsao, citava circa 300 piante con le relative preparazioni. Utilizzavano molte erbe medicinali anche Sumeri ed Egizi: questi ultimi, nel Papiro di Ebers, redatto nel 1550 a.C., riportavano l’utilizzo di 700 tipi di piante, classificate in base alla loro azione.

Papiro di Ebers
Il Papiro di Ebers, redatto nel 1550 a.C

Dall’Egitto, lo studio e l’utilizzo delle piante medicinali giunse in Grecia, dove Ippocrate di Coo (460-377 a.C.) ne classificò per la prima volta 300 specie, contenute nel Corpus Hippocraticum (una raccolta di opere che trattano vari temi tra cui la medicina). La medicina greca si diffuse successivamente in tutto il bacino del Mediterraneo, giungendo così alla medicina romana. Nel I secolo d.C. Pedano Dioscoride, medico, botanico e farmacista greco, a Roma, nel suo De materia medica, catalogò oltre 600 piante medicinali. Nel II secolo d.C. il medico Galeno, approfondì e sviluppò le conoscenze ippocratiche. Nel Medioevo, erano i monaci che, dediti alla coltivazione delle piante medicinali, custodivano e tramandavano gli insegnamenti di questa scienza per perpetuare le loro conoscenze.

Teoria della segnatura

Intorno al 1500 si sviluppò la teoria della segnatura che si basava sul simbolismo delle diverse erbe medicinali. Secondo tale teoria, le azioni terapeutiche delle erbe possono essere individuate per analogia morfologica tra la pianta e la malattia da curare; ogni pianta esprime le sue proprietà terapeutiche attraverso la sua somiglianza con la parte malata, per forma, colore o aspetto. Per esempio, la celidonia era usata per la cura delle malattie del fegato e delle vie biliari poiché il suo succo giallo è simile alla bile; la sanguinaria era utilizzata per curare le affezioni ematiche perché il suo succo rosso ricordava il sangue.

Il vero teorico della segnatura fu il medico, filosofo e alchimista Paracelso (1493-1541), che formulò la teoria delle segnature sul presupposto dell’esistenza di una “Legge di Simpatia”, cioè di attrazione delle cose affini, non soltanto nella sostanza, ma anche nella forma poiché, come lui sosteneva: “Il simile appartiene al simile”.

Sanguinaria canadensis L.
La sanguinaria era utilizzata per curare le affezioni ematiche perché il suo succo rosso ricordava il sangue

Con Linneo (1707-1778), medico e botanico svedese, la classificazione delle piante fece grandi progressi, poiché classificò le specie esistenti indicando regole precise per la coltivazione e la raccolta delle erbe medicinali.

Il Conte di Cagliostro (1743-1795), taumaturgo ed alchimista, “amico dell’Umanità”, si avvalse delle proprietà benefiche delle piante, elaborate dalla tradizione degli antichi Egizi, Sumeri e altri popoli orientali, per alleviare le sofferenze degli ammalati e compiere prodigiose guarigioni, poiché, come da lui affermato, la sua conoscenza risiedeva “in verbis, herbis et lapìdibus”, cioè nella parola, nelle erbe e nei minerali.

in verbis, herbis et lapìdibus
“in verbis, herbis et lapìdibus”: la conoscenza di Cagliostro risiedeva nella parola, nelle erbe e nei minerali

Preparazioni fitoterapiche

Esistono varie preparazioni fitoterapiche, tutte ottenute da parti vegetali, sia fresche che essiccate, attraverso l’estrazione del principio attivo della pianta o delle sue parti (foglie, fiori, radici, corteccia, frutto, semi). Il fitocomplesso della pianta medicinale è l’insieme di tutte le sostanze dotate di attività terapeutica e medicamentosa, ovvero i principi attivi estratti dalla pianta.

Tra le preparazioni fitoterapiche più comuni troviamo: la tintura madre (T.M.), o estratto idroalcolico, è una preparazione liquida ottenuta mediante l’estrazione del principio attivo della pianta fresca, o parti di essa, attraverso l’alcol; le tisane invece, sono preparazioni in cui l’acqua è il veicolo utilizzato per l’estrazione dei principi attivi dalla pianta essiccata; gli oleoliti sono preparazioni nelle quali è l’olio il solvente necessario per estrarre i principi attivi delle piante, fresche o essiccate; le polveri sono ottenute a partire da piante essiccate e sottoposte ad un processo di polverizzazione; gli oli essenziali, o essenze, sono ottenuti tramite distillazione in corrente di vapore, oppure per spremitura della pianta fresca o essiccata; gli sciroppi si ottengono facendo bollire un infuso o un macerato con lo zucchero.

Il termine erboristeria indica l’antica arte che permette di identificare, coltivare, raccogliere e conservare le piante medicinali a scopi terapeutici, ma anche cosmetici e nutritivi.

Fitoterapia
La fitoterapia appartiene ad una sapienza antica e sperimentata nei secoli

L’utilizzo terapeutico delle piante ha rappresentato nel corso dei millenni la prima fonte di cura per svariati disturbi. E’ infatti una pratica presente sia nelle antiche metodiche basate sull’empirismo, l’indirizzo filosofico che pone nell’esperienza la fonte della conoscenza, sia nella moderna biomedicina. La fitoterapia può essere abbinata alla medicina convenzionale, ma è buona norma attenersi sempre ai consigli del proprio medico poiché sono possibili interferenze con l’assorbimento dei farmaci assunti. La fitoterapia quindi, oltre che dell’erborista, è anche competenza del medico.

La fitoterapia appartiene ad una sapienza antica e sperimentata nei secoli: le piante e le erbe sono rimedi naturali creati ancor prima della nascita dell’uomo. Come disse Paracelso: “Nella natura tutto il mondo è una farmacia che non possiede neppure un tetto”.

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Che cos’è la nictinastia? https://cultura.biografieonline.it/nictinastia/ https://cultura.biografieonline.it/nictinastia/#respond Fri, 31 Aug 2012 16:19:18 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=3548 Il termine nictinastia è utilizzato in botanica ed indica il movimento periodico che parti di alcune piante (in particolare delle foglie) effettuano con l’alternarsi del giorno e della notte, prevalentemente a seconda della presenza o meno della luce.

Nictinastia
Nictinastia

Questi movimenti ritmici dipendono dall’interazione tra l’orologio biologico della pianta e l’ambiente: così di giorno le foglie assumono la cosiddetta posizione di veglia, quasi orizzontale, mentre di notte la cosiddetta posizione di sonno, quasi verticale. I movimenti sono quindi in relazione con la variazione di intensità della luce ma anche con la variazione di temperatura. Questo fenomeno si può osservare nell’apertura e chiusura di molti fiori, prevalentemente nella famiglia delle Leguminose ed Ossalidacee.

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