Pasolini Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 29 Sep 2023 13:47:12 +0000 it-IT hourly 1 Dacia Maraini, a 100 anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini: “La forza di questo uomo è stata la Poesia” https://cultura.biografieonline.it/dacia-maraini-a-100-anni-dalla-nascita-di-pier-paolo-pasolini-la-forza-di-questo-uomo-e-stata-la-poesia/ https://cultura.biografieonline.it/dacia-maraini-a-100-anni-dalla-nascita-di-pier-paolo-pasolini-la-forza-di-questo-uomo-e-stata-la-poesia/#respond Sun, 27 Feb 2022 14:14:13 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=39422 Caro Pier Paolo” (edizioni Neri Pozza): è questo il titolo del libro che la scrittrice Dacia Maraini ha interamente dedicato ad uno dei più grandi intellettuali del nostro tempo, Pier Paolo Pasolini. Lo scritto esce in occasione del centenario dalla sua nascita. Il volume, che sarà disponibile nelle librerie di tutta Italia a partire dal 3 Marzo prossimo,  è il racconto che attraversa passato, presente e futuro, con una raccolta di memorie di Pasolini sotto forma di lettere.

Dacia Maraini e Pasolini sono stati legati da una profonda amicizia e da una stima reciproca.

 “Il libro mi è stato chiesto da Roberto Cotroneo che ha insistito tanto sull’amicizia che mi legava a Pier Paolo. Da principio gli ho detto di no, ma poi mi è venuta l’idea delle lettere e ho capito che avrei potuto parlare ancora con un caro amico morto e questo mi ha spinto a scrivere“, ha dichiarato la scrittrice alla stampa.

In particolare, l’autrice ha rivelato di essere ancora in comunicazione con l’amico Pier Paolo attraverso i sogni. “Sogno molto e spesso gli amici morti. Pier Paolo è uno di questi. Poi da ultimo, proprio quando ho cominciato a scrivere il libro, mi è apparso in sogno più frequentemente“.

Non è che non apprezzi gli altri suoi scritti, ma penso che il segreto della sua forza e della sua originalità stia nella poesia“, ha aggiunto, sottolineando poi l’aspetto profetico di alcuni versi di Pasolini.

Pier Paolo Pasolini profetico

Era profetico per sensibilità e per intuito. E leggendo le sue poesie si capisce questa sua capacità di vivere le trasformazioni sociali patite con tutto il corpo”.

Le persone più vicine a Pasolini

Nel libro di Dacia Maraini il poeta intellettuale viene descritto nei suoi momenti più intimi, con gli amici con i quali condivideva viaggi ed esperienze varie (Moravia, Elsa Morante, la Callas, Laura Betti), ma anche con la madre Susanna a cui era molto legato, e con le donne che aveva amato.

Le donne per Pasolini erano prima di tutto madri. Anche le più giovani le vedeva come tali. Per questo non accettava l’aborto, perchè si identificava con il bambino espulso e considerava la donna che abortiva una madre violenta. Faceva fatica a capire le ragioni disperate di una donna che abortiva“.

Una fine tragica ancora da chiarire

La morte di Pier Paolo Pasolini, avvenuta il 2 novembre 1975 all’idroscalo di Ostia, è ancora immersa in una serie di dubbi e avvolta in circostanze tutt’altro che chiare. Come tutti, anche Dacia Maraini si chiede se un giorno verrà fuori la verità.

Ci si è affrettati a chiudere il caso visto che c’era un reo confesso, senza tenere conto dei tanti indizi che mostravano la presenza di altre persone. Ma chi erano? Non lo sappiamo. Pelosi prima di morire ha confessato che non è stato lui, ma allora chi? Questo non l’ha voluto dire“, ha detto l’autrice.

Caro Pier Paolo, libro di Dacia Maraini
Caro Pier Paolo, libro di Dacia Maraini
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Sessantotto: il movimento del 1968 in Italia (riassunto) https://cultura.biografieonline.it/1968-in-italia-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/1968-in-italia-riassunto/#comments Fri, 21 Oct 2016 12:38:26 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20065 Dopo la morte di esponenti come Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti, la politica italiana si svolse ancora una volta all’insegna del torpore e della disorganizzazione. Si alternarono alla guida del governo diversi personaggi che portarono avanti dei governi confusi e di breve durata. Governi in abbondanza che, in teoria, dovevano essere diversi. E portare quanto meno delle modifiche ma che, in pratica, portavano sempre gli stessi frutti. All’improvviso vi fu tempesta in Europa, in Francia e in Italia. In particolare nelle università, esplosero delle proteste studentesche che comportarono una serie di occupazioni e rivendicazioni. Esse precedettero e seguirono i moti parigini del maggio 1968. In questo articolo approfondiamo i temi del 1968 in Italia.

Il 1968 in Italia Sessantotto riassunto - Potere studentesco

Il 1968 in Italia: la protesta studentesca

Il primo episodio, in Italia, lo si ebbe nel corso del 1968 nei pressi di Valle Giulia, vicino alla Romana Villa Borghese. E’ una zona in cui aveva sede la facoltà di architettura. Qui alcuni giovani studenti che facevano parte del movimento studentesco furono protagonisti di numerosi scontri con i poliziotti.

Le prime rappresaglie dunque si ebbero a Roma, ma il movimento studentesco milanese era certamente più organizzato e più forte rispetto agli altri. Tra le sue fila vi era il leader e capro espiatorio Mario Capanna. Egli fu uno studente iscrittosi alla statale di Milano dopo essere stato allontanato dalla sede dell’Università Cattolica. Nel maggio del 1968 tutte le università di Milano, esclusa la Bocconi, furono occupate.

In merito a ciò, il famoso poeta e scrittore nonché sceneggiatore e regista Pier Paolo Pasolini prese una posizione alquanto rigida nei confronti di questi studenti. Essi vennero aspramente criticati dal drammaturgo d’origine bolognese, il quale si schierò dalla parte dei poliziotti. Secondo lui, in sintesi, erano proprio loro i figli del popolo, mentre gli studenti erano dei figli di papà, viziati.

Il movimento operaio

La protesta studentesca del 1968 in Italia, raggiunse il livello massimo di consensi. Tutto ciò comportò l’esplosione di numerose rivolte degli operai in fabbrica, nel 1969. Dunque il movimento operaio si amplificò e si collaudò anche più di quello studentesco.

Sessantotto: Scioperi del 1968
Sessantotto: studenti ed operai uniti nella lotta

Dal loro canto, gli operai erano afflitti da un continuo e profondo malessere sociale che fu probabilmente causato (secondo loro stessi) dal cosiddetto “miracolo economico” che caratterizzò l’Italia negli anni ’60, il quale non era stato accompagnato sia a livello governativo e sia dal punto di vista imprenditoriale. Gli operai rivendicarono in gran parte il fatto che loro pagassero molte più tasse e che iniziò ad insediarsi l’evasione fiscale da parte di alcuni ricchi imprenditori.

L’autunno sindacale

Correva l’anno 1969 quando nacque “l’autunno sindacale“, denominato così perché durante l’autunno era in corso l’importante discussione di 32 contratti di lavoro. La loro discussione si svolse in un clima arduo e tempestoso. I sindacati e i comitati dei lavoratori esigevano salari uguali per tutti. La loro richiesta fu esaudita in quanto i contratti vennero firmati dopo numerosi incidenti e scontri tra i protestanti.

Gianni Agnelli
Gianni Agnelli

Dopo tutti questi disordini intervenne anche “l’avvocato” e principale azionista della FIAT, Giovanni Agnelli, in quanto anche nelle sua azienda vi furono diverse proteste. Agnelli disse, riferendosi all’autunno sindacale, che quest’avvenimento fu l’inizio di 10 anni disastrosi e di brutalità in fabbrica. Probabilmente tutto questo introdurrà ciò che sarà poi quel periodo di terrorismo, che si manifestò in Italia negli anni successivi, denominato “anni di piombo” e caratterizzato dalle Brigate Rosse.

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Ragazzi di vita, riassunto e commento al romanzo di Pasolini https://cultura.biografieonline.it/ragazzi-di-vita-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/ragazzi-di-vita-riassunto/#respond Tue, 11 Oct 2016 15:42:25 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20056 Ragazzi di vita” di Pier Paolo Pasolini, pubblicato nel 1955 da Garzanti, è uno dei romanzi di rilievo dello scrittore e regista friulano.

Ragazzi di vita - Libro riassunto - Pasolini

Temi trattati

Nel romanzo, viene narrata la vita del sottoproletariato delle borgate romane nel periodo del Secondo dopoguerra. L’autore descrive una realtà degradata. Qui si muovono i personaggi che agiscono spinti dall’istinto e dalle passioni. Vivono di sotterfugi ed espedienti più o meno legali. Il loro è un mondo che lo stesso Pasolini definisce povero, caotico. In questa realtà non si trovano, purtroppo, dei punti di riferimento stabili. Come la famiglia o la scuola o lo stesso lavoro).

In questo romanzo, l’autore utilizza il lessico e il gergo delle borgate. La voce narrante invece segue sempre la corretta forma della lingua italiana. Essa soffre seguendo le vicissitudini del principale protagonista.

Pier Paolo Pasolini narra, in modo minuzioso, della vita delle borgate romane di quel periodo. Così come le vicende dei loro protagonisti. Le descrizioni sono ricche di estremo realismo.

Riassunto

Il romanzo “Ragazzi di vita” narra di un gruppo di ragazzi di Pietralata. E’ un quartiere infernale della periferia romana degli anni Cinquanta. Le vicende ruotano attorno a questi ragazzi. In particolar modo a Riccetto, di cui l’autore ne descrive la crescita e il suo tentativo di inserirsi e integrarsi nella società. Gli altri ragazzi di vita sono, oltre a Riccetto: Marcello, Alduccio, il Caciotta, il Lenzetta, Genesio, il Begalone, il Pistoletta.

Era una caldissima giornata di luglio. Il Riccetto che doveva farsi la prima comunione e la cresima, s’era alzato già alle cinque; ma mentre scendeva giù per via Donna Olimpia coi calzoni lunghi grigi e la camicetta bianca, piuttosto che un comunicando o un soldato di Gesù pareva un pischello quando se ne va acchittato pei lungoteveri a rimorchiare.
(INCIPIT del romanzo “Ragazzi di Vita”)

Riccetto

Riccetto vive con la sua famiglia in una scuola che ospita gli sfrattati delle borgate. Lui e i suoi amici vivono alla giornata, cercando di accaparrarsi ogni genere di oggetto che possa essere rivenduto. Si aggirano nei bassifondi del quartiere che sono popolati da ladri, truffatori e prostitute.

Il Riccetto combina furti di ogni genere. Si dedica anche al gioco d’azzardo. Il ragazzo vive la vita in modo selvaggio e senza regole fino a quando, per un furto – tra l’altro stavolta non commesso da lui – viene condannato a tre anni di carcere.

Pasolini, però, si sofferma anche sulla bontà del ragazzo. Dopo aver racimolato del denaro, questi un giorno decide improvvisamente di fare un giro in barca sul Tevere. Da lì a poco si butta in acqua per salvare una rondine che sta per annegare.

La situazione famigliare di Riccetto precipita con il passare del tempo. La casa in cui abitava con la mamma ed alcuni suoi amici, crolla. Ormai essa era ridotta in uno stato deplorevole e precario.

Nel crollo muore la madre del Riccetto e, dopo un disperato ricovero in ospedale, anche il suo amico e compagno Marcello. Con il tempo però, fortunatamente il Riccetto riesce a trovare un lavoro e ad integrarsi nella così detta società normale e agiata, mentre gli altri ragazzi sono destinati ad una fine tragica o al carcere o alla prostituzione o alla morte prematura.

Gli altri ragazzi di vita

Alduccio si trova in gravi difficoltà, cercando di controllare l’umore e le follie della sorella incinta con manie suicide ed è alle prese, inoltre, con un padre alcolizzato e una madre epilettica. Il Begalone per una tragica fatalità si ammala; il suo amico Amerigo, sorpreso a giocare d’azzardo durante una bisca clandestina, ritrovandosi in carcere, si toglie la vita. Non è diversa la fine del Pistoletta che, durante un gioco feroce, viene legato dai suoi crudeli compagni, e infine muore per l’efferatezza del gioco stesso.

Finale

In ultimo, il Riccetto, fra l’altro, assiste impotente alla morte del suo ultimo amico Genesio, che annega nelle acque dell’Aniene mentre si trovava in compagnia dei suoi fratelli minori Mariuccio e Borgoantico e il cane Fido. Riccetto, per evitare eventuali guai e dato che ormai aveva un lavoro, assiste impotente alla morte dell’amico. Il romanzo si chiude così in modo tragico. Riccetto è l’unico che si salva: ormai, la sua integrazione con il mondo dei “normali” e consumisti è solo all’inizio del suo cammino.

Accuse rivolte all’autore

Inizialmente l’autore, toccando temi forti nel suo romanzo, come quello del degrado e della prostituzione minorile maschile, viene accusato di oscenità e pornografia. A causa del tema trattato, Pasolini viene chiamato a processo ma, fortunatamente, quest’ultimo si risolve con un’assoluzione piena dell’autore. Anche grazie al contributo di alcuni intellettuali italiani e non, che intercedono per lui.

Ragazzi di vita - Libro - Pasolini - giornale

Trasposizioni cinematografiche

Il romanzo in seguito ottenne un notevole successo di critica e di pubblico tanto che, nel 1961, lo stesso autore realizzò il suo primo film dal titolo “Accattone“, considerato la trasposizione cinematografica dei suoi precedenti lavori letterari “Ragazzi di vita” e “Una vita violenta“.

Accattone, film di Pier Paolo Pasolini
Accattone (1961), è il primo film di Pier Paolo Pasolini

Il film infatti è considerato una metafora di quella parte d’Italia caratterizzata dalla figura del sottoproletariato che purtroppo, ancora oggi, vive nelle periferie delle grandi città senza alcuna speranza di un miglioramento della propria condizione sociale ed economica.

Accattò, senti quello che te dice il profeta: oggi te vendi l’anello, domani la catenina, fra sette giorni pure l’orologio; e fra settantasette giorni nun c’avrai nemmeno l’occhi pe piagne.

Un anno dopo, seguì un altro film di Pasolini dal titolo “Mamma Roma“, che si muove sempre sullo sfondo della periferia romana ed interpretato dalla bravissima attrice Anna Magnani.

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Intervista a Emanuele Trevi https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-emanuele-trevi/ https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-emanuele-trevi/#comments Wed, 11 Jul 2012 08:43:04 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=3110 Emanuele Trevi. Nato a Roma nel 1964, scrittore e noto critico letterario, tra le voci italiane più ricercate e richieste nel panorama delle curatele letterarie e saggistiche.

Emanuele Trevi
Emanuele Trevi

Ha esordito come autore di narrativa con “I cani del nulla” (Einaudi, 2003) e ha pubblicato per la collana della casa editrice Laterza, Contromano, i due libri “Senza verso” e “L’onda del porto”, entrambi nel 2005. Il suo ultimo romanzo si intitola “Il libro della gioia perpetua”, edito dalla casa Rizzoli nel 2010. Tra le numerosissime pubblicazioni non di narrativa, vanno segnalate “Istruzioni per l’uso del lupo” (Castelvecchi, 1994) e “Musica distante” (Mondadori, 1997). È autore inoltre dei libri-intervista “Invasioni controllate” (con Marco Trevi, Castelvecchi 2007) e “Letteratura e libertà” (con Raffaele La Capria, Fandango, 2009). Collabora con le testate Repubblica, Il Manifesto, Il Messaggero e Il Foglio. È conduttore di programmi radiofonici culturali per Rai Radio 3 ed è anche autore teatrale, tra i più apprezzati sulla scena capitolina.

Un punto di svolta della sua carriera letteraria è rappresentato senza dubbio dal romanzo-saggio edito nel 2012 “Qualcosa di scritto”, pubblicato da Ponte alle Grazie e giunto al secondo posto del Premio Strega 2012, a soli due voti di distanza dal romanzo “Inseparabili” di Alessandro Piperno. Il libro indaga e approfondisce l’intensa amicizia tra Pier Paolo Pasolini e l’attrice e cantante Laura Betti, conosciuta personalmente da Emanuele Trevi nel corso della sua collaborazione presso il Fondo Pasolini. Ma non solo. Il romanzo dell’autore romano – vero e proprio caso letterario prim’ancora di sorprendere tutti allo Strega – racconta la storia dell’ultima, enigmatica opera di Pasolini, “Petrolio”, cercando di fare chiarezza sulla sua poetica e sull’ultima parte della sua vita, tragicamente conclusasi con un omicidio del quale non sono mai state accertate tutte le dinamiche. Nel corso di una presentazione, Emanuele Trevi ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito al suo lavoro, inserite di seguito.

Saggio, romanzo, tutte e due le cose, o soltanto una di esse. Che tipo di lavoro è “Qualcosa di scritto”?

A me piacciono i libri che più che raccontare, più che dare una trama, sono la traccia di una trasformazione. Una persona è in una certa maniera e alla fine del libro, dimostra di aver subito qualcosa che l’ha toccato. È difficile che qualche cosa tocchi davvero nel profondo e quando questo accade, è come un fulmine a ciel sereno: un annessione di nuovi territori nella propria esistenza. È il miracolo di trasformarsi.

Nel libro, coprotagonista della vicenda pasoliniana è sicuramente Laura Betti, con cui hai avuto a che fare. Come si può descrivere un personaggio così sopra le righe?

Emanuele Trevi: La conoscevo di fama, questa donna. Si pensi all’interpretazione che fa in “Novecento” di Bertolucci o alle sue performance vocali, una cantante straordinaria, con un talento innato, naturale. Ma mi ritrovai di fronte ad una dimensione del tutto diversa: era completamente impazzita. E me ne accorsi subito, che era pazza, perché il primo appuntamento me l’aveva dato il 1° gennaio alle 8.00 di mattina. Lei mi odiava, si capiva: io ero un ragazzo per bene, la mia provenienza sociale era alto borghese e infatti me lo disse subito: “Tu sei un paraculo”. Ed io mi chiesi: come ha fatto a capire tutto di me in così poco tempo? Tuttavia, sentivo che il rapporto tra lei e Pasolini, per quanti studi avessi fatto, era un qualcosa che mi era completamente sfuggito.

Che cos’è “Petrolio” e quanto è legata, come opera, alla morte del grande scrittore?

Pasolini era una persona che negli ultimi tre anni si era dedicato ad una trasformazione della sua vita. Ma soprattutto negli ultimi giorni della sua vita, si pensi al servizio fotografico nudo fatto per Pedriali … Non regge la storia ufficiale della sua morte. Quando è uscito Petrolio, nessuno si è accorto di questa doppia trasformazione di cui si narra nel libro.

Si racconta di questo Carlo Valletti, ingegnere petrolifero per conto dell’Eni, il quale viaggia molto in Oriente e che, ad un tratto, si trasforma in due persone, Carlo Il Buono e Carlo Il Cattivo. A loro volta, queste due persone si trasformano in due donne, è un doppio prodigio, una metamorfosi, un’identità che Pasolini mette in contatto con la realtà e con una realtà del potere.

Egli allude direttamente ad una realtà precisa, come quella di Enrico Mattei, il quale è stato uno degli ultimi, veri servitori dello Stato, e dall’altra parte, anche, ad un finanziere democristiano, Eugenio Cefis, facendo riferimento ad una rivalità reale tra i due, risalente addirittura all’epoca della Resistenza. Quando ritrovano Petrolio, dopo la morte di Pasolini, la teoria che subito tirano in ballo tutti è che è stato ucciso per queste ragioni, per delle rivelazioni tra questi due personaggi importanti della politica e dell’economia nazionale. Ma non regge assolutamente come cosa, non si sono informati bene, perché Pasolini non solo cambia i nomi di queste allusioni, ma si serve unicamente di ritagli di giornale, di qualche articolo preso da L’Espresso e niente di più: non era un grande ricercatore, Pasolini.

Perché allora uccidere lui e non l’articolista dell’Espresso? Non regge. Secondo me, la pista va ricercata nella malavita romana ed è legata al film Salò, forse, al famoso furto delle “pizze” del film, tanto che ha dovuto montare il film in modo completamente diverso rispetto alla sua idea iniziale, e non è un caso che la riapertura delle indagini finalmente sia ripartita da lì. Non vedo perché i servizi segreti avrebbero dovuto uccidere uno che copiava dall’Espresso: non ha senso, questa cosa.

Come mai questo nuovo interesse? Questa riapertura delle indagini e delle storie attorno a Pasolini?

Si deve al sublime senatore Dell’Utri, va ammesso, il quale lancia l’idea del capitolo mancante di Petrolio, il numero 21, dal titolo, si dice, “Lampi sull’Eni”. Dell’Utri dice di aver avuto dei contatti con alcuni personaggi che gli avrebbero promesso di vendergli il capitolo di Pasolini, cosa poi saltata a causa dell’attenzione mediatica fiorita attorno a questa cosa. Può essere anche vera questa sottrazione del capitolo, ma sono convinto che, carte alla mano, ciò di cui era in possesso Pasolini non era affatto materiale segreto, proprio perché non era il suo modo di lavorare.

Il tema di Petrolio, dal punto di vista letterario, è un altro, questo non si è capito in tutti questi anni: è il rapporto con la verità. È un’allegoria della conoscenza piuttosto sempliciona, a dire il vero, che fa riferimento a Tiresia, ad un mito greco: al sacerdote che per 9 anni diventa donna, per poi ritornare uomo. Conosce in pratica tutta la totalità dell’essere umano, cosa che gli conferisce la possibilità della conoscenza, come da sempre il mito dell’androginia suscita nei racconti umani, percorrendo addirittura tutte le religioni, le credenze e quant’altro.

Quando uscì Petrolio parlarono di scene di sesso omosessuali, altro esempio della superficialità con la quale si sono avvicinati all’opera, questo perché il protagonista di quelle scene aveva subito una trasformazione, era diventato una donna, non c’era alcuna omosessualità in quelle scene. Il mio lavoro è consistito in questo, nell’analizzare e decifrare i manoscritti di questo enigmatico volume, questo magma intricato che, secondo me, andrebbe pubblicato così com’è. È un’ombra di Pasolini, Petrolio, una vera e propria ombra. Il mio merito è quello di averlo reso, diciamo così, comprensibile.

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Intervista a Fabrizio Gifuni https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-fabrizio-gifuni/ https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-fabrizio-gifuni/#respond Thu, 21 Jun 2012 13:18:56 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=2741 Fabrizio Gifuni. Nato a Roma, formatosi all’Accademia Silvio D’Amico, è uno dei migliori attori italiani di cinema e teatro, pluripremiato anche all’estero e, anche, conosciuto sul piccolo schermo per aver preso parte ad alcune fiction di qualità.

Fabrizio Gifuni
Fabrizio Gifuni

Tra le sue molte interpretazioni, spiccano quelle nei film “Giovanni Falcone” (1993), “Il partigiano Johnny” (2000), “La meglio gioventù” (2003), “La ragazza del lago” (2007) e i recenti “La kryptonite nella borsa” e “Romanzo di una strage” (2011).

Premiato come “Rivelazione Europea” al Festival di Berlino, Globo d’Oro e Premio De Sica nel 2002, ha vinto il Nastro d’argento nel 2004 con lo splendido affresco dell’Italia post-nucleare firmato Marco Tullio Giordana, dal titolo “La meglio gioventù”. Premio Flaiano nel 2005, quattro nomination al David di Donatello, ha vinto anche il “Premio Ubu 2010”, il “Premio della critica” e “Premio Le maschere d’oro del teatro italiano” per lo spettacolo “L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro”.

Proprio questa pièce teatrale, unita allo spettacolo “Na specie di cadavere lunghissimo”, tratto da brani di Pasolini e del poeta Giorgio Somalvico, costituisce, insieme ad un libro-reportage contenente diversi contributi intorno al suo lavoro e quello del regista Giuseppe Bertolucci, un’unica opera, pubblicata in cofanetto nel gennaio del 2012 dalla casa editrice minimum fax con il titolo “Gadda e Pasolini. Antibiografia di una nazione” (2 dvd + libro).

Il progetto pertanto, nelle parole dello stesso Fabrizio Gifuni, “nasce dal desiderio di organizzare un grande racconto sulla trasformazione del nostro paese. Su ciò che eravamo, su ciò che siamo diventati e su ciò che in fondo siamo sempre stati. Per capire cosa è accaduto, come sia stato possibile arrivare a tutto questo”. Intorno a questo lavoro e alla sua esperienza di attore italiano di cinema e, soprattutto, di teatro, Fabrizio Gifuni ha risposto ad alcune domande, nel corso di un’intervista in esclusiva, colta durante una presentazione del cofanetto minimum fax.

Fabrizio Gifuni, a sangue freddo: che cos’è un’antibiografia?

Questa antibiografia è un lavoro che nasce da un’idea risalente a circa dieci anni fa e che partiva da una domanda molto urgente: come fosse stato possibile arrivare a tutto questo, come fosse stato possibile essere scaraventati nell’oscenità dei tempi presenti.

L’antibiografia nasce dalla voglia di capire se, attraverso gli strumenti del teatro, riutilizzando le parole e i pensieri di due giganti della letteratura italiana, oltre che due grandi italiani, fosse possibile capire un po’ meglio cos’è accaduto a questo paese.

 “Gli italiani sono tutti tranquilli quando possono persuadere se medesimi di aver fatto una cosa che in realtà non hanno fatto”. L’allegoria è gaddiana, lo sfondo è la prima guerra mondiale, si parla del ministro Salandra, addirittura del re. Ma quanto è attuale questa frase che reciti durante lo spettacolo? E quando, soprattutto, l’ultima volta che è stata messa in atto?

Credo che sia  uno degli assunti gaddiani più terribilmente presenti davanti ai nostri occhi. Lo sguardo di questi due autori molto spesso illumina una specie di difetto di fabbricazione che ci riguarda da vicino: una difficile assunzione di responsabilità. Siamo sempre in grado di mettere in atto un meccanismo per il quale è sempre colpa di qualcuno: le istituzioni, i partiti, gli uomini della provvidenza. C’è sempre qualcuno a cui dare la colpa, purché non noi. Gadda e Pasolini sono due esempi concreti di come si possa condurre una pratica onesta di assunzione individuale delle proprie responsabilità.

Scrivi: “il teatro mette paura al potere”. È, anche, per questa ragione che la cultura è stata ormai derubricata dalle voci di bilancio e non solo in tempi di crisi? Quale scenario, di questo passo, si profila?

Che la cultura sia stata derubricata è ormai una cosa alla quale ci siamo tristemente abituati, salvo fantastiche eccezioni, che ci sembrano appunto eccezioni perché ci siamo abituati al peggio. Io sono più propenso a pensare a ciò che si può fare, ad attivare una cittadinanza attiva: penso ad esempio all’esperienza del Teatro Valle occupato,che è anche molto presente all’interno del cofanetto, con vari frammenti registrati direttamente da lì. È un’esperienza che compie un anno ed è una cosa completamente inedita. Non si era mai visto nel nostro paese un teatro così importante venire non “occupato”, ma “preoccupato”, in cui tanti lavoratori e lavoratrici della conoscenza se ne prendessero carico con tanta cura, con tanta passione e con tanto amore. Adesso credo sia molto più importante guardare a questi esempi positivi.

Nel tuo spettacolo, traendo brani dal grande poeta friulano, viene fuori L’italietta di Pasolini.  Un messaggio sempre attuale, pur con le dovute modifiche, con certi aggiornamenti. Ma di preciso, oggi, nel 2012, qual è l’italietta? E come l’avrebbe descritta, rappresentata, versificata, Pasolini, secondo Fabrizio Gifuni?

Molto spesso ci si domanda cosa avrebbe detto e scritto Pasolini oggi. Io credo che non è un caso che Pasolini non ci sia più. Fortunatamente ci ha lasciato talmente tanto, tra letteratura e critica e cinema, che è proprio attraverso la sua opera che è possibile utilizzare quegli strumenti ancora utili per leggere meglio la realtà di oggi. Quando parlava negli anni ’70 di genocidio culturale, all’epoca erano parole che risultavano perlopiù incomprensibili, non per tutti comunque. Ma oggi, invece, capiamo meglio cosa significa, ognuno di noi ha la precisa idea di vivere in un’epoca di post-genocidio culturale. Si tratta solo di capire cosa fare.

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L’assassinio di Pasolini https://cultura.biografieonline.it/assassinio-di-pasolini/ https://cultura.biografieonline.it/assassinio-di-pasolini/#comments Wed, 23 May 2012 18:20:17 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=2110 Pier Paolo Pasolini fu ucciso sul lungo mare di Ostia nella notte fra il giorno 1 e 2 novembre 1975. Il suo corpo fu trovato da una donna. Ella vicino al luogo della tragedia vide un uomo completamente sfigurato e maciullato nel volto e nel corpo, disteso poco lontano da una baracca.

L’assassinio di Pier Paolo Pasolini

Dopo l’arrivo della polizia venne accertato che si trattava di Pier Paolo Pasolini, uno dei più importanti intellettuali italiani. Un poeta prima di tutto e un uomo scomodo che era diventato negli ultimi anni un punto di rifermento per molte persone. Non solo per la sua opera letteraria e cinematografica, ma anche per i suoi articoli. Articoli che avevano scosso le coscienze e forse preoccupato qualcuno.

Questa fu una delle teorie che riguardò l’ipotesi di mandanti che avevano organizzato l’omicidio. Essa venne ipotizzata alcuni giorni dopo il delitto da alcuni giornalisti e da alcuni intellettuali amici della vittima.

Le prove e la ricostruzione delle ultime ore di vita del regista portarono a conclusioni forse troppo affrettate.

Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini

I fatti

All’una e trenta del 2 novembre fu fermato un ragazzo di 17 anni alla guida di una Alfa Romeo 2000 che i carabinieri constatarono rubata. In seguito, dopo il ritrovamento del cadavere, si stabilì che l’auto era di Pasolini, nel frattempo il ragazzo, che si chiamava Giuseppe “Pino” Pelosi era stato portato in caserma per ulteriori accertamenti.

Dopo un interrogatorio serrato ammise le sue responsabilità: aveva incontrato Pasolini vicino alla stazione Termini ed era salito sulla sua auto.

Erano andati, quindi, in un ristorante dalle parti della Basilica di San Paolo. Poi si erano spostati sul lungomare per consumare un rapporto sessuale. A questo punto Pelosi disse che aveva deciso di non assecondare Pasolini nelle sue richieste. Per questo era uscito dall’auto ma era stato inseguito dallo scrittore che lo aveva colpito con un bastone. Allora Pelosi aveva reagito colpendo a sua volta il regista. Poi, preso dal panico, gli avrebbe rubato l’auto e lo avrebbe involontariamente travolto.

Si tratterebbe, quindi, di omicidio involontario causato da legittima difesa.

A questo punto non sono molto chiari alcuni elementi.

Conosceva Pelosi l’identità della sua vittima?

Per alcuni no, lo avrebbe saputo in seguito anche se in carcere, la notte del 2 novembre durante il fermo, pare si sia vantato di aver ucciso un intellettuale famoso, Pasolini, avendo quindi consapevolezza dell’identità dello scrittore e della volontarietà della sua azione.

C’era qualcuno con Pelosi?

L’inchiesta di Oriana Fallaci

Per alcuni giornalisti e intellettuali, come ad esempio Oriana Fallaci, sì c’erano, perché Pasolini era uno sportivo e avrebbe sicuramente tenuto a bada un ragazzino di 17 anni che si fosse avventato su di lui, quindi dovevano almeno due o tre gli aggressori.

Inoltre la stessa Fallaci in un’inchiesta pubblicata sull’Europeo raccolse alcune testimonianze che parlarono di diverse persone presenti quella notte. Tali dichiarazioni non furono raccolte dai magistrati e la Fallaci le tenne anonime.

Molti anni dopo un testimone che viveva nelle baracche vicino al luogo del delitto disse di aver sentito il poeta che urlava “Mamma mia, questi mi uccidono” riferendosi al plurale e di aver visto alcune persone che lottavano nel campetto in cui fu ritrovato il corpo.

Molte domande

Perché le versioni di Pelosi sono diverse?

Il ragazzo, infatti, prima ha dichiarato di essere stato da solo a compiere il delitto e poi di essere stato aggredito da qualcuno che lo trattene mentre altri uccidevano Pasolini.

Di chi avrebbe paura?

Di qualche borgataro violento che voleva derubare Pasolini?

O di qualcuno più pericoloso che aveva fatto da mandante e avrebbe potuto fargliela pagare?

C’è un’altra domanda che mi sovviene: perché, se si è trattato di un complotto di cui Pelosi era l’esca, ha tenuto l’auto di Pasolini?

Non aveva più senso che la lasciasse sul posto e si eclissasse?

Sembrano, infatti, più credibili le ultime dichiarazioni che lo stesso Pelosi ha rilasciato negli ultimi anni in cui dichiarava di non essere stato lui ad uccidere il regista friulano ma di essere stato aggredito insieme a Pasolini da 5 o 6 persone e poi di essere scappato con la sua macchina fino a quando non è stato arrestato.

Interessante a questo proposito l’incontro fortuito fra Pelosi e Veltroni in una libreria romana.

La condanna

Comunque sia, Pelosi fu condannato in tutti i gradi del processo e la Cassazione confermò i 9 anni di reclusione. Nel frattempo le indagini che portarono avanti alcuni giornalisti e che ancora adesso interessano e appassionano molte persone condussero su diverse piste: mandanti di estrema destra avrebbero organizzato una spedizione punitiva contro l’intellettuale scomodo cercando poi di sviare le indagini.

La polizia avrebbe chiuso il caso troppo velocemente perché aveva un reo confesso e quindi era inutile proseguire nelle ricerche ma la notte dell’omicidio c’erano altre persone con Pasolini e Pelosi.

Si parlò infatti anche di un biondino che aveva frequentato precedentemente il poeta e che quella notte, secondo le dichiarazioni di un ristoratore, aveva cenato con Pasolini. Episodio smentito da pelosi che ha sempre dichiarato di essere stato lui a cena con il regista.

L’inchiesta di Oggi

In seguito un’inchiesta di Oggi dimostrò che un carabiniere si era infiltrato in un gruppo di delinquenti adolescenti delle borgate romane e che alcuni di loro gli avevano confidato di aver ucciso, insieme ad una terza persona Pasolini ma le indagini furono abbandonate e non vennero prese in considerazione. Queste persone erano i fratelli Borsellini, persone che Pelosi in questi ultimi anni ha identificato fra i partecipanti al delitto.

Altre piste seguono filoni politici ma la verità oggettiva rimane non chiara.

Il poeta Dario Bellezza, amico di Pasolini, per molti anni parlò di complotto ma in seguito, in un libro del 1996 ritrattò la sua ipotesi iniziale ritenendo che Pasolini fosse semplicemente stato vittima del suo amore per quella vita frequentata da ragazzi violenti di cui tanto aveva raccontato.

L'assassinio di Pasolini
L’assassinio di Pasolini

Il punto centrale della vicenda riguarda l’identità di questi ignoti e dei loro eventuali mandanti.

Chi sono?

Perché hanno fatto uccidere Pasolini?

Volevano farne un martire? Oppure Pasolini, che era un uomo non fortissimo ma comunque in buona forma fisica, ha cercato di difendersi portando l’aggressione alle estreme conseguenze?

Credere o non credere alle ultime dichiarazioni di Pelosi che spesso ha cambiato versione?

Molte domande rimangono senza risposta.

Tuttavia ci sono molti elementi per ritenere che la verità sia che ci furono altre persone e che queste hanno terrorizzato Pelosi il quale, passati più di trent’anni dal delitto, si è sentito più sicuro e forse ha avuto voglia di riscattarsi da anni passati nella paura.

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