Parigi Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sat, 24 Feb 2024 22:00:42 +0000 it-IT hourly 1 La Grenouillère: analisi dell’opera di Renoir https://cultura.biografieonline.it/la-grenouillere-renoir/ https://cultura.biografieonline.it/la-grenouillere-renoir/#respond Fri, 23 Feb 2024 20:48:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=39781 La Grenouillère è il titolo di un’opera di Pierre-Auguste Renoir. Si tratta di un olio su tela realizzato nel 1869. Misura 66 x 81 centimetri.

Il dipinto è custodito in Svezia a Stoccolma, presso il Nationalmuseum (Museo nazionale di belle arti).

La Grenouillère - Renoir
La Grenouillère (Renoir)

La Grenouillère: analisi del dipinto

Il soggetto che Renoir realizza si ispira ad un luogo, la Grenouillère. E’ un angolo di Parigi, sulle rive della Senna frequentato soprattutto dalla borghesia parigina. Si tratta di uno stabilimento balneare collocato sull’isolotto di Croissy, piccola emergenza insulare del fiume.

La Grenouillère - foto d'epoca del 1885
Croissy-sur-Seine: foto d’epoca del 1885 circa

In questo dipinto si può osservare come Renoir usi un cromatismo vivo e forte che regala all’opera un’atmosfera vivace ed allegra.

Renoir usa dipingere sulla tela macchie di colore piccole e decise che definiscono le figure, conferendogli morbidi contrasti; questi servono a distinguere le figure dallo sfondo con un equilibrio proporzionato.

Infatti il pittore, da autentico impressionista, elimina il nero dalla sua tavolozza: forma i toni più scuri sfruttando ricche gradazioni attraverso gamme di colori scuri.

La Grenouillère - Renoir - dettaglio del quadro
Dettaglio centrale del quadro

Nel quadro La Grenouillère, qui analizzato, il movimento dell’acqua – che rappresenta una costante nei dipinti degli impressionisti – è realizzato utilizzando ricche gradazioni cromatiche. Ciò permette di dare all’opera una grande vivacità, tale da conferirle un aspetto non solo vivace ma anche dinamico.

Renoir e Monet

Sui dipinti, l’artista impressionista diceva:

Per me, un dipinto deve essere una cosa amabile, allegra e bella, sì, bella. Ci sono già abbastanza cose noiose nella vita senza che ci si metta a fabbricarne altre. So bene che è difficile far ammettere che un dipinto possa appartenere alla grandissima pittura pur rimanendo allegro. La gente che ride non viene mai presa sul serio.

Questo quadro risale al periodo del fecondo sodalizio artistico tra Renoir e l’amico Claude Monet (dell’amico Monet dipinse un ritratto nel 1875). Anche quest’ultimo dipinse lo stesso luogo nello stesso anno.

La Grenouillère - Monet
La Grenouillère, quadro di Monet (1869). Il dipinto è conservato presso il Metropolitan Museum of Art (The Met) di New York

Una nota scritta di Monet datata 25 settembre 1869 riporta:

Ho un sogno, un dipinto, i bagni de La Grenouillère, per i quali ho fatto dei brutti schizzi, ma è solo un sogno. Anche Renoir, che ha appena trascorso due mesi qui, vuole fare questo dipinto.

Esistono poi altri 2 quadri degli stessi 2 artisti datati 1869:

  • Renoir, La Grenouillère: conservato a Winterthur, in Svizzera (Oskar Reinhart Collection);
  • Monet, Bagnanti a La Grenouillère: conservato presso la National Gallery di Londra.

Curiosità sull’opera

Di quest’opera realizzata da Renoir esiste una riproduzione molto curiosa realizzata dal pittore Stefano Busonero riprodotta nel globo terracqueo di una moneta da due centesimi di Euro.

La Grenouillère - Busonero - 2 eurocent
Dettaglio della riproduzione di Stefano Busonero su una monetina di rame da 2 centesimi di Euro

Busonero risiede a Porto Santo Stefano e realizza opere microscopiche dei grandi maestri del passato con misure che si aggirano intorno al millimetro quadrato di superficie. Sono miniature che richiedono l’utilizzo della lente di ingrandimento per essere ben osservate.

La Grenouillère - pubblicità dell'epoca
Cartolina pubblicitaria d’epoca
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Tropico del Cancro, romanzo di Henry Miller: riassunto https://cultura.biografieonline.it/tropico-del-cancro-riassunto-libro/ https://cultura.biografieonline.it/tropico-del-cancro-riassunto-libro/#respond Tue, 24 Oct 2023 12:11:58 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17883 Uno dei maggiori romanzi dello scrittore americano Henry Miller, pubblicato per la prima volta nel 1934 dalla Obelisk Press a Parigi, è “Tropico del Cancro“. Si tratta di un libro a carattere autobiografico, raccontato in prima persona da Miller, che si rivolge direttamente al lettore ribadendo senza mezzi termini che il testo che ha redatto non è un libro ma uno “scaracchio in faccia all’arte“.

Tropico del cancro - libro
Tropico del cancro, copertina del libro (Feltrinelli) • Scritto nel 1934, fu pubblicato in Italia nel 1962

Tropico del Cancro: ambientazione e temi trattati

Le vicende si svolgono in Francia, in particolare a Parigi, nel periodo dei primi decenni del XX secolo, subito dopo la Belle Époque.

Parigi viene descritta in modo minuzioso dallo scrittore, che ne sottolinea sia i lati positivi che quelli negativi, indicando la città come un luogo pieno di “mollezze da intellettuali“. Ma la città vive anche dei suoi risvolti positivi: appare aperta al mondo del lavoro e ad un confronto politico costruttivo al suo interno.

Il protagonista del romanzo è uno scrittore americano in volontario esilio in Francia, che trascorre le sue giornate in questo clima surreale e altalenante della Ville Lumière, vivendo nel mondo esclusivo degli artisti e della nobil classe.

Lo scrittore, nei vari capitoli, narra le vicende del protagonista Henry, facendo riferimento all’ambiente e ai suoi amici, agli aspiranti artisti, ai colleghi ed ai posti di lavoro che il protagonista frequenta, ai quartieri poveri della Parigi degli anni Trenta, fino ad arrivare a narrare degli incontri amorosi dello stesso Henry con diverse donne conosciute ovunque.

Riassunto

Tropico del Cancro” si apre narrando le vicende di uno scrittore americano che vive a Villa Borghese, a Roma, presso il suo amico Boris. Il personaggio vive un’esperienza simile a quella vissuta da Mattia Pascal, con la sola differenza che lui ha buttato via la maschera, già da tempo.

La sua residenza, italiana da lì a poco, si trasferisce a Parigi, dove il protagonista viene ospitato da una serie di conoscenti che lo aiutano, a turno, a offrigli un riparo e una casa. Henry non ha nemmeno un lavoro stabile, come non stabili sono le sue relazioni amorose sempre da una toccata e fuga. Vive la sua vita in un continuo stato di provvisorietà.

Viene definito, dallo stesso autore, povero in canna ma libero e felice di muoversi come crede. È un protagonista che non si scoraggia mai, inventandosi nuovi lavori, da correttore di bozze, a insegnante di lezioni d’inglese, a modello per pittori, fino a trovare a Digione un posto come insegnante, che manterrà solo per un breve periodo di tempo.

La sua precarietà la vive a pieno anche nella sfera amorosa: si diverte a cambiare compagne con le quali intrattiene relazioni a sfondo puramente sessuale. Si tratta di incontri occasionali di una notte o poco più lunghi.

Solo poche donne lasciano il segno nella sua vita, come la bella Tania, la futura moglie Mona, Germanie e una prostituta incontrata casualmente in un tardo pomeriggio parigino. Si tratta di donne conosciute in un caffè, donne che ha lasciato in America, donne che ha semplicemente osservato e ammirato. Secondo l’autore Henry Miller, non è il tempo che determina l’incisività di una relazione, ma l’intensità del rapporto sessuale; il tempo è solo il vero cancro, la vera malattia, poiché non tutti ricordano che la vita è mortale.

Attorno al protagonista ruotano sempre una serie di personaggi perdenti e al limite del sociale: gente sgangherata, poetastri e scrittori da quattro soldi che rendono più evidente e sottolineano la goliardia di quel periodo storico parigino. A questo punto, la vera protagonista indiscussa del romanzo sembra essere la città di Parigi.

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L’autore e il protagonista

Il protagonista ci narra della sua vita in città, raccontandoci e spiegandoci i suoi pensieri mentre si dedica alle sue continue camminate, passando da un quartiere all’altro della città, da un caffè a una brasserie, da un parco ad una piazza, da strade affollate a strade viste come spenti e grigi scenari.

Henry, affascinato dalla splendida Parigi, ne descrive le sue bellezze come gli Champs-Elysées, l’Arc de Triomphe, la Tour Eiffel, soffermandosi di continuo sulla descrizione dei colori lucenti della città turistica ma anche sui colori cupi degli angoli oscuri dove vive la povertà.

Miller si sofferma inoltre sull’analisi del comportamento aggressivo e volgare della società umana che non risparmia niente e nessuno, soprattutto in quel periodo dove si iniziava ad annusare il pungente profumo dell’arrivo della Guerra.

Henry Miller
Una foto di Henry Miller

Incipit

Abito a villa Borghese. Non un granello di polvere, non una sedia fuori posto. Siamo soli, e siamo morti.
Ieri sera Boris si è accorto di avere i pidocchi. Gli ho dovuto radere le ascelle, ma il prurito non ha smesso. Come si fa a prendere i pidocchi in un posto bello come questo? Ma non pensiamoci. Non ci saremmo mai conosciuti così intimamente, Boris ed io, se non fosse stato per i pidocchi.
Boris mi ha fornito poco fa un compendio di come la vede. È un profeta del tempo. Farà brutto ancora, dice. Ci saranno ancora calamità, ancora morte, disperazione. Non c’è il minimo indizio di cambiamento. Il cancro del tempo ci divora. I nostri eroi si sono uccisi, o s’uccidono. Protagonista, dunque, non è il Tempo…

(Incipit del libro)

Commento all’opera

Il romanzo “Tropico del Cancro” ottenne un notevole successo di critica, venendo considerato un importante capolavoro della letteratura del Ventesimo secolo. Nonostante la descrizione spesso dettagliata delle scene a sfondo sessuale, il capolavoro di Henry Miller venne elogiato in particolar modo per la sua prosa molto spesso elaborata. Il romanzo fu pubblicato negli Stati Uniti per la prima volta solo nel 1961 dalla Grove Press.

Inizialmente, si aprì addirittura un processo ai danni dello scrittore per oscenità, ma fu questa l’occasione palese per rivedere e modificare le leggi americane relative alla pornografia negli anni Sessanta. L’opera venne tradotta in versione italiana da Feltrinelli, nel 1962, grazie alla preziosa collaborazione di Luciano Bianciardi che tradusse il testo, ma venne lanciata nel mercato italiano solo a partire dal 1967.

Tropico del Cancro al cinema

Nel 1970, uscì perfino il film omonimo dal titolo “Tropico del Cancro” per la regia di Joseph Strick che raccontava le diverse avventure di Henry (R. Torn), scrittore americano in volontario esilio attraverso i bordelli e i bassifondi della Parigi degli anni Trenta.

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Ballo al Moulin de la Galette (Renoir): analisi dell’opera https://cultura.biografieonline.it/renoir-ballo-moulin-de-la-galette/ https://cultura.biografieonline.it/renoir-ballo-moulin-de-la-galette/#comments Sat, 27 Nov 2021 19:34:28 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13252 Ballo del Moulin de la Galette è un celebre quadro di Pierre-Auguste Renoir, dipinto nel 1876. E’ il quadro più importante di quel periodo. Ciò perché è un inno alla luce. Esso mostra il livello che Renoir aveva raggiunto nel riprodurre l’attimo di luce, cioè il momento in cui la luce cambia tutto e l’artista riesce a catturarla, rappresentandola in modo perfetto.

Bal du moulin de la Galette (Dance at Le Moulin de la Galette)
Ballo al Moulin de la Galette (Auguste Renoir, 1876) – Musée d’Orsay, Parigi – Olio su tela (175 x 131 cm)

Renoir comprese subito l’importanza dell’insegnamento di Monet riguardo alla luce e fu proprio la loro frequentazione a permettere a Renoir di apprendere gli insegnamenti di uno degli esponenti più importanti dell’Impressionismo.

Ballo al Moulin de la Galette: analisi del quadro

E, infatti, “Ballo al Moulin de la Galette” rappresenta in modo straordinario le idee fondamentali dell’Impressionismo.

La luce è ovunque ed anche le ombre sui volti, come nel caso del viso della ragazza in primo piano, hanno una loro tonalità.

Gli alberi sono pieni di macchie di luce e così la giacca del ragazzo di spalle che parla con la giovane. Ella ha la luce sul volto sotto ad una fronte ombrosa che, come si è detto, è coperta da un’ombra che esalta ancora di più la luce.

Le ombre sono dunque colorate, cioè sono frastagliate di luce e la luce è una protagonista assoluta del quadro. Proprio la luce dà movimento alla scena, le dona quel dinamismo gioioso che proprio nell’attimo che coglie, si compie.

La tecnica

Renoir utilizza la tecnica cara agli impressionisti: pennellate veloci che danno movimento alla scena ma anche dissolvenza; le immagini infatti sembrano fondersi e confondersi e proprio questo aspetto era fra i più osteggiati dai critici dell’Impressionismo.

Questo dipinto è indubbiamente un capolavoro.

Non solo per la maestria con la quale viene ricreata la scena di un ballo festoso e per il modo innovativo in cui la luce viene distribuita in tutte le immagini, ma perché interpreta perfettamente ciò che sta accadendo alla pittura moderna, cioè come sta cambiando e quali travolgenti novità arriveranno da lì a poco nell’arte pittorica.

Montmartre

Questo quadro, Ballo al Moulin de la Galette, ritrae un momento di vita dei giovani parigini. Sono tutti riuniti al Moulin de la Galette, celebre caffè del quartiere di Montmartre. Alcuni di loro ballano (sullo sfondo), altri chiacchierano tra loro, seduti ai tavolini (in primo piano).

E tra i personaggi seduti c’è lo stesso Renoir, che conversa con i suoi amici e con le sue modelle.

La fotografia storica ci trasmette anche la moda dell’epoca: le acconciature delle donne, le gonne che si sollevano durante il ballo, i cappelli a cilindro degli uomini.

Altri quadri di Renoir di questo periodo sono:

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La bevitrice: Suzanne Valadon dipinta da Henri de Toulouse-Lautrec https://cultura.biografieonline.it/la-bevitrice-quadro-lautrec/ https://cultura.biografieonline.it/la-bevitrice-quadro-lautrec/#comments Sat, 20 Nov 2021 13:53:18 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23736 Henri de Toulouse-Lautrec nel 1889 realizza un dipinto di Suzanne Valadon. Il quadro è celebre con il titolo: La bevitrice (In inglese: Hangover: The Drinker).

Genesi dell’opera

Nel 1889 il pittore Henri de Toulouse-Lautrec ha venticinque anni, vive in un ambiente che non ama, non ha particolari protezioni o sicurezze, malgrado il suo titolo nobiliare, e da quattro anni frequenta Parigi. Il suo modo di vivere sconvolge alcuni membri della sua famiglia, ma lui è convinto del suo talento e delle sue infinite capacità.

La bevitrice - Suzanne Valadon - Hangover - The Drinker - Toulouse Lautrec
Suzanne Valadon ritratta da Henri de Toulouse-Lautrec. Titolo dell’opera: La bevitrice (Hangover: The Drinker) • Olio e gesso su tela, 47 x 56 cm • Fogg Art Museum, Harvard University, Cambridge. In lingua francese è indicato come Gueule de bois (Postumi della sbornia).

Tuttavia ciò che più gli interessa sono i tipi umani che popolano la città di notte. L’artista li sta conoscendo grazie alle sue continue frequentazioni di locali notturni e postriboli. Queste frequentazioni lo porteranno a creare una pittura sempre più legata al reale.

Una nuova fase di vita per Toulouse-Lautrec

In questo periodo l’artista si trova ancora in una fase di cambiamento. Infatti è da pochi anni, più precisamente nel 1895, che in un impeto di libertà decide di lasciare la casa paterna per dirigersi verso un’esistenza che vuole consacrare all’arte.

I primi tempi non sono facili, tanto che con amici e parenti Lautrec manifesta in più occasioni il suo disagio per una vita di privazioni e di frequentazioni complicate.

In fondo non gli piace condurre una vita da bohémien. E d’altra parte la Parigi di fine ‘800 non è un elegante palazzo nobiliare, dove il piccolo Lautrec gioca felice e protetto, ma è invece una città meravigliosa piena di vita, anche trasformata da miseria e squallore.

Comunque Lautrec riesce a crearsi un circolo di amicizie che lo proteggono e lo aiutano ad affrontare la sua nuova vita di artista. Fra queste c’è anche la modella Marie-Clémentine Valade, conosciuta come Suzanne Valadon, la quale aveva già posato per Renoir e Degas.

Anche Toulouse-Lautrec stabilisce con Marie un rapporto particolare e la impiega come modella di diversi tipi e personaggi.

La bevitrice: analisi dell’opera

Fra questi personaggi Suzanne Valadon interpreta con una certa capacità espressiva, La bevitrice. Il dipinto viene realizzato nel 1889. La bevitrice mostra tutti i disagi sociali della società moderna.

Lo sguardo perso nel vuoto, l’atteggiamento scomposto e abbandonato a se stesso erano la dimostrazione, per i canoni dell’epoca, di una persona misera che appartiene alla classe popolare.

Toulouse-Lautrec possiede bene la tecnica per mostrare ciò che intende rappresentare. Uno sguardo depravato, sconvolto, torvo e allo stesso tempo disperato.

Per cogliere i dettagli distintivi dell’espressione e rappresentare in modo conciso e unico il profilo della donna, Lautrec analizza e studia le fotografie che lui e i suoi amici si divertono a scattare su soggetti simili.

Da qui nascono diversi esempi: il quadro qui analizzato, La bevitrice, è uno dei più alti.

Il dipinto venne esposto presso il locale Le Mirliton, il cabaret che Aristide Bruant aveva aperto da poco a Montmartre.

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Moulin de la Galette, analisi dell’opera di Pablo Picasso https://cultura.biografieonline.it/moulin-de-la-galette-picasso/ https://cultura.biografieonline.it/moulin-de-la-galette-picasso/#comments Fri, 10 Jul 2020 19:23:45 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29745 L’opera che analizziamo in questo articolo si intitola Moulin de la Galette. E’ un quadro dipinto da Pablo Picasso nel 1900, a Parigi. Cosa ci faceva il pittore catalano a Parigi? Prima di descrivere il quadro nei suoi particolari, iniziamo raccontando del viaggio che portò il grande artista spagnolo in Francia.

Le Moulin de la Galette, quadro di Picasso - picture
Le Moulin de la Galette, Picasso, 1900

Moulin de la Galette: storia del quadro

Picasso: da Barcellona a Parigi

Siamo nel settembre del 1900 e Pablo Picasso, non ancora ventenne, giunge a Parigi insieme al suo migliore amico Carlos Casagemas per assistere all’Esposizione Universale. Entrambi conoscono bene i pittori esponenti dell’Impressionismo; ciò grazie alle riviste che condividevano con amici e colleghi ogni sera nel ristorante Els Quatre Gats (I quattro gatti).

Il locale di Barcellona era un punto di ritrovo per gli esponenti del modernismo catalano. In questo locale tuttora esistente e che all’ epoca era ostello e birreria, molti artisti e intellettuali che in seguito sarebbero diventati famosi, si incontravano agli albori della loro carriera.

Dunque, Picasso conosceva l’arte francese ma non conosceva Parigi; si fece coinvolgere dalla sua vita notturna, molto diversa da quella di Barcellona. Questi luoghi avevano ispirato artisti come Toulouse-Lautrec, Degas, Manet e anche Van Gogh, per i periodi in cui visse nella capitale francese. Il Moulin de la Galette all’epoca è uno dei locali parigini più in voga.

Picasso è affascinato da questi ambienti in cui può sperimentare e conoscere meglio colori e luci del decadentismo francese. Ma Picasso assorbe anche le tecniche dei colleghi per cambiarle e portarle ad altro splendore.

Questo dipinto, Le Moulin de la Galette, realizzato proprio in quel periodo è un esempio molto suggestivo di questo modo di lavorare di Picasso.

Esiste un’altra celebre opera, anch’essa dedicata allo stesso locale notturno, dipinta da Renoir nel 1876: Balle au Moulin de la Galette.

Renoir - Ballo al moulin de la Galette - 1876
Ballo al moulin de la Galette, Renoir, 1876

Moulin de la Galette: descrizione del quadro

I volti dei personaggi ritratti in secondo piano sono sfumati nei colori e nelle luci del locale. Picasso racconta con colori accesi e un senso del movimento straordinariamente realistico un mondo. Ma lo racconta senza criticarlo, semplicemente vedendolo a suo modo.

Il risultato è straordinario perché ci sembra di essere dentro al quadro, immersi nella pittura e coinvolti nella scena.

La particolarità è nei colori: non troviamo prima di questo dipinto colori così vibranti, accesi e in contrasto fra loro.

Picasso sperimenta in questo viaggio una nuova tecnica mostrandoci personaggi sfumati. E’ come se la scena fosse transitoria e in continuo movimento. I personaggi quasi non si distinguono nella caratterizzazione dei volti, ad eccezione di uno.

La donna che vediamo sulla sinistra sarà l’amante del suo amico Casagemas; per lei l’uomo, respinto, si suiciderà pochi mesi dopo, sempre a Parigi (Picasso gli dedicherà alcune opere, tra cui Evocazione).

Sembra di essere nella sala di un teatro mentre la gente si prepara a vedere lo spettacolo, in un’attesa divertita.

L’idea che la scena sia transitoria e l’idea che attraverso i colori Picasso ci racconti il tempo che passa, è una scelta interessante, che copia e sublima l’arte francese.

Tecnica

Olio su tela

Misure

88,2 x 115 centimetri

Luogo

Il dipinto è conservato presso il Guggenheim Museum, a New York.

New York: Il Moulin de la Galette di Picasso, esposto nelle sale del museo Guggenheim
New York: Il Moulin de la Galette di Picasso, esposto nelle sale del museo Guggenheim

Analisi dell’opera con commento video

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La mendicante, analisi dell’opera di Amedeo Modigliani https://cultura.biografieonline.it/la-mendicante-modigliani/ https://cultura.biografieonline.it/la-mendicante-modigliani/#comments Tue, 12 May 2020 16:42:58 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29107 La mendicante” è un dipinto di Amedeo Modigliani datato 1909. Il pittore livornese, soprattutto all’inizio del suo trasferimento parigino, amava dipingere gli ultimi. I suoi soggetti erano gli indigenti, le persone ai margini di una società che cambiava, ma sempre con lentezza. Ciò anche se si era nella fervente Parigi di inizio secolo.

La mendicante (La méndiant) – Olio su tela, 46 x 37,5 cm
La mendicante (La méndiant) – Olio su tela, 46 x 37,5 cm

Per Picasso, Modigliani riusciva a cogliere i tratti essenziali delle persone perché amava esaltarle, mentre lui sprofondava sempre di più in una vita di vizi.

La storia del quadro

Il dipinto qui esaminato fu acquistato da Paul Alexandre, medico chirurgo e collezionista d’arte. Egli fu il primo grande amico e confidente di Modigliani; fu inoltre il suo mentore e la sua unica fonte di sostentamento, in particolare durante i primi anni del livornese a Parigi. Alexandre incaricò Modigliani di eseguire un suo ritratto. Fu in questa circostanza che ebbe modo di notare La mendicante.

Modigliani gli disse che gli avrebbe regalato la Mendicante, fino a quando non avesse ultimato il suo ritratto.

Lo stesso Alexandre suggerì al pittore italiano di esporre questa tela al Salon de Independants, nel 1910, insieme ad altri suoi oggi celebri ritratti quali Il violoncellista e Il mendicante di Livorno.

La mendicante: descrizione del quadro

Questo dipinto di Amedeo Modigliani è particolarmente emozionante: la ragazza appare con uno sguardo buio, perso in un infinito personale, commovente. Tale sguardo interiore è lontano da noi che osserviamo e anche da chi la sta dipingendo.

Modigliani utilizza pennellate forti: lo fa per dare un senso geometrico al ritratto e dunque rendere la fisionomia, così come il corpo, della ragazza ancora più forte e potente.

La geometria è perfetta: il volto è di tre quarti; il busto è tratteggiato in perfetta armonia con il collo; le ciocche di capelli sono appoggiate sulla spalla sinistra a contrapporre quella poggiata dietro alla spalla destra.

La mendicante - ritratto di Amedeo Modigliani
Il dettaglio ingrandito del volto

Infine vi è lo sfondo grigio e violaceo: questo elemento è capace di rendere ancora più profondo lo stato d’animo della mendicante. Ella appare proprio con uno sguardo racchiuso in sé stessa.

La dedica

Nell’angolo in alto a sinistra appare la dedica di Modigliani all’amico Paul Alexandre.

Analisi dell’opera e commento video

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Congresso di Parigi e Trattato di Parigi del 1856 https://cultura.biografieonline.it/congresso-trattato-parigi-1856/ https://cultura.biografieonline.it/congresso-trattato-parigi-1856/#comments Wed, 27 Mar 2019 11:12:35 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26165 All’indomani della Guerra di Crimea, i massimi rappresentanti di Turchia, Francia, Gran Bretagna e Regno di Sardegna, da una parte, e Russia, dall’altra, si riunirono per discutere gli equilibri politici ed egemonici dell’Est Europa. Il Congresso di Parigi che si prolungò dal 25 febbraio al 16 aprile del 1856 fu presieduto dal Ministro degli esteri francese Alexandre Colonna Walewski.

Congresso di Parigi - Trattato di Parigi 1856
Tra i partecipanti al congresso di Parigi del 1856 ci fu anche Cavour, primo a sinistra.

I 4 punti del Congresso di Parigi: le richieste degli Alleati

Tutte le questioni territoriali che conseguirono alla guerra di Crimea si riassunsero, almeno per gli alleati, in 4 punti. Questi stessi erano stati già portati al tavolo della Conferenza di Vienna che si svolse durante le ultime battute del conflitto sul Mar Nero.

Questo quanto richiesero le potenze del fronte capeggiato dalla Francia:

  1. Abolire il protettorato russo sui principati turchi di Moldavia e Valacchia per farli passare all’egida europea;
  2. abolire il controllo russo sulla foce del Danubio;
  3. revisionare la Convenzione di Londra del 1841 in merito a Stretto dei Dardanelli e sul Bosforo per limitare la potenza navale russa sul Mar Nero;
  4. abolire la protezione russa sui cristiani dell’Impero ottomano a favore invece di una copertura di tipo “collettiva” di Francia, Gran Bretagna, Austria, Russia e Prussia insieme.

Il Trattato di Parigi

I principati di Moldavia e Valacchia, nell’impero ottomano ma sotto il protettorato russo dal 1829, furono uno snodo del tavolo internazionale di Parigi. Diverse le posizioni.

Cavour rifiutò la possibilità di annessione di questi territori all’Austria che, in quel modo, sarebbe divenuta una superpotenza con un territorio esteso da Ticino a Danubio. Propose quindi di insediarvi i duchi di Modena e Parma.

Il Congresso pensò allora di mandare il Duca di Modena nei due principati e la Duchessa di Parma a Modena, annettendo poi il Ducato di Parma al Piemonte. Tuonò così il no dell’Austria che si sarebbe visto sottrarre un duca per lui filogoverantivo, quello di Modena, in Italia.

Si aggiunsero anche i no di Turchia, contraria a cedere territori, e Gran Bretagna più convinta a mantenere integro l’Impero ottomano. Alla fine, fu istituita una commissione per verificare la volontà delle popolazioni danubiane interessate.

Quanto al punto due, si susseguirono una serie di discussioni e accordi che videro protagoniste prima la Russia e poi la Turchia. Si aggiunse poi il particolare interesse della Gran Bretagna, visto l’accesso a Oriente che questi territori rappresentarono. Infine, i territori in questione ovvero la Bessarabia meridionale furono ceduti alla Moldavia.

Per il terzo punto, furono accolte le modifiche alla convenzione del 1841. Lo zar venne lasciato scoperto dal punto di vista navale e strategico.

Quanto, infine, al quarto punto il Sultano dichiarò che da lì in poi avrebbe migliorato le condizioni dei sudditi, di tutti i sudditi, a prescindere dal credo. In questo novero, quindi, anche i cristiani residenti nell’impero.

Tutte le decisioni prese durante il Congresso di Parigi sono raccolte nel Trattato di Parigi firmato il 30 marzo del 1856.

Il “primato italiano”: la questione della Penisola in prima linea

Uno dei temi del Congresso di Parigi fu la questione italiana. Cavour giunse a congresso con alte aspettative, visto lo sforzo bellico. In particolare, a parte l’interesse pari a quello degli altri protagonisti del tavolo sui principati di Moldavia e Valacchia, ci si aspettava di ottenere il Lombardo Veneto e di risolvere la questione della presenza austriaca nelle Legazioni pontifice.

Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna invece erano sotto l’assedio dell’Austria.

La richiesta di Cavour fu di trasmutare i territori in aree laiche e solo debolmente legate a Roma. Ma la Francia, issatasi ancora a difesa della cristianità, non fece passare la mozione.

Restò però il primato, in questo evento, della messa a verbale della (nascente) “questione italiana”. In particolare, sui registri del Congresso di Vienna venne vergata la necessità di risolvere l’occupazione straniera degli Stati pontifici e il malgoverno del Regno delle Due Sicilie. Anche l’Europa ufficialmente riconobbe questo legittimo problema del popolo italiano.

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Il circo e i trapezisti di Toulouse-Lautrec https://cultura.biografieonline.it/circo-trapezisti-quadro-lautrec/ https://cultura.biografieonline.it/circo-trapezisti-quadro-lautrec/#respond Wed, 27 Dec 2017 20:43:29 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23716 I disegni e i dipinti sul circo di Henri de Toulouse-Lautrec dimostrano una straordinaria padronanza della tecnica e soprattutto la sua immensa capacità di sintetizzare le immagini in pochi essenziali caratteri. Osservare i suoi disegni implica lasciare la mente vagare nel ricordo del circo con i suoi odori, i suoi rumori e le sue luci.

Al circo Fernando - quadro Toulouse-Lautrec
Al circo Fernando (1888) • quadro di Henri de Toulouse-Lautrec

Tutto è in movimento e ogni immagine prende vita propria. Lautrec pesca a piene mani nella sua memoria e così riaffiorano i ricordi di quando a Montmartre negli anni ’80 visitava i circhi e osservava belve, trapezisti, clown e gli animali addomesticati.

La tecnica usata è il carboncino, l’acquerello e il pastello. Qui ne possiamo vedere alcuni esempi. Le opere furono realizzate nel 1899. Nel 1905, quattro anni dopo la sua morte, ne vennero pubblicati alcuni.

Circus - Circo - Toulouse-Lautrec
Uno della serie di disegni di Toulouse-Lautrec sul circo e i trapezisti

Perché Lautrec dipinse il circo e i trapezisti

Nel febbraio del 1899 Henri de Toulouse-Lautrec venne ricoverato nella clinica del dottor Semelaigne a Neuilly. Lo scopo del ricovero fu disintossicarsi delle droghe di cui aveva abusato negli ultimi due anni, soprattutto l’oppio e l’assenzio. Inoltre, Lautrec, nel 1897 aveva contratto la sifilide che lo aveva portato ad uno stato di generale indebolimento sia fisico che mentale.

Trapezisti disegnati da Toulouse-Lautrec
Trapezisti

Dopo il ricovero alcuni giornali esagerarono le sue condizioni, riportando testimonianze, probabilmente false, di persone che lo avevano visto passeggiare con un cagnolino di ceramica sotto il braccio. O che lo avevano incontrato mentre giocava con un elefante di cartone.

Inoltre, come farà dopo la sua morte avvenuta nel 1901, un nutrito gruppo di critici stigmatizzò la sua deformità fisica criticando gli aspetti più grotteschi della sua opera, al fine di dileggiare, senza alcun riguardo, i dipinti di un artista che aveva già superato i suoi limiti. Toulouse-Lautrec comunque non era persona che badava alle critiche e tanto meno ai pettegolezzi contro la sua immagine e la sua arte. Tuttavia non sopportava l’idea di dover passare gli ultimi mesi in una clinica per malati mentali. Scrisse quindi ad amici e parenti per cercare aiuto e conforto.

Circo - Toulouse-Lautrec

Le richieste di aiuto

Anche al padre, un vecchio nobile, ricco e potente, indirizzò una supplica di aiuto che non credo abbia mai avuto seguito, né abbia suscitato nell’eccentrico genitore alcuna risposta. Preso atto che i suoi tentavi non avrebbero portato ad alcuna conseguenza, scelse di intraprendere un’altra strategia. Decise di realizzare un certo numero di disegni sul circo. Le opere vennero create con il solo aiuto della memoria. Una volta completate, Lautrec avrebbe dimostrato che nella sua mente non c’era alcuna traccia di pazzia.

L’epilogo

Di fronte alla sua sbalorditiva capacità di ricreare con schizzi precisi il circo, i medici non poterono fare altro che dimetterlo. Grazie a questa dimostrazione di coraggio e abilità, Lautrec poté vivere gli ultimi due anni della sua vita in totale libertà.

Analisi dell’opera e commento video

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A letto, il bacio e il bacio a letto: tre opere di Toulouse-Lautrec https://cultura.biografieonline.it/quadri-baci-lautrec/ https://cultura.biografieonline.it/quadri-baci-lautrec/#respond Thu, 07 Dec 2017 09:40:15 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23699 Quando il 9 settembre del 1901 Henri de Toulouse-Lautrec morì a Parigi, non ci fu per lui alcun elogio. La maggior parte dei giornali scrissero che era morto un artista bizzarro. Lautrec fu considerato vittima della sua menomazione fisica, a causa della quale trasformava in grottesco ciò che vedeva. In seguito alcuni, pochissimi, critici illuminati, raccontarono invece che il pittore di Montmartre fu un lucido esempio di un modernismo realistico capace di aver raggiunto picchi di superba umanità.

Il bacio a letto - quadro - picture - Henri Toulouse Lautrec - In bed the kiss - Dans le Lit, le Baiser
Il bacio a letto (In bed, the kiss – Dans le Lit, le Baiser) •  1892, collezione privata

In effetti Lautrec, dopo un periodo come paesaggista, approdò a Parigi per sperimentare la sua arte. E nella capitale francese conobbe la vita notturna e i bordelli, dove veniva accettato per ciò che era: un artista con un acuto senso per l’umanità delle persone che ritraeva, e un uomo con una menomazione evidente, che aveva influenzato pesantemente la sua esistenza.

“Il bacio” e “Il bacio a letto”

In seguito, le case chiuse, come anche i locali notturni, divennero luoghi per lui abituali e che frequentava quotidianamente non solo per motivi artistici. Il suo sguardo carico di umanità per le donne che vi lavoravano, produsse una quantità interessante di dipinti e disegni. Fra questi spiccano “Il bacio” e “Il bacio a letto”. Queste opere svelano l’intimità delle prostitute lesbiche che lavoravano nelle case chiuse per nascondere la loro identità sessuale. Questa veniva palesata solo alla fine della giornata, dopo aver passato ore a soddisfare i clienti.

Il bacio - The Kiss - quadro - Toulouse Lautrec - 1892
Il bacio (The Kiss) – 60 x 80 cm, 1892, collezione privata

Questi dipinti di Henri de Toulouse-Lautrec rappresentano pochi secondi di vita vissuta ma rappresentano anche momenti infiniti, dove un bacio e un abbraccio accompagnano lo spettatore attraverso la consapevolezza di ciò che vede. Uno dei pregi del pittore fu proprio quello di raccontare – e in questo fu fra i primi – le storie di persone nascoste, dimenticate o bollate con etichette superficiali, che le relegavano ad un destino di occultamento e ombra.

Non ci sono moralismi, giudizi, sentimentalismi o abbiette forme di comprensione in questi dipinti. Ma solo l’immediatezza di un’immagine rispettosa che cattura un momento fondamentale delle ragazze di vita.

Il significato delle opere di Lautrec

Lautrec con questi dipinti poneva anche una questione di carattere sociale. L’opportunismo e la patina di ipocrisia della società in cui viveva, non permetteva che si parlasse di un aspetto dell’identità delle persone come l’omosessualità. I nudi erano considerati pornografia da censurare anche nell’arte, figuriamoci un abbraccio o un bacio fra persone dello stesso sesso.

Lautrec disprezzava questi giudizi che emarginavano persone diverse, come avevano emarginato anche lui a causa della sua malformazione congenita. Figlio di aristocratici, ricco e potente, fin da piccolo Lautrec aveva mostrato un’indole artistica ma la sua condizione fisica lo aveva emarginato da un mondo che guardava solo l’apparenza. Grazie alla madre il futuro pittore non aveva sofferto troppo per la sua condizione. Ma una volta presa coscienza delle sue capacità, aveva spiccato il volo scontrandosi con una realtà molto differente da quella che poteva osservare stando nel palazzo di famiglia. A Parigi, con una profonda e lucida umanità, aveva da subito preso contatto con un’umanità nascosta e ansiosa di vivere.

I dipinti che compongono la serie di quadri di Lautrec dedicata alle case chiuse sono molti. “Il bacio” e “Il bacio a letto” entrambi del 1892 rappresentano dunque l’amore nascosto, coperto e vissuto in piena libertà fra loro ma al di fuori di una società perbenista. Non sono dipinti trasgressivi, sono invece opere che raccontano la realtà per come la vediamo.

Dans le Lit - A letto
A letto (Dans le Lit) • Toulouse Lautrec, 1892-1893, Museo d’Orsay, Parigi

“A letto”

L’ultimo dei tre quadri che analizziamo, “A letto”, è invece un dipinto diverso. Rappresenta l’amore fra due donne che dormono assieme. Esse che si stanno per svegliare mentre l’alba spunta su una Parigi addormentata. Sono come sospese in una fioca luce del mattino che le protegge dal resto del mondo. Anche se la giornata che si apprestano a vivere sarà uguale a tutte le altre.

Indubbia è l’apertura di Lautrec verso un espressionismo che si sta affacciando sulla scena artistica parigina. I colori e il disegno mostrano già una notevole padronanza della tecnica e i colori utilizzati, come il rosso delle coperte e il bianco dei cuscini, contrastano fra loro per rendere la scena ancora più calda e affascinante.

Analisi dell’opera e commento video

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Al Salon di rue des Moulins, Il divano: due dipinti di Toulouse-Lautrec con prostitute https://cultura.biografieonline.it/rue-des-moulins-divano-lautrec-prostitute/ https://cultura.biografieonline.it/rue-des-moulins-divano-lautrec-prostitute/#comments Wed, 15 Nov 2017 08:05:32 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23626 Fra i dipinti più scandalosi di Henri de Toulouse-Lautrec dedicati ai bordelli parigini, spiccano quelli che realizzò osservando e frequentando le prostitute della casa chiusa di Rue des Moulins a Parigi.

Al Salon di rue des Moulins

Lautrec era un frequentatore assiduo dei bordelli. Fra il 1891 al 1895 non si limitò a conoscere le ragazze e le donne che ci lavoravano, bensì fece un dettagliato percorso pittorico di un fenomeno sociale legalmente diffuso.

Al Salon de la rue des Moulins - Toulouse Lautrec
Al Salon di rue des Moulins (1894-1895), Henri de Toulouse-Lautrec, pastello su carta, 111,5×132,5 cm – Musée Toulouse-Lautrec, Albi

I dipinti di Henri de Toulouse-Lautrec, infatti, non sono solo la testimonianza del suo talento, ma hanno anche una funzione documentaria – comprovata dalle fotografie dell’epoca – che ci permettono di immaginare un luogo pieno di erotismo, squallore, storie di vita, e femminilità mostrata in diverse e variegate modalità. I dipinti di cui parliamo in questo articolo vennero realizzati fra il 1893 e il 1895: sono tutte composizioni ad olio e pastello su carta e cartone.

Il lavoro di Lautrec sulle case chiuse non è influenzato da alcun moralismo. Tantomeno la sua visione delle persone che ci lavorano e le frequentano non subisce alcun ostacolo al verismo diretto e preciso che il pittore utilizza per ricostruire quel mondo che ha amato e frequentato, con il desiderio di raccontarlo come raccontava i locali notturni della capitale francese.

The Sofa - Toulouse Lautrec
Il divano (o Il sofa) (The Sofa) – Metropolitan Museum of Art, New York

Il divano, o Il Sofa

Le opere di Toulouse-Lautrec rispecchiano l’atmosfera dell’epoca: vi sono specchi ovunque, colonne a fusto, piante poste ad ornamento diffusamente, e i divani sui quali sedevano le ragazze che sarebbero state in seguito scelte dai clienti.

In altri dipinti invece le donne sono raffigurate nei momenti di intimità, mentre esprimono attenzioni lesbiche, si rivestono, o giocano fra loro per ammazzare il tempo (come “Il Sofa“, in foto). Lautrec non solo attinge dalle sue esperienze, ma si basa anche sulla produzione di altri pittori. Come ad esempio la serie di nudi di Edgar Degas che il pittore realizzò negli anni ’80 dell’Ottocento, o il ciclo de Le dodici ore delle case verdi dell’artista giapponese Kitagawa Utamaro.

Il divano - The Divan - Toulouse Lautrec
Il divano (The Divan, 1893) – Museu de Arte de São Paulo, Brasile

Quando nel 1896 i dipinti di Lautrec sulle prostitute di Rue des Moulins vennero mostrati al pubblico, suscitarono attenzione e scandalo. Alcuni critici, i più acuti e intelligenti, compresero subito l’innovazione dell’artista che riproduceva la realtà così come la vedeva. I quadri di Lautrec evocavano mondi conosciuti ma che non venivano considerati dall’arte. Lautrec con queste opere riesce a mostrare in modo chiaro e trasparente la vita quotidiana delle prostitute, i loro sguardi ironici ma anche assenti. Mostra il loro languore ma anche la loro animalità spinta all’eccesso da una vita di abuso del corpo e della sua sessualità.

In particolare nel dipinto Il divano le donne sembrano essere una parte unica dei divani su cui siedono. È come se fossero delle statue massicce, sfarzose e colorate. I loro volti sono vacui e annoiati. Si veda anche l’approfondimento sul quadro “Sola (Seule)“.

Il divano: analisi e commento all’opera

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