Papa Leone I Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sat, 07 Mar 2020 10:21:30 +0000 it-IT hourly 1 Incontro di Leone Magno con Attila: affresco di Raffaello https://cultura.biografieonline.it/incontro-leone-magno-attila-affresco-raffaello/ https://cultura.biografieonline.it/incontro-leone-magno-attila-affresco-raffaello/#comments Tue, 22 Aug 2017 15:51:22 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23150 “Incontro di Leone Magno con Attila” è un affresco realizzato da Raffaello Sanzio. Si tratta di un’opera di 750 centimetri di base, che risale al 1514. L’opera è custodita nella stanza di Eliodoro dei Palazzi Vaticani, nella Città del Vaticano. L’affresco fu ultimato durante il pontificato di papa Leone X.

Incontro di Leone Magno con Attila
Incontro di Leone Magno con Attila (Raffaello, 1514)

La storia

La scena dell’Incontro di Leone Magno con Attila narra un fatto leggendario. Esso avvenne nei pressi del Mincio nel 452. Attila incontrò Papa Leone I e quest’ultimo avrebbe distolto il re degli Unni dall’invadere l’Italia.

Incontro di Leone Magno con Attila. Breve descrizione

Raffaello ritrae l’episodio collocandolo nei pressi di Roma, come si evince dallo sfondo. Nello sfondo appaiono il Colosseo, un acquedotto, una basilica e un obelisco. Dal cielo appaiono i santi Pietro e Paolo armati di spada. Attila e il suo esercito appaiono atterriti. La propaganda cristiana ne aveva fatto un episodio miracoloso, con l’apparizione celeste di un vecchio in abiti sacerdotali che avrebbe terrorizzato gli assalitori. Raffaello tuttavia ha scelto di sostituire la figura con quella dei due santi, protettori della città eterna.

Sulla sinistra invece è rappresentato Papa Leone I, seduto su un cavallo bianco, con la mano in alto che li benedice. I suoi lineamenti appaiono come quelli di Leone X.

In tempi recenti (2017), alcuni scavi effettuati presso la Villa romana di Poggio Gramignano, farebbero pensare che l’intento dell’incontro di Papa Leone Magno, fosse quello di avvisare Attila e gli Unni del sopraggiungere della malaria.

Raffaello, per eseguire l’opera, dovette distruggere una serie di Condottieri del Bramantino. Non sappiamo se questo affresco venne dipinto prima o dopo la Liberazione di san Pietro e quindi se sia il terzo o l’ultimo degli affreschi compiuti nella stanza dove risiede. Di certo fu eseguito dopo la morte di Papa Giulio II.

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Storia: Attila fermato da Leone I? Forse fu colpito da malaria https://cultura.biografieonline.it/attila-fermato-dalla-malaria/ https://cultura.biografieonline.it/attila-fermato-dalla-malaria/#comments Thu, 03 Aug 2017 14:30:22 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23019 Nel 452 d.C. fu la malaria a sconfiggere Attila, il capo barbaro? Una domanda che potrebbe trovare una risposta grazie agli scavi che si stanno completando nella Villa romana di Poggio Gramignano, nel comune di Lugnano in Teverina (Terni). Sino ad ora si pensava che proprio quando Attila aveva iniziato la sua discesa in Italia, si racconta che vicino Verona fu fermato dal papa Leone I (Leone Magno). Ma in realtà il papa probabilmente lo aveva fermato informandolo dell’epidemia.

Papa Leone Magno e Attila - Raffaello
Papa Leone Magno incontra Attila nell’anno 452 (Musei Vaticani, affresco di Raffaello del 1514)

Attila da feroce invasore a fiero giustiziere

C’è chi considera Attila un feroce invasore, chi al contrario un fiero giustiziere. Soprannominato dai cristiani il “flagello di Dio”, in Ungheria è considerato un eroe. È il 446 d.C. quando Attila uccide il fratello Bleda e rimane l’unico capo degli Unni, il popolo barbaro che proviene dalla Siberia.

Attila
Attila

Così, per anni, tiene in pugno gli eserciti romani. Sino a quando nel 452, mentre marcia verso Roma e il suo impero è in massima espansione, si arrende in maniera misteriosa e torna indietro. Muore dopo poco tempo, durante la notte della sua festa di nozze.

La scoperta e le ipotesi di un’epidemia di malaria

Secondo la leggenda, l’apparizione miracolosa dei Santi Pietro e Paolo, armati con spade, durante l’incontro tra Papa Leone Magno e Attila avrebbe spinto il re degli Unni a ritirarsi, rinunciando al sacco di Roma.

Tra leggende e realtà, oggi si scopre invece che la sua morte fu causata probabilmente dalla malaria e non che fu fermato da Leone I che gli aveva fatto vedere la croce. E’ probabile che il papa avesse scoraggiato gli Unni a proseguire, informandoli dell’epidemia che stava dilagando a sud del Po.

La Villa romana di Poggio Gramignano

La conferma potrebbe arrivare dagli scavi della Villa romana di Poggio Gramignano, che si trova nel comune di Lugnano in Teverina (Terni). Scavi portati avanti da archeologi di tre Università: Yale, Stanford e Arizona. Da qui la scoperta di alcune tubature e in particolare la scoperta di altre due tombe di bambini piccolissimi, che vanno ad aggiungersi alle 47 già scoperte alla fine degli anni Novanta nelle stanze-magazzino della villa, poi trasformata in cimitero infantile dopo il grande terremoto del 365, dove si trovano anche alcuni feti.

Sono stati eseguiti degli esami del DNA sui resti di midollo osseo ed è stata rilevata la presenza di residui patogeni della malaria. Ad oggi (agosto 2017) si tratta ancora di ipotesi che, se confermate, potrebbero giustificare davvero la paura che porta gli Unni a tornare indietro.

Nessuna necropoli di adulti

Nelle vicinanze di questo cimitero infantile non è stata trovata al momento nessuna necropoli di adulti. In passato sono state riportate alla luce anche le stanze della lussuosa villa padronale, costruita su due piani, con mosaici sui pavimenti e pareti dipinte. Questi reperti si trovano custoditi nel museo archeologico di Lugnano. Si tratta di ville-fattorie molto diffuse tra le colline dell’Umbria, molte delle quali ancora da scavare. Questa campagna di scavi, in via di conclusione, ha avuto inizio nel 2014.

Gli scavi

Tra il 1988 e il 1992 è stata attiva una campagna di scavi diretta dal professore Soren dell’Università di Tucson, con lo scopo di portare alla luce le ricchezze architettoniche dell’edificio. Da qui la scoperta di un atrio colonnato del quale rimangono la parte inferiore delle pareti e il mosaico policromo sul pavimento.

Tuttavia l’indagine archeologica dall’inizio dei lavori ha preso poi una piega diversa quando, scavando sul fianco occidentale della villa, è stato trovato un cimitero di bambini. In tutto 47 corpi sepolti con noncuranza. Tra questi, 21 feti con tutta probabilità abortiti, 12 neonati, tra i 5 o i 6 mesi di età, e uno dai due ai tre anni.

Con loro poi sono stati trovati anche gli scheletri di alcuni animali. La scoperta straordinaria è da incentrare sul fatto che tutti quei bimbi furono seppelliti in un arco temporale brevissimo, di qualche mese. Questo fa pensare ad una grave epidemia che colpisce quei luoghi facendo numerose vittime.

Il cimitero infantile

Il cimitero risale al V secolo d.C. mentre la villa è stata abbandonata sin dal III secolo, poi riutilizzata a questo scopo. Grazie agli studi approfonditi si è riusciti a capire che i bambini furono colpiti da un’epidemia di malaria.

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