paladini Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sat, 22 Jan 2022 10:13:57 +0000 it-IT hourly 1 Il cavaliere inesistente (Calvino): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-cavaliere-inesistente/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-cavaliere-inesistente/#comments Sat, 11 Sep 2021 12:22:00 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13905 Il cavaliere inesistente” è un’opera surreale dell’autore Italo Calvino, scritta nel 1959. L’autore si sofferma sulla figura del cavaliere inesistente (simbolo dell’uomo moderno) che appare privo di identità e pressoché inesistente agli occhi di tutti e del mondo che lo circonda. L’uomo del nostro tempo viene descritto da Calvino come smarrito, perso, fondamentalmente insicuro e vuoto, proprio come risulta vuota la bianca armatura indossata dal protagonista del romanzo Agilulfo.

Il cavaliere inesistente - Italo Calvino
Il cavaliere inesistente (Italo Calvino, 1959) • Il romanzo è il terzo della trilogia degli “antenati” di cui fanno parte anche i precedenti “Il visconte dimezzato” (1952) e “Il barone rampante” (1957)

Analisi

Il personaggio di Agilulfo esiste solo come figura che deve adempiere alle regole e ai protocolli di cavalleria. Il cavaliere rappresenta “il simbolo dell’uomo ‘robotizzato’, che adempie a tutti gli atti burocratici con quasi assoluta incoscienza”. Il cavaliere inesistente sopravvive solo grazie alla sua indomabile forza di volontà.

L’uomo non presenta più la dimensione dell’essere, ma comunque la sua volontà indomita lo rende un personaggio mitico. L’idea della confusione della propria identità con quella degli altri e con il mondo esterno è un tema costante della poetica di Italo Calvino e la si nota nel personaggio di Gurdulù (scudiero di Agilulfo) che non possiede una precisa coscienza di sé e del mondo, tendendo inoltre ad identificarsi con tutto ciò che gli sta attorno.

Il personaggio che meglio rappresenta “l’unione”, il “punto di incontro” tra Gurdulù e Agilulfo è Rambaldo. Il ragazzo viene descritto da Calvino da una parte come una persona razionale e dall’altra parte come un individuo che si lascia guidare dal suo cuore.

Un altro tema predominante nell’opera di Calvino è quello “dell’essere e dell’apparire”. Lo si denota nel cavaliere inesistente, in Suor Teodora e in Gurdulù.

Calvino, nella sua opera, si sofferma anche su altre tematiche, quali la consapevolezza di sé stessi, la formazione dell’essere ed infine la ricerca interiore.

Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l’esercito di Francia. Carlomagno doveva passare in rivista i paladini. Già da più di tre ore erano lì; faceva caldo; era un pomeriggio di prima estate, un po’ coperto, nuvoloso; nelle armature si bolliva come in pentole tenute a fuoco lento. (INCIPIT)

Riassunto

La trama del romanzo narra le vicende di un cavaliere inesistente che si chiama Agilulfo (ricordato solo per la lucida armatura vuota) e del giovane Rambaldo di Rossignore, arruolatosi per vendicare la morte di suo padre, il marchese Gherardo di Rossignore ucciso dall’argalif Isoarre. Il giovane Rambaldo riesce nell’intento di sconfiggere l’assassino di suo padre ma viene in seguito condotto in una trappola da due infedeli. Per sua fortuna, arriva in suo soccorso un soldato che riesce a sconfiggere i due infedeli. A quel punto, Rambaldo vuole conoscere il suo salvatore scoprendo così che il cavaliere misterioso è in realtà una donna, che si chiama Bradamante e di cui si innamorerà perdutamente. La donna viene descritta come un’amazzone sempre precisa, vestita di tutto punto e infatuata del cavaliere inesistente.

Nel frattempo, l’esercito di Carlo Magno, che è pronto ad insorgere contro gli infedeli, si imbatte in un povero contadino che si chiama Gurdulù, che in seguito verrà affidato dallo stesso Carlo Magno come scudiero ad Agilulfo.

Seconda parte

La vicenda si sblocca grazie alle scioccanti rivelazioni del giovane Torrismondo, che mette in dubbio la liceità del titolo del cavaliere inesistente che anni fa aveva salvato la vergine Sofronia, figlia dei duchi di Cornovaglia da due briganti e, all’epoca, salvare una donna pura valeva la nomina di paladino. A quel punto, il cavaliere inesistente si vede così costretto a portare all’Imperatore Carlo Magno delle prove certe sulla liceità del suo titolo. Parte alla ricerca di Sofronia, seguito a ruota dal suo fedele scudiero, da Bradamante infatuata di lui e da Rambaldo (innamorato di lei). Nella stessa sera, anche Torrismondo parte alla ricerca di suo padre, ovvero uno dei cavalieri de “Il Sacro Ordine dei Cavalieri del Santo Graal”.

Dopo varie peripezie che lo portano prima a cercare la donna in Scozia e poi in Marocco, Agilulfo trova finalmente Sofronia. A quel punto, Agilulfo decide di portare la donna nei pressi del campo di battaglia dei Franchi, per raccontare a Carlo Magno la verità sull’accaduto passato, ma la situazione precipita quando Torrismondo, recandosi nei pressi della caverna dove si era nascosta la sua presunta madre Sofronia, cede insieme alla donna alla passione amorosa. A questo punto Agilulfo non può più provare la verginità della donna e Torrismondo commette un grave errore che gli costerà la conseguente perdita del titolo.

Finale

Nel finale, si scopre che Torrismondo è figlio della regina di Scozia e del Sacro Ordine, mentre Sofronia è figlia del re di Scozia e di una contadina. I due possono vivere il loro amore felici e contenti. A questo punto, Agilulfo, convinto di non poter mai confermare la validità del suo titolo di cavaliere, decide di togliersi la vita, senza così mai venire a conoscenza della verità. Agilulfo in ultimo lascia in eredità la sua bianca armatura al giovane Rambaldo. Il finale è epico. Rambaldo si incontra con Bradamante che, scambiandolo per il cavaliere inesistente cede alle sue lusinghe, ma appena scoperto l’inganno, Bradamante decide di tornare alla vita della clausura in convento. Nel finale del romanzo, Rambaldo parte alla volta del monastero per convincere Bradamante a fuggire con lui. A narrare l’intera vicenda del romanzo è una monaca, suor Teodora, che solo nel finale confessa la sua vera identità, ovvero di essere Bradamante.

Il cavaliere inesistente al cinema

Il successo dell’opera fu evidente tanto che, nel 1971, Pino Zac realizzò un film in tecnica mista intitolata appunto “Il Cavaliere inesistente”. Lo stesso regista Sergio Leone pensò a sua volta, visto il successo dell’opera, di girarne un film omonimo.

 

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Rennes le Château tra storia e leggenda https://cultura.biografieonline.it/rennes-le-chateau/ https://cultura.biografieonline.it/rennes-le-chateau/#respond Mon, 08 Feb 2016 14:00:23 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16492 Il comune di Rennes le Château era un tempo conosciuto con il nome di Rhedae, termine derivante dalla lettera runica “Raida” e indicante il “carro”. Secondo le teorie più affascinanti la parola Rhedae deriverebbe da “Aer Red“, la divinità celtica rappresentata dal “serpente corridore” (Sède).

Rennes le Château
Una foto recente di Rennes-le-Château

I Celti

I Celti furono la prima popolazione ad occupare stabilmente il territorio di Rennes le Château quando nel 700 a.C. abbandonarono la Gallia per spostarsi tra Monze e Pepiex. Nelle molte emigrazioni sul territorio francese giunsero anche a Rhedae, città scelta per la posizione strategica verso la Spagna e per la conformazione geologica che la rendeva inattaccabile.

I Romani

Il predominio dei Galli, diretti discendenti dei Celti, sul territorio francese terminò con l’arrivo dei Romani a Narbonne nel 120 a.C. .
Le testimonianze lasciate dai romani nel Razès sono copiose: parte della strada pavimenta che congiungeva Carcassonne alla Spagna, percorso che comprendeva Rennes le Château e Bezù e che divenne ben presto parte integrante del cammino per Santiago di Compostela; tra i manufatti archeologici non mancano resti di statue e monete con effige oltre alle notissime terme di Rennes les Bains, la località che, situata nelle vicinanze di Rennes le Château, deve il suo nome al termine celtico “Regnes”, ovvero acque rosse, ferruginose.

I Visigoti

I Visigoti si stanziarono stabilmente in Francia dopo il sacco di Roma del 410. Con Tolosa capitale Rhedae, l’antica Rennes le Château, divenne molto importante “grazie alla posizione che permetteva di controllare la penisola iberica” (Bordes).

Con il sacco di Roma i Visigoti trafugarono dalla “città eterna” il presunto “Tesoro del tempio”, ovvero quell’immensa ricchezza accumulata da Tito dopo la guerra palestinese del 70 d.C. .
L’incalcolabile capitale che, secondo alcuni storici venne utilizzato per la costruzione del tempio di re Salomone, giunse in Occidente, a Tolosa.
Quando la minaccia dei Franchi sulla capitale divenne più pressante, i regnanti spostarono il bottino proprio nelle vicinanze di Rennes le Château, sulla montagna di Blanchefort.

I Merovingi

I Merovingi capeggiati da Clodoveo sconfissero i Visigoti a Vouillè nel 507, sconfitta che indusse i vinti a superare i Pirenei e a fondare il nuovo regno in Spagna.
Dopo aver incendiato Tolosa ed aver riportato alla luce una piccola parte del tesoro di Narbonne, conquistarono Rhedae. Con la salita al potere del saggio Dagoberto II, Rhedae crebbe esponenzialmente, da paese fortificato divenne una cittadina popolosa di tremila abitanti.
Dagoberto II convogliò a nozze con la nobile Giselle del Razès proprio a Rhedae, rafforzando il “legame con la zona e con i Visigoti dai quali discendeva la contessa” (Bordes).

L’epoca carolingia

Con la vittoria dei Franchi sui Visigoti e gli arabi, Carlo Magno conferì a Rhedae il rango di “città reale“, avvenimento suggellato dal matrimonio tra Almarico, figlio di un re visigoto, con la principessa Clothilde. Sono questi i decenni dei fasti della corte di Rhedae che, grazie al piccolo ruolo riconosciuto nel Sacro Romano impero, divenne il punto di incontro tra provenzali e catalani.

Il declino di Rhedae

Il lento declino della supremazia di Rhedae prese avvio con la presa di potere di Limoux nell’undicesimo secolo. La situazione si aggravò ulteriormente con l’annessione di Rhedae alla contea di Carcassonne e alla donazione del castello nel 1002.
Nel 1170 il re d’Aragona Alfonso II, rivendicando il possesso di parte del territorio, attaccò Rhedae distruggendola, assalto che risparmiò solo la cittadella posta in cima alla collina, l’odierna Rennes le Chateau.

La crociata contro i Catari e la presenza dei Templari

Dopo aver nuovamente riacquistato parte del potere originario, Rhedae divenne, secondo quanto narrano le cronache del tempo, nuovamente vittima indiretta della follia sortita da Innocenzo II ai danni dei Catari di Montsegur.

La crociata contro il popolo eretico vide il coinvolgimento non di comuni guerrieri, bensì di cavalieri straordinari e abili uomini di Chiesa: i Templari.
I Templari giunsero nel Razès nel 1118 e negli anni compresi tra il 1132 e il 1137 stanziarono sul posto grazie al supporto delle due famiglie più importanti della regione: i Blanchefort e gli A Niort.

L’attacco di Henri de Trastamare

L’aura di mistero aleggiava intorno a Rennes le Château già nel XIV secolo, quando flotte di soldati, guidati da Henri de Trastamare, giunsero sul luogo attratti dalla ricchezza.
Henri de Trastamare, pretendente al tono di Castiglia, attaccò Rhedae nel 1369. La città venne rese rasa al suolo e pochi anni dopo il paese venne nuovamente messo in ginocchio da un’epidemia di peste che completò la lunga strada verso il declino.

L’abate Saunière e i misteri di Rennes le Chateau

La figura di François Bérenger Saunière è visceralmente legata alla storia di Rennes le Chateau. Con l’arrivo del parroco una serie di fatti inspiegabili furono accolti dalla comunità del tempo con stupore, meraviglia che tuttora colpisce le menti più brillanti.

Abate Sauniere – Bérenger Saunière
L’abate Bérenger Saunière

In relazione alla storia privata dell’abate, la carriera di seminarista appariva raggiante e destinata a culminare in una carriera ecclesiastica di primissimo ordine. Nonostante le premesse, Saunière giunse nel piccolo comune contadino di Razès nel 1885 e su ordine del vescovo di Carcassonne Fèlix Arsène Billard condusse, almeno apparentemente, una vita del tutto umile con uno stipendio di 75 franchi. L’esistenza dimessa del curato di campagna non durò a lungo, i registri contabili riportano un incremento eccezionale di denaro, molto del quale speso per la ristrutturazione della chiesa e del castello della vecchia Rhedae.

Il curato di campagna si impegnò inoltre nella costruzione di una torre, la famosa Torre Magdala, permeando il tutto con misteriosi simbolismi e forti influenze esoteriche.
Secondo le teorie più accreditate la fonte di tali ricchezze fu il ritrovamento di un enorme tesoro nato dall’accumulo di tesori diversi nei secoli, dall’antico tesoro del Tempio di Salomone fino al Tesoro dei Templari.

Altri studiosi supportano un’idea differente: il “tesoro” consisterebbe in una serie di documenti in grado di testimoniare l’arrivo in Francia di Maria Maddalena dopo la crocifissione di Cristo. Temi, questi ultimi ripresi in epoca recente da Dan Brown per il suo best seller “Il codice da Vinci” (2003), da cui poi è stato tratto l’altrettanto celebre film (2006) di Ron Howard con Tom Hanks.

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Note Bibliografiche
G. Baietti, L’enigma di Rennes le Chateau, I Rosacroce e il tesoro perduto del Graal, Edizioni Mediterranee, Roma, 2003
I.Bellini, D. Grossi, Atlante dei misteri, Giunti Editore, Milano, 2006

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Orlando Furioso: analisi e riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-orlando-furioso/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-orlando-furioso/#comments Thu, 09 May 2013 11:33:27 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7141 Composto da quarantasei canti, il poema cavalleresco intitolato “Orlando Furioso”, scritto da Ludovico Ariosto, è la continuazione di un’opera di Matteo Maria Boiardo, l’Orlando Innamorato, che lo scrittore lasciò incompiuta.

L'Orlando Furioso, di Ludovico Ariosto
L’Orlando Furioso, di Ludovico Ariosto

Il poema epico “Orlando Furioso” venne pubblicato per la prima volta il 22 Aprile 1516, e racconta le vicende del cavaliere Orlando innamorato di Angelica e la storia d’amore tra Ruggero (che è saraceno) e Bradamante, che invece è una donna cristiana.

Le storie si inseriscono nello scorcio generale della guerra scoppiata tra Saraceni e Cristiani. Il poema si apre infatti con l’invasione della Francia da parte del re saraceno Agramante, che poi viene sconfitto definitivamente sconfitto sull’isola di Lipadusa dalle truppe di Carlo Magno.

Orlando è un cavaliere cristiano perdutamente innamorato della bellissima Angelica, che però è contesa anche dal cugino Rinaldo. La donna, affidata al Duca di Baviera, viene promessa in sposa a colui che riuscirà a sconfiggere Argalia (che è il fratello di Angelica, nonché principe del Catai). Un cavaliere pagano, chiamato Ferraù, riesce nell’intento. A questo punto Angelica decide di fuggire dall’accampamento in cui si trova: alcuni cavalieri la inseguono, tra cui Rinaldo e Orlando di lei innamorati.

Ludovico Ariosto
Ludovico Ariosto

Durante la fuga Angelica si imbatte in un cavaliere saraceno, che si chiama Medoro. I due si innamorano e scappano insieme. Prima però, incidono i loro nomi su un albero. Quando Orlando arriva nel luogo in cui la coppia ha suggellato il loro amore, resta allibito e il dolore per Angelica lo conduce alla pazzia. Lo sconforto porta il cavaliere ad errare senza meta per la Spagna e la Francia, attraversando a nuoto lo stretto di Gibilterra.

Grazie al guerriero Astolfo, che riesce a domare il cavallo alato ippogrifo, Orlando riesce a recuperare il senno perduto, che si trova sulla luna. Intanto Angelica e il suo amato Medoro riescono a fuggire in Catai.

Altra vicenda d’amore assai avvincente è quella tra Bradamante, sorella di Rinaldo, ed il cavaliere saraceno Ruggero, che daranno vita alla famiglia d’Este. Il mago Atlante si intromette tra i due perché è convinto che l’uomo morirà subito dopo le nozze. Il mago imprigiona il guerriero in un castello incantato per proibirgli di sposare Bradamante, ma Ruggero riesce lo stesso a convolare a nozze con la sua amata.

I colpi di scena però non finiscono qui: durante il banchetto il principe d’Algeri Rodomonte compare all’improvviso e sfida Ruggero in un duello. L’uomo accusa Ruggero di aver rinnegato la sua fede per poter sposare una donna appartenente alla religione cristiana. Ruggero riesce a uccidere Rodomonte.

Pur essendo lungo e articolato, l’Orlando Furioso è molto scorrevole e ricco di sfumature eleganti che ne fanno un modello di poema epico per tutti i tempi. Il tono utilizzato dall’Ariosto per descrivere i vari personaggi è spesso ironico senza mai eccedere. Il lettore si appassiona alle vicende raccontate, e l’autore passa da una all’altra mantenendo sempre vivi la suspense e il pathos nei confronti dei personaggi.

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