Opere di Klimt Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 29 Sep 2023 12:12:29 +0000 it-IT hourly 1 L’albero della vita, opera di Klimt: descrizione, breve analisi e commento https://cultura.biografieonline.it/albero-della-vita-klimt/ https://cultura.biografieonline.it/albero-della-vita-klimt/#comments Fri, 29 Sep 2023 12:06:42 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=3167 L’ Albero della vita di Gustav Klimt è un’opera del noto pittore austriaco, realizzata per i lavori di allestimento della residenza di Bruxelles dell’industriale Adolphe Stoclet. L’opera completa si compone di 3 pannelli: L’Albero costituisce la parte centrale; le altre due parti rappresentano L’Attesa e L’Abbraccio (o Compimento).

L'albero della vita (Gustav Klimt, 1905-1909)
L’albero della vita (Gustav Klimt, 1905-1909)

Storia dell’opera

Correva l’anno 1905 quando quest’ultimo affidò a Klimt il lavoro. La famiglia Stoclet era composta da attenti collezionisti d’arte, appassionati di arti indiane e buddiste: Klimt volle proprio tenere in considerazione questi interessi del committente: di fatto il Palazzo Stoclet si pone come uno dei più significativi episodi dell’arte del Novecento come insuperato esempio di integrazione delle arti.

Klimt disegna un fregio per la sala da pranzo che viene realizzato con sue precise indicazioni dagli artigiani della Wiener Werkstätte. Si tratta di un mosaico di marmi, corallo, pietre dure e maioliche. L’albero della vita, come anticipato, costituisce solo il pannello centrale dell’intera opera: le raffigurazioni dei tre pannelli sono ricche di simboli che riunificano tutti i temi cari a Klimt: i motivi floreali, la figura della donna, la morte della vegetazione che rinasce attraverso il ciclo delle stagioni.

I tre pannelli

Nel primo pannello, sotto uno degli alberi, vediamo una danzatrice che rappresenta L’ attesa, un atteggiamento che si può definire tipico nella femminilità espressa da Klimt.

Nel terzo pannello troviamo L’abbraccio, che si realizza nella coppia: la figura nel suo insieme costituisce un preludio al notissimo quadro del Bacio. L’abbraccio tra l’uomo e la donna rappresenta la riconciliazione tra i due sessi. L’oro che forma un’aureola intorno alla coppia dona all’opera intera grande valore, aumentando la sua preziosità.

Una breve analisi

In questa sua idea l’artista viennese deriva spunti formali dall’arte dell’antico Egitto (la danzatrice ha il volto posto di profilo e gli occhi – dal taglio allungato – rivolti in lontananza), dall’arte del mosaico bizantina (di cui la città di Ravenna è per Klimt esempio fondamentale) e dall’arte giapponese. La successione dei pannelli vuole raccontare con delicato fascino una sorta di favola: una giovane ragazza attende il suo amato tra i rami dorati dell’albero della vita; alla fine realizza il sogno di congiungersi a lui, con passione.

Nelle figure di questa appare evidente il contrasto tra il trattamento naturalistico sia dei volti che delle braccia dei protagonisti, e l’astratto appiattimento decorativo delle vesti: questo è da considerare un elemento tipico del “periodo d’oro” di Klimt, di cui fanno parte anche le opere del Bacio e Le tre età della donna.

Ne L’Attesa la donna è adornata con splendidi monili: la sua massa di capelli neri viene prolungata in modo piuttosto innaturale per offrire un collegamento visivo tra il viso, la spalla (nuda) e le mani. Queste sono orientate con un passo di danza nella stessa direzione dello sguardo. La testa si trova fuori asse rispetto al corpo: al di sotto di essa in un lungo triangolo che nasconde completamente il corpo, si sviluppa l’abito della danzatrice. La stoffa del vestito è composta da triangoli la cui geometria è addolcita dal motivo dei riccioli dorati dell’albero della vita, ma anche dall’inserzione di occhi stilizzati, un motivo che ricorre più volte all’interno dell’intero fregio.

L’Abbraccio è una rielaborazione della scena conclusiva del Fregio di Beethoven realizzato da Klimt nel 1902.

Fregio di Beethoven
Fregio di Beethoven

Commento

Sebbene vi sia anche in questo pannello una grande attenzione agli ornamenti, ogni aspetto è concepito dall’artista come contrapposizione alla danzatrice: la prima donna appare fredda, in un movimento sospeso; l’uomo e la donna abbracciati sono rappresentati invece in un magico momento di realizzazione e pace. Mentre nel vestito della danzatrice la geometria delle forme è rigida, negli abiti della coppia prevalgono le forme della natura vegetale e dei più morbidi cerchi.

Riportando lo sguardo all’insieme dell’opera si nota come le figure umane siano riconoscibili solo grazie agli elementi anatomici di testa e arti superiori: non esiste tridimensionalità.

A Vienna sono conservati i cartoni con cui Klimt realizzò il fregio: essi testimoniano come il metodo di lavoro dell’artista seguisse la precisione di un’opera finita, utilizzando colori a tempera e ad acquerello, applicazioni in argento e oro, matite e gessetti.

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Filosofia, opera (pannello decorativo) di Gustav Klimt https://cultura.biografieonline.it/klimt-filosofia/ https://cultura.biografieonline.it/klimt-filosofia/#comments Wed, 26 Jul 2023 14:11:02 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15893 Genesi dell’opera: l’incarico a Klimt

Nel 1894 a Gustav Klimt venne dato l’incarico di realizzare dei pannelli decorativi per l’Aula Magna dell’Università di Vienna. L’incarico venne affidato anche a Franz Matsch; gli artisti realizzarono le opere indipendentemente l’uno dall’altro, dividendosi i pannelli da dipingere.

Klimt realizzò quelli di tre facoltà:

La Filosofia: l’opera

L’artista si dedicò al progetto a partire dal 1899 e il primo pannello fu la “Filosofia”, che terminò nel 1900.

Philosophy - Klimt - Filosofia - Philosophie - 1898-1907
Filosofia, opera di Gustav Klimt (1899-1907). Il pannello decorava il soffitto della Great Hall dell’Università di Vienna. Fu distrutto da un incendio nel 1945.

L’opera venne presentata alla VII mostra della Secessione del 1900 e suscitò molte polemiche: Klimt venne infatti molto criticato, mentre all’esposizione universale di Parigi, sempre nel 1900, ricevette la medaglia d’oro.

Filosofia di Klimt è un olio su tela, di centimetri 430 x 300. L’opera è andata distrutta nel 1945 nell’incendio del castello di Immendorf.

Il pannello raffigurava dei corpi femminili avviluppati tra loro, in trance, e dovevano rappresentare la nascita, la fecondità e la morte.
Tutto questo sul lato sinistro, mentre a destra, sullo sfondo scuro e tenebroso, affiorava un volto, enigma del mondo, punteggiato di stelle; in basso, ai piedi del dipinto, viene raffigurato un volto femminile avvolto in una spirale di capelli neri, che rappresenta appunto la Filosofia.

Klimt rappresentò un’umanità alla deriva. Fu così che il 24 marzo 1900, undici membri dell’Università firmarono una petizione per bloccare l’esposizione dell’opera nell’aula magna.

La Medicina: l’opera

Nonostante il clima contrario, Klimt, nel marzo del 1901, nel corso della decima mostra della Secessione, presentò il secondo pannello, la Medicina.

Anche per quest’opera ci furono delle polemiche. L’artista rispose in un’intervista sul “Wiener Morgen-Zeitung”:

Una volta terminato un quadro non ho voglia di perdere dei mesi interi a giustificarlo davanti alla gente. Quello che conta per me non è a quanti piaccia ma a chi.

Ne scaturì una rottura insanabile tra Klimt e le istituzioni.

Medicina - Medicine - Klimt
Il pannello dedicato alla facoltà di Medicina

Klimt, nel 1905, ormai aveva deciso di rinunciare all’incarico, quindi si offrì di acquistare le sue opere dallo Stato austriaco:

Ne ho abbastanza della censura adesso faccio da me. Desidero liberarmene. Desidero liberarmi da tutte queste stupidaggini che mi ostacolano e mi impediscono di lavorare

dichiarò l’artista, che riuscì a riacquistare i suoi tre dipinti e li conservò nel castello di Immendorf, dove tuttavia andarono distrutti a causa di un incendio, con ogni probabilità appiccato dalle truppe tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale.

Di me non esiste alcun autoritratto. Io non mi interesso della mia persona come oggetto di pittura, mi interessano di più le altre persone, soprattutto se di sesso femminile, ma ancora di più mi interessano altre forme. Sono convinto che la mia persona non sia particolarmente interessante. Sono un pittore che dipinge proprio tutti i giorni, dalla mattina fino alla sera. Figure e paesaggi, un po’ meno i ritratti.

, era questo il pensiero di Klimt, uno dei massimi esponenti dell’Art Nouveau, la cui vicenda artistica coincide con la storia della Secessione viennese, termine che indica i movimenti artistici nati alla fine dell’Ottocento, tra Germania e Austria, con lo scopo di creare uno stile che si staccasse da quello accademico. Klimt, nel 1897, fu tra i fondatori e primo presidente della Secessione, da cui si distaccò nel 1906 e fondò la Kunstschau, una nuova formazione.

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Pallade Atena, opera di Klimt: analisi e significato https://cultura.biografieonline.it/pallade-atena-klimt/ https://cultura.biografieonline.it/pallade-atena-klimt/#comments Sat, 23 Oct 2021 07:11:44 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15621 Pallade Atena” di Gustav Klimt è un dipinto del 1898, olio su tela, di centimetri 75 x 75 centimetri, conservato presso l’Historisches Museum der Stadt  di Vienna. Il dipinto venne esposto alla seconda mostra di Secessione. E scatenò un putiferio.

Pallade Atena
Pallade Atena (Klimt, “Pallas Athene”, 1898)

Il volto di Medusa che orna l’egida venne deriso dai viennesi, tanto che lo ribattezzarono “la smorfia”.

Tale critica trovò l’opposizione di Ludwig Hevesi (giornalista, scrittore e critico d’arte ungherese) il quale elogiò l’opera, dichiarando:

“…quanto è bella!… la striscia color oro, tagliando il pallore della carnagione è una soluzione artistica notevole… Klimt… ha creato la sua Pallas chiaramente pensando alla donna tipica della Secessione. O almeno immaginando una dea o demonessa secessionista…”.

Hevesi sottolineò che si trattava di una riproduzione fedelmente archeologica, presa da esempi reali.

Pallade Atena: analisi del quadro

Pallade Atena” rappresenta il busto frontale della omonima divinità, che indossa un elmo con paranaso, un’armatura a scaglie che raffigura il volto della gorgone Medusa, celebre protagonista nel mito di Perseo. La divinità è rappresentata mentre regge la lancia con la mano sinistra e una piccola Nike con l’altra mano.

I colori utilizzati variano dall’oro dell’armatura, sfumata anche di viola e azzurro, allo sfondo dai toni scuri; il contrasto cromatico tra il volto pallido e l’elmo, che viene scurito da chiazze d’ombra, è fine. Occhi grigi e fissi quelli della dea raffigurata da Klimt. Non è una novità, nelle donne raffigurate da Klimt, soprattutto quelle dalla Secessione in poi: sguardo gelido, malizioso, ammiccante e penetrante, ribelle. Donne che mostrano aria di sicurezza e di sfida, a volte nei confronti dello spettatore.

Così è la figura della dea nata dal cervello di Zeus, quale simbolo del pensiero razionale e della saggezza divina, scelta per questo motivo come nume tutelare da parecchi artisti.

Tanto che già nel 1893 Franz von Stuck (pittore simbolista-espressionista, scultore, illustratore e architetto tedesco) si era ispirato a lei, utilizzandola come emblema della prima fra le Secessioni di fine secolo, quella appunto di Monaco di Baviera. Come pure ispirò un altro simbolista, ammirato da Klimt, il belga Fernand Khnopff.

Il pittore viennese ne accentua però la componente demoniaca, facendo il ritratto della propria eroina raffigurandola con uno sguardo glaciale, imperioso. Costituisce un elemento nuovo la figura di donna che Atena solleva nella sua mano destra. A questo si deve aggiungere la cornice metallica, che lo stesso Gustav Klimt aveva disegnato, diventata parte integrante dell’opera; essa fu realizzata dal fratello Georg Klimt.

L’evoluzione delle donne di Klimt

È proprio a Vienna sotto la guida di Gustav Klimt – allora era già un pittore affermato – che prende le mosse la Secessione, nel 1897, formata da un gruppo di artisti insoddisfatti che si separarono dall’associazione Künstlerhaus. In questo clima, Klimt riuscì ad esprimersi al meglio, elaborando una personalissima sintesi tra la cultura simbolista e l’Art Nouveau. Ne risultò una pittura con elementi decorativi astratti, che si intrecciavano ad elementi naturalistici.

È in questo contesto che nascono appunto le donne di Klimt, diverse dalle precedenti sia nella forma sia nella tecnica pittorica, fatta adesso di pennellate franche e colori vibranti, chiari e molli, su preparazioni che sono spesso azzurro-verdastre, labbra rosse, capelli infuocati o neri. Il tutto poi è ornato di oro e gemme che ne conferiscono la natura preziosa e le rendono consapevoli della loro bellezza suscitando un potere di seduzione. Insomma, “Pallade Atena” viene dipinta per la prima volta non come una statua, ma come donna in carne e ossa.

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Le tre età della donna (dipinto di Klimt) https://cultura.biografieonline.it/le-tre-eta-della-donna/ https://cultura.biografieonline.it/le-tre-eta-della-donna/#comments Fri, 20 Nov 2020 09:49:58 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=3175 Le tre età della donna” è un’opera di Gustav Klimt realizzata nel 1905. Il dipinto rivisita in modo simbolico tre momenti (o fasi) della vita femminile: l’infanzia, la maternità e la vecchiaia. L’opera è conservata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

Le tre età della donna (Gustav Klimt, 1905)
Le tre età della donna (Gustav Klimt, 1905)

Misure

E’ un dipinto ad olio su tela di 180 x 180 centimetri (come Il Bacio, di Klimt).

Le tre età della donna: una breve analisi

L’artista viennese rappresenta in questo quadro un tema che troviamo spesso nella sua produzione: la precarietà della vita e della bellezza. Ne Le tre età della donna appare esplicita un’allegoria della vita e del corso delle stagioni.

Il gesto della donna anziana che si copre gli occhi ha un carattere drammatico: rappresenta la rinuncia ad affrontare la realtà e l’inevitabilità della morte. Simboleggia il tempo che scorre inesorabile e la morte che minaccia il genere umano, non solo quello femminile.

La donna giovane, raffigurata frontalmente e coperta soltanto da un velo, appare con una carnagione pallida ma la sua luminosità crea un deciso ed energico contrasto con quella della donna anziana, così come il colore dorato della capigliatura.

La piccola è paffuta, dettaglio che si nota nelle guance rosa. Come la donna che la tiene in braccio ha gli occhi chiusi, come immersa in una dimensione irreale: dai visi delle due figure femminili con gli occhi chiusi si intuisce tuttavia un senso di appagamento o felicità spirituale.

Le tre eta della donna, un dettaglio dei volti
Le tre eta della donna, un dettaglio dei volti

Anche lo sfondo aiuta a trasmettere questa sensazione: l’anziana si trova su un piano arretrato, dallo sfondo scuro, composto di toni che vanno dall’ocra al marrone al nero; le altre due si trovano su uno sfondo color oro, tinteggiato da colori pastello, decorato in modo ricco con motivi geometrici.

Da notare come le tre figure nel loro insieme diano l’idea di essere poste in un’area geometrica che ricorda quella di un sarcofago egizio.

Klimt

Ubicazione

Il dipinto è esposto a Roma presso la Galleria nazionale d’Arte moderna.

 

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Giurisprudenza, quadri delle facoltà: opera di Klimt. Storia e descrizione https://cultura.biografieonline.it/giurisprudenza-klimt/ https://cultura.biografieonline.it/giurisprudenza-klimt/#comments Tue, 05 Nov 2019 10:57:46 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=27361 Giurisprudenza è il titolo un’opera di Gustav Klimt del 1907 che è stata oggetto di numerose critiche da parte del mondo accademico viennese di quel periodo. L’opera fu protagonista di critiche insieme agli altri due pannelli: Filosofia e Medicina. La serie di tre opere è ricordata anche come “Quadri delle facoltà”. Le critiche spinsero l’artista austriaco a riacquistare i quadri dallo Stato. In questo articolo raccontiamo la storia delle opere con particolare riferimento a ciò che rappresenta “Giurisprudenza”, l’ultimo quadro realizzato.

Quadri delle facoltà di Klimt: La Giurisprudenza fu realizzata nel periodo 1903-1907
Quadri delle facoltà di Klimt: La Giurisprudenza fu realizzata nel periodo 1903-1907

Giurisprudenza: pannello decorativo di Gustav Klimt

L’incarico di realizzare i pannelli decorativi per l’Aula Magna dell’Università di Vienna viene affidato al pittore Gustav Klimt nel 1894. Insieme a Klimt è incaricato anche il collega Franz Matsch.

Il lavoro è eseguito dai due artisti in modo separato, dividendosi i pannelli da dipingere. Così Klimt realizza quelli di tre facoltà: Filosofia, Medicina e Giurisprudenza (qui analizzato).

Artisticamente, il periodo è quello della Wiener Secession (Secessione Viennese), un movimento artistico fondato da 19 pittori, scultori e architetti austriaci, tra i quali il capostipite è proprio Klimt. Il gruppo volle rendersi indipendente dall’Accademia di Belle Arti. Ma torniamo alle tre opere affidate a Gustav Klimt.

Il pannello “Filosofia”

L’inizio dei lavori parte nel 1899. Klimt procede prima alla realizzazione del pannello per la facoltà di Filosofia. C’è da fare un inciso. A Klimt viene chiesto dagli accademici dell’Università di Vienna di rappresentare la celebrazione delle scienze razionali. Tuttavia Klimt va contro la visione razionale dei soggetti, che è impropria rispetto al suo simbolismo decorativo. Per Klimt c’è un rifiuto ideologico che lo porta così a consegnare le sue opere con un ritardo di qualche anno.

Philosophy - Klimt - Filosofia - Philosophie - 1898-1907
Filosofia (Klimt)

Il primo pannello è appunto Filosofia, che finirà un anno dopo. Da qui l’artista procede a marzo del 1901 con Medicina. Già dopo la prima opera viene fortemente contestato: Klimt rappresenta nel suo progetto un’umanità alla deriva.

E’ contestato al punto che il 24 marzo del 1900, ben undici membri dell’Università firmano una petizione per bloccare l’esposizione dell’opera nell’Aula Magna. Ciò però non impedisce all’artista di portare avanti i suoi lavori.

Il pannello “Medicina”

Medicina - Medicine - Klimt
Il pannello dedicato alla facoltà di Medicina

Così procede con il secondo pannello, dal titolo appunto Medicina. Anche per questa opera non mancano le polemiche. A questo punto il pittore replica alle polemiche dalle pagine del giornale “Wiener Morgen-Zeitung” con queste parole:

Una volta terminato un quadro non ho voglia di perdere dei mesi interi a giustificarlo davanti alla gente. Quello che conta per me non è a quanti piaccia ma a chi.

Il pannello “Giurisprudenza”

Klimt non demorde e procede anche con il terzo pannello. È soprattutto con Giurisprudenza, che l’artista pone l’attenzione alle illusioni sociali del suo secolo. Klimt volge l’attenzione alle utopie consolatorie nate con l’Illuminismo. Giurisprudenza è un’opera in cui viene meno il nulla cosmico che aveva caratterizzato invece i due pannelli precedenti.

Tale differenza segna l’inizio del cosiddetto “periodo d’oro” di Klimt.

Giurisprudenza: storia, descrizione e interpretazione

Il periodo d’oro di Klimt è il periodo in cui la pittura diventa più ricca. Forse anche per merito dei due viaggi che Gustav Klimt compie in Italia. In particolare si reca a Ravenna, città dove l’artista ammira la bidimensionalità e la ricchezza dei mosaici bizantini.

Klimt però, pressato e criticato in modo pesante per le prime due allegorie, consegna nel 1903 il progetto Giurisprudenza che racchiude tutta la sua indignazione per quanto ha dovuto subire.

Giurisprudenza. Dettaglio delle 3 figure femminili: Verità, Giustizia e Legge
Giurisprudenza. Dettaglio delle 3 figure femminili: Verità, Giustizia e Legge

Così “Giurisprudenza” di Klimt impersona lo Stato rappresentato come un vecchio uomo, piegato su se stesso e preda di un brutto mostro. In altre parole l’artista raffigura lo Stato come inerme al cospetto delle tre componenti ideali della giurisprudenza: Verità, Giustizia e Legge, che sono impersonate da tre figure femminili avvenenti, che si mostrano indifferenti spettatrici rispetto alle difficoltà dell’uomo moribondo.

L’incendio delle opere

Deciso a liberare le sue opere dall’ipocrisia e dalle polemiche che avevano scatenato, Klimt le acquista allo Stato. Non saprà mai la fine che faranno le sue opere: verranno divorate da un incendio dopo la sua morte.

Il pittore muore a causa della febbre spagnola nel 1918.

Ne ho abbastanza della censura adesso faccio da me. Desidero liberarmene. Desidero liberarmi da tutte queste stupidaggini che mi ostacolano e mi impediscono di lavorare.

Così dichiarò l’artista quando riuscì a riacquistare i suoi tre dipinti. Vennero così conservati presso il castello di Immendorf. Qui le opere sono vittime di un incendio, con ogni probabilità appiccato dalle truppe tedesche durante la seconda guerra mondiale.

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L’abbraccio di Klimt: storia, simboli e analisi dell’opera https://cultura.biografieonline.it/abbraccio-klimt/ https://cultura.biografieonline.it/abbraccio-klimt/#comments Fri, 28 Jun 2019 04:37:58 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26552 Sono uniti in un abbraccio avvolgente. Si tratta di un uomo e una donna in piedi. Addosso portano ampie tuniche decorate con piccole figure. È l’opera di Gustav Klimt dal titolo Abbraccio (Die Umarmung) o il Compimento. L’abbraccio di Klimt fu realizzato tra il 1905 e il 1909. Si tratta di una tecnica mista su carta che misura 194×121 centimetri. Il dipinto è custodito a Vienna presso il MAK – Museum Für Angewandte Kunst (in italiano: Museo delle arti applicate).

Abbraccio Klimt Die Umarmung The Embrace
L’Abbraccio di Klimt (Die Umarmung)

L’abbraccio di Klimt

L’opera è stata commissionata al pittore austriaco – nato il 14 luglio 1862 a Baumgarten, un sobborgo di Vienna – per decorare il fregio di Palazzo Stoclet di Bruxelles. L’Abbraccio di Klimt è parte di un trittico composto da tre pannelli che sono dedicati alla serie dell’Albero della vita:

  • L’attesa (rappresentata da una danzatrice);
  • L’abbraccio (preludio del notissimo quadro dell’artista)
  • Il Bacio, una delle opere più famose di Klimt.

Dal bacio all’abbraccio

Sullo stesso tema dell’abbraccio, Klimt realizza Il Bacio (1907-1908). Un olio su tela di centimetri 180×180, custodito a Vienna presso la Österreichische Galerie Belvedere (Galleria austriaca del Belvedere). Un dipinto molto noto, simbolo del periodo secessionista. Anche qui utilizza il fondo d’oro, mentre un uomo e una donna si abbracciano al centro di uno spazio che è astratto.

Il bacio di Klimt, dettaglio dei visi
Il bacio di Klimt, dettaglio dei visi

In pieno stile secessionista (da Secessione, corrente artistica caratterizzata da una forte sensualità, che altro non è che il nome di Art Nouveau attribuitole in Austria), Klimt – che è tra i fondatori a Vienna della Secessione (fondata il 3 aprile 1897) – realizza L’abbraccio, opera caratterizzata dall’uso della foglia d’oro sullo sfondo dei dipinti.

Questa ispirazione nasce all’artista da un viaggio compiuto a Ravenna nel 1903. Dopo aver visitato i mosaici bizantini delle chiese ravennati, rimase infatti estasiato dalle tessere dorate dei mosaici.

Klimt conduceva una vita modesta e, a parte qualche viaggio breve all’estero, non lasciò mai la sua Vienna.

L’abbraccio: descrizione e analisi dell’opera

I temi di Gustav Klimt sono sempre figurativi e classicheggianti, ma anche con un certo grado di astrazione. Le figure rappresentate dall’artista sono volutamente prive di profondità pittorica.

Il dipinto dell’artista rappresenta le due figure che si stagliano contro un fondo bidimensionale, che è decorato con spirali.

Nelle ampie tuniche che indossano i due protagonisti dell’opera ci sono tantissime decorazioni. Su quella che indossa l’uomo ci sono decorazioni geometriche grandi e colorate con tonalità che variano: brune, nere e bianche. Infine c’è qualche inserto color rosso, verde e giallo per ravvivare il tessuto delle tuniche.

Lo sfondo invece è realizzato con foglia d’oro, che conferisce brillantezza all’opera di Klimt.

Lo spazio è segnato dalla linea di confine tra il suolo e lo sfondo, mentre è assente la prospettiva.

È rara l’abitudine dell’artista a commentare le sue opere, spesso quindi è difficile risalire al significato dei suoi dipinti. Anche se sono abbastanza evidenti i temi, quali, ad esempio, il sesso. E’ un tema che viene trattato dal pittore in modo appassionato.

Gustav Klimt amava i gatti
Gustav Klimt

Klimt e le donne

Le sue opere riflettono l’opinione che Klimt avesse delle donne: idoli bellissimi, madri tenere, ma non solo. Anche predatrici, capaci di utilizzare il loro fascino come trappola fatale. Le donne di Klimt sono sempre rappresentate con eleganza tanto da non risultare mai volgari.

E Klimt è l’artista più amato dalle donne. Forse proprio perché è riuscito ad esaltare la figura femminile. Si vedano anche le analisi di altri intensi dipinti quali: Le tre età della donna, Nuda Veritas, Speranza I e II, Giuditta I.

Realizza quindi, superando divieti e opponendosi alle idee conservatrici del suo tempo, dipinti erotici e simbolici con i temi dei sogni, delle speranze, delle paure e delle passioni dell’uomo.

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Speranza I e Speranza II, opere di Gustav Klimt https://cultura.biografieonline.it/speranza-klimt/ https://cultura.biografieonline.it/speranza-klimt/#comments Thu, 08 Nov 2018 20:29:57 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=25414 L’opera “Speranza I” di Gustav Klimt venne esposta al pubblico sei anni dopo la sua creazione, in occasione della Kunstschau del 1908. Essa fu un imponente plurimostra, considerata cruciale nella storia dell’arte moderna di Vienna: l’evento fu concepito da numerosi artisti e coincise con le celebrazioni del Sessantesimo anniversario del regno dell’imperatore Francesco Giuseppe I. Difficilmente, altrimenti, la Vienna benpensante avrebbe accettato l’opera di Klimt Speranza I con il suo soggetto scabroso.

Ed è proprio per questo motivo l’artista austriaco decise di non esporla nel 1903, in occasione di una sua mostra personale organizzata dalla Secessione. Addirittura il primo proprietario di Speranza I, l’industriale Fritz Wärndorfer – finanziatore delle Wiener Werkstätte – la tenne coperta.

Speranza I (Hoffnung I), Gustav Klimt, 1903
Speranza I (Hoffnung I), Gustav Klimt, 1903

Speranza I: descrizione e significato

Klimt con questa opera si spinge nella direzione di un sovvertimento dei valori positivi tradizionali: la Speranza è allegoricamente rappresentata da una giovane donna in gravidanza, nuda completamente. Un’immagine che in contemporanea allude all’incontro intimo che è avvenuto dentro e fuori di lei.

E’ la rappresentazione di un incontro d’amore da cui è sorto il corpo che ora è dentro di lei. Il pubblico tradizionale vorrebbe infatti rappresentato un corpo morbido, accogliente, opulento, una poetica esaltazione della carne femminile: nell’opera di Gustav Klimt invece non si trova nulla di tutto questo. La ragazza è pallida, magrissima, dipinta sotto una massa di capelli rossi, che avvolgono un viso ossuto, dagli zigomi sporgenti, gli occhi cerchiati, mentre le labbra sono serrate.

Il seno appare cadente e piccolo, le braccia e le gambe sono magre e i glutei sono addirittura scavati. Poi, su tutto, viene sottolineato un ventre sproporzionatamente prominente, che emerge ancor di più dalla posizione di profilo della figura, quasi a dare l’impressione di essere estraneo al resto del corpo.

La donna non ha le mani sul ventre come a voler raffigurare un atto di carezza spontanea; al contrario la ragazza gravida raccoglie le braccia al seno; intreccia le mani come a volersi proteggere, in un gesto di difesa; non assume l’abituale posa di madri in dolce attesa.

Lo sguardo è puntato sull’osservatore con la testa girata, l’espressione è seria, con la nudità del pube quasi esibita. Speranza I, non è un dipinto che raffigura la dolcezza di una donna incinta: è al contrario una maternità che non conosce dolcezza, pervasa da un vago senso di inquietudine.

Le figure sullo sfondo

Sullo sfondo si intravedono oscure presenze: sono volti femminili, più o meno deformati. C’è anche un teschio all’altezza dei capelli rossi della futura madre. Sono figure che richiamano quelle di un dipinto di qualche anno prima, dal titolo Amore, realizzato nel 1895: si tratta di una contaminazione tra il tema della Vanitas e quello delle età dell’uomo, affrontato poi nel 1905 con l’opera Le tre età della donna (o Le tre età della vita).

Ad attendere la nascita del bambino vi è anche un mostro nero, con la coda di serpente. E’ un “grande divoratore” che avvolge in un laccio le caviglie della madre, che si protende verso il ventre della donna con un’orribile zampa artigliata. Mentre sulla testa del mostro si vede una fila di fiorellini bianchi, come a voler rappresentare una metamorfosi, un presagio di trasformazione, forse, della donna inconsapevole.

È una figura che curiosamente tende ad anticipare di qualche anno l’archetipo della Grande Madre di Jung (1912). Così da una parte si trova il polo positivo della femminilità, che rappresenta in sé fecondità, nutrimento, protezione (la madre buona), dall’altra parte il polo negativo: l’abisso, il segreto, l’oscuro, il mondo dei morti, ciò che seduce, divora, intossica (la madre cattiva), simbolo questo dell’inquietudine e delle ombre che vivono nell’inconscio.

Speranza II

Quattro anni dopo, nel 1907, Klimt riprende lo stesso tema con “Speranza II”. Il sottotitolo dell’opera è: Visione, fecondità, leggenda. Klimt realizza il quadro con una tela quadrata, tipica dell’età degli anni della sua maturità. Il fondo è d’oro puntinato. Tale sfondo annulla la percezione dello spazio della figura reale ponendola in un’ambientazione cosmica. Si tratta della medesima tecnica utilizzata da Klimt per la celeberrima tela “Bacio”, che è appunto dello stesso periodo.

Speranza II - Hope 2 - Klimt - Quadro - Picture
Speranza II – Visione, fecondità, leggenda

L’unica protagonista dell’opera Speranza II è la madre, posta questa volta in posizione centrale, quasi sospesa. Il volto è di profilo, lo sguardo rivolto verso il suo ventre, i seni sono scoperti e il corpo è avvolto in preziosi tessuti arabeschi.

La mano destra della donna è leggermente sollevata: sembra quasi che vi sia un dialogo silenzioso tra madre e figlio in grembo. Il tema però si allontana da “Speranza I”: lo sguardo, l’oro di sfondo, la cromia accesa, l’atteggiamento meditativo e dolce della madre, sono completamente differenti dalla prima opera.

Tuttavia discostando lo sguardo dalla protagonista e spostandolo nella parte inferiore della tela, si vedono elementi che riconducono all’opera creata nel 1903: ci sono, tra gli arabeschi dell’abito, tre figure femminili, in atteggiamento di preghiera dolente, con il capo chino, gli occhi chiusi; e le mani delle figure sono rappresentate alzate. Poi, risalendo con lo sguardo sul ventre della madre, si vede un teschio sospeso, appena appoggiato; lo si intravede dalla decorazione.

Questa seconda tela, Speranza II, offre una visione della maternità meno disperata, seppure sempre pervasa dall’oscura presenza di un presagio.

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Faggeto I (Beech Forest I), quadro di Gustav Klimt https://cultura.biografieonline.it/faggeto-i-klimt/ https://cultura.biografieonline.it/faggeto-i-klimt/#comments Fri, 07 Sep 2018 13:27:53 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=25234 Gustav Klimt, secessionista viennese, nell’opera Faggeto I, olio su tela di centimetri 100 x 100, realizzata nel 1902, offre allo spettatore uno scenario naturale, rappresentando un invito al silenzio e alla contemplazione. L’artista dà vita alla composizione attraverso il contrasto tra linee verticali e orizzontali, dedicandosi al paesaggio.

Faggeto I (Beech Forest I), quadro di Gustav Klimt datato 1902
Faggeto I (Beech Forest I), quadro di Gustav Klimt datato 1902

Faggeto I, descrizione del quadro

Il pittore dipinge tronchi di faggio che danno l’impressione di ondeggiare. Ogni fusto è diverso dall’altro per spessore, colore e andamento. Si ha l’impressione che non ci siano punti di riferimento, nonostante l’orizzonte sia segnato sul margine superiore della tela. Il terreno è uno straordinario puzzle di foglie autunnali. Klimt non è solo un pittore simbolista di soggetti femminili ed erotici (ricordiamo: Giuditta I, Nuda Veritas), e non è solo un ritrattista (ricordiamo: Sonja Knips, Emilie Flöge), ma è anche dedito al paesaggio.

Le sue tele, come questa o come La fattoria della betulle (descritta in un precedente articolo), sono di formato quadrato. Un formato che riduce l’ampiezza degli spazi: si assiste all’assenza dell’umanità, ma al contempo rivela una molteplicità di stati d’animo.

Klimt e i paesaggi

Klimt non dipinge in studio ma si dedica alle sue opere lavorando en plein air, proprio come gli impressionisti. Gira con una piccola cornice di avorio in tasca: è attraverso questa che ammira il paesaggio allo scopo di provare e riprovare le inquadrature. Una caratteristica di queste sue opere è che hanno come risultato quella sensazione di “tutto a fuoco”. Così l’immagine è più statica.

È dal 1900 al 1916 che Gustav Klimt trascorre le vacanze estive sul lago Attersee, a est di Salisburgo, in compagnia della sua compagna Emilie Flöge. È un ambiente lacustre congeniale al pittore che gli permette spesso di riprendere appunto il tema dell’acqua che appare nei suoi quadri di figura. Proprio nel corso dei suoi soggiorni, l’artista dipinge cinquanta paesaggi: gli occhi dell’artista puntano sugli specchi d’acqua o sulle fitte boscaglie.

Qui la figura umana è assente e la sua bellezza è sostituita dagli elementi armoniosi del creato. A differenza tuttavia degli impressionisti degli anni Settanta dell’Ottocento, i paesaggi di Klimt non rappresentano trascrizioni spontanee di ciò che vede l’occhio del pittore; esiste invece prepotente nei suoi paesaggi un forte elemento astratto.

Insomma in “Faggeto I” l’artista austriaco dipinge una sorta di schermo di tronchi tagliati in alto e in basso rispetto la tela. Forse si ispira in questo dipinto alla serie di Pioppi di Claude Monet. Lo stile di Klimt è un’audace fusione di elementi naturalistici dall’estrema eleganza decorativa che raggiunge il limite dell’astrazione. Cattura l’osservatore rendendolo parte della sua opera, aldilà del tempo e dello spazio.

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Emilie Flöge ritratta da Gustav Klimt, quadro del 1902 https://cultura.biografieonline.it/emilie-floge-klimt/ https://cultura.biografieonline.it/emilie-floge-klimt/#comments Tue, 05 Jun 2018 22:09:10 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=24830 Il ritratto di Emilie Flöge, realizzato nel 1902, è un olio su tela di centimetri 181 x 84, custodito oggi presso l’Historisches Museum der Stadt a Vienna. E’ un opera che rappresenta una svolta per l’opera di Gustav Klimt: questo ritratto è il primo a presentare un soggetto ingioiellato, dallo sguardo seducente, ammiccante, che fissa lo spettatore.

Emilie Flöge - Ritratto - Klimt
Emilie Flöge ritratta da Klimt: il dettaglio del volto

Il rapporto d’amore tra Gustav Klimt ed Emilie Flöge

Gustav Klimt conosce Emilie Flöge grazie al matrimonio tra suo fratello Ernst e una delle sorelle di lei, Helene. Tra Klimt ed Emilie è subito amore, la loro relazione è destinata a durare tutta la vita dell’artista, senza tuttavia arrivare a realizzarsi in un matrimonio. Klimt nutre un sentimento puro nei confronti di Emilie Louise Flöge, suo vero e unico amore, ma decide di rimanere scapolo senza alcun vincolo. Una scelta che lo stesso artista giustifica in alcuni suoi poemi. Così vive con sua madre sino alla morte di quest’ultima. Anche Emilie preferisce non sposarsi, ma ama il pittore in segreto, custodendone nella cosiddetta “stanza di Klimt” il cavalletto di Gustav, il suo armadio enorme e la sua collezione di abiti lunghi decorati. E ancora: le sue camicie e centinaia di disegni.

Foto di Emilie Flöge
Una foto di Emilie Flöge

È il 1891 quando il fratello di Klimt muore, appena un anno dopo il suo matrimonio con Helene. Quindi l’artista diventa una sorta di protettore per entrambe le sorelle. La sua musa ha quasi diciotto anni ed è molto più giovane del pittore viennese. Da semplice sarta, Emilie Flöge diventa una business woman di successo: imprenditrice, designer visionaria.

Ella sa anticipare i tempi, aprendo un salone di haute couture proprio nel cuore della capitale austriaca, producendo una linea di abiti confortevoli ma artistici, che piacciono persino al movimento femminista. Non si sa con certezza se tra Klimt ed Emilie sia esistita una vera relazione, ma dallo scambio di lettere, però traspare un rapporto molto intimo. Sembrerebbe che la coppia del Bacio, opera che abbiamo trattato in un precedente articolo, dell’artista viennese rappresenterebbe proprio loro due.

Il bacio di Klimt, dettaglio dei visi
Il bacio di Klimt: il dettaglio dei visi

Il ritratto di Emilie Flöge

Emilie Flöge - Ritratto - quadro
Ritratto di Emilie Flöge (1902) – Il quadro completo

Mentre lavora nel suo atelier, Klimt è spesso in compagnia – o meglio, circondato – da modelle nude. Klimt sente il bisogno di osservare i loro corpi in movimento nell’ambiente.

È qui che per la prima volta il pittore austriaco evidenzia il partito ornamentale sulla verosimiglianza. Rappresenta la sua donna come una donna fatale, e la priva, in contemporanea, della naturale tridimensionalità, appiattendone il corpo, che si presenta come una sagoma proiettata contro un fondale.

Nella sua tela Klimt inserisce una coppia di quadrati di colori differenti. Il ritratto non piace alla famiglia Floge che non vuole appenderlo al muro, così poi nel 1908 ad acquistarlo sarà la città di Vienna.

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Fregio di Beethoven (opera di Klimt): analisi dell’opera https://cultura.biografieonline.it/fregio-di-beethoven-klimt/ https://cultura.biografieonline.it/fregio-di-beethoven-klimt/#comments Wed, 28 Dec 2016 23:36:01 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20592 Caseina, smalti e intonaco su pannelli lignei incannucciati. Frammenti di specchio, bottoni, chiodi di tappezzeria, pezzi di vetro colorato e dorature. E’ questa la tecnica e i materiali usati da Gustav Klimt nel 1902 per realizzare il “Fregio di Beethoven“, che misura 200 x 24,4 centimetri, ed è custodito a Vienna presso il Palazzo della Secessione.

Fregio di Beethoven - Klimt - dettaglio
Fregio di Beethoven (dettaglio: Le forze ostili)

Fregio di Beethoven: analisi del dipinto

Il “Fregio di Beethoven” oggi è costituito da sette composizioni su sette pannelli, applicati nella parte superiore delle pareti. E’ stato classificato inamovibile dallo Stato austriaco. Di questa opera, infatti, è stata fatta una copia a grandezza naturale che serve ad esporla nelle mostre estemporanee estere. Klimt, in quest’opera, approda ad una rappresentazione stilizzata e bidimensionale. La linea di contorno è imposta come primario elemento espressivo, superando la fase dell’illusionismo d’atmosfera caratteristica della sua pittura precedente.

Klimt descriveva con queste parole la sua opera:

  • Prima parete lunga di fronte all’ingresso: “il desiderio della felicità”. Le sofferenze del debole genere umano: le suppliche costituiscono la forza esterna, la compassione e l’ambizione la forza interna, che muovono l’uomo forte e ben armato alla lotta per la felicità.
  • Parete più corta: “le forze ostili”. Il gigante Tifeo, contro il quale perfino gli dei combatterono inutilmente; le sue figlie, le tre Gòrgoni: la malattia, la follia, la morte. La volontà e la lussuria, l’eccesso. L’angoscia che rode. In alto le affezioni e i desideri degli uomini che volano via.
  • Seconda parete lunga: “il desiderio di felicità si placa nella poesia”. Le arti ci conducono nel regno ideale dove possiamo trovare la pace assoluta, la felicità assoluta, l’amore assoluto. Coro degli angeli del Paradiso. Gioia, meravigliosa scintilla divina.

Fregio di Beethoven - Klimt
Fregio di Beethoven: una foto dell’opera

Il “Fregio di Beethoven” è articolato in una sequenza ritmica di episodi: il lungo viaggio dell’individuo alla ricerca della felicità, tra forze del bene e del male, ispirandosi alla filosofia di Schopenhauer. Per realizzarlo Klimt si servì dello spazio chiuso della navata al fine di svolgere un rapporto simbolico unitario, seguendo una stilizzazione concisa, pregnante. Dopo la definitiva collocazione nel nuovo spazio espositivo, è mutata la sequenza allegorica del ciclo, almeno in parte.

L’anelito alla felicità

Troviamo, sulla parete sinistra, “L’Anelito alla felicità”, che perde la collocazione frontale. E’ rappresentato dalla catena di figure flessuose e fluttuanti che si muovono nello spazio seguendo un andamento ritmico e che si ispirano ai dipinti di Jan Toorop. Sono protese verso l’infinito, interrotte dalla figura del Cavaliere eroe con addosso l’armatura dorata. E’ emerso da alcuni studi che si tratterebbe di un ritratto di Gustav Mahler che, appoggiato alla sua spada, ascolta le preghiere e le invocazioni che sono rivolte ai ben armati con fine che intraprendano la lotta per la felicità assoluta.

Anelito della felicità - Klimt
Anelito della felicità

Alle spalle vi è la rappresentazione di due allegorie: la compassione e l’ambizione. La compassione è raffigurata con il capo chino inclinato e le mani unite, mentre l’ambizione con il volto frontale e la corona di alloro in mano, ispirandosi all’Igea dell’allegoria della Medicina.

L’Ostilità delle forze avverse

L’Ostilità delle forze avverse” si trova invece nella parete centrale. E’ impersonata dal gigante Tifeo dal manto arruffato, ibrida bestia dalle sembianze scimmiesche con ali blu e corpo serpentino. Con lo sguardo rivolto ai visitatori, dagli occhi madreperlacei è attorniato sul lato destro della composizione dalle figure della lussuria, dell’impudicizia e dell’incontinenza. Mentre più isolata è rappresentata la smilza figura, rannicchiata, dell’angoscia che rode e le sue tre figlie, le Gorgoni (le terribili, etimologicamente). Esse sono ornate di gioielli e serpenti. Le Gorgoni raffigurano esseri vampireschi, simbolo della malattia, della pazzia e della morte. Nella parete destra della composizione, sono rappresentati in fuga i desideri e gli aneliti dell’uomo.

Anelito della felicità si placa nella poesia - The Longing for Happiness Finds Repose in Poetry - Klimt
Anelito della felicità che si placa nella poesia

L’anelito alla felicità che si placa nella poesia

L’ultima sezione del Fregio è dedicata a “L’anelito alla felicità che si placa nella poesia”. Qui le Arti conducono in un mondo ideale dove si può toccare con mano la gioia, la felicità e l’amore allo stato puro. Sentimenti che sono cantati dal Coro degli Angeli del Paradiso, simbolo dell’Empireo della poesia, nonché della bellezza ideale. La conclusione vede poi il Cavaliere che abbraccia disarmato la donna, personificazione della poesia, sotto l’albero della vita e vegliati dai medaglioni cosmici del Sole e della Luna, il giorno e la notte.

Fregio di Beethoven
Fregio di Beethoven: l’abbraccio

Il senso della vita per Klimt

E’ tra la fine dell’Ottocento e il primo decennio del Novecento che il pittore indaga attraverso la sua arte sul senso della vita. Klimt diceva della sua arte e di sé:

“So dipingere e disegnare. Lo penso io e lo dicono anche gli altri, ma non sono sicuro che sia vero. Di sicuro so soltanto due cose:
1. Non ho mai dipinto un autoritratto. La mia persona come soggetto di un quadro non mi interessa. Mi interessano gli altri, soprattutto le donne e più ancora le altre forme. Credo che in me non ci sia niente di particolare da vedere. Sono un pittore che dipinge tutti i giorni, dalla mattina alla sera: figure, paesaggi e, più raramente, ritratti.
2. Non valgo molto con le parole, non sono capace di parlare e di scrivere, soprattutto se devo dire qualcosa di me o del mio lavoro. Anche se devo scrivere una cosa se avessi la nausea. Bisognerà dunque rinunciare a un mio autoritratto, artistico o letterario. Non sarà una grande perdita: chi vuole sapere qualcosa di me come artista (che è l’unica cosa che valga la pena di conoscere) deve guardare direttamente i miei quadri. Solo così potrà capire che sono e cosa voglio”.

Commento all’opera

Il “Fregio di Beethoven” fu realizzato da Klimt in occasione della XIV mostra secessionista viennese Essa  fu allestita dall’aprile al giugno 1902 nei locali del celebre Palazzo della Secessione. La mostra fu intitolata “Beethoven” e fu ideata dall’architetto e direttore artistico generale, Josef Franz Maria Hoffmann. Ad essa aderirono 21 artisti della Secessione viennese. Il tema ovviamente era il compositore. Il giorno dell’inaugurazione fu eseguito il quarto movimento della Nona Sinfonia in Re minore con voci e coro finale, nota anche come Sinfonia corale; fu proprio l’ultima composizione di Beethoven del 1824, quando ormai era affetto da sordità.

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