omeopatia Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Mon, 20 Jun 2022 14:00:59 +0000 it-IT hourly 1 Come leggere l’etichetta dei rimedi omeopatici https://cultura.biografieonline.it/leggere-etichetta-rimedi-omeopatici/ https://cultura.biografieonline.it/leggere-etichetta-rimedi-omeopatici/#respond Thu, 02 Aug 2018 08:27:30 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=25089 E’ una disciplina sicuramente efficace l’omeopatia, ma i benefici sono strettamente correlati all’utilizzo corretto che si fa dei rimedi omeopatici prescritti dal medico. Per questo è utile conoscere a fondo il “linguaggio” dell’omeopatia, partendo dalla comprensione delle lettere e dei numeri riportati sull’etichetta dei prodotti omeopatici.

rimedi omeopatici

Rimedi omeopatici: lettere e diluizione

La diluizione consiste nel ridurre in dosi infinitesimali il ceppo omeopatico da cui trae origine il rimedio, e diluirlo per rendere possibile l’azione terapeutica. Il solvente che si utilizza per le diluizioni è una soluzione idroalcolica composta da etanolo e acqua distillata, o anche la sola acqua distillata. Esistono diverse tipologie di diluizione. In base al singolo tipo il preparato omeopatico potrà riportare sull’etichetta le seguenti sigle o lettere:

  • DH: sta per “diluizioni decimali Hahnemanniane” (dal cognome del fondatore dell’omeopatia); significa che il ceppo omeopatico viene diluito nel rapporto 1:10 (ovvero una parte di rimedio omeopatico puro sciolto in 9 parti di acqua o soluzione idroalcolica).
  • CH: sta per “diluizioni centesimali Hahnemanniane”; significa che il ceppo omeopatico viene diluito nel rapporto 1:100 (ovvero una parte di rimedio omeopatico puro disciolto in 99 parti di acqua o soluzione idroalcolica).
  • K: questa lettera sta per “diluizioni Korsacoviane” (dal cognome di Simeon Nicolaievitch Korsakov, che fu allievo di Hahnemann); è sempre una diluizione 1:100, ma utilizzando solo quanto rimane attaccato alle pareti del recipiente dopo averlo completamente svuotato.
  • LM: questa sigla sta per “diluizioni cinquantemillesimali”; significa che il ceppo omeopatico viene diluito nel rapporto 1: 50.000

Numeri= Dinamizzazione

Ognuna delle scale (CH, DH, ecc.) è preceduta da un numero (5,7,9, ecc.) che indica il potere energetico contenuto nel rimedio omeopatico. Questo numero deriva dalla dinamizzazione, altra fase cruciale nella realizzazione dei rimedi omeopatici, che consiste in un’azione di forte scuotimento del flacone in cui è contenuta la diluizione omeopatica, responsabile del conferimento del potere curativo del preparato. Un sinonimo di “dinamizzazione” molto utilizzato è “potenziamento”, proprio per sottolineare il potere energetico contenuto nel rimedio omeopatico. Per fare un esempio pratico, la sigla 7DH significa che la sostanza madre ha subito 7 serie di scuotimenti (da 100 l’una), e che la diluizione è stata di tipo decimale.

Dosi basse e alte

Sebbene in campo omeopatico non esista una regola precisa, poiché l’efficacia della cura dipende in gran parte dalla risposta da parte del singolo organismo. I rimedi a basse diluizioni (5-7 CH) hanno effetto rapido; essi vengono consigliati per i sintomi locali, mentre le alte diluizioni (9-200 CH) necessitano di più tempo per agire; queste di solito vengono prescritte per problematiche sistemiche (digestive, circolatorie, ecc.).

Come si ottengono i rimedi

Se si utilizza la scala centesimale: si prende un grammo del rimedio omeopatico puro e lo si diluisce in 99 grammi di acqua o di soluzione idroalcolica, agitando con energia per 100 volte in senso verticale (dinamizzazione); quello che si ottiene è la “prima diluizione centesimale”, che si indica con 1 CH. Poi si prende 1 centimetro cubico della diluizione 1 CH e lo si scioglie in 99 cc di acqua o soluzione idroalcolica, si dinamizza e si ottiene così la seconda diluizione centesimale, che si indica con 2 CH, e così via: il preparato con la sigla 5 CH significa che la sostanza ha subito 5 serie di scuotimenti (da 100 agitazioni) e che la diluizione è centesimale.

Rimedi omeopatici: tipologie

In commercio è possibile trovare i rimedi omeopatici nella forma di: granuli, globuli, compresse, gocce e sciroppi. I Granuli sono venduti in confezioni multidose. Il numero da assumere per ciascuna dose varia in base alla prescrizione del medico omeopata. Vanno fatti sciogliere lentamente in bocca, preferibilmente sotto la lingua.

I Globuli sono confezionati in contenitori monodose. Si prendono versando direttamente in bocca l’intero contenuto e lasciandolo sciogliere, preferibilmente sotto la lingua. Le Compresse, sempre in base alla prescrizione del medico omeopata, si fanno sciogliere lentamente in bocca. Gocce e sciroppi vanno assunti, sempre in quantità definite dall’esperto, aiutandosi con un cucchiaio o cucchiaino. Anche in questo caso, far assorbire parte del principio sotto la lingua prima di ingerirlo è la modalità di assunzione più efficace.

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Omeopatia: le regole e i principi di base https://cultura.biografieonline.it/omeopatia-principi/ https://cultura.biografieonline.it/omeopatia-principi/#comments Wed, 01 Aug 2018 07:40:15 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=25075 Il termine “omeopatia” deriva dall’unione di due parole greche: “omoios” che significa “simile”, e “pathos” ossia “sofferenza”. Si tratta di una cura naturale che sfrutta l’utilizzo di rimedi preparati con sostanze ricavate dal mondo minerale, animale o vegetale, seguendo un particolare procedimento. L’omeopatia si basa su alcuni solidi principi di base: per utilizzarla al meglio conviene conoscerli bene e applicare alcune semplici regole per ottenere benefici. Fondata da Samuel Hahnemann, un medico tedesco deluso dalla medicina convenzionale dell’epoca, l’omeopatia ha visto la luce alla fine del Settecento.

Omeopatia

Ricerca di un nuovo equilibrio

Secondo questa disciplina, l’organismo umano è un tutt’uno, governato dal principio vitale. La malattia riflette il tentativo, da parte dell’organismo stesso, di ripristinare un equilibrio alterato: in questo senso ha un’accezione positiva. Lo scopo dell’omeopatia è di aiutare il corpo a riequilibrare da sé questo principio vitale; ciò in modo da stimolare il meccanismo di autoregolazione e ristabilire lo stato di salute. In pratica, il rimedio omeopatico è mirato a risvegliare l’energia vitale del malato, inducendolo alla autoguarigione.

La legge della Similitudine

Uno dei principi fondamentali sui quali si regge la disciplina omeopatica è la legge della similitudine, secondo cui “il simile cura il simile”. Il suo obiettivo è di indurre l’organismo a manifestare i sintomi che possono risultare curativi rispetto alle malattie descritte dalla persona. Secondo l’omeopatia, la sostanza che a certe dosi provoca un particolare sintomo in una persona sana, se viene diluita seguendo una determinata preparazione, dinamizzata e somministrata in diverse diluizioni, è in grado di curare quel medesimo disturbo in una persona malata. L’omeopatia deve, quindi, andare alla ricerca di quella sostanza che dà sintomi simili a quelli presenti nel paziente.

Il principio della Globalità

L’omeopatia non pone l’attenzione solo ai sintomi propri della malattia, ma anche s tutti i segnali descritti dalla persona. Del resto, secondo tale disciplina, i disturbi fisici e psicologici sono sempre espressione di un equilibrio alterato; e il linguaggio attraverso cui il corpo parla sono quindi preziosi per individuare la cura più adatta al singolo caso. Inoltre, l’omeopatia attribuisce grande importanza al carattere, alla personalità, alla struttura fisica, alle reazioni del paziente agli agenti atmosferici e all’ambiente che lo circonda, alle reazioni fisiche ed emotive, alle malattie della persona. Questo spiega perché la cura omeopatica non è mai generalizzata.

Il medico studia accuratamente la situazione e prescrive una cura che sia il più possibile mirata e individualizzata. Per fare un esempio, l’omeopata non cura il dolore prescrivendo a tutti lo stesso analgesico, ma pone al centro della visita la persona, che ha un modo specifico di manifestare la propria sofferenza. La base di partenza di ogni percorso omeopatico è quindi costituita da un lungo colloquio tra medico e paziente. Attraverso l’analisi delle problematiche e caratteristiche della persona e i sintomo provocati dalla sostanza somministrata ad un individuo sano, il medico può scegliere i rimedi più adatti per il caso specifico.

 

Samuel Hahnemann
Samuel Hahnemann, fondatore dell’Omeopatia

Le dosi minime

L’ultimo fondamentale principio dell’omeopatia è quello della “diluzione infinitesimale”. Occorre sapere che, una volta raccolte, le materie prime vengono triturate e macerate in una soluzione idro-alcolica per ottenere la tintura madre, che poi viene poi progressivamente diluita in acqua o alcol, secondo una scala che di solito è decimale o centesimale. Tra una diluizione e l’altra le soluzioni vengono agitate in maniera vigorosa (a mano o in modo meccanico) secondo una tecnica particolare che imprime loro una certa forza. Questo processo (chiamato dinamizzazione o succussione) mira ad aumentare la potenza e l’efficacia del rimedio. Le diluizioni omeopatiche così ottenute si impiegano per impregnare globuli e granuli, che sono le forme in cui si trovano in commercio i medicinali omeopatici. Ci sono inoltre altre forme come gel, pomate, compresse, sciroppi, gocce, colliri, ovuli e supposte.

Come funziona l’omeopatia

I meccanismi d’azione dell’omeopatia non sono ben noti. La teoria più accreditata sostiene che dando alla persona la sostanza scelta alle giuste dosi si provoca una risposta del tutto simile a quella scatenata dalla malattia naturale. Di conseguenza, si va a stimolare una reazione più efficace e rapida del sistema di difesa dell’organismo: esso interviene favorendo e accelerando la guarigione o, comunque, migliorando i sintomi. A differenza di quanto avviene nella medicina convenzionale, nella quale si punta ad eliminare velocemente i disturbi, in questo caso si cerca di ottenere una guarigione più profonda. L’organismo ne risulta così irrobustito; secondo le ipotesi più recenti, è probabile che i rimedi omeopatici esercitino anche un’azione di tipo fisico, influenzando i processi biologici.

I falsi miti sull’omeopatia

Tra i falsi miti che circolano intorno a questa disciplina, ve ne sono due particolarmente diffusi e duri da smantellare. Il primo riguarda l’eventuale manipolazione del rimedio, che ne inibirebbe l’efficacia. In realtà i medicinali omeopatici prodotti da laboratori qualificati sono sottoposti ad un procedimento tale da garantire un’altissima qualità e da renderli insensibili a qualsiasi manipolazione: quindi toccare i granuli o i globuli con le mani, o con il cucchiaio, non comporta alcuna alterazione della qualità ed efficacia di tali rimedi. Un altro falso mito riguarda la definizione di omeopatia come medicina “alternativa”. Il medico omeopata deve affermare con sempre maggiore autorevolezza che l’omeopatia non è una medicina alternativa, ma bensì una medicina “integrata” e complementare a quella accademica, che si basa sulla conoscenza ed esperienza del medico. E’ invece considerata una medicina alternativa la cura con i Fiori di Bach.

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Fiori di Bach https://cultura.biografieonline.it/fiori-di-bach/ https://cultura.biografieonline.it/fiori-di-bach/#comments Sat, 13 Feb 2016 18:15:19 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16647 La mente ed il corpo non sono entità distinte e separate: come appunto dimostra la medicina psicosomatica, ciò che si manifesta a livello mentale ha ripercussioni anche sul corpo. Le emozioni e gli stati d’animo sono in grado di influenzare anche il fisico: oggi più che mai tutti noi abbiamo a che fare con numerosi disturbi psicosomatici, che partono dalla mente e coinvolgono il corpo. L’ambito sul quale agiscono i fiori di Bach è quello dell’emotività: si tratta di rimedi naturali appartenenti alla floriterapia, una disciplina che non cura la malattia, ma interviene sugli stati d’animo e sulle reazioni dei soggetti dinanzi a determinati eventi della vita.

Fiori di Bach
Fiori di Bach

I sintomi che il corpo manifesta ci forniscono l’indicazione di quali sono i rimedi floreali più adatti per ogni caso specifico.

Un po’ di storia

La scoperta dei fiori di Bach si deve al dottor Edward Bach, originario del Galles. Laureatosi in Medicina all’Università di Birmingham, Bach si avvicina alla medicina omeopatica, non essendo soddisfatto dei risultati di quella sintomatica. Dopo il 1917, quando gli viene diagnosticata una grave malattia, decide di dedicarsi al suo lavoro senza risparmiarsi e rifiuta qualsiasi cura tradizionale. Girando per le campagne del Galles scopre che alcune piante possiedono virtù terapeutiche che incidono sullo stato d’animo delle persone e viene a conoscenza delle qualità dei fiori a cui in seguito attribuisce il suo nome.

Edward Bach
Il medico gallese Edward Bach

Inizia quindi a proporre ai suoi pazienti il metodo basato sui dodici fiori guaritori, cercando di diffondere questa  conoscenza. Più volte Edward Bach è stato accusato dalla classe medica proprio per il suo impegno a diffondere il metodo basato sulle proprietà terapeutiche dei fiori.

Prima di morire Bach ha chiesto la cancellazione dall’Albo dei medici. Per lui bastava essere considerato un bravo erborista.

La salute è la completa e armonica unione di anima, mente e corpo; non è un ideale così difficile da raggiungere, ma qualcosa di facile e naturale che molti di noi hanno trascurato.

(Edward Bach)

Le caratteristiche della floriterapia di Bach

La floriterapia si basa sul presupposto che i fiori siano in grado di curare e guarire malattie e stati di malessere dell’individuo. Secondo tale disciplina ciò che conta non è il sintomo, ma la modalità con il quale si reagisce ad esso. Il rimedio formulato dal dottor Bach presenta alcune peculiarità:

  • l’innocuità (tutti i fiori derivano da arbusti ed alberi innocui e non tossici);
  • la semplicità (l’utilizzo dei fiori e le modalità di assunzione sono semplici  e per questo il metodo è accessibile a chiunque);
  • l’efficacia (è data dal fatto che i fiori intervengono sullo stato d’animo della persona ammalata, per cui la aiutano a sviluppare la capacità di auto guarigione).

Ognuno di noi è in grado di combattere la malattia, è solo importante trovare gli strumenti adatti per farlo. La floriterapia di Bach è appunto uno di questi.

Per diventare floriterapeuti bisogna frequentare una scuola di naturopatia accreditata ed un corso di durata triennale con esame finale per poi essere inclusi nel Registro italiano Floriterapeuti, così come stabiliscono le direttive del Ministero della Pubblica istruzione. Comunque nel nostro Paese, al contrario di ciò che accade in Spagna e Francia, il titolo di floriterepeuta non è ancora riconosciuto.

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Preparazione e utilizzo dei fiori di Bach

E’ possibile trovare in erboristeria i fiori di Bach, già pronti e confezionati per la somministrazione. Nel caso si volesse prepararli da sé occorrono: acqua, brandy, una boccetta da 30 ml dotata di pipetta, boccette dei singoli fiori scelti. La boccetta da 30 ml va riempita con un terzo di brandy e due terzi di acqua. Dalla stock bottle vanno prese due gocce di ogni rimedio floreale scelto. In ogni boccetta si possono mescolare massimo sette fiori. Per quanto concerne le dosi, il consiglio è di assumere direttamente in bocca quattro gocce per quattro volte al giorno.

Fiori di Bach - Bach flower
Boccette di Fiori di Bach

Il prezzo della stock bottle si aggira sui 9/12 euro, mentre la boccetta da 30 ml costa circa 6/9 euro. I fiori di Bach consistono in un auto-trattamento, non c’è bisogno di alcuna guida per assumerli e non hanno controindicazioni. Tuttavia, se all’inizio non ci si sente sicuri nella scelta dei rimedi più adatti, è consigliabile farsi aiutare da un esperto o da una persona che li abbia già utilizzati. Non esiste un tempo preciso di assunzione, i rimedi vanno presi fino a quando non si ottengono i benefici.

I 38 rimedi di Edward Bach

Per scegliere i rimedi floreali è necessario valutare gli stati emotivi che il soggetto sta provando in quel determinato momento e che tipologia di persona è.
Di seguito forniamo un elenco dei 38 fiori di Bach con i relativi stati d’animo sui quali intervengono.

  • Centaury: per quei soggetti che hanno difficoltà a dire “no”
  • Chicory: a chi è vittima di un amore possessivo ed egoista
  • Beech: per chi è intollerante
  • Elm: aiuta quelle persone che avvertono un eccesso di responsabilità
  • Crab Apple: è il rimedio utile per chi prova disgusto per se stesso ed il proprio corpo
  • Cerato: per chi sente una mancanza di fiducia nelle decisioni che prende
  • Agrimony: è il fiore indicato per quei soggetti che mascherano una forte tristezza dietro una falsa espressione allegra
  • Cherry Plum: per coloro che hanno il timore di perdere il controllo della mente e di diventare pazzi
  • Chestnud Bud: per tutti quelli che non riescono ad imparare dagli errori che compiono
  • Aspen: per chi è vittima di una paura che non ha un oggetto preciso
  • Clematis: aiuta tutte le persone che sognano ad occhi aperti e perdono il contatto con la realtà
  • Holly: per coloro che provano forti sentimenti di invidia, gelosia e odio
  • Gentian: aiuta a riprendersi dallo scoraggiamento dovuto ad un fallimento
  • Gorse: aiuta in caso di disperazione e perdita della speranza
  • Hornbeam: è di aiuto per tutti coloro che si sentono stanchi al solo pensiero di intraprendere qualsiasi cosa e che tendono a rimandare gli impegni presi
  • Honeysuckle: è il rimedio indicato per i nostalgici, per coloro che si rifugiano nei ricordi del passato
  • Heather: il fiore che aiuta a ridimensionare l’egocentrismo, utile a chi tende a parlare troppo di se stesso
  • Larch: il rimedio utile per chi non ha fiducia in stesso
  • Impatiens: aiuta chi è sempre impaziente
  • Mimulus: per chi ha sempre paura e il timore ha un oggetto preciso
  • Pine: per coloro che vivono schiacciati da un continuo senso di colpa
  • Oak: per tutti gli studenti che tendono ad andare oltre le proprie forze
  • Olive: adatto a superare uno stato di forte stress mentale e fisico
  • Rock Rose: rimedio utile in caso di spavento e terrore
  • Mustard: per chi soffre di tristezza senza una causa apparente e di forte malinconia
  • Wild Rose: per chi soffre di apatia, rassegnazione e indifferenza verso la vita in generale
  • Wild Oat: utile per coloro che sono indecisi sulla strada da intraprendere nella vita
  • Willow: per chi è vittima di risentimento e autocommiserazione
  • Rock Water: il rimedio per combattere auto-repressione, rigidità e negazione di sé
  • Star of Bethlehem: per superare  gli stati di shock e i traumi
  • Vervain: utile a moderare gli stati di entusiasmo eccessivo
  • White Chestnut: per liberare da continuo lavorio mentali, pensieri indesiderati e discussioni tra se e sé
  • Water Violet: adatto a persone troppo dignitose e riservate
  • Vine: per tutti i soggetti che tendono a dominare sugli altri e sono inflessibili
  • Red Chestnut: per tutti coloro che si preoccupano in maniera eccessiva della sorte dei propri cari
  • Scleranthus: aiuta chi è indeciso tra due alternative
  • Sweet Chestnut: adatto per chi vive una condizione di estrema angoscia e non vede vie d’uscita
  • Walnut: protegge dalle influenze indesiderate e dal disagio provocato dal cambiamento

Oltre queste formulazioni, vi è anche una combinazione che prende il nome di “rimedio di soccorso” (Rescue Remedy), da assumere in momenti di particolare disagio o paura (ad esempio il timore di volare in aereo).

Curiosità sui Fiori di Bach

I fiori di Bach vengono anche definiti “farmaci vibrazionali”, richiamando il concetto della “memoria dell’acqua”. Poiché sono diluiti in acqua, molti erroneamente li considerano medicinali omeopatici, ma in realtà non hanno alcunché in comune con questi, neppure il principio di “similitudine”.

I fiori di Bach, comunque, non possono essere utili a risolvere situazioni psicologiche che si trascinano da tempo e sono diventate croniche, oppure stati di dipendenza da psicofarmaci o sostanze stupefacenti. Anche le malattie organiche gravi non ricevono alcun beneficio dall’assunzione dei rimedi floreali di Bach (ad esempio, malattie allo stato terminale).

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Riflessologia plantare: che cos’è e quali sono i benefici https://cultura.biografieonline.it/riflessologia-plantare/ https://cultura.biografieonline.it/riflessologia-plantare/#respond Wed, 02 Dec 2015 13:52:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15716 Una disciplina antica di circa 5000 anni praticata già in India, Egitto, Perù e Cina: la terapia delle “zone riflesse” è arrivata fino a noi diventando la Riflessologia plantare moderna che conosciamo oggi. L’otorinolaringoiatra americano William Fitzgerald, nel 1902, sperimentò per la prima volta su alcuni pazienti le conseguenze benefiche della pressione su determinate zone del corpo umano. In particolare, i suoi esperimenti si focalizzarono sui piedi, che sono ricchi di terminazioni nervose.

Riflessologia del piede

Sulla pianta dei piedi, infatti, si trovano punti sensibili alla pressione che rimandano direttamente ad altri organi del corpo. Fitzgerald può quindi essere considerato, a tutti gli effetti, il fautore della moderna riflessologia plantare. Secondo tale disciplina la struttura corporea dell’uomo può essere paragonata alla sagoma di un albero, il cui tronco è la colonna vertebrale, la radici sono fornite dai piedi e le foglie rappresentano il volto. Le estremità dei piedi sono importanti perché reggono l’intera struttura e quindi è necessario che siano il più possibile stabili e sani.

Principi fondamentali della Riflessologia plantare

La disciplina della Riflessologia plantare si basa su alcuni principi che bisogna conoscere e applicare.

  • Unità: ogni organo è capace di riflettere l’intero organismo. In particolare, ci sono parti del corpo (mani, piedi, orecchie e viso) in cui si concentra un gran numero di terminazioni nervose in grado di riflettere tutti gli organi del corpo;
  • Riflesso: ogni risposta del corpo è la conseguenza di uno stimolo che, partendo da un punto specifico presente sulla mano o sul piede, arriva al cervello oppure al midollo spinale. Da qui poi lo stimolo viene diretto ad un organo, muscolo o ghiandola;
  • Mappa: elaborata per la prima volta da Fitzgerald, in seguito ogni scuola ha realizzato una mappa con proprie caratteristiche ed elementi differenti rispetto all’originale. Comunque, tutte concordano sui punti fondamentali e la visione dei piedi in generale;
  • Osservazione: ogni paziente deve essere valutato attentamente in base al modo di camminare e muoversi, quindi in base alla sua postura. Il terapista presta attenzione soprattutto ai piedi, ne guarderà la forma, la posizione ed eventualmente le tensioni presenti;
  • Zone del corpo: per Fitzgerald il corpo è formato da tre zone orizzontali e 10 zone verticali. In base a tale divisione ha individuato i relativi punti riflessi.

Questi principi fondamentali furono inoltre studiati e approfonditi dalla fisioterapista Eunice Ingham, che realizzò una mappa dettagliata delle zone riflesse che possono essere localizzate sui piedi.

Riflessologia plantare: i punti dei piedi con l'indicazione delle corrispondenze degli organi e delle varie zone del corpo umano
Riflessologia plantare: i punti dei piedi con l’indicazione delle corrispondenze degli organi e delle varie zone del corpo umano

In cosa consiste la terapia riflessologica

Il terapista esperto in Riflessologia plantare divide in genere la seduta in tre momenti.

  1. Nel primo individua i punti dolenti e identifica le parti che devono essere sottoposte al trattamento.
  2. Successivamente effettua un trattamento che mira a riequilibrare i diversi organi.
  3. Infine esegue un trattamento più mirato e personalizzato sui punti che riflettono un maggior disequilibrio degli organi.

Il ciclo completo di riflessologia plantare prevede 10-12 sedute, ognuna delle quali dura all’incirca 45 minuti. Il terapista riflessologo esercita la pressione con il pollice, con il quale può sia premere che frizionare a seconda delle esigenze del paziente.

Anche se la pressione deve essere energica non deve mai provocare eccessivo fastidio o dolore nel paziente. Le sedute di riflessologia vanno evitate se sono in corso infiammazioni o nel caso in cui il soggetto che vi si sottopone ha la febbre. Non vi è alcuna controindicazione nel sottoporre i bambini alle sedute, anche se queste avranno una durata inferiore a quelle degli adulti.

I benefici della Riflessologia plantare

La riflessologia plantare è un rimedio naturale adatto a tutti. Esistono controindicazioni ai trattamenti solo in alcuni casi particolari: gravidanza (i primi tre mesi di gestazione), infezioni con presenza di febbre alta, malattie cutanee contagiose localizzate ai piedi, utilizzo di psicofarmaci o medicinali ansiolitici, predisposizione alla trombosi.

Massaggio ai piedi

I benefici di questa terapia sono molteplici, vediamo qualche esempio pratico.

Sottoporsi ai trattamenti di riflessologia plantare in caso di disturbi dell’apparato digerente può rivelarsi utile: stitichezza cronica, colite, gastrite. Altrettanto efficaci i risultati in caso di dolori articolari e muscolari come sciatica, mal di schiena, lombalgia, cervicale.

La riflessologia plantare si è rivelata un ottimo rimedio anche in caso di mal di testa, nevralgie, labirintite, ma anche caduta dei capelli, dimagrimento, ritenzione idrica, cellulite.

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Ognuno di noi può provare su se stesso i benefici di questa terapia, praticando un auto massaggio giornaliero, soprattutto quando i piedi sono doloranti in alcuni punti in particolare.
Si tratta di un segnale da “leggere”, in quanto l’organismo ci sta comunicando che non si trova in uno stato di equilibrio e benessere. La riflessologia plantare è una terapia alternativa che non prevede alcun effetto collaterale e non richiede l’utilizzo di alcun farmaco.

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Omeopatia: curarsi con le erbe https://cultura.biografieonline.it/rimedi-naturali-omeopatia/ https://cultura.biografieonline.it/rimedi-naturali-omeopatia/#comments Fri, 04 Jul 2014 16:45:45 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11437 L’omeopatia è un metodo terapeutico basato sul principio di similitudine, che consiste nel curare una determinata malattia tramite agenti (sostanze) capaci di indurre, in una persona sana, sintomi simili a quelli della malattia che si vuole combattere. È una pratica che fa parte della cosiddetta “medicina alternativa”, insieme alla fitoterapia, alla cromoterapia e alla cristalloterapia; è anche utilizzata come “medicina complementare” alla medicina convenzionale.

Omeopatia
L’omeopatia è un metodo terapeutico basato sul principio di similitudine ed è una pratica che fa parte della cosiddetta “medicina alternativa”

Come agisce il rimedio omeopatico

Somministrando sostanze simili all’agente che produce una determinata malattia, si stimola la reazione immunitaria che fortifica le difese dell’organismo, favorendo così la guarigione. Le sostanze sono utilizzate a dosi infinitesimali, ovvero estremamente diluite. I rimedi omeopatici vengono solitamente venduti in “tubi granuli” e “dose globuli”. I granuli si assumono lasciando disciogliere, sotto la lingua, il numero di granuli prescritti dal medico omeopata. I globuli, analogamente ai granuli, vanno lasciati disciogliere sotto la lingua, ma il contenuto della confezione deve essere utilizzato come una dose unica ed assunto tutto in una volta.

Origine dell’omeopatia

L’omeopatia è nata dai principi formulati agli inizi del XIX secolo dal medico tedesco Samuel Hahnemann, che gettò le basi del principio della Legge di Similitudine, ovvero “il simile cura il simile”. Durante gli anni dei suoi studi, condusse esperimenti, anche su se stesso, lesse testi antichi e del Medioevo, raccolse informazioni utili che confermarono le sue ipotesi. Coniò così il termine omeopatia, dal greco “omoios”, simile, e “pathos”, sofferenza: un metodo terapeutico fondato sul presupposto che per poter rimuovere disturbi e malesseri bisogna ricercare quei rimedi che normalmente provocano la stessa malattia.

Anche il medico gallese Edward Bach, noto in tutto il mondo per la terapia di sua invenzione denominata “Fiori di Bach“, venne a conoscenza del pensiero di Samuel Hahnemann. Unendo le sue scoperte con quelle di Hahnemann, Bach trovò dei vaccini omeopatici chiamati in seguito “I sette nosodi di Bach”.

Globuli omeopatia
I rimedi omeopatici vengono solitamente venduti in “tubi granuli” e “dose globuli”

Definizione di omeopatia

L’omeopatia si definisce quindi come un metodo di pratica medica che mira a migliorare il livello di salute di un organismo attraverso la somministrazione di medicinali sperimentati, potentizzati e selezionati individualmente secondo la Legge di Similitudine. Le sostanze utilizzate per l’omeopatia sono sperimentate, poiché farmacologicamente testate su soggetti umani sani per far insorgere i sintomi che, raccolti su un gran numero di soggetti, costituiscono il “quadro del rimedio”. Le sostanze sono inoltre potentizzate, ovvero diluite progressivamente, in fasi successive; contemporaneamente alla diluizione, le sostanze vengono sottoposte a energici scuotimenti (succussioni) o triturate. Questa procedura permette di aumentare il potere terapeutico di una sostanza medicinale.

La Legge di Similitudine (Similia similibus curentur) sulla quale è basata l’omeopatia sostiene che una sostanza capace di provocare determinati sintomi in una persona sana, è dotata di un agente curativo in grado di guarire un soggetto malato che presenta gli stessi sintomi.

Sostanze usate in omeopatia

Per la preparazione dei medicinali omeopatici, si attinge da ciò che la natura ci offre: le sostanze utilizzate provengono infatti sia dal regno vegetale, che da quello animale e minerale. Non solo erbe, quindi, vengono usate per la preparazione di rimedi omeopatici.

Esempio di rimedio omeopatico

La puntura d’ape provoca dolore, gonfiore, bruciore, arrossamento e calore nel punto leso. Per attenuare tutti questi sintomi, l’omeopatia suggerisce l’assunzione per via orale, o l’applicazione sulla zona della puntura, di una preparazione a base di veleno d’ape estremamente diluita.

Puntura d'ape
Per attenuare i sintomi della puntura d’ape, l’omeopatia suggerisce l’utilizzo di una preparazione a base di veleno d’ape estremamente diluita

L’omeopatia, facendo parte dei cosiddetti rimedi naturali, può essere abbinata alla medicina convenzionale, ma è buona norma attenersi sempre ai consigli del proprio medico.

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La cristalloterapia: come curarsi con le pietre https://cultura.biografieonline.it/rimedi-naturali-cristalloterapia/ https://cultura.biografieonline.it/rimedi-naturali-cristalloterapia/#comments Fri, 04 Apr 2014 09:09:26 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10297 La cristalloterapia è un antico metodo terapeutico che mira a rimuovere disturbi e malesseri e a mantenere il benessere fisico, mentale e spirituale attraverso l’impiego di minerali, cristalli e pietre. È una pratica che fa parte della cosiddetta “medicina alternativa”, insieme alla fitoterapia, alla cromoterapia e all’omeopatia, e si basa sul presupposto che pietre, cristalli e minerali sarebbero dotati di un campo energetico in grado di riequilibrare ed armonizzare ogni essere vivente. La cristalloterapia è quindi utilizzata per raggiungere un ottimale equilibrio energetico che favorisce una buona salute.

Cristalloterapia: curarsi con le pietre
La cristalloterapia è utilizzata per raggiungere un ottimale equilibrio energetico che favorisce una buona salute

Origini della cristalloterapia

Già in epoca antica, le pietre erano considerate terapeutiche: Romani, Egizi ed Ebrei erano soliti portarle addosso per curare svariati disturbi. Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis historia” esalta le virtù terapeutiche delle gemme. Per i medici del Medioevo e del Rinascimento, questo metodo rientrava nella normale pratica terapeutica. Il medico, filosofo e alchimista Paracelso (1493-154), preparava rimedi basandosi sulle proprietà curative delle pietre, che venivano portate al collo incastonate su collane, o al dito incastonate in anelli, posate o strofinate sulle parti del corpo doloranti o malate, ridotte in polvere e poste sulle ferite, sciolte nel vino, nel miele o messe a bagnomaria per alcuni giorni per poi ottenere l’acqua impregnata dell’energia del minerale. Va ricordato che alcune metodiche potevano esporre a rischi di intossicazione, poiché all’epoca venivano messe in pratica senza essere a conoscenza della tossicità delle pietre disciolte nel liquido.

Era inoltre opinione diffusa che le pietre fossero in stretto rapporto con i pianeti e per questo si usava farle cuocere per poi farle riposare ai raggi del Sole o della Luna. Secondo Aristotele, le pietre erano generate dalle radiazioni dei corpi celesti e perciò dotate di proprietà terapeutiche.

Occhio di tigre
L’occhio di tigre è una varietà di quarzo utilizzata in cristalloterapia: i suoi riflessi richiamano il colore degli occhi della tigre

Metodi della cristalloterapia moderna

L’utilizzo terapeutico delle pietre si sviluppa attraverso vari metodi di applicazione: il contatto, che consiste nel mettere a contatto la pietra con la parte del corpo da curare o strofinandola sulla parte; l’amuleto, ovvero portare con sé la pietra, in tasca, come ciondolo o braccialetto; la meditazione, che consiste nel concentrarsi sul disturbo che si vuole curare, con la pietra indosso o in mano; oppure è possibile disporre le pietre nell’ambiente in cui si vive. Le pietre ed i cristalli utilizzati per la cristalloterapia sono molteplici, alcuni di essi sono: acquamarina, agata, onice, ambra, ametista, calcedonio, diaspro, ematite, giada, smeraldo, topazio, turchese, zaffiro, quarzo, occhio di tigre, avventurina, rubino, sodalite, malachite, opale, paesina, amazzonite, calcite, corniola, ossidiana, tormalina.

L’energia

Ogni corpo fisico, essendo composto da atomi e molecole, contiene energia che è emanata sotto forma di calore, colore e movimento. L’energia collega il corpo con l’ambiente esterno in uno scambio reciproco ed è proprio grazie all’interazione tra l’energia delle pietre e quella umana è possibile ristabilire l’equilibrio energetico che favorisce la guarigione da disturbi fisici, mentali, emotivi e spirituali.

L’assimilazione dell’energia dei cristalli avviene attraverso i maggiori centri energetici dell’uomo, chiamati i Sette Chakra. I Chakra sono centri energetici ed ognuno di essi governa un aspetto specifico del nostro essere. I cristalli e le pietre, posti su uno dei 7 Chakra, agiscono riequilibrando l’energia che stimola i processi di cura naturali.

7 Chakra
La posizione dei sette Chakra nel corpo umano

La cristalloterapia, facendo parte dei cosiddetti rimedi naturali, può essere abbinata alla medicina convenzionale, ma è buona norma attenersi sempre ai consigli del proprio medico.

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La fitoterapia: curarsi con le piante https://cultura.biografieonline.it/rimedi-naturali-fitoterapia/ https://cultura.biografieonline.it/rimedi-naturali-fitoterapia/#comments Tue, 25 Feb 2014 23:22:27 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9874 Il termine fitoterapia deriva dal greco phytón, pianta, e therapéia, cura. Alla parola phytón è attribuito anche il significato di creatura e essere, poiché la radice deriva dal verbo phyto, ovvero generare e anche essere generati. Quindi la parola pianta viene legata al processo della fertilità, della creazione e della generazione, i cui frutti portano alla nascita di nuove creature, nuovi esseri.

Questa premessa ci fa comprendere come la fitoterapia oggi sia a volte intesa soltanto come pratica basata sull’utilizzo farmacologico delle piante medicinali, senza invece considerare il profondo concetto che racchiude in sé. La fitoterapia studia le proprietà curative delle piante, le indicazioni terapeutiche, le eventuali controindicazioni, la posologia e le vie di somministrazione. Il termine fitoterapia compare per la prima volta nel 1927, in un trattato del medico francese Henri Leclerc (1870-1955).

Fitoterapia
La fitoterapia è la scienza che tratta la prevenzione e la cura delle malattie attraverso l’uso delle piante medicinali e dei loro estratti 

Medicina convenzionale e medicina alternativa

La fitoterapia è la scienza che tratta la prevenzione e la cura delle malattie attraverso l’uso delle piante medicinali e dei loro estratti. E’ inoltre indicata per il mantenimento del benessere psico-fisico e, come l’omeopatia, la cristalloterapia e la cromoterapia, riveste il ruolo di “medicina alternativa”, oppure “medicina complementare” alla medicina convenzionale di natura allopatica. Quest’ultima, a differenza della medicina alternativa, si basa sul principio contraria contrariis curantur, risalente a Ippocrate di Coo (460-377 a.C.), che il creatore dell’omeopatia Samuel Hahnemann attribuì quale fondamento della medicina convenzionale, nella quale la malattia deve essere curata con un’azione terapeutica ad essa contraria, che miri a contrastarne i sintomi.

Origini della fitoterapia

Le piante hanno rappresentato nel corso dei millenni la prima fonte di cura per svariati disturbi e malattie. E’ quindi una pratica che affonda le radici in un passato molto remoto: si pensi che la Mummia del Similaun, conosciuta anche come Ötzi, vissuta di più di 5.000 anni fa, portava con sé alcuni polipori di betulla, cioè funghi con proprietà emostatiche ed antibiotiche. Le prime testimonianze scritte che riguardano le piante medicinali risalgono al 2800 a.C. in Cina, dove il primo erbario cinese dell’imperatore Shen Nung, il Pen Tsao, citava circa 300 piante con le relative preparazioni. Utilizzavano molte erbe medicinali anche Sumeri ed Egizi: questi ultimi, nel Papiro di Ebers, redatto nel 1550 a.C., riportavano l’utilizzo di 700 tipi di piante, classificate in base alla loro azione.

Papiro di Ebers
Il Papiro di Ebers, redatto nel 1550 a.C

Dall’Egitto, lo studio e l’utilizzo delle piante medicinali giunse in Grecia, dove Ippocrate di Coo (460-377 a.C.) ne classificò per la prima volta 300 specie, contenute nel Corpus Hippocraticum (una raccolta di opere che trattano vari temi tra cui la medicina). La medicina greca si diffuse successivamente in tutto il bacino del Mediterraneo, giungendo così alla medicina romana. Nel I secolo d.C. Pedano Dioscoride, medico, botanico e farmacista greco, a Roma, nel suo De materia medica, catalogò oltre 600 piante medicinali. Nel II secolo d.C. il medico Galeno, approfondì e sviluppò le conoscenze ippocratiche. Nel Medioevo, erano i monaci che, dediti alla coltivazione delle piante medicinali, custodivano e tramandavano gli insegnamenti di questa scienza per perpetuare le loro conoscenze.

Teoria della segnatura

Intorno al 1500 si sviluppò la teoria della segnatura che si basava sul simbolismo delle diverse erbe medicinali. Secondo tale teoria, le azioni terapeutiche delle erbe possono essere individuate per analogia morfologica tra la pianta e la malattia da curare; ogni pianta esprime le sue proprietà terapeutiche attraverso la sua somiglianza con la parte malata, per forma, colore o aspetto. Per esempio, la celidonia era usata per la cura delle malattie del fegato e delle vie biliari poiché il suo succo giallo è simile alla bile; la sanguinaria era utilizzata per curare le affezioni ematiche perché il suo succo rosso ricordava il sangue.

Il vero teorico della segnatura fu il medico, filosofo e alchimista Paracelso (1493-1541), che formulò la teoria delle segnature sul presupposto dell’esistenza di una “Legge di Simpatia”, cioè di attrazione delle cose affini, non soltanto nella sostanza, ma anche nella forma poiché, come lui sosteneva: “Il simile appartiene al simile”.

Sanguinaria canadensis L.
La sanguinaria era utilizzata per curare le affezioni ematiche perché il suo succo rosso ricordava il sangue

Con Linneo (1707-1778), medico e botanico svedese, la classificazione delle piante fece grandi progressi, poiché classificò le specie esistenti indicando regole precise per la coltivazione e la raccolta delle erbe medicinali.

Il Conte di Cagliostro (1743-1795), taumaturgo ed alchimista, “amico dell’Umanità”, si avvalse delle proprietà benefiche delle piante, elaborate dalla tradizione degli antichi Egizi, Sumeri e altri popoli orientali, per alleviare le sofferenze degli ammalati e compiere prodigiose guarigioni, poiché, come da lui affermato, la sua conoscenza risiedeva “in verbis, herbis et lapìdibus”, cioè nella parola, nelle erbe e nei minerali.

in verbis, herbis et lapìdibus
“in verbis, herbis et lapìdibus”: la conoscenza di Cagliostro risiedeva nella parola, nelle erbe e nei minerali

Preparazioni fitoterapiche

Esistono varie preparazioni fitoterapiche, tutte ottenute da parti vegetali, sia fresche che essiccate, attraverso l’estrazione del principio attivo della pianta o delle sue parti (foglie, fiori, radici, corteccia, frutto, semi). Il fitocomplesso della pianta medicinale è l’insieme di tutte le sostanze dotate di attività terapeutica e medicamentosa, ovvero i principi attivi estratti dalla pianta.

Tra le preparazioni fitoterapiche più comuni troviamo: la tintura madre (T.M.), o estratto idroalcolico, è una preparazione liquida ottenuta mediante l’estrazione del principio attivo della pianta fresca, o parti di essa, attraverso l’alcol; le tisane invece, sono preparazioni in cui l’acqua è il veicolo utilizzato per l’estrazione dei principi attivi dalla pianta essiccata; gli oleoliti sono preparazioni nelle quali è l’olio il solvente necessario per estrarre i principi attivi delle piante, fresche o essiccate; le polveri sono ottenute a partire da piante essiccate e sottoposte ad un processo di polverizzazione; gli oli essenziali, o essenze, sono ottenuti tramite distillazione in corrente di vapore, oppure per spremitura della pianta fresca o essiccata; gli sciroppi si ottengono facendo bollire un infuso o un macerato con lo zucchero.

Il termine erboristeria indica l’antica arte che permette di identificare, coltivare, raccogliere e conservare le piante medicinali a scopi terapeutici, ma anche cosmetici e nutritivi.

Fitoterapia
La fitoterapia appartiene ad una sapienza antica e sperimentata nei secoli

L’utilizzo terapeutico delle piante ha rappresentato nel corso dei millenni la prima fonte di cura per svariati disturbi. E’ infatti una pratica presente sia nelle antiche metodiche basate sull’empirismo, l’indirizzo filosofico che pone nell’esperienza la fonte della conoscenza, sia nella moderna biomedicina. La fitoterapia può essere abbinata alla medicina convenzionale, ma è buona norma attenersi sempre ai consigli del proprio medico poiché sono possibili interferenze con l’assorbimento dei farmaci assunti. La fitoterapia quindi, oltre che dell’erborista, è anche competenza del medico.

La fitoterapia appartiene ad una sapienza antica e sperimentata nei secoli: le piante e le erbe sono rimedi naturali creati ancor prima della nascita dell’uomo. Come disse Paracelso: “Nella natura tutto il mondo è una farmacia che non possiede neppure un tetto”.

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