olocausto Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 01 Jul 2022 12:30:24 +0000 it-IT hourly 1 La conferenza di Wannsee e la “soluzione finale” https://cultura.biografieonline.it/conferenza-di-wannsee/ https://cultura.biografieonline.it/conferenza-di-wannsee/#comments Fri, 01 Jul 2022 11:35:38 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=2798 La “soluzione finale” fu una formula linguistica terribile, inventata dai nazisti per elaborare un piano che prevedesse l’emigrazione, la resa in schiavitù e lo sterminio di una parte del popolo ebraico che viveva nei territori conquistati dall’esercito tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale.

La villa nei pressi del lago Wannsee dove si svolse la conferenza
La villa nei pressi del lago Wannsee dove si svolse la conferenza

Al fine di realizzare questo piano Adolf Hitler chiese al Maresciallo Hermann Göring di dare avvio all’organizzazione logistica e militare per deportare tutte le persone di origine ebraica in un luogo preposto.

Hermann Göring
Il gerarca nazista Hermann Göring

Goring ordinò a Reinhard Heydrich, alto ufficiale delle SS, capo del Reichssicherheitshauptamt  (nome per esteso della “RSHA” l’ufficio centrale per la sicurezza del Reich che svolgeva funzioni di spionaggio, di controspionaggio e di polizia nei territori del Reich) e governatore del protettorato di Boemia e Moravia di organizzare una conferenza nella quale si discutesse come avviare la soluzione finale e a questo proposito di convocare le personalità che avrebbero dovuto coinvolgere ministeri e istituzioni del Reich per realizzare il più grande esodo e genocidio della storia.

La conferenza si tenne il 20 gennaio 1942 in una villa nei pressi del lago Wannsee non molto lontano da Berlino. Vi parteciparono 15 gerarchi del governo nazista. Di seguito l’elenco.

I gerarchi nazisti

  1. Reinhard Heydrich, Capo della Polizia del Reich, Capo dei servizi di Sicurezza e dei Servizi Segreti e Governatore del Protettorato di Boemia e Moravia.
  2. Alfred Meyer, Segretario di Stato del Ministero dei Territori orientali sotto dominio del governo tedesco.
  3. George Leibbrandt, Capo del dipartimento politico del Ministero dei Territori orientali sotto dominio del governo tedesco.
  4. Wilhelm Stuckart, Segretario di Stato del Ministero degli Interni.
  5. Erich Neumann, Direttore del dipartimento per il piano quadriennale.
  6. Roland Freisler, Segretario di Stato del Ministero della Giustizia.
  7. Josef Bülher, Segretario di Stato del governatorato generale.
  8. Martin Luther, Sottosegretario Ministero degli Esteri.
  9. Gerhard Klopfer, Segretario della Cancelleria del Reich.
  10. Friedrich Wilhelm Kritzinger, Direttore generale della Cancelleria del Reich.
  11. Otto Hofmann, Capo dell’ufficio centrale per la razza e la colonizzazione.
  12. Heinrich Müller, Capo della Gestapo.
  13. Adolf Eichmann, segretario della conferenza e capo del Dipartimento B4 della Gestapo.
  14. Karl Eberhard, Comandante della Polizia e Capo dei Servizi di Sicurezza del Governatorato generale.
  15. Rudolf Lange, Comandante della Polizia e Capo dei Servizi di Sicurezza in Lettonia.
Conferenza di Wannsee - Lettera di invito da Reinhard Heydrich a Martin Luther
Conferenza di Wannsee – Lettera di invito da Reinhard Heydrich a Martin Luther

La conferenza di Wannsee

Heydrich  aprì la riunione. Fece un’ampia premessa sulle politiche e strategie organizzative adottate, fino a quel momento, dal governo tedesco per trasferire gli ebrei residenti nel continente europeo in una zona specifica. Inizialmente era stato previsto come luogo di confino il Madagascar. In seguito si cambiò  decisione. Soprattutto a causa degli sviluppi che stava prendendo la guerra. Si decise di spostare gli ebrei nei campi di concentramento e nei paesi dell’Est Europa.

Il fine era di utilizzarli come manodopera in tutte le strutture operative e industriali che servivano al mantenimento della macchina bellica. Si pensò all’impiego per la costruzione di strade soprattutto in quei paesi nell’Est Europeo dove mancavano. Si pensò alla manodopera specializzata e non specializzata nelle fabbriche e industrie dei territori occupati e del Reich.

Quest’ultimi non sarebbero stati evacuati fino a quando non fossero stati sostituiti da altra manodopera dello steso livello. Non si parla, infatti, nel verbale della conferenza (l’unico esemplare pervenutoci apparteneva a Martin Luther, Sottosegretario al Ministero degli Esteri, ma ne furono redatte 30 copie) di sterminio. Nemmeno si citano armi o metodi di soppressione delle persone. Si identifica tuttavia nella deportazione e nel lavoro forzato il metodo più efficace per operare una selezione naturale dei prigionieri.

Gli ebrei residenti in Europa erano circa 11 milioni: questa sarebbe stata la cifra della deportazione.

La “soluzione finale”

Durante i lavori della conferenza di Wannsee si discusse in quale modo, nei vari territori europei alleati e occupati dall’esercito tedesco, sarebbe stato necessario intervenire per operare nel modo più veloce l’emigrazione forzata di persone di origine ebraica: fu ripartita la presenza degli ebrei in tutti i paesi europei e fu rilevata la maggiore difficoltà nell’organizzare efficacemente l’emigrazione forzata in Romania, dove era più facile procurarsi illegalmente documenti falsi e in Ungheria, dove non era ancora stato nominato un responsabile della questione ebraica.

In Francia fu sottolineato che non c’erano grossi problemi grazie anche al collaborazionismo del governo di Vichy. Mentre la Boemia e la Moravia, governate da Heydrich, avrebbero dovuto essere i primi territori in cui applicare la soluzione finale. Anche l’Italia e la Spagna avrebbero collaborato senza difficoltà grazie al forte legame con i nazisti.

La conferenza si concluse con la richiesta, da parte di Heydrich a tutti i partecipanti, di aiutarlo fin da subito con il loro zelo e le loro conoscenze a realizzare tale progetto nel modo più rapido ed efficace.

E’ interessante notare che il lavoro forzato di persone di origine ebraica fu utilizzato anche da industrie tedesche che dopo la guerra raggiunsero uno sviluppo notevole e che cercarono di nascondere il fatto di aver utilizzato schiavi per la realizzazione dei loro prodotti.

Ci sono molti libri che raccontano quali aziende furono coinvolte e che varrebbe la pena leggere per comprendere il grado di compromissione che il popolo tedesco ebbe con il trattamento riservato dai nazisti al popolo ebraico.

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“Where is Anne Frank”, il cartone animato del regista israeliano Ari Folman esce al cinema https://cultura.biografieonline.it/where-is-anne-frank-il-cartone-animato-del-regista-israeliano-ari-folman-esce-al-cinema/ https://cultura.biografieonline.it/where-is-anne-frank-il-cartone-animato-del-regista-israeliano-ari-folman-esce-al-cinema/#respond Fri, 21 Jan 2022 13:22:28 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=38397 E’ in uscita nelle sale italiane il cartone animato intitolato “Where is Anne Frank”, presentato la scorsa estate al Festival di Cannes. Dopo otto anni di lavoro e tanti sforzi il regista Ari Forman ha portato a termine quello che risulta a tutti gli effetti un capolavoro. Forman ha vissuto l’olocausto attraverso il racconto dei suoi genitori, entrambi sopravvissuti al genocidio. Così, ha deciso di realizzare un cartone animato per bambini con l’intento di avvicinare le nuove generazioni alla figura di Anne Frank, il cui Diario ha commosso ed emozionato milioni di adolescenti in tutto il mondo.

Anne Frank
Anne Frank

Qualche mese fa è stata realizzata una graphic novel destinata agli studenti delle scuole, in cui la protagonista è Kitty, l’amica immaginaria alla quale Anne Frank indirizza le pagine del suo Diario. La graphic novel edita da Einaudi, è in vendita al prezzo di 15 euro (un poco meno su Amazon).

Where is Anne Frank” si muove su due linee di tempo diverse: il presente che viviamo oggi e il periodo vissuto da Anne Frank, ossia l’invasione nazista avvenuta in Olanda.

La location da cui parte è appunto Amsterdam, dove Anne Frank viveva con la sua famiglia. Oggi in quello stesso luogo sorge un Museo interamente dedicato ai Frank, che morirono tutti in un campo di sterminio.

La protagonista è Kitty, l’amica immaginaria di Anne Frank che “esce” dalle pagine del diario per cercare Anne oggi. Riesce a ritrovarla perché ha il volto dei profughi e dei rifugiati che vivono condizioni di ingiustizia e sopraffazione.

Kitty diventa quindi un’attivista che lotta per i diritti dei più deboli, rivivendo nel contempo il genocidio che Hitler ha perpetrato nei confronti degli ebrei attraverso gli occhi dell’amica Anne.

Where is Anne Frank
Where is Anne Frank
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I sommersi e i salvati: riassunto del saggio di Primo Levi https://cultura.biografieonline.it/sommersi-salvati-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/sommersi-salvati-riassunto/#comments Wed, 12 May 2021 16:08:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29714 Primo Levi è uno degli scrittori più importanti che il nostro Paese ha conosciuto nel corso del Novecento. Il suo nome è legato soprattutto al romanzo “Se questo è un uomo” (pubblicato nel 1947) in cui racconta la sua esperienza come deportato nel campo di lavoro di Monowitz, ad Auschwitz. Ma vi sono anche altre opere scritte da questo autore torinese (che è stato anche un valido giornalista) che meritano attenzione, come il saggio scritto nel 1986, prima di togliersi la vita, intitolato “I sommersi e i salvati”.

I sommersi e i salvati - libro
I sommersi e i salvati

I sommersi e i salvati: riassunto e storia

Nella prefazione dell’opera, Primo Levi ci tiene a puntualizzare che il suo punto di vista non è quello di uno storico; per cui nel saggio vengono riportate per lo più considerazioni, non essendovi alcuna documentazione reale dei fatti accaduti. Nel testo infatti sono presenti riflessioni e opinioni che accomunano i reduci dalla drammatica esperienza dei lager. In particolare, emergono i ricordi, i sentimenti e le emozioni che i sopravvissuti hanno sentito fortemente sulla propria pelle, anche a causa delle violenze subite.

Memoria e Ricordo

L’autore, nel suo saggio I sommersi e i salvati, parla dell’importanza della Memoria e del Ricordo per noi uomini. Purtroppo, però, i ricordi tendono a sbiadire nel corso del tempo, oppure si alterano per svariati motivi. Rievocare il dramma del Lager provoca forte disagio sia a chi lo ha vissuto da vittima che per l’oppressore.

Quest’ultimo, in particolare, cerca di dare (ma invano) una giustificazione agli scellerati gesti compiuti all’interno di quei luoghi maledetti dove milioni di uomini hanno perduto la loro dignità.

“Ho agito perché non potevo sottrarmi al comando, perché ero stato infarcito con slogan e manifestazioni e mi è stata tolta la capacità di discernere, ecc”.

Per non restare schiacciato dal peso di ciò che ha fatto l’oppressore si costruisce una realtà di comodo cercando di convincere sé stesso e poi gli altri che ha agito “in buona fede”.

Le vittime invece solitamente alterano i ricordi di una esperienza così dolorosa per evitare di soffrire ancora. Ma c’è una differenza che Primo Levi mette in evidenza: mentre i politici, i combattenti e coloro che hanno sofferto di meno hanno provato un senso (legittimo) di liberazione una volta usciti dai lager, in tutti gli altri (la maggioranza) prevale un senso di abbattimento e vergogna che dura molti anni.

Alcuni sopravvissuti ai campi di concentramento non hanno retto al peso dei ricordi e si sono suicidati. Nei lager non avvengono suicidi semplicemente perché si è impegnati a sopravvivere e il senso di colpa viene continuamente soffocato dalle violenze e punizioni inflitte.

Una volta usciti, poi, il senso di colpa di non aver fatto nulla per ribellarsi al sistema che li ha soggiogati, torna a fare capolino. E per alcuni può essere talmente forte da portare al suicidio.

Chi sono i Salvati

I sopravvissuti ad un Lager provano vergogna anche per l’egoismo assoluto che ha contraddistinto il periodo trascorso all’interno di questi terribili luoghi: non si aveva tempo o possibilità di badare agli altri, ma soltanto a sé stessi. Levi dice che “i salvati non erano i migliori”.

Purtroppo a sopravvivere erano spesso gli egoisti, le spie, i loro collaboratori, le persone più malvagie e senza scrupolo.

Chi si è salvato da un lager ed ha un animo sensibile sente su di sé tutte le colpe del mondo, soffre anche per quello che altri hanno commesso al posto suo.

Primo Levi, foto
Foto di Primo Levi

La Violenza gratuita

Primo Levi sottolinea in modo magistrale nel saggio anche un altro aspetto importante: la violenza gratuita e inutile perpetrata alle vittime all’interno dei campi di concentramento. Un tipo di violenza inferta al solo scopo di provocare la sofferenza negli uomini, non “giustificata” da una guerra o da altri scopi pur ignobili.

Nell’ultima parte del saggio l’autore si sofferma a rispondere ad alcune domande che gli hanno posto fino alla fine dei suoi giorni:

  • “perché non siete scappati?”
  • “perché non vi siete ribellati a ciò che vi stavano facendo?”

Primo Levi ha risposto che, per come erano organizzate le cose nel Lager, ogni tentativo di fuga o ribellione sarebbe miseramente fallito, portando con sé soltanto conseguenze ulteriori di violenza e sopraffazione.

Molto interessante è la distinzione che lo scrittore sopravvissuto al campo di concentramento fa dei prigionieri.

Riferendosi a quelli che da vittime si trasformano in collaboratori ed oppressori, lui li definisce essere in una “zona grigia”. C’è anche un caso limite di collaborazione nei Lager, che Levi individua nelle “squadre speciali”. Si tratta di prigionieri a cui veniva affidata la gestione dei forni crematori, in cui di volta in volta le vittime venivano uccise.

L’autore ci tiene poi a citare alcune persone specifiche, che hanno condiviso con lui l’atroce esperienza della prigionia: l’amico Alberto, Chaim Rumkowski (uno dei “dittatori” del ghetto di Lodz), l’intellettuale ebreo Hans Mayer, Mala Zimetbaum (la prigioniera che tenta di fuggire con un prigioniero politico), il compagno Daniele.

Il libro

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Seconda Guerra Mondiale https://cultura.biografieonline.it/seconda-guerra-mondiale/ https://cultura.biografieonline.it/seconda-guerra-mondiale/#comments Tue, 20 Jan 2015 17:04:02 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12873 Nell’articolo che segue abbiamo cercato di riassumere i passaggi, gli eventi e le date fondamentali della Seconda Guerra Mondiale, il conflitto che tra il 1939 e il 1945 vide contrapporsi da un lato le potenze dell’Asse (principalmente Germania, Italia e Giappone) e dall’altro i paesi Alleati (principalmente Inghilterra, Francia, Russia, Stati Uniti).

La definizione di “guerra mondiale“, come già accadde per la Grande Guerra, deriva dal fatto che le nazioni coinvolte erano quelle di tutti i continenti, così come le operazioni belliche interessarono gran parte del mondo.

Lo sbarco in Normandia, 6 giugno 1944 (Seconda Guerra Mondiale)
Una foto dello sbarco in Normandia (6 giugno 1944): l’evento fu uno dei momenti chiave nello svolgimento del conflitto.

1939

Il 1939 è il primo anno di guerra. Mentre sul fronte occidentale francesi e tedeschi si fronteggiavano dietro le opposte linee di fortificazione, la Germania con una guerra lampo sconfisse e conquistò la Polonia (Bombardamenti con gli stukas).

Attaccata dalle armate sovietiche, Germania e Russia si divisero la Polonia; le regioni orientali andarono all’Unione sovietica. La Russia, dopo due mesi, poneva sotto controllo le Repubbliche baltiche: Estonia, Lettonia, Lituania e attaccava la Finlandia, che fu costretta a cedere un’ampia parte di territorio.

1940

Nel 1940, la Germania con un’offensiva fulminea s’impadronì della Danimarca e della Norvegia. Dopo aver violato la neutralità di Olanda, Belgio e Lussemburgo, e arginato la linea Maginot, riuscì ad impadronirsi di tutta la costa della Manica, mentre il corpo di spedizione britannico sbarcato sul continente, bombardato e decimato, fu costretto a reimbarcarsi a Dunkerque.

L’Italia nel 1939 aveva dichiarato la “non belligeranza”, motivata da tre ragioni:

  • l’impreparazione dell’esercito, logorato dalle campagne di Etiopia e di Spagna;
  • le insufficienti risorse industriali e la conseguente dipendenza dall’estero
  • il Patto segreto tra Mussolini e Hitler, che prevedeva il rinvio della guerra di almeno tre anni e che Hitler non aveva rispettato, prendendo l’iniziativa senza interpellare Mussolini.

Adolf Hitler
Adolf Hitler

La discesa in campo dell’Italia

Così, di fronte alla disfatta francese, Benito Mussolini non seppe resistere e illuso di una rapida vittoria tedesca, si decise, il 10 giugno 1940, a dichiarare guerra alla Francia e all’Inghilterra: l’Italia entrò in guerra attaccando i francesi proprio nel momento più tragico della loro sconfitta.

Otto giorni dopo l’occupazione di Parigi da parte dei nazisti, il capo del governo francese (Pétain) dovette chiedere l’armistizio. In seguito all’armistizio, la Francia venne divisa: la parte settentrionale fu direttamente soggetta alla dura occupazione tedesca, il centro-sud veniva affidato all’amministrazione di Pétain, cioè al governo di Vichy.

Anche l’Italia firmò l’armistizio con la Francia, dopo aver occupato una striscia di territorio al di là delle Alpi. Il generale Charles De Gaulle riparato in Inghilterra organizzò l’esercito nazionale della “Francia libera” per liberarla appunto dall’oppressione nazista.

L’avversario inglese

Hitler allora diede inizio alla battaglia d’Inghilterra e mise in atto “il giorno dell’Aquila”, cioè una serie di bombardamenti a tappeto sulle istallazioni militari e le città più importanti dell’isola.

Grazie alla resistenza inglese, che con la sua aviazione (Raf) e l’impiego dei radar (recente invenzione ancora segreta che le consentiva di conoscere la consistenza e la direzione di arrivo dei nemici), Hitler finì per rinunciare, ma in contemporanea, ebbe inizio l’offensiva italiana nel Mediterraneo e in Africa, che puntava a colpire l’Inghilterra nel cuore dei suoi traffici e dei suoi rifornimenti, paralizzandone le linee di navigazione attraverso il canale di Sicilia e di Suez.

Il patto d’acciaio

Nel frattempo fu firmato “Il patto d’acciaio” a Berlino, il patto tripartito che prevedeva la spartizione del mondo in zone d’influenza. Alla Germania andò l’Europa continentale, all’Italia il bacino del Mediterraneo e al Giappone il continente asiatico.

Mussolini attaccò la Grecia attraverso l’Albania, un tentativo fallito, perché fu bloccato dall’esercito greco, rifornito dagli inglesi, che contrattaccò penetrando dall’Albania. Quasi contemporaneamente la flotta italiana subì gravi perdite a causa di un attacco inglese con aerosiluranti a Taranto e uno scontro navale nelle acque di Capo Matapan, nelle coste meridionali della Grecia.

1941

Nel 1941, III anno di guerra, sul fronte africano, in pochi mesi, gli inglesi occuparono la Somalia italiana e riconquistarono la Somalia inglese, poi anche la Libia e l’Etiopia. Su proposta di Roosevelt venne approvata la legge affitti e prestiti, con la quale gli Stati Uniti si impegnavano ufficialmente a rifornire materiale bellico ai paesi in lotta contro la Germania.

Sul fronte africano, gli italiani – con l’appoggio tedesco – ripresero l’iniziativa, costringendo gli inglesi ad abbandonare la Libia. Nello stesso tempo, reparti italo-tedesci occuparono la Iugoslavia, la Grecia e Creta.

La campagna di Russia

Adolf Hitler temendo un’alleanza tra l’Inghilterra e la Russia – l’obiettivo del nazismo era la distruzione dello Stato comunista – dette il via all’Operazione Barbarossa, ordinando alle sue divisioni di attaccare l’Unione Sovietica.

Tedeschi e un corpo di spedizione italiano procedettero ad una rapida avanzata, riuscendo ad impadronirsi di territori sterminati, ma il sopraggiungere dell’inverno, impedì loro l’ambizioso progetto di occupare Mosca.

L’Olocausto

A questo punto, mezza Europa era in mano tedesca sottoposta allo sfruttamento economico e alla spietata persecuzione poliziesca; venne organizzato lo sterminio degli ebrei: deportazioni di massa, lavori forzati, disumane torture e la tragica conclusione nelle camere a gas o nei forni crematori dei campi di concentramento di Auschwitz, Buchenwald, Mauthausen, sono tra gli esempi più tristi e raccapriccianti che l’intera storia umana ricordi.

La Carta Atlantica

Il 14 agosto 1941, a bordo della corazzata inglese, nelle acque dell’Atlantico, si tenne un importante incontro tra Roosevelt e Churchill, durante il quale fu sottoscritta la famosa Carta Atlantica, che sanciva solennemente il principio della libertà dei popoli (e dalla quale nel 1945 fu creata l’Onu) e che avrebbe dovuto costituire la base delle trattative di pace.

L’attacco di Pearl Harbor

Destinato ad aprire una nuova fase del conflitto fu l’attacco a Pearl Harbor: un attacco aereo sferrato dai giapponesi alla base navale statunitense (isole Hawaii). Il bombardamento ebbe conseguenze catastrofiche, furono messe fuori combattimento otto corazzate e 200 aerei.

Pearl Harbor, una foto dell'attacco
Pearl Harbor, una foto dell’attacco

1942

Nel 1942, IV anno di guerra, le potenze del tripartito ripresero l’iniziativa. In estremo Oriente, i giapponesi riuscirono ad occupare tutte le zone militarmente importanti controllate dagli inglesi.

In Africa settentrionale una controffensiva italo-tedesca riuscì a riprendere il controllo in Libia, facendo arretrare le linee britanniche, e riuscendo ad avanzare sino a El-Alamein, a pochi chilometri da Alessandria.

In Unione Sovietica si registrarono i successi dei tedeschi, che riuscirono ad occupare il grande centro industriale di Stalingrado.

I nuovi successi dell’Asse dovevano però segnare “L’inizio della fine” a causa dell’enorme allargamento del fronte e il crescente allontanamento dalle basi di partenza, rendendo difficili i rifornimenti.

In questo anno si combatterono due importanti battaglie navali, entrambe tra Stati Uniti e Giappone: quella nel Mar dei Coralli (4-8 maggio) e quella delle isole Midway (4-6 giugno).

La situazione viene ribaltata

In estremo oriente, gli americani, sotto il comando del generale Douglas MacArthur, dettero vita alla riconquista dei territori occupati dai giapponesi e conseguirono decisivi successi navali.

Sul fronte africano, gli inglesi al comando del maresciallo Montgomery, riuscirono a sfondare il fronte italo-tedesco a El-Alamein, costringendolo alla ritirata verso la Libia.

A Stalingrado, la popolazione resistette eroicamente per 180 giorni, permettendo all’esercito sovietico di sferrare l’attacco finale, che portò alla resa della sesta armata tedesca. Non vi fu scampo neppure per il corpo di spedizione italiano, impegnato sul Don, i soldati italiani scarsamente armati e male equipaggiati, privi di adeguati mezzi di trasporto, tentarono di aprirsi la via per la ritirata: molti caddero combattendo il nemico e i più morirono per assideramento.

1943

Nel 1943, V anno di guerra, il fronte africano si trovò nelle mani degli alleati: anche qui le truppe dell’asse si trovarono in difficoltà, anche per la presenza degli americani in Marocco e Algeria. Nonostante le sconfitte, il nazismo continuava a mietere vittime tra gli ebrei, come avvenne nel ghetto di Varsavia, in Polonia.

Seconda Guerra Mondiale: la situazione e gli eventi in Italia

In Italia si faceva sentire la sfiducia nella vittoria e il convincimento che l’unica via di salvezza poteva essere un immediato sganciamento dalla Germania e una riconciliazione con le potenze occidentali.

Intanto nella conferenza di Casablanca, Roosevelt e Churchill decisi ad aprire un secondo fronte in occidente, scelsero come obiettivo proprio l’Italia: il 10 luglio, dopo aver occupato Lampedusa e Pantelleria, tredici divisioni anglo-americane sbarcarono in Sicilia e ebbero la meglio sui reparti italo-tedeschi.

Mentre Mussolini e Hitler si incontravano a Feltre (Veneto), Roma e Frascati, sedi del comando tedesco in Italia, venivano bombardate dalle forze aeree americane. Sei giorni dopo, nella notte tra il 24 e il 25 luglio, il Gran Consiglio del fascismo approvava l’ordine del giorno, che stabiliva il ripristino dello Statuto e delle libertà costituzionali e quindi la fine del regime.

Il 25 luglio 1943, Vittorio Emanuele III convocò Mussolini e obbligandolo alle dimissioni, lo fece arrestare e ne ordinò l’internamento prima nell’isola di Ponza e poi sul Gran Sasso.

Venne formato un nuovo governo guidato da Pietro Badoglio, il quale prese accordi segreti con gli anglo-americani per trattare una pace separata e uscire dal conflitto. I tedeschi sospettosi facevano intanto affluire attraverso il passo del Brennero dieci nuove divisioni nella penisola.

Il 3 settembre 1943 fu firmato segretamente a Cassibile, nei pressi di Siracusa, un armistizio con gli anglo-americani, che però lo resero noto l’8 settembre, in anticipo rispetto al previsto. Il 9 settembre il re e Badoglio si dettero alla fuga, lasciando l’esercito italiano allo sbaraglio. I tedeschi riuscirono a penetrare quasi tutta la penisola.

Il 12 settembre un gruppo di paracadutisti tedeschi liberò Mussolini, il quale dopo essere stato condotto da Hitler in Germania dichiarò di voler continuare la guerra al suo fianco e tornato in Italia il 23 settembre istituì la Repubblica Sociale Italiana con sede a Salò, sul lago di Garda.

L’Italia fu allora divisa in due parti: quella meridionale governata da Badoglio sotto il controllo degli alleati, quella settentrionale affidata a Mussolini ma di fatto dominata dai tedeschi.

Nelle regioni dominate dai tedeschi e dai repubblicani ebbe inizio oltre alla resistenza passiva di quasi tutta la popolazione, quella armata delle formazioni partigiane. La lotta partigiana fu coordinata e diretta dai comitati di liberazione nazionale (CLN), nei quali vennero rappresentati tutti i partiti antifascisti.

Il 13 ottobre 1943 Badoglio dichiarò guerra alla Germania, schierandosi a fianco degli anglo-americani. Di qui il riconoscimento degli alleati dell’Italia come cobelligerante, non come alleato a pieno titolo.

Le Quattro Giornate di Napoli
Le Quattro Giornate di Napoli

Nelle Quattro Giornate di Napoli, mentre l’esercito risaliva verso nord in Calabria, alcuni reparti sbarcati a Salerno puntarono verso Napoli e, dopo quattro giornate di lotta, riuscirono a liberarla dai tedeschi. Napoli fu la prima città europea a cacciare i tedeschi.

1944

Nel 1944, VI anno di guerra, avvenne la liberazione di Roma: il 4 giugno, gli alleati entrarono a Roma e nello stesso giorno venne nominato luogotenente del regno Umberto, mentre Badoglio venne sostituito da Ivanoe Bonomi.

Due giorni dopo la liberazione di Roma, gli alleati sbarcarono in Normandia (6 giugno 1944), riuscendo ad aprire un secondo fronte in Francia.

Nel mese di agosto un altro sbarco in Provenza contribuì a far crollare la resistenza tedesca.

Nel settembre del 1944 la Francia fu liberata.

1945

Nel 1945, gli anglo-americani passarono il Reno e marciarono verso la Germania, verso cui convergevano anche i sovietici. Hitler continuava a credere nella vittoria, ma dopo l’incontro di alleati e sovietici sull’Elba, le armate sovietiche invasero Berlino.

Soldati russi espongono la bandiera sovietica al termine dei combattimenti per la conquista di Berlino.
Soldati russi espongono la bandiera sovietica al termine dei combattimenti per la conquista di Berlino.

Hitler si suicidò nei sotterranei della cancelleria del Reich il 30 aprile 1945.

In Italia, il 25 aprile 1945 le popolazioni insorgevano e si liberavano, affiancando i partigiani, dall’oppressione nazista, ancor prima che arrivassero gli alleati.

Il 27 aprile Mussolini rifugiato in un camion di una colonna tedesca in ritirata, venne riconosciuto da una formazione partigiana presso Dongo e il 28 fu fucilato sulle rive del lago di Como. Due giorni dopo, il comando tedesco firmava la resa senza condizioni.

Hiroshima, 6 agosto 1945: lo scoppio della bomba atomica
Hiroshima, 6 agosto 1945: lo scoppio della bomba atomica

Dopo la morte di Hitler e la resa della Germania, il Giappone ancora resisteva, colpito però nelle numerose battaglie del Pacifico. Per stroncare la resistenza giapponese, il nuovo presidente americano Truman, succeduto a Roosevelt morto in aprile, fece sganciare una bomba atomica sulla grande città di Hiroshima e pochi giorni dopo su Nagasaki.

1945 - Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Jalta
1945 – Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Yalta

Nel febbraio 1945 a Yalta Roosevelt, Churchill e Stalin si erano riuniti per prendere importanti decisioni sul comportamento da tenere dopo la disfatta della Germania, che venne suddivisa in quattro zone d’occupazione.

Venne anche stabilita la dichiarazione di guerra al Giappone da parte della Russia due o tre mesi dopo la capitolazione tedesca. Finì la guerra militare e iniziò quella politica.

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