oggetti di culto Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 04 Oct 2023 10:15:25 +0000 it-IT hourly 1 Mangiadischi Minerva GA 45 Pop, del designer Mario Bellini https://cultura.biografieonline.it/mangiadischi-minerva-mario-bellini/ https://cultura.biografieonline.it/mangiadischi-minerva-mario-bellini/#comments Fri, 07 Aug 2020 15:20:38 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29968 Il mangiadischi GA 45 Pop Minerva è stato lanciato sul mercato nel 1969. Disegnato da Mario Bellini, si tratta di un giradischi portatile. E’ un lettore di dischi in vinile, 45 giri. Questo mangiadischi ha rappresentato il desiderio di avere a portata di mano uno strumento bello, utile ma al contempo frivolo per ascoltare la musica preferita in qualsiasi luogo.

Mangiadischi Minerva GA 45 Pop, Bellini
Il mangiadischi Minerva GA 45 Pop, Bellini

Senza fili ma solo a batteria, il mangiadischi permetteva una certa duttilità: era disegnato come una borsa da passeggio riprendendo l’archetipo di un oggetto utile, ma anche bello da vedere.

Era composto da 3 elementi essenziali:

  • la struttura in plastica;
  • la maniglia per trasportarlo comodamente;
  • il vano batterie posto alla base per dare equilibrio all’ oggetto.

Si poteva appoggiare il Mangiadischi Minerva GA 45 Pop ovunque; non era pesante.

In breve divenne un prodotto diffusissimo proprio per queste sue caratteristiche fondamentali.

In fondo il mangiadischi esaudiva una serie di desideri che alla fine degli anni ’60 non erano tanto diversi dai desideri dei consumatori d’oggi: avere un oggetto piccolo, servizievole, comodo, da usare in ogni luogo e che portasse con sé allegria, svago, divertimento.

Una pubblicità dell'epoca del mangiadischi Minerva
Una pubblicità dell’epoca. Il testo recita così: SIAMO ARRIVATI ULTIMI ma abbiamo realizzato un giradischi automatico diverso. Diverso per il suo disegno industriale, per le sue dimensioni, per la sua qualità. E a un prezzo da non creare problemi. Arrivare ultimi così – è in pratica arrivare primi. MINERVA

Mangiadischi Minerva GA 45 Pop: il suo inventore, Mario Bellini

L’inventore, Mario Bellini, è un designer e architetto italiano, nato a Milano il 1º febbraio 1935. Con la sua genialità, utilizzò la tecnologia dell’epoca per soddisfare un bisogno comune, tuttavia riuscì a realizzare un oggetto che potesse durare nel tempo.

Mario Bellini
Mario Bellini

Oltre al celebre mangiadischi Bellini diede forma nel 1965 a Olivetti Programma 101, il primo Personal Computer della storia.
Altri oggetti celebri per il loro design ideati da Mario Bellini, successivi al Minerva, sono il Kar-a-sutra, nel 1972, e la Olivetti ETP 55 nel 1987. Il primo è un concetto di disegno industriale applicato alle automobili, precursore delle moderne monovolume; la seconda è una macchina da scrivere elettronica.

Tornando al Mangiadischi GA 45 Pop, oggi viene ricordato con malinconia proprio perché rappresenta appieno la colonna sonora degli anni ’70 e ’80. Oggi è considerato un oggetto vintage ed è possibile trovarlo nei mercatini gestiti perlopiù da privati appassionati.

Minerva GA 45 POP, mangiadischi: video, storia e illustrazione

]]>
https://cultura.biografieonline.it/mangiadischi-minerva-mario-bellini/feed/ 1
Panton Chair (Sedia Panton), oggetto di design di Verner Panton https://cultura.biografieonline.it/panton-chair-sedia-design/ https://cultura.biografieonline.it/panton-chair-sedia-design/#respond Thu, 06 Aug 2020 16:51:51 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29966 Fra il 1959 e il 1960 Verner Panton, un famoso designer danese, realizzò il prototipo di una sedia monolitica, realizzata con un solo materiale, senza stacchi e giunture. L’oggetto di design porta il suo nome: Sedia Panton (Panton Chair).

Più un’idea che una sedia.

Panton Chair (Sedia Panton)
Panton Chair (Sedia Panton)

Il concetto astratto prese forma letteralmente dalle mani del suo inventore. Infatti Verner Panton, il prototipo della sua sedia, dovette crearlo da solo perché all’ epoca non esistevano resine capaci di realizzare un progetto tanto ardito.

Quando George Nelson per conto della Herman Miller (società statunitense di arredamenti e mobili per ufficio) vide la sedia, si pronunciò contrario alla sua realizzazione e fece naufragare il progetto.

Anni dopo, nel 1967, Rolf Fehlbaum distributore europeo della Herman Miller, decise di realizzare il progetto della Sedia Panton per il mercato europeo. Fu l’unico a credere in un progetto ardito, realizzabile anche grazie alle nuove resine che erano state portate sul mercato mondiale.

In particolare, la Herman Miller scelse le resine prodotte dalla Bayer e fece produrre la sedia dalla Vitra per il mercato europeo.

Panton Chair: la filosofia di un oggetto di design

La Panton Chair è una sedia forse non molto comoda ma iconica. Essa rappresenta un modo diverso di guardare gli oggetti.

Non è l’utilità il suo scopo principale, bensì quello di essere un oggetto bello, narrativo che va oltre l’uso comune degli oggetti.

In un certo senso con la Sedia Panton si intuisce che la società dell’epoca vuole avere oggetti moderni che abbiano una loro basica utilità ma che rappresentino anche un periodo. Dunque siano contemporanei con la loro bellezza e la loro rappresentatività.

Invasi dagli oggetti, ossessionati dalla loro presenza, sostituzione, acquisto, ritorno, gli oggetti inventano anche segni, simboli da osservare, ammirare e pensare.

Oggi in commercio

Ancora oggi si possono trovare sedie Panton acquistabili in negozi specializzati oppure orientati al design. Oppure, su Amazon.

Sedia Panton: video

]]>
https://cultura.biografieonline.it/panton-chair-sedia-design/feed/ 0
Ericofon, il Telefono Cobra: storia dell’oggetto di design di Ericsson https://cultura.biografieonline.it/ericofon-telefono-cobra-storia/ https://cultura.biografieonline.it/ericofon-telefono-cobra-storia/#comments Tue, 04 Aug 2020 14:09:33 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29942 L’Ericofon è un telefono anni ’50 celebre per il suo design futuristico. Prodotto da Ericsson, il Telefono Cobra – chiamato così per la sua forma – venne dotato di una tecnologia che all’epoca era di avanguardia. Scopriamo in questo breve articolo la storia dell’Ericofon. Più in fondo trovate anche un video di approfondimento.

Ericofon Ericsson, telefono Cobra
Ericofon Ericsson

Ericofon: la storia del Telefono Cobra

L’azienda svedese Ericsson fu fondata nel 1876. Il suo scopo principale era la riparazione di apparecchi per le telecomunicazioni. Nel giro di trent’anni divenne però una delle aziende più importanti nella produzione di apparecchi telefonici. Nel 1909 introdusse il telefono a forcella, uno dei progetti più famosi e che hanno contribuito a decretare il successo internazionale dell’azienda.

Un antico telefono a forcella Ericsson realizzato per France Telecom nel 1895

Paradossalmente però la Ericsson è ricordata soprattutto, ma non solo, per un telefono a colonna. Si tratta di un telefono senza cornetta munito di un piedistallo e di una forma ergonomica che ricorda il serpente: l’Ericofon. E infatti l’Ericofon, telefono senza cornetta, è conosciuto anche come telefono cobra, proprio perché la sua forma sinuosa ricorda il rettile che tipicamente si erge in verticale prima di attaccare.

E’ un telefono geniale.

Grazie all’inventiva di Hugo Blomberg, Ralph Lysell e Has Gösta Thames, l’Ericofon venne sviluppato in diversi colori fra il 1940 e il 1954, utilizzando la plastica, la gomma e il nylon. Tecnicamente perfetto, il telefono cobra è maneggevole e privo di qualsiasi orpello esterno.

Il disco per comporre i numeri è nascosto

Altra scelta geniale è stata quella di mettere il disco combinatorio per comporre i numeri alla base, dentro al piedistallo. In tal modo si ispirò un’operazione di scoperta visiva quella di un compratore che volesse capire dov’era l‘interruttore e il disco. Anche l’interruttore risolve una questione tecnica importante perché è posto alla base del telefono e scatta solo se il telefono viene alzato.

Il dettaglio della base, dove si nasconde il disco per comporre i numeri di telefono

Le scelte di rendere essenziali le forme, pratico l’utilizzo e bello l’oggetto hanno decretato il successo di questo oggetto. Negli anni ’60 e ’70 ha rappresentato un’intelligente fusione di design, bellezza e praticità.

Il telefono cobra Ericofon è stato prodotto in diversi colori. Il bianco è stato il colore più comune. Più rari sono stati il rosso, il verde e il giallo, che lo ha rappresentato in molti stili e scelte d’arredo.

Video commento

]]>
https://cultura.biografieonline.it/ericofon-telefono-cobra-storia/feed/ 2
La Sacra Sindone https://cultura.biografieonline.it/la-sacra-sindone/ https://cultura.biografieonline.it/la-sacra-sindone/#comments Mon, 19 Mar 2012 21:50:19 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=1079 La Sacra Sindone è uno dei grandi misteri della religione cristiana. È un lenzuolo funerario di lino su cui si può scorgere l’immagine di un uomo, torturato e crocefisso. I tratti e i segni di questa figura sono compatibili con quelli descritti nella Passione di Gesù, di conseguenza i fedeli e anche alcuni esperti sostengono che quel lenzuolo sia stato usato per avvolgere il corpo di Cristo nel sepolcro.

Non esiste una prova certa dell’autenticità della sindone ed è considerato un oggetto di grande fascino, mistero e un segno di fede.

La Sacra Sindone
Il volto presente sulla Sacra Sindone e la sua elaborazione fotografica

L’ostensione

La Sindone è conservata nel Duomo di Torino e periodicamente viene mostrata. L’esposizione si chiama ostensione.  La Sindone è un lenzuolo color giallo ocra con trama a spina di pesce (tessitura tipica di duemila anni fa), con forma rettangolare (4,41m per 1,13m), tagliato su uno dei lati lunghi.

Secondo una tesi accreditata, il lenzuolo dovrebbe risalarire al Primo secolo e provenire dalla Palestina: la dimostrazione sono i ritrovamenti nelle fibre del lino di pollini di diverse specie vegetali originari della Palestina.

Ma c’è di più.

Il lenzuolo è davvero un pezzo di storia che ha attraversato i secoli, non solo della religione, infatti, presenta diversi segni che datano alcuni eventi e che purtroppo lo hanno parzialmente danneggiato. Tra questi, ci sono le bruciature causate dall’ incendio della Sainte-Chapelle du Saint-Suaire, in cui era conservato, nel 1532.

Le immagini sul lenzuolo

Ciò che però rende davvero particolare questo lenzuolo sono le immagini riportate sulla tela: troviamo una doppia “fotografia” di un corpo umano nudo di grandezza naturale. Si parla di doppia immagine, perché abbiamo il lato frontale del corpo e quello posteriore. Questo fa supporre che Cristo sia stato avvolto.

La Sacra Sindone
La Sacra Sindone

C’è anche il segno della testa, perfettamente allineata con la figura, ma sollevata però dal busto.

È una cosa plausibile, perché il collo per posizione potrebbe non aver lasciato segni. Iniziano, però, proprio dall’analisi di queste immagini i primi dubbi. I segni presenti sembrano la proiezione di una figura umana, non quella che si potrebbe ottenere avvolgendo il corpo nel lenzuolo.

La storia

La presenza della Sindone è stata accertata nel 1353, quando il cavaliere Goffredo di Charny annunciò a Lirey, in Francia, di essere in possesso del telo che aveva avvolto il corpo di Cristo nel sepolcro. Margherita di Charny, discendente di Goffredo, vendette nel 1453 il telo ai duchi di Savoia che lo portarono a Chambéry. Gli esami sull’autenticità arrivarono diversi secoli dopo.

La Sindone fu fotografata per la prima volta nel 1898 ed è stata proprio in quest’occasione che si capì che quell’immagine era un negativo (e non un positivo). Apparve chiaro che si trattava della figura di uomo, con la barba e i capelli lunghi. Molto evidenti erano i segni delle torture subite: i tagli su costato, le ferite ai polsi e la piaga causata dallo sfregamento di una grossa trave di legno portata a spalle (la croce probabilmente).

È ovvio che la comunità scientifica si stia, ancora oggi, interrogando sull’autenticità.

La prova del C14

Una prova molto interessante è quella ricavata nel 1988 dall’analisi del carbonio 14, che ha permesso di datare il lenzuolo tra il 1260 e il 1390.  La datazione potrebbe però dipendere dal prelievo dei campioni analizzati da parti rammendate dopo l’incendio, che colpì il lino, nel 1532 a Chambéry. 
Ecco dunque che anche qui non si può essere sicuri. Dopo la rovina di Chambéry, la Sacra Sindone, il 15 settembre 1578, è stata portata a Torino dalla famiglia Savoia. Purtroppo nel 1997 un altro incendio ha minacciato l’incolumità del lenzuolo, quando le fiamme nella notte tra l’11 e il 12 aprile hanno devastando la Cappella del Guarini nel Duomo, dove era conservata.

Nel corso degli anni molti studi e molti esperti hanno analizzato la Sindone e hanno cercato una prova sull’autenticità. La questione è estremamente delicata e dibattuta, tanto che la Chiesa Cattolica non si è mai espressa all’unisono sull’autenticità. Ci sono però gesti, che a volte hanno più peso delle parole. Roma, infatti, ha autorizzato il culto della reliquia nel 1506, con il Papa Giulio II, mentre Giovanni Paolo II e Pio XI si sono espressi in modo ancor più chiaro, ammettendo di credere nell’autenticità del lenzuolo.

Ricordiamo l’invito del 24 maggio 1998, di Papa Giovanni Paolo II in visita alla Sindone:

La Chiesa esorta [gli scienziati] ad affrontare lo studio della Sindone senza posizioni precostituite, che diano per scontati risultati che tali non sono; li invita ad agire con libertà interiore e premuroso rispetto sia della metodologia scientifica sia della sensibilità dei credenti.

La tesi di Lillian Schwartz

Sulla Sindone, è estremamente interessante la tesi di Lillian Schwartz, docente alla “School of Visual Arts” di New York, che attraverso la raffigurazione grafica, ha supposto che quel viso, con barba e capelli lunghi, sia il volto di Leonardo da Vinci e che quel telo sia un esperimento del maestro per mettere appunto tecniche “pre-fotografiche”. Questa teoria però è stata sfatata dalla datazione della Sindone, che anticipa la nascita di Da Vinci ci circa 100 anni. Ma ricordiamo quanto detto prima, sono solo studi e ipotesi, nulla è sicuro. Ad aggiungere mistero, infine, è stato il pittore e restauratore veneto, Luciano Buso, che il 6 giugno 2011 ha affermato che sul lenzuolo è visibile la firma di Giotto (con la data 1315).

L’artista avrebbe utilizzato una tecnica di scrittura nascosta, ma la data avrebbe in questo caso più senso perché confermerebbe l’analisi al carbonio 14. Anche quest’ipotesi è stata smentita.

Le ultime ostensioni della Sindone sono state nel 2010 (dal 10 aprile al 23 maggio), il 30 marzo 2013, dal 19 aprile al 24 giugno 2015.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/la-sacra-sindone/feed/ 15