nudi artistici Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 26 Jul 2023 14:32:09 +0000 it-IT hourly 1 Filosofia, opera (pannello decorativo) di Gustav Klimt https://cultura.biografieonline.it/klimt-filosofia/ https://cultura.biografieonline.it/klimt-filosofia/#comments Wed, 26 Jul 2023 14:11:02 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15893 Genesi dell’opera: l’incarico a Klimt

Nel 1894 a Gustav Klimt venne dato l’incarico di realizzare dei pannelli decorativi per l’Aula Magna dell’Università di Vienna. L’incarico venne affidato anche a Franz Matsch; gli artisti realizzarono le opere indipendentemente l’uno dall’altro, dividendosi i pannelli da dipingere.

Klimt realizzò quelli di tre facoltà:

La Filosofia: l’opera

L’artista si dedicò al progetto a partire dal 1899 e il primo pannello fu la “Filosofia”, che terminò nel 1900.

Philosophy - Klimt - Filosofia - Philosophie - 1898-1907
Filosofia, opera di Gustav Klimt (1899-1907). Il pannello decorava il soffitto della Great Hall dell’Università di Vienna. Fu distrutto da un incendio nel 1945.

L’opera venne presentata alla VII mostra della Secessione del 1900 e suscitò molte polemiche: Klimt venne infatti molto criticato, mentre all’esposizione universale di Parigi, sempre nel 1900, ricevette la medaglia d’oro.

Filosofia di Klimt è un olio su tela, di centimetri 430 x 300. L’opera è andata distrutta nel 1945 nell’incendio del castello di Immendorf.

Il pannello raffigurava dei corpi femminili avviluppati tra loro, in trance, e dovevano rappresentare la nascita, la fecondità e la morte.
Tutto questo sul lato sinistro, mentre a destra, sullo sfondo scuro e tenebroso, affiorava un volto, enigma del mondo, punteggiato di stelle; in basso, ai piedi del dipinto, viene raffigurato un volto femminile avvolto in una spirale di capelli neri, che rappresenta appunto la Filosofia.

Klimt rappresentò un’umanità alla deriva. Fu così che il 24 marzo 1900, undici membri dell’Università firmarono una petizione per bloccare l’esposizione dell’opera nell’aula magna.

La Medicina: l’opera

Nonostante il clima contrario, Klimt, nel marzo del 1901, nel corso della decima mostra della Secessione, presentò il secondo pannello, la Medicina.

Anche per quest’opera ci furono delle polemiche. L’artista rispose in un’intervista sul “Wiener Morgen-Zeitung”:

Una volta terminato un quadro non ho voglia di perdere dei mesi interi a giustificarlo davanti alla gente. Quello che conta per me non è a quanti piaccia ma a chi.

Ne scaturì una rottura insanabile tra Klimt e le istituzioni.

Medicina - Medicine - Klimt
Il pannello dedicato alla facoltà di Medicina

Klimt, nel 1905, ormai aveva deciso di rinunciare all’incarico, quindi si offrì di acquistare le sue opere dallo Stato austriaco:

Ne ho abbastanza della censura adesso faccio da me. Desidero liberarmene. Desidero liberarmi da tutte queste stupidaggini che mi ostacolano e mi impediscono di lavorare

dichiarò l’artista, che riuscì a riacquistare i suoi tre dipinti e li conservò nel castello di Immendorf, dove tuttavia andarono distrutti a causa di un incendio, con ogni probabilità appiccato dalle truppe tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale.

Di me non esiste alcun autoritratto. Io non mi interesso della mia persona come oggetto di pittura, mi interessano di più le altre persone, soprattutto se di sesso femminile, ma ancora di più mi interessano altre forme. Sono convinto che la mia persona non sia particolarmente interessante. Sono un pittore che dipinge proprio tutti i giorni, dalla mattina fino alla sera. Figure e paesaggi, un po’ meno i ritratti.

, era questo il pensiero di Klimt, uno dei massimi esponenti dell’Art Nouveau, la cui vicenda artistica coincide con la storia della Secessione viennese, termine che indica i movimenti artistici nati alla fine dell’Ottocento, tra Germania e Austria, con lo scopo di creare uno stile che si staccasse da quello accademico. Klimt, nel 1897, fu tra i fondatori e primo presidente della Secessione, da cui si distaccò nel 1906 e fondò la Kunstschau, una nuova formazione.

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La metamorfosi di Narciso: spiegazione del quadro di Salvador Dalì https://cultura.biografieonline.it/metamorfosi-narciso-dali/ https://cultura.biografieonline.it/metamorfosi-narciso-dali/#comments Wed, 10 Nov 2021 11:45:26 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11755 La metamorfosi di Narciso è un quadro realizzato tra il 1936 e il 1937 dal pittore catalano Salvador Dalí. Il dipinto ha dimensioni di 50,8 cm X 78,3 cm ed è conservato alla Tate Modern Gallery di Londra.

La metamorfosi di Narciso (Salvador Dalì, 1936-1937)
La metamorfosi di Narciso (Salvador Dalì, 1937)

Analisi dell’opera

L’opera simboleggia il mito del narcisismo, raffigurato da un Narciso che muore e si fossilizza. Per realizzare questo dipinto, il pittore catalano utilizza il suo metodo critico-paranoico. Esso consiste nel guardare un oggetto e vederne – e quindi dipingerne – un altro.

Sono quindi evidenti le illusioni ottiche e altri tipi di immagini multiple. Salvador Dalí raffigura Narciso che si trova seduto in una posizione definita quasi fetale. Tale elemento riconduce alla ricerca, da parte del personaggio, della solitudine del grembo materno, prima di nascere. Il Narciso di Dalí sembra immerso in una calda e aurea luminescenza con la testa rivolta verso il basso.

La metamorfosi di Narciso: il quadro

Narciso si trova nelle vicinanze di uno stagno ed è chiaramente visibile il suo riflesso dal quale ha inizio la trasformazione. Poco lontano da lui, si nota una statua decadente in pietra su un piedistallo, raffigurante probabilmente lo stesso Narciso.

La trasformazione della figura avviene da sinistra verso destra, mentre i colori trasparenti, evanescenti, lungo la trasformazione si caricano di connotati sempre più opachi, assumendo una connotazione realistica e concreta paragonata ad un lento risveglio dopo un sogno visionario. La metamorfosi si percepisce grazie alla somiglianza delle sagome delle due figure. In questo caso, il protagonista assume quindi le sembianze di una mano che stringe un uovo dal quale nasce un fiore di narciso. La mano potrebbe indicare l’atto della masturbazione (tema affrontato dall’artista nel 1929 nel quadro Il grande masturbatore), oppure, secondo altre interpretazioni, simboleggiare la morte.

A rafforzare quest’ultima tesi, si vedono sulla base del pollice di questa mano pietrificata delle formiche che stanno a simboleggiare la decomposizione e la caducità dell’esistenza e della vita.

L’uovo, invece, è usato dal pittore per indicare il simbolo della sessualità. Sullo sfondo si possono ammirare figure di nudi, che ricordano le pose classiche e gli atteggiamenti formali tipici dei periodi storici del manierismo e del rinascimento. Sulla scena, inoltre, è presente la figura di uno sciacallo nell’atto di sbranare una carogna.

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Busto di donna nuda (1907), analisi dell’opera di Amedeo Modigliani https://cultura.biografieonline.it/busto-donna-nuda-modigliani/ https://cultura.biografieonline.it/busto-donna-nuda-modigliani/#respond Fri, 08 Jan 2021 10:11:11 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=31925 Busto di donna nuda o Nudo femminile con cappello

L’opera che analizziamo in questo articolo si intitola Busto di donna nuda. Fu eseguito da Amedeo Modigliani fra il 1907 e il 1908 quando da poco si trovava a Parigi. E’ indicato anche come Nudo con cappello o Nudo femminile con cappello. In realtà quello che assomiglia a un copricapo in realtà non lo è. Ne parlerò tra poco.

Busto di donna nuda - Nudo femminile con cappello - Modigliani (1907)
Busto di donna nuda (Nudo femminile con cappello) – Amedeo Modigliani, 1907

Modigliani a Parigi

Come detto, Modigliani nel 1907 si trovava in Francia, a Parigi. In questo periodo il pittore livornese passava molte ore a discorrere d’arte con Paul Alexandre, il quale fu il suo mecenate. Fu anche la persona che introdusse Modì all’arte egiziana, primitiva, africana, di cui si potevano trovare all’epoca eccellenti esempi al museo del Trocadero [leggi anche: Cariatide in piedi, opera del 1913].

Busto di donna nuda: analisi dell’opera

Il dipinto qui analizzato, Busto di donna nuda, è un esempio interessante dell’epoca e del percorso iniziale che Modigliani stava intraprendendo a Parigi. Alcuni riferimenti ricordano Toulouse-Lautrec [di cui abbiamo analizzato diversi quadri]: Modigliani all’epoca era un estimatore di questo pittore francese.

Il volto mesto della donna, le labbra rosse e carnose, quasi sfatte, il biancore della pelle che contrasta con il trucco, le spalle afflosciate, il corpo che dunque comunica afflizione, stanchezza, perdizione, stanchezza, riportano a meravigliosi dipinti dell’artista francese.

L’immediata emozione che suscita l’opera di Modigliani sta proprio nel contrasto dei colori e nell’idea di una donna distrutta nell’anima e nel corpo che si mostra senza pudore, in tutta la potenza della sua finitudine.

Un cappello o un quadro incompleto?

Probabilmente sul capo della donna non è dipinto un cappello bensì si tratta di una prova di Modigliani per realizzare uno sfondo di altro colore (forse da grigio a nero). Per questo il dipinto appare incompleto; è dunque una prova o l’esempio dei suoi primi tentativi di pittura a Parigi. Questo aspetto interrogativo rende l’opera ancora più rara, perché di questo periodo – vale a dire dei primi mesi in cui Modigliani visse a Parigi – realmente non abbiamo molti quadri.

Dati sull’opera

  • Titolo: Busto di donna nuda
  • Tecnica: Olio su tela
  • Misure: 80,6 x50,1 cm
  • Ubicazione: Reuben and Edith Hecht Museum, Haifa, Israele

Commento video

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Nudo seduto (1909), analisi dell’opera di Amedeo Modigliani https://cultura.biografieonline.it/nudo-seduto-modigliani-1909/ https://cultura.biografieonline.it/nudo-seduto-modigliani-1909/#comments Wed, 25 Nov 2020 15:35:09 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=31225 Nudo seduto è il titolo di un celebre quadro di Amedeo Modigliani. L’opera fu realizzata da Modì nell’anno 1909. Di seguito vediamo l’immagine.

Nudo seduto (Seated Nude, 1909)
Nudo seduto (Seated Nude, 1909)

Nudo seduto: storia, descrizione e analisi dell’opera

Le precarie condizioni economiche dell’artista livornese e la sua tendenza, in quel periodo, a criticare aspramente e a distruggere i suoi dipinti, possono spiegare il motivo per cui il disegno di Nudo seduto appare nel verso di un altro dipinto sulla medesima tela, intitolato: Jean Alexandre.

Jean Alexandre dipinto da Modigliani

Jean Alexandre, insieme al fratello Paul Alexandre, fu uno dei primi finanziatori delle opere di Modigliani.

La modella

“Nudo seduto” ha come protagonista una modella priva di identità. Non sappiamo infatti chi fosse. E’ una ragazza dallo sguardo timido, quasi preoccupato, mentre posa senza abiti e mostra un corpo giovane, acerbo, evidenziato dalla pennellata che segna i contorni del corpo.

Proprio la posizione della modella che si mostra di lato osservando l’interlocutore con uno sguardo di tre quarti, mette soggezione, non tanto per la sua bellezza ma proprio per il corpo acerbo, lo sguardo timido e la straordinaria capacità di Modigliani di rapire con pochi colori l’essenza caratteriale di un soggetto.

I colori

I colori, infatti, sono in contrasto fra loro: il blu freddo dello sfondo contro il rosa e l’ocra della pelle.  E proprio in questo contrasto di colori si crea un’atmosfera in cui il soggetto, la ragazza, emerge in un modo autonomo, disinteressato. In questa atmosfera l’emozione per la sua timidezza prende tutto e lascia poco spazio all’osservazione dei dettagli.

Forse il dipinto non è stato concluso e Modigliani ha preferito girarlo per dipingere il ritratto di Jean Alexander; oppure ha messo da parte l’opera per concentrarsi su altro.

Riferimenti ad altre opere

Ad ogni modo, il dipinto ricorda alcuni nudi di Paul Cézanne e la passione di Modigliani per Toulouse-Lautrec. Lo studio approfondito di questi due pittori da parte di Modì, si può vedere nella scelta cromatica del dipinto e nell’attenzione per i tratti del viso e i contorni del corpo.

Proprio questo nudo con i suoi cromatismi particolari e l’impostazione del soggetto ricordano un altro importante quadro di Modigliani di questo periodo: “Il mendicante di Livorno”. In entrambe le opere si possono ritrovare moltissimi riferimenti al lavoro di Cézanne.

Il mendicante di Livorno
Il mendicante di Livorno

Nudo seduto: dati sull’opera

Tecnica: Olio su tela

Misure: 81×60 cm

Ubicazione: Fondation Pierre Gianadda, Martigny (Svizzera)

Commento all’opera (video)

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Pesci d’oro (Goldfish), quadro di Klimt https://cultura.biografieonline.it/pesci-doro/ https://cultura.biografieonline.it/pesci-doro/#respond Thu, 15 Sep 2016 13:30:17 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19842 Si intitola “Pesci d’oro” ed è un olio su tela di centimetri 150 x 46, realizzato da Gustav Klimt nel 1901. Klimt sceglie un formato alto e stretto per l’opera, che gli conferisce fascino. Il dipinto è stato esposto alla XIII mostra della Secessione e a Dresda nel 1904, provocando non poche critiche. L’opera fu addirittura accusata di oscenità, tanto che l’autore pensò di intitolarlo “Ai miei critici” (o detrattori – To my Detractors).

Pesci d'oro
Un dettaglio del quadro di Klimt: il pesce dorato si insinua tra i corpi delle donne

Lo Jugendstil

Pesci d’oro (Goldfish) è un dipinto simbolista, dove domina la schiena nuda della donna. E’ un’opera elegantemente erotica, dove vengono mostrate le morbide linee jugendstil delle sirene. Si tratta di un fenomeno internazionale, una grande corrente artistica sviluppatasi tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, di cui Vienna diventa uno dei centri.

Lo Jugendstil rappresenta un’arte nuova, sensuale, che si avvicina al modello della natura. L’arte di Klimt coincide quasi totalmente con la storia della Secessione viennese, movimento artistico che aveva come obiettivo uno stile differente da quello accademico.

Pesci d’oro (Goldfish): analisi del dipinto

In questo dipinto Klimt riprende una tematica a lui cara, quella dell’associazione tra acqua e donna. Queste creature femminili fluttuano nel liquido, in un’atmosfera irreale e notturna, con un atteggiamento provocante e sensuale. Lo si denota dalle bocche socchiuse, dallo sguardo fisso sull’osservatore e dai lunghi capelli che ondeggiano.

Corpi nudi che richiamano la madreperla, l’uso del dorato per il pesce che si insinua tra i corpi e per i bagliori dell’acqua scura. Gli oggetti appaiono indefiniti perché l’artista esalta entrambe le caratteristiche dell’acqua, sia la trasparenza sia la velatura.

Pesci d'oro (Goldfish) Klimt, 1902
Pesci d’oro (Goldfish) – Gustav Klimt, 1902 – Olio su tela – 181 cm × 66.5 cm

Sirene dall’aspetto moderno, queste donne sottomarine appaiono belle e sensuali. Così si nota la maliziosa sirena, in primo piano, senza veli, dai capelli rossi e lunghissimi, con lo sguardo rivolto allo spettatore, molto provocante.

Questa sua chioma, che scende giù come una carezza, crea un contrasto cromatico con il pesce color oro. Sullo sfondo si vedono le altre sirene, tra pagliuzze d’oro e filamenti scuri.
Il realismo quasi fotografico con il quale Klimt realizza i suoi personaggi è carico di significato simbolico.

Klimt e l’uso dell’oro

A partire dal 1901, nelle opere dell’artista c’è un uso massiccio dell’oro e di figure astratte che hanno contenuto metaforico. (Del 1901 è Giuditta I). È in questo periodo appunto che realizza “Pesci d’oro“. Quindi, negli anni successivi l’arte del pittore diventa sempre più astratta, affinando varie tecniche, dalla litografia all’acquerello, sino ad arrivare nel 1910. In questi anni realizza alcuni dei suoi più celebri quadri, tra cui:  Il Bacio, L’albero della vita, Le tre età della donna.

Poi Klimt ritorna alla carica simbolica tipica della sua produzione artistica, con olii su tela, dove dominano personaggi dalla bellezza popolare. Della sua personalità si sa poco: pare fosse taciturno. Non esiste un suo autoritratto. Unica eccezione è rappresentata da una piccola caricatura e da disegni.

Di me non esiste alcun autoritratto. Io non mi interesso della mia persona come oggetto di un quadro, mi interessano di più altre persone, soprattutto le donne, ma ancor di più mi interessano altre apparizioni… io sono convinto di non essere particolarmente interessante come persona.

Klimt non amava la vita mondana. Era evidentemente timido, con il terrore di dover apparire in pubblico.

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Summer Interior, quadro di Edward Hopper https://cultura.biografieonline.it/summer-interior-hopper/ https://cultura.biografieonline.it/summer-interior-hopper/#respond Tue, 06 Sep 2016 12:57:59 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19655 Durante i suoi soggiorni a Parigi, in particolare nel 1906, Edward Hopper aveva studiato la luce, sperimentando effetti che sarebbero stati fondamentali per le opere successive. Sono interessanti le tele di questo periodo, perché rappresentano l’inizio di un cambiamento che in seguito condizionerà la pittura contemporanea del ‘900. Uno dei quadri più rappresentativi di questa epoca è Summer Interior, realizzato nel 1909.

Summer Interior - Edward Hopper - 1909
Summer Interior (Edward Hopper, 1909)

Summer Interior, analisi e descrizione del quadro

Nel dipinto possiamo osservare una donna appoggiata con il braccio destro al letto. Il suo volto è reclinato e come in Eleven A.M., altro dipinto di Hopper del 1926, i tratti del viso sono coperti dai capelli. E’ come se il pittore, dopo aver mostrato la nudità della ragazza, volesse proteggerne l’identità.

Eleven AM - 11 AM - Edward Hopper - Undici di mattina
Eleven AM – 11 AM – Edward Hopper – Undici di mattina

Il dipinto ricorda molti quadri di Degas, che sicuramente Hopper aveva studiato quando visse in Francia. Fra tutti il più simile a questo è Le tub (La tinozza, 1886), dove compare una donna nuda che fa il bagno in una tinozza.

Degas - Le tub - La tinozza - 1886
Le tub (Degas, 1886)

Entrambe le opere hanno per soggetto principale una donna nuda seduta o accovacciata per terra. Nel dipinto di Degas la donna è completamente nuda e la posizione aveva indotto alcuni critici ad affermare che il pittore aveva insistito troppo su una certa animalità del corpo.

In Summer Interior, invece, la donna indossa una maglietta bianca che la copre fino ai fianchi. Il bianco domina il dipinto e appare sulle lenzuola e sull’intonaco del caminetto. Il colore è steso con pennellate energiche ed essenziali, e tutta la scena, realizzata in un vortice di luce, permette di immaginare il motivo per il quale la ragazza è distesa in quel modo.

Summer Interior - detail - dettaglio
Summer Interior: dettaglio della donna

Commento

Hopper lascia spazio alla fantasia di chi osserva il dipinto e vuole entrare in una storia rappresentata in una frazione di secondo, in un’immagine eterna, conseguenza e causa di altre azioni e movimenti.

La ragazza attende che l’immagine sia completata, e che, in un certo senso, la fotografia venga scattata. E’ immobile proprio per permettere che l’azione riprenda quando l’artista avrà finito di immortalarla.

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Eleven A.M. (11 A.M., Le undici di mattina), opera di Edward Hopper https://cultura.biografieonline.it/eleven-11-am-hopper/ https://cultura.biografieonline.it/eleven-11-am-hopper/#comments Tue, 06 Sep 2016 12:12:51 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19564 Una delle abilità di Edward Hopper è mostrare un momento insignificante della vita quotidiana come se fosse – e davvero lo è – un attimo infinito. Tutto nella rappresentazione di Hopper diventa qualcosa di sensato e prolunga la visione dello spettatore. Anche se non c’è alcun movimento o azione nella scena rappresentata. Uno dei dipinti più emblematici di questa sua poetica è “Eleven A.M.” (o 11 A.M. – Le undici di mattina), realizzato nel 1926 con la tecnica olio su tela.

Eleven A.M. - 11 AM - Edward Hopper - Undici di mattina
Il quadro di Hopper “Eleven A.M.” (1926)

Eleven A.M. (Le undici di mattina): descrizione e analisi del dipinto

Una ragazza nuda è seduta su una poltrona posta vicino ad una finestra. La sua posizione e il volto, in parte coperto dai capelli, mi hanno sempre creato una sorta di curiosità inquieta. Non tanto per il nudo che ricorda molti altri dipinti, ma per la posizione della ragazza e il suo osservare la finestra, immobile.

La sua è una posizione rilassata, che osserva ciò che si trova fuori dalla finestra, e sembra in procinto di fare qualcosa, o invece di non fare nulla. Ed entrambe le possibilità inquietano.

La donna esprime anche una meravigliosa sensualità, proprio perché indossa solo un paio di scarpe. E il colore della sua pelle contrasta con i colori degli oggetti, a partire dal blu scuro della poltrona in cui è seduta, al rosso della lampada posta sul tavolo, con il tappeto verde adagiato ai suoi piedi e con il marrone del cassettone posto contro il muro.

La luce proviene da sinistra e si smorza nell’intimità dell’appartamento. L’intimità violata attraverso la luce, segue lo stesso percorso visivo dello spettatore. Lo spettatore può osservare la donna mentre si trova nel suo appartamento. E la sua osservazione parte da destra, segue la luce, come se anche lui entrasse dalla finestra, quasi ansioso di spiare la ragazza, di osservarla mentre lei stessa osserva.

Il mio scopo in pittura è sempre quello di usare la natura come mezzo, per cercare di fissare sulla tela le mie reazioni più intime di fronte al soggetto, così come mi appare quando lo amo di più: quando il mio interesse e il mio modo di vedere riescono a dare unità alle cose.

Commento

Il concetto di desolazione appartiene a molti quadri di Edward Hopper. Probabilmente è anche uno dei tratti distintivi e più citati della sua opera. E ovviamente ritorna anche in questo quadro. Anche se l’artista, in più occasioni, ha ribadito di non voler creare una situazione di solitudine. Egli afferma di non voler raccontare consapevolmente la desolazione o il senso di abbandono che un’unica figura nei suoi dipinti può suscitare.

Infine, i giochi di luce e ombra che vediamo trasparire nel dipinto, grazie all’ampia finestra da cui passa la luce del sole, sono la conseguenza dell’abilità di Hopper nelle incisioni.

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Nudi Blu (serie di opere di Matisse) https://cultura.biografieonline.it/matisse-nudi-blu/ https://cultura.biografieonline.it/matisse-nudi-blu/#comments Mon, 06 Jun 2016 17:28:51 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18665 Forbici e ritagli di carta, furono gli strumenti di lavoro utilizzati alla fine del 1940 da Henri Matisse, che introdusse una nuova forma d’arte: “cut-out. L’artista riuscì a creare delle opere magnifiche tagliando fogli in differenti forme. Dalle forme organiche a quelle geometriche, per poi realizzare vivaci composizioni. All’inizio, si trattò di composizioni dalle dimensioni modeste, ma poi diventarono murali o camera size. Matisse realizzò una serie di lavori chiamata “Nudi Blu“.

Matisse - Nudo blu

La serie di Nudi Blu

Con la serie di “Nudi Blu” di Matisse si concretizza l’esempio di questa nuova arte del pittore francese: le opere mostrano sempre una donna nuda ripresa in più posizioni, su sfondo chiaro e corpo blu. Si tratta di straordinarie silhouette ritmate, essenziali, astratte. Sono composizioni decorative, chiamate appunto “papier découpés”, a un colore, nel caso dei “Nudi blu“, che vengono ritagliate e incollate sopra dei cartoncini leggeri, contornate da sottili margini bianchi.

La serie "Nudi Blu" di Henri Matisse
La serie “Nudi Blu” di Henri Matisse venne completata nel 1952

Rappresentano un inno alla vita i collage dell’artista, creati in età matura, usando proprio le forbici in sostituzione del pennello. Matisse non si arrese alla sua malattia, al declino fisico. Si ingegnò creando opere magnifiche, brillanti, di grandi dimensioni.

Il pittore sosteneva che un vero artista “non dovrebbe essere mai prigioniero di se stesso, della sua reputazione, del suo stile o del suo successo”. Una lezione che ha lasciato il segno nel mondo dell’arte, e non solo.

In questa serie di “Nudi blu“, l’artista creò con le forbici la sagoma esteriore della donna. Ne scolpì anche i contorni all’interno della figura. Vi è assenza di prospettiva, le forme sono semplificate, assenza di chiaroscuro. C’è esaltazione del colore. Tutto ciò che caratterizza appunto il pensiero artistico fauvista.

La seconda vita di Matisse

Quando Matisse si dedicò ai ritagli, i medici gli avevano diagnosticato un cancro e, per questo, fu sottoposto ad un delicato intervento. Lui pensava che non ce l’avrebbe fatta. Rimase su una sedia a rotelle, ma iniziò per lui una seconda vita. Così si dedicò a questo nuovo linguaggio visivo: un modo per “scolpire” il colore con i ritagli di carta. Li realizzò tra il 1943 e il 1947, raccogliendoli nel volume “Jazz”, un libro in 20 tavole conservato al Centre Pompidou.

Matisse - Nudo blu - 2

Opere che manifestano il ritrovato interesse dell’artista francese per la figura.

“… Ciò che perseguo sopra ogni cosa, è l’espressione… L’espressione per me, non risiede nella passione che apparirà improvvisa su un volto o che si affermerà con un movimento violento. È tutta la disposizione del mio quadro: il posto che occupano i corpi, i vuoti che sono intorno ad essi, le proporzioni, tutto ciò ha la sua importanza. La composizione è l’arte di sistemare in modo decorativo i diversi elementi di cui la pittura dispone per esprimere i propri sentimenti… Un’opera comporta un’armonia d’insieme: qualsiasi particolare superfluo prenderebbe, nello spirito dello spettatore, il posto di un particolare essenziale. La composizione, che deve puntare all’espressione, si modifica con la superficie da coprire”

così insegna l’artista.

Uomo determinato, creativo, pur ridotto su una sedia a rotelle non si arrese. Matisse si dedicò per gli ultimi diciassette anni di vita a comporre i découpages. Si fece aiutare dagli assistenti e dipinse a tempera i fogli di carta nella ricerca di trovare colori precisi. Poi estrasse da questi le forme. Così aprì un mondo nuovo, un nuovo filone dell’arte visiva. Alla base dei “Nudi blu” c’è tanto lavoro: le sagome sono state studiate, disegnate tanto, sperimentate.

Un altro celebre cut-out di Matisse, successivo ai Nudi blu, è L’Escargot, opera datata 1953.

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Nuda Veritas, analisi dell’opera di Gustav Klimt https://cultura.biografieonline.it/nuda-veritas-klimt/ https://cultura.biografieonline.it/nuda-veritas-klimt/#comments Wed, 02 Dec 2015 20:05:16 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15681 La “Nuda Veritas” “con i suoi riccioli selvaggi e la bocca cattiva e fanatica” è un’opera di Gustav Klimt realizzata nel 1899. Si tratta di un olio su tela, di centimetri 252 x 56,2, conservato a Vienna presso l’Österreichisches Theatermuseum.

Nuda Veritas - Klimt - dettaglio
Nuda Veritas: il dettaglio del volto

Nuda Veritas: analisi del quadro

Dell’opera si hanno due versioni. Quella dipinta, infatti, era stata preceduta da una grafica, realizzata nel 1898, pubblicata su “Ver Sacrum”, rivista della Secessione viennese. Le due opere hanno due importanti differenze: la prima è la scritta che riporta nella parte alta del quadro, proprio sopra la testa della donna, dove il pittore viennese decise di riportare una citazione dello scrittore tedesco Leopold Schefer: “La verità è fuoco e parlare di verità significa illuminare e bruciare“. Nella seconda opera, Klimt aveva accentuato la carica sensuale, sostituendo la citazione di Schefer con un’altra, incisa su oro, del filosofo Friederick Canning Scott Schiller: “Non puoi piacere a tutti con la tua azione e la tua arte. Rendi giustizia a pochi. Piacere a molti è male“. Altra differenza riguarda il serpente inserito nella seconda versione, ai piedi della donna, cosa che non c’è nella prima versione.

Nuda Veritas - Klimt
Nuda Veritas (Gustav Klimt, 1899)

Ritorniamo alla descrizione del quadro. La citazione del filosofo Schiller ha la funzione di cartello introduttivo dell’opera. Al centro del dipinto, c’è una donna che si mostra senza veli allo spettatore. La Veritas non presenta un atteggiamento provocatorio, ma la presenza del serpente ai suoi piedi, i fiori tra i capelli e lo sfondo acquatico, conferiscono alla figura una carica pericolosa e inquietante. La donna è resa inaccessibile dall’incarnato pallido, i capelli rossi, lo sguardo pietrificato. La Veritas tiene nella sua mano destra uno specchio, che è rivolto verso lo spettatore. Sotto i suoi piedi c’è la scritta “Nuda Veritas”, titolo dell’opera, mentre tra i piedi e le gambe ci sono due fiori dallo stelo sottile e lungo. Il disegno rimane bidimensionale, attraverso l’uso del colore, l’uso dell’oro della cornice, caratteristiche principali dell’arte del pittore.

Non è un caso che sia stata scelta come citazione quella di Schiller, proprio per rispondere alle numerose polemiche che l’opera suscitò. A sostenere il dipinto fu Hermann Bahr, primo proprietario del quadro. Quadro che urtò il perbenismo dei viennesi, proprio per il marcato realismo di questo nudo, lontano dai nudi idealizzati a cui era abituato il pubblico. Molte letture sono state fatte dell’opera: la donna incarna la verità, con il serpente ai suoi piedi che mette in pericolo la sua integrità e che simboleggia la verità insidiata dalla menzogna e dall’invidia. Altre letture riguardano invece il significato dello specchio: la donna, rivolgendolo verso lo spettatore, lo sta esortando a fuggire dalla menzogna rappresentata dal serpente.

In quest’opera, Klimt proclama la necessità dell’arte di esprimersi senza veli: aspirava infatti a realizzare una pittura vera, dove non si doveva temere di esaltare l’eros. La sua arte non si lascia intimidire dal pensiero puritano europeo. In tutti i ritratti di donne di Klimt, si riscontrano fascino, delicatezza e avvenenza. Caratteristiche che si riscontrano già dalle sue prime opere, dalle quali emerge la predilezione per il soggetto femminile. L’artista diceva: “Chi vuole sapere di più su di me, cioè sull’artista, l’unico che vale la pena di conoscere, osservi attentamente i miei dipinti per rintracciarvi chi sono e cosa voglio”.

I suoi disegni e dipinti sono raffinati, allusivi, sensuali, opere evocative, che riflettono l’atmosfera della Vienna di Freud, Gustav Mahler e Schönberg. La Vienna degli ultimi anni dell’Ottocento, una città decadente, che risentiva della repressione vittoriana. Alcuni artisti, tra questi Gustav Klimt, proprio per questo motivo, sentirono la necessità di un cambiamento che portò alla Secessione viennese, associazione composta da 19 artisti, tra pittori e architetti, che formò un gruppo autonomo, indipendente, che cercava non di staccarsi dall’arte del passato ma di creare una nuova arte austriaca che si adeguasse alle esigenze culturali, politiche e sociali di quel tempo.

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Una moderna Olympia (Cézanne) https://cultura.biografieonline.it/moderna-olympia-cezanne/ https://cultura.biografieonline.it/moderna-olympia-cezanne/#comments Wed, 23 Sep 2015 05:51:56 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15185 Nel 1870 Paul Cézanne dipinse il quadro Una moderna Olympia in risposta ad un dipinto di Eduard Manet sullo stesso tema e che venne realizzato nel 1863, per poi essere esposto nel 1865 al Salone di Parigi, dove suscitò un certo scandalo.

Modern Olympia - Cezanne - 1873-1874
Una moderna Olympia (Paul Cézanne, 1873-1874) • Olio su tela, 46×55 cm • Museo d’Orsay, Parigi

In seguito, Cézanne decise di dipingere un’altra moderna Olympia, utilizzando la medesima tecnica ad olio ma sviluppando un dipinto completamente diverso. Cézanne, in quegli anni, stava abbracciando l’Impressionismo e questo dipinto ne mostra già le tracce.

L’opera “Una moderna Olympia” venne realizzata fra il 1873 e il 1874; l’artista, dopo un soggiorno ad Auvers-sur-Oise, decise di dipingere una versione più erotica della moderna Olympia e nel farlo utilizzò colori più luminosi e un disegno più dinamico.

Il movimento, suscitato dalla domestica di colore, la quale spoglia Olympia mentre uno spettatore la osserva, sviluppa un curioso movimento che termina, visivamente, con la tenda posta a sinistra.

L’opera, al suo apparire in pubblico, non piacque: tale destino lo ebbero molti dipinti impressionisti, che vennero criticati e dileggiati dai critici ma anche da spettatori che non ne colsero subito l’importante novità per la Storia dell’arte.

Olympia - Manet - 1863
L’Olympia realizzata da Manet nel 1863

Al di là dell’Impressionismo e di ciò che rappresentò questo quadro, senz’altro minore rispetto ad altre opere di Cézanne, è interessante perché mostra, come in una sorta di confine, la trasformazione visiva e pittorica dell’artista.

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