Nicoletta Braschi Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sat, 02 Jan 2021 21:31:38 +0000 it-IT hourly 1 La vita è bella – Trailer e riassunto del film https://cultura.biografieonline.it/la-vita-e-bella-trailer-e-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/la-vita-e-bella-trailer-e-riassunto/#comments Sat, 02 Jan 2021 20:36:46 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=1999 Ritenuto il punto più alto della carriera (cinematografica e non solo) di Roberto Benigni, “La vita è bella” è un film del 1997, vincitore l’anno successivo di tre premi Oscar: per il miglior attore protagonista, per il miglior film straniero e per la migliore colonna sonora. Diretto dallo stesso Benigni, che ne è anche il protagonista, annovera nel cast anche Nicoletta Braschi, Amerigo Fontani, Giorgio Cantarini, Sergio Bustric e Giustino Durano.

Trailer del film

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Riassunto della storia

La pellicola racconta la vicenda di Guido Orefice (interpretato da Benigni), che con l’amico Ferruccio Papini si trasferisce ad Arezzo. Durante il viaggio, Guido conosce casualmente una maestra di nome Dora, che lui immediatamente chiama “principessa”. Una volta arrivato in città, Guido trova ospitalità e lavoro presso lo zio Eliseo, che lo accoglie nel Grand Hotel da lui posseduto.

La vita è bella - una scena del film
La vita è bella – una scena del film

Guido, intanto, inizia presto a manifestare i primi segni di insofferenza nei confronti del fascismo: in municipio, per esempio, si scontra con Rodolfo, militare fascista, che diventa “lo scemo delle uova” a causa di un incidente che vede protagonisti i due (Rodolfo indossa un cappello nel quale Guido aveva appoggiato alcune uova, rompendosele in testa). Non solo: a seguito di un altro incontro casuale con Dora, scopra che la donna è fidanzata proprio con Rodolfo.

Nel frattempo il giovane ebreo fa amicizia con un medico tedesco, appassionato di calembour e indovinelli, ospite nell’hotel dello zio, e si sostituisce a un ispettore scolastico che deve svolgere una lezione di carattere antropologico, in una scuola elementare, per promuovere la razza ariana: Guido, infatti, desidera incontrare nuovamente Dora, che lavora proprio in quella scuola. Infine, l’uomo riesce a confessare il proprio amore alla maestra, in una piovosa sera, dopo averla sottratta con un divertente inganno a Rodolfo.

Tutti e tre si ritrovano poche sere dopo, al Grand Hotel, dove Rodolfo ha deciso di celebrare il fidanzamento ufficiale con Dora. La donna, però, non innamorata realmente del militare fascista, alla fine dei festeggiamenti scappa con Guido, entrato nell’hotel con un cavallo bianco verniciato con una tinta verde fluorescente (per coprire la scritta “cavallo ebreo”: la discriminazione razziale è già iniziata). Mentre Rodolfo è costretto a rassegnarsi (e un altro uovo, questa volta di struzzo, rovina la sua festa), Guido e Dora possono manifestare liberamente il proprio amore.

La storia si sposta al 1944, quando Guido e Dora, ormai sposati, hanno costruito una famiglia con il figlioletto Giosuè, di sei anni. A dispetto della guerra, sempre più invadente, e dell’arrivo dei nazisti in Italia, la famiglia cerca di essere ancora felice: Dora prosegue nella sua attività di insegnante, mentre Guido ha aperto una piccola libreria. Il giorno prima del compleanno di Giosuè, tuttavia, Guido viene richiamato per essere schedato, insieme allo zio e al figlio, nel registro delle SS.

L’indomani, tutti e tre vengono deportati, insieme con gli altri ebrei della città, su un treno che li condurrà un lager nazista. Dora, tornata a casa e trovata l’intera abitazione a soqquadro, capisce la situazione e corre in stazione, dove un treno merci carico di bagagli e persone si appresta a partire. Bambini, anziani, uomini e donne: tutti vengono picchiati, presi in giro e spinti dai soldati delle SS che hanno il compito di farli salire sul treno. Un tenente tedesco consiglia a Dora di tornare a casa, ma la donna riesce a convincere il militare a far salire sul treno anche lei.

Una volta giunti al campo di concentramento, Guido e Dora riescono a incontrarsi di sfuggita per l’ultima volta; dopodiché, uomini e donne vengono separati. Lo zio Eliseo, invece, viene subito indirizzato, insieme ad altri anziani, verso la camera a gas, in quanto ritenuto troppo vecchio per lavorare in maniera proficua. Guido, nel frattempo, cerca di nascondere a Giosuè la realtà terribile che li sta assalendo, e fin da quando sono saliti sul treno gli ha raccontato che stanno tutti prendendo parte a un enorme gioco a premi, in cui il premio finale è rappresentato da un vero carro armato, per ottenere il quale, però, è necessario superare diverse prove.

Tragicamente divertente è la scena in cui Guido si erge a interprete di un soldato tedesco per spiegare ai prigionieri le regole del gioco.

I giorni passano, e Giosuè cerca di rispettare tutte le regole: tra queste, c’è l’obbligo di rimanere nella camera in cui lui e suo padre dormono e non farsi vedere da nessuno (una regola inventata da Guido per evitare, naturalmente, che il bimbo venga trovato dai soldati tedeschi e condotto in una camera a gas). Nel corso di una selezione, poi, Guido riconosce il medico tedesco con cui aveva fatto amicizia nel Grand Hotel, è che ormai è stato nominato capitano delle SS: il suo compito è di decidere chi tra le persone del campo può continuare a lavorare e chi invece deve essere condotto a morire.

Guido viene riconosciuto dal medico, che lo salva dalla camera a gas e gli permette di fare il cameriere per servire gli ufficiali nazisti a cena; a differenza di quello che pensava inizialmente, però, Guido (che con un abile stratagemma riesce anche a far mangiare Giosuè insieme con i figli degli ufficiali tedeschi) non è stato salvato dal medico per riconoscenza nei suoi confronti, ma solamente per aiutarlo a risolvere un indovinello che non riesce a portare a termine e che lo fa disperare da tempo.

Al termine della cena, Guido si appresta a tornare nella baracca per dormire, ma, perso nella nebbia, si ritrova in prossimità di una enorme montagna di corpi senza vita, ormai poco più che scheletri, destinati a essere cremati.

La vita è bella - Il DVD

Finale

Il film si conclude tragicamente: gli americani stanno per arrivare, e così, dopo aver fatto strage dei prigionieri, i soldati tedeschi si avviano a lasciare in tutta fretta il campo, e Guido ordina a Giosuè di giocare a nascondino, celandolo in una cabina e promettendogli che tornerà presto; l’uomo, tuttavia, viene scoperto da alcuni soldati mentre, mascherato da donna, è in cerca di Dora. Viene dunque ucciso.

La mattina successiva il lager viene liberato, e il piccolo Giosuè può finalmente uscire dalla cabina che lo aveva protetto per tutta la notte. Un soldato americano lo prende in braccio e lo porta con sé su un carro armato: proprio il premio che papà Guido gli aveva promesso. In spalla al soldato statunitense, Giosuè riconosce sua madre tra le donne liberate, e la abbraccia.

Considerazioni finali

Poetico, tragico e divertente allo stesso tempo, “La vita è bella” è entrato nell’immaginario collettivo italiano come una delle opere più delicate in grado di raccontare l’Olocausto. La pellicola ha guadagnato in tutto il mondo quasi 229 milioni di dollari, diventando il quarto incasso nella storia del cinema italiano. Non solo: è il secondo film in lingua non inglese più visto negli Stati Uniti.

Roberto Benigni
Roberto Benigni

Oltre ai premi Oscar a Roberto Benigni (per il miglior film straniero e il migliore attore protagonista) e a Nicola Piovani (per la migliore colonna sonora), “La vita è bella” ha ricevuto anche le nomination per il miglior montaggio (Simona Paggi), per la migliore regia (Roberto Benigni), per la migliore sceneggiatura originale (Vincenzo Cerami e Roberto Benigni) e per il miglior film (Gianluigi Braschi e Elda Ferri). Tra i numerosi altri riconoscimenti ricevuti, vale la pena di segnalare il Premio Bafta per il migliore attore protagonista a Benigni, il Premio Goya come migliore film europeo, il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes, cinque Nastri d’Argento e nove David di Donatello.

La vita è bella” è stato trasmesso in televisione per la prima volta il 22 ottobre del 2001 su Rai 1, ottenendo un ascolto di 16 milioni e 80 mila spettatori: si tratta del dato più alto mai conquistato da un film trasmesso sul piccolo schermo nel nostro Paese.

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