neoclassicismo Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 12 Jan 2022 16:59:09 +0000 it-IT hourly 1 Neoclassicismo: dall’Illuminismo all’arte neoclassica https://cultura.biografieonline.it/neoclassicismo/ https://cultura.biografieonline.it/neoclassicismo/#comments Fri, 16 Sep 2016 08:07:48 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19803 A partire dalla seconda metà del Settecento, in tutti i paesi europei iniziò la diffusione di un nuovo movimento artistico-letterario: l’Illuminismo. L’idea di base era quella che la ragione potesse illuminare, da qui infatti deriva la parola Illuminismo, le tenebre dell’ignoranza e della superstizione che all’epoca dell’Assolutismo dilagavano in Europa. Le idee illuministiche erano piuttosto rivoluzionarie. Per la prima volta si parlò di libertà, uguaglianza, progresso e libera ricerca. Queste idee  sconvolsero ogni campo del sapere: la scienza, la letteratura, l’arte, la pittura e l’architettura. In questo articolo approfondiremo il tema dell’Illuminismo nell’Arte che portò alla nascita del Neoclassicismo.

L’Illuminismo nell’Arte

Lo spirito critico dell’Illuminismo investì soprattutto la storia e le arti figurative. In questo periodo storico nacque la storia dell’arte come disciplina. Vennero infatti assunti come modello le forme classiche dell’arte greca, semplici e chiare in contrapposizione a quelle pompose e ricercate del Barocco. Il barocco fino a quel momento aveva dominato la scena.

Fondamentali furono le pubblicazioni del tedesco Johann Winckelmann, come Pensieri sull’imitazione delle opere greche nella pittura e nella scultura (1755). Con Winckelmann si diede avvio allo studio della storia dell’arte come materia e soprattutto all’interesse per l’arte classica.

Johann Winckelmann
Johann Winckelmann

Il Neoclassicismo

Proprio a partire da queste premesse, prese avvio il Neoclassicismo, ossia la corrente artistica che si diffuse a seguito dell’Illuminismo. Il termine venne adottato per la prima volta solo in età Romantica, nel 1880, per indicare in modo dispregiativo una corrente che era stata elaborata prima su carta e poi messa in pratica.

Per la prima volta, con il Neoclassicismo, non furono gli artisti italiani ad essere in prima fila ma i colleghi europei, in particolare francesi ed inglesi. Tutto partì dalla Francia.

Nacquero le Accademie pittoriche: i pittori non si formavano più dai maestri di bottega ma direttamente in esse. In generale, la pittura del Settecento si concentrò principalmente sulle vedute di città (nacque infatti il Vedutismo, che vide il Canaletto, pittore italiano, tra i suoi principali esponenti), ritratti, nature morte o scene cittadine che rispecchiavano la realtà così come gli artisti la vedevano, seguendo l’esigenza illuminista di indagare dal vero la società.

Le arti figurative risentirono profondamente di questi cambiamenti. Di conseguenza cambiarono i gusti del pubblico e soprattutto si modificò il rapporto tra classi sociali. Venne data importanza al gusto della borghesia, diventata la classe dominante. Importante ruolo sociale veniva affidato all’arte, riprendendo lo stesso concetto valido per gli antichi greci: l’Arte tornò ad essere considerata fondamentale per la formazione dell’individuo.

Il Neoclassicismo è una corrente del gusto che ha subito una lunga elaborazione teorica prima di nascere completamente nella breve e intensa fioritura dello stile Impero, dopodiché è piano piano scomparso sotto l’azione dei fermenti romantici che recava in sé fin dalle origini. (MARIO PRAZ)

Gli artisti neoclassici

Impossibile non citare il più importante artista francese attivo in quel periodo: Jacques-Louis David, studioso dell’antico ed autore di alcuni dipinti importantissimi quali “Il giuramento degli Orazi” (1784), “Marat assassinato” (1793), “Saffo e Faone” (1809). Con lui lo stile classico divenne lo Stile Impero per eccellenza, perché egli lavorò per Napoleone Bonaparte.

Neoclassicismo e Arte Neoclassica: Saffo e Faone - dettaglio del quadro
Saffo e Faone – dettaglio del quadro di Jacques-Louis David, esempio di Arte Neoclassica

Attorno al David si formò una generazione di artisti che contribuirono a diffondere il suo stile in tutta Europa.

In Italia lo stile Neoclassico si affermò con maggiore lentezza rispetto agli altri paesi europei. Tuttavia non mancarono artisti eccezionali in questo campo. Tra i pittori neoclassici ricordiamo Andrea Appiani e tra gli scultori Antonio Canova.

Il primo, milanese, si uniformò al nuovo stile pittorico e si occupò in particolare di natura e di figure mitologiche. Il secondo fu invece in grado di assorbire tutte le novità delle teorie del Winckelmann e di diventare colui che avrebbe cambiato per sempre la scultura italiana.

Canova scelse quasi sempre soggetti mitologici per le sue sculture. Tra le sue opere più importanti ricordiamo: Dedalo e Icaro (1778-1779, ispirata alla storia di Icaro), Amore e Psiche (1786-93), ispirata all’omonimo mitoApollo che si incorona (1781-82).

La forza delle sculture di Canova risiede nella semplicità, nella grazia che si rispecchiava a pieno nel motto di Winckelmann: nobile semplicità e quieta grandezza.

amore e psiche antonio canova
La scultura “Amore e Psiche“, di Antonio Canova, è conservata presso il Louvre

I cambiamenti nel gusto, però, furono certamente lenti perché il passaggio dall’eccesso Barocco alla quiete Neoclassica richiese molto tempo. Questa nuova corrente artistica influenzò profondamente l’arte successiva, imprimendo un segno e un gusto che tutt’oggi si possono distinguere.

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Ebe, scultura di Antonio Canova https://cultura.biografieonline.it/ebe-canova/ https://cultura.biografieonline.it/ebe-canova/#comments Thu, 02 Jul 2015 14:57:12 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14647 La statua in marmo di Ebe (alta cm 157) è sicuramente una delle più elevate creazioni in cui si incarna l’ideale neoclassico del Bello, ricercato e sperimentato dallo scultore italiano Antonio Canova (“Amore e Psiche”, “Adone e Venere”). Di questa scultura, una delle opere più controverse e discusse dell’artista, esistono quattro versioni, realizzate in tempi diversi e con diverse scelte stilistiche. L’opera presa in esame è il primo esemplare di Ebe scolpito dal maestro Canova.

Commissionata forse all’artista dal principe Jusupof nel 1795 (terminata dopo quattro anni, nel 1799) la statua, che fu poi ceduta a Giuseppe Vivante Albrizzi e acquistata nel 1830 dal re di Prussia Federico Guglielmo III, oggi si trova presso la Nationalgalerie di Berlino.

Ebe - Antonio Canova
Ebe – Antonio Canova

Ebe, descrizione dell’opera

Nella mitologia greca Ebe (la Juventas romana), figlia di Zeus e di Hera (o Era), era la dea dell’eterna giovinezza. Ancella e coppiera degli dei, sostituita successivamente dal bellissimo Ganimede, aveva il compito di servire alle divinità l’ambrosia e il nettare, ovvero il cibo e la bevanda di cui questi ultimi si nutrivano per mantenersi giovani e immortali.

Abbandonate le torsioni barocche, gli elementi estranei e i superflui panneggi a tutto vantaggio di una composizione pura, in grado comunque di incarnare e trasmettere azioni e sensazioni, Canova, esponente di spicco del Neoclassicismo, nella sua scultura fa rivivere la lezione appresa sui valori fondamentali dell’arte antica dal critico tedesco Johann Winckelmann: la ricerca della “nobile semplicità” e della “quieta grandezza”.

Nella sua opera, l’artista veneto riversa perfettamente la grazia, l’armonia e la compostezza neoclassica, cogliendo mirabilmente Ebe nel suo procedere leggero e lieve, quasi danzante. Riverente e silenziosa, come si confà ad una ancella, la dea avanza in punta di piedi, su una nuvola, con una grazia tale da annullare la gravità del marmo che la trattiene. La statua, a tutto tondo, è perfettamente equilibrata in ogni sua parte. Il movimento delle gambe, che increspa il panneggio che le ricopre, è bilanciato nella parte superiore dalla torsione del busto delicatamente levigato e dall’aggraziata apertura delle braccia. In chiara rivalità con alcune statue classiche descritte dalle fonti, come è possibile notare, Canova decide di arricchire la statua di Ebe con due oggetti in metallo che la divinità regge delicatamente tra le mani: un’anfora e una coppa. Il suo corpo, infine, attraversato da un’ineffabile forza interiore, sembra avvolto da un soffio di vento che scompiglia la ricercata acconciatura che, abbellita da un nastro, evidenzia la mancanza di espressione della giovane dea, e al contempo fa sì che la veste, trattenuta nella parte posteriore da un fiocco, aderisca alle gambe come una seconda pelle naturale.

Ebe di Antonio Canova - particolare
Ebe di Antonio Canova – particolare

Questa prima versione della statua di Ebe riscosse grande successo tra i contemporanei così come svariate polemiche, alle quali Canova fu costretto a rispondere. Ciò che si rimproverò all’artista fu la mancanza di espressività sul viso della giovane dea. A questa critica il Canova, nel 1800, rispose: “a voler più espressione nel viso mi sarebbe stata cosa assai facile il dargliela, ma certamente alle spese di esser criticato da chi sa conoscere il bello; la Ebe sarebbe diventa[ta] una Baccante”. La seconda versione della scultura (Ermitage di San Pietroburgo), molto simile alla precedente, vede la luce tra il 1800 e il 1808. Esposta al Salon di Parigi, l’opera subì nuove critiche legate alle scelte cromatiche effettuate dall’artista e alla presenza degli elementi decorativi in bronzo dorato (vaso e coppa) giudicati fuori luogo. Alcuni critici, inoltre, non accolsero positivamente la scelta del Canova, considerata come un’redità del repertorio figurativo barocco, di far “fluttuare” su una nuvola la dea Ebe. Nacquero così le successive due versioni della statua (Devonshire Collection di Chatsworth e Museo di San Domenico di Forlì) ove lo scultore sostituì le nuvole con un tradizionale tronco d’albero.

Ebe - Museo di San Domenico, Forlì
Ebe – Museo di San Domenico, Forlì

Profondamente coinvolto nella ricerca della “nobile semplicità e quieta grandezza”, Canova dona ai posteri un delicato esempio di serena bellezza, non la meccanica riproduzione di un modello ma il perfetto ed equilibrato incanto che solo un’opera, che rispetta canoni compositivi razionali e piacevoli alla ragione, sa dare.

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Adone e Venere (Canova) https://cultura.biografieonline.it/adone-venere-canova/ https://cultura.biografieonline.it/adone-venere-canova/#comments Wed, 01 Jul 2015 14:06:38 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14628 Adone e Venere è un gruppo in marmo (alto cm 185) dello scultore e pittore italiano Antonio Canova (Amore e Psiche), considerato uno dei massimi esponenti del Neoclassicismo, tendenza culturale sviluppatasi come reazione al Barocco e al Rococò in Europa, tra il XVIII e il XIX secolo.

Commissionata dal marchese Francesco Berio, che la collocò in un tempietto espressamente realizzato nel giardino del suo palazzo in via Toledo a Napoli, la scultura Adone e Venere fu realizzata dal Canova in cinque anni (1789 – 1794). Alla morte del marchese l’opera, che oggi si trova a Ginevra presso il Musée d’Art et d’Histoire, fu acquistata su suggerimento dello stesso Canova dal colonnello Guillaume Favre.

Adone e Venere (Canova)
Adone e Venere – particolare

Il mito di Adone e Venere

Adone è sicuramente una delle figure di culto più complesse dei tempi classici. Assumendo numerosi ruoli in ogni periodo, in quanto oggetto di culto nelle varie religioni legate ai riti misterici, Adone è il simbolo della bellezza maschile giovanile ma anche della morte ed del rinnovamento della natura. Nato dal rapporto incestuoso fra Cinira (re di Cipro) e sua figlia Mirra, secondo l’antica mitologia, il giovane allevato dalle Naiadi (le ninfe che presiedevano le acque dolci della terra e possedevano facoltà guaritrici e profetiche) riuscì con la sua sfolgorante bellezza maschia a far innamorare di sé Venere, dea dell’amore e della bellezza, e Proserpina, dea minore degli Inferi e regina dell’oltretomba. Secondo alcuni mitografi, Adone fu ucciso da un cinghiale, durante una battuta di caccia, inviato dal geloso Apollo con l’aiuto di Artemide, sua sorella gemella, o da Ares amante della dea Venere. In base alle fonti, dal sangue del giovane morente nacquero gli anemoni (genere di piante) e da quello della dea, feritasi tra i rovi mentre cercava di soccorre il giovane amato, le rose rosse. Il padre Zeus, commosso dal dolore della figlia, concesse ad Adone di vivere quattro mesi nel regno di Ade, quattro sulla Terra insieme a Venere e quattro dove preferiva lui.

Descrizione dell’opera

Il ritorno all’arte antica e alla ricerca del Bello ideale, universale ed eterno, espresso dalla perfezione delle figure classiche e dai loro gesti è interpretato in maniera sublime dal “Gran Canova”, come soleva chiamarlo Giacomo Leopardi.

Adone e Venere - Antonio Canova
Adone e Venere – Celebre scultura di Antonio Canova

L’opera, realizzata a tutto tondo, rappresenta Adone e Venere in un momento di profonda intimità e dolcezza. Il momento catturato dallo scultore è quello che precede la fatale caccia, ovvero quello in cui la dea Venere sfiora con le sue dita delicatamente il viso di Adone, trattenendolo dall’andar via. Le perfette anatomie dei corpi, tali da dare l’impressione che le due figure si fondino intimamente l’una nell’altra, i gesti misurati e sensuali, la rotondità delle forme e le linee curve del drappo, che rivela più che celare la sinuosità del corpo femminile, fanno sì che la scultura risulti straordinariamente armonica e armoniosa. La frontale imponenza di Adone, dall’efebica bellezza, è spezzata soltanto dal volgere della testa del giovane uomo verso Venere, che con tenerezza accarezza il volto dell’amato, in un intenso gioco di amorosi sguardi. La dea, abbandonata languidamente la testa sulla spalla dell’amante, lo cinge in un intimo abbraccio che sembra voler celare ad occhi estranei il loro momento di profonda unione. Adone, invece, accennando un passo che conferisce movimento alla scultura e suggerisce soprattutto l’imminente distacco, sfiora senza stringerli i fianchi di Venere, accostandola a sé.

Adone e Venere - Antonio Canova
Adone e Venere – Antonio Canova

Vista da dietro, l’opera conferma la maestria di Antonio Canova. L’intreccio delle braccia, sottolineando la fluidità del movimento e l’armoniosità delle curve perfettamente delineate, risulta ancora più sensuale e passionale. Il drappo, stretto tra le gambe di Venere, svela e sottolinea la pienezza e la morbidezza della carne; mentre il pelo ruvido del cane, un Cirneo dell’Etna, che siede ai piedi degli amanti osservandoli, esalta ed evidenzia la levigatezza dei corpi di Adone e Venere.

È indubbio che con la sua opera, il maestro Antonio Canova, riesce a confermare che la scultura è rappresentazione viva ed eterna della parola che non si legge ma si contempla.

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Amore e Psiche: storia, foto e significato della scultura di Canova https://cultura.biografieonline.it/canova-amore-psiche/ https://cultura.biografieonline.it/canova-amore-psiche/#comments Thu, 31 Jan 2013 17:59:44 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=6096 Amore e Psiche è una delle opere più affascinanti ed empatiche di Antonio Canova. E’ stata realizzata in tre versioni differenti, ognuna delle quali porta su di sé delle differenze importanti, ma la prima, che fu realizzata da Canova fra il 1788 e il 1793, rimane la più affascinante e universalmente conosciuta. Si tratta di una scultura in marmo bianco che rappresenta il dio dell’Amore nell’atto di guardare la sua amata Psiche, prima di baciarla.

Amore e Psiche (Canova)
Amore e Psiche, celebre scultura di Antonio Canova

La tensione che sta per sciogliersi nel bacio è all’apice della sua intensità. La posizione dei corpi, infatti, riflette una tensione sensuale e amorosa che sembra uscire dal tempo, fermandosi in un istante di eternità, mentre i due amanti si contemplano all’infinito. L’eleganza della posa, i gesti del dio Amore che contempla in una tensione dolce e sensuale la sua amata e l’abbandono di Psiche, in attesa del bacio del suo sposo, rendono la scultura un’opera straordinaria e immortale.

Amore e Psiche
Amore e Psiche (dettaglio dei volti)

La scultura Amore e Psiche è realizzata in marmo bianco secondo i canoni di lavorazione stabiliti da Canova, che dovevano creare un effetto di luce capace quasi di ricreare l’armoniosità della pelle. Ammirando la scultura e notandone i punti di equilibrio fra il cerchio creato dall’abbraccio, le ali di Eros e le braccia di Psiche, si può comprendere l’ideale del bello di Canova: una perfezione di corpi e volti che rimandano al Neoclassicismo.

Amore e Psiche
Amore e Psiche (visuale posteriore)

Il tema riprende la storia narrata da Apuleio: Psiche, mortale ragazza dalla bellezza paragonabile solo a quella di Venere sposa Eros, senza sapere però l’identità del marito, che scoprirà in seguito a causa dell’interferenza delle sue sorelle. Una volta, però, che viene a conoscenza che il suo amato è il dio dell’Amore è costretta  a superare una serie di prove per diventare come lui immortale, solo alla fine, quando ne uscirà vittoriosa, potrà ricongiungersi ad Eros, in un’immortale felicità dei sensi.

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