nazisti Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 26 Oct 2022 06:13:52 +0000 it-IT hourly 1 La vera storia degli scienziati e delle spie che sabotarono la bomba atomica nazista: la brigata dei bastardi https://cultura.biografieonline.it/la-brigata-dei-bastardi-libro/ https://cultura.biografieonline.it/la-brigata-dei-bastardi-libro/#respond Wed, 26 Oct 2022 06:13:50 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=40487 Una brigata di bastardi ci ha salvato dall’oscurità

Recensione e trama del libro La brigata dei bastardi, di Sam Kean.

La brigata dei bastardi, copertina del libro
La brigata dei bastardi, copertina del libro

Il 7 maggio del 1945 a Reims, in Francia, presso il Quartier generale supremo della forza di spedizione alleata, gli alti rappresentanti dell’esercito tedesco firmarono l’armistizio che pose fine alla Seconda guerra mondiale. La Germania si arrendeva circondata da macerie che l’avrebbero segnata per sempre.

Se i tedeschi avessero scoperto la bomba atomica sarebbe finita così?

Alcuni libri e film, anche di buona qualità, ci mostrano come sarebbe stato un futuro distopico in cui il nazismo hitleriano trionfa e la sua ideologia cambia per sempre gli equilibri mondiali. Può essere divertente o stimolante ipotizzare una storia al rovescio ma esistono eventi ancora più interessanti che hanno davvero impedito che la Storia prendesse una piega infausta.

Uno di questi eventi è la battaglia frammentata che molte persone combatterono nell’ombra per impedire che il nazismo si impadronisse della bomba atomica.

L’autore: Sam Kean

A raccontare questa storia è uno scrittore e scienziato appassionato di fisica: Sam Kean, che ha scritto un saggio brillante, corposo e dai diversi piani di lettura: La brigata dei bastardi. La vera storia degli scienziati e delle spie che sabotarono la bomba atomica nazista, pubblicato da Adelphi (giugno 2022).

Sam Kean
Sam Kean

Kean racconta una storia complicata ma avvincente, ricca di stimoli ma frammentata in diversi rivoli narrativi, perché coloro che cercarono di impedire ai tedeschi di costruire la bomba atomica non sempre si muovevano in modo coerente e coordinato. E, infatti, uno degli aspetti più interessanti di questo saggio sono i personaggi che hanno combattuto per impedire che i tedeschi ottenessero le informazioni necessarie a costruire la bomba.

I personaggi

Troviamo il campione di baseball, poliglotta e affascinato dalla politica che entra nello spionaggio dopo una bella carriera sportiva, leggiamo di scienziati pittoreschi che raccolgono informazioni decisive, generali che nel buio dei loro uffici manovrano per rapire scienziati, politici che non sanno cosa stanno facendo ma le loro azioni incidono sul rallentamento o sull’accelerazione di una scoperta epocale, la fusione dell’uranio e la sua conseguenza per le armi atomiche; e soprattutto leggiamo di scienziati alle prese con informazioni fondamentali per il destino dell’umanità che lavorano e arrivano a soluzioni che a volte nascondono altre soluzioni e altre infinite possibilità.

In questo poliedrico contesto scopriamo le lotte dei servizi segreti per distruggere l’impianto di acqua pesante grazie alla quale i tedeschi raffreddano l’uranio e troviamo mille indizi su persone scomparse, assassinate, dimenticate che hanno contribuito ad una delle vicende più interessanti della Seconda guerra mondiale.

Un libro che contiene libri

Poi c’è un altro piano di lettura del libro, grazie al quale capiamo come la scienza ci abbia portato sull’orlo del baratro e quali scoperte comportino altre scoperte in un universo interessante, infinito e pericolosissimo; a questo proposito la vicenda della famiglia Curie e delle loro scoperte è raccontato magistralmente.

Insomma, ci troviamo difronte ad un libro che ne contiene altri e che ci apre nuove e interessanti visioni e punti di vista sulla seconda guerra mondiale, la scienza, lo spionaggio militare e il modo in cui si può raccontare dei fatti complicati  in modo avvincente.

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Rosa Bianca: la resistenza non violenta e il martirio dei fratelli Scholl https://cultura.biografieonline.it/rosa-bianca-movimento-antinazista/ https://cultura.biografieonline.it/rosa-bianca-movimento-antinazista/#respond Sun, 23 Dec 2018 17:07:24 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=25817 La Rosa Bianca è un movimento non violento di matrice cristiana che fece resistenza al Regime nazifascista di Adolf Hitler. A fondarlo, nel giugno del 1942, a Monaco di Baviera, furono i fratelli Hans Scholl e Sophie Scholl. Insieme a loro ci sono Christoph Probst, Alexander Schmorell, Will Graf e il professor Kurt Huber. I cinque giovani, poco più che ventenni, infatti, erano al tempo studenti dell’Università tedesca intitolata a Ludwig Maximilian.

rosa bianca movimento antinazista

Il movimento: matrice politica e riferimenti culturali

Il movimento della Rosa Bianca trae il suo simbolo da quello dei nobili perseguitati durante la Rivoluzione francese, di matrice aristocratica e antipopolare per una Francia democratica e federalista.

Il background intellettuale fa riferimento alle indicazioni etiche della Bibbia e di Sant’Agostino; fa riferimento inoltre agli orizzonti culturali degli scritti di Rilke, Aristotele e Goethe, Novalis e Schiller.

Quanto all’assetto ideologico, invece, la Rosa bianca si rifa alla tesi di “Quick born” o “Sorgente di vita” del sacerdote italiano Romano Guardini. Stesso filone a cui si legarono anche altri parroci cattolici come l’antifascista Franz Weiss.

Guardini, in particolare, fornì anche ai componenti della Rosa Bianca la spinta morale di coniugare spiritualità con azione sociale e politica secondo quella che il presbitero e teologo nato a Verona definì “visione cristiana del mondo” o, in lingua tedesca, Christliche Weltanschauung. 

[…] l’incontro continuo, per così dire metodico, tra la fede e il mondo. E non solo il mondo in generale, così come fa anche la teologia quando si pone diversi problemi, ma in concreto, come nel caso della cultura e delle sue manifestazioni, della storia, della vita sociale.

La vicenda della Rosa Bianca: azione politica e tragico epilogo

Il movimento della Rosa Bianca ha profuso i temi di tolleranza e giustizia dal giugno del 1942 al febbraio del 1943. Lo ha fatto attraverso opuscoli distribuiti inizialmente fra gli studenti, poi fra i cittadini e poi, ancora, dalla Baviera fino a tutta la Germania. I volantini, che inneggiavano al risveglio delle coscienze e alla resistenza passiva al Regime hitleriano, in particolare, fanno il giro di Monaco e non solo fino al 18 febbraio del 1943.

«Fate resistenza passiva, resistenza ovunque vi troviate; impedite che questa atea macchina da guerra continui a funzionare, prima che le città diventino un cumulo di macerie…»

Dal primo volantino

Quel giorno Sophie e il fratello Hans entrano all’università che frequentano e, pur non avendo ottenuto il permesso, lanciano dalle scale sull’atrio le 1500 copie del sesto opuscolo divulgativo. Questa azione suscita la reazione di un impiegato dell’ateneo che denuncia i ragazzi al Rettore. Questi, a sua volta, procede con la denuncia alla Polizia del Regime. Sophie e Hans vengono fermati e arrestati dalla Gestapo.

L’interrogatorio con annessa tortura dura per quattro giorni: mai i due fratelli Scholl negano le proprie ragioni, né vengono meno alle resistenza non violenta. Il 22 febbraio il Volksgerichshof, Tribunale del popolo del Regime, presieduto da Roland Freisler, li dichiara colpevoli e li condanna alla ghigliottina.

Di lì a breve tutti i membri della Rosa Bianca vengono processati, condannati e decapitati. A seguire, in particolare, amici e colleghi dei componenti del movimento subiscono, in totale, 15 condanne a morte e 38 carcerazioni.

Quel che resta della Rosa Bianca

Oggi la Rosa Bianca resta un simbolo della lotta contro la tirannia. A celebrare il martirio dei suoi giovani fondatori c’è la piazza antistante all’Università Ludwig Maximilian intitolata appunto ai fratelli Scholl, a Monaco di Baviera.

Monumento dedicato al gruppo della Rosa Bianca situato presso l'Università Ludwig Maximilian di Monaco di Baviera
Monumento dedicato al gruppo della Rosa Bianca situato presso l’Università Ludwig Maximilian di Monaco di Baviera

Nel 1986, inoltre, viene fondata l’associazione Rosa Bianca per celebrare la memoria e promuovere la conoscenza del movimento. 

Negli anni, infine, due film hanno raccontato sul grande schermo la vicenda della Rosa Bianca. Il primo è “La Rosa Bianca” (titolo originale Die Weiße Rose) di Michael Verhoeven che, nel 1982, viene distribuito nella Germania Ovest e con molta difficoltà altrove. Il secondo, invece, è “La Rosa bianca – Sophie Scholl” per la regia di Marc Rothemund del 2005.

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I figli dei nazisti, libro di Tania Crasnianski https://cultura.biografieonline.it/figli-dei-nazisti-libro/ https://cultura.biografieonline.it/figli-dei-nazisti-libro/#respond Fri, 21 Apr 2017 16:58:16 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22330 Può il passato dei genitori influire sulla vita dei figli? E come reagiranno i figli di persone che hanno commesso, svolgendo il loro lavoro, i crimini più efferati quando conosceranno la verità sui loro padri? Padri che la sera mettevano a letto i figli, magari raccontandogli una favola. Dopo che avevano passato la giornata ad ordinare l’uccisione di bambini innocenti. Ma che ai loro occhi e per ordine del loro capo, il Führer – come dichiareranno al processo di Norimberga – erano solo colpevoli di essere ebrei. Come hanno reagito i loro figli una volta che sono cresciuti e hanno scoperto i crimini dei loro padri? E come hanno vissuto quando erano piccoli mentre i genitori affrontavano uno dei momenti più bui della storia del ‘900? A questi interrogativi risponde il libro di Tania CrasnianskiI figli dei nazisti”, pubblicato da Bompiani nel 2017 nella collana Overlook.

I figli dei nazisti - libro - Tania Crasnianski
Copertina del libro: I figli dei nazisti

Figli dei nazisti

L’autrice ha raccolto molti documenti d’archivio, stralci di interviste, biografie, documentari nei quali sono raccolte le testimonianze di molti figli dei gerarchi nazisti. Ragazzi che portano nomi entrati nella storia dell’orrore come Himmler, Göring, Mengele, Speer, Bormann, Hess, Frank e che quando i loro padri dirigevano il partito nazista e il Terzo Reich, erano ancora piccoli.

Sono tutti infatti nati fra il 1937 e il 1944 e hanno vissuto quel periodo in una protezione dorata, lontani dalla guerra e dalle atrocità che il Führer ha imposto all’Europa. Ma dopo che i loro genitori sono stati arrestati o sono morti, il peso del passato e delle colpe dei loro padri gli sono cadute addosso. Alcuni di loro hanno ripudiato i genitori, altri li hanno difesi, altri hanno cambiato la loro vita convertendosi all’ebraismo oppure hanno deciso di essere dimenticati. Quasi nessuno però ha deciso di cambiare nome. Hanno quasi tutti quindi conservato dei cognomi pesanti che si sono portati dietro per tutta la vita.

Il libro

Tania Crasnianski racconta con il piglio di un avvocato – questa è la sua professione – quali sono stati i comportamenti dei figli dei nazisti di fronte al peso della storia. Loro non sono entrati nella Storia, come i loro padri, perché troppo piccoli e quindi non hanno potuto condividere le loro scelte. Eppure in alcuni casi li hanno difesi. Come ad esempio il nipote di Göring, che in più di un’occasione ha dichiarato di essere fiero del cognome che porta. Oppure la figlia di Von Ribbentrop, ministro degli Esteri di Hitler, che ritiene il padre non solo un consigliere e diplomatico scaltro e intelligente, ma anche uno dei pochi ad essersi accorto quanto fosse pericoloso il comunismo.

Tania Crasnianski
Tania Crasnianski: franco-tedesca di origini russe, è nata a Grenoble, in Francia. E’ avvocato penalista presso la Corte d’appello di Parigi. Oggi vive tra Londra, la Germania, e New York. Questo è il suo primo libro.

La difesa dei padri

Gudrun Himmler, ad esempio, è arrivata a dichiarare che il padre era innocente, anche se quest’ultimo non ha potuto partecipare al processo di Norimberga. Si tolse la vita prima di entrare in aula. Sono quindi di più quelli che hanno difeso, in qualche modo, i genitori rispetto a quelli che li hanno rinnegati. Questo, forse, dipende dal fatto che nessuno di loro li ha visti come dei mostri, ma semplicemente come delle persone che svolgevano il loro dovere. Ma anche in questo caso è incredibile notare, leggendo il libro I figli dei nazisti, come la banalità del male, sia vista nella normalità del comportamento di chi si macchia di un tale crimine.

I figli dei nazisti - riassunto

Una riflessione

Primo Levi affermava che i mostri sono troppo pochi per poter creare dei problemi all’umanità, mentre le persone normali, che compiono nell’indifferenza efferatezze e crudeltà insopportabili, sono molte di più e sono davvero pericolose. In effetti ricordando il processo ad Adolf Eichmann, che si svolse in Israele e al quale partecipò Hannah Arendt – che poi scrisse il famoso libro La banalità del male –  non possiamo dimenticare la normalità scialba e la mediocrità triste dell’imputato che sembrava aver assolto al suo compito di pianificatore dello sterminio, senza aver mai riflettuto sul peso morale delle sue azioni e scaricando la colpa di quelle decisioni sui superiori.

Perché chi ha commesso atrocità talmente grandi, spesso si nasconde dietro alla sua incapacità di immaginare come le sue azioni possano incidere sulla vita delle persone. Perché non riesce e non vuole immaginare come le hanno vissute. Così i figli dei nazisti, anche quando hanno ripudiato i genitori, hanno dovuto cercare una scusa per separare il mostro dal padre, per poter accettare il proprio genitore, giustificandolo al di là di ciò che ha fatto.

I figli dei nazisti è un libro interessante perché ci permette di riflettere su come sia quasi inevitabile la rimozione, anche collettiva, del dolore e della colpa per cercare giustificazioni che portano quasi sempre all’oblio della memoria.

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