natura Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Tue, 15 Mar 2022 08:52:45 +0000 it-IT hourly 1 Canto del cigno: perché si dice così? https://cultura.biografieonline.it/canto-del-cigno/ https://cultura.biografieonline.it/canto-del-cigno/#respond Thu, 17 Feb 2022 14:33:25 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=38867 Con l’espressione Canto del cigno si indica l’ultima opera e la più pregevole di un artista, o anche di un professionista. Così si indica anche l’addio alle scene, al mondo del lavoro e all’arte. Questo modo di dire trae origine dalla natura.

Perché si usa questa espressione?

Un cigno che canta
Da dove deriva il modo di dire Canto del cigno? Perché il cigno canta?

Canto del cigno: le origini del modo di dire

Il modo di dire “Canto del cigno” viene dal fatto che in Natura il cigno selvatico fa un ultimo atto sublime, prima di morire.

Questo volatile, infatti, emetterebbe un suono melodioso e gioioso – totalmente differente dal suo solito verso – nell’attimo prima di lasciare la vita.

In inglese è indicato letteralmente con Swan Song.

Nella letteratura: Platone

Platone parla del “canto del cigno” nel Fedone.

Si legge:

Gli uomini mentono anche sui cigni e sostengono che essi, prima di morire, cantino per il dolore.

Ma nessun altro uccello se ha fame, freddo o altro inconveniente esprime col canto la sua sofferenza.

I cigni, sacri ad Apollo, al termine dei loro giorni, prevedendo il bene che troveranno nel ricongiungersi al loro dio, si rallegrano. Allo stesso modo Socrate, compagno di servitù dei cigni e non meno di essi indovino, gioisce. Egli è certo che, nel momento in cui la sua anima si sarà liberata dalle catene del corpo, potrà finalmente ritornare alla vera luce.

Un cigno, un “topos”

L’allegoria che soggiace alla storia del “Canto del cigno” è divenuta col tempo un vero e proprio “topos”, una sorta di luogo comune a cui la letteratura a vario titolo è ricorsa.

Durante il Rinascimento, per esempio, tanti madrigalisti vi hanno fatto riferimento.

Il musicista fiammingo Jacques Arcadelt (1507-1568) compone “Il bianco e dolce cigno”; nel 1612 il compositore e organista inglese Orlando Gibbons pubblica “The silver swan” ovvero “Il cigno d’argento”.

I “Lieder” di Schubert, ultima opera

Anche il musicista viennese Franz Schubert si è ispirato a questo topos per la sua raccolta di 14 Lieder, datata 1828; il titolo è ”Schwanengesang” appunto “Il canto del cigno”. Ironia della sorte si tratta dell’ultima opera dell’autore: Schubert fu colto da tifo e morì il 19 novembre dello stesso anno.

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3 marzo: è la Giornata Mondiale della Natura dedicata alle Foreste https://cultura.biografieonline.it/giornata-mondiale-natura-foreste-3-marzo/ https://cultura.biografieonline.it/giornata-mondiale-natura-foreste-3-marzo/#respond Tue, 02 Mar 2021 14:17:26 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=32957 Istituito otto anni fa dall’ONU, il World Wildlife Day, è fissato il 3 Marzo di ciascun anno. L’edizione 2021 è interamente dedicata alle foreste e agli ecosistemi attualmente più a rischio a causa delle attività umane. Flora e fauna selvatica, in particolare, sono ad un passo dall’estinzione.

Perchè proprio il 3 Marzo

Il 3 Marzo non è una data casuale: è stata scelta dall’ONU perché il 3 Marzo 1973 i rappresentanti di 80 Paesi hanno sottoscritto la Convenzione CITES (Convenzione sul Commercio Internazionale delle specie di flora e fauna a rischio di estinzione), un documento importante che fissa alcuni punti a salvaguardia della Natura.

Tale Convenzione, nello specifico, ha stabilito limiti ben precisi nel commercio internazionale di animali e piante selvatiche. In questo modo se ne garantisce la sopravvivenza.

Successivamente, nel 2013, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso che il 3 Marzo diventasse simbolo e occasione annuale per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di proteggere e salvaguardare animali e piante selvatiche.

Le foreste e i loro abitanti

La Giornata di quest’anno si svolge secondo questo tema: “Foreste e mezzi di sussistenza: sostegno delle persone e del pianeta”. Tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile perseguito dalle Nazioni Unite vi è quello di tutelare le comunità e tribù indigene che vivono in simbiosi con i boschi e la natura circostante.

Basti pensare che, attualmente, circa il 28% della superficie del Pianeta è abitata da popolazioni indigene, che spesso abitano in veri e propri polmoni verdi intatti dal punto di vista ecologico.

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Il polpo, caratteristiche e curiosità https://cultura.biografieonline.it/polpo/ https://cultura.biografieonline.it/polpo/#comments Thu, 24 Aug 2017 10:05:15 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23132 Il polpo è un cefalopode, parola che deriva dal greco e significa testa e piedi. I polpi hanno due terzi del cervello nei tentacoli. All’interno dei loro arti, infatti, hanno circa 50.000 milioni di neuroni. La terza parte del cervello invece si trova nella testa e ha la forma di una ciambella. Il termine corretto da utilizzare è polpo, che differisce da polipo, anche se le due parole vengono comunemente scambiate come fossero sinonimi.

Polpo tentacoli
I tentacoli del polpo hanno doti straordinarie

Il polpo e i suoi tentacoli

I tentacoli sono organi straordinari e hanno diverse funzioni. Quelli posteriori servono al polpo per spostarsi sul fondo marino. Mentre gli altri sei – normalmente ne ha otto – sono utilizzati per prendere il cibo e portarlo alla bocca, oltre che per cacciare. La funzionalità dei tentacoli dei polpi è incredibile.

E’ possibile quindi affermare che i polpi hanno due gambe e sei braccia. Inoltre hanno una flessibilità notevole. Possono piegarsi per trasformare il polpo in una sfera e permettergli di rotolare sul fondo marino. Oppure possono assumere una posizione ad angolo e permettere all’animale di infilarsi in qualsiasi apertura, e di agganciarsi alle sporgenze degli scogli.

Inoltre i tentacoli possono avere una vita propria. Se un arto viene reciso può continuare a muoversi in modo indipendente. In alcune specie può sopravvivere per diverse settimane. Ogni tentacolo è dotato di due file di ventose che servono da papille gustative. Esse permettono all’animale di identificare il cibo.

Il polpo maschio

I maschi sono dotati di un tentacolo speciale dove risiede lo sperma. Nell’accoppiamento viene infilato nella testa della femmina. A volte, durante il rapporto sessuale, il tentacolo utilizzato per questo scopo e che si chiama ectocotile, si stacca, ma in seguito ricresce.

Alcuni ricercatori ritengono che i polpi stacchino volontariamente il loro arto sessuale e lo porgano alla femmina per paura che quest’ultima, dopo o durante l’accoppiamento, li mangi. I polpi infatti sono cannibali. Probabilmente è per questo sono dei solitari!

polpo
Un polpo sul fondo marino

Il polpo femmina

La femmina, dopo aver atteso la nascita dei suoi piccoli, si allontana e muore. Pertanto anche il rapporto di questi cefalopodi con i genitori è praticamente inesistente.

L’intelligenza dei polpi

La loro intelligenza è stupefacente. Molti polpi studiano gli oggetti e riescono a comprenderne il funzionamento. Ad esempio un polpo da laboratorio ha capito come aprire un vasetto per prendere il cibo depositato al suo interno. E quando i ricercatori gli hanno reso la soluzione più difficile mettendogli un vasetto che si apriva spingendone contemporaneamente il coperchio e girandolo in senso antiorario, lo stesso polpo ha impiegato un’ora a capire come aprirlo.

Molti esemplari se vengono in possesso di una noce di cocco, la utilizzano come protezione oppure come mezzo di trasporto, acciambellandosi all’interno e rotolando sul fondo marino.

Un polpo mentre si sistema all'interno del guscio di una noce di cocco
Un polpo mentre si sistema all’interno del guscio di una noce di cocco

Uno degli aspetti più stupefacenti di questo meraviglioso animale, è che può variare il suo RNA, modificandolo rispetto alle necessità contingenti. Una di queste modifiche volontarie riguarda, ad esempio, la mutazione del colore della sua pelle. Aristotele (384 a. C. – 322 a. C.) fu il primo ad osservare il polpo e a spiegare alcuni aspetti del suo modo di accoppiarsi, ma fu una scoperta a cui pochi dettero retta. Fu lo scienziato e zoologo Georges Curvier (1769 – 1832) ad ufficializzare la scoperta dell’arto sessuale del polpo.

Stavate cercando ricette a base di polpo?

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Walden ovvero Vita nei boschi, libro di Henry David Thoreau (riassunto) https://cultura.biografieonline.it/walden-vita-nei-boschi-thoreau/ https://cultura.biografieonline.it/walden-vita-nei-boschi-thoreau/#comments Fri, 09 Dec 2016 16:16:44 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20553 Il filosofo, scrittore e poeta statunitense Henry David Thoreau è noto al pubblico principalmente per il romanzo “Walden ovvero Vita nei boschi“. Il testo venne riscritto ben sette volte dall’autore, prima della pubblicazione finale avvenuta nel 1854. Proponiamo di seguito una breve analisi del libro con un riassunto della storia.

Walden ovvero Vita nei boschi - libro - riassunto
Walden ovvero Vita nei boschi : una copertina del libro di Henry David Thoreau. Foto: Teresa Borgia

L’uomo e la natura

Walden ovvero Vita nei boschi” è uno scritto autobiografico, in cui l’autore narra del rapporto tra uomo e natura. In questo particolare contesto, la natura viene vista dall’autore come una vera e propria fonte di benessere esistenziale. Non è vista come un semplice mezzo per arrivare al raggiungimento delle conoscenze ideali di ordine superiore.

L’uomo moderno per Thoreau, se vuole vivere felice, deve abbandonare tutta una serie di schemi sociali e provare a cercare verità e felicità nelle piccole cose. La nostra esistenza è troppo meccanica e ripetitiva. Ciò è dovuto alle conseguenze dei fenomeni dell’industrializzazione e dell’urbanesimo.

L’uomo è comunque artefice del proprio destino. Egli cerca di ritrovare se stesso anche se vive in una società rivolta al consumismo che, molto spesso, guarda solo all’utile commerciale. Secondo Thoreau, invece, noi dobbiamo cercare e trovare lo spazio per pensare, entrando esclusivamente in contatto con la natura. Liberandoci di tutti gli irrigidimenti mentali e sociali a cui il nuovo mondo costringe. In questo senso, l’essere umano può vivere sereno anche in determinate condizioni di povertà materiale. Apprezzando, a differenza di altri, le piccole (grandi) cose della vita.

Walden ovvero Vita nei boschi: riassunto

All’inizio del romanzo, l’autore ci introduce la tematica dell’economia e del malcostume diffuso di spendere e sperperare il denaro. Infine, di disperdere il tempo utile. Poi, il libro continua con la storia. Nel luglio 1845, all’età di ventotto anni, Henry David Thoreau lascia la sua città natale per trovare una nuova via di vita a contatto con la natura.

Nel romanzo, l’autore ci narra delle sensazioni che ha provato durante il suo soggiorno in una capanna, realizzata in gran parte da solo, sulle sponde del lago Walden (Walden Pond). Il sito è nelle vicinanze della cittadina di Concord, nel Massachusetts. Qui, l’autore vi soggiorna per ben due anni. Segue uno stile di vita lontanissimo da quello degli altri e si immerge solo nei ritmi della natura.

Lo scrittore inizia così a raccontare della sua vita a stretto contatto con la natura, soffermandosi in modo particolare sugli ambiti naturalistici che il mondo attorno gli offre. Dapprima, si concentra sulla descrizione dettagliata della zona in cui decide di costruire la sua dimora e, in seguito, descrive in modo minuzioso la sua vita nei boschi. Descrive gli animali che ci vivono, le vicissitudini quotidiane, i suoi visitatori reali e a volte immaginari che però lo accompagnano in questa meravigliosa avventura.

Walden life in the woods - book - summary
Walden life in the woods – book – summary

Thoreau e la Natura

L’autore si concentra sul paesaggio circostante narrandoci con incredibile precisione il disegno che la natura ha realizzato in quei luoghi. I capitoli più intensi del libro sono quelli in cui la protagonista principale è proprio la Natura.

Henry David Thoreau descrive il trasformarsi della flora e della fauna nei pressi del lago di Walden di stagione in stagione. Nella quiete dei boschi, il protagonista coltiva il suo orto, legge, osserva gli animali, passeggia nella natura, si incammina alla scoperta di qualche villaggio vicino, passa il suo tempo facendo piccoli lavori in casa, scrive.

Inoltre, costruisce delle amicizie sane. Si tratta di rapporti basati solo sullo scambio di esperienze, sul dono e sul disinteresse. Sono amicizie costruite diversamente da quelle che lui stesso aveva intrecciato fino ad allora in vita, quando si trovava a vivere in città.

Anche se la sua vita appare monotona. L’autore, in questa situazione, riesce a trovare la pace interiore. Il compito di Thoreau di vivere nei boschi è una vera e propria prova di sopravvivenza. E’ allo stesso tempo una testimonianza preziosa per tutti e per i posteri a venire.

Tale scelta si inserisce nella sua consapevolezza di “disobbedienza civile” nei riguardi di una società di cui lo stesso autore non condivideva gli ideali. Il suo esperimento di vivere nei boschi, lontano dalla società civile, sembra inizialmente funzionare.

Il vagabondo di Walden instaura un rapporto solitario con la natura ed è alla ricerca di un misterioso alfabeto segreto. Quello del mitico New England di due secoli prima. Ossia un territorio geografico che è considerato anche nella sua dimensione morale, estetica e metafisica.

Finale

Alla lunga però lo stesso autore si rende conto che anche questo esperimento deve terminare. Tutto ha un inizio e anche una fine. Il libro si conclude con il rientro da parte dell’autore nella sua città natale. Abbandona definitivamente la vita dei boschi, per ritornare alla cosiddetta società civile.

Henry David Thoreau arriva alla conclusione che non sia possibile vivere “davvero” in quel modo. Perché per lui era assolutamente indispensabile vivere altre vite diverse e non dedicarsi solamente a una “vita sola”, in questo caso alla vita nei boschi. In ogni caso, il suo romanzo Walden ovvero Vita nei boschi ci lascia un importante messaggio. Quello che bisogna vivere sempre con assoluta semplicità e leggerezza. Bisogna cogliere l’attimo e, in ultimo, essere determinati per raggiungere i propri sogni.

Foto di Henry David Thoreau
Henry David Thoreau

Commento all’opera

Walden ovvero Vita nei boschi” è uno dei libri di maggior successo dello scrittore Henry David Thoreau. I filosofi di quel tempo hanno certamente apprezzato il suo libro ma non sempre l’autore e la sua opera sono stati capiti. Il libro ha influenzato il pensiero ecologico contemporaneo ed è unanimemente considerato tra i classici più letti della letteratura americana.

Una frase del libro divenne celeberrima negli anni ’90 del XX secolo quando venne riportata nel copione del bellissimo film “L’attimo fuggente” (1989, con Robin Williams). La frase sintetizza in modo assoluto il pensiero dell’autore:

Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita (…) per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto. (…) Volevo vivere profondamente e succhiare tutto il midollo della vita.

Altre citazioni dell’opera di Thoreau trasposte sul grande schermo, soprattutto dal punto di vista filosofico, si trovano nel film “Into the Wild” (2007, di Sean Penn).

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Oliveto (o Gli Ulivi), quadro di Vincent van Gogh https://cultura.biografieonline.it/oliveto-van-gogh/ https://cultura.biografieonline.it/oliveto-van-gogh/#respond Fri, 04 Nov 2016 15:14:55 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20317 Fra il giugno e il luglio del 1889, Vincent van Gogh dipinge “Oliveto” (o Gli Ulivi). E’ un quadro dipinto mediante olio su tela di 72,5 x 92 cm. Attualmente è esposto a New York, al MoMA. Il motivo per il quale decide di dipingere questo soggetto è generato dal fastidio, e a tratti dalla rabbia, procurati da altre opere. Tra queste vi è il “Cristo nell’orto degli ulivi” di Paul Gauguin, così come i dipinti che hanno come soggetto scene tratte dai Vangeli di Emile Bernard. Van Gogh ritiene che queste opere siano troppo formali. Non gli piacciono e per questo motivo decide di realizzare alcuni dipinti dedicati all’oliveto di Getsemani, in cui Gesù Cristo passò alcune ore in tribolazione mentre i discepoli dormivano.

Gli Ulivi - Oliveto - Olive Trees - Van Gogh
Gli Ulivi (OlivetoOlive Trees) • Vincent van Gogh, 1889

Malgrado il periodo non fosse favorevole alla pittura en plein air, Vincent van Gogh andò avanti diverse settimane sperimentando in frutteti e oliveti la realizzazione del suo dipinto. In giugno dipinse l’opera, che possiamo ammirare in questo articolo, e che conferma il suo modo di vedere la natura.

Gli Ulivi di Van Gogh e la natura

Il lavoro lo aveva portato ad affrontare mille difficoltà. Il suo principale scopo era rappresentare la natura come la vedeva. Tuttavia, in fondo al suo lavoro, c’era sempre la certezza di non creare nulla di nuovo. Il suo operato era semplicemente quello di sbrogliare, di sciogliere, fra colori e forma, la natura. Natura che era già implicita con la sua forza trascinante, dentro al dipinto prima ancora che questo venisse ultimato.

In una lettera al fratello Theo van Gogh, il pittore spiega il motivo per il quale dipinge la natura.
Racconta che lui esagera, stravolge ciò che vede. Ritorna sui suoi passi ma, alla fine, si rende conto di non aver creato nulla di nuovo.

Oliveto: analisi e commento del quadro

In questo dipinto, che rappresenta gli ulivi di un oliveto, il pittore, benché porti la rappresentazione formale in alcuni casi ai limiti, riesce a conservare comunque l’essenza di ciò che vede. I tronchi e i rami degli oliveti contorti fino allo spasimo. Le radici che quasi saltano fuori dal terreno. La terra che sembra tremare in uno sconvolgimento costante. Sono tutti elementi che tirano la realtà fino quasi al confine di ciò che può essere vero. Essi però non diventano mai altro. Rimangono sempre all’interno di un concetto della realtà che possiamo capire e vedere.

La dinamicità de Gli Ulivi di Van Gogh è un’altra chiave interpretativa, in cui i piani visivi si intersecano e rendono viva la scena. Non si tratta, comunque, solo di una rappresentazione di come Van Gogh vede e vuole vedere un oliveto. La sua è anche la ricerca, attraverso la pittura e il colore, di se stesso e, in questo caso, della sofferenza umana, benché speciale, di Gesù nell’oliveto e di un uomo da solo, mentre attraversa l’esperienza della vita terrena. L’oliveto che possiamo ammirare è tipico del sud della Francia dove all’epoca stava dimorando Van Gogh.

All’epoca la sua situazione mentale stava peggiorando. La consapevolezza di come la sfortuna e la sofferenza lo stessero perseguitando iniziava ad accentuare il suo pessimismo e il suo sconforto. Gli Ulivi di Van Gogh rappresentano anche ciò che il pittore stava vivendo, ma è in un certo senso secondario allo scopo che il pittore stesso si era prefissato. Il dipinto infatti vuole essere anche la dimostrazione di come il formalismo non serva a nulla, ma solo un’interpretazione profonda del rapporto fra uomo e natura abbia senso e sia compito dell’artista mostrarlo.

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Alcyone (opera di Gabriele D’Annunzio) https://cultura.biografieonline.it/alcyone-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/alcyone-riassunto/#comments Tue, 01 Mar 2016 20:05:16 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17016 Considerata dai critici letterari uno dei capolavori di Gabriele D’Annunzio, “Alcyone” è l’opera in cui il poeta dimostra la sua massima capacità artistica. In questo libro l’autore celebra la stagione estiva, che simbolicamente rappresenta la fase più rigogliosa nella vita di un uomo. Alcyone nella mitologia greca classica è la figlia di Eolo, il re dei venti. Il libro, che in sostanza è una raccolta di liriche, si compone di 88 testi ed è suddiviso in cinque sezioni.

Alcyone (Gabriele D'Annunzio)
Alcyone – Una copertina dell’opera di Gabriele D’Annunzio. Fu composta tra il 1899 e il 1903.

Ogni sezione affronta una tematica specifica facendo riferimento ad una stagione, ad un ambiente naturale e allo stato d’animo ad esse associato. Nell’Alcyone il tema fondamentale è l’identificazione dell’uomo con gli elementi della Natura (il c.d. Panismo). In particolare, D’Annunzio abbandona le vesti del “Superuomo” e si abbandona a godere della natura che lo circonda.

Prima sezione

In questa prima parte, ambientata nel mese di Giugno, quando la primavera lascia il posto all’estate, il poeta descrive il paesaggio tra Fiesole e Firenze attraverso lodi (laudi pagane), che esaltano gli elementi naturali e paesaggistici del luogo.

Seconda sezione

L’ambientazione si sposta in Versilia, durante il mese estivo di Luglio. L’uomo si abbandona alla bellezza della natura fino a fondersi con essa (vedi liriche “Le Stirpi canore” e “La pioggia nel pineto”).

Terza sezione

Anche in questa parte dell’opera si celebra la stagione estiva nella sua pienezza, e qui il panismo si armonizza perfettamente con la teoria del “Superuomo”, di cui il poeta si fa portavoce.

Quarta sezione

Compaiono i primi assaggi autunnali, l’estate sta per finire. Dal punto di vista simbolico, il poeta intende affermare che, così come si assiste al tramonto della stagione estiva, così tramontano i miti improntati sulla ricchezza e i beni strettamente materiali. Ciò che rimane per sempre sono invece l’Arte e la Poesia.

Quinta sezione

Questa parte del libro, intitolata Sogni di terre lontane, è dedicata interamente al mese di Settembre, quando l’estate volge al termine lasciando il posto all’autunno. Nel testo si trova anche una dedica al poeta Pascoli ed un saluto a Carducci. Qui è presente la poesia “I pastori“.

Gli argomenti trattati nell’opera Alcyone

Composta tra il 1899 e il 1903, l’Alcyone rappresenta senz’altro il momento più alto e significativo della produzione dannunziana. Pur presentando una struttura ordinata e semplice, l’opera affronta diversi temi. Gabriele D’Annunzio con l’Alcyone dimostra di fare una scelta precisa: ricalcare le orme del classicismo ridando attualità alla tradizione classica più arcaica.

Gabriele D'Annunzio
Gabriele D’Annunzio

Nella raccolta di liriche dell’Alcyone vi è una rappresentazione animistica della natura: la natura è manifestazione di Dio e riflette le vicende sia esteriori che interiori dell’uomo.

La vicenda narrativa è alquanto semplice e scorrevole, D’Annunzio ci tiene più che altro a descrivere i diversi stati d’animo che si alternano durante la stagione estiva. I luoghi descritti dal “Vate” si trovano in Toscana, ma si ispirano a quelli della Grecia arcaica e classica. Le donne di cui si parla all’interno dell’opera sono piuttosto sfuggevoli, quasi creature eteree e mitologiche, tutte rappresentate dalla figura dell’attrice Eleonora Duse.

Gli argomenti principali che ritroviamo nell’Alcyone sono tre:

  1. il Recupero del mito (D’Annunzio restituisce alla Natura la verginità e la vitalità che il mondo moderno ha distrutto);
  2. lo scambio tra Uomo e Natura (l’uomo riesce ad identificarsi con gli elementi naturali giungendo fino alla sua “vegetalizzazione”. In alcuni casi l’identificazione avviene con creature animali);
  3. esaltazione della parola: attraverso questa gli uomini possono creare altri miti e indagare i misteri più profondi della natura.

Per quanto concerne la struttura dell’opera, questa si caratterizza per l’oratoria retorica (il ricorso cioè a figure retoriche e metriche fisse) e la musicalità del verso (che si esprime in modi tra loro assai diversi).

I modelli cui Gabriele D’Annunzio si ispira componendo le poesie dell’Alcyone sono i poeti latini Ovidio, Virgilio e i lirici classici greci come Omero. Lo stile dell’opera è classicheggiante, sia nel linguaggio che nella scelta dei temi.

L’Alcyone fa parte del più ambizioso progetto letterario di D’Annunzio, intitolato “Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi”: più precisamente, l’Alcyone è il terzo dei quattro libri.

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La pioggia nel pineto, analisi e parafrasi della poesia https://cultura.biografieonline.it/pioggia-nel-pineto/ https://cultura.biografieonline.it/pioggia-nel-pineto/#comments Mon, 29 Feb 2016 10:38:15 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16914 Composta presumibilmente tra la metà di luglio del 1902 e la metà di agosto dell’anno successivo, la lirica di Gabriele D’Annunzio intitolata “La pioggia nel pineto” è dedicata ad una donna amata dal poeta, che viene identificata con lo pseudonimo “Ermione”.  Nella realtà si tratta dell’attrice Eleonora Duse, che ha portato in scena alcuni dei più famosi drammi scritti da Gabriele D’Annunzio.

Pioggia nel pineto
La celebre poesia “Pioggia nel pineto” fu composta da Gabriele D’Annunzio tra il 1902 e il 1903.

Testo della poesia

Puoi leggere il testo completo della poesia al seguente indirizzo:
La pioggia nel pineto, testo completo della poesia

Pioggia in pineta

Questa composizione poetica, che è una delle più note di D’Annunzio, si caratterizza per la spiccata sonorità, poiché sembra tradurre in parole il suono della pioggia che scroscia, il canto delle cicale, il verso di una rana che fa capolino dopo l’acquazzone. Inoltre, in questa bellissima poesia l’autore è molto abile nel descrivere la vegetazione (ad esempio lo fa riportando spesso l’uso della parola “colore verde” all’interno dei versi).

La pioggia nel pineto, per la ritmicità dei suoi versi, può essere paragonata ad una vera e propria composizione sinfonica.  La lirica presenta la scena del poeta intento a passeggiare in compagnia della sua donna, Ermione appunto, in un bosco sul litorale toscano.

Lui la invita a mettersi in ascolto del meraviglioso suono della pioggia estiva che batte sul fogliame degli alberi. La coppia si lascia andare alle sensazioni inebriandosi del suono della pioggia e di quelli della natura circostante, e finiscono con l’identificarsi a tal punto con essa da sentirsi simili a creature vegetali.

E’ come se avvenisse una metamorfosi fiabesca di cui i due sono i protagonisti. “La pioggia nel pineto”, composta dal poeta nella Villa la Versiliana dove abitava, è compresa all’interno della raccolta di liriche intitolata “Alcyone” (che nella mitologia greca è la figlia di Eolo, il re dei venti, che si suicida perché non riesce a sopportare il dolore per la perdita del marito).

La pioggia nel pineto: analisi e parafrasi

I versi della lirica sono liberi: i 128 versi di cui si compone si dividono in quattro strofe (ciascuna strofa è di 32 versi circa).  Dal punto di vista tecnico, la poesia presenta alcune figure retoriche: similitudini, anafore, onomatopee, allitterazioni. I temi principali di questa lirica dannunziana sono: l’amore, la metamorfosi e la pioggia. Nella “Pioggia del pineto” ritroviamo, molto più che in altri componimenti del “Vate”, l’ideale tipico del decadentismo, il “Panismo” (che esprime la fusione completa tra l’uomo e gli elementi della natura).

La pioggia nel pineto

Ogni strofa di questa poesia finisce con il nome dell’amata, Ermione (nome tratto dalla mitologia greca e che identifica la figlia di Menelao, Elena, che fu causa della guerra di Troia). Si tratta di un tipico riferimento classico utilizzato dai poeti per rendere immortali le donne amate. In questa famosa poesia si fonde l’amore umano e passionale (quello che lega D’Annunzio alla Duse) e quello per la natura con la sua bellezza e la pace che arriva dritto al cuore delle persone più sensibili e predisposte. In questo D’Annunzio si ispira al Simbolismo francese insieme agli elementi derivanti dal pensiero del filosofo Nietzsche.

Eleonora Duse
Eleonora Duse

Per D’Annunzio, in questa poesia, non esiste confine tra l’uomo e la natura, che finiscono per fondersi con meravigliosa armonia ed equilibrio: la stessa Ermione diventa, man mano che le strofe si susseguono, parte della natura bagnata dall’improvvisa pioggia estiva.

Il verbo “piove” viene ripetuto come un mantra, acquistando un valore quasi sacrale.

Altro verbo che si ripete è “ascolta”: il poeta invita la sua donna ad ascoltare appunto i suoni della pioggia e della natura per mettersi in comunicazione con essa. In momenti come questo il silenzio aiuta a cogliere i particolari, anche quelli apparentemente più insignificanti.

Il dialogo con la natura arricchisce l’animo umano e lo predispone ad una pace che lo ritempra e lo riempie di forza. La coppia protagonista della lirica dannunziana si inoltra nel bosco noncurante della pioggia proprio per mettersi in ascolto della natura.

Quando questo miracolo succede l’amore e la passione che unisce le singole persone si espande fino a ricomprendere l’intero Universo. In tale lirica dannunziana si alternano i suoni alle pause di silenzio, mentre il ritmo dei versi riproduce quello di una musica dolce e soave. In un’atmosfera così rarefatta la realtà lascia il posto alla fantasia e alla metamorfosi: tutto si trasforma e si identifica con la natura.

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