natura morta Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sun, 29 May 2022 15:03:53 +0000 it-IT hourly 1 Girasoli di Vincent van Gogh https://cultura.biografieonline.it/girasoli-van-gogh/ https://cultura.biografieonline.it/girasoli-van-gogh/#comments Mon, 12 Mar 2018 21:04:16 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=24533 Le opere di Van Gogh sono tra le più celebri e riconoscibili dal grande pubblico mondiale. All’interno della sua vasta produzione ve ne sono alcune immortali. Capolavori che sono diventati veri e propri simboli. Per citarne uno, pensate alla Notte stellata, oggi riprodotta su ogni tipo di gadget. Tra questi capolavori, tra queste opere simboliche, si annoverano anche i Girasoli di Van Gogh. In questo articolo raccontiamo la storia e la genesi di questi quadri, contestualizzandoli nel periodo storico in cui vennero realizzati dal pittore olandese. Vediamo anche perché I girasoli siano diventati così simbolici nella storia dell’arte.

Girasoli Vincent Van Gogh

Girasoli di Van Gogh: undici quadri suddivisi in due serie

Quando ci si riferisce ai Girasoli di Vincent van Gogh, non si indica un singolo quadro, bensì una serie di undici tele. Le prime quattro furono dipinte a Parigi nel 1887 (Serie di Parigi). Mentre le successive sette ad Arles (Serie di Arles). I dipinti sono indicati in lingua inglese come Sunflowers e in francese Tournesols. Si tratta di due serie di nature morte.

La serie eseguita a Parigi raffigura i girasoli stesi a terra, appassiti e recisi. Il secondo insieme mostra invece in ogni tela un mazzo di girasoli raccolti in un vaso. Entrambe le serie hanno a che fare con il suo amico Paul Gauguin (il quale acquistò due delle versioni di Parigi). Di seguito raccontiamo la genesi di questa opera.

Arles e la costituzione di una comunità di pittori

Nel 1888 Vincent van Gogh si trova ad Arles, dove rimane incantato, fra le altre cose, della luce di questa meravigliosa cittadina francese. Dopo aver trascorso alcune settimane in un albergo, decide di prendere in affitto un appartamento di quattro stanze, dove spera di invitare e coinvolgere altri pittori in un suo progetto che alcuni – a torto – considerano folle. Vuole costituire una comunità di pittori che ad Arles costruiscano una sorta di comunità paritaria, dove condividere idee e progetti di pittura. Nessuno aderisce al suo progetto, a parte Gauguin, che dopo le insistenze di Vincent e Theo accetta di raggiungere il suo amico ad Arles. Perché l’idea di questa comunità di pittori?

Girasoli Van Gogh
L’influenza dell’arte giapponese

Van Gogh da molti anni è un amante dell’arte giapponese, la quale esercita su di lui un’influenza estetica profonda e in modo più complesso e articolato anche un’influenza culturale. Infatti il pittore olandese è affascinato dagli artisti giapponesi che gli sembrano più uomini saggi, intelligenti, equilibrati e capaci di costruire dall’osservazione di uno stelo d’erba un’intera poetica pittorica. Leggere e osservare ciò che hanno dipinto, permette a Van Gogh di ragionare sulle loro scelte stilistiche ma anche di formarsi un’idea su come vivevano fino in fondo il loro lavoro di artisti.

Ed è proprio nel contesto di queste riflessioni che decide di fondare una comunità, proprio come la vivevano i pittori giapponesi, cioè nella piena armonia di un’esperienza pittorica. La sua non era però un’idea originale perché già nel 1886 i pittori Émile Bernard e Paul Sérusier ne avevano fondata una in Bretagna, a Pont-Aven, alla quale aveva partecipato anche Gauguin. Lo stesso van Gogh ci aveva già provato a Parigi ma senza successo. Sono comunque i giapponesi con la loro grazia e con la loro infaticabile dedizione al lavoro ad avergli ispirato tale idea.

Girasoli protagonisti

Dunque all’inizio di maggio del 1888 Vincent van Gogh affitta per quindici franchi al mese quattro stanze nella “casa gialla” ad Arles, che anche oggi è possibile ammirare. L’idea è che sia non solo il suo laboratorio ma che ospiti anche coloro che vorranno condividere con lui questo progetto. Gauguin risponde all’appello.

Vincent non è solo contento della risposta dell’amico, ma vive i giorni prima del suo arrivo con una apprensione che lo porta quasi all’esaurimento. Decide che insieme dipingeranno una sinfonia di undici tele che avranno come protagonisti i girasoli. Le tele dei girasoli – nello specifico la serie di Arles – hanno anche un’importanza simbolica, proprio perché divennero per Van Gogh la premessa ad una futura comunità di pittori, che purtroppo non riuscì mai a costituire.

L’elenco dei dipinti

Serie di Parigi

  1. Quattro girasoli appassiti (giugno 1887)
  2. Due girasoli appassiti (agosto-settembre 1887)
  3. 2 girasoli recisi (agosto-settembre 1887)
  4. Due girasoli recisi in verde e giallo (agosto-settembre 1887)

Serie di Arles

  1. Vaso con tre girasoli (agosto-settembre 1888)
  2. Vaso con cinque girasoli (agosto-settembre 1888)
  3. Un vaso con dodici girasoli (agosto-settembre 1888)
  4. Vaso con quindici girasoli (agosto-settembre 1888)
  5. Vaso con dodici girasoli (gennaio 1889)
  6. Un vaso con quindici girasoli (dicembre 1888-gennaio 1889)
  7. Vaso con quindici girasoli (gennaio 1889)

Il dipinto N.2 (Vaso con cinque girasoli) apparteneva a una collezione privata giapponese che andò distrutta a causa di un incendio durante la Seconda Guerra Mondiale il 6 agosto 1945).

Le ripetizioni (1889)

All’interno della serie di Arles è possibile classificare un’ulteriore serie, un sottoinsieme composto da tre dipinti realizzati nel 1989 che sono ripetizioni di altri. Questi ultimi tre quadri sono probabilmente quelli più noti e riprodotti della serie.

Il significato dei girasoli

I girasoli, piante che rivolgono il loro fiore verso il sole, rappresentano per Van Gogh una tensione ideale verso la luce, fonte della quale è proprio il sole, che lui riteneva fondamentale e che nella sua idea di pittura rappresenta una presenza sfolgorante. Mentre il girasole rappresenta la sua emanazione umana, carnale e quindi mortale. Van Gogh in qualche modo si trasfigura nel girasole che anche quando si piega o appassisce contiene in sé però la forza che gli ha dato il sole. E lui stesso passa intere giornate nei campi vicino ad Arles ad ammirarlo. E infatti nell’agosto del 1888, un mese assolatissimo e molto caldo, Vincent dipinge quattro tele raffiguranti girasoli. L’idea della comunità naufragherà e anzi Van Gogh e Gauguin litigheranno violentemente, tanto che il secondo lascerà l’amico e tornerà a Parigi. Van Gogh preso dalla rabbia e dallo sconforto si taglierà un orecchio.

Il quadro più pagato del mondo

Il 30 marzo 1987, anche coloro che non avevano interesse per l’arte furono informati dell’esistenza della serie dei Girasoli di van Gogh. Ha fatto il giro del mondo la notizia dell’acquisto a Londra (all’asta Christie’s) di uno dei dipinti della serie (Vaso con quindici girasoli) da parte del giapponese Yasuo Goto. Il magnate delle assicurazioni all’epoca sborsò l’equivalente di quasi 40 milioni di dollari: all’epoca la cifra più alta mai sborsata per dipinto. Il prezzo era più di quattro volte il precedente record, di circa 12 milioni di dollari, pagati per l’Adorazione dei Magi di Andrea Mantegna nel 1985. Questo nuovo record fu battuto pochi mesi dopo, con l’acquisto di un’altra opera di Van Gogh, gli Iris; per questo quadro l’imprenditore australiano Alan Bond pagò quasi 54 milioni di dollari (11 novembre 1987).

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Natura morta con frutta (Matisse) https://cultura.biografieonline.it/matisse-natura-morta-frutta/ https://cultura.biografieonline.it/matisse-natura-morta-frutta/#respond Thu, 05 Nov 2015 14:49:50 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15639 È tra il 1909 e il 1913 che Henri Matisse sviluppa un altro versante della sua ricerca, ovvero quello della natura morta. Importante è il motivo decorativo che assume nell’elaborazione di questo tema. Tra le sue opere, c’è quella intitolata “Natura morta con frutta”, realizzata nel 1910. Si tratta di un olio su tela, di centimetri 89 x 116,5 custodito a Mosca presso il museo Puskin.

Matisse - Natura morta con frutta - 1910 (Still life with fruit)
Natura morta con frutta (Henri Matisse, 1910)

L’immagine è ritratta su un tappeto orientale, forse russo, sul quale sono posati un paio di fruttiere, un vaso, una bottiglia, mele, arance e limoni. Sul lato sinistro, spiccano le “Due negre”, scolpite dall’artista e presentate al Salon del 1908, proprio in occasione di una mostra dedicata alla sua scultura.

Piatta è la superficie del dipinto, i colori sono accostati con forti contrasti, che si rifanno all’avventura fauve, mentre la linea di contorno è scura e forte e si snoda sinuosa e arabescata. La prospettiva, in “Natura morta con frutta”, ha perso la sua importanza a vantaggio di linea e colore, facendone un’immagine lontana dalla realtà. Si va insomma verso forme decorative sempre più astratte.

Matisse ne fa un brano quasi astratto, una sinfonia di linee e colori che non si discostano da quelle che negli stessi anni stava realizzando Kandinsky, padre dell’astrattismo del XX secolo.

Henri Matisse è stato appunto nel primo decennio del Novecento, la figura di spicco del movimento dei fauves. La sua produzione è incentrata da una costante ricerca di essenzialità.

«Da parte mia, non ho mai evitato l’influenza altrui; l’avrei considerata una viltà e una mancanza di sincerità verso me stesso», dichiarò l’artista in un’intervista concessa all’Art Vivant nel 1925.

E ancora nello stesso anno dirà:

«Il giovane pittore che non può svincolarsi dall’influenza della generazione precedente va verso l’insabbiamento».

Matisse partiva dalla raffigurazione della realtà per poi trasformarla in forme semplificate e appiattite grazie all’accostamento di colori primari e secondari puri, accesi, luminosi, lontano dalla descrizione naturale. Si accostò all’astrazione con la tecnica del collage su carta, con figure semplificate, che conferivano effetti dinamici e dal forte contrasto con lo sfondo. Accostava i gialli al violetto, il rosso al verde, il blu all’arancio.

La sua ricerca si basava sull’accostamento dei colori, il loro accordo o contrasto, non sul colore in sé. Ne deriva un insieme molto vivace con il gusto per la decoratività. Decoratività accentuata dalla semplificazione delle forme e dalla bidimensionalità.

Sulla propria arte diceva: “Ho lavorato per arricchire la mia intelligenza, per soddisfare le differenti esigenze del mio spirito, sforzando tutto il mio essere alla comprensione delle diverse interpretazioni dell’arte plastica date dagli antichi maestri e dai moderni“.

E ancora: “Ciò che perseguo sopra ogni cosa, è l’espressione […]”.

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Canestra di frutta, breve analisi del dipinto di Caravaggio https://cultura.biografieonline.it/caravaggio-canestra-frutta/ https://cultura.biografieonline.it/caravaggio-canestra-frutta/#respond Fri, 25 Apr 2014 12:33:51 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10523 La Canestra di frutta è un’opera del Caravaggio realizzata negli anni della sua giovinezza. E’ datata tra il 1594 e il 1598. Si tratta di una natura morta, olio su tela, che misura 46 x 64,5 centimetri. E’ conservata a Milano, presso la Pinacoteca Ambrosiana.

Caravaggio, Canestra di frutta (1594-1598)
Canestra di frutta (opera del periodo 1594-1598 di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio)

Michelangelo Merisi, detto – dal presunto luogo di nascita – il Caravaggio, è il maggiore pittore italiano del Seicento. Intorno al 1591-92, il giovane pittore si reca a Roma ed è qui che svolge gran parte della sua attività.

In un primo momento lavora presso alcuni pittori locali, il più noto dei quali è il Cavalier d’Arpino. Egli lo mise “a dipingere fiori e frutta”, ovvero a svolgere un’attività di pittore di “nature morte”. Tale esperienza sarà fondamentale per tutta la pittura del Caravaggio.

Canestra di frutta di Caravaggio: l’importanza della natura morta

La “natura morta”, infatti, non è un soggetto “nobile” che possa essere interpretato; essa è solo se stessa, in tutta la sua presenza di oggetto reale. E’ quindi più adatta a diventare pittura senza sottintesi allegorici, senza significati nascosti, più adatta ad esprimere il mondo interiore dell’artista.

Si tratta di un tipo di pittura fatta soltanto di colori, di luci e di ombre. La “natura morta” aiuterà poi il Caravaggio a capire la realtà di per sé; non una realtà abbellita secondo la norma classica, ma la realtà quotidiana nella quale vive l’uomo.

Testimonianza delle opere giovanili di Caravaggio sono: la Canestra di frutta, il Bacco e il Riposo nella fuga in Egitto.

Descrizione del quadro

La prima opera, la Canestra di frutta, qui analizzato rappresenta l’unico esempio di “natura morta” autonoma del pittore. In quest’opera l’umile oggetto naturale diventa protagonista, rilevandosi contro il fondo chiaro compatto. Essa vive plasticamente, per i rapporti fra luci e ombre, per il brillìo degli acini d’uva, per la rotondità lucente della mela, del limone e della pesca, per la rugosità dei fichi, per il distendersi o accartocciarsi delle foglie.

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Questa verità di riproduzione non è una banale copia: nella sua magnifica evidenza, nell’equilibrio compositivo fra pieni e vuoti, nel rapporto reciproco dei colori, la canestra di frutta assume una vitalità intensa e si colloca fra i capolavori della pittura caravaggesca.

Ne ignoriamo la data esatta, anche se è da supporre che possa essere stata dipinta intorno alla metà dell’ultimo decennio del secolo XVI. Si tratta di quel decennio in cui la formazione del pittore si completa; egli è poco più che ventenne. Accanto a questa si collocano opere come il Bacco degli Uffizi (1593-1594, olio su tela, centimetri 95×85. Firenze, Galleria degli Uffizi) e il Riposo nella fuga in Egitto (1594-1596, olio su tela, metri 1,30×1,60. Roma, Galleria Doria Pamphìli).

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