musica folk Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 11 Dec 2019 17:01:31 +0000 it-IT hourly 1 Differenza tra zampogna e cornamusa https://cultura.biografieonline.it/zampogna-cornamusa-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/zampogna-cornamusa-differenze/#comments Wed, 02 Apr 2014 20:13:14 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10349 Vi sono differenze tra gli strumenti musicali zampogna e cornamusa. La zampogna è un antico strumento musicale che è in uso in particolar modo nell’area geografica italiana centrale e del centro sud, con una maggiore concentrazione in particolare nelle regioni Abruzzo e Molise.

Zampogna e Cornamusa
Un suonatore di zampogna (a sinistra) e un uomo scozzese, che indossa il tradizionale kilt, mentre suona la cornamusa

Esistono differenti modelli di questo strumento. Al sud, per verificare la lunghezza della zampogna, si usa come unità di misura il “palmo”, mentre nell’Italia centrale la misura (e quindi la tonalità) dello strumento viene indicata in modo alquanto insolito, ovvero con un numero. Lo strumento è formato da un sacco, da due chanter (ovvero le canne che generano il canto) e da un numero diverso di bordoni; il tutto è inserito in un unico blocco di legno, denominato “zuppone”. Esistono ben quattro modelli di zampogna: quella laziale-molisana, la zampogna campano-lucano-calabrese, la zampogna a paro, ed infine la surdelina.

Con il termine cornamusa invece, viene indicato uno strumento musicale aerofono a serbatoio (o aerofono a sacco). Tale strumento è in uso in particolar modo in un’area estesa che va dall’asse Austria-Svezia, ad est, fino alle coste dell’Atlantico ad ovest. A differenza della zampogna che ha lo zoccolo ligneo (il soprannominato “zuppone”) che ha la funzione di raccogliere il canneggio e lo collega alla sacca, nella cornamusa sia i bordoni sia il chanter sono impiantati.

Oggigiorno, troviamo almeno una ventina di cornamuse che senza ogni dubbio sono il risultato di modifiche che si sono tramandate nel corso dei secoli. Le cornamuse dell’Europa Occidentale si distinguono in due tipi fondamentali: ad aria calda (blown pipes) e ad aria fredda (bellow pipes). In particolare, tra le cornamuse ad aria calda, è rinomata quella di origine scozzese: la Great Highland Bagpipe, utilizzata nelle pipe bands, che si differenzia per la sua particolare sonorità. Invece, tra le cornamuse ad aria fredda, spicca la Uilleann pipes dell’Irlanda, mentre in Scozia troviamo dei modelli di strumenti chiamati border pipes che derivano in modo assoluto dalla Great Highland Bagpipe.

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Intervista a Umberto Sangiovanni https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-umberto-sangiovanni/ https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-umberto-sangiovanni/#respond Wed, 01 Feb 2012 22:32:20 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=446 Umberto Sangiovanni, pianista, compositore, jazzista e contaminatore della scena tradizionale, soprattutto pugliese, sua terra natia. Di recente a teatro con “Di fame di denaro di passione”, spettacolo cucito su misura per l’attore Sergio Rubini e di cui ha curato le musiche con la sua “Dauniaorchestra”, traendo spunto dall’immenso repertorio di brani folk di uno dei cantatori meridionali più apprezzati degli ultimi vent’anni, Matteo Salvatore.

Umberto Sangiovanni
Umberto Sangiovanni

Dopo le rivisitazioni e i tributi ricevuti da Vinicio Capossela e Teresa De Sio, l’indimenticabile cantastorie pugliese riceve il tributo anche da parte di un jazzista di nicchia, compositore di tutto rispetto che dai primi del 2000 è sulla breccia con un progetto di contaminazione musicale interessantissimo.

Dopo i dischi “La Controra” e “Calasole”, prodotti da Rai Trade, ed il terzo cd “Sciamboli e Nuovi Inverni”, Sangiovanni e la sua Dauniorchestra tornano con un nuovo disco, il quale riprende il titolo dello spettacolo di Rubini: “Di fame di denaro di passioni”. Con lui, in quest’avventura, c’è la cantante e percussionista Gabriella Profeta, il basso di Adriano Matcovich e la tromba di Tiziano Ruggeri. Intervistato, Sangiovanni ha parlato di musica folk, del mercato discografico e, soprattutto, del suo ultimo lavoro dedicato alla figura di Matteo Salvatore.

Matteo Salvatore è il centro del tuo ultimo disco. Come mai hai deciso questo tributo alla sua figura di cantatore della tradizione meridionale?

Si parla di un personaggio che segna e che ha segnato questo territorio. Lo ha fatto con la sua musica, soprattutto, e con i suoi testi, e anzi continua a segnare gli artisti in qualche modo legati al Sud. Il motivo specifico però, che mi ha portato a dedicare a questa figura il mio ultimo lavoro, va ricercato in un progetto più ampio, che è quello teatrale al quale ho partecipato e sto partecipando, con Sergio Rubini. Il disco stesso, prende il nome dallo spettacolo teatrale: “Di fame di denaro di passioni”. Per questa ragione, dopo aver lavorato allo spettacolo di Sergio Rubini ho trovato naturale pensare poi ad un lavoro esclusivamente musicale.

Com’è nata questa esperienza di Umberto Sangiovanni con Rubini?

In realtà, non è ancora finita, come esperienza. Una bellissima avventura, senza dubbio. Il lavoro sta girando la Puglia e non solo. È stato un lavoro interessante, soprattutto perché finalmente sono riuscito ad approfondire la figura di Matteo Salvatore, di cui avevo solo ascoltato la sua musica, nient’altro. Inoltre, con lo spettacolo teatrale, ho avuto modo di entrare e di conoscerlo meglio anche dal punto di vista della personalità. Allo stesso modo, ho potuto apprezzare un grande attore come Sergio Rubini, il quale ha restituito al pubblico una figura che ha molti chiaroscuri, ma che resta molto importante per il meridione italiano.

Invece, rispetto ai tuoi precedenti lavori realizzati con la Dauniaorchestra, quali differenze ci sono, sostanziali, con questo?

umberto sangiovanni - disco - dauniaorchestraÈ assolutamente diverso dai precedenti. Cerco sempre di fare qualcosa di differente, ogni volta che mi accingo a scrivere, a comporre musica nuova per un disco. Una cosa mi ha colpito però: di solito, quando terminano le incisioni, faccio sempre fatica a riascoltarmi e finisce che mi dimentico persino del lavoro. Questo non è successo con quest’ultimo disco, perché continuo a ritenerlo interessante e in grado di affascinare. Stranamente, è quello che vorrei ascoltare io, da musicista, e quello che mi piacerebbe acquistare in questo periodo, da semplice ascoltatore. Ed è la prima volta che mi capita.

Restando nell’ambito del mercato discografico: com’è la situazione per certi musicisti come te che, di sicuro, non godono della spinta di forti etichette e che, soprattutto, realizzano un tipo di musica più di ascolto, di nicchia, sia jazz o folk o altro?

Il mercato della musica vive una contrazione forte, così come la vive il cinema d’autore in questo periodo, o come tutta quell’arte che cerca di dire qualcosa di diverso rispetto a tutto quello che ci viene propinato di solito. È ovvio che in questa fase bisogna cercare di fare meno cose, probabilmente, e meno progetti. Concentrandosi magari solo su idee che si ritengono di qualità, difendendole in ogni maniera. Magari, una buona idea è quella di incontrare il più possibile il pubblico, cosa che prima si faceva di meno. Forse è opportuno che l’artista, adesso, si faccia conoscere quasi porta a porta, attraverso tutti i mezzi possibili.

Cosa pensi, in ultimo, della riproposizione di brani tradizionali in maniera pura, senza variazioni, rispetto a chi invece come te, cerca sempre di contaminare la tradizione con nuovi linguaggi musicali, variando dal jazz alla musica classica?

Questa è una questione annosa: se sia più giusto riproporre fedelmente la tradizione folk o cercare una chiave di rinnovamento… Io dico che questo rimane nella coscienza del singolo artista. Se sei più vicino alla musica jazz, come nel mio caso, è forse meglio cercare una chiave più personale, che riesca a variare sull’argomento.

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