mito Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 24 Nov 2023 13:07:43 +0000 it-IT hourly 1 Le 12 fatiche di Ercole https://cultura.biografieonline.it/ercole-12-fatiche/ https://cultura.biografieonline.it/ercole-12-fatiche/#comments Fri, 24 Nov 2023 11:52:47 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22264 Le 12 fatiche di Ercole, detto Eracle in greco, sono delle storie che fanno parte della mitologia greca. Si ipotizza che siano state unite in un unico racconto chiamato L’Eracleia dall’autore Pisandro di Rodi, intorno al 600 a.C. Purtroppo però nulla si sa di certo perché questo testo è andato perduto. Certamente sappiamo che le storie sono state tramandate oralmente e sicuramente in un primo momento in maniera distinta. Esse raccolgono tutte quelle imprese che l’eroe Ercole ha dovuto compiere per espiare il peccato di aver ucciso sua moglie e i suoi figli durante un attacco d’ira. Tale condizione fu scatenata dalla dea Era per gelosia nei suoi confronti.

Ercole - Eracle - Dodici fatiche - Leone di Nemea - 12 fatiche di Ercole
Illustrazione: Ercole sconfigge il Leone di Nemea nella prima delle sue dodici fatiche. Esiste anche un riferimento astrologico con la Costellazione del Leone.

La nascita di Ercole

Ercole nacque da una relazione tra sua madre Alcmena, moglie di Anfitrione re di Tirinto, e Zeus, re degli dei. Quest’ultimo si innamorò della fanciulla e, per possederla, decise di assumere le sembianze del marito per una notte, così da potersi introdurre nel suo letto senza destare sospetti. Da questa relazione nacque Eracle, chiamato poi Ercole nella mitologia romana. Era, la moglie di Zeus, era molto gelosa del bambino che suo marito aveva avuto da un’altra donna e per questo rese la vita impossibile al fanciullo sin da quando aveva una tenera età. Mise due serpenti velenosi nella culla del bambino, che però fu così forte – la forza è la caratteristica principale dell’eroe Eracle – che riuscì ad ucciderli.

L’Oracolo di Delfi

L’ira di Era non si placò nel corso degli anni, anzi restò sempre vivida: fu a causa sua che l’eroe ebbe un attacco di rabbia e, in preda a questo sentimento, uccise la moglie Megara e i loro otto figli. Dopo questo evento, egli volle suicidarsi ma il suo amico Teseo e il re Tespio lo convinsero a recarsi presso l’oracolo di Delfi per purificarsi.

L’Oracolo consigliò all’eroe di mettersi al servizio del re di Argo, Micene e Tirinto, Euristeo. Egli fu colui che gli ordinò di eseguire le dodici fatiche, nell’arco dei dodici anni in cui sarebbe rimasto al suo servizio. Euristeo era però la persona che aveva usurpato il trono, posto che sarebbe invece spettato di diritto ad Ercole. L’eroe quindi provava un forte risentimento nei confronti di Euristeo. Se avesse superato queste prove, Eracle-Ercole avrebbe ottenuto l’immortalità.

Le 12 fatiche di Ercole: l’elenco

Le dodici imprese che Ercole dovette compiere sono nell’ordine:

  1. L’uccisione del leone di Nemea

    Eracle doveva cercare questo leone che terrorizzava la gente e che viveva nella zona compresa tra Micene e Nemea. Riuscì nell’intento strangolandolo con la forza delle sue mani. Con la pelle dell’animale (che aveva il dono dell’invulnerabilità) si cucì poi un mantello.

  2. L’uccisione dell’immortale Idra di Lerna

    Questo mostro, l’Idra di Lerna, era un serpente enorme che viveva in una palude. Aveva sette teste e non appena venivano recise, ricrescevano. Ercole riuscì a sconfiggerlo bruciando i tronconi da cui spuntavano le teste e schiacciandolo con un masso.

  3. La cattura della cerva di Cerinea

    La cerva era l’animale sacro ad Artemide, dea della caccia, e aveva il potere di incantare chiunque la inseguisse, conducendolo in luoghi dai quali non avrebbe più fatto ritorno. Ercole riuscì a condurre la cerva di Cerinea al re, ferendola leggermente. Euristeo rimase stupito della riuscita dell’impresa. Rimise poi la cerva in libertà per non far infuriare la dea Artemide.

  4. La cattura del cinghiale di Erimanto

    Ercole riuscì a catturare il feroce cinghiale di Erimanto che stava devastando la regione dell’Attica.

  5. Ripulire in un giorno le stalle di Augia

    Le stalle di Augia non venivano pulite da circa trent’anni. Ercole riuscì a portare a termine l’impresa in un solo giorno, deviando il corso di un fiume.

  6. La dispersione degli uccelli del lago Stinfalo

    Gli uccelli stavano devastando la regione del lago di Stinfalo cibandosi di carne umana. Erano uccelli mostruosi, con penne, becco ed artigli di bronzo. Con le loro penne che fungevano da dardi erano capaci di trafiggere mortalmente le loro vittime. Avevano inoltre un finissimo senso dell’udito. Ercole per sconfiggerli sfruttò proprio questa caratteristica. La dea Atena donò all’eroe delle potenti nacchere (o sonagli) di bronzo, il cui suono rese i mostruosi uccelli vulnerabili. Uccise così buona parte dello stormo utilizzando frecce avvelenate con il sangue dell’Idra di Lerna. Gli uccelli sopravvissuti invece volarono via per sempre.

  7. La cattura del toro di Creta

    L’eroe riuscì a catturare la terribile bestia, il toro di Creta, che stava creando molti problemi nell’isola. Vi riuscì grazie all’utilizzo di una particolare rete da lui costruita.

  8. Il rapimento delle cavalle di Diomede

    Le terribili cavalle di Diomede venivano nutrite con carne umana. Ercole riuscì a catturarle dopo aver ucciso il proprietario. Questi venne divorato dai suoi stessi animali.

  9. La presa della cintura di Ippolita, regina delle Amazzoni

    La richiesta relativa alla nona fatica di Ercole venne da Admeta, figlia di Euristeo. Ella desiderava la bellissima cintura d’oro della regina delle Amazzoni, Ippolita. L’oggetto, che le era stato donato dal padre Ares, la rendeva fortissima. Ercole partì con alcuni eroi, tra cui Teseo (anch’egli protagonista di 6 mitologiche fatiche), e riuscì ad ottenere la preziosa cintura dopo una battaglia con le terribili donne guerriere. Queste erano inoltre state spinte da Era ad odiarlo.

  10. Il rapimento dei buoi di Gerione

    Gerione fu un mostro con tre teste e sei braccia. I suoi buoi erano ben custoditi ai confini del mondo allora conosciuto. Ercole separò due monti e vi piantò due colonne (le colonne d’Ercole, oggi identificate con lo stretto di Gibilterra) pur di raggiungere gli animali. Nonostante una dura lotta con Gerione, riuscì nell’intento.

  11. La presa delle mele d’oro nel giardino delle Esperidi

    Ercole riuscì ad ottenere le preziose tre mele d’oro, scoprendo dove si trovava il giardino delle Esperidi. Lo fece mettendo in atto un tranello di cui fu vittima Atlante, l’unico a sapere l’esatta ubicazione del luogo.

  12. Portare vivo Cerbero a Micene

    Ercole riuscì con la forza delle sue mani a domare Cerbero, il terribile cane a tre teste che era posto a guardia degli inferi. Una volta giunto a Micene con Cerbero, il re Euristeo però ebbe così tanta paura dell’animale che ordinò ad Ercole di riportarlo indietro. Colpito dal suo coraggio, il re decise che era arrivato il momento di far terminare le fatiche di Ercole, liberando l’eroe dalla sua prigionia.

Le dodici fatiche di Ercole - Ercole e le tre mele d'oro - Eracle e Atlante
A sinistra Ercole con i tre pomi d’oro. A destra Atlante, che sorregge il mondo sulle sue spalle.

La metafora delle dodici fatiche di Ercole

Le 12 fatiche di Ercole possono essere interpretate come metafora di un cammino spirituale e di purificazione. Esse sono 12 perché nella più famosa rappresentazione scultorea nel tempio greco dedicato a Zeus ad Olimpia, sono appunto rappresentate in 12 metope (elementi architettonici del fregio dell’ordine dorico dell’architettura greca e romana).

Le leggende che circolavano intorno all’eroe e alle sue dodici fatiche, divennero poi famose nel corso dei secoli. Esse sono state narrate in particolare nella Teogonia di Esiodo e in numerose tragedie, sia di Sofocle che di Euripide. La fama dell’eroe Eracle-Ercole è rimasta intatta fino ai giorni nostri, grazie al suo coraggio e alla sua forza ma soprattutto al suo voler sfidare la morte.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/ercole-12-fatiche/feed/ 8
Caos e ordine: il mito greco https://cultura.biografieonline.it/caos-ordine-mitologia/ https://cultura.biografieonline.it/caos-ordine-mitologia/#comments Thu, 29 Dec 2022 15:54:25 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=40774 In principio era il Chaos

Tutti i popoli antichi si sono interrogati sulla creazione del mondo e dell’uomo. Molti di essi hanno elaborato una serie di miti che spiegano a loro modo questi eventi. Essi sono i miti cosmogonici (dal greco kosmos: mondo, gonia: nascita) di solito tutti molto simili tra loro, pur appartenendo a popoli completamente diversi. Quasi tutti infatti partono dall’idea che il mondo prima della creazione fosse un ammasso di cose confuse ed indistinte: il chaos (o caos), il disordine. Solo grazie all’intervento di un dio-essere superiore, esso diventa ordine in cui poi gli esseri viventi, uomo compreso, trovano la loro collocazione.

Caos e ordine - scritta (Chaos and Order)
Nell’immagine: la scritta in inglese Order, Chaos (Ordine e Caos)

Il mito del Chaos

Il mito del Chaos è appartenente alla cultura greca: secondo gli antichi greci, infatti, la creazione del mondo avviene per opera di un dio che dal Chaos, cioè dal disordine degli elementi della materia, riesce a creare un Kosmos cioè l’ordine e la compostezza.

Tale mito inizia con la descrizione del Chaos: tutta la materia si trovava immersa in un’immensa voragine ed era tutto mescolato senza ordine.

Da questo disordine si formarono:

  • Gea, cioè la terra;
  • il Tartaro, cioè la sede degli inferi al di sotto della terra;
  • il dio Amore.

Infine si formarono:

  • il regno dei morti (Erebo);
  • la Notte.

Insieme generarono l’Aria e il Giorno. La Terra diede poi vita al Cielo e ai Titani. Tutto era però mischiato: non c’era la luce, la luna cambiava forma, la terra era instabile, il mare non bagnava la terra stessa, tutti gli elementi si scontravano tra di loro creando instabilità.

C’era bisogno di una divinità che mettesse finalmente ordine a tutto questo: questo dio finalmente separò:

  • la terra dal cielo;
  • l’acqua dalla terra;
  • il cielo dall’aria.

Poi iniziò a distinguere tutte le parti, dividendo le acque dal mare da quelle dei fiumi, dei laghi, degli stagni; poi innalzò le montagne e ricoprì di verde le pianure.

Divise il mondo in cinque parti, alcune molto calde altre molto fredde; quelle intermedie invece perfette per essere abitate.

Poi formò le nubi e i venti, e le stelle iniziarono a brillare. Formò anche ogni tipo di animale sulla terra, che poi si diffuse in ogni angolo.

A questi animali però ne mancava uno: l’uomo. Egli fu creato a immagine degli dei e, a differenza degli animali, egli non guardava in basso ma verso il cielo.

Così dal Caos e dal disordine, secondo i greci nacque il Kosmos, cioè l’ordine.

Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella che danzi – Celebre frase di Nietzsche
Una celebre frase di Nietzsche recita: “Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella che danzi“.

Che cos’è il mito

Il mito è una forma di narrazione che, attraverso un racconto fantasioso, cerca di dare risposte all’origine della terra oppure a diversi aspetti della realtà.

Tutte le comunità primitive hanno iniziato a cercare di scoprire il segreto del mondo e dell’origine dell’universo. Ognuna di loro ha poi creato la propria spiegazione.

Inizialmente i miti venivano tramandati solo oralmente, in particolare quelli greci e romani, poi piano piano sono stati trascritti dai poeti e dai cantori e sono arrivati fino ai giorni nostri.

Le tematiche sono più o meno sempre le stesse: da cosa nasce il mondo, chi lo ha creato e perché, chi ha creato l’uomo.

Il mito ci dà inoltre anche informazioni riguardo il popolo che lo ha elaborato: che tipo di civiltà era, che tipo di ambiente e di società c’era, qual era la loro religione. È quindi in grado di fornire informazioni sul popolo stesso.

Ci sono poi diversi tipi di mito; quello di cui abbiamo trattato fa parte di quelli che spiegano l’origine del mondo e degli uomini; poi ci sono quelli che descrivono la nascita di fenomeni naturali; quelli che descrivono imprese degli eroi (un esempio su tutti: Ulisse e l’Odissea).

La mitologia è una raccolta di storie molto importante: essa fornisce non solo molto dati sulle civiltà, ma anche molte interpretazioni e visioni del mondo.

Una curiosità letteraria

Il libro Panta Rei di Luciano De Crescenzo inizia con questa frase:

Non a caso Caos è l’anagramma di Cosa o Caso.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/caos-ordine-mitologia/feed/ 1
Morfeo nella mitologia e nella cultura https://cultura.biografieonline.it/morfeo-mito/ https://cultura.biografieonline.it/morfeo-mito/#respond Tue, 14 Jun 2022 06:42:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=38573 Morfeo è una figura della mitologia greca a cui è legata la tradizione e la cultura occidentale che riguarda il mondo dell’onirico e della notte.

Chi è Morfeo?

Egli era considerato il dio dei sogni: era figlio di Ipno e Nyx (la Notte).

La parola Morfeo deriva del greco morphe, che significa forma.

Morfeo dipinto da William Ernest Reynolds-Stephens
Nelle braccia di Morfeo (In The Arms of Morpheus, 1894) • Dipinto di William Reynolds-Stephens

La tradizione

Secondo il poeta Esiodo i sogni erano figli della notte. Ma l’idea di una divinità specifica dedicata ai sogni è arrivata più tardi. Fu Ovidio a scrivere di Morfeo nella sua opera Metamorfosi. Ovidio parla di Hypnos (il sonno), fratello gemello di Thanatos, che aveva il potere di addormentare sia le divinità che gli uomini.

Ovidio attribuì questi nomi ai tre figli di Hypnos

  • Morfeo,
  • Fobetore,
  • Fantaso.

Nell’Iliade, Omero indica un’unica divinità: Oniro. Essa include tutte le caratteristiche sopra citate.

Il mito di Morfeo

Come accennato, il mito di Morfeo viene esplicitato per la prima volta in forma scritta nelle Metamorfosi. Egli è il dio del sonno ed è rappresentato con le ali.

Morfeo si avvicina piano piano a chi sta dormendo, senza fare rumore, senza farsi sentire; e assume la forma delle persone o delle cose sognate.

Inoltre egli porta sempre con sé un mazzo di papaveri. Con questi fiori, sfiora gli occhi di chi è addormentato per indurre l’incantesimo.

Dona quindi agli uomini delle realistiche illusioni, assumendo sembianze e forme umane.

Grazie al potere dei papaveri crea queste scene, che a volte possono essere anche negative.

I suoi fratelli hanno invece altri poteri:

  • Fobetore fa apparire nei sogni gli animali; è considerato il dio degli incubi, poiché genera spesso bestie feroci.
  • Fantaso è il creatore di paesaggi e di oggetti inanimati.

La cultura

Questo mito è entrato a far parte della cultura di massa. Moltissimi sono infatti i riferimenti al mito di Morfeo o al suo personaggio. Alcuni esempi di seguito:

  • Nella lingua italiana esiste il modo di dire essere tra le braccia di Morfeo, oppure cadere nelle braccia di Morfeo: viene utilizzato per indicare un momento di riposo profondo.
  • E’ presente nella saga letteraria Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo (nata nella seconda metà degli anni 2000).
  • Nel film Matrix (e nella saga) è il nome di uno dei personaggi più importanti, Morpheus, capitano della Nabucodonosor (interpretato da Laurence Fishburne).
  • E’ uno dei personaggi principali della serie di fumetti Sandman, di Neil Gaiman.
  • In pittura è rappresentato spesso abbracciato al padre Hypnos.
illustrazione di Morpheus dal film Matrix
Illustrazione: il personaggio di Morpheus nel film Matrix (1999) offre la scelta tra pillola rossa e pillola blu
]]>
https://cultura.biografieonline.it/morfeo-mito/feed/ 0
Atlante nella mitologia: riassunto https://cultura.biografieonline.it/atlante-mitologia/ https://cultura.biografieonline.it/atlante-mitologia/#comments Fri, 21 Jan 2022 18:33:28 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=38203 Atlante è uno dei personaggi della mitologia greca più famosi. Secondo la tradizione è colui che sostiene la sfera celeste. Viene infatti rappresentato come un titano che porta il cielo sulle spalle.

atlante atlas titano

La genealogia

Secondo la genealogia, Atlante è un titano di seconda generazione. E’ figlio del titano Giapeto e della divinità delle acque Climene (secondo altre versioni di Asia).

I titani erano delle divinità nate prima degli dei dell’Olimpo. Erano stati generati da Urano (Cielo) e Gea (Terra). Essi, secondo la mitologia greca, rappresentavano le forze primordiali del cosmo prima dell’arrivo degli dei. Il loro discendente fu poi Zeus, divenuto sovrano dell’Olimpo.

Atlante sposò la ninfa Pleione. Dalla loro unione nacquero:

  • le sette Pleiadi: Alcione, Celeno, Elettra, Maia, Merope, Sterope (o Asterope) e Taigete.
  • le Iadi (portatrici di pioggia), ninfe dei boschi, delle fonti e delle paludi;
  • Iante, un arciere che fu poi ucciso dalla sua preda.

Secondo alcune fonti, tra cui Omero, Atlante era anche il padre della ninfa Calipso (così viene infatti descritto nell’Odissea).

atlante mitologia atlas mythology

Il mito di Atlante

Egli era anche il re della Mauretania, appassionato studioso di astrologia e il primo ad aver studiato astronomia.

Secondo lo storico Diodoro Sicuro, il titano fu il primo a rappresentare il mondo come una sfera: all’epoca infatti tutti gli uomini credevano che la terra fosse piatta e che terminasse alle famose colonne d’Ercole.

Per questo nell’immaginario divenne poi il titano che trasportava il cielo sulle proprie spalle.

Secondo altre fonti, invece, questa punizione gli venne scagliata da Zeus poiché durante la Titanomachia, sanguinosa guerra combattuta tra Crono e i titani contro gli dei dell’Olimpo-vecchia e nuova generazione di divinità, Atlante si schierò con Crono e non con lui.

Gli dei dell’Olimpo uscirono vittoriosi dal conflitto che durò dieci lunghi anni: per questo a venne dato il gravoso compito di sorreggere la volta.

L’inganno di Eracle

Un altro aneddoto legato alla vita di Atlante è questo: egli voleva sottrarsi al gravoso peso e tentò di ingannare Eracle (Ercole nella mitologia romana).

Si offrì per andare a raccogliere le famose mele d’oro dal giardino delle Esperidi al suo posto e passò  a lui il peso della sfera celeste. Ma Eracle era molto furbo: riuscì a convincere Atlante a riprendersi momentaneamente la volta, con la scusa di potersi mettere qualcosa sotto le ginocchia. Invece lo lasciò li, scappando a gambe levate.

Ercole e le tre mele d'oro - Eracle e Atlante
Ercole e le tre mele d’oro (Eracle e Atlante)

Secondo la tradizione, Atlante venne poi pietrificato da Perseo grazie alla testa di Medusa, perché non aveva aiutato l’eroe: così Atlante si trasformò in una catena montuosa che si trova in nord Africa.

atlante farnese statua scultura
Atlante Farnese, statua del II secolo (Museo Archeologico Nazionale di Napoli)

Curiosità

  • La prima vertebra della colonna vertebrale si chiama Atlante proprio perché sorregge il cranio, proprio come il titano sorreggeva la sfera celeste.
  • Molteplici sono i riferimenti artistici dedicati a questa figura: la prime testimonianze risalgono all’età classica.
  • Altrettanto numerose sono le rappresentazioni scultoree: la più famosa è l’Atlante Farnese che si trova oggi custodito al Museo Archeologico di Napoli.
  • La sua figura non va confusa con l’omonimo Atlante, figlio di Poseidone e Clito (citato nei dialoghi Timeo e Crizia di Platone): da questi deriverebbe il nome del leggendario luogo di Atlantide.
  • E’ il protagonista del libro Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo: la maledizione del titano.
  • E’ protagonista anche di canzoni celebri: una è La caduta di Atlante (2007) dell’artista pugliese Caparezza; un’altra è Atlas, Rise! dei Metallica (2016).
  • Ultima curiosità: sai perché si chiama atlante il libro delle carte geografiche?
]]>
https://cultura.biografieonline.it/atlante-mitologia/feed/ 5
Medusa nella mitologia e nell’arte https://cultura.biografieonline.it/medusa-mito/ https://cultura.biografieonline.it/medusa-mito/#comments Fri, 14 Jan 2022 16:17:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=37989 Medusa è una delle figure mitologiche più conosciute. Essa è una delle tre Gorgoni, mostri che secondo la leggenda erano figlie di Forco e Ceto, e che vivevano nell’estremo occidente.

Medusa di Caravaggio dipinta su uno scudo
Lo scudo dipinto da Caravaggio è una delle rappresentazioni più iconiche di Medusa nella storia dell’arte

La storia e la leggenda

Medusa aveva due sorelle, Euriale e Steno. Secondo la leggenda erano bellissime: avevano ali d’oro e mani di bronzo. Al posto dei capelli però avevano serpenti. Avevano inoltre un potere: il loro sguardo pietrificava chiunque.

Non tutte le versioni del mito raffigurano le Gorgoni come donne bellissime: secondo altri, infatti, erano bruttissime, con una bocca larga, zanne suine e la barba.

La più conosciuta tra le tre sorella era certamente Medusa. Tra loro era l’unica mortale che, per volere di Persefone, era custode degli Inferi.

Secondo Ovidio, Medusa in origine era una donna bellissima, poi è stata trasformata in mostro da Atena come punizione per aver giaciuto con Poseidone.

Di certo era una donna-mostro che tutti i più grandi eroi temevano.

Il mito dell’uccisione di Medusa

Un solo eroe fu in grado di sconfiggere il suo sguardo potente e pietrificante: Perseo.

Il giovane venne inviato dal re di Serifo, Polidette, ad ucciderla. Il re era convinto che l’eroe non sarebbe mai riuscito nell’impresa; sperava venisse eliminato dalla gorgone e sposare così sua madre Danae.

Perseo trovò prima le Graie (le custodi del luogo dove si trovavano le tre Gorgoni), alle quali rubò il loro occhio per ottenere le armi necessarie per sconfiggere Medusa:

  • l’elmo di Ade: oggetto che dona l’invisibilità;
  • una sacca magica: per riporre la testa recisa;
  • i sandali alati: per spostarsi a gran velocità.

Atena inoltre diede a Perseo uno scudo per evitare di essere pietrificato dal mostro.

Egli quindi arrivò nel luogo in cui si trovavano le Gorgoni e trovò le tre sorelle che dormivano: grazie all’aiuto di Atena e dello scudo riuscì a decapitare Medusa.

Dalla ferita fuoriuscirono immediatamente Pegaso, il cavallo alato, e il gigante Crisaore: i figli che lei aspettava da Poseidone.

Le altre due sorelle provarono a rincorrere il giovane; lui però era protetto dall’elmo che donava invisibilità, così scappò con Pegaso. Mise la testa di Medusa nella sacca come prova della sua uccisione.

La testa però non aveva perso il suo potere pietrificante, per cui Perseo la utilizzò come arma verso i suoi nemici, tra questi il re Polidette.

Perseo liberò infine la madre e diede la testa di Medusa ad Atena, che la custodì nel suo scudo.

Perseo tiene in mano la testa recisa di Medusa - scultura di Cellini
Perseo tiene in mano la testa recisa di Medusa: scultura di Benvenuto Cellini (1545-1554)

Nell’arte

La figura di Medusa è una delle più famose della cultura occidentale. Non mancano le rappresentazioni pittoriche di ogni epoca; tra le più celebri ci sono:

  • Caravaggio: Scudo con testa di Medusa, 1598 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze;
  • Rubens: Medusa, 1617-1618, Kunsthistorisches Museum, Vienna;
  • Gian Lorenzo Bernini: Busto di Medusa (scultura), 1638-1645, Musei capitolini, Roma.
Medusa dettaglio del quadro di Rubens
Dettaglio del quadro di Rubens: la decapitazione è rappresentata in modo particolarmente efferato.

Medusa compare anche in un dettaglio di un quadro di Klimt, che abbiamo analizzato: Pallade Atena.

Un’altra celebre scultura è quella di Perseo Trionfante che tiene in mano la testa della gorgone: trovi l’immagine nell’articolo sui Musei Vaticani.

La sua rappresentazione iconica è stata scelta anche per il logo della casa di moda Versace.

Logo Versace con la testa della gorgone Medusa
Il logo Versace con la testa della gorgone

Viene citata nelle Metamorfosi di Ovidio e nell’Inferno di Dante (canto IX), inoltre è utilizzata ancora oggi come figura antagonista in molti racconti fantasy e videogiochi.

Un recente libro per ragazzi che racconta questo mito (ed altri) è quello di Sabina Colloredo.

Insomma, la figura di Medusa non si è cristallizzata nel passato epico ma è rimasta ben presente nella nostra contemporaneità: tutto ciò sottolinea la grandezza e la potenza del suo mito.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/medusa-mito/feed/ 7
L’ira di Achille https://cultura.biografieonline.it/ira-di-achille/ https://cultura.biografieonline.it/ira-di-achille/#comments Tue, 14 Dec 2021 14:18:21 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=37416 L’episodio dell’ira di Achille è uno dei più importanti e famosi di tutta l’Iliade, nonché il filo rosso del poema. È inserito all’interno del primo canto e dà inizio alla vicenda narrata.

Il protagonista è Achille, considerato l’eroe per eccellenza, sempre pronto a combattere e a morire per la gloria. Già nel proemio dell’Iliade La sua ira è definita come funesta, cioè portatrice di dolori: essa provocò molte morti tra i valorosi guerrieri greci, e non solo.

Eroe leggendario

Achille è uno dei protagonisti dell’Iliade, eroe della mitologia greca e combattente leggendario della guerra di Troia. Molti sono i filoni narrativi che si sono sviluppati intorno alle leggende legate alla sua storia poiché era uno dei personaggi più amati per la sua personalità forte e combattiva.

Achille è un semidio, figlio del mortale re Peleo (per questo infatti viene chiamato spesso Pelide – figlio di Peleo) e della ninfa Teti.

Secondo una leggenda, la madre Teti, sapendo che il figlio sarebbe morto sotto le mura di Troia, lo immerse appena nato nel sacro fiume Stige per renderlo invulnerabile tenendolo per il tallone. Per questo motivo il tallone di Achille era l’unico punto debole.

Tallone di Achille: Achille morente, scultura di Filippo Albacini
Achille morente, scultura del 1823 realizzata da Filippo Albacini (Chatsworth House Sculpture Gallery, Inghilterra).

L’eroe ebbe un’ottima educazione e partecipò a molte imprese, ma la più importante, senza dubbio, fu la guerra di Troia alla quale prese parte insieme ai migliori guerrieri greci.

L’episodio che scatenò l’ira di Achille

Nel primo canto dell’Iliade, dopo il proemio, viene spiegato il motivo dell’ira dell’eroe: la guerra fra achei e troiani durava già da 9 anni e la città di Troia, nonostante fosse sotto assedio, continuava a resistere.

Crise, sacerdote di Apollo, si recò al campo acheo per riscattare la figlia Criseide, che era stata fatta schiava da Agamennone, capo degli Achei; Crise venne trattato molto male e respinto. Questo rifiuto di Agamennone provocò l’ira del dio Apollo, che per vendetta fece scoppiare una terribile pestilenza fra i greci.

Essi interpellarono l’indovino Calcane per trovare una soluzione: egli spiegò che la pestilenza era proprio dovuta all’ira di Apollo, causata dal rifiuto di restituire Criseide, tenuta come schiava. Quindi l’unica cosa da fare per fermare l’epidemia era quella di restituire la fanciulla a suo padre.

Agamennone prima si infuriò poi decise di cedere, a patto che gli venisse ceduta Briseide, la schiava del suo guerriero più forte: Achille.

Da qui si scatenò quindi l’ira dell’eroe.

Achille, dopo aver ascoltato la richiesta di Agamennone, pronunciò un discorso contro di lui chiamandolo ubriacone e vile, comandante di uomini da nulla.

Decise quindi di ritirarsi dalla battaglia e pronunciò una minaccia:

« verrà il giorno in cui i figli degli achei avranno bisogno di Achille sul campo di battaglia perché saranno minacciati dalla mano di Ettore omicida e tu, Agamennone, non potrai fare nulla, perché negasti l’onore al più forte dei guerrieri achei ».

Dall’ira alla vendetta

Senza l’aiuto di Achille il campo acheo sembrava subire l’avanzata dei troiani, quasi pronti a dar fuoco alle navi.

La situazione stava precipitando, ma Achille restò irremovibile: Patroclo, il suo migliore amico, decise quindi di scendere in battaglia; Achille gli donò le sue armi.

Patroclo venne scambiato per Achille da Ettore, che lo uccise.

Fu per questo motivo che l’eroe decise di tornare sul campo di battaglia e vendicare così la morte del suo amico.

Seguirà poi lo scontro cruento tra Achille ed Ettore.

L’ira di Achille nell’arte e nella cultura

L’ira di Achille è stata rappresentata nella storia dell’arte da molti pittori. Tra i quadri più importanti e intensi spicca il dipinto La furia di Achille, del pittore francese Charles-Antoine Coypel, realizzato nel 1737.

L’eroe si trova al centro del dipinto. Alle sue spalle c’è la dea Atena che cerca di fermarlo, ma lui calpesta e travolge corpi per dare sfogo alla sua rabbia.

La furia di Achille, quadro di Coypel, 1737
La furia di Achille (Coypel, 1737)

Achille è l’unico ad indossare un’armatura, proprio per sottolineare la differenza tra la sua furia e gli altri personaggi nudi e disarmati.

Un’altra opera è quella di Giambattista Tiepolo.

Atena impedisce ad Achille di uccidere Agamennone. Dettaglio del quadro di Giambattista Tiepolo
Atena impedisce ad Achille di uccidere Agamennone. Dettaglio dell’opera di Giambattista Tiepolo (1757) – Villa Valmarana ai Nani, Vicenza

A teatro L’ira di Achille è un’opera in due atti di Giuseppe Nicolini, su libretto di Felice Romani. La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro alla Scala di Milano il 26 dicembre 1814.

Il cinema ha narrato molte volte i classici greci: tra le opere apparse sul grande schermo ricordiamo L’ira di Achille (film del 1962 di Marino Girolami) e il celeberrimo Troy (2004, di Wolfgang Petersen).

La storia di Achille è stata raccontata anche in prosa, in anni recenti, dalla scrittrice Madeline Miller nel libro La canzone di Achille (2019); il libro pone l’accento su Achille uomo e non eroe; l’autrice ricostruisce la sua vita proprio a partire dall’amore trai due giovani, Achille e Patroclo, narrato in maniera naturale e intensa.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/ira-di-achille/feed/ 3
Il mito di Apollo e Dafne, riassunto https://cultura.biografieonline.it/apollo-dafne-mitologia/ https://cultura.biografieonline.it/apollo-dafne-mitologia/#comments Sun, 07 Nov 2021 06:11:30 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20574 Il mito di Apollo e Dafne è uno dei più conosciuti. Esso è stato tramandato prima oralmente, come è accaduto per tutti i miti greci, e poi in forma scritta da parte dei più grandi autori dell’antichità. Una delle prime fonti autorevoli è rappresentata da Le metamorfosi di  Publio Ovidio Nasone, poeta latino vissuto intorno al primo secolo d.C.. Qui il poeta descrive le trasformazioni dei personaggi, tra cui quella del mito in esame: la tormentata storia d’amore tra Apollo e Dafne, che per fuggire dal dio diventa una pianta di alloro.

Apollo e Dafne - quadro Tiepolo
Il mito di Apollo e Dafne, rappresentato da Giambattista Tiepolo. Il quadro realizzato nel 1743-1744 è conservato presso il Museo del Louvre di Parigi.

Le versioni del mito

Esistono diverse versioni del mito, con diverse conclusioni, ma gli elementi di base restano più o meno  gli stessi. Dafne, parola greca che significa lauro, è una bellissima Ninfa che fa parte del gruppo delle Naiadi, protettrici dei corsi d’acqua. Di lei si innamora il dio Apollo. Egli era uno degli dei più amati e temuti, secondo la mitologia greca. Mentre le origini di Dafne restano incerte, Apollo era figlio di Zeus (il re degli dei) e di Leto, che ebbe una relazione clandestina col dio dalla quale partorì Artemide, dea della caccia, e Apollo, dio del sole e di tutte le arti.

La storia

La storia parte con una diatriba tra Apollo e Cupido, il dio dell’Amore. Apollo era riuscito ad uccidere un temibile serpente, Pitone, e Cupido era invidioso di lui. Per vendicarsi, decise di pungere con la freccia dell’amore il dio Apollo e con la freccia dell’odio Dafne, la bellissima ninfa. Ella, però, era contesa tra il dio e un uomo mortale di nome Leucippo, figlio del re dell’Elide.

Leucippo, per guardarla mentre faceva il bagno nel fiume con le altre ninfe, decise di travestirsi da donna. Quel giorno, però, le ninfe decisero di fare il bagno nude e invitarono anche Leucippo a scoprirsi. Così facendo, smascherarono il suo travestimento e lo uccisero.

Apollo si liberò così definitivamente del rivale in amore e decise di dichiararsi a Dafne. Lei, essendo una ninfa amante della sua libertà, non voleva sottostare al volere del dio. Così, dopo il momento della dichiarazione, iniziò a scappare velocemente per non essere raggiunta. Durante la fuga, chiese aiuto alla madre terra Gea per non cadere nelle mani di Apollo.

Gea accolse il suo appello e la trasformò in un bellissimo albero di alloro, separando per sempre i due.  Da quel giorno, l’alloro divenne la pianta sacra al dio Apollo, che ne portò una corona sempre intorno al suo capo.

Questa narrata è la versione più comune del mito, ma ne esistono altre , anche se non altrettanto importanti. Da ricordare quella citata da Pausania, scrittore greco vissuto intorno al II secolo d.C.. La storia resta uguale, soltanto Dafne viene presentata come una cacciatrice vergine e non come una ninfa.

L’interpretazione del mito di Apollo e Dafne

Dal punto di vista interpretativo, il mito può essere visto come una lotta eterna tra castità (Dafne) e pulsione sessuale (Apollo). La metamorfosi è l’unica soluzione  possibile per la fanciulla per restare vergine per sempre.

Apollo e Dafne: particolare della celebre scultura del Bernini

Molti sono stati gli artisti che hanno rappresentato il mito di Apollo e Dafne. Tra questi sono da annoverare Gian Lorenzo Bernini, autore di una splendida rappresentazione scultorea dei due protagonisti, oggi conservata alla Galleria Borghese a Roma. Anche pittori come Giorgione, il Pollaiolo e Tiepolo hanno creato quadri ad essa ispirati. Qualche critico d’arte ha anche visto ne Il bacio di Klimt l’attimo prima della trasformazione di Dafne in albero, ovvero il momento in cui il dio bacia la fanciulla per la prima ed unica volta.

Il bacio di Klimt
Il bacio di Klimt: secondo alcuni anche questa celebre opera è una interpretazione del mito di Apollo e Dafne.

Quella di Dafne ed Apollo è una storia d’amore senza lieto fine ma che ha sempre affascinato il grande pubblico, dall’antica Grecia fino ai giorni nostri.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/apollo-dafne-mitologia/feed/ 3
Il mito di Orfeo e Euridice: riassunto e riferimenti nell’arte https://cultura.biografieonline.it/orfeo-euridice-mitologia/ https://cultura.biografieonline.it/orfeo-euridice-mitologia/#comments Wed, 03 Nov 2021 14:21:24 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20684 Il mito di Orfeo e Euridice è noto per essere uno dei più celebri di tutta la tradizione mitologica greca. Un amore immenso tra due giovani sposi, Orfeo, bravissimo musicista, e la bellissima ninfa Euridice, viene spezzato troppo presto. E’ una storia commovente e straziante che ha da sempre appassionato e ispirato i più grandi artisti e letterati di tutti i tempi. Esistono numerose e varie versioni del mito, ma le più importanti e famose ci sono state tramandate da Virgilio nelle Georgiche e da Ovidio nelle Metamorfosi.

Il mito di Orfeo e Euridice in un dettaglio del quadro di Eugene Delacroix - 1862
Orfeo e Euridice: dettaglio del quadro di Eugène Delacroix realizzato nel 1862

La storia

La storia racconta dell’amore tra Orfeo e Euridice, una coppia di sposi innamorati e felici. Egli era forse il figlio della musa Calliope e del re tracio Eagro. Euridice era una bellissima ninfa amadriade. La loro felicità durò fino a quando il giovane Aristeo, un figlio del dio Apollo, si innamorò perdutamente della donna. Euridice, però, non ricambiava l’amore di Aristeo ed era quasi spaventata dalle attenzioni che lui le rivolgeva continuamente.

Un giorno, nel tentativo di sfuggire ad Aristeo, inciampò in un serpente velenoso, che la uccise mordendola. Orfeo si disperò terribilmente e, incurante del destino, decise di scendere agli inferi per andare a riprendersi la sua amata. Gli inferi, come prefigurati dalla mitologia greca, erano pieni di pericoli e non così semplici da aggirare per un comune mortale quale era Orfeo. Egli dovette affrontare quindi numerose prove per raggiungere Ade e Persefone, il re e la regina degli inferi, gli unici in grado di restituirgli la bella moglie.

Le prove di Orfeo

In primis dovette fronteggiare il terribile Caronte, traghettatore delle anime dei defunti. Orfeo riuscì ad ammansirlo con il suono della sua lira. Poi, con lo stesso stratagemma, riuscì ad incantare anche Cerbero, il cane a tre teste che fungeva da guardiano. Dopo aver affrontato e superato altri ostacoli, finalmente giunse al cospetto dei due sovrani degli inferi. Persefone, intenerita dall’amore di Orfeo che lo aveva spinto in un luogo tetro come quello, permise all’innamorato di riavere la moglie soltanto se, durante il tragitto che li avrebbe condotti fuori dall’Ade, egli non si sarebbe mai voltato a guardarla.

I due, Orfeo avanti e l’ombra di Euridice indietro, intrapresero così questo cammino nel tentativo di ritornare insieme nel mondo dei vivi. Ad accompagnarli c’era Ermes, il messaggero degli dei. Proprio sulla soglia Orfeo si voltò perché convinto di essere ormai del tutto fuori. Euridice, che però non era ancora uscita, scomparve per sempre.

Orfeo mentre suona la sua lira - XVI secolo
Incisione dell’artista Virgilius Solis raffigurante Orfeo mentre suona la sua lira – XVI secolo

La disperazione di Orfeo e le differenti versioni

Addolorato dalla perdita ormai irreversibile della sua amata, Orfeo pianse per sette lunghi mesi, continuando a suonare la sua lira. Da questo punto, esistono diverse versioni. Secondo Virgilio, il poeta Orfeo fu dilaniato dalle donne dei Ciconi che erano irate per la fedeltà del giovane alla moglie morta. Secondo Ovidio, invece, Orfeo morì dilaniato dalle Menadi, infuriate con lui perché aveva sviluppato una passione per gli uomini.

In tutte le versioni, però, si narra che la testa di Orfeo abbia continuato a cantare dopo essere stata separata dal corpo e gettata nel fiume Ebro. Secondo Virgilio, Orfeo viene accolto nei Campi Elisi, che rappresentano una sorta di paradiso.

Le ninfe trovano la testa di Orfeo - John William Waterhouse - Nymphs finding the Head of Orpheus - 1900
Le ninfe trovano la testa di Orfeo (John William Waterhouse, 1900)

Il mito di Orfeo e Euridice nelle arti

Come per tutti gli altri miti greci altrettanto famosi, anche quello di Orfeo e Euridice è stato notevolmente rappresentato sia in pittura, che nella scultura che nella letteratura. Famoso è il bassorilievo conservato al Museo Archeologico di Napoli, di epoca romana ma copia di quello greco risalente al 410 a.C. che rappresenta proprio i due sposi con il dio Ermes che li accompagna. Diverse rappresentazioni sono state rinvenute anche su vasi di terracotta.

Orfeo ed Euridice - Rodin - scultura
Orfeo ed Euridice: scultura di Rodin

In tempi più recenti, il mito di Orfeo ed Euridice è stato rappresentato da pittori come Delacroix e Waterhouse.

Nel campo della letteratura e della musica molte sono state le rivisitazioni moderne del mito di Orfeo ed Euridice. Pensando all’Italia, non si può non citare l’attenzione verso la rivisitazione del mito soprattutto nel Novecento ad opera dei più grandi letterati. Tra essi, Cesare Pavese con i suoi Dialoghi con Leucò (1947) e Gesualdo Bufalino con Il ritorno di Euridice.

Quella dei due amanti è una storia d’amore che non è riuscita a superare il confine della morte e che, proprio per questo, ha raggiunto una fama che va oltre il tempo e lo scorrere degli eventi storici.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/orfeo-euridice-mitologia/feed/ 5
Circe nella mitologia: chi era e cosa rappresenta https://cultura.biografieonline.it/circe-mitologia/ https://cultura.biografieonline.it/circe-mitologia/#comments Wed, 20 Oct 2021 20:36:49 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=36282 La figura della maga Circe è da sempre avvolta dalla leggenda, sin da quando la sua storia divenne famosa grazie al racconto del suo incontro con Ulisse presente nell’Odissea di Omero. Nell’opera omerica è indicata come una dea. Non esistono in letteratura molte fonti riguardanti la sua storia, se non quelle dello stesso Omero, di Virgilio, di Ovidio con Le Metamorfosi e alcuni altri autori greci. La figura della dea-maga è narrata anche nel ciclo degli Argonauti, in cui compare proprio nel ruolo di zia di Medea, moglie di Giasone.

Circe maga e dea mitologia
“Circe offre la coppa ad Odisseo”, dettaglio del quadro di John William Waterhouse (1891) • L’etimologia del nome Circe, dal greco kiv rko, sparviero.

La storia di Circe

Secondo la tradizione, Circe sarebbe figlia di Elio, dio del sole, e della ninfa Perseide; è sorella di Eete, sovrano della Colchide e padre di Medea, e Pasifae che sposò Minosse re di Creta e che generò il Minotauro.

Circe avrebbe quindi ottenuto l’immortalità e i poteri magici dal padre, mentre la voce melodiosa e umana dalla madre. Non si hanno molte notizie sulla sua infanzia, sappiamo solo che ella da adolescente si innamorò dell’umano Glauco. Il giovane, però, non la ricambiava ed era attratto della bellissima ninfa Scilla. Circe, pazza di gelosia, creò una pozione magica e trasformò la ragazza in un orrendo mostro marino che dimorò lungo le coste della Calabria diventando il terrore dei naviganti. Circe scoprì quindi di possedere alcuni poteri e di saper manipolare le erbe magiche (pharmaka), e divenne esperta nell’arte della trasfigurazione.

Non si sa molto altro di lei, se non che da adulta visse nell’isola di Eea (attualmente identificata come il promontorio del Circeo, nel basso Lazio) attirando i naviganti bisognosi di ristoro con la sua voce melodiosa.

La maga viveva circondata da bestie feroci che però aveva reso mansuete; si dilettava a creare filtri e pozioni nel suo laboratorio.

Circe con una tigre, quadro di John Collier del 1885
La figura di Circe rappresenta il fascino della natura e dell’istinto a cui i deboli soccombono diventando simili alle bestie. Simbolicamente ella rappresenta la lusinga sessuale femminile e la seduzione calcolata. (Nella foto: Circe con una tigre, quadro di John Collier del 1885)

L’incontro con Ulisse

Anche Ulisse, il protagonista dell’Odissea che viaggiò per dieci lunghi anni attraverso il Mediterraneo, incontrò la maga Circe. Lui e i suoi uomini si ritrovarono ad approdare ad Eea dopo aver visitato il paese dei Lestrigoni (zona geografica forse identificabile con la Sardegna).

«E arrivammo all’isola Ea: vi abitava
Circe dai riccioli belli, dea tremenda con voce umana»

Odissea, X, 135-6

Non appena approdarono sulle rive dell’isola, Ulisse inviò un piccolo gruppo dei suoi in esplorazione: l’isola sembrava disabitata ma essi sentirono una voce melodiosa e la seguirono, fino a giungere dalla maga.

Qui Circe li fece prima banchettare, poi, grazie ad un filtro – ciceone – li trasformò in porci. Tra di loro solo Euriloco non venne trasformato; questi tornò alla nave ad avvisare Ulisse. Egli, con l’aiuto di un’erba magica offertagli da Ermes (il moly), riuscì a non trasformarsi e arrivò a minacciare la maga di ucciderla se non avesse liberato i suoi uomini dall’incantesimo.

Messa alle strette, Circe trasformò di nuovo l’equipaggio in esseri umani e offrì a loro ospitalità.

La permanenza sull’isola durò molto più del previsto: Ulisse e Circe, infatti, vissero una passionale storia d’amore per quasi un anno.

Dalla loro unione sarebbe nato anche un figlio, di nome Telegono, cresciuto dalla madre fino all’età adolescenziale. Egli, secondo la Telegonia (poema epico attribuito a Eugamone di Cirene), si sarebbe poi recato ad Itaca dove avrebbe ucciso suo padre per errore e sarebbe diventato il fondatore di Tuscolo o Preneste.

La vita della maga Circa dopo l’incontro con Ulisse

Dopo la storia con Ulisse, Circe si sarebbe occupata del figlio avuto da lui, dedicandosi ad una nuova vita.

Le leggende narrano che la maga avrebbe poi sposato Telemaco, il figlio di Ulisse e Penelope, per vivere insieme a lui la sua vita immortale.

Ulisse insegue la dea-maga (vaso conservato al Met di New York)
Ulisse insegue e minaccia la dea-maga (vaso greco conservato al Met di New York).

Curiosità

Molte sono le rappresentazioni pittoriche del mito della maga Circe e del suo incontro con Ulisse; alcuni frammenti e vasi sono conservati al Museo Archeologico Nazionale di Atene e al Metropolitan Museum of Art di New York.

La figura della dea è ritornata alla ribalta nel 2018 quando la scrittrice americana Madeline Miller le ha dedicato un romanzo di grande successo (dal titolo Circe): in esso, la storia di Circe viene raccontata con straordinaria umanità dalla sua infanzia fino alla maturità, facendo emergere il contrasto tra il suo essere dea e donna allo stesso tempo. Circe nel racconto prova quindi le emozioni di una donna, piena di contraddizioni, alla ricerca della sua felicità terrena.

Nacqui quando ancora non esisteva nome per ciò che ero. Mi chiamarono ninfa, presumendo che sarei stata come mia madre, le zie e le migliaia di cugine. Ultime fra le dee minori, i nostri poteri erano così modesti da garantirci a malapena l’immortalità. Parlavamo ai pesci e coltivavamo fiori, distillavamo la pioggia dalle nubi e il sale dalle onde. Quella parola, ninfa, misurava l’estensione e l’ampiezza del nostro futuro. Nella nostra lingua significa non solo dea, ma sposa.

Incipit del libro di Madeline Miller

A Circe è dedicato un cratere su Teti, satellite di Saturno, e anche un asteroide.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/circe-mitologia/feed/ 3
Prometeo, il mito https://cultura.biografieonline.it/prometeo/ https://cultura.biografieonline.it/prometeo/#comments Sun, 17 Oct 2021 07:55:39 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23926 I personaggi mitologici esercitano il loro fascino anche sull’uomo moderno. La mitologia antica richiama modelli universali, archetipi dell’umanità aldilà di ogni limite geografico e storico, quindi sempre validi. I miti rappresentano le forze che popolano il mondo interiore degli esseri umani e le esperienze fondamentali che questi affrontano durante la loro esistenza terrena: il bene, il male, il rapporto con la Natura, il cambiamento, l’amore, l’odio. Tra i personaggi mitologici più conosciuti vi è Prometeo, che è a metà strada tra un dio e un uomo e non appartiene del tutto alla categoria degli Dei Olimpici.

Discendenza di Prometeo ed origine del suo nome

Prometeo è un Titano come il padre Giapeto (fratello di Cronos), ma non appartiene alla stirpe degli Dei dell’Olimpo. Il nome Prometeo deriva da “pro- metis” (il preveggente, colui che pensa prima degli altri). Per quanto riguarda la donna che mise al mondo Prometeo, la tradizione greca non ha elementi univoci: c’è chi riferisce il nome di Climene e chi invece quello di Asia, figlia di Oceano.

Prometeo
Prometeo porta il fuoco al genere umano – Dettaglio tratto da un’opera di Friedrich Heinrich Füger, 1817 (Neue Galerie, Kassel, Germania)

L’alter-ego di Prometeo è il fratello Epimeteo, che a causa della sua impulsività e mancanza di razionalità viene ingannato da Zeus. Oltre ad Epimeteo, la tradizione mitologica attribuisce altri due fratelli a Prometeo: Menezio e Atlante. Fra i tre, Prometeo si distingue per astuzia e scaltrezza e si schiera sempre con gli esseri umani contro gli Dei, rappresentati dal Divino Zeus, che per questo è puntualmente adirato con lui.

Prometeo e il destino degli uomini

Il mito di Prometeo si ricollega direttamente alla nascita dell’umanità e alla conseguente frattura tra gli Dei e gli uomini. Vi era infatti un tempo in cui questi vivevano insieme senza alcuna discordia.

Un giorno però tra gli dei e gli uomini nasce una discussione circa la spartizione delle parti di un toro. Zeus, chiamato ad intervenire per risolvere la questione, pensa di affidare la decisione al saggio Prometeo.

La spartizione dell’animale non rappresenta un’operazione puramente tecnica, in quanto segna il netto confine tra la condizione degli Dei e quella degli uomini. Su Prometeo incombe il compito assai gravoso di definire l’esatta frontiera tra il mondo degli Dei e quello degli uomini.

L’inganno di Prometeo a Zeus

Prometeo procede con estrema cura alla pulizia dell’animale, taglia la carne, raccoglie le ossa e nasconde la parte più polposa all’interno del ventre sporco e viscido del toro. Poi ne ricava due pacchetti e li sottopone al vaglio di Zeus, che opta per la parte di carne che in apparenza sembra più appetitosa e di colore chiaro. Una volta aperto il pacchetto, però, Zeus si rende conto di essere stato ingannato, in quanto l’involucro contiene soltanto ossa, ben pulite e astutamente raccolte. L’ira di Zeus verso Prometeo a questo punto è incontenibile.

Il fuoco e le conseguenze dell’inganno

A seguito dell’inganno di Prometeo, Zeus decide di sottrarre agli uomini uno dei beni più preziosi, il fuoco. Questo fa ripiombare l’umanità ad un livello inferiore, più simile a quello delle bestie. Il fuoco è un elemento naturale che nella mitologia greca simboleggia la forza divina e rappresenta il potere della conoscenza che gli Dei avevano concesso agli uomini per raggiungere il progresso.

Prometeo

Oltre al fuoco, Zeus toglie agli uomini la disponibilità del grano, considerato la principale fonte di nutrimento e che, in passato, cresceva spontaneamente nei campi, senza alcuna fatica. D’ora in poi gli uomini saranno costretti a lavorare duramente per fare crescere il grano, scavando nella nuda terra e aspettando che i semi piantati germoglino per procedere alla raccolta.

Prometeo e il seme di fuoco

Prometeo, però, per riparare alla sventura arrecata agli uomini, si introduce nell’Olimpo e riesce a rubare un “seme di fuoco” e lo porta via in una canna senza essere visto. Il fuoco che Prometeo dona agli uomini non è però come quello divino. Essendo generato da un seme va sempre alimentato. Quando il Padre degli Dei si accorge che il fuoco è tornato a brillare nel mondo degli uomini, si adira tantissimo, e medita una vendetta furiosa. Infatti dopo poco tempo questi ordina ad Efesto, il Dio della metallurgia, di plasmare in argilla una forma femminile giovane e bella sulla quale le dee dell’Olimpo soffiano l’alito della vita per renderla in tutto per tutto simile ad una donna in carne e ossa.

Pandora, il vaso e i mali del mondo

Tale archetipo di donna si chiama Pandora, bellissima e adornata di gioielli splendenti, e somiglia ad una Dea. Dietro la sua bellezza disarmante si cela l’inganno. Per timore che l’ira divina possa colpire lo sprovveduto Epimedeo, Prometeo si fa giurare dal fratello di non accettare alcun dono proveniente dagli Dei. Ma quando la splendida Pandora gli fa visita, Epimedeo dimentica qualsiasi giuramento e si lascia sedurre dalla donna. Epimedeo prende in sposa Pandora e la fa vivere in casa sua.

Zeus intende portare a termine il suo piano di vendetta. Dice quindi alla donna di cercare in casa del marito una giara, che sia ben coperta e nascosta. Pandora si mette alla ricerca della giara appena il marito esce, e la trova in dispensa. Su suggerimento di Zeus, apre il coperchio per guardare cosa contiene, ma poi lo richiude subito come il Dio gli dice di fare.

Dalla giara escono fuori tutti i mali del mondo che, fino a quel momento, erano rimasti nascosti senza abbattersi sugli uomini: dolore, paura, povertà, morte, guerra, violenza. Solo l’attesa del futuro (“elpis”) resta intrappolata all’interno del contenitore, lasciando almeno agli uomini la possibilità di avere la speranza come unica consolazione. Da questo episodio nasce il mito del vaso di Pandora.

Prometeo e Chirone

La punizione nei confronti di Prometeo è abbastanza dura, dato che Zeus lo imprigiona su una montagna legandolo ad una colonna. Il povero Prometeo diventa la vittima dell’aquila di Zeus, che si ciba della sua carne. Ogni giorno il rapace divora il fegato di Prometeo che il giorno dopo gli ricresce per diventare nuovamente cibo per l’aquila.

A liberare Prometeo da questa triste sorte interviene il Centauro Chirone, che è immortale. Tra Prometeo e Chirone avviene uno scambio: il primo riceve da Chirone l’immortalità in cambio del suo diritto a morire. Il povero Chirone, ferito, soffre tantissimo fisicamente e vorrebbe mettere fine al suo dolore con la morte, ma essendo immortale non gli è concesso. Grazie a questo scambio Prometeo è finalmente libero.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/prometeo/feed/ 5