maya Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 03 Nov 2023 09:06:55 +0000 it-IT hourly 1 Perché la civiltà Maya scomparve? https://cultura.biografieonline.it/scomparsa-della-civilta-maya/ https://cultura.biografieonline.it/scomparsa-della-civilta-maya/#comments Fri, 25 Oct 2013 05:08:29 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8211 Visse un periodo prospero, di ricchezza e di magnificenza tra il 300 e il 900 d. C, poi improvvisamente la civiltà dei Maya subì un tracollo, fino alla misteriosa scomparsa. Ogni civiltà ha periodi di ascesa e di declino ma mai nessuna civiltà scomparve in maniera così improvvisa e misteriosa. Sono varie le ipotesi che si attribuiscono sulla fine della civiltà Maya.

Il tempio maya di Kukulkàn
Il tempio maya di Kukulkàn

Nel periodo di massimo splendore della civiltà, fiorirono almeno una sessantina di grandi città, abitate in media da 60-70 mila persone e a Tikal, uno dei centri più importanti, furono costruiti più di 3000 edifici, tra cui piramidi e palazzi. In quel periodo, il popolo Maya viveva in mezzo a tali edifici, piazze e palazzi maestosi, discutendo di filosofia e utilizzando un elaborato calendario solare.

Le grandi scoperte dei Maya, come la matematica e la scrittura, si fondavano seguendo una base religiosa. Negli anni a venire, però, questa grande civiltà iniziò ad abbandonare le fiorenti città e da lì a poco, iniziò la fase di declino che durò almeno due secoli.

Tra le ipotesi che sono state attribuite alla fine della civiltà Maya ci sarebbero le eruzioni vulcaniche; altri parlano di popoli invasori che avrebbero annientato la popolazione rendendo disabitate le città; secondo altri studiosi, invece, sarebbe da ricondurre alla coltivazione dei campi, dato che il loro sostentamento dipendeva quasi esclusivamente dall’agricoltura. Siccome non erano a conoscenza delle tecniche agrarie di oggi, coltivarono sempre le stesse piante portando così i terreni a diventare aridi ed improduttivi; inoltre l’arrivo di un lunghissimo periodo di siccità, mise in forte difficoltà il popolo Maya che si trovò senza cibo e senza acqua.

Secondo, invece, un team internazionale di studiosi, l’ipotesi più accreditata per la fine della civiltà Maya, sarebbe quella della trasformazione del clima, da umido a secco che nel tempo obbligò il popolo a migrare verso le coste, alla ricerca di una vita meno ostica.

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I Maya e la guerra https://cultura.biografieonline.it/i-maya-e-la-guerra/ https://cultura.biografieonline.it/i-maya-e-la-guerra/#comments Fri, 13 Jul 2012 08:56:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=3081 I Maya, come tutte le civiltà in espansione e organizzate in una struttura complessa, avevano bisogno di un’organizzazione militare adeguata al loro tempo e alle loro esigenze. In primis per difendere il territorio e conquistarne altri; poi per approvvigionarsi di schiavi da impiegare nelle costruzioni di templi e palazzi e per le famiglie nobili che li utilizzavano nei loro possedimenti. In seguito anche per i sacrifici umani che nell’epoca post classica, dal 987 d. C. in poi,  raggiunsero un apice di violenza senza precedenti. Spesso, infatti, i prigionieri venivano tenuti come schiavi per diversi anni e poi venivano uccisi nei sacrifici oppure venivano costretti a partecipare al gioco della palla  e se perdevano venivano uccisi.

Guerriero Maya

Le città stato

I Maya, a differenza degli Aztechi e degli Inca, non avevano una capitale che rappresentava il potere centrale e che gestiva l’amministrazione e l’organizzazione dell’impero ma erano suddivisi in città stato. Ogni città aveva una proprio re, un sacerdote supremo e una casta sacerdotale, un’amministrazione autonoma e un’organizzazione militare comandata dal sovrano.

Naturalmente c’erano alcuni elementi che le legavano, come ad esempio la lingua, il commercio e altre aspetti della loro cultura che però non erano sufficienti ad unirle in un unico regno. Infatti le città erano in potenziale conflitto fra loro; erano oggetto di rivalità di ogni genere e a volte queste rivalità sfociavano in guerre. Più spesso avvenivano dei raid in un territorio vicino per uccidere qualcuno, rapirlo e  renderlo schiavo o per dimostrare la propria superiorità.

Tali attacchi spesso erano comandati dal re o dal capo spirituale della città, il sacerdote supremo. La cattura di un membro della casta sacerdotale o di un aristocratico era uno degli obiettivi dell’attacco. Se si riusciva nello scopo la vittoria aveva un valore più alto.

I Maya e la guerra
I Maya e la guerra

I Maya e la guerra: la strategia militare

Il capo militare era il re, il quale impartiva le regole della strategia di una battaglia e a volte partecipava egli stesso allo scontro. Nelle città e nelle comunità più piccole, dove non vi era un esercito organizzato, gli uomini combattevano in cambio di schiavi o di altre ricompense. Al termine del loro servizio tornavano alle occupazioni tradizionali.

Nelle città più grandi, invece, dove esistevano eserciti organizzati, i soldati ricevevano un compenso regolare ed erano comandati da membri di famiglie aristocratiche che svolgevano il ruolo di generali. Questi generali avevano un compito soprattutto organizzativo, spesso andavano anche in battaglia, altre volte si limitavano a dirigere i movimenti dei soldati, lasciando il comando sul territorio ad altri ufficiali, anch’essi di rango aristocratico o di famiglia tradizionalmente inserita nel rango militare.

Le fortificazioni

La verità storica sulle battaglie dei Maya può essere confermata dall’architettura militare. Le città, che fossero piccole o grandi, erano sempre circondate e protette da una difesa. La struttura difensiva variava: alcune città  erano circondate da piccoli ammassi di terra,  palizzate oppure dalla vegetazione, i cui accessi erano opportunamente sorvegliati.

Altre città, le più grandi, avevano cinte murarie la cui altezza era di circa tre metri, tre metri e mezzo e le mura erano formate da pietre. In alcuni casi circondavano due volte la città e in altri casi c’erano altre cinte all’interno della città stessa, a protezione di alcuni palazzi.

Prima della battaglia

Per prepararsi alla battaglia i maya praticavano una ritualità intrisa di usi e costumi tradizionali e spirituali. I guerrieri partecipavano a riti in cui  chiedevano agli dei aiuto e protezione per la battaglia. I canti, le danze e l’utilizzo degli strumenti musicali venivano utilizzati come riti religiosi e sociali e tali cerimonie venivano ufficiate dai sacerdoti che in alcuni casi erano anche comandanti militari.

La simbologia dei loro amuleti veniva spesso portata in battaglia. Le stesse armature leggere che indossavano avevano una simbologia spirituale e una ricchezza di contenuti sociali. Infatti, chi vinceva la battaglia distruggeva i simboli religiosi dell’avversario, umiliandolo con la cattura e la prigionia.

Illustrazione di un guerriero Maya armato
Illustrazione di un guerriero Maya armato

Le armi Maya

I maya utilizzavano due tipi di lancia, una lunga che poteva colpire a decine di metri di distanza e un più piccola per gli scontri ravvicinati. Usavano anche cerbottane, mazze di legno con la punta di ossidiana e asce con la punta di selce. Si muovevano velocemente e attaccavano su terreni aperti o in mezzo alla vegetazione che spesso veniva sfruttata strategicamente per ordire trappole o per costruire ritirate offensive.

L’armatura leggera era costituita da elmi ma soprattutto da copricapo costituiti di legno o tessuto; indossavano mantelli con disegni che potevano simboleggiare la forza degli animali o di figure mitologiche. Non utilizzavano ancora i  metalli e le loro armi spesso venivano utilizzate contemporaneamente nel corpo a corpo.

La guerra fu una delle cause del declino dei Maya. Non fu la più importante ma contribuì alla distruzione di molte città, soprattutto nel periodo post-classico.

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I Maya e lo sport: il gioco della palla https://cultura.biografieonline.it/i-maya-e-lo-sport-il-gioco-della-palla/ https://cultura.biografieonline.it/i-maya-e-lo-sport-il-gioco-della-palla/#comments Sun, 08 Jul 2012 17:09:11 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=3017 Lo sport a squadre è tradizionalmente una simulazione della guerra. Lo scontro fra due o più fazioni avversarie, in cui si svolge un confronto che dovrà terminare con la vittoria dell’uno o dell’altro, ha sempre rappresentato una guerra a cui partecipavano indirettamente i tifosi dell’una e dell’altra squadra o fazione sia che questo sport fosse pacifico sia che avesse implicazioni violente. Vediamo in questo articolo la relazione tra i Maya e lo sport.

I maya e il gioco della palla
I maya e il gioco della palla

I Maya e lo sport: il gioco della palla

Il gioco della palla nella cultura Maya rappresentò bene questo fenomeno. Fu il gioco più importante di questa straordinaria cultura e sicuramente il più popolare e ricco di simbologia. Il gioco avveniva in un campo di pietra con ai lati due pareti posizionate in obliquo, una di fronte all’altra. Le dimensioni di questi campi variavano, il più grande misurava 419 piedi di lunghezza per 114 di larghezza.

Attaccati a queste due pareti e posti molto in alto c’erano alcuni anelli.

Le squadre si confrontavano sul terreno orizzontale e dovevano, senza usare le mani, lanciare la palla dentro ad uno di questi anelli. La palla doveva correre sulle pareti oblique e non doveva mai toccare terra. La difficoltà era tale che quando la palla passava attraverso un anello la partita finiva. Il gioco era un confronto molto atteso dalla popolazione maya perché assumeva anche una dimensione solenne, una ritualità che si intersecava con i riti religiosi e aveva una propria espressione cerimoniale.

I maya e il gioco della palla
I maya e il gioco della palla

La simbologia

Alle partite partecipavano come spettatori i sacerdoti e i re e, sia prima, durante e dopo, venivano cantate e suonate canzoni che accompagnavano la messa in scena di un gioco che coinvolgeva direttamente e indirettamente tutta la popolazione.

Il gioco aveva, infatti, una simbologia mitologica.

Il confronto fra le due squadre rappresentava la lotta fra gli dei del cielo e i signori che abitavano il mondo sotterraneo.

La palla invece rappresentava il sole.

Questa simbologia seguiva lo spirito religioso dei maya che adoravano la dualità della natura e quindi la fertilità e la vita che proveniva dal cielo e dalla terra e la morte che proveniva dal mondo sotterraneo.

Un rituale cruento

La ritualità del gioco della palla prevedeva un risultato estremo.

La squadra che vinceva diventava molto popolare e veniva trattata con ogni riguardo e considerazione.

Diventavano, insomma, delle celebrità e il loro leader riceveva onori e doni dal sacerdote supremo e dal re.

La squadra che perdeva, invece, veniva disonorata.

Il leader, invece, veniva ucciso.

Questo avveniva sia in onore del senso del confronto bellico che imperniava il gioco sia come sacrificio agli dei.

Quindi il gioco della palla, proprio per questa sua ritualità cruenta, diventava parte della ritualità religiosa con il sacrificio umano che ne chiudeva lo svolgimento e ne ampliava la simbologia.

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I Maya e la religione https://cultura.biografieonline.it/i-maya-e-la-religione/ https://cultura.biografieonline.it/i-maya-e-la-religione/#comments Sun, 08 Jul 2012 16:57:33 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=3012 Ciò che rende una religione complessa è la fase stanziale di un popolo, cioè il passaggio dal nomadismo ad un luogo stabile nel quale una società costruisce i suoi usi e costumi anche in base all’influenza del contesto in cui risiede. Fra gli usi e costumi che caratterizzano una società la religione è uno degli aspetti più importanti, perché la sua evoluzione storica lascia più tracce di altri costumi e tradizioni, inoltre  la sua funzionalità appartiene ad una casta che conosce e pratica le arti della memoria, fra queste il disegno e la scrittura. Anche i Maya ebbero un periodo di nomadismo che si concluse con il passaggio ad un’esistenza sedentaria.

Maya

Durante il primo periodo, mentre si spostavano da un luogo all’altro, alla ricerca di cibo e migliori condizioni di vita, i loro usi religiosi erano limitati. Il popolo Maya all’epoca adorava la natura in alcune sue manifestazioni e non aveva una casta sacerdotale ma ogni famiglia officiava dei sacrifici secondo le indicazioni del capo famiglia.

Le credenze dei Maya in questo periodo erano legate ad una forma di adorazione verso la dualità intrinseca nella natura, quindi la vita e la morte, il sole e la luna, il giorno e la notte, il genere maschile e il genere femminile. In questo periodo il rapporto con la natura era molto forte con una profonda ricerca del legame tra uomo e natura stessa.

In seguito grazie alla scoperta dell’agricoltura e quindi ad una forma di sostentamento che richiedeva anche l’organizzazione territoriale della società, i Maya svilupparono una religione complessa in cui la casta sacerdotale aveva un potere notevole e che consacrò nel tempo, aumentando la complessità dei riti e della relazione fra uomini e dei. Il dio creatore di tutte le cose era Itzamà, dio del sole, che veniva adorato soprattutto perché protettore dell’agricoltura. Oltre a lui venivano adorati Kukulkàn, dio che rappresentava il cielo; Ixchel, dea della luna, che proteggeva la fertilità e la donna; Ahpuch, dio della morte.

Il tempio maya di Kukulkàn
Il tempio maya di Kukulkàn

L’amministrazione della religione e dei riti era governata dalla casta sacerdotale che deteneva le conoscenze culturali più importanti, oltre al calendario dei riti, delle feste e degli usi cerimoniali dei sacrifici. I sacerdoti indossavano la pelle degli animali più rappresentativi, il giaguaro e il cervo per assorbirne le qualità.

E’ da notare come i sacerdoti Maya non furono solo amministratori della religione ma anche dell’organizzazione politica e sociale del popolo e questo perché il potere spirituale influenzò anche il potere temporale permettendo a uomini colti che conoscevano l’astronomia, la matematica e la fisica di diventare anche amministratori della cosa pubblica legiferando e insegnando i limiti della libertà al popolo.

La fase stanziale permise anche la creazione di templi sempre più grandi e imponenti. Naturalmente la casta sacerdotale costituì a questo punto una realtà a parte rispetto alla popolazione la quale non sempre seguiva la ritualità ufficiale, creandosi una propria credenza religiosa parallela a quella ufficiale e per certi aspetti più radicata. Infatti, i sacerdoti erano gerarchicamente la casta più potente all’interno della quale vi era una suddivisioni di compiti e di potere più complessa e articolata che in altre società e comunità dello stesso periodo.

Nella casta superiore i sacerdoti svolgevano occupazioni di carattere intellettuale studiando la matematica, la posizione dei pianeti e delle stelle, arricchendo e conservando archivi di pergamene su argomenti di varia natura soprattutto storici, amministrativi e religiosi, praticando la medicina e sperimentando l’architettura, soprattutto dei templi. Nella casta inferiore vi erano invece i sacerdoti che praticavano i sacrifici. Vi era un sommo sacerdote che comandava su tutti gli altri, il suo nome era Ahaucan, ed era potente come un re.

I riti prevedevano offerte di frutta, fiori e animali nel periodo pre-classico (dal 1500 a. C. al 317 d. C.) e nel periodo classico (dal 317 d. C. al 987 d. C.) ma nel periodo post-classico cioè dal 987 d.C.,  si passò anche  ai sacrifici umani. La decadenza dei Maya coincise con l’aumento dell’efferatezza dei riti religiosi.

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