maratona Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 11 Aug 2021 16:47:47 +0000 it-IT hourly 1 Battere la fiacca: 2 ipotesi da dove può derivare questa espressione https://cultura.biografieonline.it/battere-la-fiacca/ https://cultura.biografieonline.it/battere-la-fiacca/#respond Fri, 27 Dec 2019 18:25:28 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=27773 La locuzione “battere la fiacca” nella corrente lingua italiana è utilizzata come pari sostituto di oziare, poltrire o restare indietro per mancanza di volontà. Se da una parte il significato è molto chiaro, l’origine di tale espressione resta più nebulosa. Ad oggi, sono due le interpretazioni che hanno raccolto maggior credito. Vediamo di seguito le due ipotesi da dove deriverebbe il modo di dire battere la fiacca.

Battere la fiacca: uomo su un'amaca mentre ozia
Un uomo su un’amaca mentre riposa: battere la fiacca significa oziare.

Le vesciche dei giocatori olimpici nell’Antica Grecia

L’espressione “battere la fiacca” sembra rimandare alle radici della cultura mondiale, all’antica Grecia. Al termine della maratona, nei celebri giochi olimpici di Atene, i corridori si ritrovavano i piedi pieni di “fiacche” o vesciche.

In un precedente articolo abbiamo parlato della distanza della maratona.

Per curarle, le battevano con rametti di ulivo direttamente attaccati sulle piante. Battere la fiacca, così, significa curare lo sforzo, lenire le fatiche e quindi, per traslato, riposarsi, fermarsi e oziare.

Battere la fiacca: l’origine più accreditata… dal gergo militare piemontese

Pare che l’espressione fu pronunciata per la prima volta da alcuni fanti piemontesi, in trincea, prima dell’unità d’Italia. Era tipico della fanteria, infatti, battere gli ordini cioè comunicarli a suon di tamburo.

Soldati durante il periodo dell'Unità d'Italia
Illustrazione di alcuni soldati durante il periodo dell’Unità d’Italia

Quel giorno, questo manipolo di giovani di origine sabauda scherzò facendo credere che si fosse ufficialmente diffuso l’ordine di oziare che, cioè, per una volta, fosse stata, appunto, battuta la fiacca.

Nella fanteria, e non solo, però non sfilavano solo ragazzi da Torino e dintorni. La presenza di giovani provenienti da tutto il Paese – che ancora Paese non era – permise il diffondersi di questa espressione su tutto il territorio nazionale fino a farne una locuzione della lingua italiana a tutti gli effetti, così come oggi la conosciamo.

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racconti https://cultura.biografieonline.it/racconti/ https://cultura.biografieonline.it/racconti/#comments Tue, 19 May 2015 14:32:43 +0000 http://girolepagine.com/?p=59 ho letto due libri di racconti.
la solitudine del maratoneta – beat, 2012 è il primo. e no, non l’ho preso per il titolo, l’ho preso perché ero curiosa di leggere qualcosa di alansillitoe.
che poi maratoneta, il regazzino del racconto corre 8chilometri. ho controllato la versione originale, si chiama the loneliness of the long distance runner e boh, va bene così.

La solitudine del maratoneta - Alan Sillitoe
La solitudine del maratoneta (Alan Sillitoe, 1959)

i racconti sono ambientati poco prima della seconda guerra mondiale in contesti operai e sono racconti veri e workin’ class e un po’ pure fuck the system e gli iron maiden comunque ci han fatto una canzone, dal racconto che dà il titolo al libro. pure altri, ma non è carino se copio tutta wikipedia.

poi  il libraio che imbrogliò l’inghilterra – guanda, 2009.

Il libraio che imbrogliò l'Inghilterra - Roald Dahl
Il libraio che imbrogliò l’Inghilterra (Roald Dahl)

strano, ma sempre bellissimo, trovare qualcosa di roalddahl di non ancora letto. dahl è un po’ il mio padre spirituale, non fosse che di spirituale io non ho proprio nulla. ci son cresciuta, amo i suoi libri per bambini e i racconti molto grotteschi per adulti. questo racconto, seguito da lo scrittore automatico, sono come suo solito pungenti e divertenti e un po’ surreali a volte e niente, io a roald vorrei abbracciarlo fortissimo ogni giorno.

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La battaglia di Maratona e la leggenda di Fidippide https://cultura.biografieonline.it/battaglia-maratona-storia/ https://cultura.biografieonline.it/battaglia-maratona-storia/#comments Fri, 12 Sep 2014 13:13:26 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11996 La battaglia di Maratona avvenne durante la prima guerra Persiana. Era il 12 settembre dell’anno 490 a.C., dieci anni prima della battaglia delle Termopili. Le forze in campo: esercito greco, composto da diecimila opliti, schierato contro l’esercito persiano composto da duecento navi che trasportavano cinquemila cavalieri e ventimila fanti.

La Battaglia di Maratona
La Battaglia di Maratona avvenne il 12 settembre 490 A.C.

La battaglia di Maratona: cause

L’imperatore persiano era Dario I, padre di Serse, l’avversario del re Leonida alle Termopili. Dario governava il più grande impero dell’antichità. Le sue colonie si estendevano dal fiume Indo fino alla Ionia, sulla costa occidentale della Turchia. Proprio le colonie ioniche furono il motivo dello scontro. Nel 511 a.C. gli ateniesi esiliarono il loro dittatore, Ippia, il quale si rifugiò nella Ionia, sotto la protezione dei persiani. Quando una parte della popolazione si sollevò contro i persiani, gli ateniesi decisero di inviare in loro soccorso venti navi. Fu la colonia greca di Mileto la prima a ribellarsi. Il re di Mileto, Aristagora, organizzò la rivolta, ottenendo l’appoggio di Atene e di Efeso.

Per cinque anni, dal 499 a. C. al 494 a.C., Mileto ed altre colonie della Ionia contrastarono i persiani, che dopo un iniziale smarrimento riuscirono a contenere le rivolte ed infine a soffocarle. Tutte le città greche si sottomisero ai persiani tranne Sparta e Atene. Il re Dario non accettò questa attitudine e decise di invadere e distruggere Atene.

Duecento navi salparono per la Grecia continentale. Atene mobilitò subito il suo esercito. L’intento di Dario era rimettere sul trono di Atene il dittatore Ippia, che era stato cacciato anni prima. Fu proprio lui a consigliare al comandante dei persiani, Dati, di attraccare a Maratona, in quanto considerava quel territorio favorevole per i movimenti delle truppe persiane. Atene sapeva che rischiava la sua distruzione. Mentre i persiani, vista la loro superiorità numerica, erano sicuri che avrebbero ottenuto una facile vittoria.

Battaglia di Maratona: la mappa
Ricostruzione di una mappa del mondo greco all’epoca della Battaglia di Maratona

Gli eserciti in campo

I persiani erano dotati di una cavalleria veloce, abituata a muoversi in tempi rapidi e a percorre lunghe distanze in poco tempo e di una fanteria pesante costituita da mercenari. L’esercito greco, invece, era formato da cittadini opliti, abituati a combattere in formazione: la falange in cui i greci si stringevano compatti e che era costituita da più fila di soldati. Lo scudo dell’oplita posto a destra proteggeva il soldato a sinistra. La prima e la seconda fila colpivano dall’alto e dal basso, mentre gli scudi creavano una barriera.

L’armamento degli opliti era formato dal dory, una lancia che misurava da due metri a due metri e settanta centimetri, che pesava due chili ed era dotata di una punta in ferro. All’altra estremità c’era un’altra punta in ferro che controbilanciava la lunghezza della lancia. La spada, invece, si chiamava xiphos, serviva per il corpo a corpo ed era lunga fino a 90 cm . Lo scudo, hoplon, era circolare e aveva due impugnature: un passante di cuoio nel mezzo, in cui infilare il braccio ed un manico posto sul bordo interno in cui tenere con maggior forza lo scudo.

La falange oplitica aveva la caratteristica di essere schierata in otto file successive, in modo tale che la seconda linea proteggeva la prima e la terza la seconda. Ogni uomo che cadeva veniva prontamente sostituito dai soldati delle file anteriori. Il comandante dei persiani era, come si è detto, Dati, che poteva utilizzare la cavalleria per scombinare i fianchi degli ateniesi, gli arcieri per fermare la prima carica dei nemici e la fanteria per lo scontro corpo a corpo. Il comandante degli ateniesi era invece Callimaco, che aveva al suo servizio dieci strateghi, generali provenienti dalle dieci tribù in cui erano stata divisa l’Attica. Uno dei più brillanti e preparati era Milziade.

La battaglia

Milziade, insieme ad altri quattro generali, voleva attaccare i persiani subito, mentre stavano ancora sbarcando sulla piana di Maratona. Gli altri cinque generali, invece, volevano aspettare gli spartani, terrorizzati all’idea di doversi scontrare da soli contro i persiani. Fu Dati a risolvere il dilemma. Il comandante persiano, infatti, commise un errore madornale. Decise di inviare la sua cavalleria trasportata da una parte della flotta nel porto di Atene, sperando che i cittadini ateniesi, che appoggiavano Ippia, si ribellassero vedendo le navi nemiche e facessero cadere Atene nelle mani dei persiani. Questo, però, permise a Milziade di avere un’argomentazione inattaccabile con Callimaco. Se, infatti, la cavalleria era l’arma più importante dei persiani, la fanteria sarebbe stata facilmente attaccabile dagli opliti, e se quest’ultimi avessero vinto, avrebbero avuto il tempo di tornare ad Atene per difendere la città. Ottenuto il permesso di Callimaco, Milziade decise di schierare l’esercito e di farlo avanzare.

Strategia greca

I persiani erano schierati per un chilometro e mezzo. Gli ateniesi pertanto dovettero rivedere la loro formazione, perché non erano di pari numero rispetto ai persiani e per essere schierati sulla loro stessa lunghezza dovevano mettere quattro file al centro e le classiche otto file ai lati. Così fecero. Milziade comandava al centro e Callimaco sulla linea destra. Per evitare, però, il primo attacco persiano, che tradizionalmente si svolgeva con una pioggia di frecce, Milziade decise di far avvicinare a circa duecento metri le truppe a passo di marcia. E prima che gli arcieri scoccassero le frecce, ordinò di accelerare il passo. Ottenne così di evitare parte delle frecce e di confondere i fanti persiani, che non si aspettavano che l’esercito avversario potesse correre mantenendo compatte le file. Si trattò di un azzardo notevole. Perché diecimila uomini che corrono con l’armatura senza perdere la posizione non era facile da ottenere.

Motivi del successo

Primo: i soldati appartenevano alle classi medio alte ed erano quindi tutti educati all’attività sportiva. Secondo: una delle discipline che utilizzavano negli allenamenti era la corsa con l’armatura. Terzo: la compattezza delle fila era uno degli aspetti caratteristici dell’addestramento degli opliti.

L’impatto contro i fanti persiani fu a favore dei greci. Le ali dello schieramento persiano vennero travolte dagli opliti che così poterono avanzare. Mentre il centro dovette retrocedere a favore dei persiani. In questo modo, pero, si creò un accerchiamento dei persiani che si videro travolti ai lati e nella retroguardia. Questo seminò il panico fra i soldati, una parte dei quali fuggì. Milziade ne inseguì una parte ma poi si rese conto che i soldati che salivano sulle navi avevano intenzione di salpare. La meta più probabile era Atene, la quale non avrebbe resistito ad un attacco. Decise quindi di ordinare ai soldati di attaccare le navi e i fuggitivi. Gli opliti riuscirono a bruciarne sette mentre le altre salparono.

La battaglia di Maratona: epilogo

Milziade aveva poco tempo. Se le navi fossero arrivate nel porto di Atene, probabilmente la città si sarebbe arresa. Milziade, allora, decise di mandare un messaggero, Tersippo, che percorse correndo i quarantadue chilometri che separavano Maratona da Atene. Tersippo ci mise due ore a raggiungere la città per avvertire che l’esercito greco aveva vinto. Poi morì per lo sforzo. L’episodio narrato da Erodoto e Plutarco, anche se secoli dopo e con alcuni dubbi sulla sua autenticità, ha dato vita alla nota gara olimpionica. Gli ateniesi per evitare l’assedio della città utilizzarono donne, anziani e bambini come figure militari, in modo tale che Dati pensasse che la città fosse piena di soldati.

Infatti, quando le navi arrivarono nel porto, Dati pensò che la città sarebbe stata espugnata con difficoltà, mentre l’esercito greco da Maratona stava procedendo velocemente verso Atene. Decise pertanto di ripiegare e ritirarsi. Questo insperato successo militare diede ai greci una sicurezza nella loro forza militare che li accompagnò per molti anni. La vendetta per la sconfitta fu consumata nella seconda invasione persiana, quando il figlio di Dario, Serse, sconfisse Leonida alle Termopili. Per poi essere sconfitto da Temistocle a Salamina.

La conseguenza più diretta di queste vittorie militari fu un’accelerazione nella crescita politica, culturale ed economica della Grecia, che grazie alle sue imprese militari acquistò una sicurezza nel suo destino e nelle proprie capacità.

La piana di Maratona oggi
Grecia: una foto moderna della piana di Maratona.

La leggenda della corsa di Filippide

Una leggenda attribuita tradizionalmente a Erodoto ma divulgata da Plutarco, che a sua volta cita Eraclide Pontico nell’opera Sulla gloria degli Ateniesi, sostiene che Fidippide (o Filippide, chiamato da Plutarco Eucle o Tersippo) dopo la battaglia sarebbe corso fino ad Atene dove sarebbe morto per lo sforzo all’arrivo, dopo aver pronunciato la celebre frase “Abbiamo vinto“. Anche Luciano di Samosata riporta la stessa leggenda, chiamando il corridore Filippide, nome preferito a Fidippide nel Medioevo.

Gli storici ritengono che questa leggenda sia solamente una fusione della reale corsa fino a Sparta compiuta dall’emerodromo (così è chiamato il messaggero che correva da una città all’altra per recapitare i messaggi affidati) prima della battaglia per chiedere il sostegno dei Lacedemoni agli Ateniesi contro l’aggressione persiana; la faticosa marcia da Maratona ad Atene fu infatti compiuta dagli Ateniesi dopo la battaglia per anticipare un possibile sbarco persiano davanti alla città.

La distanza della maratona moderna

La corsa lunga oltre 42 chilometri è chiamata “maratona” proprio dal mito di Fidippide e della sua corsa: a tale racconto si ispirò Pierre de Coubertin; la distanza della maratona olimpica moderna (42,195 km) venne stabilita e ufficializzata solo nel 1921, dopo essere stata adottata ai Giochi Olimpici della IV Olimpiade (Londra, 1908).

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La distanza della maratona https://cultura.biografieonline.it/la-distanza-della-maratona/ https://cultura.biografieonline.it/la-distanza-della-maratona/#comments Tue, 07 Feb 2012 20:49:55 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=506 La distanza della maratona come disciplina sportiva moderna è fissata a 42 chilometri e 195 metri. Tale distanza è stata assunta in modo canonico a partire dai Giochi Olimpici del 1924 (ottava Olimpiade) svoltisi a Parigi, in Francia.

La maratona olimpica di Londra nel 1908 - Dorando Pietri, stremato, viene accompagnato al traguardo
Londra, 24 luglio 1908 • Dorando Pietri, stremato, viene accompagnato al traguardo negli ultimi metri

Tuttavia la prima edizione in cui si è corsa la distanza di 42.195 metri è stata l’Olimpiade di Londra, nel giorno 24 luglio 1908. La gara è rimasta nella storia dello sport però non solo per la speciale distanza, ma anche per essere stata caratterizzata da un epico epilogo: la vicenda è quella che vede l’italiano Dorando Pietri squalificato per non essere riuscito, stremato fino al limite, a concludere gli ultimi pochi metri del percorso con le sue sole forze, bensì con l’aiuto di altri giudici di gara che l’hanno sorretto e accompagnato.

Fino alla maratona olimpica del 1924 la misura della distanza ha avuto diverse variazioni, tutte comunque comprese tra i 40.000 e i 42.750 metri. La misura era (ed è) di circa 40 chilometri perché questa è la distanza approssimata tra le città greche di Maratona ed Atene, ed ha origine dalla leggenda di Fidippide (il contesto storico è quello della battaglia di Maratona).

La maratona olimpica di Londra del 1908 in origine sarebbe dovuta partire dal Castello di Windsor e finire allo Stadio Olimpico, coprendo un percorso di 26 miglia esatte (pari a circa 41.843 metri); gli organizzatori aggiunsero però alla fine 385 iarde (che corrispondono a circa 352 metri) per far sì che la linea di arrivo finisse in corrispondenza del palco reale. La distanza complessiva risultante divenne così quella di 42,195 km.

Dopo le Olimpiadi del 1912 di Stoccolma e dopo le Olimpiadi del 1920 di Anversa, tale distanza venne ufficializzata (nel 1921) dalla Federazione Mondiale di Atletica; divenne ufficialmente applicata in ambito olimpico a partire dai successivi Giochi di Parigi del 1924.

Fuori dall’ambito olimpico le gare dove possono partecipare maratoneti di diversi livelli di abilità ed esperienza sono numerosissime, in ogni parte del mondo. La più famosa e partecipata è quella di New York, che si corre ogni anno la prima domenica del mese di novembre. La più antica è invece quella di Boston, che si corre ogni anno il terzo lunedì del mese di aprile.

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