Madrid Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sun, 02 Jun 2024 07:42:28 +0000 it-IT hourly 1 Real Madrid: storia e curiosità https://cultura.biografieonline.it/real-madrid/ https://cultura.biografieonline.it/real-madrid/#comments Sat, 01 Jun 2024 21:55:13 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7464 Tra le società calcistiche più importanti del mondo

Real Madrid Club de Fútbol, abbreviato in Real Madrid, è il nome di una delle società calcistiche più note e vincenti del mondo; pochi sanno però che la società – fondata il 6 marzo 1902 – è una polisportiva composta, oltre che dalla citata sezione di calcio, anche da una cestistica legata al basket. In questo articolo si racconta la gloriosa storia di questa grande squadra e società.

Lo stemma del Real Madrid
Breve storia del Real Madrid

Real Madrid: l’inizio di un mito sportivo

Il 13 giugno del 1956 il Real Madrid vince la prima Coppa dei Campioni d’Europa, la prima in assoluto della competizione più famosa del mondo, poi trasformatasi in Uefa Champions League. A Parigi, città designata ad ospitare la prima edizione del torneo, i campioni spagnoli si impongono per 4 a 3 sui francesi dello Stade de Reims. Una vittoria che segna l’inizio di una lunga storia di successi, la quale porterà “i blancos” a diventare il club più amato di sempre, tra i più titolati della storia del calcio.

La provocazione della stampa

E pensare che la competizione calcistica per club attualmente più seguita al mondo, è nata da una sorta di provocazione giornalistica. La si deve al quotidiano L’Équipe, all’epoca diretto da Gabriel Hanot, il quale, esattamente nel 1954, si inserì nell’ampio dibattito scatenato dall’inglese Daily Mail, impegnato a quei tempi a sancire – sulla base di presunte superiorità tecniche evidenti ma di fatto mai dimostrate sul campo – l’indiscussa superiorità del Wolverhampton su tutti gli altri club europei, all’epoca dominatore della lega inglese.

Certo, l’idea di un Campionato del Mondo, o almeno d’Europa – scrisse a tal proposito Hanot – per club, più esteso, più significativo, e meno episodico della Mitropa Cup, e più originale di un Campionato d’Europa per squadre nazionali, merita di essere lanciata. Noi ci proveremo“.

La stampa francese cavalcò l’onda della provocazione, la quale assunse in breve tempo il carattere della vera e propria proposta istituzionale.

Intanto, il dibattito era acceso.

Qual era la squadra più forte del continente europeo?

  • Gli spagnoli del Real Madrid?
  • Gli italiani del Milan?
  • Gli ungheresi dell’Honvéd?
  • O proprio il tanto acclarato Wolverhampton?

Un nuovo torneo

La FIFA e l’UEFA dovettero prendere in considerazione la proposta del quotidiano d’oltralpe, seppure non in modo entusiastico.

L’idea di un campionato fra i maggiori club d’Europa, infatti, a dire delle due federazioni (per giunta appoggiate da quella inglese), avrebbe potuto scalfire il fascino dell’allora Coppa Rimet (l’odierno Campionato Mondiale, ormai seguitissimo) e, soprattutto, quello nascente della Coppa Europea per nazioni.

Tuttavia, i giornalisti de L’Équipe si mossero privatamente coi dirigenti di numerose società e, nell’aprile del 1955, portarono attorno ad un tavolo i vertici dei più importanti club europei, alla fine costringendo proprio la Fifa ad imporre all’Uefa l’organizzazione del nuovo torneo.

Si optò per un torneo organizzato sul meccanismo dell’eliminazione diretta e ammettendo una sola società, indicata dalle federazioni nazionali, per ciascun paese.

Determinante, va detto, fu l’intervento di uno dei personaggi più influenti e ormai leggendari della storia del calcio mondiale: l’allora presidente del Real Madrid, Santiago Bernabeu.

Santiago Bernabeu: l’uomo che fece la competizione

Non è un caso che il più amato presidente della storia delle “merengues” sia stato anche tra i promotori più attivi per quanto riguarda l’organizzazione di una competizione europea per club. Forse Santiago Bernabeu aveva fiutato la forza, non solo nazionale, dei propri campioni, tanto che il Real Madrid si aggiudicò le prime cinque edizioni della futura Champions League, portandosi a casa il trofeo originale (spettante appunto a chi si aggiudica per cinque volte la competizione).

Fatto sta che fu proprio lui, nel corso dello storico summit lanciato da Gabriel Hanot nel 1955, a convincere i vertici delle due federazioni di Fifa e Uefa a dare vita al torneo in questione.

L’incontro si tenne all’Hotel Ambassador di Parigi e diede vita ad una “mutuazione” della precedente Coppa Latina (torneo riservato a squadre di Francia, Spagna, Portogallo e Italia, e che il Real Madrid si aggiudicò nel 1954 e nel 1957): la Coppa dei Campioni.

Una foto del 1967 di Santiago Bernabeu
Santiago Bernabeu, il presidente del Real Madrid più amato, in una foto del 1967

Fu uno dei tanti risultati conseguiti dal presidente del Real. Eletto al vertice del team madrileno il 15 settembre del 1943, Santiago Bernabeu ha ricoperto e mantenuto la carica per 35 anni, praticamente fino alla sua scomparsa. A lui si deve la grande ristrutturazione del club su ogni livello, in una chiave ultramoderna per l’epoca, già proiettata verso il futuro.

L’impresa di Bernabeu

Per ogni sezione della società, diede un team tecnico autonomo e, soprattutto, diede vita alla costruzione del nuovo stadio Chamartín, terminato nel 1947, poi ribattezzato proprio in suo onore “Stadio Santiago Bernabéu”.

Una struttura che si spostava effettivamente solo di alcuni metri da quella precedente e che, all’epoca, risultò essere la più ampia del mondo, forte dei suoi 75mila spettatori (poi portati a 125mila), tanto che durante i lavori non mancarono le critiche al presidente madrileno, considerato una sorta di folle ad impegnarsi in un’impresa così esagerata per l’epoca.

Bernabeu però, ci riuscì eccome nell’impresa, grazie soprattutto al sostegno degli oltre 40.000 soci del club, i quali contribuirono di propria mano alla realizzazione dello stadio. Infine, intraprese la strategia ambiziosa di acquistare giocatori di classe mondiale provenienti dall’estero. Ex giocatore egli stesso del Real, dotato di enorme carisma, Santiago Bernabeu dotò la “Casa bianca” di una struttura societaria superiore a tutte quelle del suo tempo.

Grazie all’acquisto di calciatori di grande prestigio, riuscì nell’impresa di vincere, da presidente del Real Madrid, la bellezza di 16 campionati, 6 Coppe di Spagna, 6 Coppe dei Campioni e 1 Coppa Intercontinentale. La morte lo colse il 2 giugno del 1978.

Il primo titolo del Real Madrid

Il 4 settembre del 1955, a Lisbona, si gioca la prima, storica partita della nuova competizione per club europei. Si affrontano Sporting e Partizan e la partita termina con uno spettacolare 3 a 3. Ed è proprio una di queste due compagini che il Real Madrid, guidato dal bomber Alfredo Di Stefano e dall’allenatore José Villalonga, dopo aver facilmente superato gli svizzeri del Servette nel primo turno, si ritrova davanti nel corso dei quarti di finale.

Allo stadio Chamartin, il Real si sbarazza del Partizan con un sonoro 4 a 0 anche se, al ritorno, deve soffrire non poco contro gli jugoslavi: il Partizan sfiora l’impresa, imponendosi per 3 reti a zero. I rischi però, a conferma di una competizione tutt’altro che banale e dacché ne dicano gli inglesi, non finiscono qui per i blancos. In semifinale infatti, la squadra del presidente Bernabeu deve affrontare i rossoneri del Milan, tra i team più forti d’Europa.

Allo Chamartin, entrando nel vivo della partita, il 19 aprile del 1956, termina 4 a 2 per i padroni di casa. In quell’occasione, vanno a segno Rial, Joseito su rigore, Olsen e il grande Di Stefano, mentre per il Milan segnano Nordhal e Schiaffino, entrambi pareggiando momentaneamente il doppio vantaggio madrileno. Al ritorno però, tocca soffrire un po’ di più, perché al vantaggio di Joseito al ’65 minuto (il quale trafigge con un preciso rasoterra da fuori area il portiere milanista Buffon), replica la doppietta di Dal Monte, il quale mette a segno due rigori, l’ultimo al minuto 86, con circa cinque minuti di estrema sofferenza da parte dei blancos.

Tutto sommato però, la compagine guidata da Di Stefano, Gento, Olsen e Rial, riesce a staccare il biglietto per la Francia, in vista della finalissima.

La finale parigina

Il 13 giugno del 1956, allo stadio “Parco dei Principi” di Parigi, c’è il tutto esaurito. Il Real si trova di fronte lo Stade Reims, forte compagine francese che ha in squadra elementi del calibro di Michel Hidalgo e del mago del dribbling, Raimond Kopa.

Oltre a queste due stelle europee, fanno parte del team guidato dall’allenatore Albert Batteux, anche altri giocatori importanti per l’epoca, come il portiere Raoul Giraudo, Léon Glovacki, l’attaccante Jean Templin e il forte difensore Michel Leblond.

La cronaca

Proprio quest’ultimo apre le marcature, dopo appena sei minuti di gioco, mettendo sotto il Real. Allo shock iniziale, segue il raddoppio, al decimo minuto, firmato Jean Templin.

Gli spagnoli si ritrovano a sorpresa sotto di due gol: al diagonale che apre le segnature, fa seguito la rete rocambolesca del 2 a 0, frutto dell’indecisione in uscita del portiere iberico.

Nel Real però, oltre a Di Stefano giocano altri grandi campioni, come il capitano Miguel Munoz, che suona la carica, l’impeccabile mediano Joseito, la forte ala Zarraga e l’attaccante Juan Alonso.

Così, al ’14 e al ’30, prima il grande Di Stefano con un diagonale da posizione centrale (ben servito da Munoz), e poi il bomber Hector Rial, al termine di un’azione concitata, riportano il punteggio in parità.

Non è finita però, perché il Reims torna ancora in vantaggio, esattamente al minuto 62, con un preciso colpo di testa di Hidalgo. Passano però appena cinque minuti, e Marquitos pareggia ancora: 3 a 3.

A questo punto, è solo il Real Madrid a spingere e a tentare di portare a casa la vittoria, la quale arriva al minuto 79, con il terzo gol nella competizione di Hector Rial, agevolato ancora una volta da una grandissima giocata al limite dell’area di Alfredo Di Stefano.

I blancos del presidente Santiago Bernabeu alzano per la prima volta nella storia la Coppa Campioni.

Un trofeo che parla madrileno

Le merengues domineranno la scena per altre quattro edizioni della sempre più seguita competizione calcistica europea. Giocatori come Alfredo Di Stéfano, Ferenc Puskas, Raymond Kopa, José Santamaría e Miguel Muooz faranno la storia, anzi la leggenda del club spagnolo, il quale trionferà in Europa fino al 1960.

Proprio quest’ultima edizione pertanto, rimarrà per sempre negli albori del calcio, grazie alla vittoria del Real Madrid sull’Eintracht Francoforte per ben 7 reti a 3. In quell’occasione, si divisero il bottino i due giocatori più forti di quel periodo storico: Alfredo Di Stefano, autore di tre segnature, e il grande Ferenc Puskas, mattatore delle altre quattro.

La finale si giocò all’Hampden Park di Glasgow, davanti alle telecamere della BBC e dell’Eurovisione, forte di un pubblico di oltre 135.000 persone. Ancora oggi, si tratta di un vero e proprio recordo di spettatori per una finale di Coppa dei Campioni.

Dopo la prima edizione, va detto, i blancos superarono in finale, nel 1957, i campioni uscenti della Serie A italiana, ossia la Fiorentina, grazie a un gol di Di Stéfano su rigore e ad un altro di Gento. Nell’edizione 1957-1958, fu ancora una volta un’italiana a contendere il titolo ai madrileni: il Milan.

Dopo una partita bellissima ed equilibrata, protrattasi fino ai tempi supplementari per via del perdurante 2 a 2, a decidere fu ancora una volta Gento, al minuto 107. Infine, prima del record di Hampden Park, toccò nuovamente al Reims fare posto al Real sul primo gradino del podio europeo: a Stoccarda, decisive furono le marcature di Mateos e del solito Di Stéfano.

La Champions League vinta nel 2022 contro il Liverpool è la numero 14 per la società; a guidare la squadra in panchina l’italiano Carlo Ancelotti, primo allenatore della storia del calcio a vincere quattro volte la competizione.

La cavalcata di Ancelotti porta la squadra spagnola a conquistare l’ottava Coppa Intercontinentale nel 2023: il Real Madrid batte per 5-3 i sauditi dell’Al Hilal nella finale che si svolge in Marocco l’11 febbraio.

Il 1° giugno 2024 Ancelotti guida il Real Madrid alla conquista della sua 15ª Champions League: vince a Wembley contro il Borussia Dortmund per 2-0.

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Museo del Prado. Breve storia del museo di Madrid https://cultura.biografieonline.it/museo-del-prado-storia/ https://cultura.biografieonline.it/museo-del-prado-storia/#respond Tue, 19 Nov 2019 12:22:36 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=27546 Il Museo del Prado è una delle più belle e celebri pinacoteche del mondo. E’ stato inaugurato il 19 novembre del 1819 e si trova a Madrid, in pieno centro, vicino al Giardino Botanico.

Ingresso del Museo del Prado (Museo Nacional del Prado), Madrid
La facciata anteriore del Museo del Prado (Museo Nacional del Prado), a Madrid (Spagna)

Entrambe le opere, il museo e il Giardino Botanico Reale (Real Jardín Botánico de Madrid), furono progettate dall’architetto Juan de Villanueva su incarico del re Carlo III.

Inizialmente il museo venne chiamato Museo Real de Pinturas perché la sua collezione prevedeva solo opere spagnole che provenivano dalla collezione reale. Avrebbe inoltre dovuto essere destinato alla storia naturale; solo in seguito si decise di destinarlo a pinacoteca.

Il sostegno più importante fu dato da Isabella di Braganza moglie del re Ferdinando VII.

Il Museo del Prado durante la prima metà del ‘900

Durante la Guerra civile spagnola (1936 – 1939) il museo subì alcuni danni ma le opere vennero protette e conservate nei sotterranei. In seguito, con l’inasprirsi dei combattimenti, furono trasferite a Ginevra; poi, con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, le opere vennero riportate a Madrid; ciò solo dopo che Francisco Franco dichiarò a Hitler che non sarebbe entrato in guerra a fianco della Germania.

Gli anni 2000

La collezione di opere provenienti da tutto il mondo negli anni successivi è cresciuta notevolmente, tanto che fra il 2001 e il 2007 il Museo del Prado ha subito un ampliamento.

200 anni dopo, nel 2019, il Prado vanta una delle collezioni più formidabili del mondo; essa consta di 8.600 quadri e 700 sculture.

guernica picasso grandi dimensioni, museo del prado madrid
Guernica di Picasso: è una della opere più celebri del mondo. Esposta e conservato presso il Prado di Madrid, nella foto si possono apprezzare le sue grandi dimensioni.

Alcune opere celebri che si possono visitare al Prado di Madrid

All’interno del museo del Prado possiamo ammirare opere e capolavori celebri come Guernica di Pablo PicassoLa Maja vestida e La Maja desnuda, di Francisco Goya.

Maja Desnuda
Maja Desnuda (Goya)

Sempre di Goya: Il fantoccio, La famiglia di Carlo IV.

Di Diego Velázquez: Las Meninas, Cristo crocefisso, La resa di Breda.

Tra le opere degli artisti italiani ricordiamo: Cristo in pietà e un angelo di Antonello da Messina, Madonna con il bambino tra le sante Maria Maddalena e Orsola di Giovanni Bellini, I tre episodi della nostalgia degli onesti di Sandro Botticelli, Nascita di San Giovanni Battista di Artemisia Gentileschi.

Un corridoio del Museo del Prado
Un corridoio del Museo del Prado

Visitare il Museo del Prado a Madrid è un’esperienza straordinaria che può travolgere lo spettatore per diversi giorni, considerata la vastità della sua collezione.

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Il Museo del Prado di Madrid https://cultura.biografieonline.it/museo-del-prado-madrid/ https://cultura.biografieonline.it/museo-del-prado-madrid/#comments Wed, 14 Jun 2017 08:58:35 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22652
El Prado - Il Museo del Prado a Madrid
Il Museo del Prado a Madrid

Uno dei musei più famosi del mondo in cui trovare opere pittoriche di grandi artisti è quello del Prado di Madrid: ecco quali sono i dipinti da ammirare.

Uno dei luoghi che un appassionato di arte dovrebbe assolutamente visitare è il Museo del Prado che si trova a Madrid, in Spagna. Si tratta di una delle pinacoteche e dei musei più importanti a livello mondiale. Il Prado custodisce opere pittoriche di enorme valore. In questo Museo si trovano infatti esposti i dipinti dei maestri di arte più bravi e famosi, a partire da quelli che hanno tenuto alto il nome della pittura spagnola in ambito internazionale.

Il Museo del Prado è ubicato in una zona centrale della città, con un grande giardino alberato e circondato da monumenti. Come tutti i Musei, anche quello del Prado madrileno necessita di qualche ora per essere visitato in maniera approfondita e tranquilla. Per una visita senza interruzioni è consigliabile l’accesso nei giorni feriali, quando vi è meno affluenza di pubblico.

Qualche cenno storico

La costruzione dell’edificio che ancora oggi ospita il Museo del Prado fu commissionata da Carlo III di Spagna al fidato architetto Juan de Villaneuva. A lui si deve anche la progettazione dell’adiacente giardino botanico. Carlo III visionò e approvò il progetto architettonico nel 1786, lasciando però una discreta libertà di azione e movimento a Villaneuva, tanto è vero che il risultato finale fu abbastanza diverso dal disegno originario.

I lavori giunsero al termine all’inizio del XIX secolo, ma purtroppo con lo scoppio della Guerra di indipendenza e il conseguente arrivo delle truppe francesi l’edificio venne adibito a fini militari, rischiando la quasi totale distruzione. Successivamente nel 1818 il sovrano Ferdinando VII e sua moglie manifestarono l’intenzione di recuperare la struttura del palazzo, affidandone i lavori al miglior discepolo di Villaneuva, Antonio Lopez Aguado.

Il Museo, dapprima intitolato “Museo Real de Pinturas”, aprì ufficialmente i battenti il 19 novembre 1819, mostrando al pubblico le opere migliori facenti parte della Collezione Reale spagnola. Successivamente il Museo ricevette alcuni fondi dal Museo de la Trinidad fondendosi con il Prado nell’anno 1974.

Cosa visitare al Museo del Prado

All’interno del Museo del Prado si possono ammirare opere pittoriche appartenenti a grandi maestri ed artisti sia del passato che contemporanei. Ci sono i dipinti realizzati da Michelangelo Merisi, conosciuto con il nome di “Caravaggio”, tra i quali spicca l’opera intitolata “Davide e Golia”.

davide e golia caravaggio
Davide e Golia (Caravaggio, 1597-1598)

Altro noto autore presente nel Museo del Prado è Raffaello, con le sue opere interessanti come “L’andata al Calvario”, che racconta appunto la Via Crucis di Gesù Cristo verso il Monte Calvario. Altra raffigurazione dal tema religioso è quella realizzata da Guido di Pietro, conosciuto con il nome di Beato Angelico, che ha magistralmente dipinto il momento dell’Annunciazione.

Tra gli artisti della scuola pittorica spagnola spicca senz’altro il nome di Francisco Goya: una delle sue opere presenti al Prado è quella intitolata “Le fucilazioni del 3 Maggio”. C’è anche il quadro intitolato “La Maja vestita e la Maja desnuda”, in cui è stata ritratta con molta probabilità l’amante del primo ministro spagnolo Godoy. Sono comunque molte le opere di Goya qui presenti.

Maja Desnuda Francisco Goya, Maja Vestida

Per chi ama l’arte al Museo del Prado c’è anche la sezione dedicata alle Sculture. Ve ne sono oltre novecento, dall’arte classica fino al 19° secolo. Ci sono anche opere scultoree realizzate da artisti italiani, che meritano di essere ammirate dal pubblico. Ad esempio la “Venere” di Bartolomeo Ammannati.

Oltre alla scuola pittorica spagnola e a quella italiana, presso il Museo del Prado ci sono anche dipinti provenienti dalla scuola fiamminga (particolarmente notevoli i dipinti che portano la firma di Van der Weyden e Bosch.

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Julieta (film di Almodovar) https://cultura.biografieonline.it/julieta-almodovar/ https://cultura.biografieonline.it/julieta-almodovar/#respond Tue, 24 May 2016 08:15:39 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18625 Julieta è un film del 2016 del regista spagnolo Pedro Almodovar. Presentato a Cannes, le due protagoniste femminili del film Julieta sono interpretate da Emma Suarèz e Adriana Ugarte.

Julieta - film - protagoniste
Una foto delle attrici protagoniste del film

Breve trama del film

Julieta sta per traslocare. Il suo fidanzato, Lorenzo, la vuole portare con sé in Portogallo. Ma lo stesso giorno in cui deve ultimare i preparativi per il viaggio, lei incontra Beatriz, un’amica di sua figlia Antìa.

Questo incontro casuale la fa precipitare di nuovo nello sconforto per l’assenza della figlia, che dodici anni prima, senza spiegazioni, non ha più voluto vederla. La madre decide di non partire più e di rimanere a Madrid, nella speranza che la figlia cerchi di prendere contatto con lei.

Si trasferisce nel vecchio appartamento sperando di ricevere una lettera dalla figlia. Lì, da sola, decide di ricordare quello che è successo, come se dovesse raccontarlo alla figlia, a cui non ha mai detto fino in fondo la verità.

Mia cara Antìa, ti voglio raccontare tutto quello che non ho avuto modo di raccontarti. Perché eri una bambina. Perché per me era troppo doloroso. O semplicemente per pudore.

Trailer del film Julieta

YouTube Video

Commento al film

In Julieta – che è anche il titolo di questo film – troviamo poco di Pedro Almodovar. La trama, cruda e scarna, scorre senza intrighi, doppi sensi, racconti paralleli o interpretazioni cariche di sentimentalismo. Anche nella tragedia di un racconto in cui la perdita e il senso di colpa sono i protagonisti, il racconto scorre fluido fino alla conclusione che appare non-conclusa.

Julieta attende il ritorno della figlia, come Penelope  attende quella  di Ulisse, con una resistenza che la consuma ogni giorno. La trama del film segue la tensione di questa attesa, che si dipana attraverso il racconto di una Julieta giovane e piena di amore che ama la figlia e il compagno e che vive questo amore con coraggio e con coerenza, fino alla Julieta matura che viene consumata dalla separazione e dal senso di colpa e che si aggrappa all’attesa del ritorno della figlia fino a quando il nodo, che si trova alla fine di questo percorso, non verrà sciolto.

E’ forse uno dei migliori film di Pedro Almodovar, questo Julieta, in cui il regista si sottrae lasciando che la trama fluisca senza retorica e sentimentalismi, ma seguendo solo la tensione del racconto.

Locandina e poster

Julieta, la locandina del film
Julieta, la locandina del film

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Il 3 maggio 1808 (opera di Francisco Goya) https://cultura.biografieonline.it/3-maggio-1808-goya/ https://cultura.biografieonline.it/3-maggio-1808-goya/#comments Sat, 21 May 2016 12:33:17 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18519 Guerra, ingiustizia e terrore. Sono questi i temi rappresentati da Francisco Goya nel suo dipinto “Il 3 maggio 1808“, un olio su tela, di centimetri 266 x 345, realizzato nel 1814 e conservato presso il museo del Prado, a Madrid.

3 maggio 1808 - 3 mayo - quadro - Goya
Il 3 maggio 1808 • Il quadro di Goya è conosciuto anche come “El tres de mayo de 1808 en Madrid” oppure “Los fusilamientos de la montaña del Príncipe Pío” o ancora “Los fusilamientos del tres de mayo

Il 3 maggio 1808: analisi del quadro

Il quadro narra la lotta del popolo spagnolo contro l’invasione napoleonica. Quest’opera fa parte di una coppia di quadri, “Il 3 maggio 1808” appunto, e “Il 2 maggio 1808“, dove vengono rappresentati i due momenti in cui le truppe francesi avanzano in Spagna, catturando un gran numero di cittadini, per poi eliminarli.

Goya - 2 maggio 1808
Il 2 maggio 1808“, Goya

Goya, figlio di un maestro doratore, già a 14 anni dipingeva nello studio del pittore José Luzàn y Martinez, ed è stato sempre influenzato dalla situazione del suo paese. In questo dipinto, l’artista realizza un forte contrasto di chiaroscuri, vi è l’ombra controluce della lanterna che vuole simboleggiare la luce della libertà al contrario dell’ombra, che rappresenta la guerra.

Le pennellate sono veloci e approssimative, si assiste attraverso questo gioco di luci, dai violenti contrasti, allo scontro tra la morte e la vita, l’irrazionale e la ragione. La luce si concentra e si irradia dalla camicia bianca del condannato, dipinto con le braccia aperte e alzate in segno di rassegnazione, e ha una ferita sulla mano, quasi a voler ricordare il Cristo.

Goya - 3 maggio 1808 - dettaglio - detail
Il dettaglio del quadro con i protagonisti principali: l’uomo con le braccia alzate, il frate francescano e i soldati vicinissimi alle vittime.

A dare drammaticità ancora di più è la presenza dei soldati che gli stanno molto vicini. Il protagonista è in ginocchio, ma non rappresenta un eroe, anzi è un antieroe, un qualsiasi civile senza nome. Accanto a lui, un altro personaggio con le mani giunte sui morti. Si tratta di un frate francescano, anche lui vittima dei soldati, nonostante l’abito che indossa, come a voler significare l’impotenza della fede dinanzi alla guerra. Il cielo è scuro ed occupa un terzo della grande opera, conferendo un’atmosfera macabra. Sullo sfondo si vedono case e chiese di Madrid, nella semioscurità.

Anche i colori tendono, man mano che ci si allontana dal centro dell’azione, ad essere più cupi: tutte sfumature che tendono dal marrone al giallo pallido, e tutto evidenzia il rosso del sangue, che contrasta con il cielo nero, simbolo della morte. Le figure rappresentate da Goya tradiscono le loro emozioni attraverso il viso, gli occhi, la gestualità. Si nota infatti il profondo terrore delle vittime. Sono scene riprese dall’artista, alle quali aveva assistito da una fattoria. A raccontarlo fu il suo domestico: “Il mio padrone osservò la scena da una finestra, con un cannocchiale in una mano e un fucile carico nell’altra, pronto a reagire se i francesi fossero venuti dalla nostra parte”. Tutto infatti è così reale che sembra essere un’istantanea.

Torniamo al personaggio centrale. L’uomo ha sulla mano destra una ferita, sembrerebbe una stigmate, e da qui si è portati ad accostare il paragone con la figura di Cristo. Così come le altre mani servono a rinforzare le sensazioni dei protagonisti. Al contrario delle vittime, i soldati sono rappresentati di spalle, e tutti assumono la stessa posizione con gli sguardi fissi sui fucili. Insomma, il quadro “Il 3 maggio 1808” è una specie di denuncia contro la brutalità della guerra.

Commento all’opera

Francisco Goya ha aperto la strada alla pittura moderna ed è proprio per questo motivo che viene considerato il padre dell’arte moderna. È riuscito, con la sua pittura, a superare le idee neoclassiche, dando alla pittura una nuova libertà espressiva insita nel Romanticismo, anticipandolo. Non si lasciò intimorire e fermare dai gravi problemi di vista, dalla malattia, dalla sordità, continuò con la sua arte fino alla fine della sua vita.

L’artista spagnolo ha anticipato con i suoi dipinti le tendenze dell’arte di fine Ottocento. Pittore di corte, il preferito del re, ha dipinto celebri ritratti, scene fantastiche e non solo: è anche stato un famoso incisore. Pieno di immaginazione, si può definire un artista libero, sensibile.

Una curiosità: il 3 maggio 1808 era un martedì.

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